World Social Agenda 2021-22 | Pace, dialogo e giustizia

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Foto Andrea Signori

MAGAZINE

World social agenda 22 MAGGIO 2022

Pace, dialogo e giustizia IL PERCORSO 2021-22

«S

e vuoi la pace prepara la pace». Questa frase, che rovescia la più conosciuta locuzione latina «si vis pacem para bellum», se vuoi la pace prepara la guerra, ha accompagnato Fondazione Fontana nell’affrontare e proporre in quest’anno scolastico ormai alla fine il tema della pace a docenti, studenti e studentesse di ogni ordine e grado nell’ambito del progetto educativo e formativo World social agenda. In continuità con gli anni precedenti, il riferimento è sempre l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, e in particolare quest’anno la riflessione è partita dall’obiettivo 16 “Pace, giustizia e istituzioni solide”, andando a chiudere così un ciclo di riflessioni sulle cinque tematiche pilastro dell’Agenda stessa a cui la Wsa ha rivolto la sua attenzione: partecipazione, pianeta, persone, prosperità e pace, appunto. L’argomento ha profondamente coinvolto la Fondazione, non solo per l’attività di formazione ed educazione alla cittadinanza globale, ma anche per il suo impegno di lunga data nella cooperazione internazionale, e, non ultimo, per l’informazione, centrata proprio su questi temi, del portale Unimondo.

Come dunque preparare questa pace, che oggi ha urgente bisogno di uno spazio sicuro di esistenza? Pensando alla pace innanzitutto come diritto, fondante nella costruzione di un mondo più giusto e solidale, promosso dal “dialogo” e protetto dalla “giustizia”. La pace quindi come atto e condizione che trova concretezza nel quotidiano di ciascuna persona come in un più grande scenario di partecipazione di amministrazioni, istituzioni, governi e Paesi. La pace allora trova e prende forma nella società, spazio di vita e centro di un’umanità che aspira a includere e realizzare sogni e aspirazioni di ognuno. La pace, infine, può esistere solo in condizioni sociali, economiche, politiche e ambientali di sostenibilità, di giustizia e di inclusione. Non ci può essere sviluppo sostenibile senza pace, né pace senza sviluppo sostenibile. La pace stessa diventa “sostenibile” solo attraverso il rispetto dei diritti umani, la cooperazione internazionale, il disarmo, la nonviolenza, la legalità, la giustizia climatica e il contrasto al linguaggio d’odio. La pace è da pensare e vivere nell’ “educazione civica” alla convivenza. Marianna De Rénoche


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World social agenda

domenica 22 maggio 2022

DIRITTI UMANI & EDUCAZIONE Agenda 2030 Sebbene le Nazioni Unite siano nate per realizzare una Storia di pace, la pace è inserita per la prima volta come obiettivo esplicito

Dialogo e giustizia, strade per la pace S

embra strano, ma la pace non era mai stata un obiettivo delle agende dell’Onu, pur rappresentando la missione principale delle Nazioni Unite. Nell’Agenda 2030, invece, alla pace viene dedicato un intero capitolo ponendo l’attenzione sul ruolo che hanno le istituzioni nel mantenimento di società pacifiche, al fine di evitare che si manifestino dei conflitti. Perché la pace si fa prima (di una guerra), altrimenti è un gioco senza fine; la pace non può essere solo il lieto fine di un conflitto. La costruzione e il mantenimento di società pacifiche e inclusive deve essere la premessa fondamentale per avere un mondo più giusto e solidale in cui ogni persona possa aspirare a realizzare i propri sogni di futuro. Se, quindi, da un lato l’obiettivo dell’Agenda dedicato alla pace mira alla promozione di società pacifiche e inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile, dall’altro esso diventa la cartina di tornasole di tutta l’Agenda che lancia la sfida: a noi il compito di raccoglierla e portarla avanti. Serve prevenire il conflitto ed evitare nel modo più assoluto che si sparga sangue e che si uccidano le opportunità. Va preservata la vita e alimentata la speranza di poter coltivare sogni. Nessuno può avere diritto di uccidere qualcuno: non c’è guerra che debba essere fatta. Se così fosse, sarebbe omicidio legalizzato. Pertanto, va costruito il dialogo nella convinzione che ogni uomo e donna hanno pari e uguali diritti, senza distinzione alcuna né discriminazione. Il dialogo è l’unica alternativa possibile alla violenza e a qualsiasi forma di coercizione, è l’unico mezzo per raggiungere lo sviluppo comunitario, lo strumento principale della lotta politica e sociale nonviolenta. È la giustizia un diritto di tutti, motore della crescita sociale in cui il riconoscimento di bisogni e libertà fondamentali, le opportunità comuni, i limiti, le regole e le responsabilità di ognuno nella vita sociale sono le premesse per avviare un

Sara Bin

Come due persone che si abbracciano La composizione di Peace vuole evocare accoglienza, protezione, inclusione, come due persone che si abbracciano, disposte a un ruolo attivo, con le teste esterne al cerchio, per contribuire a realizzare e garantire un ambiente sicuro e sereno. La diagonale creata dall’allineamento dei tre punti è rivolta in alto, verso destra, con un riferimento implicitamente positivo. (Matteo Dittadi, grafico)

LA PACE È MOVIMENTO

La guerra nasce quando ci si ferma e cessa il confronto Bruno Mastroianni

L

a pace è un moto, non uno status. Nel linguaggio comune tendiamo ad associare il concetto di pace a quello di calma e tranquillità. Al contrario ci viene da associare l’idea della guerra al movimento, all’azione, al fronteggiare ostacoli e sfide. In realtà, se guardiamo bene, la pace e la guerra funzionano esattamente

al contrario. Prendiamo la guerra: che sia di parole o di eserciti, scatta nel momento in cui una delle due parti (o entrambe) diventa inamovibile su qualcosa. La guerra nasce quando ci si ferma, si smette di procedere nel confronto e, ponendo una questione come intrattabile, si ricorre a un atto di aggressione (verbale o fisica). La pace invece, dall’altro lato, richiede movimento continuo. Non è una dimensione tranquilla e ferma, quanto piuttosto un costante

adattare parole e comportamenti alle reali condizioni di convivenza. È non fermarsi di fronte ai contrasti per adoperarsi a trovare mediazioni. Chi cerca la pace in un conflitto di parole, sa che non potrà mai stare fermo sulle sue idee, dovrà costantemente muoversi per adottare la prospettiva dell’altro al fine di capirsi. Ma non solo: la pace è anche capace di rimettere in moto la vita dopo la stasi mortifera causata dalla guerra; suturando, ricucendo, ricostruendo le possibilità di convivere. Alla fine, se ci si pensa bene, la pace è il dialogo, nel senso di disponibilità ad accettare che ci sarà sempre da aggiungere qualcosa. La guerra, invece, scoppia proprio quando ci si ferma e si decide che non si vuole più fare alcun ulteriore passo con l’altro.


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domenica 22 maggio 2022

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“Next generation Agenda 2030. Digital storytelling per la giustizia e la pace sostenibile” è il progetto che, grazie al contributo della Regione Veneto, ha visto Fondazione Fontana collaborare con l’associazione Amici dei popoli Padova per implementare e arricchire la Wsa. Si è così ampliata la rete progettuale e operativa di partner e realtà del terzo settore e della cooperazione, con una conseguente significativa pluralità di voci; la platea di docenti partecipanti alla formazione, il numero di classi e scuole superiori di Padova e provincia coinvolti, con un importante contributo di metodologia e strumenti digitali. processo di costruzione della pace in quanto progetto collettivo e inclusivo di convivenza civile. Va costruita una Storia di pace, non di guerra: e per risparmiare sangue si deve lavorare, lavorare perché nessuno si arroghi il potere di pensare che la sua vita valga più di quella degli altri. È per portare avanti questo lavoro che il Papa interpella tutti e tutte dicendo che ognuno è “artigiano di pace”: l’artigiano mette la testa, il cuore, le braccia per fare, per costruire; solo così nasce un’opera. In questo lavoro ci sono anche le istituzioni con il compito di mantenere l’ordine sociale e la sicurezza, al fine di promuovere una trasformazione positiva delle società. L’Agenda 2030 offre anche delle indicazioni operative: percorsi e strumenti da attivare per ridurre tutte le forme di violenza e tortura, di abuso e sfruttamento delle persone, ma anche per porre fine al finanziamento illecito e al traffico di armi, al crimine organizzato, alla corruzione e agli abusi di potere che sono alla base dei conflitti e delle guerre. E alla cooperazione internazionale l’Onu affida il compito di lavorare, affinchè ogni comunità del mondo possa beneficiare di un livello di sviluppo, di apertura, di opportunità future al fine di combattere ogni forma di subalterna dipendenza. Per approcciare i giovani e le giovani, che hanno preso parte al progetto educativo della World social agenda, e i loro docenti, che hanno seguito un percorso formativo, specifico sono state approfondite alcune di queste indicazioni: promozione dei diritti umani e delle persone che si fanno carico di difenderli, lavoro sinergico a tutte le scale attraverso la cooperazione internazionale e approccio nonviolento e disarmato come stile di vita. Abbiamo conosciuto il ruolo dei difensori dei diritti umani che dedicano la vita al riconoscimento e legittimazione dei diritti fondamentali di tutti, in quanto interesse dell’umanità al fine di costruire le condizioni indispensabili per il progresso

Foto Emanuele Giordana (atlanteguerre.it).

di tutte le nazioni, grandi e piccole, in tutti i campi. Si tratta di persone che agiscono, individualmente o con altri, per promuovere o proteggere i diritti umani in modo nonviolento; persone che sfidano l’abuso di potere perpetrato da governi e aziende, tutelano l’ambiente, difendono le minoranze, si oppongono alle tradizionali barriere opposte alle donne e alle persone LGBTI+, si schierano contro le condizioni di lavoro illegali. I difensori sono persone che spesso vengono etichettate come criminali, indesiderabili, “agenti stranieri”, “nemici dello Stato”, “terroristi”, ecc.. Sono raffigurati come una minaccia per la sicurezza, lo sviluppo o i valori tradizionali e per questo perseguitate. La loro azione mira a rendere effettive le dichiarazioni delle Nazioni Unite ispirate al principio che «ogni essere umano, a prescindere da considerazioni di razza, coscienza, lingua o sesso, ha il diritto intrinseco a vivere in pace». Alla realizzazione di questa missione lavora anche la cooperazione internazionale, che il nostro Ministero degli Esteri definisce «strumento di politica estera, parte integrante e qualificante del meccanismo delle relazioni internazionali del nostro Paese» e che agisce, da un lato, per costruire o ricostruire percorsi

Le parole di restituzione dei docenti dopo l’incontro con Michele Nardelli.

La pace va costruita anche a scuola «La pace impossibile è l’unica possibile... solo se ognuno di noi si assume la responsabilità di agire attivamente per costruirla, ognuno nel suo piccolo. In primis noi insegnanti, che abbiamo il dovere e la grande responsabilità di formare le nuove generazioni alla pace!». Commento di un docente condiviso con il professor Marco Mascia al termine del primo incontro di formazione “Pace e diritti”.

UN MONDO PIÙ INTELLIGENTE

Negare i diritti vuol dire non dare futuro all’umanità Raffaele Crocco

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e dobbiamo pensare alla pace, alla costruzione della pace, è fondamentale pensare a ciò che rende ogni essere umano più sicuro, forte, libero. Dobbiamo capire cosa dobbiamo fare, quali strumenti mettere in campo, per affermare i diritti umani. Sapere di poter contare su un lavoro dignitoso, una distribuzione equa della

ricchezza, un corretto uso delle risorse naturali, sulla possibilità di curarsi se si è ammalati, di studiare e di esprimere liberamente la propria fede e la propria opinione, tutto questo rende ogni individuo più sicuro. La sicurezza non è data dalle armi, dagli eserciti schierati, dalla polizia repressiva: è data dalla certezza di avere un futuro. In questo c’è il primo fondamentale mattone per la costruzione di un mondo in pace. E oggi, gli strumenti per riuscirci li conosciamo.

Foto Emanuele Giordana (atlanteguerre.it).

di cambiamento e miglioramento delle condizioni di vita a livello globale, garantendo diritti e dignità a tutte le persone attraverso un lavoro integrato sulla complessità dei fattori di sviluppo, tra cui la sanità, l’educazione e la formazione, l’alimentazione, la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse e il contrasto a ogni discriminazione, e dall’altro per incoraggiare persone e comunità a godere dei propri diritti e ad assumersi le proprie responsabilità. L’obiettivo finale della Wsa 2021-2022 è prendere consapevolezza che la pace si fa oggi, si fa prima che scoppi un conflitto, si fa abitando il conflitto quando questo prende il sopravvento senza lasciare mai che la violenza e le armi siano le uniche risposte possibili. La messa al bando di tutte le armi di distruzione di massa, il controllo rigido e rigoroso delle spese militari del nostro Paese, l’avvio di un percorso di transizione verso il graduale disarmo, pur mantenendo istituzioni sicure e forti vigilanti sulla sicurezza di tutte e tutti sono alcuni degli spunti sui quali si è innestato il processo educativo di emersione del ruolo che ognuno e ognuna di noi ha nella costruzione di una società più inclusiva e più pacifica. Sappiamo esattamente cosa succede: sappiamo che metà della popolazione mondiale vive con meno di 5,5 dollari al giorno. Sappiamo che 2 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua facilmente, che 200 milioni non possono curarsi e altrettanti bambini non possono andare a scuola. Sono diritti negati e questo significa negare un futuro a buona parte dell’umanità. Tutto ciò crea ragioni di conflitto e di guerra. Risolvere questi nodi, creare maggiore uguaglianza e diffondere i diritti, diventa non solo emotivamente, eticamente, ideologicamente bello. No: diventa intelligente. É nella concretezza di queste azioni che possiamo costruire la pace. Non per fare un mondo più buono. Ma per farlo più intelligente.


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World social agenda

PRIMARIE E SECONDARIE

Pagine di Donatella Gasperi

La pace, valore comune oltre le differenze I laboratori alle primarie si sono svolti tra febbraio e aprile, proprio nel momento in cui scoppiava la guerra in Ucraina

«L

a proposta di Fondazione Fontana per le scuole primarie di primo grado che indaga la Wsa, quest’anno ha puntato sul capitolo “Peace” dell’Agenda 2030 e in particolare l’obiettivo di sviluppo sostenibile 16 che mira alla promozione di società pacifiche e inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile. Inoltre, si propone di fornire l’accesso universale alla giustizia e a costruire istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli. “Cercasi costruttori di pace” è il titolo del progetto che ha coinvolto sette insegnanti e

239 studenti di dodici classi appartenenti a quattro scuole diverse. La progettazione e la gestione è stata curata, come sempre, da una rete di organizzazioni del territorio coordinate da Fondazione Fontana. Le attività sono state strutturate in laboratori, articolati in due incontri di due ore ciascuno per un totale di quattro ore per classe. Il laboratorio, proposto e gestito da educatori professionisti che hanno seguito e supportato le classi, ha anche offerto ai docenti spunti e attività utili per proseguire successivamente in autonomia con i propri alunni

domenica 22 maggio 2022

la riflessione avviata e quindi approfondire le tematiche affrontate. «Stiamo portando avanti da tempo la nostra collaborazione con Fondazione Fontana perché crediamo nella validità dei progetti e degli argomenti che ci vengono proposti. Inoltre, la riflessione sull’Agenda 2030 è inserita anche nei programmi ministeriali di educazione civica» spiega Roberta Baraldo, insegnante di religione che ha condotto la proposta in due classi quinte della scuola Maria Boschetti Alberti dell’istituto comprensivo di Cadoneghe. «Quelle proposte dalla Fondazione Fontana sono tematiche a cui siamo particolarmente legate e le affrontiamo in maniera trasversale in storia, geografia, religione ed educazione civica. Questo poi si è rivelato un momento particolare, perché i laboratori si sono svolti con

“Attraversare il conflitto” - Un momento del la

Con il dialogo impariamo a trovare le parole giuste

Attrezzi e colori per creare la pace È sempre prezioso lo spazio dedicato alla creatività nel corso degli incontri laboratoriali: il linguaggio artistico libera pensieri ed emozioni e lascia tracce importanti in chi crea e in chi osserva. Anche quest’anno gli alunni di elementari e medie hanno dato vita a disegni, poesie e messaggi utilizzando pastelli, pennarelli, tempere e acquerelli a marchio Primo, offerti dall’ormai consolidato partner e sostenitore della Fondazione e della Wsa Morocolor Italia spa. L’azienda del territorio padovano è sempre attenta alle funzioni e al valore dei suoi prodotti e di chi ne fa uso.

A

nche il progetto per le scuole secondarie di primo grado ha puntato sul capitolo “Peace” dell’Agenda 2030 e si è concentrato in particolare sull’obiettivo di sviluppo sostenibile 16. I ragazzi delle classi prime e seconde hanno lavorato su “Protagonisti di pace”, mentre agli studenti della seconda e terza media è stato assegnato il percorso “Parole e azioni per costruire pace”. L’obiettivo 16 della Wsa, infatti, promuove società pacifiche e inclusive puntando sullo sviluppo sostenibile e sull’accesso universale alla giustizia e sulla costruzione di istituzioni responsabili ed efficaci per tutti. «Sono anni che seguo il percorso proposto da Fondazione Fontana – commenta Cristiana Rinaldi, docente di scuola secondaria di primo grado a Campodarsego – perché è una boccata d’aria fresca, apre una finestra sulle problematiche dell’attualità. Inoltre questo della pace è un tema che non poteva essere più attuale. È stato un modo efficace per riuscire a parlarne e tirare fuori le loro preoccupazioni. È stata una riflessione forte, profonda, e

hanno visto che prima di questi laboratori per loro pace significava tranquillità. Poi ragionando sul concetto, gli studenti hanno compreso che pace significa godere dei diritti, far parte di una comunità, essere accettati. Stavamo studiando la guerra mondiale e ritrovare un altro scenario di conflitto

in Europa li ha colpiti e si sono chiesti: com’è possibile che torni?». Il laboratorio “Parole e azioni per costruire pace” è stato condotto da Serena Salerno dell’associazione Amici dei popoli che all’interno delle classi ha affrontato il legame pace-dialogo spiegando il concetto di pace positiva e

Messaggi di pace con la tecnica di caviardage alle secondarie di primo grado.

negativa: «La differenza stupisce sempre e i ragazzi capiscono che la pace non è astratta e si costruisce attraverso il linguaggio – racconta l’educatrice di Amici dei popoli – Spesso confondiamo le parole e conflitto viene confuso con guerra, faccio coincidere la persona con il conflitto e quindi uso la guerra, la violenza. Il discorso d’odio è nella guerra di parole e non nel conflitto che mostra una diversità arricchente». Due i pensieri proposti: “Se vuoi la pace prepara la guerra” che vede gli Stati armati e “Se vuoi la pace prepara la pace” e lo si fa con i diritti individuali e collettivi, la cooperazione internazionale per una pace solida, attiva e sostenibile, quindi duratura. «Questa capacità di prevenire un conflitto – conclude Serena Salerno – si costruisce prima che il conflitto sorga attraverso azioni mirate, una cultura del dialogo. Cosa posso fare? Il dialogo, il linguaggio sono lo strumento più vicino che abbiamo e scegliere le parole vuol dire prendersi cura di sé. I difensori dei diritti umani usano le parole come strumento per la difesa. E certamente un concetto è passato: scopo delle discussione non è essere per forza d’accordo, ma comprendersi».


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World social agenda

PRIMARIE E SECONDARIE

Pagine di Donatella Gasperi

La pace, valore comune oltre le differenze I laboratori alle primarie si sono svolti tra febbraio e aprile, proprio nel momento in cui scoppiava la guerra in Ucraina

«L

a proposta di Fondazione Fontana per le scuole primarie di primo grado che indaga la Wsa, quest’anno ha puntato sul capitolo “Peace” dell’Agenda 2030 e in particolare l’obiettivo di sviluppo sostenibile 16 che mira alla promozione di società pacifiche e inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile. Inoltre, si propone di fornire l’accesso universale alla giustizia e a costruire istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli. “Cercasi costruttori di pace” è il titolo del progetto che ha coinvolto sette insegnanti e

239 studenti di dodici classi appartenenti a quattro scuole diverse. La progettazione e la gestione è stata curata, come sempre, da una rete di organizzazioni del territorio coordinate da Fondazione Fontana. Le attività sono state strutturate in laboratori, articolati in due incontri di due ore ciascuno per un totale di quattro ore per classe. Il laboratorio, proposto e gestito da educatori professionisti che hanno seguito e supportato le classi, ha anche offerto ai docenti spunti e attività utili per proseguire successivamente in autonomia con i propri alunni

domenica 22 maggio 2022

la riflessione avviata e quindi approfondire le tematiche affrontate. «Stiamo portando avanti da tempo la nostra collaborazione con Fondazione Fontana perché crediamo nella validità dei progetti e degli argomenti che ci vengono proposti. Inoltre, la riflessione sull’Agenda 2030 è inserita anche nei programmi ministeriali di educazione civica» spiega Roberta Baraldo, insegnante di religione che ha condotto la proposta in due classi quinte della scuola Maria Boschetti Alberti dell’istituto comprensivo di Cadoneghe. «Quelle proposte dalla Fondazione Fontana sono tematiche a cui siamo particolarmente legate e le affrontiamo in maniera trasversale in storia, geografia, religione ed educazione civica. Questo poi si è rivelato un momento particolare, perché i laboratori si sono svolti con

Attrezzi e colori per creare la pace È sempre prezioso lo spazio dedicato alla creatività nel corso degli incontri laboratoriali: il linguaggio artistico libera pensieri ed emozioni e lascia tracce importanti in chi crea e in chi osserva. Anche quest’anno gli alunni di elementari e medie hanno dato vita a disegni, poesie e messaggi utilizzando pastelli, pennarelli, tempere e acquerelli a marchio Primo, offerti dall’ormai consolidato partner e sostenitore della Fondazione e della Wsa Morocolor Italia spa. L’azienda del territorio padovano è sempre attenta alle funzioni e al valore dei suoi prodotti e di chi ne fa uso.

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hanno visto che prima di questi laboratori per loro pace significava tranquillità. Poi ragionando sul concetto, gli studenti hanno compreso che pace significa godere dei diritti, far parte di una comunità, essere accettati. Stavamo studiando la guerra mondiale e ritrovare un altro scenario di conflitto

in Europa li ha colpiti e si sono chiesti: com’è possibile che torni?». Il laboratorio “Parole e azioni per costruire pace” è stato condotto da Serena Salerno dell’associazione Amici dei popoli che all’interno delle classi ha affrontato il legame pace-dialogo spiegando il concetto di pace positiva e

Messaggi di pace con la tecnica di caviardage alle secondarie di primo grado.

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L’ESPERIENZA DELL’EDUCATRICE

Quattro segreti per gestire insieme conflitti e divergenze

“Attraversare il conflitto” - Un momento del laboratorio alla scuola primaria di Volparo.

Con il dialogo impariamo a trovare le parole giuste

nche il progetto per le scuole secondarie di primo grado ha puntato sul capitolo “Peace” dell’Agenda 2030 e si è concentrato in particolare sull’obiettivo di sviluppo sostenibile 16. I ragazzi delle classi prime e seconde hanno lavorato su “Protagonisti di pace”, mentre agli studenti della seconda e terza media è stato assegnato il percorso “Parole e azioni per costruire pace”. L’obiettivo 16 della Wsa, infatti, promuove società pacifiche e inclusive puntando sullo sviluppo sostenibile e sull’accesso universale alla giustizia e sulla costruzione di istituzioni responsabili ed efficaci per tutti. «Sono anni che seguo il percorso proposto da Fondazione Fontana – commenta Cristiana Rinaldi, docente di scuola secondaria di primo grado a Campodarsego – perché è una boccata d’aria fresca, apre una finestra sulle problematiche dell’attualità. Inoltre questo della pace è un tema che non poteva essere più attuale. È stato un modo efficace per riuscire a parlarne e tirare fuori le loro preoccupazioni. È stata una riflessione forte, profonda, e

World social agenda

domenica 22 maggio 2022

negativa: «La differenza stupisce sempre e i ragazzi capiscono che la pace non è astratta e si costruisce attraverso il linguaggio – racconta l’educatrice di Amici dei popoli – Spesso confondiamo le parole e conflitto viene confuso con guerra, faccio coincidere la persona con il conflitto e quindi uso la guerra, la violenza. Il discorso d’odio è nella guerra di parole e non nel conflitto che mostra una diversità arricchente». Due i pensieri proposti: “Se vuoi la pace prepara la guerra” che vede gli Stati armati e “Se vuoi la pace prepara la pace” e lo si fa con i diritti individuali e collettivi, la cooperazione internazionale per una pace solida, attiva e sostenibile, quindi duratura. «Questa capacità di prevenire un conflitto – conclude Serena Salerno – si costruisce prima che il conflitto sorga attraverso azioni mirate, una cultura del dialogo. Cosa posso fare? Il dialogo, il linguaggio sono lo strumento più vicino che abbiamo e scegliere le parole vuol dire prendersi cura di sé. I difensori dei diritti umani usano le parole come strumento per la difesa. E certamente un concetto è passato: scopo delle discussione non è essere per forza d’accordo, ma comprendersi».

ALLE SCUOLE MEDIE

Impegno civile per diventare cittadini attivi

Servizio civile, scelta per conoscere il bene di tutti.

i ragazzi tra febbraio e aprile proprio quando è scoppiata la guerra in Ucraina e, quindi, sono stati particolarmente attenti ai discorsi e ai temi affrontati prima dagli educatori e poi da noi insegnanti». «Il progetto è stato molto seguito e partecipato dai ragazzi perché l’approccio è accattivante e interessante – continua Roberta Baraldo – Arrivano a discutere tra loro anche attraverso le riflessioni, i giochi e le attività proposte. Dopo i laboratori con le educatrici l’argomento è stato ripreso da me e anche dall’insegnante di storia, geografia ed educazione civica. Avevamo già affrontato i temi della Wsa anche l’anno scorso, formandoci prima e poi lavorando con i ragazzi. Certamente questo della pace è un argomento che coinvolge molto perché è un valore comune a tutti gli uomini indipendentemente dall’etnia, dalla cultura e dalla religione».

U

n diploma di “Costruttore di pace” è il riconoscimento consegnato ai bambini delle primarie che hanno partecipato al progetto di cittadinanza attiva di Fondazione Fontana. «I nostri temi sono stati pace, dialogo e giustizia – racconta Arianna De Monte della cooperativa Fare il mappamondo che ha lavorato con i bambini insieme a Carolina Guzman di Amici dei popoli – Per diventare “costruttori di pace” hanno dovuto superare quattro prove per poter scoprire altrettanti segreti, vale a dire i quattro passi da fare per ottenere la risoluzione di un conflitto di discussione». I quattro segreti sono riconoscere il conflitto e capire che questo è inevitabile; comprendere che esistono modi diversi di affrontarlo per cui è necessario imparare a usare gli strumenti adeguati; sapere che il conflitto va affrontato per superarlo, non va evitato altrimenti non sarà mai superato;

comprendere che la pace si costruisce insieme nel rispetto dei diritti di tutti. «Per imparare ad affrontare il conflitto – spiega ancora l’educatrice – i bambini hanno costruito una scala e i pioli rappresentavano le regole: quello centrale il conflitto, a scendere il negativo fino alla reazione violenta, a salire il positivo fino alla risoluzione. Sull’ultimo piolo c’è un mediatore che consente di allargare lo sguardo su chi cerca la pace. Abbiamo poi portato esempi e storie di persone che hanno ricevuto il Nobel per la pace o compiuto azioni in difesa dei diritti umani: non violenza, diritto alle cure, difesa dell’ambiente, informazione. Questo per insegnare che tutti possiamo essere costruttori di pace». Per ricordarlo ciascun bambino a fine anno porterà a casa una bustina di semi e a scuola lavoreranno a una toponomastica della pace: sceglieranno un luogo al quale assegnare un nome con una parola o una persona legata alla pace.

«U

n’esperienza sicuramente positiva» commenta Tiziana Vidotto Bonifazi, docente e vicepreside della scuola media Giovanni Pascoli di Padova, che per la prima volta ha partecipato alla Wsa con due classi prime delle secondarie di primo grado. Il corso di formazione per insegnanti ha affrontato l’obiettivo 16 con la narrazione di chi ha lavorato sul campo e presentato le tensioni dovute alla prevaricazione dei più forti sui più deboli. Nelle classi sono entrati in due, Fabio Tiso della cooperativa Cemea Con.Tatto e Cristina Rosi volontaria del servizio civile, e dato che si ragionava di come le Istituzioni promuovano la pace, la storia di Cristina è stata coinvolgente e ha suscitato molta curiosità perché l’idea che qualcuna faccia qualcosa da volontario non è un’esperienza del quotidiano. «Cristina – spiega Fabio Tiso – ha portato la sua esperienza nel servizio civile come scelta personale dentro a un’istituzione e ha raccontato anche la storia del servizio civile in Italia, mostrando come sia possibile un altro modo di partecipare alla vita pubblica e di combattere in modo non violento. I ragazzi quindi hanno capito che è possibile portare il proprio contributo nelle istituzioni in tanti modi e che anche loro possono compiere azioni civili, ma anche che la pace non va considerata come un elemento statico, ma in movimento».

I nomi delle istituzioni scritte nel corso del laboratorio alle medie.

Il laboratorio era stato pensato prima della guerra, ma il primo incontro è avvenuto dopo una settimana dallo scoppio della guerra e i ragazzi hanno espresso la volontà di approfondire il tema: «Quindi nella seconda fase – continua Tiso – i ragazzi hanno ragionato sulle istituzioni che conoscevano e provato a inserire alcune azioni reali o di fantasia per promuovere la pace. Le istituzioni più citate sono state: scuola, famiglia, chiesa e parrocchia, società sportive, biblioteche, associazioni di volontariato, tribunale e poi lo Stato, il Comune, l’Unione Europea, l’Onu. Dopo aver scelto un’istituzione più vicina a loro per progettare un’azione semplice i ragazzi hanno ragionato su una più lontana in cui proiettare le loro azioni in nome della pace».

Gli studenti quindi hanno stampato l’impronta della loro mano su un cartoncino dove hanno scritto un’azione quotidiana di pace e queste mani, unite, sono diventate un “libro cartonero” appeso sulla bacheca di classe. «L’impronta come firma e la scritta come l’impegno quotidiano che si assumono sono state una buona idea – riflette la vicepreside – Gli educatori hanno anche letto un testo che poteva essere complicato perché raccontava storie reali, difficili, di vita vissuta e i ragazzi dovevano cercare di immedesimarsi e capire le difficoltà della vita quotidiana dei protagonisti delle storie e confrontarle con la propria realtà. Un’azione interessante perché è importante seminare per poi poter riflettere».


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L’ESPERIENZA DELL’EDUCATRICE

Quattro segreti per gestire insieme conflitti e divergenze

aboratorio alla scuola primaria di Volparo.

ALLE SCUOLE MEDIE

Impegno civile per diventare cittadini attivi

Servizio civile, scelta per conoscere il bene di tutti.

i ragazzi tra febbraio e aprile proprio quando è scoppiata la guerra in Ucraina e, quindi, sono stati particolarmente attenti ai discorsi e ai temi affrontati prima dagli educatori e poi da noi insegnanti». «Il progetto è stato molto seguito e partecipato dai ragazzi perché l’approccio è accattivante e interessante – continua Roberta Baraldo – Arrivano a discutere tra loro anche attraverso le riflessioni, i giochi e le attività proposte. Dopo i laboratori con le educatrici l’argomento è stato ripreso da me e anche dall’insegnante di storia, geografia ed educazione civica. Avevamo già affrontato i temi della Wsa anche l’anno scorso, formandoci prima e poi lavorando con i ragazzi. Certamente questo della pace è un argomento che coinvolge molto perché è un valore comune a tutti gli uomini indipendentemente dall’etnia, dalla cultura e dalla religione».

U

n diploma di “Costruttore di pace” è il riconoscimento consegnato ai bambini delle primarie che hanno partecipato al progetto di cittadinanza attiva di Fondazione Fontana. «I nostri temi sono stati pace, dialogo e giustizia – racconta Arianna De Monte della cooperativa Fare il mappamondo che ha lavorato con i bambini insieme a Carolina Guzman di Amici dei popoli – Per diventare “costruttori di pace” hanno dovuto superare quattro prove per poter scoprire altrettanti segreti, vale a dire i quattro passi da fare per ottenere la risoluzione di un conflitto di discussione». I quattro segreti sono riconoscere il conflitto e capire che questo è inevitabile; comprendere che esistono modi diversi di affrontarlo per cui è necessario imparare a usare gli strumenti adeguati; sapere che il conflitto va affrontato per superarlo, non va evitato altrimenti non sarà mai superato;

comprendere che la pace si costruisce insieme nel rispetto dei diritti di tutti. «Per imparare ad affrontare il conflitto – spiega ancora l’educatrice – i bambini hanno costruito una scala e i pioli rappresentavano le regole: quello centrale il conflitto, a scendere il negativo fino alla reazione violenta, a salire il positivo fino alla risoluzione. Sull’ultimo piolo c’è un mediatore che consente di allargare lo sguardo su chi cerca la pace. Abbiamo poi portato esempi e storie di persone che hanno ricevuto il Nobel per la pace o compiuto azioni in difesa dei diritti umani: non violenza, diritto alle cure, difesa dell’ambiente, informazione. Questo per insegnare che tutti possiamo essere costruttori di pace». Per ricordarlo ciascun bambino a fine anno porterà a casa una bustina di semi e a scuola lavoreranno a una toponomastica della pace: sceglieranno un luogo al quale assegnare un nome con una parola o una persona legata alla pace.

«U

n’esperienza sicuramente positiva» commenta Tiziana Vidotto Bonifazi, docente e vicepreside della scuola media Giovanni Pascoli di Padova, che per la prima volta ha partecipato alla Wsa con due classi prime delle secondarie di primo grado. Il corso di formazione per insegnanti ha affrontato l’obiettivo 16 con la narrazione di chi ha lavorato sul campo e presentato le tensioni dovute alla prevaricazione dei più forti sui più deboli. Nelle classi sono entrati in due, Fabio Tiso della cooperativa Cemea Con.Tatto e Cristina Rosi volontaria del servizio civile, e dato che si ragionava di come le Istituzioni promuovano la pace, la storia di Cristina è stata coinvolgente e ha suscitato molta curiosità perché l’idea che qualcuna faccia qualcosa da volontario non è un’esperienza del quotidiano. «Cristina – spiega Fabio Tiso – ha portato la sua esperienza nel servizio civile come scelta personale dentro a un’istituzione e ha raccontato anche la storia del servizio civile in Italia, mostrando come sia possibile un altro modo di partecipare alla vita pubblica e di combattere in modo non violento. I ragazzi quindi hanno capito che è possibile portare il proprio contributo nelle istituzioni in tanti modi e che anche loro possono compiere azioni civili, ma anche che la pace non va considerata come un elemento statico, ma in movimento».

I nomi delle istituzioni scritte nel corso del laboratorio alle medie.

Il laboratorio era stato pensato prima della guerra, ma il primo incontro è avvenuto dopo una settimana dallo scoppio della guerra e i ragazzi hanno espresso la volontà di approfondire il tema: «Quindi nella seconda fase – continua Tiso – i ragazzi hanno ragionato sulle istituzioni che conoscevano e provato a inserire alcune azioni reali o di fantasia per promuovere la pace. Le istituzioni più citate sono state: scuola, famiglia, chiesa e parrocchia, società sportive, biblioteche, associazioni di volontariato, tribunale e poi lo Stato, il Comune, l’Unione Europea, l’Onu. Dopo aver scelto un’istituzione più vicina a loro per progettare un’azione semplice i ragazzi hanno ragionato su una più lontana in cui proiettare le loro azioni in nome della pace».

Gli studenti quindi hanno stampato l’impronta della loro mano su un cartoncino dove hanno scritto un’azione quotidiana di pace e queste mani, unite, sono diventate un “libro cartonero” appeso sulla bacheca di classe. «L’impronta come firma e la scritta come l’impegno quotidiano che si assumono sono state una buona idea – riflette la vicepreside – Gli educatori hanno anche letto un testo che poteva essere complicato perché raccontava storie reali, difficili, di vita vissuta e i ragazzi dovevano cercare di immedesimarsi e capire le difficoltà della vita quotidiana dei protagonisti delle storie e confrontarle con la propria realtà. Un’azione interessante perché è importante seminare per poi poter riflettere».


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World social agenda

domenica 22 maggio 2022

I LABORATORI ALLE SUPERIORI Testimonianze, interviste e scrittura Dopo la formazione sulla metodologia dell’intervista, gli studenti hanno prodotto 240 originali biografie

Lavoro e impegno per il cambiamento L

pagine di Donatella Gasperi

Per i docenti: modalità stimolanti Al termine del percorso in classe è stato chiesto ai docenti di contribuire alla riflessione sugli esiti del progetto. «Ripensando a tutte le fasi del percorso, l’intervista è stata una parte molto stimolante del percorso»; «ma anche le parti interattive dei vostri interventi» e ancora «Conoscere quali sono i meccanismi che producono i finanziamenti per gli armamenti e discutere su cosa vuol dire effettivamente costruire e lavorare per la pace».

Costruttori di pace - Alcuni dei testimoni intervistati dai gruppi di lavoro.

ALCUNE RIFESSIONI FINALI

Si sono trovati nuovi significati alla parola “pace”

C

osa ha significato per me incontrare una storia di pace? Con questa domanda rivolta a tutti gli studenti al termine del percorso, si è cercato di cogliere il valore dell’incontro avuto con le persone che hanno intervistato e, attraverso la scelta di un’immagine che più rappresentasse l’esperienza fatta, sono emerse diverse riflessioni sulla pace stessa. Eccone alcune: tra le più significative: «Pace è seminare. Seminare un seme che magari non si vedrà

sbocciare mentre si è in vita. Pace è potenzialità di crescita, sviluppo, collaborazione. Un processo magari lungo e faticoso, ma che porta alla creazione di una condizione migliore per ogni essere». E ancora: «La pace non è solo collegata alla guerra, ma può essere ritrovata in diversi ambiti della vita». Profonda anche la consapevolezza di quanto sperimentato: «Il percorso ci ha portato molto di più di quello che abbiamo mostrato»; «Un ruolo

e idee non nascono dall’oggi al domani e il progetto alla cittadinanza consapevole e partecipativa di Fondazione Fontana nasce più di vent’anni fa con l’obiettivo di porre l’attenzione sui diritti attraverso il coinvolgimento dei cittadini più giovani, vale a dire gli studenti. Per quanto riguarda le scuole superiori quest’anno la proposta rientra nel progetto “Next generation Agenda 2030” finanziato dalla Regione Veneto, ideato e realizzato in collaborazione con l’associazione Amici dei popoli di Padova. Questo ha consentito “innesti generativi” di nuove idee e quindi per la World social agenda è stato indagato l’obiettivo di sviluppo sostenibile 16. Un lavoro impegnativo ma anche, purtroppo, premonitore. In fase di progettazione sono stati coinvolti i docenti per capire cosa portare a scuola e i percorsi emersi sono stati: pace e cooperazione internazionale, pace disarmo e non violenza, pace giustizia e diritti umani. La domanda da cui sono scaturiti i tre percorsi è stata: ma alla scuola cosa interessa? Il progetto ha sviluppato ore curricolari in educazione civica quindi insieme ai docenti sono stati scelti i filoni di lavoro: Come costruire società pacifiche e inclusive? Qual è il ruolo della cooperazione e della solidarietà internazionale? Cos’è la difesa dei diritti umani? Le spese militari e il disarmo come si declinano con un approccio al movimento non violento? La difficoltà iniziale era capire come arrivare al cuore dei ragazzi perché la questione della pace, quando c’è, è molto lontana dal vissuto: «Proviamo ‐ spiegano i responsabili del progetto ‐ a farli entrare dentro la storia di vita di chi si dedica a questo e quindi facciamo incontrare i protagonisti perché capiscano che questi, fondamentale è stato quello delle parole, le quali proprio come in questa immagine, ci hanno aiutato a capire i significati più profondi del termine pace». «Ho incontrato persone e conoscenze che mi hanno aiutata a dare un senso alla parola pace»; «ho compreso che forse, in fondo, pace altro non è che mettersi a servizio degli altri e far propri quei piccoli tasselli che, un po’ come le radici che affondando nel terreno, costituiscono la loro persona e la loro vita». «La pace non va mai confusa con la passività! Ma nel reagire davanti a tutte le ingiustizie»; «posso essere anche io un portatore di pace, possiamo esserlo tutti: basta volerlo». (Nella foto, le immagini tratte dal gioco da tavolo online Dixit, utilizzate per l’attività sulla bacheca virtuale Padlet).


World social agenda

domenica 22 maggio 2022

SCUOLE SECONDARIE DI SECONDO GRADO

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DIALOGO E GIUSTIZIA

SCUOLE 15 Padova e 5 Trento

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CLASSI 42 Padova e 6 Trento

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PIATTAFORME DI VIDEOCONFERENZA Google Meet e Zoom

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BLOG WORDPRESS

1

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FORMATORI PROFESSIONISTI

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PERCORSI TEMATICI DI RICERCA

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in realtà, sono persone del quotidiano: il vicino di casa, la mamma, il medico... Attraverso il loro racconto biografico quindi, sono stati messi insieme i racconti utili per scoprire cosa sia la pace e per comprendere che la pace viene costruita davvero da ciascuno di noi e non solo a livello istituzionale». In classe sono stati presentati gli obiettivi dell’Agenda in maniera interattiva con laboratori che, usando giochi di ruolo piuttosto che l’ideazione di campagne di difesa, hanno aperto la strada alla metodologia. Gianni Belloni, giornalista, uno degli esperti che ha lavorato sui tre i filoni tematici ‐ disarmo, cooperazione e diritti ‐ con circa 250 studenti in undici classi, sulle 48 partecipanti, per realizzare un’intervista e partendo dal lavoro in piccoli gruppi sull’elaborazione di due o tre domande, poi tutta la classe ha costruito la scaletta. Il prodotto finale è la biografia di un operatore impegnato in uno dei tre temi proposti. «È stato divertente ‐ racconta Belloni ‐ Il confronto con gli adolescenti resta sempre una bellissima sorpresa, un’esperienza molto positiva con una caduta di stile solo in un paio di classi, ma in linea di massima le reazioni sono state buone con punte di eccellenza incredibili anche nelle prime e seconde. Erano classi molto motivate. Dare indicazioni agli studenti è appassionante perché dai strumenti per confrontarsi alla pari con gli adulti e offri loro gli strumenti per fare ricerca, per farsi riconoscere e farsi rispettare. Questo è molto importante perché releghiamo gli adolescenti fuori del mondo, invece è necessario dare loro degli strumenti per diventare autonomi, critici, capaci di domandare e capire. In alcuni casi c’è stata una risposta meccanica per difesa e timidezza, ma se entri in relazione i risultati sono ottimi. Attivare un sentiero

Perché le parole dell’Onu non restino vuote e inutili etti insieme Lisa Clark, don Albino Bizzotto dell’associazione Beati i costruttori di pace e quattro classi terze nell’aula magna del liceo Curiel di Padova. Ne nasce un incontro, che è un esito inaspettato e piacevole del progetto educativo sulla Wsa, per riflettere sulla pace e fare un pensiero sull’oggi del conflitto ucraino scoppiato a inizio febbraio. Il confronto è stato intenso e ha provato a dare una lettura al ruolo

GRUPPI DI LAVORO E BIOGRAFIE DI PACE PAGINA INSTAGRAM

REALTÀ coinvolte in un’unica rete progettuale

di ricerca nei ragazzi per me è l’aspetto più interessante del progetto e questo ha fruttato buoni prodotti su come si possono attivare e si attivino, sulle possibilità che hanno le persone di impegnarsi e come l’impegno possa essere incarnato». Con Gianni Belloni gli studenti hanno simulato un’intervista con Vilma Mazza di Ya Basta sui diritti umani, Luca Ramigni di Fondazione Fontana sulla cooperazione nel mondo, Mohamed Ambrosini di Un ponte per il disarmo. «Sono stata intervistata da varie classi sia degli istituti tecnici che dei licei ‐ sottolinea Vilma Mazza ‐ e complessivamente è stata un’esperienza interessante a conferma del fatto che le giovani generazioni se stimolate, sono attratte dal conoscere esperienze di vita che possano offrirgli spunti per il futuro. Spunti pratici come la possibilità di occupazioni legate alla salvaguardia dei diritti umani, la cooperazione, gli interventi sulla pace, ma anche il capire che in ogni lavoro è possibile immettere degli aspetti legati alla questione dei diritti umani. Da giornalista li ho trovati anche molto interessati a comprendere cosa significa oggi l’informazione». Anche Banca Etica è stata partner del progetto e ha partecipato attivamente perché gli studenti sono stati coinvolti partendo da un gioco di ruolo che porta a promuovere la finanza etica: «Si discute di petrolio, armi, fossili, delle altre banche ‐ spiega Daniela Callegaro di Banca etica ‐ Delle banche che speculano sul rendimento individuale offrendo un interesse più alto, ma in realtà incidono sulla qualità della vita di tutti che peggiora, basti pensare alle tasse non pagate in Italia o ai capitali portati all’estero, spiegando che se invece mi appoggio a istituti di credito che investono in servizi alle persone, cooperative sociali,

AL CURIEL I BEATI I COSTRUTTORI DI PACE

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dell’attivismo nonviolento in una guerra in corso, della resistenza civile per creare coesione sociale e del supporto che si offre sia a chi resta nel conflitto sia a chi riesce a fuggirne. Si è ragionato anche sull’informazione e su quanto questa pesi sul sentire comune e sul significato della presenza di una rete organizzata di realtà che si impegnano sul campo. E quando poi ci si è fermati sulla necessità di scegliere di “abitare il conflitto” per poterne uscire insieme, ai ragazzi presenti

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Tre filoni tematici lungo il filo conduttore della pace: cooperazione internazionale, giustizia e diritti umani, disarmo e nonviolenza, affrontati con il metodo d’indagine dell’intervista, tradotta in seguito in profilo biografico. Al percorso hanno preso parte diversi attori, a Padova come a Trento: Amici dei popoli e il Forum Trentino per la pace per l’approfondimento sui diritti umani, Banca Etica per le questioni legate al disarmo, banche armate e finanza etica, i giornalisti Gianni Belloni e Miriam Rossi per l’aspetto metodologico, e gli attivisti Vilma Mazza di Ya Basta e Mohamed Ambrosini di Un ponte per con le loro testimonianze.

Intervista di uno studente della classe 2B del liceo Fermi di Padova.

Ragazzi più consapevoli sui diritti Alla domanda su come siano cambiati i ragazzi dopo il percorso sulla pace i docenti hanno risposto: «più attenzione e sensibilità», «richiedono maggior dialogo nella soluzione dei conflitti» e «la consapevolezza, seppur faticosa da raggiungere, che la promozione della giustizia e dei diritti umani mette di fronte a situazioni complesse e contraddittorie su cui non è facile prendere posizione».

microimprese, le energie rinnovabili. Obiettivo di questa formazione è stimolare i ragazzi a chiedersi dove vengono depositati i risparmi della loro famiglia. Sensibilizzare le nuove generazioni è un passo in avanti: quando si apriranno un conto bancario potranno compiere una scelta consapevole. Da clienti, in genere partiamo dal presupposto che non ci capiamo niente e ci affidiamo, ma questo incide in maniera negativa sulle scelte. Il tema della pace è molto sensibile: dietro un’azienda che produce armi ci sono banche che scelgono di finanziare un settore piuttosto che un altro e questa è economia reale». I ragazzi quindi sono usciti dalle classi e, lavorando in autonomia, hanno individuato e intervistato le persone che ora sono protagoniste di 240 biografie. La trasformazione degli incontri in biografie li ha toccati profondamente generando un processo di maturazione e cambiamento: la parole pace al primo incontro evocava: amicizia, amore, tranquillità, serenità; ora invece: impegno, criticità, responsabilità, impegno civico, scontro. Perché la pace non è un elemento naif della vita.

le parole di don Albino sono arrivate dritte al cuore: «Perchè le parole nel preambolo della costituzione dell’Onu “Noi popoli delle Nazioni Unite decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra” sono parole vuote? Quante volte avete discusso tra voi della possibilità di far qualcosa contro la bomba atomica? Sarebbe bello trovare delle risposte, ma non per me; per voi, per tutti, per gli altri».

Infine Lisa ha donato alla scuola le catene di origami di gru della pace fatte dagli studenti giapponesi in memoria di Sadako, bambina morta di leucemia dieci anni dopo lo scoppio delle bombe atomiche. Simbolo di pace e speranza nel futuro.

Ghirlande della pace dal Giappone portate al Curiel dai Beati.


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World social agenda

domenica 22 maggio 2022

ALLA FINE DI UN PERCORSO World social agenda 2017-2022 Si chiude un intenso lavoro di 5 anni Pace. La vera radice di ogni cambiamento Fare la pace non è questione che si risolve con un anno di lavoro educativo, con un approfondimento sul tema o con una bella unità di apprendimento. È la Questione sulla quale vale la pena investire sempre e ovunque, perché la pace è vita, è cammino da intraprendere ogni giorno. Prima di ogni altro diritto, quello alla pace rappresenta il cuore di ogni possibilità di sviluppo e di cambiamento. Senza pace non c’è speranza né futuro. È questa la direzione da seguire: interrogarsi sul senso profondo della pace e sul nostro ruolo di costruttori e costruttrici.

Con la partecipazione, sostenibilità e pace restano mete da raggiungere

L

a storia ventennale del progetto World social Agenda si trova, in questo anno scolastico agli sgoccioli, a terminare un altro ciclo di programmazione e di lavoro educativo. Era il 2018 quando si tiravano le fila del ciclo biennale “Armi e bagagli” dedicato al diritto alla pace e alle migrazioni e si introduceva un nuovo quinquennio di lavoro con le scuole di tutti gli ordini e gradi di Padova e provincia. L’Agenda 2030 con i suoi cinque pilastri per la realizzazione della sostenibilità ha condotto i giochi: partecipazione, ambiente, persone, prosperità e pace. Cinque parole, cinque diritti e responsabilità da coltivare. Eravamo convinti di poter continuare a contare sulla fiducia di dirigenti, docenti, studenti, famiglie, istituzioni locali e organizzazioni animati, come noi, dalla convinzione che un mondo più giusto e sostenibile

passi attraverso la costruzione di progetti condivisi di futuro. E ora, in chiusura di un percorso di cinque anni che, in modo imprevisto, ha attraversato uno dei periodi più difficili di questi ultimi decenni, non possiamo che confermare la nostra convinzione. È un grazie sincero quello che rivolgiamo a tutte le persone che si sono impegnate con noi

PIERINO MARTINELLI - DIRETTORE FOND. FONTANA

Giovani cittadini con le mani già dentro al nostro futuro

«È

necessario rimettere al centro un’educazione che sappia prestare attenzione insieme ai diritti delle persone, della comunità locale e internazionale considerando fondamentale la capacità di vivere insieme, sviluppando la comprensione degli altri e della loro storia e valori, creando su questa base un nuovo spirito che, cosciente della nostra crescente

interdipendenza e dalla comune analisi dei rischi e delle sfide del futuro, possa indurre l’umanità ad attuare progetti comuni e ad affrontare i conflitti in maniera intelligente e pacifica». Sembra scritto oggi, ma era il 2000 quando Alessio Surian (a quel tempo direttore di Fondazione Fontana) presentò la prima edizione della Wsa. Lungo questo solco, innestato nelle agende globali delle Nazioni

e creduto nelle possibilità del lavoro di rete per creare sinergie e gestire complessità. Gli ultimi tre anni sono stati vissuti nella pandemia con tutte le criticità che questo ha comportato per tutti, a ogni livello, in ogni i contesti. La scuola ha continuato a fare azione educativa, nonostante da ogni angolo venissero imposte chiusure, e con essa World social

agenda al suo fianco: ascolto e flessibilità hanno connotato la relazione in un momento in cui avremmo potuto decidere che era meglio concentrarsi su noi stessi e gestire separatamente i problemi che ci affliggevano. Invece, la scelta è stata fare progetti insieme, coltivando la speranza e soprattutto utilizzando tutte le strategie didattiche, tecnologiche e relazionali per tenere alta l’attenzione sul nostro ruolo di cittadini e cittadine responsabili. L’introduzione nel 2019 dell’insegnamento dell’educazione civica ha consacrato il lavoro della Wsa rendendolo parte integrante del curricolo scolastico e aprendo nuove opportunità. Ci troviamo oggi ad annunciare un nuovo inizio nella continuità. Sostenibilità e pace restano le mete da raggiungere, ma anche i processi dentro i quali stare in una logica di costruzione partecipata, inclusiva e aperta al futuro.

Unite ma ben radicato sui territori, è passata una generazione di ragazzi di Padova e Trento che con la loro curiosità e intelligenza si interrogano e ci interrogano sul perché siano ancora attuali le parole della prima introduzione, e tacitamente ci chiedono: Ma non avete imparato niente? Il nostro modo di rispondere è continuare ad impegnarci. Insieme a docenti, dirigenti, Università e alle tante persone e realtà del Terzo settore, alle aziende che ci seguono. Le decisioni prese da questa “generazione della Wsa”, cittadini di oggi con nelle mani il futuro, siano più lungimiranti e sostenibili di quelle della generazione che li ha preceduti.

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