VII
Dialogo con le scuole
Un miliardo di opportunità
INSERTO al n. 10 10 marzo 2013
Vi sono un miliardo di analfabeti nel mondo. I due terzi sono donne, ragazze, bambine. Inoltre vi sono un miliardo di persone che vivono con meno di due dollari al giorno in parte sovrapponibili agli analfabeti. I tre quinti sono donne che spesso, troppo spesso, subiscono violenza. Ma ecco la buona notizia, finalmente! Vi sono un miliardo di studentesse, ragazze e giovani che si sono unite per il Vday - “One billion rising”– Un miliardo contro la violenza su donne e bambine. Una violenza fisica e “di opportunità”, per dirla con l’economista Amartya Sen. Si tratta di un flash mob che ha abbracciato non solo il mondo intero ma anche tutto il Trentino con manifestazioni da Trento a Rovereto, da Dro a Riva del Garda passando per Arco. Anche Pergine è stata invasa dalle nostre ragazze. L’iniziativa è stata rilanciata davanti a milioni di telespettatori da Luciana Littizzetto in occasione del Festival di Sanremo. Sì, perché la povertà – anche di pensiero – porta a violenza ed è giunto il tempo di dire Basta. Si è
II
Settimanale diocesano di informazione del Trentino
Nel mondo l’eguaglianza di genere è ancora lontana: la totale assenza di diritti delle donne in molti Stati, le diverse opportunità di accesso all’istruzione e al mercato del lavoro, la tratta, la piaga delle spose bambine, le mutilazioni genitali femminili, la scarsa rappresentanza delle donne negli organi politici indicano che molto c’è ancora da fare. Queste pagine, accanto alla denuncia di ciò che ostacola il conseguimento delle pari opportunità tra uomo e donna, raccontano esperienze e azioni che, in Trentino e nel mondo, mostrano che il raggiungimento dell’equità di genere non è solo possibile, ma pure conviene
QUESTO DOSSIER È STATO REALIZZATO GRAZIE AL CONTRIBUTO DI
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vita trentina
XI >>>
Ma che genere di lavoro!
di Lia Beltrami Giovanazzi *
DOSSIER a cura della
V
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Parità, un miraggio
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Una nuova rotta
Donne in Nepal foto Stephan Bachenheimer/ World Bank
>>> II - XII
II
10 marzo 2013
vita trentina
GLI 8 OBIETTIVI 1.
Sradicare la povertà estrema e la fame
2.
Rendere universale l’educazione primaria
3.
Promuovere l’eguaglianza di genere e l’empowerment delle donne
Un miliardo di opportunità
APPROFONDISCI GLI OBIETTIVI DEL MILLENNIO!
4.
Ridurre la mortalità infantile
5.
Migliorare la salute materna
6.
Combattere l’AIDS, la malaria e le altre malattie
7.
Assicurare la sostenibilità ambientale
8.
Sviluppare una partnership globale per lo sviluppo
WWW.UN.ORG/MILLENNIUMGOALS/ WWW.COOPERAZIONEALLOSVILUPPO.ESTERI.IT WWW.WORLDSOCIALAGENDA.ORG
8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio, per dare un equilibrio sostenibile alla libertà, all’economia, allo sviluppo di ciascun paese del mondo
MILLENNIUM GOALS L’ONU HA DELINEATO UNA STRATEGIA FINO AL 2015
Una nuova rotta per l’umanità
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di Miriam Rossi
alba del Terzo Millennio ha attribuito ulteriore solennità alla cinquantesima sessione dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite del settembre 2000, anch’essa ribattezzata, per l’occasione, “del Millennio”. Complice anche la straordinaria partecipazione di tanti leader, che fece del vertice di New York la tribuna politica di più alto profilo che il mondo avesse mai visto, non poteva che scaturirne una Dichiarazione di intenti epocale, allo scopo di ribadire la “fede nell’Organizzazione e nel suo Statuto quali indispensabili fondamenta di un mondo più pacifico, prospero e giusto”. Probabilmente fu l’anno del millennio, con il suo potente simbolismo, unito alla pressante responsabilità nei confronti delle future generazioni di “tutti i popoli del pianeta, specialmente quelli più vulnerabili e, in particolare, verso i bambini del mondo intero, ai quali appartiene il futuro” a indurre i rappresentanti degli allora 189 Stati membri dell’ONU a sottoscrivere un documento di indirizzo della stessa Organizzazione, dandole delle priorità di azione. Estremamente interessante il piano ideale riconosciuto allora nella Dichiarazione. Libertà, uguaglianza, solidarietà, tolleranza, sviluppo sostenibile e responsabilità multilaterale furono considerati dall’Assemblea i valori essenziali della comunità mondiale del Terzo Millennio, che dunque si impegnò a tradurli in azioni politiche concrete entro la data-limite del 2015. Furono delineate 8 linee, ossia gli or-
L’
mai noti 8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio, per dare un equilibrio sostenibile alla libertà, all’economia, allo sviluppo di ciascun paese del mondo. L’ambiziosa nuova rotta per l’umanità allora definita evidenziava la necessità che gli Stati collaborino per estendere i vantaggi dello sviluppo così come della tutela dei diritti umani all’insieme dei loro cittadini. Senza questo sforzo comune, miliardi di persone rimarrebbero in condizioni di povertà estrema, privi delle forme di tutela della loro dignità e probabilmente esposti al rischio di una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali (8° Obiettivo: potenziare le alleanze globali per lo sviluppo). Ancora più evidente è il dovere di preservare le risorse naturali da cui dipende la vita dell’intera popolazione del pianeta (7° Obiettivo: assicurare la sostenibilità
di Lia Beltrami Giovanazzi *
ambientale). A tali impegni si affianca un piano globale volto a combattere la diffusione e a curare gravi malattie infettive, quali l’Hiv/Aids, la tubercolosi e la malaria (6° Obiettivo). La salute, intesa non solo come semplice assenza di malattia ma come benessere dell’individuo in senso ampio, si ottiene proprio attraverso un potenziamento dei sistemi sanitari locali e la creazione di una rete di assistenza e cooperazione globale. Essi si rivolgono soprattutto alle gestanti e ai bambini, nel tentativo di ridurre sostanzialmente le morti delle mamme e dei loro figli nei primi anni di vita (5° Obiettivo: migliorare la salute materna; 4° Obiettivo: ridurre la mortalità infantile). Il patto multilaterale si rivolge anche alla promozione dell’uguaglianza uomo-donna, dando a quest’ultima analoghi diritti e dovere
UN APPELLO AI VALORI GLOBALI DEL XXI SECOLO
La Dichiarazione del Millennio La libertà, intesa come il diritto di ciascun essere umano di vivere la propria esistenza e di crescere i propri figli in condizioni di dignità, libero dalla fame e dal timore della violenza, dall’oppressione e dall’ingiustizia. L’uguaglianza, poiché a nessun individuo e tantomeno a nessuna nazione dovrà essere negata la possibilità di trarre profitto dalla sviluppo. Dovrà essere inoltre garantita la reale parità uomo-donna. La solidarietà, in base alla quale le sfide globali dovranno essere gestite in un modo che i costi e i pesi siano distribuiti secondo equità e giustizia sociale. La tolleranza, il perno dell’intero impianto ideale, a garanzia del rispetto di tutti gli esseri umani pur nelle differenze, specialmente di opinione, cultura, linguaggio, religione e razza. Al fondamentale divieto di discriminazione si affianca la promozione attiva di una cultura di pace e dialogo fra tutte le civilizzazioni. Il rispetto per l’ambiente richiama invece un’effettiva modifica dei modelli di consumo attuali e dello sfruttamento delle risorse naturali in conformità con i precetti dello sviluppo sostenibile e nell’interesse del benessere delle generazioni future. La responsabilità condivisa, a livello multilaterale attraverso l’ONU, nella gestione dell’economia e dello sviluppo sociale mondiale.
nella società globale che si va costruendo. Un ruolo che la donna può ottenere attraverso un pari accesso all’educazione, al mondo lavorativo e alle strutture politiche, senza alcuna preclusione (3° Obiettivo: Promuovere l’eguaglianza di genere e l’empowerment delle donne). Proprio la garanzia di una educazione primaria universale (2° Obiettivo), in particolare per le bambine alle quali spesso è negata alcuna forma di istruzione, costituisce uno dei principali traguardi della Dichiarazione del Millennio che sono stati già raggiunti. Ben più ambizioso l’impegno planetario a dimezzare la percentuale di persone che vivono in condizioni di povertà estrema e che soffrono la fame (1° Obiettivo), indice di una società giunta al suo Terzo Millennio (almeno) ma ancora profondamente malata. L’avvio di tale programma sottende un vero e proprio patto globale tra Paesi del Nord e del Sud del pianeta, uniti nel desiderio di costruire un mondo migliore. Purtroppo, a meno di tre anni dal 2015, la piena realizzazione degli 8 Obiettivi appare ancora lontana, nonostante si segnalino alcuni significativi progressi. Ecco perché si fa ancora più pressante l’esigenza che enti locali, associazioni della società civile e singoli cittadini di Paesi di tutto il mondo esercitino profonde pressioni sui propri governanti, affinché tengano conto degli impegni presi nel Vertice del Millennio. La voce e l’appello di ciascun cittadino è vitale per il raggiungimento degli 8 Obiettivi. l
passati da un omicidio ogni tre giorni registrato nel 2011 ad uno ogni due giorni nel 2012. E nella maggior parte dei casi gli autori di questi delitti sono mariti, ex fidanzati o persone “di famiglia”. Come politici abbiamo il dovere di creare i presupposti culturali, qui ed altrove, affinché ciò non accada più; affinché molte giovani e donne possano avere le nostre stesse opportunità. La nostra azione ci vede impegnati a fianco delle associazioni di cooperazione internazionale nei quattro continenti per concretizzare il “terzo obiettivo del millennio”: la promozione delle pari opportunità tra uomo e donna eliminando le disparità di genere nel campo dell’educazione primaria e secondaria entro il 2015. L’obiettivo mira ad assicurare pieni diritti e dignità alle donne, quale presupposto per garantire molte altre dimensioni dello sviluppo umano globale. Si tratta, in sostanza, di “promuovere l’equità di genere e l’empowerment delle donne” come strada efficace per combattere la povertà, la fame e le malattie e per stimolare uno sviluppo sostenibile. Perseguiamo ovunque il terzo obiettivo raccomandato dalle Nazioni Unite: qui in Trentino e nel mondo. In Medio Oriente, per esempio, con il W8 – mettendo assieme 8 donne di 8 provenienze, religioni e culture diverse che per la prima volta s’incontrano per tessere nuovi percorsi di convivenza e in Afghanistan ove formiamo giovani giornaliste afghane. Rimanendo in Asia promuoviamo microimprese in Bangladesh e in Nepal supportate dal microcredito mentre nelle Filippine abbiamo avviato un corso di formazione all’impresa per sole donne. In Vietnam preveniamo il traffico di donne e bambine mentre in India sosteniamo l’emancipazione femminile. Nei Balcani vi sono diversi progetti contro la violenza domestica mentre in America Latina siamo impegnati in Perù, Colombia, Ecuador e Brasile con il sostegno di cooperative al femminile. Ma l’Africa è donna. E ci vede impegnati per perseguire il terzo obiettivo del millennio in Tanzania, Mozambico, Costa d’Avorio e Uganda. Pari opportunità che vogliamo monitorare anche qui in Trentino grazie alla nuova legge che istituisce un “Osservatorio delle pari opportunità” e crea strumenti nuovi, come il “bilancio di genere”, che sarà un’analisi dei bilanci degli enti pubblici per rendere evidente lo stato dell’arte in tema di pari opportunità e di promozione della donna. Si tratta di un impegno a 360°. Per dirlo con uno slogan: Se non ora, quando? * Assessore alla solidarietà internazionale ed alla convivenza competente per interventi per la realizzazione delle pari opportunità tra uomo e donna
EDITORIALE
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SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO
10 marzo 2013
vita trentina
III
LA STORIA L’EGUAGLIANZA DI GENERE E LE NAZIONI UNITE
Un impegno lungo quanto l’ONU Molto resta da fare: in diversi Stati del mondo la donna è ancora priva di diritti in dalla sua nascita nel 1945, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha sempre dato grande rilevanza al principio della parità fra uomo e donna e alle garanzie atte alla sua effettiva realizzazione. Il riconoscimento dell’eguaglianza dei sessi era ostacolato nei fatti dalla persistenza di una condizione di subordinazione della donna all’uomo e dalla sua scarsa dotazione di diritti. Per questa ragione, l’ONU creò già nel febbraio del 1946 una Commissione sullo status della donna, gemella della più generale Commissione sui diritti umani, investita della compiuta realizzazione dell’eguaglianza di genere. In realtà fu la stessa Commissione della donna a rifiutare la propria subordinazione alla Commissione sui diritti umani, come era previsto nel progetto iniziale, e ad attribuirsi un ruolo di eguale importanza, nell’intento di affermare già con questo atto la
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Paola Severino
(in omaggio a), scienziata e premio Nobel
ex Ministro della Giustizia
«Anche in situazioni drammatiche le donne hanno dimostrato di avere grandi risorse per fronteggiare i problemi della vita. Bisogna dare a queste donne del sud del mondo il massimo di visibilità e di aiuto. Le possibilità offerte dalla tecnologia informatica potranno aiutarle a colmare le gravi mancanze di informazione e di formazione di cui sono state vittime. Il capitale umano è ugualmente distribuito tra uomini e donne, oggi dobbiamo dare a queste le stesse possibilità degli uomini».
Michelle Bachelet ex presidente del Cile e Direttore Esecutivo di UN Women «Credo che le donne siano costruttrici di pace. In molti avvenimenti internazionali ho visto le donne dare il loro contributo in termini di razionalità e pace in diverse situazioni di conflitto. In molti posti del mondo, sfortunatamente, le donne sono cittadine di seconda o terza classe. Il vedere donne al potere, come imprenditrici di successo, leader politici o presidenti di repubbliche dà forza, sostegno e speranza alle donne. La mancata partecipazione politica delle donne è il principale ostacolo alla conquista dei loro diritti».
«I concetti di parità di genere e di pari opportunità costituiscono un corollario necessario del generale principio di uguaglianza, che la nostra Costituzione sancisce e tutela in diverse norme (...). Il fatto che il legislatore costituzionale recentemente (nel 2003) abbia ritenuto necessario intervenire sul punto dimostra come la scarsa presenza femminile nei luoghi della rappresentanza politica e nelle istituzioni sia ancora oggi un problema da risolvere».
Ban Ki-moon Segretario Generale dell’ONU «L’uguaglianza per donne e bambine è anche un imperativo economico e sociale. Finché donne e ragazze non saranno libere da povertà e ingiustizia, tutti i nostri obiettivi – pace, sicurezza, sviluppo sostenibile – saranno in pericolo».
IPSE DIXIT
Rita Levi Montalcini
parità tra i diritti della donna e quelli “dell’uomo”. I principi di eguaglianza e non discriminazione, e i diritti politici della donna furono sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 (rispettivamente agli articoli 1, 2, 21), ribadendo quanto già consacrato nello Statuto dell’Organizzazione. Vi fu poi un susseguirsi di Convenzioni internazionali in materia di diritti di genere che dettarono agli Stati membri uno standard di tutela della donna a cui questi dovevano adeguarsi, dopo aver ratificato la normativa. Fondamentale fu la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne del 1979, che si qualificò come una sorta di raccolta, aggiornamento e ulteriore ampliamento di quanto sino ad allora legiferato in materia, includendo disposizioni sui diritti politici, sulla nazionalità delle donne sposate, sulla liceità del matrimonio (definendo il consenso, l’età minima e la sua
registrazione), sulle misure per la repressione della tratta degli esseri umani e contro lo sfruttamento della prostituzione, e anche sulla discriminazione nel campo dell’insegnamento, sull’eguale remunerazione e sulla discriminazione negli impieghi e nelle professioni. Per la prima volta fu inoltre nominato un Comitato di esperti (la cosiddetta CEDAW, o Commissione per l’Eliminazione della Discriminazione contro le Donne) incaricato di monitorare l’attuazione delle disposizioni e quindi di verificare i progressi compiuti in vista di un’effettiva tutela. A distanza di 4 decenni dall’adozione della Convenzione, tuttavia, molto resta da fare: l’ancora totale assenza di diritti delle donne in diversi Stati del mondo (ad esempio in Arabia Saudita dove alle donne, prive di alcun diritto civile e politico, è vietato addirittura guidare un’auto), un paritario accesso di genere all’istruzione e al mercato del lavoro, la tratta delle donne, la piaga delle spose bambine, le mutilazioni genitali femminili, la generale sottodimensionata rappresentanza delle donne negli organi politici, e molte altre questioni altrettanto gravi che rendono di fatto l’eguaglianza di genere ancora lontana. Miriam Rossi
LA CURIOSITÀ
Diritti dell’uomo o diritti umani? er molto tempo e fino alla metà del XX secolo, la legittimazione della disuguaglianza di genere è passata attraverso un’interpretazione distorta dell’espressione francese “droit de l’homme” (“diritti dell’uomo”), comunemente usata nel linguaggio diplomatico, circoscritta al solo genere maschile. Ciò costituiva un alibi per chi intendeva escludere le donne dalla tutela effettiva dei loro diritti. Per ovviare a una simile palese distorsione, col tempo si è dunque preferito ricorrere alla più esplicita espressione “diritti umani”. La mancanza di un riconoscimento effettivo dei diritti delle donne fu avvertita già nel 1791, quando alla “Convenzione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, proclamata nelle prime settimane della Rivoluzione Francese, fu provocatoriamente affiancata una “Convenzione dei diritti della donna e della cittadina” della scrittrice Olympe de Gouges. Vi si legge, tra l’altro:
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«Uomo, sei capace d’essere giusto? È una donna che ti Illustrazione di Patrick Bernard, pone la domanda; tu non la studente dell’Istituto delle Arti priverai almeno di questo di“G. Soraperra” di Pozza di Fassa ritto. Dimmi? Chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il creatore nella sua saggezza; scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l’esempio di questo tirannico potere. (...) Bizzarro, cieco, gonfio di scienza e degenerato, in questo secolo illuminato e di sagacia, nell’ignoranza più stupida, vuole comandare da despota su un sesso che ha ricevuto tutte le facoltà intellettuali; pretende di godere della rivoluzione, e reclama i suoi diritti all’uguaglianza, per non dire niente di più».
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Leggere, approfondire rice Elena Sisti, Beat goreg e Costa, Le donn oni no il mondo. Intuizi no co l’e e iar mb ca r femminili pe 2011 mia, Altraeconomia, Gioconda Belli, e, Nel paese delle donn Feltrinelli, 2011 la Lano, Donne Paolo Moiola, Ange Storie di protao. per un altro mond in Africa, Asia, goniste femminili erilcani e Caucaso, Am mondo islamico, Ba li Editori, 2008 ite, Gabriel ca Latina, Nazioni Un
Maurizio Ferrera, lavoro Pe Il fattore D. rché il scere cre delle donne farà 2008 l’Italia, Mondadori, Loredana Lipperini, lla Ancora dalla parte de 07 20 i, bambine, Feltrinell La Marina Terragni, nne. Mado lle de rsa scompa altre cose schile e femminile e 07 20 i, or del genere, Mondad tto Luce Irigaray, In tu e, du in re mp se mo sia il mondo i la Da i ld sto Baldini Ca Editore, 2006 tti, Elena Gianini Belo Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, 2002
OBIETTIVI MANCATI, MA ANCHE PROGRESSI
Manca poco al 2015... d oggi l’obiettivo di promuovere la parità di genere e l’autonomia delle donne sembra uno dei più difficili da raggiungere. La causa sta nella sua straordinaria ambizione, proponendosi lo sradicamento di una così antica forma di discriminazione della donna nell’istruzione, nell’ambito occupazionale e nella rappresentatività politica. Tre settori chiavi per lo sviluppo della donna e del tessuto sociale in cui vive. Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP, United Nations Development Programme) è impegnato in prima linea negli sforzi globali per garantire che le donne abbiano una voce reale in tutte le istituzioni di governo, dalla magistratura al servizio civile, così come nel settore privato e nella società civile, in modo che possano partecipare al pari degli uomini in un dialogo pubblico e in processo decisionale e di influenzare le decisioni che determineranno il futuro delle loro famiglie e dei paesi. Si comprende infatti bene che occorre lavorare per integrare l’uguaglianza di genere e il rafforzamento delle possibilità delle donne nella lotta contro la povertà, nella governance democratica, nella prevenzione delle crisi e nella loro
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soluzione, così come nella garanzia di uno sviluppo sostenibile. Tutti gli Obiettivi sono infatti legati l’uno all’altro e il mancato raggiungimento di uno può precluderne altri. La “Carta di Genere” 2012, che esamina la situazione femminile globale in base agli indicatori definiti per il monitoraggio del Terzo Obiettivo del Millennio dell’ONU, mostra che sebbene ci siano stati dei notevoli progressi, molto rimane ancora da fare. Persistono infatti forti disuguaglianze basate sul sesso, sul censo, sull’etnia, sulla collocazione geografica e su diversi altri fattori. Peraltro si rileva inoltre un ampliamento del divario tra i Paesi virtuosi e quelli in cui le discriminazioni di genere sono più evidenti. Lo status delle donne in ambito educativo è migliorato decisamente negli ultimi decenni, con le regioni in via di sviluppo che nel loro insieme si avvicinano alla parità di genere. I migliori risultati nell’accesso all’istruzione primaria delle bambine sono stati raggiunti dall’Asia occidentale (da 87% nel 1999 a 97% nel 2010) e dall’Africa sub-sahariana (da 72 a 96%).
Più della metà dei Paesi a basso reddito (71 su 131) nel 2010 hanno raggiunto la parità di genere nell’accesso all’istruzione primaria. Diversa è la situazione per la scuola secondaria, specie in Africa sub-sahariana dove solo l’82% delle ragazze riesce a iscriversi, a differenza dell’America Latina e dei Caraibi dove il rapporto è di 108 ragazze su 100 ragazzi. Nell’accesso all’istruzione secondaria, i migliori risultati sono stati raggiunti dalle regioni dell’Asia occidentale e meridionale passate rispettivamente da 74% e 75% a 91% nel 2010. In materia di istruzione terziaria, il 98% delle ragazze di America Latina e Caraibi, SudEst asiatico, Caucaso e Asia centrale, Asia orientale e Africa settentrionale ha potuto iscriversi all’Università. Restano insoddisfacenti invece i casi dell’Africa sub-sahariana (63%), dell’Asia meridionale (76%) e dell’Asia occidentale (89%). Secondo l’UNDP, ai tassi di avanzamento correnti l’uguaglianza di genere nell’istruzione non sarà ottenuta fino al 2025, ossia 20 anni dopo la data limite fissata dalla Dichiarazione del Millennio. Anche in ambito lavorativo persiste
Studentesse yemenite alla Kardi School di Sana’a foto Bill Lyons/ World Bank
un’ampia disparità nell’ occupazione femminile nei Paesi a basso reddito. Nonostante l’impiego delle donne salariate nel settore non agricolo sia cresciuto dal 35 al 40% tra il 1990 e il 2010, l’accesso femminile al mercato del lavoro avviene su basi ineguali rispetto ai colleghi maschi, anche a seguito di un ottimo percorso educativo e dell’acquisizione di competenze specifiche nel settore. A livello mondiale, il 75% delle donne è impiegato in lavori scarsamente remunerati, meno produttivi e di piccola scala nei settori alimentare, dell’abbigliamento e dei servizi. Solo il 25% delle donne occupa ruoli dirigenziali e con retribuzioni generalmente del 23% inferiori a quelle degli uomini che coprono medesime posizioni (dati 2008/2009). Una situazione che purtroppo non appare così dissimile fra Paesi ricchi e poveri, specie per quanto concerne la concentrazione della proprietà di beni in mano maschile. Migliorano i livelli di rappresentazione femminile in Parlamento. Attualmente circa il 20% dei parlamentari al mondo sono donne: si tratta di un evidente incremento dal 1995, quando appena l’11% dei parlamentari in tutto il mondo erano donne. Si registra dunque un progressivo,
seppur lento, passaggio verso una più equa e giusta rappresentazione. In base ai dati registrati negli ultimi 15 anni, ce ne vorranno circa 40 per raggiungere quote paritarie di rappresentanza. L’organo istituito dalla Convenzione contro l’eliminazione di ogni forma di discriminazione verso le donne dell’ONU (CEDAW) da tempo ha promosso l’introduzione di quote rosa, quali misure speciali (e temporanee) per incrementare la rappresentanza delle donne nelle assemblee nazionali, favorendo peraltro un adeguamento culturale delle società in tal senso. Sono stati diversi gli Stati da poco fuoriusciti da un conflitto ad aver introdotto quote di rappresentanza femminile, con risultati impressionanti specie nell’Africa sub-sahariana. Lo straordinario piano di abbattimento della discriminazione di genere e di concessione di pari opportunità delineato nel III Obiettivo del Millennio dell’ONU difficilmente sarà raggiunto entro il 2015. Il progressivo e inesorabile movimento di trasformazione è però in atto. Fortunatamente. l
DOSSIER A CURA DI Miriam Rossi e Jacopo Tomasi
SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO
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vita trentina
IL TERZO OBIETTIVO DEL MILLENNIO
La parità è ancora un miraggio effettiva parità uomo- donna è ancora un miraggio. La trasposizione della diversità dei sessi in disuguaglianza di genere, ossia nel ruolo che viene assegnato all’interno della società, a sfavore della donna, costituisce un elemento di mancato sviluppo di un Paese oltre che una evidente discriminazione. Spesso sono tradizioni culturali, esplicite o celate in leggi, innestate in un tessuto sociale estremamente povero, a creare il maggior ostacolo al raggiungimento dell’uguaglianza. La convinzione che le ragazze debbano lavorare piuttosto che studiare e che una donna non possa acquisire alcun diritto alla proprietà, per esempio, sono profondamente radicate in molte culture e legislazioni. Una situazione che non riguarda solo i Paesi più arretrati. Tutti gli studi condotti finora tendono anzi a dimostrare come a un innalzamento del reddito non corrisponda un altrettanto elevato livello di uguaglianza e come anche nei Paesi più ricchi e industrializzati il problema della violenza sulle donne e della loro disparità di trattamento sia ancora lontano dall’essere risolto. Ad esempio in Italia, nel 2012, una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, è stata oggetto, nell’arco della propria vita, dell’aggressività di un uomo; il tasso di occupazione delle donne senza figli tra i 25 e i 54 anni
L’
Fonte dati dal Rapporto annuale sullo stato di avanzamento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio del 2012 pubblicato dalle Nazioni Unite immagine World Atlas of Gender Equality in Education, Unesco, 2012
Parlamenti al femminile
risulta pari al 63,9% (la media dell’Unione Europea è del 75,8%); solo il 21,6% dei seggi parlamentari è occupato da donne. Violenze, ingiustizie e discriminazioni nell’accesso all’istruzione, al lavoro e alla vita politica sono dunque profondamente radicate nei sistemi socio-territoriali dei vari Paesi del mondo. È proprio partendo da questa riflessione che la Dichiarazione del Millennio inserisce tra gli otto obiettivi che mirano a raggiungere lo sviluppo globale anche l’eliminazione della disparità tra i due sessi (Terzo Obiettivo). Si è osservato infatti come le donne siano anche le protagoniste dei programmi di riduzione della povertà e rinascita economica di uno Stato. Se la promozione delle pari opportunità e della maggiore influenza per le donne in tutti i diversi aspetti costitui-
LE DONNE E IL “POTERE”
IL PRIMATO DEL RWANDA
Un impegno alla promozione dell’eguaglianza di genere e dell’empowerment delle donne
sce l’obiettivo fondamentale, l’unica meta esplicitata dall’ONU è però l’eliminazione delle disuguaglianze di genere nell’accesso all’istruzione, e in particolare nelle scuole elementari e secondarie. Come aveva rilevato l’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, “non c’è alcuno strumento per lo sviluppo più efficace che l’educazione delle ragazze”. Per abbattere ingiuste gerarchie sociali, è però necessario affiancare a questa, un identico accesso delle donne a risorse come la salute, la terra, il credito e le tecnologie. L’ONU ha dunque scelto quali indicatori per rilevare la maturazione della parità di genere e il rafforzamento del potere delle donne, oltre al rapporto numerico tra le studentesse e gli studenti iscritti alla scuola primaria, secondaria e terziaria (università), e al raffronto tra le ragazze e i ragazzi alfabetizzati tra i 15 e i 24 anni, la quota di donne salariate nel settore non agricolo e la proporzione di seggi detenuti dalle donne nel parlamento nazionale. La convinzione che la prospettiva di genere debba riflettersi in ogni strategia di sviluppo si fonda su una chiara evidenza del suo ruolo chiave nel ridurre la povertà, generare attività economica e migliorare la qualità della salute e della produttività del nucleo familiare. l
Scuola nella Repubblica del Kyrgystan foto Nick van Praag/ World Bank
L’avvocata dott. Aseel Al Awadhi, eletta nel Parlamento del Kuwait nel 2009 foto di Kuwait-Ra’ed Qutena
le donne e lo sviluppo L’ISTRUZIONE CONTA
al 2008 il Rwanda detiene il primato di rappresentanza femminile in Parlamento. Il piccolo Stato dell’Africa centrale, dopo il terribile genocidio del 1994 costato la vita ad almeno 800.000 persone (per la maggioranza uomini), ha fortemente inclinato il suo profilo demografico a favore delle donne. Nel novembre 2011, il 56,3% del parlamento ruandese era donna. È interessante notare che, secondo i dati dell’Unione Interparlamentare (IPU), attualmente fra i dieci parlamenti col maggior numero di donne parlamentari, solo sei sono nei Paesi sviluppati (Andorra, Belgio, Svezia, Islanda, Finlandia e Norvegia). Forse ancora più sorprendente che un numero significativo di Paesi africani compaia tra i primi 20 Stati: a parte il Rwanda, Sud Africa, Angola, Mozambico, Seychelles, Tanzania e Uganda.
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ä Quasi 2/3 dei 792 milioni di analfabeti al mondo sono donne. ä Le donne sono pagate meno al lavoro e hanno un accesso limitato ai ruoli dirigenziali e di potere. ä Nel 2010, 9 dei 151 capi di Stato e 11 dei 192 capi di governo erano donne. ä I salari, il reddito agricolo e la produttività - tutti fattori critici per la riduzione della povertà - sono più alti nei casi in cui le donne coinvolte nell’agricoltura ricevono una migliore istruzione. ä In Kenya, se alle coltivatrici è dato lo stesso livello di istruzione dei colleghi maschi, i loro rendimenti di mais e fagioli sono più alti del 22%.
ä L’istruzione gioca un importate ruolo nel far as-
sumere alla donna una maggior controllo sui figli che sceglie di avere. Ad esempio, in Mali, le donne con un livello di istruzione secondaria o superiore hanno in media 3 figli, mentre quelle che non hanno alcun livello di istruzione hanno in media 7 figli. ä In America Latina i bambini che hanno madri con un livello di istruzione secondaria proseguono il percorso scolastico per 2 o 3 anni in più rispetto ai figli che hanno madri meno istruite. Fonte UNESCO. Education counts. Towards the Millennium Development Goals - 2010
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00 marzo 10 mese 2008 2013
vita trentina
LA GUIDA ALPINA VERONIKA SCHROTT, DONNA TRA LE MONTAGNE In cima alle montagne non c’è differenza di genere. Ci arriva chi ce la fa, puntando sulle proprie capacità. Sulla propria testa, sulle proprie braccia e sulle proprie gambe. Veronika Schrott, di Ortisei, le montagne le ha nel cuore da diverso tempo e, all’età di 35 anni, sta per diventare a tutti gli effetti guida alpina, tra le primissime donne del Trentino-Alto Adige. Ha già passato da tempo le dure selezioni (arrampicata, ghiaccio e sci) per frequentare i corsi e sostenere i relativi esami. Ora è “aspirante guida alpina”, da un anno e mezzo porta in montagna moltissimi appassionati e a breve diventerà a tutti gli effetti una guida alpina “in rosa”. Veronika, cosa faceva prima di dedicarsi a tempo pieno alla montagna? Lavoravo in ufficio, nell’amministrazione dell’Aiut Alpin Dolomites. Poi è nata questa grande passione per le cime della nostra regione. Come? È stato quasi un caso. A vent’anni ho fatto qualche uscita in palestra con alcuni amici per arrampicare e ho capito subito che mi piaceva. Così, ho iniziato ad andare in montagna, amici più bravi mi hanno portato su alcune vie, ma poi ho iniziato io a portare in giro altri amici. È stato amore a prima vista. Da donna è stato più difficile il suo percorso? Non saprei dire. Certo, ho avuto delle difficoltà nel competere con gli uomini in alcune circostanze. Ad esempio, è più complicato per me portare sulle spalle uno zaino pesante rispetto a un mio collega di quasi 2 metri.
Si è mai sentita discriminata in montagna? No, mai. I colleghi sono sempre stati molto gentili e rispettosi nei miei confronti. Quando ha deciso di diventare guida alpina? (ride) Due settimane prima di iscrivermi alle selezioni! Un amico mi ha detto: provaci. E allora ho mandato il curriculum con le vie che avevo fatto. L’hanno accettato e ho sostenuto le prove e il corso. Come mai ha scelto di intraprendere questa strada inusuale per una donna? Diciamo che è il sogno di tutti gli alpinisti e gli arrampicatori. In questo modo fai della tua passione una professione, puoi stare tutti i giorni in montagna, una cosa che desideri da sempre. Pensavo che non si sarebbe mai realizzata, proprio perché sono donna, e invece sono riuscita a passare le selezioni, il corso, gli esami... Quale dote le ha permesso di superare queste difficoltà? Forse il coraggio di buttarmi in un mondo poco frequentato da donne. Il suo può essere un messaggio anche per molti altri ambienti: con forza di volontà le donne possono fare cose che sembravano riservate solo agli uomini. Non crede? Certo. Tante cose al giorno d’oggi sembrano riservate solo agli uomini, ma molte di queste possono essere tranquillamente fatte dalle donne. Dobbiamo conquistarci questi spazi, è importante per la parità. Quali caratteristiche deve avere una brava guida alpina? Mantenere sempre la calma, indispensabile in montagna, e avere grande esperienza per guidare gente inesperta. Qual è il suo sogno per il futuro? Diventare una brava guida alpina con tanta esperienza. Fare bene il mio lavoro rendendo i clienti soddisfatti. Qual è la via più bella che ha fatto in questi anni? Ne ho fatte tante, non saprei sceglierne una. Ognuna ha qualcosa di speciale. Il bello della montagna è proprio questo: non ci sono due vie uguali, c’è sempre qualcosa di diverso pronto a stupirti e ad affascinarti.
ALICE NEL PAESE DEL PALLONE Fin da piccola Alice Parisi, classe 1990 di Marazzone, piccolo paese nel Bleggio, ha sognato di diventare una calciatrice. “Ho giocato un anno a pallavolo”, racconta “ma non mi piaceva e quindi ho iniziato subito a giocare a calcio”. Unica ragazza tra compagni maschi, sia nelle giovanili del Comano che in quelle del Calcio Bleggio. “Mi divertivo spiega Alice - e non mi sono mai trovata a disagio. Sono sempre stata inclusa e rispettata per la mia passione per il calcio”. InsomAlice Parisi, classe 1990, ma, nello sport più “maschile” che c’è (dopo fa la calciatrice, gioca in Serie il rugby e la boxe...) c’è spazio anche per le A e nella Nazionale italiana ragazze. Bisogna avere passione, carattere e qualità. Doti che non mancano alla giovane trentina, che dopo aver giocato in una squadra femminile di Trento è stata ingaggiata dal Bardolino, la squadra più forte del campionato italiano. “A quel punto giocare a calcio è diventato quasi un lavoro, ma io continuo a farlo principalmente per passione”, confida. La passione l’ha portata a esordire anche con la Nazionale maggiore, in Cina, nel 2007. “Un’emozione, un onore, un orgoglio”, afferma. Adesso, dopo aver vinto tutto col Bardolino, si è spostata al Tavagnacco, formazione friulana di Serie A. “Il progetto è ambizioso e se dovessi vincere qualcosa qui lo sentirei ancora più mio”, dice sicura. E intanto studia infermieristica alla facoltà di Udine, dividendosi tra allenamenti e libri con grinta alla Marchisio, “il giocatore al quale mi ispiro”. La questione “se fossi nata maschio, chissà quanto avrei guadagnato!” però non la sfiora. “Ci sarebbe stata più concorrenza”, taglia corto mirando ai prossimi obiettivi, da raggiungere magari con la maglia azzurra.
Decifriamo gli stereotipi sessisti uante volte avete sentito l’espressione “Non fare il maschiaccio!” rivolta alle bambine e “Non fare la femminuccia!” per i bambini. Nella società in cui viviamo sembra che non ci sia spazio per una bambina che agisce come “Rambo” o per il bambino estremamente sensibile.
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L’uomo non piange, non deve mai chiedere, mantiene la famiglia. La donna non fa carriera, si occupa dei figli e dei lavori domestici... In maniera quasi inconsapevole gli adulti trasmettono ai futuri grandi di domani alcuni stereotipi e regole di comportamento differenti per maschi e femmine. Ad esempio gli uomini non piangono, non devono mai chiedere, guadagnano di più, mantengono la famiglia, non hanno il gusto per l’abbigliamento. Le donne invece non fanno carriera, si devono occupare dei figli e dei lavori domestici, se si arrabbiano sono isteriche, non sanno guidare l’auto né sanno usare il computer. Guai al bambino che volesse giocare con una bambola e, vi-
ceversa, la bambina che ambisse a diventare una calciatrice! È anche attraverso le immagini degli albi illustrati che viene trasmessa ai bambini una visione sessista della famiglia e della società. I libri per l’infanzia dicono con insistenza che la funzione delle donne è occuparsi del lavoro domestico e dei bambini e quella degli uomini guadagnare denaro. Che gli uomini sono responsabili, creativi, eroici, leali, capaci di amicizia disinteressata e che, con l’eccezione della madre, fonte di attenzioni, consolazione e soprattutto di servizi, e della bella principessa che sposa il principe, le donne sono meno intelligenti e istruite degli uomini e sovente sono frivole, approfittatrici, spendaccione e malevole. Queste immagini stereotipate sono mutilanti per le bambine, ma immiseriscono anche i maschietti. I ruoli rigidi imprigionano e modificano la personalità. Fonte “Quante donne puoi diventare?”, volumetto promosso dal Comune di Torino
LA GUIDA
LA CALCIATRICE
SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO
00 marzo 10 mese 2008 2013
vita trentina
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TESTIMONIANZE TRE STORIE DI DONNE CHE HANNO ROTTO GLI SCHEMI
Controllo sull’avanzamento dei lavori nella costruzione di una diga in Sri Lanka foto Lakshman Nadaraja/World Bank
Ma che genere di lavoro!
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di Jacopo Tomasi
a parità di genere è possibile se viene riconosciuta all’interno della famiglia, ma soprattutto nella sfera pubblica, sul lavoro e in politica. Ecco quindi tre storie di donne che raccontano le loro esperienze di parità. Una donna immigrata che è diventata assessore in un piccolo comune trentino. Una giovane mamma che lavora come operaio edile in un’azienda composta esclusivamente da uomini. Un’ex architetto che è diventata, grazie a passione e determinazione, viticoltrice di successo, esportando il vino prodotto nei suo vigneti di Termeno in tutto il mondo.
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Dolores Monreal
Alessandra Flessati
Elena Walch
“ALL’INIZIO NON È STATO SEMPLICE” Dolores Del Carmen Monreal ha 41 anni ed è originaria del nord del Messico. È arrivata in Trentino per amore di Francesco Filippi, corista della Sosat conosciuto durante un “tour” nelle missioni di padre Kino nell’America centrale. La sua è una storia che esprime con forza la ricerca della parità, non solo di genere. Dolores, infatti, ha dovuto affrontare prima di tutto la sfida dell’integrazione da donna straniera immigrata in Trentino alla fine degli anni Novanta. “All’inizio non è stato semplice confessa - perché mi sono scontrata con un po’ di pregiudizi, ma non mi sono persa d’animo. Mi sono sempre ricordata la frase che disse mia madre a me e alle mie sorelle, quando eravamo piccole e morì nostro padre: ‘Dovete sempre essere preparate perché la vita è dura’”. Per questo, nonostante avesse già una laurea ottenuta in Messico, Dolores a Trento si è iscritta alla facoltà di Economia per migliorare la sua formazione. Poi, sono nate le figlie - Valeria e Chiara Sofia, che oggi hanno 13 e 8 anni - ed è iniziata la vita di comunità, nel paese di San Michele all’Adige. “Sono entrata così tanto nelle attività della zona che, prima delle elezioni del 2010, mi hanno chiesto se volevo candidarmi nella lista unica a Faedo. È stata una bella sorpresa e ho accettato volentieri. Ancora più sorprendente è stato essere la donna più votata in lista. Mi sono dovuta scontrare anche qui con il pregiudizio che esiste contro una donna, per di più straniera, in politica, ma adesso va decisamente meglio. Questo impegno mi piace tantissimo ed è una bella sfida che una donna può essere capace di affrontare certe situazioni”. Da qualche mese Dolores è anche diventata assessore alla sanità, istruzione e informatizzazione del Comune di Faedo e il suo impegno verso la parità di genere lo si vede anche nella serata organizzata il 7 marzo dal titolo “Raccontarsi per crescere” che precede la mostra “Espressioni di donna”, che vedrà esposte a Faedo opere d’arte realizzate da donne. “PORTO UNA SENSIBILITÀ DIVERSA SUL LAVORO” Alessandra Flessati, 32 anni della Val di Sole, fa un lavoro che non è propriamente associato al mondo
Una donna immigrata che è diventata assessore, una giovane mamma che lavora come operaio edile, un’ex architetto che produce vini di successo A destra, la famiglia Filippi Monreal. Sotto Alessandra Flessati al lavoro in cantiere e in basso Elena Walch che con la sua azienda produce 500.000 bottiglie l’anno a fare carriera in un mondo prettamente maschile, come quello del vino. Laureata in architettura a Venezia, dopo aver aperto un suo studio a Bolzano, nel 1985 ha sposato Werner Walch, discendente di una delle più antiche dinastie del vino di Termeno. “Avevamo delle tenute meravigliose e mi sono detta: perché non facciamo qualcosa di particolare, puntando sulla qualità assoluta? Così mi sono buttata in questa nuova avventura, in un periodo nel quale la gente stava riscoprendo il vino come prodotto naturale legato al territorio”. Certo, passare dall’architettura alla viticoltura non dev’essere stato un passaggio semplice. “A dire il vero confessa Elena Walch - non è stato così traumatico. Mi muovevo in un mondo prettamente maschile, ma non mi spaventava perché arrivavo comunque da un ambito nel quale le donne avevano un ruolo marginale. E poi mi dicevo: le donne amano un prodotto come il vino, perché non possono affacciarsi a questo mondo come produttrici? A distanza di quasi trent’anni - afferma - rifarei la scelta che ho fatto perché questo è un mondo femminile: l’operaio edile. “Dopo la maturità artistica, diverse stagioni negli alberghi come segretaria e un anno all’estero in un villaggio turistico, sei anni fa ho deciso di cambiare drasticamente lavoro e sono entrata a far parte della ditta di mio padre che si occupa di pitture edili, tinteggiatura di interni, decorazioni, manutenzione del legno”, spiega. Un cambiamento radicale che comunque Alessandra rifarebbe. “Il lavoro è abbastanza pesante fisicamente, ma io faccio quel che riesco a fare, anche se ce la metto sempre tutta per dare il mio contributo. Ad esempio, monto anche le impalcature, ma solamente ai piani più bassi. In alto si arrangiano gli uomini”, sorride. In questi sei anni non si è mai sentita discriminata come donna in cantiere. “A volte mi butto un po’ giù perché temo di non saper fare certe cose confida - ma penso sempre che, da donna, posso portare una sensibilità diversa sul lavoro. Curare dettagli, avere un occhio più attento all’estetica, tenere più ordinato e pulito mentre si lavora”. Da qualche mese Alessandra è anche diventata mamma del piccolo Francesco. “Ora infatti sono in maternità - spiega - ma ho lavorato
finché mi è stato possibile. Sarà una bella sfida conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia, ma sono sicura che ce la faremo, grazie ai servizi che ci sono al giorno d’oggi e al prezioso contributo dei nonni”. “RIFAREI LA SCELTA CHE HO FATTO” Elena Walch è tra i simboli delle donne che, con coraggio e passione, riescono
romantico, pieno di passione e creatività”. E i numeri danno ragione alla viticoltrice altoatesina: l’azienda Elena Walch produce 500.000 bottiglie l’anno, la metà delle quali vengono esportate (e apprezzate) in tutto il mondo, dalla Germania a Singapore, dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Cina alle Mauritius. l
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10 marzo 2013
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Illustrazione di Anna Sensato del Liceo delle Arti “G. Soraperra” di Pozza di Fassa
portunità tra donne e uomini. “La Provincia – recita l’articolo 1 - promuove la parità di trattamento e opportunità tra donne e uomini, riconoscendo che ogni discriminazione basata sull’appartenenza di sesso rappresenta una violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in tutte le sfere della società”. Il riferimento è ai principi della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW), firmata a New York il 18 dicembre 1979, ratificata dall’Italia con la legge 14 marzo 1985, n. 132. La legge provinciale indica una serie di misure e azioni per la promozione della cultura di genere e l’equilibrio tra i generi.
Tre donne per la tutela di genere COMMISSIONE PER LE PARI OPPORTUNITÀ DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Da 20 anni la promozione della cultura delle pari opportunità in Trentino è affidata alla Commissione Provinciale per le Pari Opportunità tra uomo e donna, istituita in base alla Legge Provinciale n. 41 del 1993. Composta da 12 donne appartenenti ad associazioni e movimenti femminili, con l’ausilio di 3 membri del Consiglio provinciale, la Commissione è impegnata concretamente su molti fronti che spaziano dalla formazione, agli interventi relativi alla vita personale nei suoi molteplici aspetti, alla vita lavorativa, alla vita politica e sociale. Presieduto da Simonetta Fedrizzi, l’organo gestisce un concorso per le scuole sul tema “Uguali ma diversi: uno spot per le Pari Opportunità”, incontri sul territorio per favorire la partecipazione attiva delle donne alla vita politica e, inoltre, la diffusione della ricerca “La tutela della maternità. Differenze di trattamento tra le donne lavoratrici”. CONSIGLIO DELLE DONNE DEL COMUNE DI TRENTO Luciana Grillo Laino è la presidentessa del Consiglio delle Donne del Comune di Trento, composto da consigliere circoscrizionali e comunali, assessori e rappresentanti delle associazioni femminili, il Consiglio mira a coordinarsi con le altre istituzioni ed enti presenti e operanti sul territorio per valorizzare la presenza, la cultura e le attività delle donne nella società e nelle istituzioni, per sostenere le pari opportunità nel lavoro, e per promuovere interventi contro tutte le forme di esclusione e violenza verso le donne.
SAPERE DI PIÙ’
Per una cultura delle pari opportunità a recente Legge Provinciale n. 13 del 18 giugno 2012 promuove la parità Ldi trattamento e la cultura delle pari op-
CONSIGLIERA DI PARITÀ L’avv. Eleonora Stenico è la Consigliera di Parità di Trento. Tale figura svolge funzioni di promozione e controllo sull’attuazione dei principi di uguaglianza di opportunità e non discriminazione tra uomo e donna nel mondo del lavoro. È garante del rispetto delle legislazioni di parità a livello nazionale, regionale e provinciale, promuove azioni positive a favore dell’inserimento e della permanenza delle donne nel mondo del lavoro e ha la possibilità di agire in giudizio contro qualsiasi discriminazione, diretta o indiretta, individuale o collettiva. Fonte www.pariopportunità.provincia.tn.it
PAOLO MORANDO DAL 2005 OGNI ANNO PRENDE UN MESE DI CONGEDO PARENTALE
Se papà sta a casa con i figli le associazioni
Giornalista, sposato, tre figli, dal 2005 ogni anno prende almeno un mese di congedo parentale per stare con Matteo, Anna e Federico, permettendo alla moglie Carla di lavorare regolarmente
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l congedo parentale è uno strumento ancora poco utilizzato dai padri. È quasi sempre la madre, infatti, a stare a casa dal lavoro per accudire i figli dopo la maternità. Ci sono però anche dei papà che decidono di usufruire del congedo, stando a casa coi figli per alcuni mesi e favorendo così anche il rientro della moglie sul posto di lavoro. È il caso di Paolo Morando, 45 anni, giornalista del quotidiano “Trentino”, con esperienze anche a “il Mattino” di Bolzano, “la Cronaca” di Verona e “l’Adige”. Sposato dal 2003 con Carla Strumendo, direttore al Dipartimento della Conoscenza in Provincia, ha tre figli: Matteo nato nel 2004, Anna nel 2007 e Federico, il più piccolo, venuto al mondo il 5 gennaio 2013. “Quando è nato Matteo - racconta Morando - ho subito condiviso con mia moglie l’idea di usufruire anch’io del congedo parentale, un po’ perché lei aveva piacere di tornare presto a lavorare, un po’ perché desideravo stare con mio figlio nei primi mesi di vita. Così - prosegue - nel 2005 sono stato a casa tre mesi con Matteo. Nel frattempo è nata Anna, nel 2007, e ogni anno prendo un mese, d’estate, per stare assieme a loro”. D’altra parte, se entrambi i genitori lavorano, è quasi necessario fare così. Più che necessario, credo sia opportuno. C’è una legge che permette a entrambi i genitori di stare a casa 10 mesi nell’arco dei primi 8 anni del figlio. Diventano 11, con l’undicesimo utilizzabile dal padre, se almeno tre mesi li fa il papà. Noi abbiamo deciso di sfruttarli tutti,
La rappresentazione delle associazioni femminili del Trentino
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permettersi di rinunciare ad un mese di stipendio l’anno... È per questo motivo che pochi padri lo fanno? No, francamente non credo sia solo per questo. La questione economica è un grosso ostacolo, ma la situazione è più complessa. Tra i miei conoscenti maschi quasi nessuno ha usufruito del congedo parentale e c’è anche chi potrebbe permetterselo... Inoltre, quando spiego questa scelta sono tutti molto sorpresi e stupiti e il fatto che, negli anni, abbia continuato a usufruire sempre di un mese l’anno per stare a casa coi figli risulta
che come giornalisti scriviamo spesso dell’importanza della parità di genere e ci scandalizziamo del fatto che ci siano ancora disparità evidenti. Anche per dividendoceli anno dopo anno, perché questo mi sono detto: perché non crediamo sia corretto che ci sia assoluta iniziamo a dare un segnale noi che diamo collaborazione fra le due componenti voce a questa indignazione? della coppia. Non è giusto far cadere Per una famiglia come la vostra, con tre tutto il peso della cura dei figli piccoli figli, i problemi arrivano l’estate solo sulle spalle della madre, che per quando chiudono le scuole. È così? farlo magari deve mettere in secondo Sì, spesso bisogna fare i salti per gestire i piano il proprio lavoro. Dove c’è scritto figli in quei mesi: non è un caso che io che debba farlo lei? Nulla vieta che i 10 utilizzi quasi sempre il congedo ad mesi di congedo li prenda tutti la madre, agosto. Per fortuna ci sono anche attività ma secondo me è sbagliato. La coppia è estive organizzate da associazioni. composta da due parti Ovviamente a paritarie ed è giusto pagamento. Resta il che ognuno faccia la “La nostra legislazione non agevola la parità fatto, comunque, che sua parte. in quei mesi bisogna di genere. Un cambiamento sarà possibile Questa scelta essere “attrezzati” per comporta anche dei stare con i figli. solo grazie alle azioni dei singoli cittadini” sacrifici a livello È più difficile fare il economico? padre oppure il Sì, è innegabile che li giornalista? sempre sorprendente. comporti. L’attuale legislazione prevede Il padre, di gran lunga. Sarà che il Sul posto di lavoro il fatto di godere di che il congedo parentale sia pagato al giornalista lo faccio da più tempo e sono questo diritto può creare qualche 30% se viene utilizzato nei primi tre anni ormai rodato, ma da padre ho vissuto problema? di vita del figlio, fino ad un massimo di 6 situazioni decisamente più complicate. Probabilmente non aiuta a far carriera. mesi, dopodiché non si percepisce lo Però è anche più bello, dà enormi Quando ho iniziato a usufruire di questi stipendio. È quindi evidente che la legge soddisfazioni. Del mio lavoro resta congedi ero vicecaporedattore e lo sono non è il top, altri Paesi d’Europa sono qualche articolo sul giornale che al rimasto. Qualcuno può vederla come una massimo finirà in qualche biblioteca per i certamente più avanzati, e specie di cosa non proprio positiva, ma c’è da dire questi tempi non tutti possono posteri, dei figli resta invece ben altro. La famiglia Morando
u “Teuta”, Associazione Culturale Donne Albanesi in Trentino u ADMI, Associazione Donne Musulmane d’Italia u ArciLesbica, L’Altra Venere Trentino Alto-Adige u Associazione di Volontariato “Donne immigrate AGORÀ” u Casa Tridentina della Giovane – ACISJF u Centro Italiano Femminile u Coordinamento Donne u Donne in Campo u Donne in Cooperazione u FIDAPA, Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari u Fondazione Famiglia Materna u Gruppo Donne Rendena u Gruppo Raab, volontari di strada u La Voce delle Donne u MAFALDA, Associazione Donne Trento u MO.I.CA., Movimento Italiano Casalinghe u Osservatorio Cara Città u Progetto A.D.ELE., Associazione Donne Elettrici u Punto d’Approdo u Sillabaria, Scrittura di Donne u Società Italiana delle Letterate u Tagesmutter del Trentino “Il sorriso” Fonte Comitato Pari Opportunità della Provincia Autonoma di Trento
Si parla spesso di parità di genere e delle difficoltà che si riscontrano per ottenerla. In base alla sua esperienza che idea s’è fatto in merito? Penso che la nostra legislazione attuale non agevoli del tutto la parità di genere, ma credo anche che non la si raggiungerà mai per legge. È una questione culturale e un cambiamento sarà possibile solo grazie alle azioni dei singoli cittadini. In questo senso, se i mariti-padri mostrano poca disponibilità verso uno strumento come i congedi parentali, dovrebbero essere anche le mogli-madri a convincerli ad utilizzarlo. Solo così si andrà verso una reale parità di genere. l
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n passato, chi voleva emigrare in un altro paese si appoggiava a familiari o amici già emigrati in precedenza. Le reti sociali fra i membri della comunità facilitavano l’immigrazione. Con il passare del tempo, le reti tradizionali di solidarietà sono state integrate sia da una maggiore individualità e autonomia nelle esperienze, sia dall’azione di gruppi criminali, che a livello internazionale operano nella tratta di esseri umani. La presenza di organizzazioni criminali nell’ambito delle migrazioni internazionali è divenuta sempre più consistente tanto da originare un vero e proprio allarme in ambito sociale e in quello politico con il conseguente rafforzamento dei sistemi di controllo dell’immigrazione, unito alla comune tendenza di ridurre i flussi dei richiedenti asilo. Questi accorgimenti hanno reso più difficile per i potenziali migranti entrare e rimanere nei Paesi sviluppati. Per questo motivo, paradossalmente, sempre più spesso i migranti si rivolgono ai gruppi criminali. Le organizzazioni criminali non si limitano a trasferire da un paese all’altro il migrante: esso diviene un ostaggio utile allo sfruttamento nel mercato della prostituzione, del lavoro nero, del lavoro a basso status. Secondo la definizione più accreditata nel Protocollo di Palermo (2000), la “tratta di persone” indica il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l’ospitare o l’accogliere persone, tramite l’impiego (o la minaccia di impiego) della forza o di altre forme di coercizione, di rapimento, frode, inganno, abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità, dando oppure ricevendo - somme di denaro o benefici per ottenere il consenso di un soggetto che ha il controllo su un’altra persona per fini di sfruttamento. Cosa si intende per sfruttamento? Innanzitutto lo sfruttamento della prostituzione o altre forme di sfruttamento sessuale, ma anche sfruttamento del lavoro o di servizi forzati, la riduzione in schiavitù o il subire pratiche analoghe alla servitù. Infine, si intende lo sfruttamento anche riferendosi alla tratta di esseri umani per l’espianto di organi. La tratta di esseri umani è un fenomeno difficilmente stimabile dato il suo carattere di illegalità e di invisibilità. Colpisce soprattutto giovani donne migranti, inserite nel mercato della prostituzione, spesso con i metodi più brutali, subendo violenze fisiche, sessuali e ricatti psicologici costanti. Ma anche bambini e bambine sono introdotti nel mercato del sesso e coloro che hanno la fortuna di sfuggire a questo settore diventano protagonisti di altre attività umilianti e/o illegali: furti e scippi, spaccio di
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La tratta, un fenomeno grave e preoccupante che colpisce soprattutto giovani donne migranti. Ma anche bambini e bambine
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droga, accattonaggio. La riduzione in schiavitù di milioni di persone, ospiti loro malgrado della nostra società del benessere, fa riecheggiare antiche pratiche di schiavismo degli esseri umani. Ma il fenomeno è nuovo e soprattutto in continua evoluzione. È per questo che sempre maggiore è l’esigenza di conoscerlo e contrastarlo. Ed è necessaria una presa di coscienza delle ragioni che continuano a perpetuarlo, quindi un’assunzione di responsabilità da parte dei singoli individui e delle istituzioni, affinché nessuna vittima rimanga invisibile ed indifesa. l Il manifesto della campagna contro la tratta
IL SISTEMA TRENTINO CONTRO LA TRATTA DI ESSERI UMANI
Le risposte del territorio er combattere adeguatamente la tratta di esseri umani è necessario sviluppare un modello di intervento fondato sulla promozione dei diritti umani volto alla cooperazione dei soggetti che sui territori se ne occupano a vario titolo. Per questo è stato sottoscritto nel 2008 nella Provincia Autonoma di Trento un protocollo finalizzato alla formalizzazione di un modello unico di intervento istituendo il Sistema trentino contro la tratta di esseri umani, che coinvolge una serie di soggetti del pubblico e del privato sociale che da anni si occupavano di contrastare il fenomeno del tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale sul territorio. I soggetti che hanno sottoscritto il protocollo e che compongono il Tavolo Trentino contro la tratta di esseri umani (Provincia Autonoma di Trento, Comune di Trento, Comune di Rovereto, Lila, Casa della Giovane, Punto d’Approdo, Centro Italiano femminile, Villa S. Ignazio, Atas, Casa Padre Angelo, e le unità di strada di volontari Altra strada di Trento e Gruppo Raab di Rovereto) si impegnano in particolar modo realizzando azioni per il contrasto dello sfruttamento in ambito sessuale rivolgendosi a persone che si prostituiscono sulle strade del nostro territorio o nei luoghi chiusi. Al fine di rendere più efficace il contrasto alla tratta di esseri umani, il Servizio Europa della Provincia Autonoma di Trento - Ufficio Fondo Sociale Europeo è attualmente impegnato con il Progetto “Oltre Il Confine”, il quale promuove azioni attuate a livello nazionale e transnazionale con la Romania. In particolare sono stati attivati corsi di formazione per operatori sociali del sistema trentino al fine di sviluppare competenze professionali atte a mettere in campo servizi differenziati e qualificati, interventi volti al consolidamento della rete di attori locali (istituzioni pubbliche, associazioni del privato sociale e forze dell’ordine). Inoltre sono state sostenute campagne di prevenzione, sensibilizzazione e informazione della società civile, in particolare rivolte ai giovani degli istituti scolastici superiori. I diversi enti e servizi coinvolti che fanno parte del Tavolo trentino contro la tratta di esseri umani esplicitano una serie di azioni finalizzate al raggiungimento di un’autonomia sia economica sia abitativa della vittima di tratta.
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La presente iniziativa è finanziata nell’ambito del Programma Operativo Fondo sociale europeo della Provincia Autonoma di Trento 2007/2013 e organizzata in collaborazione con Cinformi
“The Millennium Development Goals Report 2012”, immagine di copertina
LA FONDAZIONE FONTANA ONLUS
Un mondo più giusto e solidale CREDIAMO in un mondo più giusto e solidale, dove ogni persona possa contribuire a un futuro di dignità e libertà per tutti nell’uguaglianza, nel dialogo e nella pace. OPERIAMO attraverso il coinvolgimento della comunità sin dall’ideazione dei progetti con l’obiettivo di valorizzare le risorse del territorio e la promozione di reti e collaborazioni tra diversi attori locali. Dal 1998, siamo in Trentino e nel Veneto e realizziamo progetti di pace, cooperazione, solidarietà internazionale ed educazione alla mondialità. SOSTENIAMO progetti di solidarietà internazionale basati sulla comunità in Kenya, Ecuador e Bosnia. INVESTIAMO per statuto, un terzo del patrimonio in programmi di microcredito presso associazioni terze.
www.fondazionefontana.org info@fondazionefontana.org Trento – Via Herrsching, 24 Ravina tel. 0461/390092 Padova – Via Orologio 3 tel 049/8079391
i progetti in Italia La WSA è un percorso culturale di educazione, sensibilizzazione e informazione sui temi legati agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite per la lotta alla povertà. www.worldsocialagenda.org. Unimondo.org è una testata giornalistica on-line di informazione qualificata e pluralista su diritti umani, pace, democrazie e ambiente con News, Guide, Almanacco e Atlante. www.unimondo.org Impresa Solidale è una rete di solidarietà con il profit per promuovere una cultura di impresa orientata a un maggiore coinvolgimento sociale. www.impresasolidale.it
DONNA Tre quinti del miliardo di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà sono donne. Dei 960 milioni di analfabeti, due terzi sono donne, ragazze e bambine. Ogni giorno 1.600 donne e più di 10.000 neonati perdono la vita per cause legate alla gravidanza e al parto. 1 donna su 5 nel mondo ha subito una qualche forma di violenza. I dati del rapporto 2008 del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) chiariscono a un primo sguardo che la più persistente disparità ancora esistente è quella di genere. I progressi nell’ambito della tutela di genere appaiono troppo lenti su ogni fronte: diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza personale, all’eguaglianza e a fondare una famiglia, accesso all’informazione e all’istruzione, assistenza sanitaria e, ancora, riconoscimento professionale e partecipazione alla vita politica. LINK www.unimondo.org/Guide/Diritti-umani/Donna (a cura di Francesca Naboni) GENERE La questione di genere indica le differenze tra uomo e donna non dal punto di vista biologico quanto del ruolo che viene assegnato loro all’interno della società proprio in dipendenza del loro sesso. Le disuguaglianze uomo-donna non riguardano solo i Paesi in via di sviluppo ma anche quelli più ricchi, Italia compresa, dove la parità nell’accesso al lavoro, nelle retribuzioni e nei settori decisionali è lontana dall’essere raggiunta. Nonostante i dati allarmanti, la comunità internazionale oggi riconosce la centralità del ruolo attivo della donna all’interno delle più ampie politiche per lo sviluppo globale e con la Conferenza mondiale sulle donne di Pechino del 1995 ha individuato le criticità e tracciato le strategie da seguire, basate sul gender mainstreaming e sull’empowerment femminile, per eliminare le discriminazioni contro donne e bambine. LINK www.unimondo.org/Guide/Diritti-umani/Genere (a cura di Emanuela Limiti) SESSUALITÀ La sessualità è una componente fondamentale e complessa dell’essere umano e riporta a sé gravi problematiche della comunità internazionale quali la violenza sessuale, le mutilazioni genitali femminili, la prostituzione, le disuguaglianze di genere. La donna è spesso vittima principale di governi pigri nel prevenire gravi violazioni dei diritti umani e garantire il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, all’informazione sulle moderne tecniche di contraccezione, all’eliminazione delle discriminazioni, delle differenze di genere e delle violenze. LINK www.unimondo.org/Guide/Diritti-umani/Sessualita (a cura di Antonella Vinciguerra)
UN PERCORSO CULTURALE DELLA FONDAZIONE FONTANA ONLUS
La World Social Agenda per gli Obiettivi del Millennio a World Social Agenda (WSA) è un percorso culturale della Fondazione Fontana onlus su temi di carattere sociale e internazionale. L’iniziativa, rinnovata annualmente dal 1999, realizza in Trentino e in Veneto numerosi appuntamenti e manifestazioni sui temi dello sviluppo umano, della pace, dell’intercultura e delle giustizia globale, rivolgendo una particolare attenzione ai giovani, agli educatori e al mondo dell’associazionismo, sia nell’idealizzazione che nella realizzazione di diverse attività culturali e formative. A partire dal 2008, la WSA è dedicata agli 8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio, esaminando un obiettivo all’anno in un conto alla rovescia verso il 2015, data fissata dall’ONU per il loro raggiungimento. L’edizione 2012-2013 si concentra sul 3° Obiettivo, rivolto alla promozione dell’eguaglianza di genere e dell’empowerment delle donne. L’intento è quello di riflettere sul contesto locale, tenendo però come sfondo il mondo nella sua globalità e offrendo nuovi spunti di lettura alla cittadinanza sul tema della parità di genere, senza perdere di vista, ma anzi facendo emergere, quei saperi e strumenti che possono contribuire al raggiungimen-
L
Officina meccanica in Khomasdal (Namibia) foto John Hogg/World Bank
Approfondimenti su www.worldsocialagenda.org
to del Terzo Obiettivo del Millennio. A Trento, il tema della Campagna per il raggiungimento del 3° Obiettivo del Millennio è promosso attraverso i seguenti percorsi. WSA & SCUOLE Con una iniziativa di formazione rivolta agli istituti trentini di secondo grado ma non solo. Il percorso quest’anno si propone da una parte di formare gli insegnanti sulle principali problematiche e declinazioni della parità di genere e sulle pari opportunità, e dall’altra di accompagnare gli studenti nella elaborazione di queste tematiche attraverso espressioni videoartistiche. Tappa fondamentale del percorso è stato lo spettacolo teatrale “Passi affrettati” di Dacia Maraini. WSA & COOPERAZIONE INTERNAZIONALE Con la redazione della Carta di Trento per una migliore cooperazione internazionale. Si tratta del risultato di un percorso che attori della cooperazione, locali e nazionali, istituzionali e non governativi, hanno avviato a Trento nel 2008 per promuovere il dibattito sui nuovi orientamenti della cooperazione internazionale, attraverso un ragionamento condiviso sugli Obiettivi del Millennio. La Carta
(scaricabile dalle pagine di Unimondo.org) quest’anno si arricchirà del punto relativo al Terzo Obiettivo sulla promozione della parità tra uomo e donna. WSA & TERRITORIO Con un ciclo di incontri e iniziative costruiti assieme alle Circoscrizioni di Trento e altre organizzazioni territoriali con l’intento di legare le buone pratiche e i saperi locali con i grandi temi sociali internazionali. Nell’edizione di quest’anno, una serie di incontri pubblici, cineforum, reading e uno spettacolo finale animeranno la città nel mese di marzo declinando la questione di genere sotto diverse prospettive. WSA & WEB Con la testata di informazione on-line Unimondo.org (altro progetto di Fondazione Fontana) attenta ai temi dell’ambiente, dei diritti umani, dello sviluppo (sostenibile e alternativo) e della politica. Grazie alle Notizie giornaliere, alle Guide di approfondimento, alle schede paese dell’Atlante e ai suggerimenti giornalieri dell’Almanacco è la piazza virtuale della World Social Agenda che mantiene aggiornati i navigatori del web sui progressi e sulle tematiche della Campagna del Millennio.
LE GUIDE - WSA & WEB
Approfondiamo il Terzo Obiettivo del Millennio attraverso le Guide di Unimondo
SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO
La WSA dialoga con le scuole
I
l percorso di formazione “Facciamo la differenza. Promuovere la parità tra uomo e donna” è parte di un cammino più ampio attraverso il Terzo Obiettivo del Millennio, che punta all’eliminazione delle disparità di genere nel campo dell’educazione, del lavoro e della partecipazione politica. Ci si propone di diffondere maggiore consapevolezza nelle scuole secondarie di II grado della Provincia di Trento attraverso un duplice e interconnesso sguardo tra realtà del sud del mondo e il contesto locale trentino. Il percorso prevede la formazione dei formatori (gli insegnanti) e l’accompagnamento degli studenti in un percorso di elaborazione artistica dei contenuti facilitando la partecipazione e il ruolo attivo e fornendo loro competenze nella comunicazione e nella diffusione dei saperi. Nello specifico:
I
FORMAZIONE Agli insegnanti delle classi coinvolte sono state proposte occasioni di formazione e approfondimento sulla condizione femminile in Trentino e altrove, nella consapevolezza della mancanza nelle giovani generazioni di una riflessione organica e matura sulla dimensione più ampia della questione di genere. Questa accezione più articolata e completa rimanda all’analisi del rapporto tra uomo e donna nelle sue dinamiche che caratterizzano la nostra società locale, sempre più multietnica, come altri contesti internazionali, e come queste incidono nel benessere e nello sviluppo umano di ali realtà. Il progetto si è avvalso della partecipazione di Alessia Donà e Giulia Selmi (Centro Studi Interdisciplinari di Genere dell’Università di Trento), Rose Marie Callà (violenza contro le donne, femminicidio e progetto Oltre il Confine) e Fabio Pipinato (comunicazione e pregiudizio,
Il Liceum del design e delle Arti/Scola d’Ert “G. Soraperra” di Pozza di Fassa ha partecipato con 2 classi alla realizzazione di bozzetti grafici destinati come segnalibri per la Biblioteca Comunale di Trento (distribuiti dal 25 febbraio al 2 marzo 2013) e per la Biblioteca Comunale di Vigo di Fassa (dove verranno invece distribuiti durante tutto il 2013); e come logo per un gadget del progetto “Oltre il Confine” (promosso da Tavolo trentino contro la tratta, Cinformi e CIF) che vede la collaborazione con il Centro Moda Canossa di Trento e il laboratorio del Punto d’Approdo “Le formichine”. Sono inoltre circa 100 gli studenti dell’Istituto comprensivo Ladino di Fassa, dell’Istituto Tecnico Economico “Turismo” Marie Curie (sede di Pergine e sede di Levico) e dell’Istituto Arti Grafiche “Artigianelli” di Trento che partecipano al laboratorio di video making.
Unimondo.org). Inoltre lo spettacolo teatrale di Dacia Maraini “Passi affrettati” ha rappresentato un importante momento di ampia riflessione sugli stessi temi. LABORATORI VIDEO-ARTISTICI È stato elaborato un percorso didattico che ha portato gli studenti trentini a conoscere gli aspetti globali della questione delle pari opportunità e delle differenze di genere e, contemporaneamente, a ricondurle alla dimensione locale attraverso laboratori di video-making e produzioni artistiche. Con la volontà di accrescere nei ragazzi le capacità di elaborazione e comunicazione e allo stesso tempo comunicative, facilitare in loro una riflessione sugli stereotipi di genere e sulla piena espressione di se stessi, in un’età in cui l’attenzione alle relazioni di genere appare determinante nella formazione dei futuri adulti. l
e sono state rese possibili grazie al contributo di
e finanziate nell’ambito del Programma Operativo Fondo Sociale Europeo della Provincia Autonoma di Trento 2007-2013
VENERDÌ 8 MARZO Ore 20.30 c/o Circoscrizione Oltrefersina, Via Clarina 2/1, Trento CINEFORUM Proiezione del film Io sono Lì, di Andrea Segre DOMENICA 10 MARZO Ore 17.00 Circoscrizione Ravina - Romagnano c/o Sala Consigliare, via Val Gola, 2 FRATTURE. La forza di una donna “scottata” dalla Shoah Lettura spettacolo liberamente tratta dal romanzo di Irìt Amièl, regia di Michele Torresani, a cura dell’Associazione Culturale Teatrale “Compagnia dei Giovani” VENERDÌ 15 MARZO Ore 20.30 c/o Circoscrizione Oltrefersina, Via Clarina 2/1, Trento CINEFORUM Proiezione del film We want sex, di Nigel Cole LUNEDÌ 18 MARZO Ore 20.30 Circoscrizione Argentario, c/o Sala Polivalente, Piazza dell’Argentario 2, Cognola – Trento COSTRUIRE LETTERATURA CON MANI DI DONNA Partecipano: Luciana Grillo, presidente del Consiglio delle Donne di Trento; Comitato Gruppo Cultura MARTEDÌ 19 MARZO Ore 17.30 Circoscrizione Centro Storico Piedicastello c/o Sala Affreschi, Biblioteca comunale, Via Roma 55, Trento AI CONFINI DELLA CITTADINANZA: le donne nello spazio pubblico e politico, tra globale e locale Ne parliamo con: Elisa Bellè, socia del Centro Studi Interdisciplinari di Genere, UNITN; Presidenza del Consiglio delle donne del Comune di Trento. Lettura di testi a cura di Stefania Tarter dell’Associazione Culturale Teatrale “Compagnia dei Giovani”. GIOVEDÌ 21 MARZO Ore 20.30 Circoscrizione Ravina - Romagnano c/o Sala Consigliare, via Val Gola, 2 ESSERE DONNA IN EUROPA E IN TRENTINO Ne parliamo con: Eleonora Stenico, Consigliera di Parità della Provincia Autonoma di Trento; Eduardo Benuzzi, membro Commissione Cultura e Politiche Sociali, Circoscrizione di Ravina-Romagnano VENERDÌ 22 MARZO Ore 20.30 c/o Circoscrizione Oltrefersina, Via Clarina 2/1, Trento CINEFORUM Proiezione del film The iron lady, di Phyllida Lloyd
I neodiplomati del Liceo Psico-Pedagogico “M. Rapisardi” di Paternò (CT) hanno svolto uno stage in collaborazione con “Docenti Senza Frontiere” e la World Social Agenda, realizzando uno spot sulle pari opportunità dal titolo provocatorio “Cambia”. Nella foto, i ragazzi sul set del video con gli operatori della casa di produzione trentina Jump Cut.
Illustrazione di Alessio De Marco del Liceum delle Arti di Pozza di Fassa Le attività della World Social Agenda nelle scuole sono state realizzate in collaborazione con
vita trentina
Il 27 novembre 2012, 230 studenti delle scuole superiori di Trento, Cles, Fiera di Primiero, Pozza di Fassa e Levico hanno assistito al Teatro Cuminetti allo spettacolo di Dacia Maraini “Passi Affrettati”. Il recital è un susseguirsi di brevi storie vere, raccolte da Amnesty International, raccontate con passione dalla Compagnia Manet. Dalla Cina alla Giordania, dalla Nigeria alla California fino alla “civilissima” Europa riecheggiano violenza e sopraffazione, il dolore di donne appartenenti a mondi diversi, oltraggiate nella loro persona, dignità e libertà. www.passiaffrettati.it
VENERDÌ 12 APRILE Ore 20.30 c/o Teatro San Marco, via S. Bernardino 8, Trento Un’esilarante rilettura umoristica delle avventure di Ulisse, vagamente ispirato all’Odissea. Penelope ri-adatta, colorisce, ribalta, sdrammatizza e ironizza sulle avventure “eroiche” del marito. E ciò che sembrava un viaggio alla ricerca della conoscenza, si trasforma in una serie di scoperte “amorose”, trovate commerciali e gossip... Insomma un’Odissea rivestita di rosa shocking! Lo spettacolo completa un percorso con il territorio trentino avviato dalla Fondazione Fontana che ha coinvolto le Commissioni Cultura e Politiche Sociali delle circoscrizioni di Ravina-Romagnano, Centro Storico Piedicastello, Argentario e Oltrefersina ed è il risultato di un lavoro costante e condiviso di facilitazione di relazioni, che ha l’obiettivo di mettere in rete le realtà locali e di farne emergere le buone prassi.
TUTTI GLI EVENTI SONO A INGRESSO LIBERO E GRATUITO PER INFORMAZIONI TEL. 0461.390092 UFFICIO.STAMPATN@FONDAZIONEFONTANA.ORG
XI APPUNTAMENTI - WSA & TERRITORIO
IL PERCORSO DI FORMAZIONE “FACCIAMO LA DIFFERENZA”
10 marzo 2013
AFRIC A
progetti
BENIN à Atout African – Arch-It Arredi e supporto al lavoro femminile, onoterapia come educazione al lavoro per gli alunni della scuola materna di gnemasson BURKINA FASO à Africa Tomorrow Casa delle donne a Dassouy per l’empowerment femminile COSTA D’AVORIO à Comitato Trentino Amici della Romania Aula informatica e atelier di parrucchiera per ampliare l’offerta formativa a favore del “Centro Shalom” – Yamoussoukro à Fondazione Opera Diocesana per la Pastorale Missionaria – sezione Trentino Potenziamento della scuola di alfabetizzazione “Saint Laurent” per le donne analfabete di Yopoung Abidjan ERITREA à Il Tucul Realizzazione di un centro di formazione professionale per donne MOZAMBICO à Consorzio Associazioni con il Mozambico Gruppi di risparmio e credito per il sostegno dell’autoimpresa femminile, corsi di cucina e nutrizione rivolti a gruppi di donne e Scuola professionale agro-zootecnica a Caia à Kariba Centro di formazione per la donna RWANDA à Amici dell’Africa Progetto di sostegno all’avvio di attività economiche per donne e vedove di guerra SUDAFRICA à Amici Casa del Fanciullo di Kakamas Corso per addetti ai servizi di cucina TANZANIA à Gruppo Autonomo Volontari Cooperazione Sviluppo Terzo Mondo Empowerment economico e di genere dei giovani di Kisawasawa à Gruppo Autonomo Volontari Per La Cooperazione Sviluppo Terzo Mondo Completamento di un ostello per 50 ragazze a Mkiwa UGANDA à Karamoja Group Progetto di sensibilizzazione sui diritti umani e sulla dignità della persona tra le donne del Karamoja
AMERIC A
BRASILE à Semear a Vida Ser Mulher è bonito - costruzione e promozione di cittadinanza e di genere BRASILE à Trentino Insieme Un futuro per Tia Fausta - formazione di cucito e ricamo COLOMBIA à Amici Trentini Percorsi professionalizzanti e borse di studio: sapere e abilità informatiche a favore di giovani donne in cerca di riscatto sociale e nuove prospettive di vita ECUADOR à Chanquap’ – Padre Silvio Broseghini Miglioramento della qualità e delle tipologie di disegno di collane, bracciali, orecchini in semi e altri materiali naturali, realizzati da artigiane della valle del fiume Upano
ECUADOR à Progetto Sud Progetto per la creazione di un network di cooperative sociali gestito dalle organizzazioni di donne lungo il fiume Putumayo GUATEMALA à Mandacarù Commercializzazione di artigianato tessile nel mercato locale e latinoamericano a beneficio di 800 artigiane e artigiani soci di Aj Quen, organizzazione equo e solidale MESSICO à Crogiuolo – Mestizaje - Melting Pot Con voz propria – laboratori di arte-terapia per donne vittime di abusi e violenze PERÚ à La Carità Il teatro per il carcere femminile di massima sicurezza a Lima à Lucicate Sonqoykipi t’ikarisunchis – la radio comunicazione in difesa dei diritti delle lavoratrici domestiche à O.M.G. Giudicarie (Operazione Mato Grosso) Sostegno a cooperative femminili
ASIA
AFGHANISTAN à Sogni Solidali New Afghan Journalist - Formazione professionale a giovani giornaliste afghane BANGLADESH à Microfinanza e Sviluppo Promuovere le microimprese delle donne. Formazione alla gestione di microattività economiche e alla gestione delle emergenze per le donne FILIPPINE à Shalom Corso di formazione per 28 ragazze birmane INDIA à Comunità Gruppo ‘78 Interventi a favore dell’emancipazione femminile à Fondazione Canossiana per la Promozione e lo Sviluppo dei Popoli Dal villaggio alla scuola. La distanza come barriera all’educazione femminile NEPAL à Amici Trentini Attività di microimpresa - favorire l’inserimento nel mercato del lavoro di donne nepalesi in condizioni di bisogno à Apeiron Trento Progetto donne protagoniste del loro futuro: fare impresa al femminile distretto di Syanja VIETNAM à Gruppo Trentino Volontariato - GTV Prevenzione del traffico di donne e bambini. Autodeterminazione femminile. Messa in rete della cooperativa Kim Tanh handicraft con empowerment della società
EUR OPA
KOSOVO à Trentino con i Balcani Promozione delle pari opportunità e sostegno a iniziative contro la violenza domestica in Kosovo SERBIA à Trentino con i Balcani Promozione delle pari opportunità, imprenditoria femminile e sostegno a iniziative contro la violenza domestica nella Serbia centro meridionale.
associazioni
I progetti delle associazioni trentine
Fonte www.trentinosolidarieta.it
Le donne rappresentano circa la metà dei soci e dipendenti del sistema cooperativo trentino, ma solo il 12% dei presidenti di cooperativa è donna. Un patrimonio di risorse da valorizzare per riuscire a far crescere meglio il nostro territorio, sia dal punto di vista economico, sia sociale. Per raggiungere questo obiettivo è attiva l’Associazione Donne in Cooperazione. È nata nel 2005 e conta 275 associate e associati che appartengono al mondo dei dipendenti, dei soci e degli amministratori: donne e uomini provenienti da tutti i settori d’attività della cooperazione (credito, consumo, agricolo, lavoro, servizi, sociale e abitazione). Associazione Donne in Cooperazione c/o Federazione Trentina della Cooperazione Via Segantini, 10 - 38122 Trento - TN e-mail donne@ftcoop.it - tel. 0461.898111 - Fax 0461.985431
visita il sito www.cooperazionetrentina.it/donne