WSA 2015 - Inserto Trento

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INSERTO al n. 8 22 febbraio

Sradicare

la povertà

e la fame:

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2015

utopia o

realtà? di Gianfranco Cattai *

vita trentina

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II

Settimanale di informazione diocesano del Trentino

DOSSIER A CURA DELLA

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>>> II - VIII DI Testi e cura redazionale: Miriam Rossi, Sara Bin, Jacopo Tomasi

Sradicare la povertà e la

INSERTO

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vita trentina

fame: utopia o realtà?

Quindici anni fa le Nazioni Unite hanno lanciato ridurre della metà la gli Obiettivi del millennio, povertà il primo, comunità internazionale e la fame nel mondo entro il 2015. Dopo quindici si ritrova con un obiettivo completamente la ancora più ambizioso: anni la sradicare ridurre la povertà in fame per il 2030. Il problema è che ancora alcune non 800 milioni le persone aree, in primis l’Africa sub sahariana. siamo riusciti a Sono che soffrono la fame. Contemporaneamente ancora più di sono più di un miliardo le persone La Focsiv con i suoi 70 organismi di cooperazione che mangiano troppo e male! scandalo, sulla scia internazionale denuncia questo tutti: è compito nostro”.di quanto ripete Papa Francesco, con la campagna E opera concretamente comunità locali siano sul terreno per contribuire“Cibo per sempre più capaci di a che le costruire Il problema della fame e dello spreco alimentarela propria sovranità alimentare. sono patologie di un medesimo

di Gianfranco Cattai

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II

Settimanale diocesano di informazione del Trentino

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22 febbraio 2015

vita trentina

II

Settimanale diocesano di informazione del Trentino

Se il cibo è al centro della nostra esistenza, non lo è però altrettanto la consapevolezza della rete fitta e complessa che lo circonda: da dove viene? Cosa contiene? Da chi è stato prodotto e in quale contesto ambientale e sociale? In altre parole: sappiamo cosa mangiamo? Il Dossier, centrato sul Primo Obiettivo di Sviluppo del Millennio, parla della fame e delle sue imprescindibili interconnessioni con il lavoro e con la povertà estrema. DOSSIER A CURA DELLA

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Quindici anni fa le Nazioni Unite hanno lanciato gli Obiettivi del millennio, il primo, ridurre della metà la povertà e la fame nel mondo entro il 2015. Dopo quindici anni la comunità internazionale si ritrova con un obiettivo ancora più ambizioso: sradicare completamente la fame per il 2030. Il problema è che ancora non siamo riusciti a ridurre la povertà in alcune aree, in primis l’Africa sub sahariana. Sono ancora più di 800 milioni le persone che soffrono la fame. Contemporaneamente sono più di un miliardo le persone che mangiano troppo e male! La Focsiv con i suoi 70 organismi di cooperazione internazionale denuncia questo scandalo, sulla scia di quanto ripete Papa Francesco, con la campagna “Cibo per tutti: è compito nostro”. E opera concretamente sul terreno per contribuire a che le comunità locali siano sempre più capaci di costruire la propria sovranità alimentare. Il problema della fame e dello spreco alimentare sono patologie di un medesimo

di Gianfranco Cattai *

Sradicare la povertà e la fame: utopia o realtà? INSERTO al n. 8

Bank

>>> II - VIII

Testi e cura redazionale: Miriam Rossi, Sara Bin, Jacopo Tomasi

REALIZZATO GRAZIE AL CONTRIBUTO DI

Nel Laos agli scolari è assicurato un pasto sostanzioso Bart Verweij / World Bank

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Testi e cura redazionale: Miriam Rossi, Sara Bin, Jacopo Tomasi


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22 febbraio 2015

vita trentina

SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO

Obiettivi del Millennio, è tempo di bilanci

L

di Miriam Rossi

a comunità mondiale del Terzo Millennio possiede le conoscenze, gli strumenti e le ricchezze per affrancare milioni di persone dalla miseria, dalle gravi malattie, dalla malnutrizione e dalla distruzione del pianeta. Una convinzione che indusse 189 capi di Stato e di governo a riunirsi dal 6 all’8 settembre 2000 a New York al Quartier Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) per definire una chiara strategia in grado di ridurre la povertà estrema e di raggiungere una serie di standard di benessere in tutto il mondo entro un termine ben preciso, l’anno 2015. Un obiettivo non semplice da concretizzare dinanzi al variegato panorama del consesso globale presente al Vertice, ma reso possibile dalla condivisa fede nei valori della libertà, dell’uguaglianza, della solidarietà, della tolleranza, dello sviluppo sostenibile e della responsabilità multilaterale. Il forte simbolismo che l’ingresso del Terzo Millennio portava con sé, unito alla portata storica di una tribuna politica di così alto profilo che il mondo avesse mai visto, resero possibile l’adozione di una Dichiarazione di intenti epocali che mirava a un annullamento dei principali problemi mondiali dando priorità di azione a 8 obiettivi-cardine. I cosiddetti “Obiettivi di Sviluppo del Millennio” spaziano dall’impegno a costruire un’effettiva alleanza globale alla realizzazione di uno sviluppo sostenibile, dall’arresto della diffusione delle malattie infettive gravi quali l’Hiv/Aids e la malaria, al miglioramento delle condizioni di salute delle gestanti e alla riduzione della mortalità materna e infantile nei primi anni di vita. La garanzia di pari opportunità per le donne, il conseguimento dell’istruzione primaria universale e l’eliminazione della povertà estrema, con il dimezzamento di chi soffre di malnutrizione, furono individuati quali gli elementi base per innescare una effettiva trasformazione globale. Sembrava ieri, eppure sono trascorsi quasi 15 anni dall’adozione di quel Documento di intenti globale, impiegati tra l’ideazione delle disposizioni per concretizzare gli impegni e il reperimento dei fondi, gli incentivi alla campagna di mobilitazione dell’opinione pubblica, la realizzazione di stime sui risultati in itinere e sulle eventuali modifiche delle strategie non di successo. La fine del 2015 condurrà con sé la scadenza che la comunità internazionale si era data per portare a compimento gli 8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio. E mentre il frenetico conto alla rovescia induce ogni governo, associazione e individuo a compiere uno sforzo ancora più deciso per

Ecco tutti gli stimoli e le domande che hanno accompagnato il percorso di riflessione ideato da Fondazione Fontana Onlus dal 2008 ad oggi

L

l’anno sarebbero anche l’obiettivo di un forte calo dell’incidenza delle malattie gravi quali la malaria, la tubercolosi e l’Hiv/Aids, che appaiono in netta recessione, e anche la decisiva lotta alla riduzione delle morti per malnutrizione. Altri obiettivi quali la crescente partecipazione delle donne nella politica, la riduzione del debito e l’accesso alle tecnologie stanno mostrando un sensibile progresso, anche se SI CONCLUDE IL PERCORSO DI FONDAZIONE FONTANA si è ben lontani dal conseguire a pieno i risultati che ci si era dati. A dispetto della professione di fede recitata dal Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon, secondo cui “gli Obiettivi di al 2008 Fondazione Fontana Onlus ha scelto di avviare Sviluppo del Millennio sono la una riflessione sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio spinta contro la povertà globale dell’ONU. In un viaggio a ritroso dall’Ottavo al Primo Obiettiche ha avuto più successo nella vo, esaminandolo uno ogni anno, il percorso si concluderà nel storia”, probabilmente è stata 2015, in coincidenza con la scadenza che gli Stati membri delproprio l’eccessiva ambizione l’ONU si erano dati per migliorare le condizioni di vita di minelle aspirazioni finali di lioni di poveri ed emarginati proprio attraverso questi Obietcostruire un mondo non solo tivi. diverso, ma migliore, a costituire Dopo il 2008 dedicato all’Ottavo Obiettivo (costruire una parun limite alla loro realizzazione, tnership globale), il 2009 sul Settimo (assicurare la sostenibispecie dinanzi a una contrazione lità ambientale), il 2010 sul Sesto (contrastare il diffondersi degli aiuti a causa della crisi di malattie gravi quali Aids e malaria), il 2011-2012 sul Quineconomico-finanziaria in corso. to (garantire una migliore salute delle gestanti) e sul Quarto Il successo solo parziale della (garantire una migliore salute per neonati e bambini), il 2013 “nuova rotta per l’umanità” sul Terzo (promuovere la parità di genere e l’empowerment delineata nel Vertice del delle donne), il 2014 sul Secondo (assicurare l’istruzione priMillennio sembra risiedere maria universale), quest’anno il Dossier riflette sul Primo infatti non tanto Obiettivo di Sviluppo del Millennio volto a sradicare la fame e nell’irrealizzabilità degli la povertà estrema. Obiettivi stessi o nella scarsità di Questo Dossier conclude la serie degli speciali sugli Obiettempo, ma nella discontinuità tivi di Sviluppo del Millennio pubblicati da Fondazione Fonnell’attuazione degli impegni e tana Onlus per Vita Trentina. Ringraziamo i lettori per avernella mancanza di un effettiva ci seguito, dando appuntamento al prossimo percorso. volontà politica. Se dunque in ballo non ci sono soltanto gli 8 Obiettivi, ma la prosecuzione di una “guerra al ottenere il miglior risultato possibile, è giunto il cinismo” che viene da lontano, questa rilevazione tempo di fare bilanci, decretando taluni successi e non sembra però costituire un limite al prossimo parziali raggiungimenti dei traguardi prefissati, e piano globale di sviluppo promosso in sede ONU. soprattutto prendendo atto che c’è ancora molto Già da tempo è in corso di gestazione la cosiddetta lavoro da svolgere per assicurare condizioni di vita “Agenda post-2015”, un nuovo programma di dignitose e benessere sull’intero globo. Infatti, in azione globale che potrebbe essere addirittura base ai dati rilevati nel Report 2014 dell’ONU, adottato il prossimo settembre nel corso della risultano un decisivo aumento dell’accesso settantesima sessione dell’Assemblea Generale, all’acqua potabile, un miglioramento delle dunque senza aspettare la scadenza dei Millennium condizioni di vita degli abitanti negli slum e il raggiungimento della parità di genere nell’accesso Development Goals. alla scuola primaria. A portata di mano entro l

Un progetto, 8 Obiettivi D

*Presidente FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario)

di Gianfranco Cattai *

IL CONTO ALLA ROVESCIA SCADRÀ ALLA FINE DEL 2015

sistema economico che non funziona. Un sistema che considera il cibo come una merce, mentre invece è un diritto essenziale per la vita delle persone. Il sistema va quindi profondamente cambiato. Questo sistema è ingiusto e quindi la prima questione da affrontare non è l’aumento della produzione ma una più equa distribuzione del cibo tra i Paesi e al loro interno. A tal fine occorre creare nuove democrazie alimentari, come proposto dall’ex Rapporteur Speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo, Olivier De Schutter. Il concetto di sicurezza alimentare deve quindi essere ridefinito in termini di sovranità alimentare, e cioè devono essere innanzitutto le persone, le comunità locali, a decidere sulle modalità più adeguate per garantire il diritto al cibo, favorendo in particolare le capacità di produzione e di distribuzione delle agricolture locali. Il concetto di democrazia alimentare richiede una migliore regolazione e una riduzione della concentrazione del potere di mercato che causa iniquità e che reitera il sistema consumistico e l’accaparramento delle risorse essenziali, in primis terra, acqua e sementi. Democrazia alimentare significa quindi garantire il diritto alla terra dei contadini. Le riforme fondiarie continuano ad essere politiche essenziali. Il commercio di alimenti ha un ruolo da giocare laddove le agricolture locali non riescono a soddisfare i bisogni della popolazione. Il commercio dovrebbe favorire scambi locali e regionali prima che internazionali. La filiera corta dovrebbe essere favorita a quella lunga delle catene di valore internazionali. I regimi commerciali vanno quindi riformati e l’Organizzazione Mondiale per il Commercio dovrebbe anteporre il diritto al cibo a quello del libero scambio. Sul commercio e sull’andamento dei prezzi gioca inoltre un ruolo sempre più importante la speculazione finanziaria attraverso i mercati borsistici e strumenti come i derivati che si scambiano anche al di fuori delle regolazioni ufficiali. Di conseguenza anche la finanza dovrebbe essere maggiormente regolata per eliminare le spinte speculative contrarie al diritto alla vita e che provocano le guerre del pane. L’imposizione di una tassa sulle transazioni finanziare ad ampio spettro, soprattutto su derivati e su strumenti speculativi affini, dovrà essere applicata in Europa, ma anche negli altri mercati internazionali, a livello globale. Le analisi mostrano come l’agricoltura contadina sia oggi la principale fonte di alimentazione per le comunità locali. Il 75% della produzione alimentare per le comunità locali viene dall’agricoltura familiare. Il suo ruolo fondamentale è però minacciato dalla crescente pressione a favore dell’industrializzazione agricola, dall’accaparramento delle terre, dalla proprietà esclusiva sulle sementi che vogliono imporre le grandi multinazionali, tra cui gli OGM, dall’imposizione di catene del valore che rendono i contadini locali dipendenti da input esterni, dall’erosione dei rendimenti agricoli a causa di un cambiamento climatico la cui principale responsabilità risiede nei modelli di produzione energifori. È per questo che la Focsiv con i suoi organismi membri (di cui fa parte anche Fondazione Fontana Onlus) appoggia l’agricoltura familiare per il suo ruolo di principale custode della biodiversità, di produzioni tipiche, essenziale per la sostenibilità del sistema agro-alimentare. Un sistema che, invece, rischia di impoverirsi con le grandi monoculture legate solo al commercio internazionale. La concretezza del quotidiano ci mostra come con le forze delle comunità locali, sia possibile passare dall’utopia alla realtà, perché un mondo senza fame, per la dignità umana, è possibile.

EDITORIALE

C’è ancora molto lavoro da svolgere per assicurare condizioni di vita dignitose e benessere sull’intero globo

>>> dalla prima Sradicare la povertà e la fame: utopia o realtà?


SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO

22 febbraio 2015

vita trentina

III

AGENDA PER IL FUTURO PIANO GLOBALE

E dopo il 2015? di Miriam Rossi a sempre più rapida trasformazione del mondo è un dato incontrovertibile. Dal Vertice del Millennio del 2000 che ha lanciato gli 8 Obiettivi ad oggi sembra passato un secolo che ha visto il crollo delle Torri Gemelle di New York, l’introduzione dell’euro e la rivoluzione dettata dal web, solo per ricordare alcuni elementi. Non appare dunque affatto configurabile che, alla scadenza del 2015, un nuovo partenariato globale per lo sviluppo si configuri come una analoga replica degli impegni formulati negli Obiettivi del millennio, pur tenendo doverosamente conto degli insegnamenti tratti dal lavoro verso il loro raggiungimento. Tuttavia un

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Da tempo la società civile è stata coinvolta dalle Nazioni Unite per definire l‘Agenda di sviluppo Post-2015

elemento rimane certo: perché questo programma abbia successo, occorre continuare a puntare su ciascun individuo, sul suo senso di giustizia e sulle sue capacità di lottare per un mondo migliore, affinché chieda costantemente conto al suo governo di onorare gli impegni sottoscritti. È per questa ragione che da tempo la società civile è stata chiamata a partecipare e a contribuire alle consultazioni delle Nazioni Unite che mirano a definire l‘Agenda di sviluppo Post-2015, suggerendo materiali di riflessione, inviando segnalazioni e idee sulla base delle necessità, delle competenze e delle esperienze di ciascun individuo al mondo. Una conversazione globale senza precedenti che ha coinvolto 88 Stati che hanno ospitato le consultazioni nazionali sui termini per integrare nell’Agenda gli 11 temi individuati: istruzione, sostenibilità ambientale, governance, crescita e occupazione, salute, fame, cibo e nutrizione, disuguaglianze, dinamiche della

foto Curt Carnemark / World Bank

popolazione, energia, e acqua. Se la piattaforma on line “The World We Want 2015” (“Il mondo che vogliamo 2015”) ospita tutte le consultazioni e aiuta a districarsi nei dialoghi che stanno avvenendo oggi nel mondo, “The World Survey” (“Inchiesta sul mondo”), disponibile in ben 17 lingue, invita le persone a votare 6 delle 16 priorità individuate per il futuro programma di sviluppo. Già 5 milioni di persone hanno

sinora dato il loro voto, conferendo priorità all’istruzione, all’assistenza sanitaria e a migliori opportunità di lavoro. La società civile resta dunque un fondamentale attore sia nel processo di ideazione dell’Agenda post-2015, all’inizio dell’anno sottoposta ai diversi Stati membri dell’ONU, sia in quello di responsabilizzazione, sensibilizzazione e monitoraggio dell’azione dei governi nell’adozione prima e nell’attuazione poi delle linee ritenute necessarie per trasformare il mondo attuale in uno migliore. l

Sicurezza o sovranità alimentare? obiettivo condiviso di garantire il diritto al ci- tori di un modello di sviluppo alterbo a tutta la popolazione mondiale emerso nativo che mira alla sovranità aliL’ negli anni Settanta con l’affacciarsi nelle relazioni mentare, una delle contraddizioni

internazionali del cosiddetto “Terzo Mondo”, a seguito del processo di decolonizzazione, avviò una riflessione di ampio respiro che presto ha superato il concetto della semplice autosufficienza alimentare. Dalla metà degli anni Novanta la sicurezza alimentare è diventata la nuova logica di potere che guida l’agricoltura a livello globale, intesa come la possibilità di assicurare a tutte le persone, in modo regolare e diffuso, cibo e acqua per soddisfare il fabbisogno energetico di cui l’organismo necessita per vivere, in adeguate condizioni igieniche. Promosso dalle Agenzie ONU e dalle organizzazioni internazionali, l’obiettivo della sicurezza alimentare viene contestato alla sua formulazione nel novembre 1996 dal Forum parallelo al World Food Summit della FAO a Roma. Secondo i promo-

docente all’Università di Bologna, ha ideato Last Minute Market “Last Minute Market - un’iniziativa sociale che mette in collegamento i prodotti invenduti delle imprese con le necessità degli enti no profit - è in apparenza così semplice da sembrare banale: la scoperta dell’acqua calda. Recuperare ciò che è ancora utile e donarlo a chi ha bisogno. Meno sprechi, meno rifiuti, meno inquinamento, più sostenibilità, più cibo, più salute, più risparmi, più investimenti, più solidarietà. Dobbiamo sprecare di meno”.

Andrea Segrè, Last minute market. La banalità del bene e altre storie contro lo spreco, Pendragon 2010

Agricoltura familiare a Kotido, in Uganda foto Gianni Zotta

Vandana Shiva

Rafael Alegría

16 OTTOBRE Giornata mondiale dell’alimentazione Istituita dalla FAO nel 1981, la Giornata ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della fame e della malnutrizione nel mondo. Il richiamo a una mobilitazione mondiale e a un costante incoraggiamento ai governi affinché agiscano per eliminare la fame nel mondo appare indice di umanità “perché quando si parla di malnutrizione e di morti per fame al mondo, il solo numero accettabile è zero”. 17 OTTOBRE Giornata mondiale per la riduzione della povertà Il 17 ottobre 1987 una imponente manifestazione di più di centomila persone al Trocadero di Parigi, luo-

go che aveva visto nel 1948 la proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani, indicò nella povertà una grave violazione dei diritti umani. Il messaggio lanciato da Parigi e la richiesta di un partenariato globale per assicurare il rispetto di questo diritto contagiò il mondo: pochi anni dopo, nel 1993, l’Assemblea Generale dell’ONU istituì ufficialmente la Giornata. Fonte Almanacco www.unimondo.org

Pierre Rabhi

scienziata e ambientalista indiana, fondatrice di Navdanya, progetto che mira alla conservazione della biodiversità

contadino honduregno, a capo della Segreteria operativa del movimento La Vía Campesina dal 1996 al 2004

contadino francese di origine algerina, ha fondato Colibris, il movimento per la terra e l’umanesimo

“I brevetti sulla vita e la retorica di un mondo fondato sulla proprietà privata, in cui qualsiasi cosa viene considerata in termini di merce, si traducono in una visione del mondo che non riconosce il valore intrinseco, l’integrità e la sovranità di ogni forma di vita. La retorica della proprietà privata nasconde la filosofia di morte di chi, pur scandendo slogan a favore della vita, cerca di impadronirsi di tutte le risorse del pianeta e della creatività umana per controllarle e monopolizzarle”.

“Quello che realmente ci unisce è un impegno fondamentale per l’umanesimo; la sua antitesi è l’individualismo e il materialismo. Per noi di Vía Campesina l’aspetto umano è un principio fondamentale; vediamo la persona, uomo e donna, come il centro della nostra ragione di essere ed è per questo che lottiamo, per questa famiglia umana che è al centro di tutto. Aspiriamo ad un mondo migliore, più giusto, più umano”.

“Sono in pochi ad avere coscienza delle gravi e insidiose minacce di povertà e carestia che si preparano. Per un numero sempre maggiore di nostri simili sul pianeta, la mancanza di cibo è una calamità che già li mette alla prova ogni giorno, annientandoli. E questa tragedia è una colpa grave, imputabile solo alla coscienza del genere umano, e non alla penuria di risorse”.

Vandana Shiva, Il bene comune della terra, Feltrinelli 2006

Annette A. Desmarais, La via campesina. La globalizzazione e il potere dei contadini, Jaca Book 2009

Pierre Rabhi, Manifesto per la terra e per l’uomo, ADD Editore 2011

IPSE DIXIT

Andrea Segrè

della sicurezza alimentare è che proprio per garantire il cibo a tutti non ci si cura degli impatti ambientali, sociali, culturali che può avere produrre un cibo a migliaia di chilometri da dove verrà poi consumato. Il cibo viene trattato come un bene economico di scambio, e dunque prodotto dove è più conveniente e commercializzato nel modo più conveniente. Una percezione che appare assai distante da quella delle organizzazioni

di contadini e di consumatori in difesa del diritto delle comunità di definire politiche agricole, del lavoro, della pesca, del cibo e della terra che siano appropriate sul piano ecologico, sociale, economico e culturale alla loro realtà unica. La sovranità alimentare punta quindi sull’agricoltura familiare e sostenibile, ma altrettanto sulla crescita della consapevolezza, della capacità di scegliere, di poter esercitare un controllo sul proprio cibo e sulla propria alimentazione sia a livello individuale che di comunità sociale, contro l’ingerenza esterna. Fonte Dossier World Social Agenda, in www.worldsocialagenda.org

LA QUESTIONE

UN DILEMMA NON ANCORA RISOLTO

le giornate


IV

SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO

22 febbraio 2015

vita trentina

IL PRIMO OBIETTIVO ELIMINARE LA POVERTÀ E LA FAME ENTRO IL 2015 Un impegno complessivo ampio, che non tocca solo i Paesi più poveri

La priorità del pianeta

Per debellare la povertà occorre intervenire contrastando l’assenza di cibo e di lavoro foto Ray Witlin / World Bank

di Miriam Rossi

“S

di cibo sufficiente, sicuro e nutriente, e di un’occupazione adeguata e degna, fonte di reddito. Il Primo Obiettivo mira dunque a trovare delle soluzioni pertinenti e sostenibili per uscire o evitare di entrare nella trappola della povertà, un problema sul quale oggi sono accesi i riflettori delle agenzie internazionali, dei governi, dei media, ma soprattutto dell’intera popolazione mondiale. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite, l’Obiettivo potrà ritenersi raggiunto se verrà dimezzata

Con il pane non si scherza

libri Alessia Guerrieri, Quando il pane non basta. Viaggio nelle mense della carità, Ancora Editrice 2013

al ciè forse il Iprimobol diritto dei diritti umani. Se la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del dicembre 1948 riconobbe a ogni individuo il diritto “a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari”, venti anni dopo il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali del 1966 sancì “il diritto fondamentale di ogni individuo alla libertà dalla fame”, dando alla disposizione valore di legge. E ancora nel 1989 una maggiore attenzione fu riservata alla garanzia dell’alimentazione dei bambini in base alla Convenzione sui Diritti del Fanciullo. È per questa particolare, e comprensibile, attenzione mondiale sulla nutrizione che esistono numerose campagne di mobilitazione sociale per garantire il diritto al cibo. La Provincia Autonoma di Trento ha aderito da alcuni anni alla campagna “Sulla fame non si specula”che intende proteggere i beni alimentari dalle mire della speculazione finanziaria. Partita agli inizi del 2011 con la richiesta ai candidati a sindaco di Milano di impegnarsi, in caso di vittoria, a non investire fondi del comune in prodotti finanziari collegati a materie prime agricole, alla campagna si sono via via aggregate migliaia di persone e un’ampia rete di associazioni con l’intento di strappare un impegno globale di più ampia portata alla vicina Expo 2015. Un appoggio indiretto alla campagna e alla non mercificazione del cibo è giunto anche da Papa Francesco che pochi giorni fa, nell’udienza alla Coldiretti, ha ricordando che “con il pane non si scherza. Il pane partecipa in qualche modo della sacralità della vita umana, e perciò non può essere trattato soltanto come una merce”. Miriam Rossi

Carlo Petrini, Cibo e libertà Slow Food: storie di gastronomia per la liberazione, Slow Food Editore-Guanda 2013 Wangari Maathai, La religione della terra, Sperling & Kupfer 2011

Franca Roiatti, La rivoluzione della lattuga. Si può scrivere l’economia del cibo?, Egea 2011 Vandana Shiva, Fare pace con la terra, Feltrinelli 2011 Andrea Baranes, Il grande gioco della fame, Altraeconomia 2009

Andrea Segrè, Elogio dello spreco. Formule per una società sufficiente, Emi 2008

AGRICOLTURA A fronte di una sfida sempre più complessa come quella di sfamare 7 miliardi di persone appare ormai necessario un radicale cambiamento dei paradigmi che regolano il settore agricolo e alimentare globale: i concetti di tutela dei territori e sostenibilità, non solo ambientale ma anche economica, sociale ed etica devono perciò diventare gli elementi chiave per un nuovo modello di agricoltura. Una gestione virtuosa delle risorse che valorizzi la salvaguardia del capitale naturale avrebbe ripercussioni positive non solo dal punto di vista ecologico ma anche economico, contrastando un modello di produzione che priva le popolazioni del controllo dei sistemi alimentari a tutto vantaggio delle multinazionali. POVERTÀ Molti sono stati i passi avanti nella lotta alla miseria, eppure la povertà si ripresenta ciclicamente nel corso della storia con vigore e caratteristiche sempre differenti. Gli effetti della recente crisi economica e la conseguente recessione globale rendono la questione e le sue nuove declinazioni di grande attualità. Se l’obiettivo di dimezzare la percentuale di persone che vive con meno di 1,25 dollari al giorno è stato raggiunto, il nuovo traguardo è ora aiutare quel miliardo e 200 milioni di persone ancora in difficoltà. Una condizione che abbraccia tutti gli aspetti della vita quotidiana e dei bisogni primari: l’approvvigionamento di acqua, le cure mediche, l’accesso all’istruzione o la possibilità di trovare un lavoro e di una vita piena sotto ogni punto di vista.

povertà. Proprio in relazione a quest’ultimo punto, occorre forse ricordare che fame e spreco sono due facce della stessa medaglia. Secondo la FAO, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di cibo e agricoltura, oggi a quasi un miliardo di persone viene negato l’accesso al cibo anche se il pianeta produce una quantità di alimenti necessari a sfamare 12 miliardi di individui, molto più dell’attuale popolazione mondiale. Conflitti, disuguaglianze, squilibri sociali, marginalizzazione, irresponsabilità o volontà politica sono solo alcuni dei fattori che caratterizzano questo paradosso. Inoltre secondo i dati del 2012, dal 30 al 50% del cibo prodotto non viene mangiato: uno spreco che interessa tutto il pianeta, con evidenti differenze geografiche. Spreco di cibo significa anche spreco di terra, di acqua, di energia. Un’aberrazione per il riconoscimento del cibo come un diritto fondamentale e la manifestazione più evidente del fallimento delle politiche di partenariato globale.

NUTRIZIONE/MALNUTRIZIONE I problemi legati alla malnutrizione, ivi compresi la denutrizione, le infezioni alimentari, l’obesità, le diete squilibrate, attanagliano milioni di persone a livello globale. Non solo sud del mondo, dunque. Eppure le politiche messe in atto da governi e organizzazioni internazionali riconducono la questione ad una presunta scarsità di risorse. Niente di più falso, il problema non è la mancanza di cibo, ma l’accesso a quest’ultimo. Paesi industrializzati e multinazionali dettano le regole di un mercato agricolo in cui la volatilità dei prezzi, l’eliminazione di barriere all’entrata, i sussidi ai surplus prodotti e una generale deregulation negli scambi internazionali, hanno messo in ginocchio milioni di piccoli agricoltori e produttori nei paesi impoveriti: per questo numerose reti e campagne chiedono di ridisegnare le regole commerciali e le stesse politiche degli aiuti internazionali. GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE (GAS) I Gruppi di Acquisto Solidale sono gruppi di persone che acquistano insieme, seguendo il principio della solidarietà, che li porta a preferire produttori piccoli e locali, rispettosi dell’ambiente e delle persone, con cui entrare in relazione diretta. Il concetto che sta alla base dei GAS è quello di “filiera corta”, cioè l’avvicinamento fra produttore e consumatore finale, sia in termini geografici, privilegiando le aziende più vicine, sia in termini “funzionali”, tagliando gli intermediari quali i grossisti e i negozianti. Nel caso dei GAS la filiera è la più corta possibile, infatti i consumatori si rivolgono direttamente ai produttori.

Queste guide sono consultabili on line su www.unimondo.org

LE GUIDE DI

IL CIBO È UN DIRITTO UMANO

la percentuale di persone che vivono in condizioni di povertà estrema come pure la percentuale di persone che soffrono la fame; e se tutte le persone attive, in particolare donne e giovani, avranno l’opportunità di un’occupazione piena e produttiva e di un lavoro dignitoso. Un impegno complessivo davvero ampio, che non tocca solo i Paesi più poveri, tanto per l’esclusione dal mondo del lavoro quanto per il problema della nutrizione e della

Le politiche di alimentazione globale hanno ottenuto nuova centralità nella strategia ONU per lo sviluppo con l’iniziativa lanciata nel 2012 dal Segretario Generale dell’Organizzazione, Ban Ki-moon, “Sfida Fame Zero. Uniti per un mondo sostenibile” (Global Zero Hunger Challenge). Le strette connessioni del cibo con la salute, lo sviluppo e la sostenibilità ambientale mondiale hanno determinato l’individuazione di alcuni obiettivi ritenuti decisivi: zero bambini con deficit di sviluppo sotto i due anni; 100% accesso a cibo adeguato; sostenibilità di tutti i sistemi alimentari; 100% aumento della produttività e del reddito dei piccoli agricoltori; zero perdite o sprechi di cibo. M.R.

foto World Bank

radicare la povertà estrema e la fame entro il 2015”: il primo Obiettivo di Sviluppo del Millennio dell’ONU non poteva assumersi un impegno più ambizioso per poter sperare nel miglioramento delle condizioni di vita di milioni di persone. La povertà è dunque intesa come il principale ostacolo allo sviluppo, una “trappola per l’umanità”, sulla quale occorre intervenire agendo sui suoi assi portanti: l’assenza di cibo e di lavoro. Nei Paesi più vulnerabili, una persona sottonutrita o malnutrita non possiede le energie necessarie per lavorare o per ottenere un miglioramento della propria posizione lavorativa, nonché remunerativa; è dunque spesso esclusa dal mercato del lavoro, innescando un vortice di marginalità ed esclusione, con tutte le ricadute che ciò comporta sulla vita delle persone a Nord e a Sud del mondo. Sotto l’etichetta “povertà estrema”, stimata in chi vive con meno di 1,25 dollari al giorno, si sottende dunque la mancata garanzia di una quantità

la sfida


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LA GEOGRAFIA DELLA FAME RICALCA, COME ALTROVE, LA GEOGRAFIA DELLA POVERTÀ

L’Italia che ha fame

nella aree meridionali della penisola dove scopriamo anche la maggior parte delle richieste di aiuto alimentare. Chi soffre di più sono le famiglie con tre o più figli minori, ma anche le mamme e soprattutto i papà separati. Il numero delle persone che vive in famiglie gravemente deprivate materialmente è passato dall’11,2% nel 2011 al 14,5% nel 2012; e i dati più recenti del 2014 tendono a confermare l’aumento. Ciò significa che queste famiglie presentano almeno quattro dei nove sintomi che seguono: 1) mancanza di telefono, 2) di Tv a colori, 3) di una lavatrice, 4) di un’automobile, 5) impedimenti nel consumare un pasto a base di carne o pesce ogni due giorni, 6) nello svolgere una vacanza di almeno una settimana fuori casa nell’anno di riferimento, 7) nel pagare regolarmente rate di mutuo o affitto, 8) nel mantenere l’appartamento riscaldato, 9) nel fronteggiare spese inaspettate. In Italia, nel 2012 vivevano in povertà assoluta quasi cinque milioni di persone, l’8% del totale della popolazione residente. Fame e povertà sono però evidenze non sempre visibili, non sempre note per la grande dignità manifestata dalle famiglie in difficoltà e grazie allo straordinario impegno di alcune amministrazioni comunali, parrocchie, associazioni del terzo settore attente e sensibili nel far fronte a situazioni di disagio o mancanza alimentare; talvolta, purtroppo, è un’evidenza non vista dai decisori politici. Sara Bin

osa si mangia oggi?” È una domanda consueta: fa parte del nostro quotidiano. Perlomeno della maggior parte di noi, ma non di tutti. In oltre quattro milioni hanno fatto fatica a risponde alla domanda “mangerò oggi?”. Il numero fa riferimento a tutte quelle persone, 70% delle quali di origine italiana, che nel 2012 hanno chiesto aiuto per poter mangiare e dar da mangiare alle proprie famiglie. Queste persone hanno potuto beneficiare dei servizi mensa o hanno avuto assistenza attraverso i pacchi alimentari, le “sportine”, grazie al lavoro di 15mila strutture caritative. Sette sono le principali strutture che gestiscono la solidarietà - Associazione Banco Alimentare di Roma Onlus, Associazione Sempre Insieme per la pace, Caritas italiana, Comunità di Sant’Egidio, Croce Rossa Italiana, Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, Fondazione Banco Alimentare Onlus e Fondazione Banco delle Opere di Carità – e a loro volta distribuiscono i prodotti ad altre strutture che operano nel campo dell’aiuto alimentare a persone in stato di bisogno. Questa solidarietà può agire perché sostenuta dai fondi europei (come il FEAD, Fondo europeo per l’aiuto agli indigenti), ma soprattutto dalla generosità di tante persone che fanno del dono la cifra della loro vita per gli altri, ad esempio attraverso le collette alimentari. La geografia della fame in Italia, come altrove, ricalca la geografia della povertà. Le regioni con il più elevato numero di famiglie in difficoltà si trovano

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Una ragione in più per focalizzare questo Dossier sulla fame, avendo però ben chiare le sue imprescindibili interconnessioni con il lavoro e con la povertà estrema, gli altri due traguardi indicati dal Primo Obiettivo del Millennio. Se il cibo è al centro della nostra esistenza, non lo è però altrettanto la consapevolezza della rete fitta e complessa che circonda il cibo: da dove viene e cosa contiene, da chi è stato prodotto e in quale contesto ambientale, quali prodotti arrivano sugli scaffali del supermercato e cosa differenzia il prezzo di un prodotto analogo? “Cosa si mangia”? Approfondisci su www.worldsocialagenda.org/2La-fame-nel-primo-obiettivo

In oltre quattro milioni fanno fatica a rispondere alla domanda “mangerò oggi?”

In Italia, nel 2012 vivevano in povertà assoluta quasi cinque milioni di persone, l’8% del totale della popolazione residente

I RITARDI NELLA CORSA VERSO IL RAGGIUNGIMENTO DEL PRIMO OBIETTIVO DI SVILUPPO DEL MILLENNIO

A che punto siamo? di Sara Bin che punto siamo dunque della corsa verso il raggiungimento del Primo Obiettivo? Secondo quanto pubblicato dall’ONU nel Rapporto del luglio 2014, l’obiettivo presenta probabilità diverse di essere raggiunto a seconda che si prenda in considerazione i livelli di povertà, di disoccupazione o di fame. In ogni caso, resta ancora molto da fare. Negli ultimi vent’anni le persone povere sono diminuite; oggi però ancora 1 miliardo e 200 milioni sono quelle che vivono in condizioni di povertà estrema: cioè una persona su cinque. Le regioni del mondo più in difficoltà sono l’Africa subsahariana e l’Asia meridionale: in India vive un terzo dei poveri; un altro terzo vive in Cina, Nigeria, Bangladesh e Repubblica Democratica del Congo. Il terzo mancante è ripartito sul resto del mondo: oltre sei milioni di poveri assoluti abitano anche in Italia (fonte: ISTAT, 2014). Le persone in condizione di povertà vivono solitamente in zone afflitte da guerre, dove le condizioni sanitarie sono scadenti, dove l’ambiente è degradato, dove non c’è accesso all’istruzione e dove non ci sono (o ce ne sono poche) opportunità lavorative. Sull’occupazione e sul lavoro dignitoso i passi avanti sono stati difficili da compiere anche a causa della crisi finanziaria che ha avuto delle gravi ripercussioni su tutti i sistemi economici formali ed informali. Non ricevendo finanziamenti dalle banche, le imprese, impossibilitate ad investire e quindi a produrre, hanno iniziato a tagliare la produzione, gli stipendi e i posti di lavoro generando una serie di rea-

842 milioni di persone soffrono la fame ma un miliardo e mezzo di persone mangia una quantità di cibo eccessiva o di scarsa qualità

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Per risolvere il problema della fame (842 milioni di persone ancora ne soffrono), la FAO - Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura punta al miglioramento e all’aumento della produzione agricola, nonché alla stabilizzazione dei prezzi dei prodotti alimentari foto Curt Carnemark / World Bank zioni a catena con effetti negativi sull’occupazione, sui consumi, ecc. Questo ha avuto conseguenze negative anche sulle attività informali, “vulnerabili”, in quanto senza tutele previdenziali e sindacali, scarsamente remunerate e talvolta svolte in condizioni pericolose per la salute. La crisi dell’economia formale non ha risparmiato venditori e venditrici ambulanti,

piccoli commercianti ed artigiani, soprattutto donne e giovani esclusi dal mercato formale. Essi rappresentano però un’importante fonte di reddito; in alcuni Paesi in via di sviluppo costituiscono il 60% circa della forza lavoro. Se le opportunità vengono meno anche in questo settore, povertà e fame lasciano poche speranze. Infine, gli 842 milioni di persone che ancora soffrono la fame ci ricordano che la situazione permane problematica e che manifesta tutta la sua urgenza quando si prendono in considerazione i dati relativi alla popolazione più giovane: 99 milioni di bambini sotto i cinque anni sono sottopeso e circa il doppio presenta dei ritardi nello sviluppo psico-fisico a causa della denutrizione. Risolvere questi problemi significa intervenire sull’alimentazione delle madri durante la gravidanza e l’allattamento e sul periodo dello svezzamento con azioni educative e preventive puntando non solo sulla quantità, ma an-

che sulla qualità del cibo consumato. L’altra faccia della malnutrizione è l’eccesso di cibo che prende le forme più problematiche dell’obesità e di altre malattie legate alla sovranutrizione, come diabete, infarto, ictus, trombosi, ecc. nonché dello spreco e dei rifiuti alimentari. Un miliardo e mezzo di persone nel mondo vive mangiando una quantità di cibo eccessiva rispetto al suo fabbisogno o di scarsa qualità. In alcuni Paesi come Kuwait, Stati Uniti, Trinidad e Tobago, Argentina, Messico, la percentuale di persone sovrappeso supera abbondantemente il 25% della popolazione totale e questo problema interessa soprattutto le fasce di popolazione più povere dei paesi a reddito medioalto. Su quanto sprechiamo, invece, i numeri parlano chiaro del nostro comportamento insostenibile: 2 milioni di tonnellate di cibo si perdono a livello della produzione, 300.000 tonnellate a livello di commercio e distribuzione ai quali va ag-

giunto ciò che buttiamo nella spazzatura: in Italia, una famiglia getta nell’umido ogni settimana una media di circa 200 grammi di cibo a settimana. Per risolvere il problema della fame, la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, punta al miglioramento e all’aumento della produzione agricola, nonché alla stabilizzazione dei prezzi e del commercio dei prodotti alimentari. Ma nonostante gli sforzi oramai decennali i risultati tendono a tardare, soprattutto in alcune aree dove la sopravvivenza non è solo minacciata dalle difficili condizioni di accesso al cibo, ma anche da povertà sanitaria, da elevati tassi di analfabetismo, da un’alta incidenza di patologie come diarrea, malaria, AIDS e tubercolosi, da questioni politiche insolute e da relazioni internazionali viziate, in una parola dal potere e dalle responsabilità dei governi e delle istituzioni internazionali. Il primo obiettivo è tale anche per la sua evidente complessità. l


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SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO

Dalla riscoperta delle sementi tradizionali all’incontro culturale con prodotti etnici

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L’associazione Pimpinella al lavoro. In basso, il maso di Luigina Speri a Trambileno

Soma Fofana e Boubakary nel negozio “All’ombra del baobab” di Trento

di Jacopo Tomasi

è la storia di Luigina Speri, che ha scelto, assieme alla sua famiglia, di lasciare la città per tornare a lavorare la terra. Come facevano i suoi genitori. Sperando in una società più sostenibile e genuina, anziché quella sprecona e «artificiale» nella quale viviamo oggi. Poi abbiamo incontrato Soma Fofana e l’amico Boubacary, che dimostrano come il cibo possa essere veicolo d’integrazione. Profughi arrivati dal Mali, da qualche mese hanno aperto un piccolo negozio a Trento dove vendono prodotti tipici africani. Favorendo incontro e scambio, non solo di gusti e sapori. Infine, ecco l’originale iniziativa dell’Associazione Pimpinella che sta riscoprendo le sementi tradizionali, per un’agricoltura sostenibile e che conservi la memoria del passato.

C’

Luigina Speri, 62 anni, da qualche anno è riuscita a realizzare un desiderio che da tempo custodiva nel cassetto: lavorare la terra. «Vengo da una cultura contadina», racconta. «I miei genitori sono stati contadini per un periodo della loro vita. Io, per anni, mi sono dedicata a loro e ai miei figli. Poi, a cinquant’anni, mi sono potuta dedicare a questa attività assieme a mio marito. Pienamente». Così si è trasferita dalla città a Trambileno, curando un piccolo orto per il sostentamento della famiglia. «La vita in città mi andava sempre più stretta: i ritmi, il cibo, i consumi. Così abbiamo fatto questa scelta, anche radicale. Ma dieci anni dopo posso dire che la rifarei». Adesso il piccolo orto è diventato qualcosa di più e Luigina vende parte della verdura che produce al mercato bio di Rovereto. E spiega che dietro a questa scelta c’è una filosofia, un modo diverso di osservare le cose, provando a cambiarle con i piccoli gesti di ogni giorno. «La mia idea è che per vivere ci vuole poco, mentre questa società ci fa pensare di dover avere sempre tanto, troppo. Bisogna lavorare, lavorare per guadagnare, guadagnare, guadagnare e poi spendere, consumare, sprecare… Ma in questo modo ci avveleniamo, ci soffochiamo. Penso – conclude Luigina – che dovremmo accontentarci, tornare a gustarci anche le piccole cose. Io spero di aver dato un esempio con la mia scelta, presa con la mia famiglia. Quando parlo con la gente, c’è chi apprezza questa cosa. E spero che portando avanti la mia attività possa ispirarne altre».

C’è un posto, a Trento, dove si può stare – metaforicamente – “All’ombra del baobab”. È il piccolo negozio aperto in via Roma da Soma Fofana e dall’amico Boubacary. Qui si vendono prodotti alimentari, ma grazie al cibo si fa anche cultura e integrazione. «È bello vedere come la gente chieda informazioni e s’interessi al cibo. Un modo per entrare in contatto, conoscersi meglio. D’altra parte quello che

TRE STORIE DI CIBO E ALIMENTAZIONE

Tra sostenibilità e solidarietà a tutto “Gas” Spopolano in Trentino i Gas, ovvero i Gruppi di acquisto solidale. In base ai dati resi noti nel 2014 durante la prima edizione di “TrentoBio”, la festa dei Gas del Trentino, sarebbero 35 le realtà presenti sul territorio provinciale per un totale di oltre 4.000 persone che hanno deciso di sposare questa filosofia di valorizzazione dei piccoli produttori locali e rispetto dell’ambiente. Una scelta che è dettata principalmente da un’attenzione ai prodotti, nell’ottica della sostenibilità e di una filiera a chilometri zero. In base ai dati forniti, solo nella città di Trento si contano 18 Gas e in media ogni gruppo è composto da una trentina di famiglie. Attraverso i Gas si possono avere frutta, verdura, carne, vino, miele… di produttori locali, ma anche di altre zone d’Italia. L’idea, infatti, è quella di mettersi assieme, condividere un ordine, e poter quindi ricevere – in modo sostenibile – prodotti di qualità di altri territori: dalle arance di Sicilia al riso mantovano ai latticini pugliesi. Sempre con la filosofia di un commercio equo e solidale, che possa valorizzare i piccoli produttori.

mangiamo racconta bene quello che siamo». I ragazzi si fanno arrivare i prodotti da varie zone dell’Africa: farine, varietà di riso, frutta esotica come mango e papaya, verdure come manioca e platano, poi spezie, salse, succhi di vario genere. Tutto in un’ottica di commercio equo e solidale. «Questa è la nostra filosofia e il messaggio che vogliamo trasmettere», spiega Fofana. Che racconta la sua esperienza in Italia e l’avvio di questa avventura. «Siamo fuggiti prima dal Mali, poi dalla Libia, arrivando in Italia nel 2011 come rifugiati politici. All’inizio eravamo al campo di Marco, poi alle Sarche. Non era facile perché non potevamo lavorare. Poi,

DUE PROGETTI PROMOSSI IN TRENTINO

App e locali “eco” per combattere gli sprechi ombattere lo spreco di cibo è uno degli obiettivi più importanti, ma non semplici da raggiungere. In Trentino ci si sta muovendo con convinzione Cin questa direzione, anche grazie all’aiuto della tecnologia. I ricercatori dell’Unità ICT4G della Fondazione Bruno Kessler di Trento, infatti, hanno sviluppato “Bring the Food”, un’applicazione utilizzabile su computer e smartphone connessi ad internet. Questa tecnologia permette a gestori di ristoranti, servizi di catering e supermercati di segnalare le eccedenze di cibo e, allo stesso tempo, alle organizzazioni umanitarie di richiederle in tempo reale. I donatori possono specificare il numero di porzioni disponibili e la scadenza, mentre i richiedenti possono vedere su una mappa i punti di distribuzione più vicini e prenotare immediatamente le derrate alimentari necessarie. Un modo per evitare che il cibo venga buttato senza controllo e possa invece essere utilizzato da chi ne ha bisogno davvero. Un’iniziativa sicuramente positiva, che è stata anche presentata a Roma durante un evento della FAO, l’Agenzia ONU che si occupa di cibo e agricoltura. Ma non è l’unica iniziativa trentina su questo versante. Da qualche anno, infatti, la Provincia ha avviato un tavolo di lavoro con le principali associazioni di categoria del settore della ristorazione per attivare un progetto di sostenibilità ambientale denominato “Ecoristorazione Trentino”. L’obiettivo è quello di aumentare l’attenzione alle tematiche ambientali e, dopo una sperimentazione con il coinvolgimento di alcuni esercizi, il progetto è stato “aperto” a tutti i ristoranti trentini che vogliono farne parte. Il marchio “Ecoristorazione Trentino” prevede che vengano soddisfatti 7 requisiti. Prima di tutto, il menù deve essere a filiera corta, con ingredienti che provengono esclusivamente dal territorio trentino, con conseguente riduzione delle emissioni da trasporto. Inoltre, dovranno esserci almeno due ingredienti provenienti da agricoltura biologica, rispettosa dell’ambiente. Non potranno essere previste dosi singole, o prodotti usa e getta, riducendo così la produzione di rifiuti. Dovrà anche essere fatta un’operazione di informazione della clientela sull’uso di acqua del rubinetto e, più in generale, sulle buone pratiche ambientali attuate. Anche sull’illuminazione dovrà esserci una particolare attenzione: l’esercizio che adotta questo progetto deve utilizzare esclusivamente impianti di illuminazione a risparmio energetico. Infine, nei prodotti per le pulizie dovranno essere utilizzate almeno due linee di prodotti ecologici, con conseguente riduzione dell’inquinamento idrico e atmosferico. Jacopo Tomasi

finalmente, è arrivato il permesso di soggiorno e la possibilità di fare qualcosa. Abbiamo provato diverse esperienze, prima di avviare questa attività, anche grazie al progetto “RE-LAB: start up your business” , finanziato dal Fondo Europeo per i Rifugiati e promosso dall’International Training Centre dell’ILO. Ci piace molto questo lavoro, è interessante e stimolante. Organizziamo anche dei corsi di cucina, un altro modo per farci conoscere e incontrare nuove persone interessate a scambi culturali. Noi cuciniamo un piatto tipico della nostra terra, poi tutti devono provare a cucinare qualcosa di quello che hanno imparato e alla fine mangiamo insieme. È bellissimo», dicono col sorriso e un ottimismo contagioso. Così come contagiosa è la passione di Luigi Calzà, presidente dell’Associazione Pimpinella, che si occupa di tutela della biodiversità agricola. «Si parla spesso di biodiversità – spiega Calzà – ma pochissimo da questo punto di vista. Noi riteniamo che sia fondamentale perché può rappresentare davvero il futuro dell’agricoltura. E di un’agricoltura più sostenibile. Le antiche varietà – prosegue – presentano infatti vantaggi significativi: si adattano al clima, all’ambiente e alla terra del territorio e quindi sono meno soggette a malattie e cali di produzione. E sono le più adatte all’agricoltura bio». Per recuperare queste antiche varietà vengono coinvolti dei “custodi dei semi”: persone che garantiscono la riproduzione delle sementi per loro e per l’associazione, affinché possano essere poi ridistribuiti nei territori d’origine. «Solo allora – afferma Calzà possiamo dire di aver salvato un seme, perché la miglior cassaforte è la sua terra d’origine. Siamo convinti che questa attività possa avere ricadute positive anche sul turismo, perché si valorizza il territorio e i suoi prodotti». L’Associazione, nata nel 2007, conta oggi un’ottantina di soci e circa trenta custodi dei semi. Promuove iniziative informative per sensibilizzare sull’argomento affinché l’agricoltura possa essere arricchita da varietà antiche e diverse, senza diventare standardizzata come fosse una catena di montaggio. l


SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO

Verso EXPO 2015 È

Assicurare globalmente un’alimentazione buona, sana, sufficiente e sostenibile: è questa la sfida lanciata dall’appuntamento internazionale malnutrizione in determinate aree del mondo e la devastazione del pianeta, una profonda critica ha già investito “i modelli di Expo”, le sue strutture, il tipo di riflessione, nonché i consumi previsti e gli sponsor dell’evento. l

UN’OPPORTUNITÀ DI SCAMBIO CON IL MONDO

Il Trentino a Expo 2015 ha deciso di puntare su Expo 2015, ritenuta un concreto biglietto visita per promuovere una internazionalizzazione del sistema provinciale IdelleldaTrentino imprese agroalimentari trentine e per incrementare la conoscenza del territorio anche in chiave turistica. È l’Assessore all’agricoltura, turismo e promozione, Michele Dallapiccola, a spiegare che, di fronte alla sfida globale di assicurare cibo ed energia sostenibile al pianeta, “il sistema trentino è in grado di fornire una risposta adeguata su base territoriale. Partendo dalla consapevolezza che il Trentino, come e più di altri territori, è stato in grado nel tempo di plasmare una propria peculiare via di sviluppo economico ed agricolo fondata su soluzioni e modelli organizzativi del tutto distintivi e particolarmente efficaci, in grado di corrispondere alle grandi difficoltà connesse al vivere e produrre in montagna e quindi di creare valore territoriale e sviluppo economico”. Alla partecipazione di singole aziende ed enti trentini a dibattiti e iniziative dell’Expo si avvicenderà dal primo agosto al 31 ottobre 2015 l’apertura lungo il Cardo, la direttrice principale dell’area espositiva, di “Piazzetta Trentino”: uno spazio di circa 75 metri quadri dove il Trentino esporrà il meglio della propria offerta territoriale, produttiva e scientifico-tecnologica. E se il Trentino alla Expo di Milano mira nello specifico a promuovere un sistema di marketing internazionale del suo sistema riguardante la produzione, la ricerca e il turismo, a proporre nuovi pacchetti turistici incentrati su itinerari del gusto e del vino, a sviluppare nuove partnership commerciali e scientifico-tecnologiche a livello internazionale, l’Esposizione Universale giungerà anche in Trentino con un intenso programma di eventi promozionali, culturali, scientifici e turistici. Approfondisci su www.expo2015.tn.it

l pianeta si nutre da solo – No Expo” è uno degli slogan più usati per contestare lo svolgimento dell’Esposizione Universale. Da tempo numerose critiche si stanno sollevando intorno all’Expo ed esulano dallo scandalo degli appalti e della corruzione dilagante tra imprenditori, dirigenti e politici connessa all’evento. Il problema è un altro. Sostanzialmente quello di utilizzare l’Expo come un bel contenitore abbellito all’apparenza da temi green, equi e solidali ma riempito invece di tutt’altra sostanza. Di certo a suffragare tali perplessità su un uso retorico del diritto al cibo sano e nutriente e della sostenibilità ambientale ci sono innanzitutto i partner di Expo 2015, tra cui spiccano multinazionali al centro di ampie contestazioni come Monsanto, il colosso delle biotecnologie agrarie con il pressoché monopolio mondiale delle sementi, o Nestlé e McDonald’s, simboli di cibo né sano né nutriente e di politiche ambientali e lavorative non corrette. Un partenariato che indica il sistema al quale Expo intende affidare le risposte agli interrogativi del consesso, ossia un modello fortemente contrario alla sovranità alimentare e sottoposto alle logiche speculative e finanziarie dei grandi colossi economici mondiali. La cementificazione degli oltre 1.700 ettari di terreni agricoli per le strutture, i prezzi esorbitanti per ottenere spazi espositivi, la gratuità delle prestazioni lavorative dei molti giovani lavoratori, elementi che stanno alimentando ulteriori polemiche, non possono tuttavia cancellare le enormi opportunità che Expo offre, come spazio di incontro, di dialogo e di scambio di buone pratiche, persino di un altrimenti improbabile confronto con realtà di peso globale. E se un tentativo di dialogo in tal senso è stato promosso dal cosiddetto “Expo dei popoli. Modelli alimentari alternativi”, che si terrà contestualmente alla grande manifestazione, sono molte altre le organizzazioni non governative e le associazioni, che a diverso titolo si occupano dei temi promossi da Expo, che hanno invece deciso di non partecipare alla manifestazione, ma di indire numerosi eventi sul tema al di fuori del sito espositivo milanese. Miriam Rossi

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di Miriam Rossi

produzione, del commercio dei prodotti e della ricerca scientifica forniranno quel know-how determinante per dare risposte concrete ed efficaci a una così pressante sfida. In attesa di risposte concrete che si spera arriveranno nel prossimo autunno, al momento Expo è riuscita a far parlare di sé instillando nell’opinione pubblica consapevolezza sull’importanza e sull’urgenza di garantire il diritto il cibo all’intera umanità. Proprio in base alla rinnovata coscienza che le scelte di ciascuno possano contribuire o meno ad acuire la

vita trentina

VII

C’è chi dice no

IL PRIMO MAGGIO APRE L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE A MILANO

da tempo iniziato il conto alla rovescia per l’apertura il primo maggio a Milano dell’Esposizione Universale, la cosiddetta Expo 2015. Una vetrina internazionale per esporre e presentare strumenti e soluzioni innovativi, ma anche per avviare una piattaforma di confronto sulla possibilità di adottare politiche condivise per assicurare globalmente un’alimentazione buona, sana, sufficiente e sostenibile. È questa la sfida lanciata da EXPO 2015, che ha come tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, alla ricerca di nuovi modelli di sviluppo volti a garantire cibo e acqua a tutta la popolazione mondiale, salvaguardando la biodiversità e la salute del pianeta. Negli auspici dei promotori dell’Expo i 150 stand strutturati per 6 mesi in un’area di ben 1,1 milioni di metri quadrati, gli oltre 140 espositori tra Stati e organizzazioni internazionali, i 20 milioni di visitatori attesi e gli oltre 2.000 eventi (tra dibattiti mondiali, convegni e policy meeting, concerti, eventi culturali e festival) non potranno che avviare una profonda riflessione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica, e suggerire agli Stati le innovazioni da adottare per il futuro dell’umanità. Anche le expertise accumulate da soggetti non governativi nei settori dell’agricoltura, della

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L’EXPO DEI POPOLI

Un’altra idea di nutrire il pianeta Expo dei Popoli si terrà in concomitanza con gli eventi dell’Esposizione Universale – Expo 2015, promossa da un coordinamento di ong, associazioni, movimenti di produzione e di distribuzione italiana e internazionale per meglio rappresentare la complessità della società civile impegnata sui temi della sovranità alimentare, del diritto al cibo, all’acqua, alla terra e alle altre risorse, e proporre su un palcoscenico internazionale visioni alternative ai problemi globali di accesso al cibo e alle risorse. Sebbene la sovranità alimentare non riesca ancora a entrare a far parte dell’agenda ufficiale, alcuni temi importanti come l’impatto ambientale, il controllo dell’operato delle aziende e governi, la promozione delle buone pratiche e soprattutto il ruolo dei piccoli produttori e delle famiglie contadine sono stati formalmente inglobati nel concetto di sicurezza alimentare: l’intento dell’Expo dei popoli è di continuare su questa strada.

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Approfondisci su www.expodeipopoli.it

L’IMPEGNO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO SI TRADUCE LOCALMENTE E GLOBALMENTE

“Nutrire il pianeta, il Trentino ha le carte in regola” utrire il pianeta. Energia per la vita. Credo che il Trentino abbia le carte in regola per dire la sua sul bellissimo tema proposto da Expo 2015. Non solo per l’impegno quotidiano profuso sul nostro territorio a difesa delle produzioni tipiche di qualità, alla sostenibilità ambientale, alla lotta ai cambiamenti climatici, ma anche grazie alle numerose e importanti relazioni realizzate in tutto il mondo su questi temi nell’ambito della cooperazione internazionale. Nella costruzione di partenariati tra comunità e territori i temi della sicurezza alimentare, del diritto all’acqua, della salvaguardia della biodiversità hanno sempre costituito ambiti privilegiati di impegno. Non posso qui citare le decine e decine di progetti volti a valorizzare le tradizioni e competenze locali in tema di produzioni agricole e alimentari, dalla quinoa al-

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la manioca, dal miele al caffè, dal formaggio al muesli. Il tratto che contraddistingue l’azione della Provincia autonoma di Trento in questo ambito combina la valorizzazione delle tradizioni e competenze locali con la ricerca di nuove tecniche e metodologie, volte a migliorare in quantità e qualità le produzioni, e ad aumentare il livello di indipendenza e di sicurezza delle comunità coinvolte. Ma è chiaro che di fronte alle sfide globali connesse con il diritto al cibo e ad un ambiente sano e vivibile, la sola micro testimonianza dei progetti non è sufficiente. Voglio allora citare il nostro impegno per denunciare e contrastare alcune minacce globali. Mi riferisco in particolare ai fenomeni della speculazione finanziaria sui prodotti alimentari e del land and water grabbing (accaparra-

mento di terre e acque). Anche in questi ambiti stiamo facendo con responsabilità la nostra parte: sostenendo la campagna “Sulla fame non si specula”, informando e sensibilizzando la nostra popolazione, soprattutto i giovani, su queste dinamiche globali e infine rappresentando la nostra posizione critica rispetto a queste pratiche e proponendo modelli di sviluppo più inclusivi, dignitosi e sostenibili, sui tavoli istituzionali a livello nazionale e internazionale. Credo sia anche questo, accanto alla testimonianza concreta e puntuale, una maniera in cui una piccola terra autonoma dimostra di voler stare al mondo in modo responsabile e solidale. Sara Ferrari Assessora all’università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità, cooperazione allo sviluppo


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La World Social Agenda

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IL PRIMO OBIETTIVO DEL MILLENNIO IN CONCRETO

La Wsa nelle scuole 70 insegnanti coinvolti, di cui 22 alle scuole medie e 48 alle superiori. 1.166 studenti coinvolti, 514 alle scuole medie e 652 alle superiori. 25 incontri di formazione per insegnanti per un totale di 371 persone. 6 incontri di formazione per alunni con 288 ragazzi. 18 ulteriori incontri di formazione in programma fino alla fine dell’anno scolastico rivolti a 210 alunni 7 i percorsi di approfondimento. I sette percorsi tra cui le classi potevano scegliere per declinare il Primo Obiettivo del Millennio: “QUADERNI ETICI” Ideare e disegnare il nuovo quaderno etico sul tema del diritto al cibo attraverso l’arte tigua dell’Ecuador per l’Associazione Docenti Senza Frontiere? L’Istituto Nuove Arti Grafiche Artigianelli ha aderito con entusiasmo a questo progetto, che mira a unire l’acquisizione di una consapevolezza sul tema dell’alimentazione con una rielaborazione personale in forma grafica da trasmettere alla comunità. “CIOCCOLATO… AMARO!” Esaminare il processo di produzione e di lavorazione del cacao significa anche imbattersi in casi di sfruttamento del lavoro minorile, di riduzione in schiavitù e di violazione dei diritti umani fondamentali. L’obiettivo è quello di creare consapevolezza e coscienza critica sulle proprie abitudini alimentari tenendo conto dei condizionamenti delle multinazionali e delle possibili alternative rispettose dei diritti di ognuno. Le classi prime delle medie “Manzoni” di Trento incontrano il regista Michele Mellara

“ROSSO POMODORO” Numerose sono le ombre che stanno dietro la coltivazione e la commercializzazione di uno dei prodotti “tipici” della cucina italiana, il pomodoro. Un esempio di come esiste una stretta interconnessione tra produzione, sfruttamento del lavoro clandestino e dell’immigrazione, land grabbing, diritti umani “dimenticati”. “IN CARNE E OSSA!” Interrogarsi sulla presenza di carne all’interno delle nostre diete e sulle conseguenze che consumi elevati e produzioni intensive hanno per il futuro dell’umanità e del pianeta non può che contribuire a sensibilizzare le future generazioni. “ABBASSA IL TUO IMPATTO!” Dagli orti comunitari, ad azioni per la salvaguardia della biodiversità, a tentativi di vita a impatto zero, sono sempre di più le esperienze di vita alternative e “più a misura di persona”. Una scelta che si contrappone al binomio ricchezza (desiderata) - povertà (in aumento) che condiziona inesorabilmente il nostro stile di vita. “TERRA, COMUNITÀ, TRADIZIONI” Un viaggio simbolico tra alcune comunità per parlare di difesa della sovranità alimentare, tra sfide, tradizioni e convivialità. “RE-TREND” Può la moda contribuire a ridurre povertà e fame? La riflessione è già in corso presso il Centro Moda Canossa di Trento in collaborazione con Caritas Italiana.

I NOSTRI PROGETTI IN ITALIA La è un percorso culturale di educazione, sensibilizzazione e informazioni sui temi legati agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite per la lotta alla povertà. www.worldsocialagenda.org è una testata giornalistica on line di informazione qualificata e pluralista su diritti umani, pace, democrazie e ambiente con News, Guide, Almanacco e Atlante. www.unimondo.org è una rete di solidarietà con il profit per promuovere una cultura di impresa orientata a un maggiore coinvolgimento sociale. www.impresasolidale.it www.fondazionefontana.org info@fondazionefontana.org Trento – Via Herrsching, 24 Ravina tel. 0461.390092 Padova – Via Orologio, 3 tel. 049.8079391 Dona il tuo 5xmille alla Fondazione Fontana Onlus. Il codice fiscale è: 92113870288

Le attività della World Social Agenda nelle scuole sono state realizzate in collaborazione con Docenti Senza Frontiere e sono state rese possibili grazie al contributo della Provincia Autonoma di Trento e della Cassa Rurale di Rovereto

L’edizione 2014-2015 della WSA si concentra sul 1° Obiettivo di Sviluppo del Millennio dell’ONU, volto a sradicare la povertà estrema e la fame. In Trentino il percorso ha coinvolto: WSA & scuole Il percorso si propone da una parte di formare gli insegnanti sulle principali problematiche e metodologie per riflettere in classe sul diritto al cibo, e dall’altra di accompagnare gli studenti degli istituti secondari (scuole medie e superiori) del Trentino nella elaborazione di questo tema attraverso riflessioni, laboratori, espressioni video-artistiche. WSA & cooperazione internazionale La Carta di Trento è un documento scritto a più mani da organizzazioni che a diverso titolo si occupano di cooperazione internazionale, in un tentativo di rilettura della stessa partendo dagli Obiettivi del millennio dell’ONU. Nel 2015 la Carta si arricchirà della sezione relativa al Primo Obiettivo per sradicare la povertà estrema e la fame. WSA & territorio Le iniziative costruite assieme alle Circoscrizioni di Trento, con l’intento di legare le buone pratiche e i saperi locali con i grandi temi sociali internazionali, animeranno la città nei mesi di febbraio e marzo declinando la questione della fame sotto diverse prospettive oltre alle sue connessioni con la povertà. Approfondimenti su www.worldsocialagenda.org


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