ISTITUTO COMPRENSIVO “Grazie – Tavernelle” Ancona Dirigente Scolastica Elisabetta Micciarelli
SCUOLA PRIMARIA “ALESSANDRO MAGGINI”
INVENTAMI UNA FIABA Classi : 5^ A – 5^B Anno scolastico 2010/2011
Insegnante Giovanna Tartaglini
Inventami una fiaba HAINA (fiaba marocchina) IL TESORO INVISIBILE (fiaba albanese) LA GALLINA MAGICA (fiaba tunisina) I TRE PESCI ( fiaba araba) EL FIJO DELL’ORCO (fiaba marchigiana) EL FIJO DELL’ORCO (traduzione dal dialetto marchigiano)
Le nostre fiabe interculturali
Haina ( fiaba marocchina)
Una bellissima fanciulla di nome Haina, fidanzata con un bel giovane del suo paese, un giorno andò raccogliere legna nel bosco con le sue amiche. Mentre raccoglieva i rami secchi, vide a terra un mortaio d'oro. Subito pensò di prenderlo perchè era molto bello e prezioso e lo mise da parte per portarlo a casa: aveva in mente di venderlo e di ricavarne tanti soldi. Quando fu l'ora di fare ritorno a casa, lo prese e si accorse che era molto pesante. Decisa nel suo intento, s'incammino’ con le amiche ma faticava molto a tenere il passo. Le ragazze cercarono di dissuaderla dal suo intento , ma lei a tutti costi volle portarlo con sé. Rimase sempre più indietro e, ad un certo punto, non vide più nessuno e si trovò da sola. A questo punto dal mortaio uscì un diavolo che le disse di volerla sposare e le ordinò di seguirlo nella sua casa tra le montagne.
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Haina y
Quando il fidanzato si accorse che Haina non era tornata, partì alla sua ricerca, ma nel bosco non c'era alcuna traccia di lei. Camminò in tutte le direzioni finchè arrivò alle montagne dei sette colori e chiese alla prima montagna se avesse per caso visto la sua ragazza, ma questa gli rispose di no. Poi chiese alla seconda e poi alla terza e così via, ma né la montagna gialla, né quella arancione, ne’ quella rossa, né quelle di altri colori avevano notizie da dargli.
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Haina y
Fu la montagna marrone ad informarlo che la sua ragazza era stata portata a casa del diavolo, nella montagna nera. Aggiunse però di fare molta attenzione perchÊ se il diavolo l'avesse riconosciuto, se lo sarebbe mangiato. Allora il giovane prese una pelle di mucca, si travestÏ per non farsi riconoscere e salÏ sulla montagna nera. Vide la ragazza che stava pettinando i capelli del diavolo.
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Haina
. Di nuovo fece ritorno alla montagna marrone. Questa gli consigliò di prendere molto sale e un ago; infatti il diavolo non sopportava il sale e con l'ago avrebbe potuto ucciderlo. Il giovane tornò alla montagna nera e vide il diavolo che si era addormentato, allora gli buttò il sale negli occhi, prese Haina e fuggì. Quando il diavolo si svegliò, sentì i suoi occhi bruciare urlò dal dolore, poi si rese conto che la ragazza non c'era più e corse come un pazzo fuori dalla montagna. Vide i due fuggiaschi all'orizzonte e cercò di raggiungerli; quando fu vicino a loro, il giovane buttò dell'altro sale che mise ancora una volta il diavolo in difficoltà. Quando ebbe finito il sale, gettò l'ago e il diavolo morì.
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Haina y
I due giovani tornarono finalmente al loro paese, si sposarono e vissero felici e contenti.
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Il tesoro invisibile (fiaba albanese) C’era una volta un vecchio contadino che lavorava la terra con grande amore e impegno. Amava molto la sua famiglia e soprattutto i suoi figli, ai quali aveva insegnato i valori più importanti ed essenziali della vita. Nonostante ciò, loro non lo aiutavano e tutto il giorno non facevano altro che pensare a divertirsi. Il vecchio lavorò per anni ed anni, fino a quando un giorno si ammalò. Non poteva più vivere a lungo, l’età e la malattia Io avevano indebolito molto. Poco prima di morire, chiamò accanto a sé tutti i suoi figli e disse loro: - Ragazzi miei, nella campagna, tempo fa, avevo nascosto un grande tesoro, ma ora non ricordo più dove.
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Il tesoro invisibile y
Questa sua ultima frase spinse i ragazzi a scavare in tutta la campagna per ore e ore, giorni e giorni, settimane ma invano. Il tesoro era introvabile. Uno di loro, dopo tanta fatica, si accorse che, senza volere, avevano vangato tutta la terra e così si rivolse ai fratelli dicendo: - Non rattristiamoci più, guardate: la terra ora è pronta per essere seminata, perché non seminiamo? E così fecero.
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Il tesoro invisibile y
Quando i frutti furono maturi sollecitò di nuovo i fratelli con queste parole: - Abbiamo vangato e seminato. Ora, ditemi, perchÊ non raccogliere?! E cosi, in poco tempo, con l’aiuto di tutti, raccolsero ogni frutto della terra. Fu soltanto allora che dentro al loro cuore si sentirono vicini al padre e capirono di aver trovato il tesoro di cui lui aveva parlato: la terra!
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La gallina magica (fiaba tunisina) â—Ś C'era una volta un uomo povero che fu toccato dalla fortuna. Aveva comprato una gallina che gli faceva delle uova d'oro e durante il giorno le vendeva.
La sua vita era migliorata molto ed era diventato ricco. . Aveva tanti soldi, ma non sapeva come spenderli. Cominciò a sprecarli per cose futili.
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La gallina magica . Purtroppo l'uomo non era soddisfatto di quello che gli produceva la gallina e voleva sempre di più. Diventò molto avido di denaro. Un giorno chiamò sua moglie e le disse: "Naima, secondo me c'è un tesoro dentro la pancia della gallina, perché non la uccidiamo e prendiamo tutto il tesoro in una sola volta?". La moglie gli rispose: "È proprio una bella idea!". Così la uccisero e cominciarono a cercare il tesoro, ma non trovarono niente e alla fine avevano perso anche la gallina. In poco tempo ritornarono di nuovo poveri; si pentirono, ma... chi troppo vuole nulla stringe! Un proverbio arabo dice: "La persona avida dorme con la fame!".
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I tre pesci (fiaba araba) C'erano una volta tre pesci che vivevano in uno stagno: uno era intelligente, un altro lo era a metà e il terzo era stupido. La loro vita era quella di tutti i pesci di questo mondo, finché un giorno arrivò un uomo. L'uomo portava una rete e il pesce intelligente lo vide attraverso l'acqua. Facendo appello all'esperienza, alle storie che aveva sentito e alla propria intelligenza, il pesce decise di passare all'azione. "Dato che ci sono pochi posti dove nascondersi in questo stagno, farò finta di essere morto", pensò. Raccolte tutte le sue forze, balzò fuori dall'acqua e atterrò ai piedi del pescatore, che si mostrò piuttosto sorpreso. Tuttavia, visto che il pesce tratteneva il respiro, l'uomo lo credette morto e lo ributtò nello stagno. Allora il nostro pesce si lasciò scivolare in una piccola cavità sotto la riva. Il secondo pesce, quello semintelligente, non aveva capito bene quanto era accaduto. Raggiunse quindi il pesce intelligente per chiedergli spiegazioni. "Semplice", disse il pesce intelligente, "ho fatto finta di essere morto e così mi ha ributtato in acqua".
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I tre pesci y
Immediatamente, il pesce semintelligente balzò fuori dall'acqua e cadde ai piedi del pescatore. "Strano", pensò il pescatore, "tutti questi pesci che saltano fuori dappertutto!". Ma il pesce intelligente si era dimenticato di trattenere il respiro, così il pescatore si accorse che era vivo e lo mise nel suo secchio. Riprese quindi a scrutare la superficie dell'acqua, ma lo spettacolo di quei pesci che atterravano sulla riva, ai suoi piedi, lo aveva in qualche modo turbato, sicché si dimenticò di chiudere il secchio. Quando il pesce se ne accorse, riuscì faticosamente a scivolare fuori e a riguadagnare lo stagno a piccoli salti. Andò a raggiungere il primo pesce e, ansimando, si nascose accanto a lui. Ora, il terzo pesce, quello stupido, non era naturalmente in grado di trarre vantaggio dagli eventi, neanche dopo aver ascoltato il racconto del primo e del secondo pesce. Allora riesaminarono ogni dettaglio con lui, sottolineando l'importanza di non respirare quando si finge di essere morti. "Molte grazie, adesso ho capito!“disse il pesce stupido, e con quelle parole si lanciò fuori dall'acqua e andò ad atterrare proprio accanto al pescatore.
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I tre pesci . Ora, il pescatore, che aveva già perso due pesci, lo mise subito nel secchio senza preoccuparsi di verificare se respirava o no. Poi lanciò ancora ripetutamente la sua rete nello stagno, ma i primi due pesci erano ormai al sicuro nella cavità sotto la riva. E questa volta il suo secchio era ben chiuso. Il pescatore finì per rinunciare. Aprì il secchio, si accorse che il pesce stupido non respirava, lo portò a casa e lo diede da mangiare al gatto.
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El fijo dell’orco (fiaba marchigiana) C’era ‘na olta ‘na donna gravida; je vinne tanta voja de magnà l’erbette, e de niscosto le gétte a pijà ‘ntel giardì dell’Orco. Quanno lu’ se ‘ccorse che mancava, se ‘nniscose per ‘cchiappaccela, si ce fusse ‘rtornata. Defatti ce ‘rtorna ‘l giorno dopo, e l’orco se la volea magnà. Ma lia s’arracomannò tanto, che ‘n se la magnò, e je disse solo: “ Io non me te magno a patto che, quanno te nasce sta creatura, e quanno s’è fatta grandicella, la manni con me.” Lia je rispose de sci, e lu’ je disse, ch’a pijà l’erbette ce venisse, quanno je parea. Sta donna partorì, e je nacque ‘na fijola; e quanno se fu fatta granne la mannava a la scola. Un giorno l’Orco l’ancuntrò, e je disse: “Oh! Dije a màmmeta che me te manni, sinnò me te porto via.” Lia jel disse a la madre, e questa ce la mannò.
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El fijo dell’Orco y
. L’Orco fu tutto contento, perché se la volea magnà. De fatti la portò subbito ‘nte ‘na cammera piena de panni sporchi e je disse: “Io scappo, e de qui ‘n’ora artorno: tu hi da lavà tutti sti panni, po’ l’hi da stirà e da ‘rponne; si quanno ‘rtorno, non è fatto tutto, me te magno.” Lia rispose: “Sci,sci. “ Ecco che l’Orco scappa; e lia non potenno fa’ tutta quella fatica se mette a piagne’. La sente el fijo dell’orco: va oltra, e je dice : “Que hai, bella, che piagni tanto? ” Lia jel disse, e lu’ je rispose: “Me dai un bagio?” Jel dette; e lu’ allora toccò co’ ‘na bacchetta magica sul taoli, e ‘nten momento i panni fu lavati, stirati e ‘rposti. L’Orco artornato se meravijò.
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El fijo del’Orco . El giorno dopo je disse: “Vedi sto sacco de grà? Per quanno ‘rtorno, ha da esse ‘macinato, stacciato, fatto ‘l pa’ e ‘rposto.” “Sci, sci, nonno Orco!” l’Orco scappò, lia se ‘rmise a piagne’. Allora ardèccote el fijo , che je disse. “Que hai, bella, che piagni?” Lia je lo ‘rcontò, e lu’ je disse, che volea ‘n bagio. Jel dette, e ‘l fijo dell’Orco toccò co’ ‘na bacchetta sul taoli, e ‘nten momento el grà fu macinato, stacciato, fatto ‘l pa’ e ‘rposto.
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El fijo dell’orco y
Artorna l’orco, e vedenno che ‘n ce la potea fa’ casca’, pensa ‘n altro modo; e je dice: “Vedi quella montagna lassù? ‘Mbé, tu devi ‘ndacce: e ce sarà ‘n cancello, tu entra drento, e pija quella scattoletta che sta drento quella casa”. Lia se mette subbito in cammino, e per la strada non faceva che piagne’. L’ancontra el fijo dell’Orco e je dice:” Que hai, bella, che piagni, e ‘ndo’ vai?” Lia jel disse, e lu’ allora j’ arrispose: “N’avè paura, appena che tu sarai entrata in quel castello, vederai ‘n branco de cani, che te se vorrà magnà: tu daje ste pagnotte, e lora non te dirà più gnente. Dopo vederai dei cavalli che te salterà addosso: tu buttaje sto fiè, e lora starà boni. Poi vederai ‘na donna, che cava l’acqua ‘ntel pozzo col secchiarello legato su i capelli: lia te vorrà buttà ‘ntel pozzo: tu daje sta corda, e lia non te toccarà.
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El fijo dell’orco y
. Dopo ce sarà ‘n cancello,
che s’apre e se chiude; tu per non fatte pijà in mezzo untalo be’ co’ st’assogna, e lu se fermerà. Allora entra, pija la scattoletta,e ‘rviè via.” La giovina tutta contenta gette su, e fece come j’era stato ditto; e po’ ‘rtornò dall’Orco.
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El fijo dell’Orco. .
Lui stufo de non potella ‘mmazzà con malizia je disse: “Pija sta scattoletta e portamela de sopra.” Lia ce gette. Intanto l’Orco chiamò al fijo e je disse: “ Io vo sotto la finestra, e tu va sulla cammera, pija a quella gioinotta e buttamela giù che me la magno.” “Sci, sci,” arrispose lu’. Gette su, e disse a la giovina: “Babbo Orco te se vorria magnà; ma lassa fa’ a me.” Apre la scattola, che avea portata giù da la montagna, e dentro ce stava ‘annimale grosso e velenoso, fatto come ‘na donna. El butta giù da la finestra; l’ Orco sel magna, e morì subbito.
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El fijodell’Orco Allora ‘l fijo tutto contento prese possesso de la robba del padre, po’ sposò quela gioinotta, e fece ‘n gran pranzo e ‘na grand’allegria.
Stretta la foja, larga la via, dite la vostra, ch’ho ditto la mia.
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Il figlio dell’Orco (traduzione dal dialetto marchigiano)
C’era una volta una donna incinta; le venne tanta voglia di mangiare il prezzemolo, e di nascosto andò a prenderlo nel giardino dell’Orco. Quando lui si accorse che mancava, si nascose per sorprenderla, se fosse ritornata. Di fatti la donna ritornò il giorno dopo, e l’Orco voleva mangiarla. Ma lei si raccomandò tanto che non la mangiò, le disse solamente: “ Io non ti mangio a patto che, quando ti nascerà questa creatura, e quando sarà diventata grandicella, la farai venire con me.” La donna gli rispose di sì, e lui le disse che poteva venire a prendere il prezzemolo quando voleva. La donna partorì e le nacque una bambina e, quando diventò grande, la mandò a scuola. Un giorno l’Orco la incontrò e le disse: “ Oh! Dì a tua madre che ti faccia venire da me, altrimenti ti porto via.”. La bambina lo disse alla madre e questa la mandò dall’Orco. L’Orco fu tutto contento perché la voleva mangiare. Infatti, la portò subito in una camera piena di panni sporchi e le disse. “ Io esco e torno tra un’ora. Tu devi lavare tutti questi panni, poi devi stirarli e metterli a posto; se quando torno non è tutto fatto, ti mangio”. Lei rispose: “Sì, sì”. L’Orco uscì e la ragazza, non potendo fare tutta quella fatica, si mise a piangere. La sentì il figlio dell’Orco che andò da lei e le disse: “Che cosa hai, bella, da piangere?” Lei glielo disse e lui le rispose: “Mi dai un bacio?” Glielo dette e lui, allora, toccò con una bacchetta magica sul tavolino e in un momento i panni furono lavati, stirati e messi a posto. L’Orco, ritornato, si meravigliò.
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Il figlio dell’Orco
Il giorno dopo le disse. “Vedi questo sacco di grano? Per quando ritorno, deve essere macinato, setacciato, deve essere fatto il pane e messo a posto.” “Sì, sì nonno Orco!” L’Orco uscì e lei si rimise a piangere. Allora ecco nuovamente il figlio che le disse: “Che cosa hai, bella, da piangere?” Lei glielo raccontò e lui le disse che voleva un bacio. Glielo dette e il figlio dell’orco toccò con una bacchetta sul tavolino e in un momento il grano fu macinato, setacciato, il pane fu fatto e messo a posto. Ritornò l’Orco e , vedendo che non poteva ingannarla, pensò un altro modo e le disse: “Vedi quella montagna lassù? Tu devi andarci. Ci sarà un cancello, tu entra dentro e prendi quella scatoletta che sta dentro quella casa.” Lei si mise subito in cammino e per la strada non faceva che piangere. Incontrò il figlio dell’Orco che le disse: “Che cosa hai, bella, da piangere e dove vai?” Lei glielo disse e lui allora le rispose: “ Non avere paura. Appena tu sarai entrata in quel castello, vedrai un branco di cani che ti vorranno mangiare: tu dà loro queste pagnotte e non ti diranno più nulla. Dopo vedrai dei cavalli che ti salteranno addosso, tu buttagli questo fieno e loro staranno buoni. Poi vedrai una donna che prende l’acqua nel pozzo con un secchiello legato sui capelli : lei ti vorrà gettare nel pozzo, tu dalle questa corda e lei non ti toccherà. Dopo ci sarà un cancello che si apre e si chiude; tu, per non farti prender in mezzo, ungilo con questa sogna e lui si fermerà. Allora entra, prendi la scatoletta e vieni via.”
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Il figlio dell’Orco
La giovane, tutta contenta, salì e fece come le era stato detto, poi ritornò dall’Orco. Lui stanco di non poterla ammazzare con l’inganno, le disse: “Prendi questa scatoletta e portala di sopra.” Lei ci andò. Intanto l’Orco chiamò il figlio e gli disse: “Io vado sotto la finestra e tu va nella camera, prendi quella ragazza e buttamela giù che me la mangio” “Sì, sì “ rispose lui. Salì e disse alla giovane: “Babbo Orco ti vorrebbe mangiare , ma lascia fare a me.” Aprì la scatoletta che aveva portato giù dalla montagna, dentro c’era un animale grosso velenoso, fatto come una donna. Lo buttò giù dalla finestra, l’Orco se lo mangiò e morì subito. Allora il figlio dell’Orco, tutto contento prese possesso dei beni del padre , poi sposò la ragazza e fece un gran pranzo con grande allegria. Stretta la foglia, larga la via Dite la vostra che ho detto la mia.
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Le nostre fiabe interculturali y
Haina e il figlio dell’Orco
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Elisa e i tre pesci magici
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Personaggi:
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Personaggi:
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Haina (personaggio della fiaba marocchina)
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Il contadino e i suoi figli (personaggi della fiaba albanese)
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L’Orco e il figlio dell’Orco y (personaggi della fiaba marchigiana)
I tre pesci (personaggi della fiaba araba)
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Il Diavolo (personaggio della fiaba marocchina)
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Il pescatore (personaggio della fiaba araba)
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La gallina dalle uova d’oro (personaggio della fiaba tunisina
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L’Orco (personaggio della fiaba marchigiana)
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La madre e la figlia (personaggi della fiaba marchigiana)
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Le nostre fiabe interculturali y
tto a f o y Haina e il figlio m a i b b A i e r a r t dell’Orco incon aggi delle n (1° fiaba) perso he c fiabe o letto abbiamr vita a y Haina e il figlio per da fiabe, le nuove fiabe dell’Orco e nostr culturali”. (2° fiaba) r e t n i “ y
Elisa e i tre pesci magici
Haina e il figlio dell’Orco
(1° fiaba)
Un giorno il figlio dell’Orco decise di fare una passeggiata nel bosco. Ad un certo punto vide una ragazza alta, bella, agile e snella: Haina. Questa in un primo momento non si accorse di lui e continuò ad arricchire il suo mazzolino di fiori; quando lo notò si nascose impaurita dietro un cespuglio. Poi, curiosa di scoprire chi fosse, uscì piano piano dal suo nascondiglio. Davanti ai suoi occhi c’era un ragazzo un po’ bruttino, ma che, secondo lei, era la bellezza in persona. Fu un vero e proprio colpo di fulmine: si innamorarono subito!
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Haina e il figlio dell’Orco Sebbene il figlio fosse contentissimo, l’Orco non approvò la sua scelta e la ostacolò in tutti i modi. Infine rapì Haina e la portò come prigioniera a casa del Diavolo. Il figlio disperato supplicò il padre di dirgli dove si trovasse la sua amata e poiché questi non cedeva, una sera lo fece ubriacare e, nella sua ebrezza, il padre svelò il nascondiglio. Allora il figlio, disperato, si recò a casa del Diavolo e dopo lunghe suppliche ebbe da lui la promessa che gli avrebbe riconsegnato Haina se gli avesse portato la gallina dalle uova d’oro. L’impresa era molto ardua.
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Haina e il figlio dell’Orco Il figlio dell’Orco attraversò vasti territori, scalò montagne e oltrepassò numerosi fiumi tra mille peripezie. Finalmente un giorno incontrò una ragazza che piangeva disperatamente perché la madre era in fin di vita e non aveva da darle la medicina che uno stregone le aveva prescritto. Il ragazzo, nel suo zainetto, aveva una porzione magica preparata da suo padre e la diede subito alla ragazza. La madre appena l’ebbe sorseggiata, riacquistò tutte le sue forze e come ricompensa, regalò al ragazzo la gallina dalle uova d’oro perché proprio lei ne la proprietaria.
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Haina e il figlio dell’Orco Il figlio dell’orco ritornò dal Diavolo, gli diede la gallina richiesta e ripartì con la sua amata Haina. Si sposarono e vissero felici e contenti.
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Haina e il figlio dell’Orco
(2° fiaba)
Quando Haina si sveglio e vide la gallina morta, iniziò a piangere moltissimo. Subito, come per magia, apparve il figlio dell’Orco con una bacchetta magica. Haina, stupefatta, gli chiese chi fosse. Il figlio dell’Orco si presentò e le disse: “Cara ragazza, se mi dai un bacio, ti farò riavere la tua gallina.” Haina lo baciò e il figlio dell’orco trasformò la gallina in una ragazzina. Haina fece subito amicizia con lei e uscirono insieme.
C’era una volta una ragazza di nome Haina. Un giorno, mentre passeggiava nel bosco, incontrò una gallina con una zampa spezzata, la portò a casa e la curò. Dopo una settimana Haina scoprì che la gallina faceva le uova d’oro. Una notte venne il diavolo che, invidioso della felicità della ragazza, uccise la gallina. Pag. 1
Haina e il figlio dell’Orco
(2° fiaba)
Nel bosco incontrarono il diavolo che disse loro di salire sulla montagna nera perché avrebbero trovato un tesoro. Le ragazze si fidarono del diavolo e partirono, ma presto scoprirono che era una trappola. Infatti, il diavolo che le aveva seguite le rapì. Le portò in una piccola capanna e ordinò loro di prendere la spazzola e pettinarlo. Le due ragazze furono così gentili che il diavolo si commosse. Intanto arrivò il figlio dell’Orco che le portò via. Il figlio dell’Orco e Haina si sposarono, il diavolo fece da testimone e l’amica da damigella.
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Elisa e i tre pesci magici C’era una volta un vecchio contadino che viveva con la moglie e i suoi figli vicino a uno stagno dove c’erano tre pesci magici. I figli non avevano voglia di lavorare, la figlia, di nome Elisa, stava sempre chiusa in camera sua a studiare, la moglie cucinava mentre lui si dedicava al lavoro nei campi. Un giorno la madre andò in campagna a raccogliere le verdure. Vicino allo stagno incontrò un pescatore che le disse: “Là, nel campo ci sono delle verdure fresche; va a prepararmi una bella insalata! Se non me la porti entro questo pomeriggio, chiamerò l’Orco che mangerà tua figlia.”. La madre corse subito via: doveva far presto!
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Elisa e i tre pesci magici Intanto la figlia, che aveva sentito tutto, andò dai pesci magici e si fece fare una sua copia, poi si nascose in un baule. Il sole tramontò e la madre non era ancora ritornata. Il pescatore chiamò l’Orco che entrò in casa e mangiò la copia di Elisa e morì in un secondo, perché era avvelenata. Quando la madre tornò a casa, trovò l’Orco morto e sua figlia viva. Si abbracciarono e moglie, marito, figli e pesci magici vissero felici e contenti.
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