Le colture giunte in Europa dalle Americhe

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Scuola Secondaria di primo grado Istituto Comprensivo n.3 “G. Sarto” di Castelfranco Veneto (TV) Anno scolastico 2009/2010

Ricerca a cura degli alunni della classe 2^G

Il mais Zea Mays è un cereale che sta assumendo a livello mondiale una diffusione e una importanza crescenti. L’aumento delle superfici investite è legato alla utilizzazione nel settore zootecnico, continuando ad essere in via di sviluppo una delle principali risorse per l’alimentazione umana.

Il mais (granoturco, granone, frumentone, ecc.) fu conosciuto dagli europei un mese dopo la scoperta dell’America, all’interno di Cuba dove era chiamato Maìz.


La prima rapida diffusione del mais in Europa si ebbe nel 1600 nelle regioni Balcaniche facenti parte dell’Impero Ottomano. Qualche tempo dopo il mais iniziò a diffondersi in Italia dai vicini Balcani (da cui deriva il nome popolare di ‘’granoturco’’). Le regioni della Pianura Padana furono quelle che introdussero il mais nei loro ordinamenti colturali.

Nell’agricoltura tradizionale veniva coltivato con la tecnica dei ‘’tre campi‘’,uno a mais e due a frumento, permettendo di ottenere il prodotto con cui pagare i tributi (in grano) e quanto serve per una seppur minima alimentazione in mais, cioè polenta. Negli ultimi 30-40 anni si è assistito ad un aumento costante delle produzioni medie che nel nostro paese sono passate dalle 2-3 tonnellate di granella per ettaro, alle 12 e anche 15 tonnellate. Il seme farinoso è molto produttivo, grazie anche al miglioramento delle tecniche colturali diffusesi ormai su vasta scala. Il mais è così scomparso dalle aree marginali non irrigate, dove dà rese modeste e incostanti, e si è localizzato quasi esclusivamente nelle zone più fertili e irrigate.

Veneto, Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia producono circa i 2/3 di tutto il mais prodotto in Italia. Il mais è poco coltivato nell’Italia meridionale, e praticamente assente nelle isole.


Diffusione della coltivazione del mais nel mondo

La produzione nazionale copre l’85% del fabbisogno interno (rappresentato quasi esclusivamente dall’impiego zootecnico), che pertanto deve essere coperto ricorrendo all’importazione, soprattutto dagli USA e dal Sud America.


Introduzione Nome comune delle piante sempreverdi appartenenti al genere Coffea, esse sono suddivise in circa 30 specie, a portamento arbustivo o arboreo. Il termine definisce anche una bevanda ricavata dai semi. Il caffé cresce nelle Americhe, in Africa e in Asia a sud dell’equatore. Il frutti del caffé assomigliano a ciliegie e sono riuniti in grappoli attaccati ai rami mediante piccioli cortissimi e hanno una polpa molle e di sapore dolciastro, all’interno della quale sono contenuti i chicchi.

Etimologia (significato e derivazione della parola) La parola araba”qahwa”, in origine,identificava una bevanda prodotta dal succo di alcuni semi che veniva consumata come liquido rosso scuro, che provocava effetti eccitanti stimolanti. Dal termine “qahwa”si passò alla parola turca “qahvè”,parola riportata in italiano come caffè.

La coltivazione Le piante di caffé prediligono suoli ricchi e umidi, il caffé viene coltivato ai tropici, in aree caratterizzate da un clima fresco e temperato.


La raccolta Il periodo di massima produttività della pianta ha inizio quando questa ha compiuto 5 anni di vita e dura per i 15-20 anni seguenti. La raccolta dei semi viene effettuata cogliendo i semi a mano o mediante scuotimento della pianta.

Leggenda sulla scoperta del caffé Il luogo di origine della pianta del caffé si ipotizza che sia la Persia e lo Yemen. La leggenda più conosciuta dice che un pastore portava a pascolare le capre in Etiopia. Un giorno queste incontrando una pianta di caffé cominciarono a mangiare le bacche. Arrivata la notte anziché dormire si misero a vagabondare;vedendo questo il pastore individuò la causa e,fatta la infusione dei semi,ottenne il caffé.

Specie principali Arabica. La specie che è stata usata per prima è Coffea Arabica,originaria dall’Etiopia

Robusta. Molto coltivata oggi è Coffea Robusta; è una specie originaria dall’Africa tropicale,tra l’Uganda e la Guinea. Liberica. Tra le specie di cultura meno diffusa, la più importante è Coffea Liberica,originaria della Liberia


La

La patata ha origini antichissime. Originaria dell’America centrale e meridionale, in particolare del Perù e del Cile, dove vivevano popolazioni abili nella coltivazione d’alta quota, che sfruttavano i terrazzamenti e la possibilità d’irrigazione. Si pensa che la patata sia uno dei prodotti scoperti e portati in Europa da C. Colombo; in verità furono gli scambi commerciali arrivati dai conquistadores a portare la patata prima nella zona andina, poi in Messico e poi nell’ area dell’ America settentrionale. In Europa arrivò solo nella seconda metà del ‘500. Nel 1565 ,Filippo secondo di Spagna inviò al papa una certa quantità di patate, che però furono scambiate per tartufi dal sapore disgustoso. La prima autentica descrizione scientifica della patata va attribuita al botanico olandese Charles de lecluse, detto Clusio che nel 1588 a Vienna ricevette due tuberi dal governatore di Mons. Clusio assaggiò i tuberi e ne riconobbe il sapore gradevole simile a quello delle rape, ne stese una descrizione per la “Raziorum plantorum historia” . Fu solo nel diciassettesimo secolo che la patata venne utilizzata dai comandanti spagnoli e prussiani per sfamare i loro eserciti. Dopo la metà del ‘700, l’alimento suscitò grande interesse e fu così che, dopo la carestia del 1785, Luigi XVI impose l’ordine di coltivare le patate, grazie anche all’aiuto dell’agronomo, nutrizionista e igienista francese: Antoine


Augustin Parmentier.Si Parmentier diffuse cosĂŹ la coltivazione di patate. Durante la rivoluzione del 1789 la patata era giĂ un cibo popolare.


Il tacchino La scoperta dell’America (1492) e di conseguenza la colonizzazione europea delle Americhe ebbe, tra le numerose conseguenze, anche quella del trasferimento di piante ed animali dal Nuovo Mondo al Vecchio Mondo. Tra le specie animali trasferite vi è il tacchino. Dopo l’importazione dei primi tacchini da parte degli spagnoli, l’allevamento in Europa si diffuse rapidamente, soprattutto in Inghilterra, Francia, Paesi Bassi ed Italia. Nel XVI sec. esso era ancora rarissimo e ricercato, mentre oggi è uno dei più diffusi tra gli uccelli d’allevamento. Parecchi proprietari di fattorie lo apprezzano molto, ma altri lo detestano per il suo essere rumoroso, turbolento e litigioso. I boschi degli stati meridionali e delle regioni centrali americane ospitano ancora oggi un gran numero di tacchini, abbastanza comuni anche in Canada. Questi trascorrono le loro giornate in gruppi piuttosto numerosi, si muovono costantemente al suolo e compiono spostamenti lunghi e faticosi, sempre sotto la guida di un vecchio maschio che è il primo, quando si presenta una difficoltà, a dare il segnale d’arresto e ad affrontarla. Il tacchino americano è lungo da un metro a un metro e dieci, con ali molto piccole, l’apertura alare può essere fino a un metro e mezzo. Il tacchino pavonino rappresenta la specie delle regioni centrali del continente americano: come si rivela dal suo nome, è un uccello che alle forme del tacchino unisce la bellezza del pavone. Sul petto vi è il pennello o granatello formato da un insieme di setole nere lungo fino a 15cm, la coda è composta da 18 penne larghe che possono essere aperte a ventaglio. Il tacchino comune è originario dell’America del nord dove era largamente diffuso come animale selvatico, si nutre di: bacche, insetti, larve, semi, germogli e altri cibi. In seguito alla caccia spietata inflittagli dai coloni europei e dai pellerossa esso si era rifugiato nelle foreste meno frequentate dall’uomo. Le caratteristiche morfologiche sono: testa e cute priva di penne, rossa pallida con sfumature azzurre, con verruche di colore rosso intenso. In corrispondenza con la gola vi è un bargiglio di colore rosso pallido.


IL TABACCO STORIA:

La pianta del tabacco, originaria del Sud America, fu probabilmente sfruttata per la prima volta dagli antichi popoli Maya, che ne trasmisero l'uso alle popolazioni indigene del Nord America. Queste ultime ritenevano che la pianta avesse proprietà medicamentose e la utilizzavano per compiere riti sacri. Secondo quanto riportato da Cristoforo Colombo, le popolazioni di Araucani che popolavano gli arcipelaghi caraibici erano solite fumare foglie di tabacco in lunghi tubi chiamati tobago, da cui deriverebbe il nome della pianta. Importato in Spagna da Santo Domingo nel 1556, il tabacco venne immediatamente introdotto in Francia dal diplomatico francese Jean Nicot, che diede il nome alla nicotina contenuta nelle foglie di tabacco, e al genere Nicotiana in cui la pianta è classificata. La diffusione in Inghilterra è dovuta ai due esploratori britannici Francis Drake e Walter Raleigh. I primi pionieri che colonizzarono il Nord America portarono con sé anche pipe e tabacco, e avviarono la coltivazione della pianta. In breve tempo il tabacco divenne una delle principali colture, nonché un'importante merce di scambio e una delle principali fonti di ricchezza del Nord America. Nell'Ohio fu, peraltro, scoperta una specie di tabacco priva di clorofilla, che era destinata a diventare uno degli ingredienti principali delle miscele di tabacco più fumate al mondo.

PRODUZIONE E COLIVAZIONE: Il tabacco viene coltivato in circa centoventi paesi diversi, tutti situati al di sotto dei 50° di latitudine. Le qualità migliori, tuttavia, vengono prodotte solo in alcune regioni del pianeta e richiedono un'accurata lavorazione. I semi di alcune specie particolari, ad esempio quelli della marylande e della burley per le sigarette o della filler, della binder e della wrapper per i sigari, vengono fatti germinare in particolari semenzai freddi. Le pianticine vengono, quindi, trapiantate nei campi e adeguatamente fertilizzate e irrigate. Ogni specie deve essere piantata in un suolo con le particolari caratteristiche di fertilità e di umidità richieste. Per riuscire a ottenere dalla pianta le foglie larghe e sottili utilizzate per rivestire i sigari, le colture devono essere coperte con appositi


teli. Per permettere alla pianta di sviluppare foglie di grandi dimensioni, le infiorescenze apicali vengono spesso rimosse prima della fioritura. Non di rado, le foglie di tabacco vengono raccolte manualmente e a più riprese, via via che si sviluppano sulla pianta. Dopo la raccolta, le foglie vengono appese in grandi capannoni ed essiccate con metodi di vario tipo, che conferiscono loro il grado di avvizzimento, il colore e l'aroma desiderati. Uno dei sistemi più diffusi consiste nell'esporre le foglie all'aria e nel lasciarle essiccare per 6-8 settimane. Un altro consiste nell'affumicare ed essiccare le foglie con il fumo prodotto da alcuni fuochi, accesi all'interno del capannone in cui sono appese. In altri casi il calore prodotto da speciali caldaie viene convogliato, mediante condotti e canne fumarie, all'interno del capannone, dove viene opportunamente distribuito e regolato, in modo tale da garantire un essiccamento delle foglie regolare e uniforme. Dopo questo trattamento, le foglie vengono calibrate e selezionate in base alla loro posizione sulla pianta, al loro colore e alle loro dimensioni. Infine, vengono raccolte in balle e spedite sui mercati internazionali, dove vengono messe all'asta. La Cina e gli Stati Uniti sono oggi rispettivamente il primo e il secondo produttore mondiale di tabacco; i secondi esportano più di un terzo del loro raccolto.

USI E RISCHI PER LA SALUTE::1 Il tabacco viene essenzialmente fumato. Numerosi rapporti medici attribuiscono al fumo di tabacco la causa scatenante di numerose malattie, tra cui alcuni tipi di cancro, disturbi cardiaci e vascolari e l'enfisema. Per questi motivi, i governi di parecchi paesi hanno dato avvio a campagne informative e all'adozione di misure volte a ridurre i consumi di tabacco. Nei paesi occidentali questi ultimi sono generalmente diminuiti nel corso degli ultimi anni, anche se in alcune regioni sono andati aumentando. Nonostante alcuni paesi aderenti al GATT si siano impegnati a dare la "priorità alla salute umana rispetto alla liberalizzazione degli scambi commerciali", il mercato internazionale del tabacco continua a crescere rapidamente. Nei paesi in via di sviluppo ad esempio, il consumo di tabacco è cresciuto negli ultimi anni a un ritmo annuo pari al 2%.


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