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Lo spazio d’ascolto ai tempi del covid

“Tu sola sapevi che il moto non è diverso dalla stasi, che il vuoto è il pieno e il sereno è la più difusa delle nubi”

E. Montale

Per poter “lavorare” con e tra gli di adolescenti è innanzitutto necessario accettare l’idea di stabilire un contatto, un canale tra il nostro ed il loro mondo interno, una realtà personale, un territorio della mente governato da leggi che a noi adulti possono talvolta risultare persino estranee o di difcile decifrazione Il processo maturativo che trasforma progressivamente l’adolescente nell’uomo o nella donna che poi sarà avviene in un luogo dai confni elastici e non chiaramente determinati e che, proprio per questo, garantiscono la possibilità di innumerevoli sperimentazioni e multiformi varianti di sviluppo: è qui che i ragazzi possono fare esperienza di identità, ruoli e rappresentazioni di sé e “collaudarle”, defnirle prima di indossarle. Questo luogo appartiene al regno dell’insaturo, ad una dimensione in cui nulla sì è compiuto in maniera defnitiva, in cui c’è ancora spazio per qualsiasi cambiamento, in cui non tutto è già stato detto, fatto o deciso. Possiamo guardare all’insaturo come ad un campo che si lascia riempire e che ha a che fare con la creatività, la potenzialità trasformativa, la possibilità di accogliere ciò che è in divenire. Come ogni altra metamorfosi tuttavia, il tragitto evolutivo dei nostri ragazzi ha bisogno di compiersi all’interno di uno spazio non solo ampio ed elastico ma anche garante di una condizione di sufciente sicurezza e tutela. L’avvento del COVID-19 e le necessarie misure che sono state attuate al fne di proteggerci hanno inevitabilmente avuto delle importanti ricadute sulle certezze tanto di noi adulti

LORENZO GERMANI Psicologo responsabile dello Spazio di Ascolto della Scuola

Magritte R., 1952, La camera d’ascolto quanto dei nostri fgli/studenti. Da un lato, gli spazi comuni delle nostre case sono diventati improvvisamente abitati 24h/24 e quindi inevitabilmente contesi con i familiari con cui si condividevano solitamente solo alcune ore della giornata; dall’altro, preoccupazioni, insicurezze e dubbi si sono fatti largo nelle menti, saturando e restringendo così il prezioso spazio psichico assegnato al nostro mondo interno: ci è successo di sentirci schiacciati dalla mancanza di riferimenti, spaventati dalla presenza di un nemico invisibile e proprio per questo più pericoloso e subdolo. La scelta della scuola di non sospendere il servizio dello Spazio d’ascolto durante questo periodo di precarietà è stata determinata anche da queste premesse; essa mirava anche a garantire agli studenti la possibilità di poter accedere ad un luogo altro in cui poter consegnare e lasciare in custodia pensieri e timori a volte troppo ingombranti, sgomberare il proprio mondo interno e riappropriarsi così dello proprio spazio psichico. Favorire la possibilità di ri-fare spazio, di ricreare/ristabilire un’area interna sufcientemente ampia e sicura nonostante la pressione esercitata dagli accadimenti della realtà esterna ha motivato l’attivazione dello spazio d’ascolto in modalità telematica. Ascoltare (on line) i ragazzi durante il periodo del “lockdown” ha signifcato tendere l’orecchio a racconti appesantiti da ansietà dovute ad un presente che si faceva via via più incerto ed alla frustrazione per le restrizioni alle loro libertà ed alla loro privacy. In questa fase sembravano invece essere scomparsi dalle loro narrazioni quei temi e quelle questioni inerenti ai normali turbamenti di quest’età e che fanno parte del loro humus evolutivo. Da qui la necessità di ritrovare, insieme ai ragazzi, un modo per recuperare tali temi e riconsegnarli alle loro menti, afnché potessero essere, a tempo debito, ripensati e condivisi. Lo spazio d’ascolto costituisce un luogo ed un tempo diversi ma interconnessi a quelli della vita scolastica; uno spazio sia fsico che psichico in cui ragazzi possono depositare le loro preoccupazioni, afrontare i vissuti ad esse connessi e rielaborarli potendo attribuire loro un nuovo signifcato ed eventualmente rimettere in moto il processo evolutivo laddove necessario.

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