Lo spazio d’ascolto ai tempi del covid “Tu sola sapevi che il moto non è diverso dalla stasi, che il vuoto è il pieno e il sereno è la più diffusa delle nubi” E. Montale
Per poter “lavorare” con e tra gli di adolescenti è innanzitutto necessario accettare l’idea di stabilire un contatto, un canale tra il nostro ed il loro mondo interno, una realtà personale, un territorio della mente governato da leggi che a noi adulti possono talvolta risultare persino estranee o di difficile decifrazione Il processo maturativo che trasforma progressivamente l’adolescente nell’uomo o nella donna che poi sarà avviene in un luogo dai confini elastici e non chiaramente determinati e che, proprio per questo, garantiscono la possibilità di innumerevoli sperimentazioni e multiformi varianti di sviluppo: è qui che i ragazzi possono fare
esperienza di identità, ruoli e rappresentazioni di sé e “collaudarle”, definirle prima di indossarle. Questo luogo appartiene al regno dell’insaturo, ad una dimensione in cui nulla sì è compiuto in maniera definitiva, in cui c’è ancora spazio per qualsiasi cambiamento, in cui non tutto è già stato detto, fatto o deciso. Possiamo guardare all’insaturo come ad un campo che si lascia riempire e che ha a che fare con la creatività, la potenzialità trasformativa, la possibilità di accogliere ciò che è in divenire. Come ogni altra metamorfosi tuttavia, il tragitto evolutivo dei nostri ragazzi ha bisogno di compiersi all’interno di uno spazio non solo ampio ed elastico ma anche garante di una condizione di sufficiente sicurezza e tutela. L’avvento del COVID-19 e le necessarie misure che sono state attuate al fine di proteggerci hanno inevitabilmente avuto delle importanti ricadute sulle certezze tanto di noi adulti
LORENZO GERMANI Psicologo responsabile dello Spazio di Ascolto della Scuola
LA SCUOLA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
103