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Brevetto professionale per imprenditori agricoli: occasione formativa per lo sviluppo di progetti imprenditoriali in agricoltura

PAOLO DALLA VALLE Dipartimento Qualificazione Professionale Agricola In questa edizione dell’annuario vogliamo proseguire la presentazione di alcune realtà di impresa agricola avviate da giovani che hanno maturato la scelta in età adulta, dopo aver avuto esperienze diverse da quella della frequentazione di percorsi scolastici di carattere agrario. Come più volte descritto nelle annate precedenti, la Fondazione per questo tipo di utenza e da circa 35 anni, propone un itinerario formativo dedicato che ha l’obiettivo di garantire alcune competenze imprenditoriali specifiche sia per quando riguarda la parte produttiva che per quella gestionale-economica. Di conseguenza, come nel 2019, vogliamo illustrare un paio di questi progetti che riteniamo significativi in quanto realizzati da giovani provenienti da esperienze diverse dall’agricoltura e che hanno frequentato nel periodo 2019/21 il Brevetto Professionale per Imprenditori Agricoli. La descrizione riporta in buona parte le relazioni di fine percorso BPIA dei corsisti che illustrano in modo esauriente le loro attività e le aspettative per il futuro. Prima di passare alle esperienze dei nostri due corsisti intendiamo peraltro fornire alcune brevi informazioni in merito all’intervento formativo a cui hanno partecipato. Il corso è iniziato a metà novembre 2019 e si chiuso a fine ottobre 2021 con le ultime attività di recupero. La prima parte del programma è stata quasi tutta realizzata in presenza ad esclusione di quella prevista dopo i primi dieci giorni di marzo.

Passato il lungo periodo di lockdown dovuto all’emergenza sanitaria, a giugno sono state proposte regolarmente le iniziative di approfondimento (incontri pratici, rilevazione tecniche, ecc.) utili a completare le competenze acquisite nella prima parte, a consentire ad alcuni corsisti di colmare le lacune evidenziate e ad impostare l’attività della seconda parte del percorso formativo che è iniziata a fine ottobre 2020. Purtroppo in questa fase è stato possibile lavorare in aula solo la prima settimana di novembre; tutto il resto dell’attività prevista, ad eccezione di alcuni incontri di carattere pratico, è stato realizzato a distanza tramite il servizio google meet che ha comunque consentito di proseguire in modo adeguato, anche se non ideale, l’attività. A metà giugno 2021 gran parte degli iscritti (71 totali compresi quelli che hanno frequentato solo parte del corso grazie ai crediti formativi dimostrati) hanno ottenuto la certificazione del B.P.I.A.; un secondo gruppo ha invece concluso positivamente il corso solo il successivo mese di ottobre con il recupero dei debiti formativi in sospeso. Un altro gruppo di partecipanti non sono invece riusciti a completare, per vari motivi, l’intero percorso e di conseguenza dovranno eventualmente iscriversi ad una successiva edizione del corso, facendo valere i crediti formativi maturati in questa occasione. Per quanto concerne l’andamento generale dell’iniziativa, va sottolineato il fatto che il gruppo è parso fin dall’inizio abbastanza motivato e desideroso di approfondire le tematiche proposte. Gli accorgimenti adottati (adeguata informazione sul “contratto formativo”, impostazione più mirata degli argomenti per limitare sovrapposizioni e/o contraddizioni, incontri di ripasso sugli argomenti affrontati nei singoli moduli, valutazione del superamento dei singoli moduli con test scritto, interventi di sostegno per i corsisti in difficoltà di apprendimento, materiale didattico di sintesi, ecc..), opportunamente adattati durante il periodo di DAD, hanno comunque contribuito a migliorare la gestione del gruppo dei frequentanti permettendo inoltre maggior chiarezza nei rapporti con gli stessi. La realizzazione dell’attività finora descritta è stata gestita in buona parte dai coordinatori del corso (Dalla Valle, Dalpiaz, Micheli, Widmann) sia per quanto riguarda le docenze che per il coordinamento d’aula e l’organizzazione complessiva. Va sottolineato comunque che sono stati coinvolti circa 50 collaboratori (in particolare per le docenze specifiche) che hanno contribuito in maniera decisiva alla buona riuscita dell’iniziativa e a rispondere alle aspettative dell’utenza che nei questionari di gradimento ha espresso un generale apprezzamento per l’esperienza formativa a cui hanno partecipato. Dopo questa opportuna premessa lasciamo spazio ai due giovani selezionati dal gruppo dei partecipanti.

Debiasi Giulia

Sono cresciuta nell’azienda agricola di famiglia di proprietà di mio nonno dove venivano: • coltivate ciliegie, prugne, mele, pere, uva, patate, mais da polenta; • allevate vacche da latte, buoi, galline e tacchini; • coltivati prati adibiti a sfalcio permanente.

In quegli anni ho instaurato un legame particolare con tali attività e la vita rurale. Crescendo ho percorso però un cammino diverso diventando tecnico della gestione aziendale e pensando quindi di intraprendere una carriera al di fuori dell’azienda agricola visti gli sbocchi professionali che un percorso lavorativo esterno all’azienda avrebbe potuto offrirmi. Nel frattempo l’azienda viene ridotta per il pensionamento di mio nonno e l’attività di frutticoltura, di mais e sfalcio dei prati viene portata avanti da mio padre e da me nel dopo lavoro. A partire dal 2015 inizia un coinvolgimento maggiore nelle scelte e nella gestione dell’azienda di famiglia, ma constatando l’impossibilità di far cambiare l’indirizzo produttivo e con-

Giulia Debiasi durante la raccolta di piante selvatiche siderando la mia voglia di mettermi in gioco, ho deciso, nel 2019, di licenziarmi dal lavoro esterno e di diventare imprenditrice agricola. Di conseguenza è nata l’Azienda Agricola “Naturalmente Selvatica Io” di Debiasi Giulia con sede nella frazione Magnago di Civezzano; l’azienda riprende la tradizione erboristica alpina e familiare, tramandata da secoli, e si specializza nella coltivazione di piante officinali ed aromatiche e di mais da granella. Al momento della domanda d’insediamento l’azienda agricola si basava sulla coltivazione di: • 5.293 mq di piante officinali ed aromatiche; • 1.636 mq di mais da granella; • 9.016 mq di prato a sfalcio.

I terreni inseriti a fascicolo aziendale erano dislocati nel Comune di Civezzano e in quello di Cimone. Dopo l’insediamento sono riuscita ad ampliare ulteriormente la superficie coltivata a piante officinali ed aromatiche e quella a mais da granella. Inoltre in un’ottica di diversificazione e ampliamento aziendale, si è sviluppata un’ulteriore offerta inserendo una parte di orticoltura e di frutticoltura che consentono di proporre le cassette del Maso (formato singolo/ famiglia) di frutta e ortaggi di stagione; nel medio periodo inoltre si prevede l’inserimento in azienda di arnie e di galline ovaiole. L’ampliamento in questo ramo ha visto utilizzare alcune proprietà, ormai in disuso, composte da piccoli appezzamenti terrazzati dislocati nei comuni di Civezzano, Cimone, Aldeno e Palù del Fersina. La manodopera all’interno dell’azienda è composta principalmente da me anche se in alcuni casi (accavallarsi di raccolte, consegne urgenti o imminenti scadenze), devo ricorrere alla manodopera familiare (genitori) o allo scambio di manodopera. Il parco macchine invece è restato

A B A: Giulia Debiasi, titolare dell’azienda “Naturalmente Selvatica Io”, nell’orto della sua azienda B: Giulia Debiasi nello stand di vendita dei suoi prodotti

pressoché immutato; l’azienda coltiva manualmente la maggior parte dei terreni, si ricorre all’uso del trattore solo per alcune lavorazioni (fresare i terreni, sfalcio dei prati, imballare il fieno). Le scelte aziendali, le decisioni, le responsabilità, l’organizzazione del lavoro e/o gli obiettivi imprenditoriali (che alcune volte cambiano in continuazione vista la dinamicità e l’imprevedibilità del mercato) competono direttamente a me, in qualità di unica titolare, responsabile e promotrice dell’azienda agricola. La scelta di avvicinarmi alla coltivazione di piante officinali ed aromatiche è stata una scelta dalle grandi potenzialità. E’ un nuovo modo di fare impresa e rappresenta un nuovo modello di sviluppo, votato alla creazione di un’economia di qualità che sia sostenibile sia nel tempo che nello spazio, al rinnovo delle risorse piuttosto che al loro spreco, allo sviluppo del territorio locale. L’azienda inoltre è focalizzata all’accorciamento della filiera, ad una vendita in loco e diretta, sia in azienda che attraverso negozi locali, ma in particolare nei mercati contadini. Le difficoltà a cui, soprattutto un giovane, deve far fronte sono molteplici; i tempi lunghissimi per risolvere le questioni burocratiche, il mancato o comunque difficilissimo accesso al credito e in alcuni casi la quasi impossibilità di accedere alla terra, rendono alcuni aspetti dell’attività davvero ostici. Volendo diversificare l’offerta aziendale mi sono rivolta ad alcuni laboratori di trasformazione conto terzi e qui ho seriamente incontrato delle difficoltà non riuscendo a rintracciare delle aziende che capiscano e rispettino le mie idee e la mia etica per la valorizzazione dei trasformati; da qui la mia intenzione di riuscire a realizzare un piccolo laboratorio per la trasformazione dei miei prodotti. Il nuovo progetto prevede la ristrutturazione di un edificio storico attualmente adibito a deposito e riconvertito appunto in laboratorio e ad essiccatoio di piante officinali/aromatiche (nel periodo estivo) e a deposito (nel periodo autunno/invernale). Con la realizzazione del piccolo laboratorio per la trasformazione aziendale dei prodotti, si vuole attuare una diversificazione “verticale”, con il passaggio da prodotto agricolo a prodotto agroalimentare che spesso, soprattutto nelle aziende di piccole-medie dimensioni come la mia, diventa occasione per produrre lavorati di qualità, a volte biologici o anche identificati da marchi supportati da sistemi di certificazione. Per l’azienda agricola questo può essere un pas-

Giulia Debiasi, titolare dell’azienda “Naturalmente Selvatica Io” saggio strategico che contribuisce anche alla salvaguardia dei prodotti tipici tradizionali, che conservano le proprie caratteristiche grazie al mantenimento degli antichi metodi di lavorazione locali. Nel corso del 2021 ho anche attuato nuove collaborazioni che prevedono – nei prossimi mesi - un aumento della coltivazione delle piante officinali, l’inserimento di alcune arnie ad uso apistico/didattico (miele d’alta quota) e galline ovaiole (uso di una vecchia razza trentina). Avendo inserito nella mia azienda agricola la coltivazione di ortaggi, ho cercato di reperire sul mercato trapianti biologici preferendo dove possibile varietà non ibride e riproducibili. Reperire piante biologiche professionali non è stato un problema, certo sono più costose delle piante convenzionali. Per questo motivo da quest’anno ho iniziato ad autoprodurmi talee di piante officinali ed aromatiche e ove possibile riprodurre le sementi, questo mi ha permesso di ridurre notevolmente l’acquisto di piante e trapianti presso vivaisti esterni. Dall’inizio della mia attività ho sempre usufruito della consulenza tecnica offertami dai vivai a cui mi appoggio per l’acquisto dei trapianti, dai tecnici e consulenti di Laimburg (piante officinali e aromatiche), da consulenti esterni e dagli esperti della Fondazione Mach conosciuti durante il corso del BPIA. Come già evidenziato in precedenza, la maggior parte del lavoro in azienda viene fatto manualmente (soprattutto quest’anno con la decisione di auto produrmi talee e sementi): dalla semina (fatta inizialmente in semenzaio e successivamente ripicchettate in alveoli o in pieno campo), alla raccolta e/o confezionamento di cassettine. La produzione viene venduta attualmente attraverso: • punto vendita aziendale; • consegna a domicilio; • consegna in punti predefiniti e orari prestabiliti; • mercati di nicchia; • e-commerce: durante il lockdown ho realizzato il sito web aziendale, al cui interno è possibile ordinare direttamente i prodotti aziendali.

L’intento, oltre all’aumento delle vendite, è stato quello di evitare l’uso della cartamoneta in periodo di COVID-19; tramite l’e-commerce è possibile ordinare direttamente dal sito web la propria cesta del Maso e/o altri prodotti pagando direttamente

online e decidere se preferire il ritiro in azienda, la consegna a domicilio o la spedizione a casa. E’ stata creata inoltre una pagina Facebook/Instagram della mia azienda, in cui sono presenti numerose foto dell’impresa, delle colture e del territorio, nonché articoli di giornale che descrivono la mia esperienza, l’azienda agricola e le attività a cui partecipo o che svolgo. Al momento l’azienda può essere considerata economicamente sostenibile; la vendita dei propri prodotti ha permesso di investire di anno in anno maggiori risorse sia nei processi produttivi che nella struttura. Sul fronte della domanda, quindi, la risposta registrata è piuttosto soddisfacente, considerato che la richiesta dei miei prodotti è aumentata costantemente anno dopo anno, nonostante l’assenza di pubblicità diretta. Questo tipo di vendita mi ha permesso di organizzare agevolmente il lavoro di raccolta dei prodotti, sia per impostare la raccolta sia per standardizzare le consegne/ritiri dei prodotti, arrivando a servire sia clienti locali, sia clienti che percorrono anche decine di chilometri per raggiungere l’azienda agricola. Un altro aspetto interessante riguarda le motivazioni che mi hanno spinto ad intraprendere un percorso imprenditoriale di questo tipo; benché presente una passione di fondo per l’agricoltura e per la produzione agricola finalizzata all’autoconsumo (possedevo un orto familiare in cui coltivavo erbe/ortaggi), vi è stata probabilmente una sorta di scoperta di un’opportunità imprenditoriale. Ho percepito una richiesta da parte di turisti in visita nei territori limitrofi, che durante il periodo estivo iniziano a richiedere prodotti a km 0 e di nicchia. Iniziando quasi “per gioco” a vendere i miei prodotti ai turisti di passaggio, ho scoperto una vera e propria fonte di sostentamento. Mi piacerebbe inoltre proporre ai clienti i miei prodotti, trasformati in pietanze direttamente nel laboratorio aziendale, considerato il fatto che in loco non è presente alcun bar o ristorante. L’esperienza formativa del BPIA per me è stata importante sia dal punto di vista professionale che personale; mi ha permesso di acquisire maggior consapevolezza della mia attività, di approfondire diversi argomenti utili allo sviluppo aziendale e di conoscere altri giovani con progetti simili ai miei. Per concludere evidenzio che frequento regolarmente corsi di formazione e aggiornamento per capire le nuove richieste del mercato, partecipo a fiere ed eventi di settore cercando di rinnovare e innovare continuamente l’offerta dei miei prodotti.

Tavernini Tommaso

Sono Tommaso Tavernini e ho 33 anni; sono il secondo di 5 figli e ho sempre amato l’attività sportiva e la vita all’aperto. Per questa ragione dopo aver ultimato le scuole superiori ITI a Riva del Garda, mi sono iscritto all’università di scienze motorie a Padova e ho lavorato nel settore per alcuni anni come esperto CONI svolgendo attività nelle scuole elementari. Un lavoro molto soddisfacente, perché è possibile vedere il risultato dei propri sforzi in breve tempo a differenza di altre esperienze lavorative che ho vissuto prima e durante questo periodo. La passione nel lavorare con i bambini e gli anni maturati in questo ambito, mi hanno regalato anche la possibilità di svolgere il ruolo di tutor per alcuni miei colleghi in un progetto denominato: “alfabetizzazione motoria”. Adoro pratiche di cura alternativa e per questo motivo ho seguito molti corsi all’estero, in Germania. Inoltre ho anche giocato a calcio a livello regionale con alcune squadre della zona e allenato bambini di diversi settori giovanili e di vari sport. L’attività agricola che sto per descrivere, è stata avviata da mia madre qualche anno fa; io mi sono dedicato all’azienda con maggior costanza solo negli ultimi 6 anni che sono stati anni ricchi di esperienze e di incontri e durante i quali ho potuto valutare se lasciare la mia vecchia professione. Dopo attente valutazioni ho quindi

La stalla dell’azienda Amaltea

deciso di lanciarmi in questa avventura con la mia famiglia, composta dalla mia compagna Katja e dai nostri due figli Leonardo e Diego; la scelta ha tenuto conto anche della convinzione che poter vivere in questo modo il nostro territorio, sia un regalo per tutti noi. L’azienda agricola zootecnica di Tommaso Tavernini “Amaltea” ha sede a Dro in loc. Oltra, 2; come sopra anticipato mi sono insediato “ereditando” l’attività dai miei genitori che tutt’ora partecipano part-time alla gestione dell’impresa. Alleviamo capre, 50 in tutto quest’anno, ma il numero è spesso variato negli anni. Lavoriamo totalmente il nostro latte nel piccolo caseificio annesso alla stalla che abbiamo costruito circa 6 anni fa e fino ad ora, eccetto il premio d’insediamento, non abbiamo ricevuto nessun sostegno pubblico; questo è dovuto al fatto che l’azienda è cresciuta un poco alla volta, senza una reale programmazione e lungimiranza d’intenti. Inoltre, non venendo da una famiglia di allevatori, stiamo anche espandendo i nostri terreni e acquisendo attrezzatura per svolgere in modo adeguato il nostro lavoro. Possiamo dire che il mio contributo nell’azienda è partito prima dell’effettivo insediamento con la costruzione della stalla; inizialmente possedevamo il terreno attorno alla casa dei miei genitori, con un tendone sotto al quale c’era sia la stalla che il fienile, le capre erano munte a mano o con una mungitrice a carrello e il caseificio era sito in un apposito container posto vicino alla casa. Ora disponiamo di una stalla di circa 500 metri quadri complessivi, completamente aperta nella quale possono riposare le capre durante il giorno ma dalla quale hanno sempre libero accesso allo spazio antistante di circa 4000 metri quadrati; all’interno abbiamo un palco mungitura per otto capre con apposito lattodotto. Il fienile è sempre posto sotto un tendone, ma distaccato dallo stabile della stalla, al quale da poco si accede con un trattore per stoccare la medica e il fieno nelle mangiatoie poste all’interno della stessa stalla o nel prato antistante. Il caseificio, posto a ovest e dove possiamo lavorare il nostro latte e stoccare le caciotte da stagionare., completa la struttura. Abbiamo le attrezzature per lavorare quotidianamente la nostra produzione, circa 150 litri di latte di media, trasformandone parte in caciotte, parte in formaggi freschi e una piccola parte in yogurt. Il punto critico dell’azienda è ancora la quantità di terreni a disposizione, an-

che se fortunatamente la pulizia della stalla è seguita da una costante cessione del letame maturo agli agricoltori della zona o da un’adeguata distribuzione nei campi che possediamo. Il prossimo passo da fare dovrebbe essere l’acquisto di un terreno per accorpare due appezzamenti già di mia proprietà e sui quali progettare un futuro agricampeggio e un punto vendita. Non è stato semplice subentrare nella realtà famigliare, per diversità di pensiero e programmazione dei lavori, ma attualmente abbiamo trovato un ottimo equilibrio; tranne la parte in laboratorio per la produzione dei formaggi, io posso svolgere all’occorrenza le restanti mansioni. Abitualmente ho il compito di radunare le capre per la mungitura, alimentarle e verificare la situazione in stalla, oltre alla vendita dei formaggi ai mercati contadini. La prima mansione la alterno con mio padre, il quale mi sostituisce quando mi devo recare alla vendita. Mia madre solitamente si occupa della mungitura e della trasformazione del latte, ma la prima parte la può saltare quando sono presente ovvero in occasione della mungitura serale. I miei compiti principali consistono nel seguire i parti e le madri nei primi giorni, nel variare le razioni di cibo in base al periodo, nello stoccare il fieno o la medica che per il momento acquistiamo in gran parte, nel verificare le scorte di mais e mangime che necessitiamo, nella mungitura, nella gestione dei lavori necessari in stalla. Mi occupo inoltre della vendita dei prodotti al mercato contadino o del gestire i rapporti con nuovi canali di vendita che sono connessi all’attività di allevamento, ma di primaria importanza per gli obiettivi d’impresa. Come già accennato in precedenza l’inserimento non è stato semplice, apportare novità e migliorie non è sempre stato scontato, ma a lungo andare le comodità inserite hanno giustificato le scelte e i costi sostenuti. Parlo in particolare di modificare la mungitura e la gestione della stalla, dove abbiamo praticamente cambiato per intero gli spazi per il riposo ma anche il periodo dei parti. Quotidianamente abbiamo continui scambi di opinioni per tarare il lavoro, perché la produzione del proprio prodotto lo esige, specialmente ora con la situazione attuale a causa del COVID19. Vivendo in una realtà turistica come la nostra, ho deciso di tentare una via diversa e di conseguenza prevedo un’ulteriore modifica della mia azienda; ho intenzione di ridurre il numero di capre, implementare la produzione

Insegna dell’azienda agricola Amaltea di Tommaso Tavernini

Stand dell’azienda Amaltea ortofrutticola attualmente marginale, costruire un’area campeggio e gestire un nuovo punto vendita. Lo accenno perché, per ora, i progetti sono solo in fase iniziale. Per quanto riguarda il raggiungimento dei requisiti richiesti per l’insediamento aziendale non ho avuto particolari problemi data la situazione in essere dell’azienda. L’aumento dei capi, peraltro limitato, non ha creato grandi sconvolgimenti, ma ha messo in risalto dei punti deboli strutturali dell’azienda: box nascite e fienile in particolare hanno richiesto dei lavori aggiuntivi. Il programma di sviluppo aziendale presentato agli uffici provinciali è cambiato leggermente a causa di alcune condizioni favorevoli. Era stata pianificata infatti la bonifica di un terreno in affitto che però ora sarà conseguente all’acquisto e per questo la domanda sarà presto variata per sfruttare quest’occasione che si è aperta. In questo modo potrò sfruttare il terreno per delle attività connesse all’azienda, agricampeggio e/o fattoria didattica, tenendo conto del progetto del comune di Dro in fase di avanzamento e che intende creare una ciclabile nelle vicinanze. A tal proposito un’ulteriore finalità sarà quella di valorizzare il prodotto della nostra azienda predisponendo nello stesso spazio un punto vendita per garantire una vendita diretta al cliente; in pratica il progetto prevede di realizzare 15 aree da campeggio per ricevere i turisti e al contempo realizzare un punto vendita/chiosco accessibile anche dalla ciclabile. In questo modo potremmo trovare un ulteriore sbocco commerciale, che potrebbe arrivare a modificare le nostre abitudini di vendita. Essa ad oggi avviene tramite i mercati contadini che risultano dispendiosi da un punto di vista di tempo e risorse. La vendita diretta permette di spuntare un prezzo migliore e valorizzare al massimo il proprio prodotto, ma segue i capricci del mercato o delle giornate stesse. Il rischio è notevolmente più elevato, i possibili andamenti di vendita sono più instabili e aleatori, dunque nasce un’esigenza, con l’ingrandimento dell’azienda e l’aumento del prodotto, di aggrapparsi a una realtà più stabile e consolidata garantita da un punto vendita. Per esperienza e per ovvie ragioni, constato che la commercializzazione del prodotto è meglio che sia diversi-

ficata, con altri prodotti oltre a quello che attualmente produciamo, di conseguenza un obiettivo sarà quello di diversificare la produzione per poter rifornire il punto vendita. Come già accennato, questa diversificazione potrebbe essere realizzata, nei terreni già di proprietà o in piccoli appezzamenti limitrofi da prendere in affitto, adibendo alcuni spazi alla coltivazione di prodotti ortofrutticoli. Un ulteriore passo da compiere sarà quello di trovare dei terreni per poter produrre buona parte del foraggio per l’alimentazione delle nostre capre che è stato ed è tutt’ora il vero tallone d’Achille della nostra azienda. La carenza di terreni a prato nella nostra zona e di mezzi necessari per la fienagione, ci ha visto arrancare sotto questo profilo. Va sottolineato che a livello di conoscenze e formazione in ambito agricolo e zootecnico ero veramente digiuno e di conseguenza il corso è stato realmente utile sia per i contenuti in esso trattati che per le conoscenze umane e i contatti che mi sono stati regalati. Grazie a queste esperienze ho potuto colmare molte lacune che ora mi permettono di pensare a una più consapevole e responsabile pianificazione aziendale, in ottemperanza dei criteri etici e ambientali richiesti; anche per queste ragioni sto seriamente rivalutando la mia scelta dell’anno scorso relativa all’aumento del bestiame. Per concludere è necessario evidenziare che la realtà di cui ci occupiamo può permettersi il lusso di puntare alla qualità anziché alla quantità; la vendita diretta, capricciosa ma redditizia può soddisfare le esigenze di una azienda di piccole dimensioni come la nostra e il lavoro svolto durante il corso a San Michele per ottenere il brevetto mi ha permesso di vedere le ombre e le luci di ciò che posso creare. Molte modifiche sono avvenute grazie a delle riflessioni nate durante questo corso, come il numero di capre, la qualità del foraggio, la diversificazione, la conoscenza di eventuali aiuti offerti dalla provincia e nondimeno, forse l’aspetto più ricco, il confronto avvenuto con i colleghi e con altre realtà che mi hanno insegnato moltissimo. Colleghi diventati preziosi “consulenti” sono stati un piacevole effetto collaterale imprevisto o potrei anche dire un regalo aggiunto da questa esperienza. Devo ammettere che i miei piani sono cambiati anche grazie alle realtà con cui sono entrato in contatto grazie al corso che mi hanno permesso di tarare l’azienda in relazione a molti fattori che prima ignoravo o sottovalutavo. In particolare molto prezioso è risultato il lavoro riguardante la parte economica dell’azienda, previsto dallo specifico modulo del BPIA, che mi ha permesso di elaborare delle previsioni dettagliate, abbastanza vicine alla realtà e utili a fare maggior chiarezza in merito ai costi e alle entrate della mia azienda.

Le esperienze descritte da Giulia e Tommaso dimostrano per l’ennesima volta che la partecipazione al corso per imprenditori agricoli di alcuni giovani, è un valore aggiunto per l’intero percorso formativo. Lo scambio di competenze, progetti e idee è infatti fondamentale per tutti quelli che fanno parte del “sistema” (coordinatori, docenti, frequentanti).

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