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Gianni Moscon: quel bambino pedalatore che da grande voleva fare il contadino

GIANNI MOSCON Ex studente e campione di ciclismo

Gianni Moscon durante una gara ciclistica Diplomato all’Istituto Tecnico Agrario di San Michele a/A nel 2013, iscritto all’albo dei periti agrari di Trento dal 2015, agricolo DOC, ma l’agricoltura e’ per il momento soltanto un grande amore. Il destino invece mi ha portato a fare di professione quella che doveva essere soltanto una passione; dal 2016 sono un ciclista professionista della massima categoria, il World Tour, l’elite del ciclismo ristretta a 18 squadre nel mondo, che partecipano a tutte le più importanti competizioni mondiali. Sono nato a Livo il 20 aprile 1994, la mia famiglia ha un’azienda agricola e ovviamente, si producono mele; ottime mele, in una delle zone più vocate per la Golden delicious. Da sempre il mio grande amore e’stato per l’agricoltura, e il Gianni bambino vedeva il suo futuro in questo settore, a partire quindi dall’ambizione di diplomarsi all’istituto agrario di San Michele all’Adige, per poi proseguire in questa direzione anche professionalmente. L’agricoltura si può dire fosse la mia ragione di vita da bambino, ogni momento libero da scuola o altri impegni lo passavo in azienda, trattori e macchinari vari erano il mio pane. Parallelamente pero’, coltivavo anche la passione per il ciclismo; nei primi anni duemila un nostro famoso conterraneo trentino, Gilberto Simoni, di Palu’ di Giovo, faceva faville nel ciclismo che conta, dominando il Giro d’Italia 2001 per poi bissare il successo nel 2003, e sulle ali dell’entusiasmo di emulare il mio idolo, nella primavera 2002 saltai in sella alla bicicletta da corsa. La mia esperienza di ciclista è iniziata con il botto: prima gara, prima vittoria. Il ciclismo mi piaceva molto, e mi riusciva anche bene, raccogliendo buoni risultati

nonostante lo vivessi davvero come puro divertimento, senza pressioni e senza aspettative. Nutrivo una grande passione e una profonda ammirazione verso quei campioni, che cercavo di imitare quando uscivo in bici dopo averli seguiti in televisione, ma diventare un ciclista professionista non e’mai stato il mio sogno. Il ciclismo e’sempre e solo stata una passione fine a se stessa, una valvola di sfogo; l’ho da subito praticato con impegno e dedizione, ma solo per il puro piacere di farlo. Io da grande volevo solo far parte del mondo agricolo, magari contribuirne allo sviluppo e se possibile lasciarci il segno. Crescendo, il volume di impegni, scolastico e ciclistico, aumentava su entrambi i fronti: da un lato passando da una categoria all’altra, la lunghezza delle gare aumentava, la selezione degli avversari era sempre più marcata con conseguente aumento di livello della prestazione media, e quindi gli allenamenti necessari per essere competitivi richiedevano sempre più tempo e impegno; dall’altro lato, il carico di studi aumentava anno dopo anno. La mia priorità e’sempre rimasta la scuola naturalmente, quindi se qualcosa doveva essere sacrificato, beh, quella era la bici. Quello che mi piaceva del ciclismo pero’, e quello che mi piace della vita in generale, e’ lottare per vincere; quindi nel limite del possibile, la dedizione anche allo sport era massima.Vincere e’difficile. In pochi si vince, soprattutto quando si corre da soli contro tutti, statisticamente e’ più probabile perdere, ma provare a lottare proponendo la migliore versione possibile di noi stessi, questo lo può fare chiunque. Durante gli anni a San Michele, ammetto e’stato impegnativo conciliare studio e ciclismo, tanti sacrifici, ma la bici non mi ha mai lasciato e nonostante non riuscissi a dedicarvi tutto il tempo necessario come molti miei coetanei, che avevano magari già abbandonato la scuola, sono riuscito a ottenere grandi soddisfazioni; per questo motivo, intorno all’età di 17/18 anni, ha iniziato a balenare in me l’idea che avessi del potenziale come ciclista e di provare, una volta diplomato, a vedere fin dove potevo arrivare in sella ad una bici. L’anno del diploma c’è’ stato il passaggio ad una categoria decisiva per un giovane che ambisce a fare il ciclista, quella dei “dilettanti”; in veste di uno dei giovani più promettenti del panorama nazionale, sono stato ingaggiato da quella che all’epoca era la squadra più blasonata d’Italia nella categoria, la Zalf Euromobil Fior con sede a Castelfranco Veneto. questo passaggio è abbastanza traumatico: da ragazzino studente di 19 anni vieni catapultato a competere con uomini fino a 27 anni di età’, che fanno i ciclisti a tempo pieno. Naturalmente fino all’esame di maturità il tempo da dedicare alla bici era irrisorio rispetto alle necessita per potersi esprimere al massimo tra quegli squali, ma una volta finito il diploma ero certo di volerci provare fino in fondo e mostrare a me stesso la mia migliore versione di ciclista, per capire se questo sport poteva essere il mio lavoro oppure no, senza rimpianti. Dal giorno in cui ho conseguito il diploma di perito agrario, ho iniziato a fare il ciclista a tempo pieno e i successi non sono tardati ad arrivare, maturando l’interesse delle squadre professionistiche, che hanno iniziato a propormi dei contratti. Nel 2015 ho firmato il mio primo contratto con il Team Sky, all’epoca squadra numero uno del ranking mondiale e nel 2016, dopo 3 stagioni da dilettante, ho corso la mia prima stagione da professionista. Oggi sono ancora qui, nella massima espressione di questo sport, tra gioie, sacrifici, qualche vittoria, tante sconfitte, ma sempre lottando al massimo e con la stessa passione di quel giovane bambino agricolo pedalatore, che da grande continua a voler fare il contadino.

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