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Le risposte scientifiche alle domande di tutti
Le collane
Da quando sono in cura ho perso l’appetito, mangio poco e ho paura di dimagrire troppo. Forse è meglio che favorisca cibi come carni e formaggi…
La perdita di peso è un fatto abbastanza comune nei malati oncologici (30-80% dei casi), e può avere molteplici cause. Le cure spesso rendono sgradevole un atto naturale come quello di nutrirsi: nausea, vomito, sensazioni fisiche alterate (caldo o freddo alle estremità) connesse alle terapie possono complicare la preparazione dei cibi. Lo stress psicologico dovuto alla malattia, lo scarso appetito, la diminuzione delle attività motorie, che invece lo attiverebbero, l’alterazione del metabolismo e, in alcuni casi, la difficoltà di deglutire dovuta al fatto che l’organo colpito dal tumore fa parte dell’apparato digerente (bocca compresa), rappresentano altre comprensibili motivazioni che portano molti malati a una perdita di peso involontaria. Per reagire alla malattia e alle cure nel miglior modo possibile, invece, è necessario alimentarsi in modo corretto. Non è necessario consumare una grande quantità di cibi, invece: è meglio optare per i carboidrati complessi, utilizzando anche altri cereali oltre al frumento. Le proteine non devono derivare necessariamente dalla carne: meglio il pesce di piccola taglia, come quello azzurro;
una scaglia di parmigiano o uno yogurt bianco naturale. Il condimento più nobile è, come sempre, l’olio d’oliva extravergine, da utilizzare in abbondanza, ma si possono anche inserire altri cibi ricchi in grassi “buoni”, ad esempio la frutta secca, i semi oleaginosi, il tahin (burro di sesamo). Attenzione ai dolci, gli zuccheri semplici forniscono energia ma non quella migliore, stimolano l’insulina che può aumentare l’infiammazione. Un altro segreto per non perdere peso è considerare l’alimentazione non come una necessità per sopravvivere, ma come una vera e propria terapia per curarsi nel migliore dei modi: così, anche un sacrificio come quello di mettersi a tavola senza appetito, può essere superato in vista di un obiettivo importante: la propria salute!
A causa delle cure oncologiche sono aumentata di molti chili. Che tipo di alimentazione è più opportuno seguire per tornare normo peso e allo stesso tempo non privare il mio corpo di risorse per combattere la malattia?
Pensare che l’aumento di peso sia sinonimo di buona salute è sbagliato. È fondamentale non ingrassare, non aumentare il giro vita, perché in presenza di grasso addominale in eccesso aumenta l’insulino-resistenza e l’insulina in eccesso favorisce la produzione di sostanze che aiutano le cellule tumorali a crescere bene ed anche a creare un ambiente ricco di fattori infiammatori, che tanto piacciono ai tumori. Quindi, in caso di sovrappeso dovuto alle cure o alla fame nervosa, la prima regola è diminuire le porzioni e praticare attività fisica regolare tutti i giorni, evitando gli alimenti molto calorici e preferendo gli alimenti indicati in questo quaderno. È bene seguire sempre le raccomandazioni del Codice Europeo contro il Cancro, utili anche per prevenire possibili recidive: 1. fai in modo di mantenere il peso corretto (normopeso). 2. Sii fisicamente attivo tutti i giorni. Limita il tempo che trascorri seduto. 3. Segui una dieta sana: • mangia principalmente cereali integrali, legumi, verdura e frutta; • limita i cibi ad alto contenuto calorico (cibi con alto contenuto di zuccheri e grassi) ed evita le bevande zuccherate; • evita la carne conservata; limita la carne rossa e i cibi ad alto contenuto di sale. 4. Se bevi alcolici, limitane l’assunzione o, ancora meglio, eliminali. Per la prevenzione del cancro non è consigliabile bere alcolici. In aggiunta ai cibi vegetali si possono mangiare porzioni moderate di pesce, pollame, latticini a minor contenuto di grassi, carni magre. Si dovrebbero limitare sempre i cibi ricchi in calorie, come dolciumi e snack. La salute in tavola
Cosa posso mangiare quando ho la nausea?
Purtroppo la nausea è uno degli effetti collaterali più comuni tra i pazienti curati con la chemioterapia. Nei casi più complessi, l’oncologo provvede a prescrivere farmaci antiemetici o antinausea. Ma è possibile prevenire quella sensazione, che impedisce spesso di mangiare un pasto completo, adottan-
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do alcuni accorgimenti. Può essere di aiuto non lasciare mai lo stomaco completamente vuoto, mangiando piccole porzioni di cibi secchi (di consistenza non eccessivamente dura, per non infiammare le pareti della bocca), come gallette di riso integrali, pane leggermente tostato, ad esempio, tra un pasto e l’altro. Anche bere, con la nausea, può non essere facile, ma idratarsi è necessario. È consigliabile bere a piccolissimi sorsi e spesso nell’arco della giornata.
Sto seguendo cure molto pesanti, che mi hanno fatto passare persino la voglia di cucinare. Mi spiace per la mia famiglia: cosa posso fare per ritrovare il piacere della tavola?
Non è facile vivere una vita normale quando si è sottoposti a terapie oncologiche che hanno effetti collaterali significativi. Non è facile, ma non è impossibile: prima di tutto è bene condividere con il medico di riferimento la volontà di mantenere una buona qualità di vita per se stessi e per i propri cari. Fa parte degli obiettivi dell’approccio terapeutico globale messo in atto da alcuni anni, che non si limita più alla sola cura del tumore, ma cerca di garantire al paziente una vita che si avvicina il più possibile a quella in salute. Un esperimento è provare le ricette stesse contenute in questo quaderno, i cui ingredienti sono pensati per tutta la famiglia. Condividere tutti insieme un nuovo regime dietetico è un modo semplice e facilmente attuabile per aiutare il malato ad accettare la malattia, sopportare meglio le difficoltà connesse all’atto di nutrirsi, sentirsi sostenuti in ogni passo verso la guarigione. Il piacere della tavola si ritrova vivendo la cucina e la tavola tutti insieme, valorizzando i consigli degli esperti in ottica di gusto e sapore (ad esempio l’indicazione di usare di più le erbe aromatiche), trasformando gli svantaggi connessi alle terapie in sperimentazioni ai fornelli.
Ho difficoltà a masticare e a deglutire, quindi posso preparare solo piatti di consistenza morbida che non sono molto allettanti e appetitosi.
Si tratta di alcune delle conseguenze più comuni della terapia, purtroppo. Le mucose sono tra gli organi più “provati” dai farmaci della chemioterapia. I cibi morbidi possono essere arricchiti con nuovi sapori, privilegiando l’introduzione di spezie, che hanno la capacità di rendere più profumata e gradevole al palato ogni portata. Scegli le erbe che ti piacciono di più, prova a condividere con la tua famiglia creme di legumi, vellutate a base di cereali integrali, frullati (se ti è consentito il consumo di frutta), paté di verdure, crepes, frittelle, sformati, stracotti, uova strapazzate, gelatine, polenta: si tratta di categorie di cibi che sono comunque apprezzati da tutti. Se ti piace, aggiungi altri aromi, come la salsa di soia, lo zenzero (se tollerato), la menta, ma evita le spezie piccanti, che possono aggravare eventuali irritazioni alle pareti della bocca. Ricordati sempre di limitare il sale e, in generale, i cibi salati. Tutto questo comunque passerà al
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termine della terapia e sarà facile ritrovare tutto il piacere della buona tavola!
Da quando sono in chemioterapia ho la bocca dolorante e soffro di gengiviti. Cosa posso fare per alleviare questi sintomi?
Le mucose della bocca sono composte da cellule che sono naturalmente soggette a usura, quindi nella nostra vita nascono continuamente nuove cellule che le sostituiscono. Queste, crescendo velocemente come quelle tumorali, sono tra le più colpite dai farmaci chemioterapici. È possibile avvertire maggiormente la sensazione del caldo e del freddo in bocca oppure di secchezza, aumenta la sensibilità dei denti, le pareti della bocca diventano più fragili. Per questo gli esperti consigliano di trattare questo organo con molta cura: lavarsi i denti con uno spazzolino morbido, evitare i cibi piccanti, quelli molto acidi o particolarmente croccanti che possono graffiare le mucose, consumare cibi non troppo caldi. Mai come in questo caso è vivamente sconsigliato fumare e bere bevande alcoliche. La fragilità della bocca sparirà al termine delle cure.
I cibi non hanno più lo stesso sapore: mi sembra di sentire sempre un gusto metallico molto fastidioso.
È vero: alcune tipologie di chemioterapia alterano la percezione del gusto e dell’odorato. I sapori dei cibi che abbiamo sempre amato possono apparire sgradevoli oppure amari; alcuni odori, come quelli della carne cotta, dell’aglio, della cipolla o del caffè possono causare nausea. Tutto questo è dovuto a molteplici cause tra cui, in primis, la chemioterapia, ma anche la diminuzione di alcuni oligoelementi che regolano la percezione del gusto o la salivazione, che può es-
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sere ridotta rispetto al solito. Per ovviare al sapore metallico in bocca che molti pazienti dichiarano di percepire durante le terapie è possibile, ad esempio, sostituire le posate di metallo con quelle di plastica e utilizzare contenitori o recipienti di vetro per la cottura.
Devo smettere di fare sport per non affaticarmi e non consumare energia?
No! È stato dimostrato che l’attività motoria, moderata e comunque monitorata dal medico che ha in cura il paziente, incrementa i livelli di energia, aiuta a mantenere i muscoli tonici, sollecita l’appetito, aumenta il buon umore. Ovviamente la pratica fisica dovrà essere concordata con il proprio medico e non dovrà mai essere eccessiva, ma, se possibile, è bene non interromperla per non rinunciare al benessere fisico e psicologico che da sempre è associato allo sport. In generale è consigliato camminare di buon passo, meglio se tutti i giorni, andare in bicicletta (anche la cyclette da camera può mettere in moto i muscoli e le endorfine), nuotare lentamente, e praticare tutti gli esercizi di tonificazione e stretching seguendo un corso di pilates o di yoga. Chi pratica sport può consumare maggiori quantità di carboidrati e mangiare più spesso: si raccomanda inoltre di non fare attività a stomaco vuoto!
È vero che in terapia è meglio evitare alcuni cibi come le carni rosse e latticini?
La dieta mediterranea, uno stile alimentare che in generale favorisce gli alimenti vegetali rispetto a quelli animali, risulta preventiva anche per il suo effetto potenzialmente antinfiammatorio. A maggior ragione durante le terapie è consigliabile favorire gli alimenti vegetali. In qualsiasi caso è necessario chiedere consiglio al proprio specialista, che valuterà come sarà più opportuno personalizzare la dieta in base alle necessità.
Mi sento un po’ debole, faccio bene a prendere integratori vitaminici?
La debolezza è comune quando si assumono farmaci che incidono sullo stato generale di salute come quelli chemioterapici. Accade persino che l’organismo s’indebolisca a tal punto da incorrere nella sindrome patologica detta fatigue. La soluzione non sempre è rappresentata dagli integratori vitaminici. Prima di tutto è bene seguire una dieta variata, ricca di frutta e ortaggi, perché la prima fonte di vitamine e minerali è data dalla natura. Sarà il medico curante a comprendere, in base ai risultati delle analisi del paziente, se mancano nutrienti che, per causa di forza maggiore, non possono essere integrati con l’alimentazione. Attenzione poi che le vitamine, se assunte in grande quantità, sotto forma di integratori, possono favorire la crescita cellulare, quindi anche quella delle cellule tumorali. Le terapie “fai da te” sono assolutamente sconsigliate!
È vero che gli omega-3
aiutano a combattere il tumore? Devo quindi mangiare molto pesce?
Gli Omega-3 sono acidi grassi buoni che hanno molti pregi nella nostra dieta quotidiana, anche durante la terapia oncologica. Hanno potere anti-infiammatorio, aiutano a prevenire la perdita di peso e di appetito, ma non vi è oggi alcuna certezza che possano realmente aiutare l’organismo a combattere il tumore, anche se alcuni studi hanno evidenziato che gli Omega-3 possono contrastare l’infiammazione legata alla presenza delle cellule tumorali limitando l’espansione del cancro. Consumare pesce anziché carne rossa è sempre un’ottima scelta, sia perché il pesce è più digeribile e ha una consistenza più morbida e gradevole anche in caso d’infiammazioni delle mucose, sia perché si tratta di proteine animali con tanti pregi, in particolare se scegliamo il pesce azzurro. Per quanto riguarda invece i supplementi di questi acidi grassi, non è consigliabile assumerli senza un’indicazione medica, esattamente come qualsiasi altro integratore.
Ogni tanto vorrei concedermi qualche golosità. Posso mangiare i dolci?
Certo! Anche perché uno dei rischi che corrono i malati è perdere peso, ma non tutti i dessert possono essere consumati con leggerezza da chi sta seguendo una terapia antitumorale. Meglio evitare, infatti, gli zuccheri raffinati e preferire il dolce della frutta. Ottimi i sorbetti e le creme fatte con farina di riso integrale e uvetta sultanina quando si ha difficoltà a masticare e deglutire. Attenzione al cioccolato, che La salute in tavola
non è sempre consigliato e che alcuni pazienti trovano anche particolarmente sgradevole perché amplifica il sapore metallico; se lo si gradisce, meglio il fondente amaro. Ottimi i frullati e le spremute, che sono gli alimenti dolci più sani e naturali (quando è possibile consumarne). Inoltre attenzione alle cotture (tostature eccessive e fritture) e all'utilizzo esagerato di grassi. Il consiglio generale è comunque, sempre, quello di non eccedere: alcune terapie, infatti, inducono il sovrappeso, che diventa un problema in più, a volte legato anche alla prognosi.
Mi hanno parlato della nutrizione artificiale. Di cosa si tratta?
La nutrizione artificiale subentra solo nel caso in cui il paziente oncologico non sia in grado, per diversi motivi, di alimentarsi in modo consueto oppure non sia in grado di assorbire il cibo adeguatamente. La nutrizione artificiale può essere di due tipi, enterale e parenterale: nel primo caso le sostanze nutritive sono introdotte nell’organismo direttamente nel tratto gastroenterico. Nel secondo caso, invece, sono immesse nel sangue tramite un catetere nella vena del paziente. Solitamente si tratta di una soluzione di breve durata temporale, dai 15 ai 60 giorni, che ha comunque un forte impatto dal punto di vista psicologico: per superare anche questo è necessario pensare che l’alimentazione è parte integrante della terapia e avere pazienza!