Il notiziario del FAI 144

Page 1

POSTE ITALIANE SPA Sped.in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1/CN/BO.

n.

144

settembre - ottobre - novembre / 2017

Saline Conti Vecchi Il nuovo bene gestito dal FAI a Cagliari, in un paesaggio ricco di storia che l’uomo (per una volta) ha cambiato in meglio

Ricordiamoci di salvare l’Italia

Il nuovo marchio del FAI

Emergenza acqua: come combatterla

campagna di raccolta fondi

la storia di un simbolo che cambia

una risorsa sempre più in pericolo

mantenendo la sua forza

che ha bisogno di aiuto

e giornata fai d’autunno


Ozio operoso e rebranding Esiste nel FAI un segreto genetico, simile a quei mutamenti nel DNA che hanno consentito la rivoluzione cognitiva nell’Homo Sapiens. Quello del FAI sta nell’arrivo nel 1968 dell’idea del National Trust, trasmessa da Elena Croce, e che in Milano e nei nostri fondatori ha trovato l’humus adatto al suo attecchire e nel 1975 del suo crescere e fiorire (il FAI ha commissionato un libro riguardo ai suoi primordi). La mia idea è stata semplice: riprendere nel 2013 i contatti con il Trust. Di qui un profondo ripensamento, ché il Trust non è più quello delle origini, perché ha favorito un rapporto molto più amichevole delle persone con i beni, tramite una ricognizione dei loro più diversi bisogni e un’attenzione ai vicini centri abitati, nel quadro di una organizzazione non più centralizzata. I beni si risuscitano reinserendoli nella loro comunità (fulcri e sistemi) e rendendoli accessibili e desiderabili a fasce sempre più ampie della popolazione. Elitaria deve restare la qualità del nostro lavoro, rivolto a tutto il popolo italiano e straniero. Nel primo triennio del piano strategico abbiamo introiettato la nuova filosofia del Trust, studiando le caratteristiche del pubblico da conquistare e ottimizzando l’attività fondamentale della rete - primato del FAI che il Trust non dispone - ma solo nel triennio 2018-2020 i grandi beni o i gruppetti di beni minori diventeranno piccole aziende relativamente autonome, dedicate al modo più significativo e bello di usare il tempo libero - rendendo l’ozio operoso - alle quali il FAI centrale darà solo regole e conoscenze. Tutta questa avventura che non conosce eguale in Italia, paese per molti aspetti elitistico, presuppone anche quello che in linguaggio tecnico si chiama rebranding: la missione non cambia ma muta il modo di attuarla ringiovanendo l’organizzazione, il linguaggio e lo stile - dalle pubblicazioni al sito, fino al marchio - con la cura dell’immagine che il nostro tempo vuole. Nel marchio abbiamo cambiato tornando alle origini e armonizzando il tono. Abbiamo scoperto che il nostro simbolo disegnato dal grande grafico Pino Tovaglia - che ricorda a un tempo un monumento e una foglia, troppo presto stancatosi, si è coricato su un lato perdendo così quel librarsi nell’aria che caratterizzava la sua prima forma che abbiamo ripristinato. Con la severità industriale del simbolo contrastavano lettere ingentilite da apici e così abbiamo scelto lo stile più classico possibile, quello romano dell’iscrizione della Colonna Traiana (113 d.C.), tolte le grazie e reso attuale. Alla grande reputazione del FAI dobbiamo aggiungere il suo imbeverarsi delle diverse comunità, rispettando e anzi riscoprendo lo spirito dei luoghi nella conservazione, nella valorizzazione e nello sviluppo. E chi meglio potrà aiutare i futuri manager responsabili dei nostri beni a gestirli in stretta relazione con i territori e le popolazioni se non la nostra meravigliosa rete? Le due facce del FAI, struttura con i beni e la rete, somigliano sempre più ai due volti di un’unica medaglia.

Periodico del FAI Sede legale: La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 - 20135 Milano Direzione e uffici La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 20135 Milano tel. 02467615.1 Registrazione del Tribunale di Milano del 9.8.1980 n. 314 editoriale

Andrea Carandini PRESIDENTE FAI

INDICE

3 Ricordiamoci di salvare l’Italia

4 Giornata FAI d’Autunno

6 Il nuovo marchio del FAI

8 I beni del FAI Saline Conti Vecchi ad Assemini (CA)

14 Emergenza acqua

16 News

18 Manifestazioni nei beni

Lavorazione grafica Carlo Dante Hanno collaborato Daniela Bruno, Francesca Decaroli, Valerio Di Bussolo, Serena Maffioli, Daniele Meregalli

Stampa Data Mec S.r.l. Direttore responsabile Simonetta Biagioni Coordinamento editoriale Marco Magnifico Progetto grafico Studio Pitis

2


© Archivio FAI

Ricordiamoci di salvare l’Italia.

Tutto il mondo ammira le nostre bellezze. Noi le proteggiamo con il tuo aiuto. Torna nel mese di ottobre la campagna nazionale di raccolta fondi del FAI “Ricordiamoci di salvare l’Italia”. Da oltre quarant’anni per la nostra Fondazione si tratta di un impegno quotidiano, ma per potere continuare, con la stessa dedizione, maggiore impegno e sempre meglio, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Partecipa insieme a noi alla cura, alla conservazione e alla valorizzazione dello straordinario patrimonio culturale e paesaggistico italiano.

Partecipa

Scopri

alla Giornata FAI d’Autunno. Il 15 ottobre riscopri l’Italia con i giovani del FAI. Cerca gli itinerari su www.giornatefai.it o scarica l’app

tutte le iniziative promosse dalle aziende partner della campagna. Scopri i dettagli su www.aziendeperilfai.it

Invita i tuoi amici a iscriversi al FAI sul sito! Per il mese di ottobre tutte le quote di iscrizione a -10 euro (29 anziché 39 per la quota singola)

campagna

Potrai dare il tuo contributo: • donando con l’app Gimme 5 www.5gimme5.it • in tutti gli ipermercati Iper, la grande I • in tutti i supermercati Unes • nei punti vendita Il Viaggiator Goloso • scegliendo gli oli extra vergine Zucchi

3


Giornata FAI d’Autunno Soffermare l’attenzione sulla piazza che attraversiamo ogni giorno o scoprire come vivevano i proprietari dell’elegante palazzo che vediamo dal balcone di casa. Se viste con occhi curiosi e inconsueti, le nostre città possono riservarci grandi sorprese e per questo il FAI invita a rinnovare il nostro sguardo sull’Italia partecipando domenica 15 ottobre alla Giornata FAI d’Autunno, realizzata dai Gruppi FAI Giovani a sostegno della campagna di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia” attiva fino al 31 ottobre. 3.500 volontari accompagneranno i visitatori alla scoperta di 600 luoghi spesso inaccessibili o poco valorizzati, legati da tematiche comuni e punti di vista insoliti. Un giorno di festa per celebrare la “grande bellezza” del nostro Paese, quella nascosta un po’ ovunque, che si merita di essere guardata da vicino e che permette agli italiani di riappropriarsi del loro patrimonio, in modo spontaneo e coinvolgente.

© Foto di Alberto Fanelli e Andrea Segliani

Domenica 15 ottobre scopri l’Italia più bella con i giovani del FAI. 600 luoghi poco noti in 180 itinerari in tutta Italia, 3.500 volontari al tuo fianco. Contiamo sul tuo passaparola

DA NORD A SUD, 180 ITINERARI DA NON PERDERE

180 itinerari in altrettante città legheranno l’apertura di palazzi, chiese, giardini, quartieri, borghi. A Bologna, ad esempio, sarà la storia delle feste musicali a raccontare la vita e il fermento culturale che da cinquant’anni anima la città; a Napoli, l’itinerario si snoderà da Piazza Mercato – teatro di episodi significativi per la storia partenopea, dall’esecuzione di Corradino di Svevia nel 1268 per volere di Carlo d’Angiò alla rivolta di Masaniello nel Seicento, oggi al centro di un progetto di riqualificazione UNESCO – fino a Borgo Orefici, dove si concentrano le più antiche botteghe cittadine specializzate nella lavorazione artigianale di prodotti di oreficeria, argenteria e gioielleria. A Roma si salirà da Via della Lungara sul Tevere alla sommità del Gianicolo per scoprire la storia di una parte dell’Urbe dove l’abbondanza di acqua e la vista panoramica hanno favorito la creazione di parchi, giardini, collezioni botaniche e sontuose residenze che oggi ospitano importanti istituzioni culturali come Palazzo Corsini, sede dell’Accademia dei Lincei, l’Orto Botanico o il complesso conventuale di San Pietro in Montorio, sede dell’Accademia di Spagna, che custodisce il tempietto realizzato dal Bramante. Visioni della città dall’alto anche a Catania, dove si potrà ammirare l’assetto urbano progettato all’indomani del terremoto del 1693 dal Duca di Camastra, che significò la rinascita della città e l’edificazione di splendide chiese barocche. Si passeggerà “tra le nuvole”, dalle terrazze della Chiesa della Badia di Sant’Agata al campanile “con vista” della Chiesa di Sant’Agata la Vetere, fino ai camminamenti di gronda dell’imponente cupola di San Nicolò l’Arena. A Milano si potrà entrare nella Torre Hadid, uno dei tre grattacieli al centro del progetto di riqualificazione urbana dell’ex Zona Fiera CityLife nonché sede degli uffici milanesi del Gruppo Generali: progettato dall’architetto iracheno Zaha Hadid recentegiornata fai d’autunno

— Torre Hadid a Milano uno dei nuovi grattacieli

di CityLife.

— Biblioteca Corsiniana nella sede

dell’Accademia dei Lincei a Roma.

4


STUDENTI... AD ARTE

© Foto di Renato Esposito

Visite esclusive a misura di studente: a novembre torna l’evento nazionale Mattinate FAI d’Inverno, interamente dedicato al mondo della scuola. Da lunedì 27 novembre a sabato 2 dicembre, le Delegazioni FAI di tutta Italia aprono in esclusiva luoghi straordinari, per una settimana di visite accompagnate dagli Apprendisti Ciceroni, studenti appositamente formati che, indossati i panni di narratori d’eccezione, raccontano ai giovani delle scuole in visita il valore di questi beni e le storie che custodiscono. Un’esperienza di “educazione tra pari” che privilegia la trasmissione orizzontale del sapere e la partecipazione attiva degli studenti nel processo di apprendimento. L’edizione 2017 vede una più stretta collaborazione tra FAI e Gruppo Autogas, main sponsor dell’evento, attraverso l’integrazione di temi di sostenibilità ambientale e del risparmio energetico. Il progetto si avvale inoltre della collaborazione della Rappresentanza regionale a Milano della Commissione europea, del contributo di Regione Toscana, del Patrocinio del Consiglio Regionale della Lombardia e della partecipazione di ANP - Associazione Nazionale dei Dirigenti e delle Alte Professionalità della Scuola.

— Basilica Santuario del Carmine Maggiore, a Napoli, una delle aperture dedicate in

esclusiva agli iscritti FAI.

mente scomparsa, l’edificio, alto 175 m per 44 piani, è soprannominato “lo Storto” per la caratteristica torsione della struttura. A Venezia sarà possibile visitare la Torre di Porta Nuova, all’interno dell’imponente complesso dell’Arsenale, costruita all’inizio dell’Ottocento con la funzione di macchina per alberare le grandi imbarcazioni. All’ingresso di ogni luogo aperto è richiesto un contributo facoltativo, preferibilmente da 2 a 5 euro, a sostegno delle attività della Fondazione. I VANTAGGI PER GLI ISCRITTI E PER CHI SI ISCRIVE

Numerosi ingressi saranno dedicati, in esclusiva, agli iscritti FAI o a chi si iscriverà nel corso della giornata. A Bologna, ad esempio, aprirà il settecentesco Teatro Comunale progettato da Antonio Galli da Bibiena e dotato di un’inconsueta macchina a pantografo utilizzata per muovere e far basculare l’intera platea, mentre a Catania si potrà visitare la cripta della Chiesa di Sant’Agata la Vetere con i colatoi per la mummificazione dei cadaveri. Gli iscritti inoltre potranno godere di accessi prioritari e partecipare a eventi speciali a loro riservati. Chi deciderà di iscriversi al FAI per la prima volta durante la Giornata FAI d’Autunno potrà usufruire della quota agevolata di 29 euro anziché 39. L’edizione 2017 di Giornata FAI d’Autunno è possibile grazie al contributo di CityLife, per il secondo anno sponsor dell’evento per la regione Lombardia, di Gruppo Hera che affianca la Fondazione in qualità di sponsor per la città di Bologna, e di DHL Express Italia che, come logistic partner, garantirà la movimentazione dei materiali. Con il Patrocinio del MiBACT e di Responsabilità Sociale Rai. Per l’elenco di tutte le aperture e le modalità di partecipazione vai sul sito www.giornatefai.it

giornatafaid’autunno

www.mattinatefai.it

5


Un nuovo marchio. Che proprio nuovo non è Sono passati più di quarant’anni dal primo simbolo della Fondazione. Oggi il cambiamento recupera la tradizione. Adeguandola al presente

Il marchio del FAI ha una bella storia. Nasce infatti a metà anni ’70 dalle mani e dalla mente di Pino Tovaglia, uno dei più grandi grafici italiani del secondo dopoguerra che aveva già collaborato con Renato Bazzoni, tra i fondatori del FAI, un decennio prima in occasione di “Italia da salvare”, la mostra che segnò un vero spartiacque nella consapevolezza generale dei rischi ai quali era esposto il nostro patrimonio e che divenne motore generatore della Fondazione. C’ERA UNA VOLTA IL PRIMO MARCHIO DEL FAI...

Pino Tovaglia era uno dei più giovani esponenti della “Scuola Svizzera”, che nel secondo dopoguerra diffuse a Milano uno stile grafico sviluppato negli anni ‘20 a Zurigo e i cui punti chiave erano chiarezza, semplicità, leggibilità e obiettività, senza alcun accenno al decorativismo. Altre caratteristiche erano l’uso di caratteri bastone e di gabbie e una preferenza tanto per la fotografia al posto delle illustrazioni che per la tipografia come elemento di design. Per il marchio del FAI Tovaglia prese ispirazione da elementi architettonici, quali i bastioni della Cittadella di Alessandria, e naturalistici, quali il profilo del fogliame, che trovarono poi una sintesi nell’elemento grafico a sei cuspidi che nel corso di quarant’anni si è indissolubilmente legato all’immaginario della Fondazione.

— Pino Tovaglia, il grafico che ha ideato il

marchio del FAI negli anni Settanta.

... MA LA STORIA CONTINUA

Quarant’anni dopo il FAI ha sentito la necessità di rivedere il proprio logo, all’interno di un percorso di comunicazione che si è dato l’obiettivo di conquistare un pubblico sempre più ampio alla missione della Fondazione. Il marchio originario però aveva subito evoluzioni e manipolazioni, si è sentita quindi la necessità di tornare all’originale pulizia “svizzera” e ci si è rivolti a Massimo Pitis, che di Tovaglia è attento cultore e studioso, come testimonia la mostra da lui curata pochi anni fa sull’opera del grafico. “L’occasione di riprendere, adattandolo al nostro quotidiano, il progetto di corporate identity di Tovaglia è stato una sfida importante per me” spiega Pitis. “Uno di quei momenti in cui nella professione senti di aver raggiunto un altro traguardo. Lavorare per il FAI è per me un onore, oltre che una responsabilità. L’ho fatto con i ragazzi del mio studio a cominciare dal maggio 2016 con passione e serietà. Abbiamo cominciato rivedendo il disegno del marchio, ripartendo dai primi schizzi di Tovaglia”. nuovo marchio fai

— Il primo logo della Fondazione, disegnato da

Pino Tovaglia nel 1975.

6


— Elementi a cui si è ispirato Pino Tovaglia per la realizzazione del primo

marchio del FAI.

Il lavoro sul logo ha implicato anche la progettazione di un carattere tipografico che affonda le radici nella storia di Roma, con proporzioni che richiamano esplicitamente quelle dei caratteri che campeggiano sulla Colonna Traiana. “Si tratta di un progetto ambizioso, delicato e complesso” continua Pitis. “L’organizzazione ha le sue regole e pretende un ascolto attento. Ha una storia importante da rispettare. Ma anche la necessità di rinnovarsi, di guardare a un pubblico nuovo e diversificato. Di ripensare alla propria comunicazione innovando sempre senza per questo perdere contatto con la propria tradizione. Una scommessa che abbiamo accettato volentieri e che con il team del FAI stiamo provando a vincere”. PER FARCI RICONOSCERE SEMPRE DI PIÙ

Le prime declinazioni della rinnovata identità visuale della Fondazione elaborata dallo Studio Pitis sono la nuova veste grafica del Notiziario che avete tra le mani e del sito del FAI (vedi box a destra) online dallo scorso 2 ottobre. La speranza è che incontrino il favore di chi segue da tanti anni l’impegno e l’evoluzione della Fondazione, ma soprattutto che contribuiscano a rendere gli obiettivi del FAI più riconoscibili e comprensibili a un numero sempre maggiore di italiani.

— Il nuovo marchio della Fondazione ideato dallo Studio Pitis.

nuovo marchio fai

7


Saline Conti Vecchi l’oro bianco di Cagliari Viaggio nella storia del sale nel nuovo bene aperto al pubblico grazie alla collaborazione tra FAI ed ENI Syndial

i beni del fai

8


Foto di Manuela Meloni, 2017 © Archivio FAI

Nel gennaio 1921 lo scrittore inglese David H. Lawrence salpò con la moglie Frieda alla volta della Sardegna, per un viaggio che divenne un capolavoro letterario “Mare e Sardegna”, lucida osservazione e affascinante riflessione sullo spirito di questa terra, forte e originale, indomito e sfuggente. A Cagliari i due risalirono la città fin sui Bastioni, dove è ancora oggi un panorama che toglie il fiato: da un lato “la pianura marina, dall’aspetto malarico, con ciuffi di palme e case che sembrano arabe”; dall’altro una “lingua di sabbia che corre lontano attraverso le secche della baia”, tra il mare aperto e vaste lagune; alle spalle, montagne serrate e colline dalle creste serpentine. “È un paesaggio davvero strano” - scrive Lawrence – “come se il mondo finisse qui… Persa tra Europa e Africa, la Sardegna appartiene a nessun luogo… Come se non avesse mai avuto un destino. Nessun fato. Lasciata fuori dal tempo e dalla storia”. Nel luglio 1921, invece, appena sei mesi dopo, il tempo e la storia si affacciarono all’orizzonte. Lo scrittore, infatti, vide la piai beni del fai

— Veduta delle montagne di sale e

delle vasche salanti.

Saline Conti Vecchi, Cagliari

9


Foto di Giorgio Gori e Andrea Mariniello, 2017 © Archivio FAI

STORIA DI UN SUCCESSO A OSTACOLI La chiave che lega il futuro e la crescita è la trasformazione, la capacità di evolvere e cambiare pelle, immaginando nuove prospettive e rendendole opportunità con le competenze e le tecnologie.

— Fenicotteri nello Stagno di Santa Gilla, zona con elevato livello

Foto di Giorgio Gori e Andrea Mariniello, 2017 © Archivio FAI

di biodiversità, una delle più importanti aree umide d’Europa.

— I due edifici oggetto dell’intervento di restauro e valorizzazione

del FAI.

nura dall’aspetto malarico tra lo stagno di Santa Gilla e il mare appena prima che cambiasse volto: quella landa desolata e selvaggia di lì a poco sarebbe divenuta un’area industriale moderna e produttiva, la salina più longeva della Sardegna. Da anni, del resto, quello stesso luogo era negli occhi e nella mente del vero protagonista di questa storia: Luigi Conti Vecchi, il fondatore delle omonime Saline, ingegnere toscano, ex Direttore delle Ferrovie Reali della Sardegna. Ormai settantenne, ma con inalterata intraprendenza, decise allora di fare qualcosa per l’isola amata e in particolare per la pianura di Santa Gilla, che osservava dalla finestra del suo ufficio a Cagliari, già immaginando una valorizzazione industriale. L’industria, proprio in quegli anni, stava fiorendo alle porte di Cagliari dando inizio a una tradizione che avrebbe condizionato, nel bene e nel male, la storia moderna della Sardegna. Accanto agli stabilimenti nascenti per la produzione di energia elettrica dal carbone del Sulcis, di cemento, ceramica e concimi chimici, l’Ing. Conti Vecchi avanzò con coraggio - vero spirito d’impresa - il suo ambizioso progetto: bonificare la pianura di Santa Gilla con una moderna salina, per combattere la piaga della malaria e contribuire i beni del fai

A Venezia per esempio abbiamo riconvertito, primi al mondo, una raffineria che lavorava petrolio e oggi è alimentata solo da oli vegetali, parte dei quali esausti di frittura e rigenerati. Ad Assemini invece abbiamo portato avanti le bonifiche, ripensato l’attività industriale e sviluppato insieme al FAI un progetto innovativo per le Saline Conti Vecchi. Qui siamo arrivati nel 1982, negli anni in cui tutti i siti che avevano un legame con idrocarburi, chimici o raffinazione, di società fallite e che non si sono assunte l’onere delle bonifiche, sono passate a Eni. Le Conti Vecchi sono oggi tra le più importanti saline in Italia. Abbiamo disegnato un progetto di riqualificazione industriale, applicato le migliori tecnologie e continuato a investire. È un esempio di come Eni promuova lo sviluppo sostenibile che, dal mare, crea ricchezza e si autoalimenta sfruttando il sole. È questo lo spirito che ha colto il FAI, che attraverso la riqualificazione e il restauro degli spazi ha messo in luce la completa armonia di una realtà industriale con una vera e propria oasi naturalistica. Un progetto coerente con la mission di Eni di promuovere sviluppo locale e di continuare a crescere dando priorità al rispetto dell’ambiente e delle persone. Qui come altrove abbiamo scommesso sul nostro passato, la nostra cultura, i nostri valori come leva per costruire il futuro. È questa la nostra rivoluzione. Claudio Descalzi AMMINISTRATORE DELEGATO ENI

10


Foto di Giorgio Gori e Andrea Mariniello, 2017 © Archivio FAI

— L’ufficio del Direttore, riallestito dal FAI come negli anni ‘30.

allo sviluppo della Sardegna, restituendo a Cagliari il ruolo storico di emporio del Mediterraneo. Un’idea brillante, che valorizzava un territorio ai margini della città a partire dalle sue risorse naturali. Una visione fortunata e lungimirante perché le Saline Conti Vecchi producono da allora montagne di candido sale, l’oro bianco della Sardegna. 1931, IL PAESAGGIO CAMBIA (IN MEGLIO)

Il progetto fu inizialmente osteggiato, ma nel 1920 lo Stato Italiano ne riconobbe l’utilità pubblica e nel 1931 accordò alla Società Anonima Luigi Conti Vecchi una concessione novantennale, che scadrà nel 2021. I lavori partirono subito e furono imponenti. La pianura si fece brulicante di uomini e mezzi: il terreno fu sbancato con la dinamite, i bacini dragati, posate le tubazioni e tremila eucalipti, costruiti moli, strade, ponti, capannoni e un villaggio operaio sul modello delle grandi industrie ottocentesche. Una radicale trasformazione del paesaggio, eppure basata sui cicli della natura e anzi, talmente a essi connaturata, da costituire la migliore garanzia possibile per la conservazione dell’ecosistema. Un modello precoce di sostenibilità ambientale, di virtuosa sintesi tra sviluppo industriale e rispetto dell’ambiente, tanto che ancora oggi l’area industriale delle Saline Conti Vecchi può dirsi uno dei siti naturalistici d’Italia più ricchi di biodiversità, integro e protetto. “La bonifica dello stagno non solo tende a rimuovere stabilmente ogni ostacolo al progresso industriale, ma si fa essa stessa iniziatrice di tale progresso”: così scriveva nel 1940 Guido Conti Vecchi, figlio del fondatore Luigi, morto nel 1927 senza poter vedere la prima raccolta del sale e l’ascesa rapida e felice dell’industria solida nata dalla sua intuizione. Le Saline ormai davano lavoro a 400 dipendenti e registravano una produzione di 240mila tonnellate di sale l’anno, oltre ai sottoprodotti per la chimica, con esportazioni verso l’estero - Nord Europa, Sudamerica e Canada (per la salagione del pesce) - che assorbivano il 40% del traffico del porto di Cagliari.

SONO BELLE? BOH! Illustrando a colleghi, giornalisti o amici il nostro impegno nell’apertura al pubblico delle Saline Conti Vecchi a Cagliari, quasi tutti, un po’ stupiti per la “novità” che un intervento del genere rappresenta per il FAI, mi chiedevano: “Ma sono belle?”; io, con la consueta franchezza, ho sempre risposto: “Boh!”; “Boh?” è sempre la sconcertata reazione. La mia risposta, non priva di una punta polemica, nasce da un fastidio verso l’abuso e la banalizzazione del concetto di bellezza. Quando nel lontano 1998 organizzammo a San Martino al Cimino (luogo... bellissimo!) un Convegno Nazionale dal titolo Il Bello: attualità e futuro di un concetto accantonato fummo derisi da molti “intellettuali” (ne ricordo i nomi ma li tengo per me... a fatica) che ci diedero delle “signore perbene che si occupano del bello”, nonostante all’incontro avessero partecipato personalità come Federico Zeri, Remo Bodei e il Maestro Giuseppe Sinopoli. In seguito parlare di Bellezza, del mondo dostoevskijanamente da lei salvato ecc. divenne man mano - e sempre di più - un’abitudine e poi, addirittura, un luogo comune, da qui una certa avversione... e il “divertimento” alla risposta polemica. Sono belle le Saline Conti Vecchi? Possono essere bellissime ma anche bruttine! Dipende se è una di quelle giornate sarde di ponente, con quel cielo blu cobalto con le vasche evaporanti piene di fenicotteri, le caselle salanti rosso sangue e le montagne di sale abbaglianti o se, invece è una giornata grigia, con le caselle salanti vuote e senza vita... Ma non è sempre e solo la “banale” bellezza che deve guidare il nostro desiderio di conoscere un luogo! Le Saline Conti Vecchi sono molto di più; rappresentano il mutevole, scabro, intenso mondo della palude, incarnano la storia della secolare genialità dell’uomo nell’utilizzo delle generose risorse naturali, raccontano l’intelligente e indefessa fatica degli uomini che l’hanno ideata, lavorando con un quotidiano massacrante lavoro. Belle? Anche... ma non solo! Marco Magnifico VICEPRESIDENTE ESECUTIVO FAI

UN MODELLO A MISURA D’UOMO

Un successo che aveva più di un segreto. Il territorio, storicamente vocato alla produzione del sale (la Sardegna ha oltre venti saline lungo le sue coste), ampio e libero, battuto da mare, sole e vento, uniche materie prime necessarie alla produzione, e per giuni beni del fai

11


Foto di Giorgio Gori Andrea Mariniello, 2017 © Archivio FAI

— L’Officina delle saline. Cuore del complesso industriale, oggi è il fulcro della visita con la video proiezione immersiva “A misura

Foto di Manuela Meloni, 2017 © Archivio FAI

di Sardegna” che racconta la storia delle Saline Conti Vecchi.

— Due eredi della famiglia Conti Vecchi tagliano

il nastro durante l’inaugurazione.

i beni del fai

ta risorse rinnovabili. Il progetto ingegneristico sapiente, con vasche e bacini organizzati con pendenze e flussi studiati sulla gravità, per risparmiare energia elettrica. Il processo produttivo innovativo, che sfruttava l’acqua di mare senza produrre scarti, in una catena integrata a sviluppo circolare dove tutto si riciclava. Uno stabilimento all’avanguardia, autosufficiente, con officine, strumenti e professionalità capaci di garantire ogni processo e perfino di innovarlo. Il trasporto del sale facile, con chiatte ormeggiate nel porto privato della salina, a breve distanza da Cagliari. I lavoratori, infine, dediti e affezionati, grati di poter accedere a un benessere reale grazie a un’industria che offriva, pur nella durezza del mestiere del saliniere - un minatore o un “contadino di mare” - condizioni di lavoro e di vita a misura d’uomo, privilegiate per la Sardegna di quegli anni. La vicenda industriale delle Saline Conti Vecchi sorprende per il successo e la modernità, ma l’aspetto umano è quello che più commuove nel racconto di questa fortunata impresa. Lo testimoniano centinaia di documenti e fotografie, e le parole dei figli e dei nipoti dei salinieri, che sono nati nel villaggio operaio della Conti Vecchi, e che magari ancora vi lavorano, tramandando un sapere antico - perché il sale si fa ancora oggi come duemila anni fa - e i ricordi di una generazione che è partita da niente e qui, con la fatica del lavoro, ha trovato un futuro. Al di là della strada che ancora oggi dà accesso alle saline, un viale alberato conduceva al piccolo villaggio di Macchiareddu, dove ha vissuto ed è cresciuta la “comunità del sale”. Ville e palazzine per i dirigenti e abitazioni in schiera per gli operai (dotate di 12


Foto di Giorgio Gori Andrea Mariniello, 2017 © Archivio FAI

comfort rari, come un orto e un bagno privato), un centro polifunzionale - Casa Macchiareddu - con chiesa, scuola, spaccio, infermeria e dopolavoro, e un’azienda agricola. La proprietà della salina pensava a tutto: dalla casa al cibo, dall’educazione dei bambini - che crescevano insieme, figli di dirigenti e di operai - al tempo libero. Come in una famiglia allargata, una comunità che tutti ricordano unita e serena: “Sono nato a Macchiareddu” - racconta Gigi Lecca - “perché mio padre faceva l’autista. Ho lavorato alla Conti Vecchi fino al 1994 e ho sempre abitato nella salina. Tre rumori hanno segnato la mia vita. Il rintocco delle campane della chiesa, che nei giorni di festa chiamava a raccolta gli abitanti, è stato il suono più atteso della mia infanzia. La sirena dell’allarme aereo mi ha terrorizzato durante la guerra. Il sibilo del vento e lo stormire delle fronde degli eucalipti sono stati il rumore di fondo della mia vita. Mi manca ancora questo suono, ora che abito in città”. UNA COLLABORAZIONE VIRTUOSA

Il FAI ad Assemini, a pochi km da Cagliari, ha aperto al pubblico le Saline Conti Vecchi a fine maggio 2017, grazie alla collaborazione con l’attuale concessionario dell’impianto, Ing. Luigi Conti Vecchi, Eni Syndial. Gli edifici storici industriali che costituivano il cuore della salina – Direzione, Officina e Laboratorio Chimico – sono stati recuperati e valorizzati e oggi, in parte riallestiti come negli anni Trenta e in parte sfondi per tecnologici racconti video immersivi, offrono l’occasione di scoprire un luogo diverso, una storia diversa: l’altro lato della Sardegna, capace di trasmettere l’identità più autentica di questa terra, ricca di risorse naturali e di fiero e operoso talento. Una visita ricca di contenuti e di esperienze, basata sul racconto del luogo, perché ancor prima di visitarlo se ne possa conoscere la storia, che insegna e ispira, e che molto ha a che fare con l’idea di uno sviluppo moderno. E poi un itinerario guidato tra gli specchi di acqua e sale che cambiano colore al variare delle stagioni, in cui si riflettono il cielo e le montagne bianche, dove vivono fenicotteri rosa e specie protette, tra argini ricoperti di rossa salicornia punteggiati di camomilla di mare, dove ancora oggi lavorano gli uomini della salina. Quando il portone di ferro dell’Officina si spalanca sul paesaggio, dopo averne ascoltato la storia, uditi i suoni e le voci, si resta attoniti di fronte al bagliore del sale, alla vastità degli spazi, all’ordine astratto, quasi metafisico, dello spazio industriale, e si coglie con immediatezza quel che più rimarrà memorabile: lo spirito del luogo. “Lo spirito del luogo è una cosa strana” – scrive D.H. Lawrence in “Mare e Sardegna” – “La nostra epoca meccanica cerca di non tenerne conto. Ma non ci riesce. Alla fine lo strano, sinistro spirito del luogo, così diverso e così avverso in luoghi differenti, manderà in frantumi la nostra identità meccanica, e tutto quello che noi crediamo essere la cosa vera esploderà con un botto, e noi saremo lasciati a guardare con occhi sgranati”.

— Vasca salante in estate, quando l’acqua evapora e il

sale comincia a precipitare.

5 MODI PER VISITARE LE SALINE CONTI VECCHI 1. Salire su una piccola montagna di sale e toccare con mano i suoi cristalli purissimi. 2. Visitare le vasche salanti che cambiano colore a ogni stagione. 3. Osservare i fenicotteri rosa e i falchi pescatori che popolano l’oasi naturale. 4. Conoscere la storia e la produzione del sale attraverso le proiezioni immersive. 5. Tornare agli anni Trenta negli spazi riallestiti con mobili e documenti originali.

Daniela Bruno RESPONSABILE UFFICIO VALORIZZAZIONE FAI

Saline Conti Vecchi Zona industriale Macchiareddu – Assemini (CA) - Tel. 070 247032 faisaline@fondoambiente.it

Orari: 10-18 dal 27 maggio al 16 giugno e dal 4 settembre al 7 gennaio; 9-12.30 / 16.30-20.30 dal 17 giugno al 3 settembre

Visite libere al complesso museale e visite all’area naturalistica con trenino turistico Bookshop, wi-fi, parcheggio auto e bici, bagni con fasciatoi, self-bar

Apertura dal 1 marzo al 7 gennaio Da martedì a domenica i beni del fai

13


Emergenza acqua

© IStock

Metà di quella che usiamo evapora. Gli acquedotti perdono il 40% di quella potabile. Più di 6 milioni di italiani vivono senza impianti di depurazione. Ma le soluzioni ci sarebbero...

— Lago di montagna.

L’estate appena trascorsa è stata molto calda e siccitosa e le sue esasperazioni di calore, aridità e incendi (dolosi) hanno messo ancora una volta in evidenza quanto sia preziosa l’acqua, soprattutto quando manca o viene sprecata o peggio inquinata. Secondo la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ogni anno nel mondo “estraiamo” per il nostro uso e consumo un enorme cubo di acqua dolce, il cui lato di 1,6 km contiene 8 volte piazza San Pietro. Quasi la metà di questa massa evapora durante l’uso, soprattutto in agricoltura, mentre il rimanente (56%) viene rilasciato in forma di acque reflue (scarichi comunali e industriali) o viene drenato dal terreno dopo gli usi agricoli. Dati significativi che raccontano l’inefficienza con cui oggi usiamo l’acqua: la metà evapora prima dell’utilizzo e il resto manipolato dall’uomo, non viene quasi mai recuperato, non sempre depurato e immagazzinato per i momenti di emergenza. Un problema quindi che non riguarda solo i paesi del Terzo Mondo: i paesi ricchi depurano in media solo il 70% delle loro acque reflue e per il nostro Paese i dati non sono incoraggianti tanto che la Commissione europea ha chiesto alla Corte di Giustizia della UE di multare per 62 milioni di euro l’Italia perché in 80 città manca un trattamento appropriato delle acque reflue urbane. A oggi, oltre sei milioni di italiani vivono in centri dove mancano sistemi di raccolta e impianti di depurazione con potenziali ricadute negative sulla salute e sulla qualità delle acque dolci (fiumi e laghi) e dell’ambiente marino. E pensare che le acque trattate sarebbero un vero e proprio tesoro alternativo all’acqua potabile: in ambito urbano potrebbero essere riutilizzate per l’irrigazione di parchi, per le fontane, per il lavaggio stradale...

Foto di Vincenzo Cammarata, 2010 © Archivio FAI

PERCHÉ SPRECARE L’ACQUA PIOVANA?

— Canale di irrigazione nel Giardino della

Kolymbethra nella Valle dei Templi (AG).

ambiente

Se abbiamo dei problemi con la depurazione delle acque, l’Italia degli acquedotti non è messa meglio: su 100 litri di acqua potabile trasportati, 40 si perdono lungo il tragitto, al punto che Utilitalia (la federazione delle imprese di acqua, energia, ambiente) afferma che occorre la cifra record di 5 miliardi all’anno per riparare la rete e per la successiva spesa di manutenzione. E pensare che siamo tra i maggiori utilizzatori di acqua potabile in Europa: 245 litri all’anno procapite contro una media di 190 litri degli stati del Nord Europa. Anche la nostra capacità di immagazzinare l’acqua piovana è insufficiente, il problema è evidenziato anche dal Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che ha recentemente dichiarato “Le misure strutturali sono necessarie... Viviamo situazioni di emergenza che si verificano con cadenza che si avvicina alla normalità. Bisogna aumentare gli invasi - nel nostro paese piovono ogni anno 300 miliardi di metri cubi di acqua e ne riusciamo a intercettare solo l’11% -, utilizzare meglio quelli che abbiamo e intervenire sulla dispersione idrica”. Prendiamo ad esempio le enormi possibilità offerte da un intelligente sbarramento costruito a valle del Lago Maggiore sul fiume Ticino, le dighe del Panperduto, che ci potrebbe assicurare alcuni milioni di metri cubi d’acqua in più se solo potessimo tenere il livello del 14


Foto di Enrico Cilli, 2017 © Archivio FAI

— Interramento delle cisterne di accumulo dell’acqua piovana a Podere Case Lovara, Parco delle Cinque Terre (SP).

lago 1,5 m sopra lo zero idrometrico come richiesto dal Parco del Ticino e dal FAI. Livello non consentito da un “bizzarro” accordo con la Svizzera - e sostenuto dal nostro Ministero dell’Ambiente - che limita il livello a +1,25 m. Una situazione paradossale che nelle ultime estati ha portato allo stremo l’economia agricola e l’ecologia, così strettamente collegate allo scorrere delle acque del fiume.

CON PRODI A BOLOGNA I temi qui solo accennati raccontano l’importanza fondamentale dell’acqua, vero e proprio bene comune, per la nostra qualità della vita e per la salubrità dell’ambiente in cui viviamo. Per questo il FAI ha deciso di organizzare in novembre a Bologna un momento formativo, rivolto ai suoi Delegati regionali per l’ambiente e il paesaggio, per far crescere la consapevolezza e il presidio della propria struttura sul territorio. Questo appuntamento sarà introdotto il 10 novembre, sempre a Bologna, da una lecture aperta al pubblico di Romano Prodi. (Per i dettagli dell’iniziativa www.fondoambiente.it).

CHE COSA STA FACENDO IL FAI

Anche nei suoi beni il FAI affronta quotidianamente il tema del corretto uso della risorsa idrica, già dall’installazione di riduttori di flusso ai rubinetti, per diminuire la quantità di acqua erogata al minuto in modo da non sprecarla. Per il FAI l’acqua è un elemento qualificante inserito da subito nella progettazione del restauro di un bene. È il caso di Podere Case Lovara a Punta Mesco nel Parco delle Cinque Terre: un progetto di recupero del paesaggio agricolo tradizionale che ha previsto l’interramento di numerose cisterne di accumulo delle acque piovane, realizzate con serbatoi in polietilene per efficientare al massimo l’utilizzo dell’acqua per usi agricoli e per far fronte il più possibile ai periodi di siccità. Allo stesso tempo il FAI ha installato, per gestire al meglio lo smaltimento delle acque reflue, un sistema di membrane MBR (Membrane Bio Reactor) con cui le acque nere vengono depurate e riutilizzate sia per gli scarichi igienici che per scopi irrigui: un ciclo di depurazione che si chiude con i residui utilizzati come fertilizzante nelle coltivazioni. Al Giardino della Kolymbethra nella Valle dei Templi ad Agrigento il FAI ha invece saputo giovarsi di un sistema irriguo millenario, dove l’acqua proviene da condotti di captazione sotterranei, scavati ben 2500 anni fa alla base dei due versanti rocciosi della valle. Nel 2005 la Fondazione, ricorrendo a tubazioni in terracotta, ha completato il sistema in alcune parti dell’agrumeto e ha risanato il torrente della Badia Bassa e il suo affluente, lavori che hanno messo in sicurezza l’area, riducendo il rischio di inondazioni - già avvenute in passato - avviando processi di rinaturalizzazione delle sponde dell’alveo.

ambiente

15


Ultime notizie dal mondo FAI Mostre, concerti, appuntamenti dei prossimi mesi. E a Recanati firmato un accordo per il colle di Leopardi Torna dal 25 ottobre al 7 gennaio 2018 a Villa Necchi Campiglio a Milano la rassegna di mostre d’arte e alto artigianato Manualmente, per questa sesta edizione dedicata al legno. Saranno esposti oltre 150 preziosi modelli di mobili antichi in miniatura provenienti da collezioni private. Oggetti d’antiquariato e non solo, sorprendenti per la fine lavorazione dei dettagli, per i materiali, i decori e per la varietà tipologica, che forniscono una panoramica sulla storia dell’arredo tra XVII e XX secolo. Prove d’artista o d’esame per gli ebanisti del Settecento, tipi da “campionario” da mostrare ai clienti nell’Ottocento, o solo curiosi oggetti in miniatura da collezionare. La mostra sarà anche l’occasione per ragionare sul “modello” come strumento di lavoro e sul “modellista” come figura di straordinaria inventiva e abilità, fondamentale alla produzione artigianale e poi industriale nel campo del mobile fino alla metà del XX secolo. A proposito di ebanisti “moderni”, la mostra accoglierà alcuni pezzi dei due più famosi ebanisti milanesi al servizio dei più grandi designer del XX secolo, Giovanni Sacchi e Pierluigi Ghianda, cui sarà dedicato anche lo spazio del sottotetto. Dal 4 al 5 novembre la villa ospiterà anche un’esposizione con mercato dei manufatti di artisti-artigiani selezionati tra le eccellenze italiane ed europee, che presenteranno le loro creazioni. Manualmente è una manifestazione ideata da Angelica Guicciardini e da Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, main partner del progetto, con cui il FAI ha stretto un accordo di reciproco sostegno e collaborazione in favore dei mestieri d’arte e delle prossime edizioni dell’iniziativa. Con il patrocinio di Regione Lombardia, del Comune di Milano e della Triennale di Milano.

© Brescia e Amisano

MANUALMENTE LEGNO… “IN MINIATURA”

WIENER PHILHARMONIKER CON ZUBIN MEHTA ALLA SCALA Domenica 8 ottobre 2017 alle ore 20, grande appuntamento al Teatro alla Scala con il Maestro Zubin Mehta (nella foto) che dirigerà i Wiener Philharmoniker in un concerto di raccolta fondi a sostegno del FAI e di Villa Necchi Campiglio. In programma la Tragische Ouvertüre op. 81 di Johannes Brahms, la Sinfonia concertante in si bem. magg. Hob. I: 105 per oboe, fagotto, violino, violoncello e orchestra di Franz Joseph Haydn e il Concerto per orchestra di Béla Bartók. Grazie a Deutsche Bank, che dal 2009 affianca il FAI nella sua attività di tutela e valorizzazione dell’arte e del paesaggio italiano. Con il Patrocinio di Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano e Comune di Milano.

6 BORSE DI STUDIO PER L’ABBAZIA La Fondazione Ludovico degli Uberti, che da anni sostiene generosamente il FAI, ha deciso di sponsorizzare sei borse di studio in collaborazione con l’Università di Genova, per il progetto di valorizzazione dell’Abbazia di S. Fruttuoso a Camogli, con l’obiettivo di accrescere la conoscenza del bene e indirizzare al meglio l’intervento. La Fondazione nasce dalle volontà testamentarie di Ludovico degli Uberti, prematuramente scomparso nel 2004, per promuovere e sostenere la formazione culturale e professionale dei giovani.

news

16


© Archivio FAI

OLGA PETRIN: UNA FOLATA DI ARIA FRESCA

— L’Orto delle Monache sul Colle dell’Infinito a Recanati (MC), affidato al

FAI. Nel riquadro, ritratto di Giacomo Leopardi.

UN FUTURO PER “L’ERMO COLLE” DI LEOPARDI

Siglato a luglio tra il Comune di Recanati, il FAI, il Centro Nazionale di Studi Leopardiani e il Centro Mondiale della Poesia e della Cultura “Giacomo Leopardi” l’accordo che affida alla Fondazione la valorizzazione culturale di quella porzione del Colle dell’Infinito, definita Orto delle Monache. Un progetto che mette in relazione i due aspetti del luogo, quello paesaggistico e quello filosofico e poetico per un lavoro di tutela, conservazione e promozione del patrimonio immateriale costituito dal pensiero e dalla sensibilità di Giacomo Leopardi. Un’opera dedicata a un pubblico ampio perché possa vivere le emozioni che da sempre suscitano i luoghi leopardiani e in particolare il piccolo orto-giardino dove il poeta concepì nel 1819 “L’Infinito”, la sua lirica più celebre e rappresentativa, ispirata dalla “siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”. A un intervento di restauro, che restituirà a quello spazio quel senso di semplicità che gli è connaturato, si affiancherà un importante progetto di valorizzazione culturale che si concentrerà sulla creazione di un patrimonio di conoscenza che sarà al centro di un videoracconto, con l’obiettivo di fornire al pubblico nozioni e sensazioni per affrontare con consapevolezza la visita dell’orto.

SOSTIENI IL FAI ANNO DOPO ANNO Iscrivendoti al FAI hai scelto di intrecciare la tua storia con quella della Fondazione. Una storia, spesso di lungo periodo, che hai rinnovato anno dopo anno. Per questo a te, che sei protagonista ogni giorno della nostra missione, oggi chiediamo di fare un passo in più e di scegliere il sostegno continuativo. Come un grande albero, il FAI può continuare a crescere e a puntare i rami verso l’alto solo grazie alle sue solide radici, costituite da tutti coloro che condividono il suo impegno per la tutela e la valorizzazione del patrimonio d’arte e natura italiano e, confermando il loro sostegno ogni anno, possono permettergli di pianificare in modo strutturato i

news

Era bella. Era simpaticissima. Era allegra. Era vitale. Era sempre sorridente. Era spiritosa. Era decisa. Era un’organizzatrice nata. Era generosa. Era sempre... una folata di aria fresca. Era innamorata dell’Italia, e scelse il FAI per dimostrarlo. Nel 1987 Olga Petrin (nella foto) fondò la Delegazione di Portogruaro, città dove abitava con l’adorato marito Giano e poi, per carattere, ascendente, spirito sociale e capacità comunicative e organizzative, fu una straordinaria Presidente Regionale FAI del Triveneto dal 1991 al 2000. Da quando Giano la lasciò non faceva che dire che l’unico suo desiderio era di raggiungerlo... e il buon Dio l’ha esaudita il 24 aprile scorso. Con il sense of humor che la caratterizzava preparò da sé l’annuncio della sua morte, da pubblicare su La Voce del Cittadino e affiggere in città. Unica! Nel suo testamento, non dimenticando nessuno con numerosi legati, nominò il FAI suo erede. Un significativo prossimo restauro le sarà dedicato perché il suo spirito continui a incoraggiare nuovi successi. Marco Magnifico

grandi progetti di domani. Scegli il sostegno continuativo e insieme potremo costruire un’Italia più bella, più ricca, più partecipata. Scopri come fare su www.insiemefai.it. Per ringraziarti della tua fiducia riceverai a casa un riconoscimento speciale!

17


L’autunno nei beni della Fondazione

Foto di Gabriele Barbero, 2015 © Archivio FAI

© IStock

I migliori vivaisti italiani a Masino. A caccia di streghe in tutta Italia. Giocattoli, dolci e tante idee per il Natale

da venerdì 20 a domenica 22 ottobre

dal 28 ottobre al 1° novembre

Leggende e misteri nei beni del FAI CASTELLO DELLA MANTA, CASTELLO E PARCO

Due giorni per l’autunno

DI MASINO, VILLA PANZA, VILLA DELLA PORTA

CASTELLO E PARCO DI MASINO, CARAVINO (TO)

AVIO, VILLA DEI VESCOVI, CASA CARBONE

Arbusti dalle foglie arancioni e rosse, sementi rare, rose a fioritura invernale, zucche ornamentali, piante officinali e da orto, frutti antichi, viole ibride, fiori di loto e molto altro... Un trionfo di profumi e colori nel parco ottocentesco del castello per la tredicesima edizione dell’attesa mostra e mercato di piante e fiori insoliti, attrezzi e arredi per il giardino organizzata con la regia dell’architetto Paolo Pejrone, fondatore e Presidente dell’Accademia Piemontese del Giardino. In esposizione le collezioni di 150 tra i migliori vivaisti italiani ed europei, oltre a specialità gastronomiche del territorio e prelibatezze e la possibilità di acquistare prodotti dell’orto e del frutteto autunnale.

In occasione della festa più “spaventosa” dell’anno, cavalieri e fantasmi, gnomi e folletti animeranno con visite teatralizzate e attività per grandi e bambini numerosi beni della Fondazione. Gli eroi, i mitici personaggi, le nobili famiglie e gli umili inservienti che hanno abitato tra le mura di dimore, di castelli e di monasteri torneranno in vita e condurranno gli ospiti alla scoperta delle vicende più antiche e misteriose con racconti e storie di paura, tra realtà e leggenda, tra travestimenti e sorprese.

BOZZOLO, MONASTERO DI TORBA, CASTELLO DI

Informazioni sulle singole date www.fondoambiente.it

Il calendario “Eventi nei beni del FAI 2017”, è reso possibile grazie al significativo sostegno di Ferrarelle, partner degli eventi istituzionali e acqua

manifestazioni nei beni

ufficiale del FAI, e al prezioso contributo di Pirelli che conferma per il quinto anno consecutivo la sua storica vicinanza alla Fondazione.

18


Foto di Dario Fusaro, 2013 © Archivio FAI

Galuperie CASTELLO DELLA MANTA, MANTA (CN)

Affreschi straordinari, melodie antiche e dolci delizie per pomeriggi autunnali davvero unici. Quattro appuntamenti per scoprire le splendide sale del castello lasciandosi coinvolgere dalla musica. E per anticipare l’atmosfera del Natale verranno allestiti laboratori per la creazione di addobbi e degustazioni di prodotti del territorio cuneese e di montagna, dal succo di mela alle tisane alla cioccolata calda che accompagneranno dolci alla nocciola, cioccolatini... L’occasione per farsi prendere per la gola e soddisfare la propria voglia di arte, musica e cose buone!

sabato 25 e domenica 26 novembre

— Sopra, espositori alla manifestazione “Due giorni per

l’autunno” al Castello e Parco di Masino a Caravino (TO).

18, 19, 25 e 26 novembre, 2 e 3 dicembre

Natale a Villa Bozzolo VILLA DELLA PORTA BOZZOLO, CASALZUIGNO (VA)

L’eccellenza artigiana ed enogastronomica sarà al centro della mostra e mercato allestita per tre fine settimana nell’affascinante dimora settecentesca. Si troveranno interessanti spunti per doni natalizi per tutti i gusti: da vini pregevoli a panettoni preparati da mastri pasticceri, da specialità regionali a rare tipologie di tè, dagli oli provenienti da tutta Italia al cioccolato in tutte le sue forme. E, ancora, una selezione di oggetti in ceramica, vetro e legno, tessuti, gioielli, piante invernali e decorazioni. In programma anche laboratori creativi per adulti e piccini per realizzare addobbi per le feste e scoprire i segreti per preparare un cenone perfetto.

Gli eventi possono subire variazioni: si consiglia di verificare sempre su www.fondoambiente.it

domenica 5, 12, 19, 26 novembre

Le stanze dei giochi VILLA NECCHI CAMPIGLIO, MILANO

manifestazionineibeni

Foto di Davide Poerio, 2015 © Archivio FAI

Una mostra e mercato dedicata alle famiglie per scoprire giocattoli fatti a mano e iniziare a pensare ai regali per il Natale. L’ evento organizzato in collaborazione con la Comunità Cenacolo - che si è occupata dell’ideazione e della realizzazione artigianale dei giochi in vendita - sarà l’occasione per riscoprire ciò che stimola l’immaginazione, l’ingegno e la voglia di inventare e di costruire. Ad arricchire l’esposizione decorazioni per le feste, libri, passatempi didattici, abbigliamento per bambini oltre a dolci e specialità al cioccolato. 19


Ti amo, perciò ti lascio.

UN LASCITO AL FAI. PER L’ARTE, PER LA NATURA, PER SEMPRE.

Sì, desidero ricevere la Guida ai Lasciti e alle Donazioni (senza alcun impegno e in totale riservatezza) Nome

Cognome

Indirizzo Tel Data di nascita

CAP

Località

Prov

E-mail Iscritto al FAI sì

no

Inviare a: FAI - Fondo Ambiente Italiano - Via Carlo Foldi, 2 - 20135 - Milano Contattaci per informazioni: tel. 02-467615.293/212 - fax 02-467615.292 - sostienici@fondoambiente.it Ai sensi della normativa in materia di protezione dei dati personali le informazioni da Lei fornite verranno utilizzate per inviarLe esclusivamente informativo FAI. In relazione ai dati forniti, Lei potrà chiederne l’aggiornamento, l’integrazione o la cancellazione esercitando i diritti di cui all’art. 7 del D.legs. 196/2003 rivolgendosi al FAI, titolare del trattamento, La Cavallerizza, Via Carlo Foldi, 2 – 20135 Milano.

NOT 144

Con un lascito o una donazione al FAI, proteggi i luoghi dove passeggeranno i figli dei nostri figli.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.