Il notiziario del FAI n. 167

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Questo bel mondo è bello a chi se lo sa far bello

Alvise Cornaro, 1558

A Villa dei Vescovi sui Colli Euganei il FAI inaugura un nuovo ambiente per l'Ambiente

Un'estate in mostra

tutte le mostre da non perdere nei beni fai

Tornano le Sere FAI d'Estate La transizione ecologica del FAI

il monitoraggio degli obiettivi SDGs

gli appuntamenti da giugno a settembre

POSTE ITALIANE SPA Sped.in Abb. Post.D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46 ) Art. 1 comma 1 /CN/BO giugno - luglio - agosto / 2023 n 167

La bilancia e quei cent’anni...

Dico spesso e ripeto che il FAI è una bilancia a due piatti che devono stare in perfetto equilibrio. Uno è quello del FAI azienda. Come tutte le aziende serie di una certa dimensione i costi non possono superare le entrate; pena un fosco futuro! La nostra «azienda», guidata con mano ferma fino al 2020 da Angelo Maramai e ora dal Direttore Generale Davide Usai, è oggi sana e la sua gestione genera un avanzo sempre più significativo che serve ai restauri e soprattutto alle manutenzioni ordinarie e straordinarie in programma per l’anno successivo. Pochi ci avrebbero scommesso! L’altro piatto è quello della Fondazione culturale, quello che attiene alla nostra Missione statutaria; dunque il restauro, la valorizzazione e la gestione per sempre e per tutti di monumenti storici e paesaggistici «allo scopo esclusivo di educare e istruire la collettività» (articolo 2 dello Statuto). Senza una ferma e capace gestione aziendale non sarebbe possibile sostenere e sviluppare la Missione che per essere attuata richiede sempre più notevoli capacità professionali sia manageriali che culturali; e d’altra parte senza un’attività culturale variegata, complessa e sempre innovativa come la nostra «azienda» FAI semplicemente non esisterebbe. L’azienda infatti vive, prospera e gestisce nel nome della Missione; è a totale ed esclusivo servizio della Missione culturale. Pur nella atipicità del nostro «prodotto» – un prodotto totalmente finalizzato a un servizio sociale – le forze e le professionalità che la gestione aziendale richiede sono ampiamente presenti sul mercato del lavoro; scuole superiori e corsi universitari formano e preparano i giovani a gestire processi tipici di un’azienda, a comunicare e dunque «vendere» secondo le sofisticate regole del marketing, a creare partnership con altre istituzioni e con aziende, a espandere e fidelizzare la schiera dei «clienti», a gestire la raccolta fondi, ecc. Assai più difficile è il governo del secondo piatto della bilancia; non esistono scuole e università che preparino in modo completo i giovani alla gestione – come la intendiamo noi! – di beni culturali, storici e paesaggistici spesso eccezionalmente diversi tra di loro (che rapporto c’è fra la «reggia» di Masino e gli alpeggi di Fontanasecca?); si tratta di un lavoro che se da una lato esige una preparazione culturale che affondi preferibilmente le radici in un liceo classico e in un corso di laurea in dottrine umanistiche o in una buona facoltà di architettura dall’altro si plasma, si raffina e si adatta alle nostre esigenze – incarnando così lo stile FAI – solo grazie alla consapevolezza di svolgere prima di tutto un servizio sociale; un puro e alto servizio al benessere culturale, morale e sociale della collettività. Un alto e devoto compito educativo. Maestra insuperabile, severa e molto spesso difficile nel tracciare questa strada, nel declinare questo tratto fondativo del «nostro modo» di intendere la Missione e di pretenderne il rispetto fu Giulia Maria Crespi che il 6 giugno avrebbe compiuto 100 anni. A lei, al suo esempio, al suo insegnamento, alla sua intransigenza verso il rispetto delle opere della natura prima ancora che di quelle dell’uomo e verso il diritto di tutti di conoscerle e viverle per rispettarle, il FAI deve continuare a ispirarsi pur nella piena consapevolezza della evoluzione dei tempi, dei ruoli e dei modi di operare; così come nell’altrettanto fedele adesione al lavoro, alle idee e alla dedizione di coloro che con lei e dopo di lei, ma sempre fedelmente nel solco della sua traccia, ebbero le tante personalità – Presidenti, dipendenti e volontari – che incarnarono e interpretarono la Missione; primo fra tutti, dal primo giorno, Renato Bazzoni. Guai a quella famiglia che non conosce e rispetta la storia e l’esempio dei suoi Padri pur nel fluire dei tempi e delle generazioni. E il FAI, lo dico e lo ripeto, è un’azienda ma anche una grande, unita e sana famiglia che sui sani princìpi dei suoi antenati continua a ispirarsi per costruire il proprio futuro.

Periodico del FAI - ETS

Sede legale: La Cavallerizza

via Carlo Foldi, 2 - 20135 Milano

Direzione e uffici

La Cavallerizza, via Carlo Foldi, 2 20135 Milano tel. 02467615.1

Registrazione del Tribunale di Milano del 9.8.1980 n. 314

Direttore responsabile

Maurizio Vento

Coordinamento editoriale

Isabella Dôthel

Progetto grafico

Studio Pitis

Lavorazione grafica

Carlo Dante

In copertina

Il paesaggio dei Colli Euganei da Villa dei Vescovi, Luvigliano di Torreglia (PD)

Rielaborazione da foto di Martina Vanzo © FAI Hanno collaborato

V. Ambrosoli, D. Bruno, B. Cazzola, B. Colombo, N. H. Cosentino, C. Fizzotti, A. Mascetti, D. Meregalli, C. Rolleri

2 editoriale
INDICE
550.000 volte «Grazie»! 4 Il paesaggio protagonista 7 Perché tagliare un bosco?
Il nostro passato avrà un futuro 10 Il FAI e il monitoraggio degli obiettivi SDGs 12 Massimo Micheluzzi al Negozio Olivetti 13 Una collezione di famiglia 14 L'età dell'innocenza
Ultime notizie
Marco Magnifico PRESIDENTE FAI
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18 Da segnare in agenda
Giulia Maria Crespi FONDATRICE DEL FAI

550.000 volte «Grazie»!

Le Giornate FAI sono il più importante evento di piazza dedicato al nostro patrimonio. Ma la vera forza di questa iniziativa sono i 7.500 appassionati volontari, affiancati da 15.000 Apprendisti Ciceroni

«Fare l’Apprendista Cicerone è stata un'esperienza ardua dal punto di vista sia fisico che mentale e che mi ha tenuto impegnato per qualche settimana nello studio e nell’approfondimento di edifici storici della mia città, come l’Eurach di Bolzano, polo di ricerca internazionale, ricavato dal recupero di un’ex area industriale degli anni Venti e Trenta, ma posso di certo affermare di averne beneficiato, soprattutto per l'arricchimento culturale

È stato interessante, infatti, scoprire il valore artistico e storico di alcuni edifici che per noi giovani hanno assunto ormai altri significati e vengono legati maggiormente al loro odierno utilizzo.

La parte particolarmente formativa dell'esperienza sono state proprio le Giornate FAI, durante le quali noi Apprendisti Ciceroni abbiamo presentato al pubblico il complesso sul quale ci eravamo preparati, perché ha richiesto una capacità di adattamento, di relazione con i coetanei e con le persone adulte, che si sono dimostrate molto curiose e attente rispetto alla storia della propria città. Inoltre, mi sono reso conto di aver migliorato la capacità espositiva e la gestione dell’emotività

È stata un’esperienza più che positiva, che sicuramente consiglio a tutti di provare, anche per conoscere le bellezze, a volte nascoste, ma di gran valore della nostra città».

Giacomo Brancaglion ALUNNO DEL LICEO SCIENTIFICO

“E. TORRICELLI” DI BOLZANO, APPRENDISTA CICERONE

L’UNIONE FA LA FORZA

Le Giornate FAI di Primavera 2023 hanno ricevuto la Targa del Presidente della Repubblica e si sono svolte con il Patrocinio della Commissione europea , della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, del Ministero della cultura e di tutte le Regioni e le Province Autonome italiane. Si ringrazia per la collaborazione il Ministero della Difesa , lo Stato Maggiore della Difesa e le Forze armate, l’Arma dei Carabinieri e la Croce Rossa Italiana

— Gli Apprendisti Ciceroni sono studenti appositamente formati in collaborazione con i loro docenti, che hanno l’occasione di accompagnare il pubblico in visita nei luoghi aperti dal FAI nel loro territorio, sentendosi direttamente coinvolti nella vita sociale e culturale della loro comunità. Sopra, Apprendisti Ciceroni presso Palazzo Marino di Milano, nelle ultime Giornate FAI di Primavera

Le Giornate FAI di Primavera 2023 sono state rese possibili grazie al prezioso contributo di importanti aziende illuminate: Ferrarelle, acqua ufficiale del FAI e Partner degli eventi istituzionali, da dodici anni preziosa sostenitrice dell’iniziativa, e impegnata insieme alla Fondazione in importanti attività di tutela della cultura, della natura e del territorio italiani. Fineco, una delle più importanti realtà FinTech in Europa e fra le principali reti di consulenza in Italia, crede fermamente che la cura e il valore del patrimonio artistico e culturale siano un asset strategico per lo sviluppo del Paese e per questo è il prestigioso Main Sponsor dell’evento dal 2020. Edison, azienda energetica da sempre vicina al FAI e impegnata per la salvaguardia dei luoghi e delle realtà di interesse culturale e sociale presenti nel nostro Paese, Sponsor dell’evento, accompagna il FAI nel suo percorso di transizione ecologica ed energetica. Per questa edizione ha aperto al pubblico la Centrale Idroelettrica di Meduno, l’Impianto Eolico a Santa Luce e lo storico Palazzo Edison. Poste Italiane, realtà unica in Italia, è stata per la prima volta Sponsor dell’iniziativa. Si ringraziano inoltre l’Ippodromo Snai San Siro Milano e Snai Sesana di Montecatini Terme di proprietà di Snaitech per la speciale apertura degli impianti e il prezioso sostegno locale in questa edizione per le regioni Lombardia e Toscana. Grazie anche a Pirelli, storico sostenitore del FAI, che quest’anno in occasione dell’evento ha aperto al pubblico il proprio Headquarters a Milano con l’obiettivo di valorizzare e promuovere il patrimonio culturale aziendale.

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Foto © Barbara Verduci

Il paesaggio protagonista

A Villa dei Vescovi sui Colli Euganei un nuovo spazio

multimediale per raccontare il valore del paesaggio nel passato, nel presente e per il futuro

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Foto © Fabio Santagiuliana

Un ambiente sensibile, un’architettura concepita nel Cinquecento per favorire la visione e il godimento del paesaggio, e un emblema della centralità dell’uomo nel paesaggio, che si afferma in quel periodo, e con grande anticipo afferma il bisogno di una relazione equilibrata con la natura, a beneficio dell’ambiente e dell’uomo stesso. Questa è Villa dei Vescovi. Nella sua vicenda il paesaggio è protagonista, e sul paesaggio, infatti, si incentra il suo racconto. Un nuovo racconto, che il FAI ha inaugurato qui il 9 giugno con l’apertura al pubblico di uno spazio, nel basamento della villa, appositamente allestito con proiezioni immersive accompagnate da una narrazione affidata alla voce di Marco Paolini È il secondo « ambiente per l’Ambiente», dopo quello inaugurato a Villa Necchi Campiglio: un progetto del FAI che si propone di realizzare ogni anno, nei suoi Beni, almeno un nuovo video racconto che introduca alla visita con una chiave di lettura particolare, che raccorda storia e natura, passato e presente, paesaggio e ambiente

UNA NUOVA ARCHITETTURA, PER UNA NUOVA CULTURA

Villa dei Vescovi sorge alla prima metà del Cinquecento dalla volontà di Francesco Pisani, allora vescovo di Padova, di ricostruire l’antica sede vescovile. L’edificio sarà il prototipo di un’architettura nuova: un modello di residenza di campagna che condensa e realizza i propositi culturali di una classe dirigente di umanisti, che allora fiorisce a Padova, e che vede tra gli animatori Alvise Cornaro, amministratore dei beni del vescovo, ricco e colto ideatore del progetto di questa villa con l’architetto Giovanni Maria Falconetto. Una residenza di villeggiatura che risponde a nuove esigenze – coltivare

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— Donata al FAI da Maria Teresa Olcese Valoti e Pierpaolo Olcese, nel 2005, Villa dei Vescovi è una villa di inizio '500 ispirata ai temi della classicità e circondata dal paesaggio dei Colli Euganei Villa dei Vescovi, Luvigliano di Torreglia (PD) — Disegno del 1697 con Villa dei Vescovi e il suo brolo, dal latino brogilus che significa orto, cinto da mura o da una siepe — Villa dei Vescovi è concepita nel Cinqucento come un luogo di ristoro intellettuale favorito dall'immersione nella natura

l’entroterra veneziano incolto e paludoso, e allora oggetto di una poderosa bonifica –, ma anche a una nuova cultura – beneficiare di un rapporto equilibrato tra uomo e natura –, che trae curiosamente spunto da una antica cultura, dalla lezione degli antichi romani, che avevano inaugurato molti secoli prima il modello della villa di campagna, come alternativa alla domus di città. Nel Cinquecento rinasce e si afferma il desiderio di un otium all’antica – mens sana in corpore sano – che, lontano da impegni e affanni della città, trova la sua dimensione in campagna, e la sua soddisfazione nell’immersione nel paesaggio, riconosciuto nel suo valore di creazione dell’uomo, che fa bene all’uomo. È una conquista culturale, che oltre agli antichi, si ispira anche alla vicenda di Petrarca, pioniere della riscoperta del valore del paesaggio per l’uomo, di cui proprio qui vicino, ad Arquà, si conserva la casa. Villa dei Vescovi traduce in architettura una nuova cultura

NON UN QUADRO, MA L’AMBIENTE DELL’UOMO

Il paesaggio investe chi visiti Villa dei Vescovi: l’insistenza sulla sua visione, che emerge dalle logge con le arcate che incorniciano appositamente l’ambiente circostante, ma anche dalla decorazione pittorica – opera del pittore fiammingo Lambert Sustris – che ovunque, all’interno della villa, proietta illusionisticamente verso l’esterno, è la prova di un desiderio di immersione totale nel paesaggio e la testimonianza della consapevolezza che il paesaggio, architettato e dipinto, è opera dell’uomo, oltre che della natura. Il paesaggio, qui, non è un quadro, ma un ambiente, creato dall’uomo, e continuamente rimodellato dal suo punto di vista. Non è la natura creata da Dio in cui siamo passivamente immersi, ma è il prodotto della determinazione dell’uomo. Il poeta del paesaggio veneto, Andrea Zanzotto, scriveva a questo proposito che l’insediamento umano nella natura, « come i lineamenti di un volto, traduce in termini sensibili tutta una storia della ragione, il suo sfolgorante successo oppure il suo fallimento». Villa dei Vescovi testimonia il «successo» dell’insediamento umano nella natura, ma in questo stesso paesaggio l’intervento umano non ha avuto sempre esiti felici. Il modello della villa veneta, che ha avuto enorme fortuna nel tempo e nel mondo, è stato anche all’origine di una dispersione insediativa e industriale che ha intaccato questo paesaggio, talvolta minacciato – dalla speculazione negli anni del boom edilizio o dalla diffusione di cave nei Colli Euganei – e, anche grazie alla mobilitazione della società civile, oggi tutelato dalle istituzioni, tra cui il Parco Regionale.

DALLA CONOSCENZA ALLA CURA DEL PAESAGGIO

Anche il FAI protegge questo paesaggio: dal 2005, quando in memoria di Vittorio Olcese, la moglie Maria Teresa e il figlio Pierpaolo donarono Villa dei Vescovi alla Fondazione. Il FAI ha restaurato l’edificio e i suoi affreschi, ma anche il paesaggio circostante, ovvero il brolo della villa, che oggi è un vigneto produttivo sulla «Strada del vino dei Colli Euganei», con un marascheto, uno stagno e perfino un apiario. Coltivare questo paesaggio, valorizzando colture promiscue e tecniche antiche, è il modo migliore per tramandarne la storia, ma anche per contribuire alla salute dell’ambiente, promuovendo biodiversità e sostenibilità, e per conservarne la bellezza. Alvise Cornaro scriveva che « questo bel mondo è bello a chi se lo sa far bello», che è il titolo scelto per questo video racconto: la centralità dell’uomo nel paesaggio, infatti, è anche la scoperta della sua responsabilità. La nostra responsabilità

UN PROGETTO COMUNE

Il progetto Un ambiente per l'Ambiente a Villa dei Vescovi è sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo nell’ambito del bando Cultura Onlife. La realizzazione del progetto Un ambiente per l’Ambiente a Villa dei Vescovi è resa possibile grazie al fondamentale sostegno di: Ferrarelle, acqua ufficiale del FAI e partner degli eventi istituzionali, che da sempre lavora nel rispetto delle risorse naturali adottando soluzioni attente all’ambiente che ci circonda; Kerakoll leader internazionale dell’edilizia sostenibile, per il primo anno accanto alla Fondazione per promuovere il suo impegno nello sviluppo di prodotti e tecnologie attente al rispetto dell’ambiente; Rolex , storico sostenitore della Fondazione, che ha deciso di rinnovare la propria vicinanza al FAI e l' impegno a tramandare una cultura sostenibile alle future generazioni.

Le attività di manutenzione e valorizzazione di Villa dei Vescovi sono sostenute da Epta, azienda Partner del Bene, già vicina al FAI da molti anni e conosciuta sul territorio grazie ai suoi marchi Costan ed Eurocryor.

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— Uno degli affreschi ispirati al tema della classicità del pittore fiammingo Lambert Sustris Daniela Bruno VICE DIRETTRICE FAI PER GLI AFFARI CULTURALI
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Foto © Alessandro Torrenti

Perché tagliare un bosco?

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ad Assisi

Fra gennaio e febbraio 2023 una porzione del Bosco di San Francesco è stata interessata da un intervento di taglio ceduo, per migliorare le condizioni vegetative e valorizzare in modo equilibrato – e quindi più sostenibile – le diverse funzioni del bosco.

LA GESTIONE ATTIVA DELLE RISORSE FORESTALI

I boschi rappresentano il 35% del territorio italiano e sono uno dei principali strumenti nella limitazione del rischio idrogeologico, nella lotta ai cambiamenti climatici, nella salvaguardia della biodiversità e del paesaggio, nella depurazione e regimazione delle acque. Sono anche una risorsa fondamentale per lo sviluppo socio-economico delle aree rurali e montane. Il progetto di gestione forestale realizzato al Bosco di San Francesco e redatto dallo Studio RDM, specializzato in gestione forestale e ambientale, ha interessato negli scorsi mesi il versante boscato che dalla Basilica Superiore di San Francesco scende fino al Complesso benedettino di Santa Croce. Il taglio ha avuto finalità prevalentemente conservazionistiche e paesaggistiche, in quanto orientato a valorizzare ciò che il bosco «dona» all’ecosistema: servizi protettivi (prevenzione rischi idro-geologici), naturalistici (habitat di specie vegetali e animali), culturali e ricreativi (paesaggio, spazi naturali).

L’intervento è stato effettuato fra gennaio e febbraio, nella sta-

— Sopra, il taglio del bosco ceduo invecchiato ai piedi della grandiosa Basilica di San Francesco ad Assisi. Il ceduo è una forma di governo del bosco che sfrutta la capacità delle latifoglie di emettere nuove piante, chiamate polloni, a partire da gemme presenti alla base della ceppaia o sul fusto di un albero tagliato

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gestione attiva del Bosco di San Francesco
migliora le condizioni vegetative di questa preziosa risorsa e rafforza l’adattamento delle specie vegetali interessate ai cambiamenti climatici favorendo la biodiversità dell’area
Foto © Laura Cucchia
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Foto © Laura Cucchia
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gione stabilita dalla normativa come la più idonea per i tagli, in modo da evitare il periodo di riproduzione della fauna e di apertura del Bene al pubblico.

MIGLIORARE LE CONDIZIONI VEGETATIVE DEL BOSCO

L’area dell’intervento è un bosco costituito prevalentemente da carpino nero (Ostrya carpinifolia) con roverella (Quercus pubescens), aceri (Acer sp.) e orniello (Fraxinus ornus), ovvero un bosco ceduo invecchiato. Il ceduo è una forma di governo del bosco che sfrutta la capacità delle latifoglie di emettere nuove piante, chiamate polloni, a partire da gemme presenti alla base della ceppaia o sul fusto di un albero tagliato.

L’obiettivo principale del progetto è di migliorare le condizioni vegetative del bosco agendo sulla capacità di rinnovazione dei polloni di carpino, e valorizzando le piante più vigorose di altre specie. In questo modo, si rafforza l’adattamento delle specie vegetali interessate ai cambiamenti climatici favorendo la biodiversità dell’area.

Il taglio è stato attuato per fasce non troppo ampie, così da ridurre al minimo l’impatto sia sull’aspetto estetico, sia sulla biodiversità. Gli scarti sono stati lasciati a terra, così da offrire cibo e rifugio per insetti, artropodi, micro-mammiferi e piccoli uccelli, e arricchire il terreno del bosco con materiale che naturalmente nel tempo si trasformerà in humus.

Così rigenerato, il Bosco di San Francesco – dove il FAI ha operato nel 2008 uno dei primi esempi di recupero paesaggistico in Italia – sarà inoltre in grado di sequestrare e stoccare un maggior quantitativo di anidride carbonica, abbassando di conseguenza la carbon foot print della Fondazione.

FRANCESCANI E BENEDETTINI

Il filologico recupero operato dal FAI ha valorizzato una gestione forestale influenzata da due importanti ordini religiosi: i francescani e i benedettini, che hanno condizionato in modi diversi lo sviluppo del Bosco di San Francesco. Per i francescani il lavoro non era prioritario quanto il contatto con la gente, la predicazione e l’elemosina. Di conseguenza il bosco veniva gestito in base ai soli bisogni di autoconsumo senza finalità economiche. Questo approccio di gestione può essere letto nel tratto di bosco denominato Selva di San Francesco di proprietà del Sacro Convento. Diversamente i benedettini riconoscevano al lavoro pari dignità con la preghiera e lo studio e facendo voto di stabilità economica, «addomesticavano» la natura guidandola a beneficio della comunità. Queste pratiche trasformarono profondamente il paesaggio forestale intorno alle abbazie dando all’ordine benedettino il ruolo di precursore della selvicoltura nel nostro Paese. Questo approccio di gestione può essere letto nel tratto di bosco di proprietà del FAI che è caratterizzato da un bosco ceduo invecchiato.

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— Acquistato dal FAI grazie alla donazione Intesa Sanpaolo nel 2008, il Bosco di San Francesco è un pezzo intatto di paesaggio umbro Foto © Paolo Barcucci

Il nostro passato avrà un futuro

Cesarina Lombardi e Giuseppe Bocchiola sono iscritti dal 1994.

Nel corso degli anni hanno trovato molti modi per sostenere il FAI, fino alla decisione di disporre un lascito testamentario

Come vi siete avvicinati alla Fondazione e alla sua missione?

Sembra solo ieri, ma sono passati quasi trent’anni da quando, una sera, da poco sposati, da un quotidiano o da una rivista notammo una pubblicità che ci colpì per la sua semplicità e sobrietà: era l’invito del FAI a iscriversi. Soprattutto una frase fu dirimente per la nostra scelta: «Dai un futuro al nostro passato». Capimmo che quella organizzazione faceva sul serio, non si limitava a elencare le opere da salvaguardare ma lo faceva!

Attraverso i notiziari siamo costantemente aggiornati sul lavoro immane della Fondazione ed è a volte affascinante sapere che un Bene, recentemente restaurato, ha fatto scoprire nuove opere, magari grattando un intonaco o aprendo una stanza prima segreta e ora fruibile. Cerchiamo di sovvenzionare il FAI in molti modi oltre all’iscrizione annuale, per esempio partecipando ai webinar oppure attraverso i viaggi culturali, dove, grazie alle preziose guide che accompagnano i gruppi, il FAI ci ha insegnato a guardare il mondo con occhi diversi.

Come siete venuti a conoscenza della possibilità di nominare il FAI nel vostro testamento?

La voglia di essere sempre più utili e partecipi agli scopi della Fondazione si realizzò quando leggemmo, sul notiziario, che il FAI cercava dello stovigliame, rame per le cucine delle proprietà. La mamma di Cesarina aveva in quantità industriale questi utensili e quindi ci parve logico regalarli. Ora gli utensili di rame di mia suocera troneggiano nelle cucine di Villa Della Porta Bozzolo. Abbiamo donato anche una preziosa macchina da scrivere Olivetti degli anni ’30 appartenuta allo zio di Cesarina, che oggi fa bella mostra di sé negli uffici del Negozio Olivetti di Piazza San Marco a Venezia. Sempre dal notiziario leggemmo anche della possibilità

di fare lascito testamentario in favore del FAI. Era da un po’ che ci pensavamo: la nostra casa è piena di opere d’arte, per la maggior parte pitture e sculture che ci danno gioia, con loro viviamo in armonia, e volevamo che qualcuno dopo di noi ne avesse cura. Abbiamo contattato l’ufficio preposto che ci ha consigliato e aiutato in questo nostro percorso, con competenza e sensibilità. Nel nostro testamento c’è una postilla che devolve al FAI il nostro patrimonio immobile e tutto quanto è in esso contenuto, fatta eccezione per la biblioteca i cui libri andranno alla biblioteca comunale del nostro paese. Con questo lascito testamentario pensiamo di avere raggiunto due scopi ai quali tenevamo particolarmente: essere concretamente utili al FAI e sapere che quello che ci ha circondato in vita e che noi abbiamo tanto amato avrà uno scopo per la Fondazione e potrà essere a disposizione di altre persone.

Qual è il vostro Bene FAI preferito? Perché?

II Castello di Masino ci apparve subito, leggermente offuscato dalla prima bruna mattutina, imponente, massiccio, bello. Via via che ci avvicinavamo, quelle alte e possenti mura sembravano dovessero proteggerci e raccontare la loro storia. Fu, insomma, un amore a prima vista. Cesarina qualche anno fa è andata in pensione e i colleghi vollero offrirle un regalo, a sua discrezione. Lei scelse una donazione in favore del parco del Castello di Masino, allora bisognoso di cure. In particolare, su consiglio del capo giardiniere, Luca, le nostre attenzioni si rivolsero a un magnifico e maestoso corbezzolo di circa 200 anni. Appena possiamo torniamo ad ammirarlo. L’ultima volta abbiamo visitato il Salone dei Savoia, nella sua nuova veste, bellissimo. Anche io ho un ricordo indelebile di un evento nel Castello. Parecchi anni fa partecipai all’inaugurazione del Labirinto. Ebbi anche la fortuna di conoscere la fondatrice del FAI Giulia Maria Crespi durante il rifresco: un incontro emozionante con una donna straordinaria.

LA TUA GENEROSITÀ È L’EREDITÀ PIÙ GRANDE

La nuova Guida ai Lasciti e alle Donazioni è uno strumento utile per proteggere luoghi speciali e fare una scelta d’amore per l’Italia. Dal più piccolo al più grande, sono tanti i gesti di generosità per sostenerci: disporre un lascito, una polizza o nominare il FAI erede. Si tratta di “segni indelebili” che l’arte, la natura e il paesaggio non dimenticheranno mai. Un semplice gesto fatto oggi è un dono per le generazioni future. Si può scaricare la guida on line oppure richiederla cartacea, senza alcun impegno e nella totale riservatezza. Per maggiori informazioni, scrivi a lasciti@fondoambiente.it

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Il FAI e il monitoraggio degli obiettivi SDGs

Azioni e strumenti per gestire la transizione ecologica del FAI e preparare la Fondazione alle sfide del futuro

Una siccità prolungata ed estrema, lunga diciassette mesi, e poi d’improvviso un ciclone che scarica in 36 ore la pioggia che normalmente cade in 3 mesi. I recenti eventi calamitosi che hanno funestato il mese di maggio, con il loro pesante carico di morti, di migliaia di sfollati ed economie disastrate, ci ricordano ancora una volta come le nostre società sono impreparate a gestire la sfida che il riscaldamento globale ci lancia , da ormai troppo tempo. Per inerzia, sottovalutazione, incapacità?

GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE

È una sfida che abbiamo deciso di raccogliere come Fondazione, perché l’impegno collettivo è ancora troppo scarso e ognuno deve fare la sua parte, dagli Stati fino ai

cittadini. Una sfida che raccoglie e rilancia gli obiettivi al 2030 di sviluppo sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite: forniscono «un progetto condiviso per la pace e la prosperità per le persone e il pianeta, ora e in futuro».

È un quadro di riferimento davvero globale, anche l’Unione Europea si è ispirata a questi SDGs nel formulare il suo Green Deal.

Ecco gli obiettivi del FAI, i principali, che stiamo perseguendo già da alcuni anni e che recentemente abbiamo deciso di sistematizzare in uno schema coerente di azioni e strumenti per gestire la nostra transizione ecologica, per preparare il FAI di domani alle sfide del futuro e anche per «tradurla» in buone pratiche da adottare.

LA TRASIZIONE ECOLOGICA DEL FAI

Il primo obiettivo è senz’altro il più complesso: supportati da Edison Next , siamo impegnati a ridurre le nostre emissioni di CO2 del 35% entro il 2030 e per azzerarle entro il 2040, con una serie programmata di azioni, tra cui l’efficientamento dei nostri impianti e del parco auto, il ricorso alle fonti di energia rinnovabile, interve -

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— Compatibilmente ai vincoli architettonici, si prediligono impianti di riscaldamento che, a parità di energia consumata, producano maggior calore e per questo motivo le centrali termiche più datate vengono sostituite con soluzioni più efficienti e meno inquinanti.

Villa Fogazzaro Roi a Oria di Valsolda (CO) utilizza una pompa di calore alimentata da acqua del lago di Lugano

VERSO UN BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite sono 17 e rappresentano un invito urgente all'azione da parte di tutti i Paesi, sviluppati e in via di sviluppo. Questi obiettivi riconoscono l’importanza di strategie che migliorino la salute e l'istruzione, riducano le disuguaglianze e stimolino la crescita economica , il tutto affrontando i cambiamenti climatici e lavorando per preservare le foreste e gli oceani. Ogni anno, il Segretario generale delle Nazioni Unite presenta un rapporto annuale sui progressi degli SDG, basato sul quadro degli indicatori globali e sui dati prodotti dai sistemi statistici nazionali e sulle informazioni raccolte a livello regionale. Gli obiettivi sono molto sfidanti e scadono nel 2030, mancano solo 7 anni!

Nel 2021 abbiamo inserito all’interno del nostro piano operativo un progetto per la Transizione Ecologica al fine di allinearci con i target identificati dai 17 obiettivi.

A inizio 2022 la consulenza di Systemiq propone al FAI un modello di rendicontazione ESG per verificare il percorso di sviluppo sostenibile. Gli ambiti di intervento individuati sono riconducibili a 5 dei 17 SDGs delle Nazioni Unite.

nendo sulle emissioni generate negli eventi, nei cantieri, nella mobilità dello staff.

Una seconda voce, non meno importante, è quella della riduzione della nostra impronta idrica , un tema decisamente attuale dopo la presa d’atto che i fenomeni siccitosi faranno sempre più parte del nostro quotidiano. Dopo un’attenta analisi dei nostri consumi e della nostra capacità di raccolta (acqua piovana, di lago o di prima falda) abbiamo definito al 20% l’obiettivo di riduzione dei nostri consumi al 2030 di acqua – potabile e non – con una particolare attenzione all’aumento della capacità di raccolta di acqua non potabile per irrigare il verde, alimentare le fontane e gli sciacquoni nei servizi igienici.

— A Villa Fogazzaro Roi l’acqua del lago viene sfruttata oltre che per il riscaldamento, anche per l’irrigazione del giardino, che si estende per circa 400 mq, con un utilizzo annuo medio di circa 900 mc.

Fanno parte degli obiettivi anche altri due aspetti ugualmente importanti: il primo è l’aumento della conoscenza e della tutela attiva della biodiversità presente nei nostri Beni, mentre il secondo è l’adeguamento volontario ai criteri ambientali minimi (CAM), con cui si regolano gli acquisti e le azioni sostenibili, dalla scelta della carta certificata fino alla gestione degli eventi aperti al pubblico.

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Foto © arenaimmagini.it

al Negozio Olivetti

Creando un cortocircuito fra tradizionale e contemporaneo, l’arte di Massimo Micheluzzi dialoga con l'architettura di Carlo Scarpa

Sabato 20 maggio il FAI ha aperto al pubblico, contestualmente alla XVIII Biennale di Architettura, la mostra Massimo Micheluzzi al Negozio Olivetti nei locali dello storico showroom in piazza San Marco a Venezia. Fino al 24 settembre l'esposizione, a cura di Cristina Beltrami, presenta una collezione di 44 vasi eseguiti in opus sectile e mosaico in vetro soffiato, un processo complesso che parte dalla creazione di una piastra composta da tessere di vetro, fissate da un primo passaggio ad alta temperatura e successivamente soffiata secondo la tradizionale tecnica muranese. Massimo Micheluzzi, veneziano entrato in contatto con il mondo del vetro fin da giovanissimo, ha appositamente realizzato le opere in un dialogo ideale con l’architettura del Negozio Olivetti progettato da Carlo Scarpa. Un confronto che, per Micheluzzi, si gioca sull’essenza del linguaggio dell'architetto e sul profondo legame di entrambi con Venezia

Dal paesaggio e dalla tradizione così come dalla grandiosità dell’arte e dell’architettura veneziane, sia Scarpa che Micheluzzi apprendono a esercitare l’occhio ai dettagli senza perdere la visione d’insieme: la città di Venezia. Ciò è evidente al Negozio Olivetti, progettato nell’estremo dettaglio, ma come un sistema unico e soprattutto integrato con la città, verso cui si apre, attraverso la trasparenza delle grandi vetrate e originali punti di vista sulla piazza, di cui diviene esso stesso una parte.

Questo incrocio o crosera di piazza è l’emblema di uno scambio su più livelli: da quello tra interno ed esterno a quello delle linee, delle forme, dei colori e dei materiali, che ripropongono e reinterpretano elementi tipici e simbolici della città. Il senso della collezione, e dell’esposizione, non sta nella riproposizione dei moduli scarpiani e non è un omaggio all’architetto, ma è il racconto della condivisione delle medesime radici: su tutte, quella passione per il bizantino che li ha allenati al gioco di luci, ai silenzi e naturalmente al mosaico. Quello stesso sistema di tessere, che si ritrova nello straordinario pavimento del Negozio Olivetti, moderna interpretazione del terrazzo veneziano: gli elementi cromatici del pavimento sono incastonati nella superficie con un rigore che, ben lontano dall’essere ordine meccanico, lascia spazio a quelle minime variazioni di nuance e movimento che fanno vivere e vibrare il suolo stesso, secondo i medesimi principî che si rintracciano nei vasi di Micheluzzi.

QUEI DUE RAMI DEL LAGO DI COMO...

ArchiViVitali e FAI presentano, da venerdì 21 luglio a domenica 12 novembre 2023, la mostra collettiva VOLTI. La pittura italiana di ritratto nel XX secolo in due sedi espositive, lo Spazio Circolo a Bellano (LC) e Villa del Balbianello, a Tremezzina (CO), che per la prima volta apre a un progetto d’arte contemporanea. La mostra è a cura di Luca Beatrice, ideata da Velasco Vitali e prodotta da ArchiViVitali VOLTI celebra la pittura di ritratto tra Novecento e contemporaneità, tra committenza e libera interpretazione, attraverso oltre sessanta opere di artisti italiani realizzate dal 1910 a oggi, che testimoniano l'evoluzione del ritratto e riflettono sulla sua importanza storica e attuale. Il progetto si sviluppa sulle due sponde del Lago di Como, mettendo in dialogo quella lecchese con quella comasca: un invito alla scoperta di due luoghi altamente rappresentativi, un piccolo viaggio lungo la via d’acqua che unisce due opposti tradizionalmente «lontani», il ramo manzoniano e quello comasco. A Villa del Balbianello i dipinti saranno allestiti negli ambienti adiacenti alla Loggia e integrati con l’attuale collezione di stampe e di libri.

Con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Como, Provincia di Lecco, Comune di Bellano, Comune di Tremezzina, Camera di Commercio Como – Lecco

12 mostra Massimo Micheluzzi
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Foto © Bianca Vannucchi

Una collezione di famiglia

Fino all’8 ottobre

Villa Necchi Campiglio ospita

la mostra «Adriano Pallini.

Una collezione di famiglia».

Tra le opere si ritrovano

capolavori di Martini, de Chirico, Fontana e molti altri.

Ne parliamo con la figlia

Nicoletta Pallini Clemente

La mostra propone una serie di opere significative, alcune mai esposte, profondamente legate alla vita del collezionista, come il ritratto di Adriano Pallini firmato da Massimo Campigli, donato al FAI dalla figlia Nicoletta nel 2021, che apre la sequenza dei ritratti di famiglia.

Villa Necchi è sede ideale per ospitare una mostra che svela un percorso nella biografia artistica di un uomo, il collezionista, e del suo tempo: il Novecento.

Che cosa l’ha spinta a donare al FAI il ritratto di suo padre dipinto da Massimo Campigli?

Due anni fa ho voluto donare al FAI e in particolare a Villa Necchi il ritratto che Massimo Campigli fece a mio padre nel 1934 per un senso di gratitudine e di riconoscenza. Ho pensato infatti che proprio qui, in questa singolare casa-museo che per molti aspetti mi ha sempre ricordato l’atmosfera delle abitazioni dove abbiamo vissuto, Adriano Pallini, amico e mecenate di tanti artisti, potesse trovare la sua giusta collocazione perché ne fosse onorata la memoria. E poi, trovo che mio padre, in questo modo, sia in ottima compagnia assieme ad Arturo Martini, a Mario Sironi, ad Alberto Savinio, a de Chirico, a Piero Marussig, e a tutti quei suoi compagni di strada donati con la mia stessa passione per l’arte dall’amica Claudia Gian Ferrari. Mi riempie di allegria pensare di aver contribuito a creare una sorta di rendez-vous des amis dove possano ritrovarsi per sempre gli amici di una vita che hanno condiviso lo stesso cammino.

Come è nata l’idea di realizzare una mostra dedicata alla collezione di suo padre?

In realtà la mia donazione non prevedeva una mostra ma ha dato il via al desiderio di approfondire la storia di mio padre e degli anni milanesi in cui si è formata la sua collezione. Con Marco Magnifico, Daniela Bruno, Paolo

Campiglio, Roberto Dulio e Aurora Totaro abbiamo pensato di provare ad andare oltre cercando di riunire almeno una parte delle opere che appartenevano a mio padre. La storia di questa raccolta è stata soprattutto una storia di amicizia fra Adriano Pallini e gli artisti e i poeti, come testimoniano le numerose lettere dei vari protagonisti che conservo nel mio archivio e che in parte troviamo in mostra. Abbiamo rintracciato una trentina di opere fra dipinti, sculture, disegni, incisioni molte delle quali sono inedite ed esposte per la prima volta in questa occasione e abbiamo cercato di restituire non solo l’atmosfera di un’epoca, ma anche l’attività di mio padre che, sarto da uomo per tradizione familiare, cominciò la sua importante collezione all’inizio facendo «cambi» con gli artisti: un cappotto per una scultura, un abito tagliato alla perfezione per un dipinto, un paio di pantaloni di flanella per il poeta Vincenzo Cardarelli che temeva il freddo dei lunghi inverni milanesi. Poi, via via che la sua professione andava affermandosi sempre di più, mio padre riuscì a realizzare il sogno della sua vita, quello di creare una straordinaria collezione con importanti capolavori che oggi mi piace rivedere nei musei o pubblicati in numerosi cataloghi.

La realizzazione della mostra è resa possibile grazie al fondamentale contributo di Castel , azienda leader nel settore della componentistica per la refrigerazione e il condizionamento dell’aria, e di Legance, primario Studio legale italiano indipendente, che hanno deciso di sostenere il progetto in continuità con l’impegno già espresso a favore del FAI e in modo particolare di Villa Necchi Campiglio. Con il patrocinio di Regione Lombardia e Comune di Milano.

L’inaugurazione della mostra è anche l’occasione per presentare al pubblico, allestita negli ambienti di Villa Necchi, la recente donazione al FAI da parte di Elisabetta, Ermenegildo, Anna e Benedetta Zegna, in memoria dei genitori Angelo e Marisa Zegna di Monterubello, di un gruppo di oggetti e arredi del XVIII e XIX secolo, di manifattura orientale ed europea. Sculture in porcellana, avorio, giada e malachite e due tavolini in legno francesi sono stati allestiti nelle sale della Villa, accanto agli oggetti originari della casa e a quelli – un nutrito nucleo di porcellane bianche – già donati dalla famiglia Zegna nel 2002 e nel 2013, a testimonianza di una generosità e di un rapporto di fiducia, ormai duraturo, che la lega al FAI.

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— Nicoletta Pallini Clemente di fianco al ritratto di suo padre Adriano Pallini di Massimo Campigli, esposto dal 2021 a Villa Necchi Campiglio (MI) Foto © Barbara Verduci
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L’età dell’innocenza

Dal 13 luglio all'8 ottobre una mostra a Palazzo Moroni a Bergamo celebra il Rinascimento di Bergamo e Brescia... intorno al 1900

— Si ringrazia per il fondamentale sostegno Fondazione Cariplo insieme a Fondazione della Comunità Bergamasca e Fondazione della Comunità Bresciana

L’esposizione, organizzata dal FAI con la curatela di Giovanni Agosti, un suggestivo allestimento di Margherita Palli e luci di Pasquale Mari, metterà in scena, nelle sale seicentesche di Palazzo Moroni, capolavori del Cinquecento bresciano e bergamasco provenienti da raccolte private.

Le opere entreranno in dialogo con la collezione e le decorazioni della dimora, all’interno di un’ambientazione di primissimo Novecento che rievocherà l’epoca d’oro della quadreria Moroni, frequentata tra XIX e XX secolo da conoscitori ed esperti, anche stranieri, del calibro di Charles Lock Eastlake o Bernard Berenson.

Visitatori e visitatrici si muoveranno tra dipinti su cavalletti e pareti, mobili rivestiti di damaschi, felci, vasi cinesi e trionfi di fiori e frutta.

L’allestimento, ispirato al celebre romanzo di Edith Wharton L’età dell’innocenza poi divenuto film grazie alla regia di Martin Scorsese, offrirà uno sguardo inedito e affascinante sul palazzo bergamasco, raccontando inoltre – attraverso le opere esposte – la vicinanza, i contatti e gli scambi tra Bergamo e Brescia nel Cinquecento, secolo in cui le due città elaborarono un linguaggio pittorico unico, che ha scritto la storia della pittura italiana fino a Caravaggio.

L’iniziativa, inserita nel programma di attività per Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura, sarà inoltre l’occasione per offrire un racconto ampio, che dalle sale del palazzo rimanderà all’esterno, dopo la visita, invitando il pubblico attraverso proposte di itinerari a scoprire, riconoscere e valorizzare altri «tesori» nascosti nel territorio bergamasco e bresciano.

GIANNI BERENGO GARDIN A SAN FRUTTUOSO

In occasione dell’ultimo lavoro fotografico di Gianni Berengo Gardin e la pubblicazione del volume San Fruttuoso di Camogli, curato da Guido Risicato ed edito dalla libreria camogliese Ultima Spiaggia, il FAI ospita dal 6 luglio 2023 al 7 gennaio 2024 presso l’Abbazia di San Fruttuoso a Camogli (GE) la mostra Gianni Berengo Gardin –San Fruttuoso di Camogli Negli spazi dell’abbazia, lungo il percorso di visita, verranno esposti diversi scatti in bianco e nero, inediti, realizzati dal fotografo a partire dal 2020, durante il periodo della pandemia, in cui il borgo era frequentato solo dai pochi residenti.

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Foto © Stefano Casiraghi Foto © LucaNizzoliToetti

Ultime notizie dal mondo del FAI

Dalla

Paesaggi del territorio e paesaggi del futuro

Il progetto per il concorso FAI «Paesaggio in movimento», a cui abbiamo lavorato da mesi, è stato molto emozionante ed educativo, perché abbiamo avuto modo di conoscere nel dettaglio un luogo identitario del nostro territorio. È stata per tutti noi un’esperienza fantastica: ci ha consentito di capire gli elementi di forza e le criticità del nostro territorio, e che i luoghi del nostro quotidiano possono essere trasformati da noi, future generazioni, partendo dalle nuove sfide, che oggi impongono un cambiamento in chiave sostenibile.

A parlare sono gli allievi della classe III della Scuola Secondaria di I grado – IC De Amicis di Succivo (CE), che, insieme ad altri 17.000 studenti in tutta Italia, hanno partecipato al concorso nazionale «Paesaggio in movimento», organizzato nell’ambito del progetto formativo del FAI Paesaggio? Cultura per l’anno scolastico 2022-23.

Le classi di ogni ordine e grado, dalla scuola dell’infanzia alle scuole secondarie di II grado, hanno individuato e raccontato i paesaggi identitari del loro territorio, ponendo in evidenza i fattori naturali e i fattori antropici che li compongono e le loro interrelazioni. In seguito hanno cercato di immaginare lo stesso paesaggio nel futuro, formulando una proposta di trasformazione che tenesse conto sia della necessità di preservare i valori identitari custoditi e riflessi dal paesaggio, sia la necessità di rinnovare lo stesso paesaggio in un’ottica di sostenibilità. Il risultato di questo lavoro di indagine e progettazione sono stati tantissimi ela-

borati, che hanno contribuito a comporre una rappresentazione ricca e variegata del mosaico dei paesaggi italiani Gli studenti hanno mostrato attaccamento al territorio, attenzione per le sue dinamiche interne e grande creatività nella visione del «paesaggio del futuro».

Le classi vincitrici sono state premiate con materiale didattico e invitate a una speciale cerimonia di proclamazione, in cui hanno raccontato brevemente la genesi e i contenuti del loro elaborato. Ancora una volta i concorsi FAI Scuola si sono dimostrati un punto di riferimento importante per i docenti di tutta Italia al fine di trasmettere quei valori di cittadinanza attiva, intrinseci alla missione educativa della Fondazione.

PROTEGGI ANCHE TU UN PATRIMONIO CHE CRESCE

I nostri monumenti, i paesaggi e le opere d’arte sono il racconto corale di ciò che abbiamo creato insieme nel corso degli anni. Aiutaci a salvare, restaurare e valorizzare i luoghi speciali del patrimonio italiano, perché tutti possano conoscerli e viverli. Insieme potremo prenderci cura di nuovi tesori che rendono unico il nostro Paese e tutelarli per le future generazioni. Quando compili la tua dichiarazione dei redditi scegli di destinare il 5x1000 dell’IRPEF al FAI: bastano la tua firma e il codice fiscale 80 10 20 30 154 nella casella di “finanziamento delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici” al momento della dichiarazione dei redditi.

È un gesto semplice e gratuito con il quale sosterrai la missione che da quasi 50 anni perseguiamo ogni giorno. Scegliere è un atto di libertà, di partecipazione e di responsabilità civile. È un atto di valore che non costa nulla, basta solo una firma, ma che sommato all’azione di tanti farà grande il nostro Paese. Per maggiori informazioni: www.fai5x1000.it

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premiazione del concorso delle scuole al cantiere per la conoscenza nella Valle dei Templi, fino al restauro di un pavimento del Cinquecento e di una tipica malga delle Dolomiti.
— Bambine della scuola primaria indaffarate a scrivere per il progetto formativo al Bosco di San Francesco (PG)
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Foto © Massimo Franchi Foto © Luca Chiaudano

Un cantiere per la conoscenza

Presso l’area del Giardino della Kolymbethra è stata avviata, in accordo e sotto la direzione scientifica del Parco Archeologico e Paesaggistico Valle dei Templi, un’intensa campagna di indagini che coinvolge il vallone e il pianoro che vi si affaccia e che ospita le Case Montana

Il complesso è oggetto di un progetto di restauro volto a restituirne l’aspetto di semplici case di contadini, che le hanno abitate dall’inizio del '700 fino alla seconda metà del secolo scorso. Per approfondire la conoscenza delle strutture e dell’area che le circonda sono state avviate indagini archivistiche per ricostruire la vita dell’area dal XVI secolo, quando non era ancora presente l’edificio, e il terreno, di proprietà di un’istituzione religiosa, era occupato da un vigneto.

Proprio il pianoro che ospita le Case sarà interessato, nei prossimi mesi, da una campagna di prospezioni geofisiche non invasive, in collaborazione con l’Alma Mater Studiorum di Bologna, volte a individuare eventuali strutture sepolte in un’area mai indagata prima e dalla posizione strategica a valle dell’abitato ellenistico romano e degli edifici pubblici, nelle immediate vicinanze dell’area sacra dei Templi di Vulcano e delle Divinità Ctonie, ma soprattutto a ridosso della Kolymbethra.

La grande vasca per la raccolta delle acque, realizzata nel V secolo a.C. e rifornita dai coevi acquedotti feaci, che Diodoro Siculo riporta fosse una “sontuosa piscina popolata da pesci e cigni”, scrigno di biodiversità e unicum per le rare specie botaniche che custodisce, sarà oggetto di un progetto di ricerca triennale, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, volto ad approfondirne gli aspetti archeologici. Nel prossimo autunno si svolgerà, infatti, una prima campagna di ricognizione puntuale di tutta l’area della Kolymbethra con posizionamento delle evidenze archeologiche e del materiale ceramico che affiora in alcune zone del Giardino. Il progetto prevede, in base agli esiti della campagna, l’avvio di indagini archeologiche sistematiche, fortemente volute dalla Fondazione, volte a ricostruire la storia del Bene: la speciale interazione di acqua, paesaggio del verde e giardini lascia infatti presagire per la Kolymbethra scopi anche diversi da quelli di semplice collettore delle acque cittadine.

TESORI DA CUSTODIRE E CONSERVARE

Il FAI custodisce quasi 4.000 pezzi tra mobili, dipinti, tappeti, libri e oggetti d’arte in 950 mq di superfice, allestiti in 700 metri lineari tra scaffalature industriali e armadi utilizzati per l’esposizione ragionata e ordinata. Stiamo parlando del Deposito del FAI, uno spazio preso in gestione qualche anno fa in occasione del cantiere di Casa Macchi, inizialmente per alleggerire i piccoli depositi dei Beni della Fondazione e ora deputato ad accogliere le generose e sempre più numerose donazioni. Un patrimonio protetto da sistemi sicurezza, schedato e in parte digitalizzato, destinato a essere ricollocato in contesti adeguati come spazi museali, mostre temporanee, book-shop, uffici o foresterie del FAI.

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— Le Case Montana sono situate sopra il costone della valle del Giardino della Kolymbethra. Il progetto di recupero di Case Montana è reso possibile grazie al fondamentale sostegno di Dolce & Gabbana e al prezioso contributo di Meic Costruzioni.
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Foto © Angelo Pitrone Foto © Veronica Ambrosoli

I pavimenti policromi del Castello

della Manta

I restauri effettuati negli ultimi anni negli ambienti della parte cinquecentesca del Castello della Manta (CN) ci hanno permesso di riscoprire e valorizzare uno stile decorativo raffinato e al passo con la moda del tempo, come quello della splendida Galleria delle Grottesche. Questa parte del castello, detta Palazzo di Michele Antonio, Signore della Manta sul finire del XVI secolo che ne volle la realizzazione, oltre alle straordinarie volte affrescate, presenta un elemento di eccezionalità nelle pavimentazioni decorate a finte tarsie marmoree, che ritroviamo in tutti gli ambienti.

Realizzate in cocciopesto dipinto ad affresco – una tecnica originalissima della quale si conservano pochi esempi – queste delicate pavimentazioni sono arrivate a noi molto frammentate e degradate, ricoperte di numerosi strati di cere impastate con polvere, che ne avevano quasi cancellato il disegno e gli splendidi colori.

A partire dal 2017 sono state restaurate le pavimentazioni della Sala e della Galleria delle Grottesche; da marzo 2023, grazie al fondamentale contributo di Fondazione CRT, abbiamo iniziato a recuperare l’ultimo pavimento, quello della Stanza di Michele Antonio, con ottimi risultati. Anche qui, come nelle altre stanze, la pavimentazione è caratterizzata dall’alternanza di forme geometriche inscritte le une nelle altre con un andamento ripetitivo e delimitate da fasce chiare, forse a simulare un marmo bianco. Il tracciato, marcato a chiodo e per questo ancora ben visibile, si è mantenuto quasi ovunque. Ma a differenza delle altre sale, tra molti quadrati, cerchi e rettangoli, nella Stanza si inserisce qui e là un giglio stilizzato, un segno del legame di Michele Antonio con la corona di Francia, per cui rivestì il ruolo di luogotenente.

Il restauro è consistito in una prima fase di pulitura che ha riportato alla luce le decorazioni originali, caratterizzate da colori brillanti e piuttosto ben conservati anche nelle pennellate che simulano la presenza di tarsie marmoree. Le malte utilizzate nei primi restauri degli anni ’90 per riempire le lacune, oramai deteriorate, sono state sostituite con materiali più coerenti, che possano garantire una maggiore durata al restauro, pur mantenendone la riconoscibilità. Stesso principio è stato adottato anche per la fase finale del restauro, detta di integrazione cromatica: le parti più deteriorate sono state velate con colori ad acquerello, che hanno restituito leggibilità alla decorazione, ma al contempo mantenuto un tono neutro rispetto all’originale.

IL RESTAURO DI UNA TIPICA MALGA E DEL SUO AMBIENTE

Nel mese di luglio iniziano i lavori di recupero Monte Fontana Secca a Quero Vas (BL). Si avvia il restauro della casera di valle, il fabbricato più antico della Malga, grazie al contributo PNRR – missione 1 Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; componente 3 Cultura 4.0 (M1C3); misura 2 Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale; investimento 2.2 Protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale. L’edificio costituirà il primo punto di accoglienza FAI e alloggio del malgaro già a partire dal 2024. Contestualmente si avvia la ricostruzione dello storico stallone che ospiterà a partire dal 2025 il Centro di educazione e formazione rivolto in particolare a studenti e giovani, accolti per brevi soggiorni incentrati su conoscenza ed esperienza di una tipica malga e del suo ambiente. Il recupero della Malga è parte del più ampio progetto di valorizzazione territoriale Progetto di restauro, valorizzazione e gestione di Monte Fontana Secca e Col de Spadaròt: un presidio della diversità bioculturale del territorio e relativi collegamenti, sviluppato in accordo con il Comune di Quero Vas e confinanziato dal FAI grazie al contributo di Fondazione SAME e di altri donatori privati.

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Un restauratore all'opera sul pavimento della Stanza di Michele Antonio, ambiente situato nella parte cinquecentesca del Castello della Manta Foto © Roberto Morelli Foto ©
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Maurizio Vento

Da segnare in agenda

Con l’arrivo dell’estate tornano gli appuntamenti per vivere i Beni del FAI fino a tarda sera, ma non solo: mostre d’arte e di fotografia, visite guidate speciali, musica, enogastronomia e attività all'aperto

GIUGNO

16-17-18 giugno Giornate Europee dell’Archeologia

APPUNTAMENTO IN PIÙ BENI

LUGLIO

2 luglio Visite al tramonto al Memoriale Brion

MEMORIALE BRION

SERE FAI d’ESTATE

Da fine giugno tantissimi appuntamenti per godere dei Beni del FAI dopo il tramonto

www.serefai.it

• Astronomi per una notte Cosa c'è di più romantico che osservare le stelle all'interno di un Castello o immersi tra i boschi lontano dagli spazi abitati? Accompagnati da esperti astronomi durante tutta l’estate e in particolare la “Notte di San Lorenzo” si potrà andare alla scoperta dei misteri della volta celeste attraverso osservazioni al telescopio. Un'occasione unica per esplorare non solo i principi dell'astronomia, ma anche per riconoscere stelle e pianeti, osservare il nostro satellite e scoprire i miti più celebri legati alle costellazioni.

• Aperitivi, cene e picnic Godere del tramonto accompagnati da un calice di vino, oppure un

picnic con gli amici con prodotti del territorio o una esclusiva cena medievale a lume di candela. Lo si potrà fare in riva a un lago, sotto le fronde di un antico olivo, nella fresca atmosfera di un giardino, per trascorrere una serata rilassante con letture, intermezzi artistici e teatrali e incontri con autori.

• Passeggiate e trekking

Al calar della sera, sono previste passeggiate e trekking non impegnativi, percorsi ideali per le famiglie e per tutti coloro che desiderano conoscere il territorio che circonda alcuni suggestivi Beni FAI: dal Bosco dei Giganti della Sila in Calabria alla costa delle sirene nella penisola sorrentina, dove si

trova la Baia di Ieranto; e poi, un cammino fra la macchia mediterranea incastonata tra le rocce di granito e il mare cristallino della costa di Palau in Sardegna, alla scoperta della Batteria Talmone.

• Concerti e musica

Musica dal vivo per immergersi in un altro tempo, spaziando dai versi in prosa ai suoni del folklore, oppure abbandonarsi alle note con tutti i sensi e, perché no, sognare cullati dal suono degli strumenti musicali in mezzo al verde. Sono solo alcune delle proposte all’insegna della musica durante le sere estive nei nostri Beni.

18 manifestazioni
ALTIVOLE (TV) Dal 6 luglio Gianni Berengo Gardin ABBAZIA DI SAN FRUTTUOSO CAMOGLI (GE) Dal 13 luglio Mostra L’età dell’innocenza PALAZZO E GIARDINI MORONI BERGAMO Dal 21 luglio Mostra Volti VILLA DEL BALBIANELLO TREMEZZINA (CO) Foto © Marco Ligabue e Matteo Girola
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Foto © Fabrizio Giordano

Castello della Manta

— Grazie a Rai, Main Media Partner del FAI, che racconterà al pubblico il ricco e variegato calendario di eventi di Sere FAI d’Estate nei Beni FAI riconfermando l’impegno del Servizio Pubblico multimediale alla promozione e tutela del patrimonio italiano

SETTEMBRE

3 settembre Mercato in Corte

VILLA DEI VESCOVI LUVIGLIANO DI TORREGLIA (PD)

9-10 Settembre Giornata del Panorama

APPUNTAMENTO IN PIÙ BENI

Fino al 24 settembre Massimo Micheluzzi al Negozio Olivetti

NEGOZIO OLIVETTI VENEZIA

Fino al 1° ottobre Ex Natura. Opere degli artisti della collezione Panza (1982 -2003)

VILLA E COLLEZIONE PANZA

VARESE

46 nuovi lavori di 10 differenti artisti europei e americani intorno ai concetti di natura e forma

Fino all’8 ottobre Adriano Pallini.

VIAGGIA CON NOI!

15-16 settembre

Festa della raccolta del Sale

SALINE CONTI VECCHI, ASSEMINI (CA)

Una collezione di famiglia

VILLA NECCHI CAMPIGLIO MILANO

Interessanti proposte di viaggio ci attendono per l’estate e l’autunno. In Italia percorreremo un itinerario dall’ermo colle di Recanati a Pesaro e Urbino; scopriremo l’Astigiano tra borghi, castelli, vigne e noccioli e il Molise, dal Gargano alle Tremiti, la Grecia salentina e le ville medicee intorno a Firenze. Itinerari all’estero ci permetteranno di conoscere la Finlandia tra nature e architettura; la Bulgaria, crocevia dei Balcani, il Libano sulle tracce dei Fenici; l’Egitto su una imbarcazione che ha fatto la storia della navigazione sul Nilo. Per saperne di più www.faiviaggiare.it

Il calendario “Eventi nei Beni del FAI 2023” è reso possibile grazie al fondamentale sostegno di Ferrarelle, partner degli eventi istituzionali e acqua ufficiale del FAI; al significativo contributo dei main sponsor BNP Paribas Cardif e Citroën per il primo anno sostenitori del progetto, di Pirelli, accanto al FAI dal 2006, che rinnova per l’undicesimo anno la sua storica vicinanza all’iniziativa e di Delicius che conferma per il terzo anno il suo sostegno al progetto.

19 manifestazioni
Gli eventi possono subire variazioni: si consiglia di verificare sempre su www.fondoambiente.it
Foto © Gabriele CroppiFondazione Zegna Foto © Dario Fusaro

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Dettaglio dell’affresco “Amore e Psiche” di Palazzo Moroni, Bergamo _ Foto Studio da Re, 2021 © FAI

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