POSTE ITALIANE SPA Sped.in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1/CN/BO.
n.
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DICEMBRE / 2017 - GENNAIO - FEBBRAIO / 2018
Le collezioni di Villa Necchi Canaletto e de Chirico, Modigliani e Picasso. La casa museo del FAI a Milano è sempre più ricca di capolavori
24 Luoghi del Cuore vi dicono grazie
La rivoluzionaria Carta del Paesaggio
VOI LI AVETE VOTATI. O RA POSSIAMO SALVARLI
CON IL NOSTRO TERRITORIO
UN
NUOVO RAPPORTO
Le manifestazioni nei Beni del FAI DA NATALE A PRIMAVERA
TANTI EVENTI IN TUTTA ITALIA
La scuola si ricordi dell’arte È stimolante sapere che nell’anno in cui l’Italia celebra il 70° anniversario della Costituzione, il FAI intensifica la sua attività nelle scuole, aderendo alla direttiva dell’articolo 9 della Costituzione: “tutelare il nostro patrimonio artistico e paesaggistico”. Questo è un settore a cui bisogna dare sempre maggiore importanza sapendo che nozioni e sentimenti fortemente e ripetutamente risvegliati negli animi giovanili lasciano segni indelebili nella formazione degli individui. Purtroppo negli ultimi anni i programmi scolastici hanno dato sempre minore importanza all’educazione artistica. Non parliamo poi di quella musicale. Proprio in questa Italia dove in passato le note musicali aleggiavano sulle labbra non soltanto di grandi artisti ma anche su quelle della popolazione. Con gioia però in questo scorcio di avvio invernale, riguardo all’educazione artistica, stanno emergendo sempre più luminosi lampi di luce attraverso i giovani Apprendisti Ciceroni e i nostri generosi volontari che sacrificano ore libere per illustrare i beni artistici e le bellezze naturali del nostro Paesaggio. Ma c’è dell’altro; per l’intero anno scolastico sono anche programmati molti corsi prolungati per i docenti di tutta Italia sostenuti dalla generosità di Ferrero, che ha compreso come soltanto un insegnamento approfondito e interiorizzato può risvegliare nell’alunno consapevolezze che rimarranno incancellabili nella sua vita futura e influenzeranno il suo operare positivamente. E proprio avendo presente questa immagine del futuro, vi auguro di guardare con ottica positiva queste luci che diffondono calore e illuminano la vita con stimoli vivificanti. Ma vorrei aggiungere di guardare anche a tutte le tante e numerose luci che il FAI accende attraverso le sue attività per illuminare i prossimi mesi dell’anno che, in questi tempi confusi e turbolenti, donano calore e chiarore all’animo di tutti noi. Cari lettori, affrontiamo dunque il futuro con coraggio e, importantissimo, diamo fiducia ai giovani e alle loro numerose iniziative affrontate, nonostante le intricate difficoltà dei tempi, con spiriti innovativi e soluzioni inedite.
Giulia Maria Crespi PRESIDENTE ONORARIO FAI
INDICE
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Il nuovo sito del FAI
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Interventi de I Luoghi del Cuore
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I Beni del FAI Le collezioni di Villa Necchi Campiglio a Milano
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La Carta del Paesaggio
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Viaggio nelle Delegazioni
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News
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Manifestazioni nei Beni del FAI
Periodico del FAI Sede legale: La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 - 20135 Milano Direzione e uffici La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 20135 Milano tel. 02467615.1 Registrazione del Tribunale di Milano del 9.8.1980 n. 314 EDITORIALE
Lavorazione grafica Carlo Dante Hanno collaborato Federica Armiraglio, Lucia Borromeo, Valerio Di Bussolo, Serena Maffioli, Daniele Meregalli
Stampa Data Mec S.r.l. Direttore responsabile Simonetta Biagioni Coordinamento editoriale Marco Magnifico Progetto grafico Studio Pitis
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Digita, esplora, FAI: il nuovo sito è online! È nata una “piazza digitale” che ci aiuterà a conoscerci meglio E finalmente, dopo un processo di progettazione durato quasi un anno, il 16 ottobre il nuovo sito del FAI è andato online. Vi proponiamo un prodotto non solo nuovo, ma anche funzionale e rispondente agli obiettivi che la Fondazione si era data nel momento in cui aveva deciso di rinnovare la sua presenza nella rete. I NOSTRI CINQUE OBIETTIVI
E gli obiettivi erano chiari, partendo dalla volontà di fare del sito il canale principale della comunicazione del FAI, tesa a voler far conoscere la sua missione a nuove fasce di pubblico. Come? Mettendo al centro i ‘luoghi’ e le ‘persone’ con una grafica e una struttura totalmente rinnovate e costruite per un’esperienza di navigazione facile ed efficace. Da qui la decisione di pensare a un menu principale fatto di sole 5 voci, poche ma essenziali: 1. Il FAI per raccontare chi siamo, i valori che ci ispirano, cosa facciamo e come spendiamo i fondi raccolti; 2. I LUOGHI per illustrare in primis gli interventi di recupero, di valorizzazione e gestione dei nostri Beni, ma anche i siti aperti in occasione delle Giornate FAI o i Luoghi del Cuore votati dalla gente; 3. Gli EVENTI che organizziamo nei Beni e sul territorio, spesso a cura degli appassionati volontari nelle oltre 100 Delegazioni in tutta Italia; 4. Un’area dedicata alle forme di SOSTEGNO alla Fondazione, illustrando le opportunità offerte ai privati e alle aziende. 5. Infine, un’area editoriale di NOTIZIE, che va a completare il nuovo sito insieme con tutte le cosiddette “aree di servizio”. Il lancio del nuovo sito è stata anche l’occasione per aggiornare una infrastruttura tecnologica che in alcune parti datava ormai dal 2001 (anno di nascita del primo sito fondoambiente.it) e riportare sotto il dominio principale i tanti, troppi, “mini-siti” che erano spuntati nel frattempo, creando una vera galassia che spesso però disorientava e creava confusione.
UN SITO CHE RICONOSCE I TUOI GUSTI
Ma non solo. Il sito è pensato anche per supportare la comunicazione più istituzionale e le attività di digital marketing, fondamentali per comunicare e promuovere le nostre attività e raccogliere nuove iscrizioni. La nuova piattaforma ci permetterà, in un futuro abbastanza prossimo, di riconoscere l’utente e profilarlo - questo il termine tecnico - in modo sempre più dettagliato. In termini più semplici questi strumenti permetteranno al FAI una comunicazione sempre più fatta su misura a seconda dello status di chi sta visitando il sito (iscritto FAI, non iscritto, visitatore, volontario etc.), della sua posizione geografica, dei suoi interessi, della sua professione, della sua età, proponendogli occasioni per vivere un tempo libero sempre più all’insegna della qualità che sappia intercettare i suoi gusti e le sue curiosità. E infine il sito è ricco di contributi fotografici e video, e quindi è fortemente predisposto alla condivisione social. Ma soprattutto abbiamo voluto realizzare una piattaforma che ponesse al centro luoghi e persone, perché siamo convinti che i luoghi, la loro storia e la loro bellezza possono rendere più bella e ricca la vita delle persone.
— La homepage del nuovo sito del FAI.
NUOVO SITO
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Dai Luoghi del Cuore 24 progetti per il Paese Ambiente, borghi, circuiti virtuosi, aree interne, innovazione, identità, fruizione: sono le parole chiave che hanno guidato la scelta degli interventi su una selezione dei Luoghi del Cuore più votati al censimento 2016. Un risultato reso possibile innanzitutto dall’eccezionale numero di persone che si erano attivate raccogliendo voti l’anno scorso - oltre 1,5 milioni - per dare voce a un patrimonio da non dimenticare, spesso considerato minore, ma sempre di valore identitario. Grazie alla partnership con Intesa Sanpaolo, il FAI interverrà a favore di 24 beni in 15 regioni, con contributi economici per interventi di recupero o valorizzazione per un totale di 400.000 euro, o con istruttorie condotte dagli uffici della Fondazione per tutelare contesti minacciati. Salgono così a 92 i progetti sostenuti grazie a I Luoghi del Cuore a partire dal 2003, anno della prima edizione della campagna. Sono in fase di definizione i progetti per i vincitori del censimento: il Complesso Monumentale di Bosco Marengo (AL), le Grotte del Caglieron a Fregona (TV) e il Tempietto di San Miserino a San Donaci (BR), bene più votato nelle filiali Intesa Sanpaolo. La particolare situazione del Castello di Sammezzano, primo classificato, ha portato a sospendere qualsiasi decisione, in attesa di sviluppi chiari circa il nuovo proprietario, i suoi progetti e la possibilità di mantenere una fruizione pubblica, anche parziale, delle 13 sale monumentali.
Gli interventi dopo il censimento coinvolgono 15 regioni: l’investimento è di 400mila euro
LA RINASCITA DI UNA PICCOLA ABBAZIA
76 Luoghi del Cuore che avevano raggiunto la soglia minima di 1.500 voti hanno presentato progetti e richieste di intervento sulle Linee Guida per la selezione degli interventi. Le proposte sono state vagliate da una commissione FAI che comprende archeologi, architetti e storici dell’arte, secondo gli otto parametri di valutazione indicati nelle Linee Guida, che spaziano dalla qualità e innovazione delle proposte, alla rete di partner attivata. Come già nelle edizioni precedenti, le valutazioni sono state condivise con i Segretariati Regionali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Un intervento sarà dedicato all’Abbazia di San Giusto al Pinone (PO), 30° classificata con 9.887 voti. La piccola abbazia del XII secolo si trova su un crinale alle spalle di Carmignano, in un territorio ricco dal punto di vista culturale e naturalistico. Calato in uno scenario di uliveti, boschi e colline a breve distanza da Vinci, dalla villa medicea di Poggio a Caiano e dal sito etrusco di Artimino, il complesso soffre da secoli di problemi statici, che oggi lo rendono inagibile. Creduta per oltre un secolo di proprietà privata, grazie al recente ritrovamento nell’archivio comunale di un documento di fine Ottocento, l’abbazia è risultata essere dello Stato, che sta avviando la procedura per il suo riconoscimento formale. Tale scoperta, insieme I LUOGHI DEL CUORE
— L’Abbazia di San Giusto al Pinone (PO) che
risale al XII secolo.
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I VINCITORI DEL CENSIMENTO: • Castello di Sammezzano, Reggello (FI) • Complesso monumentale di Santa Croce, Bosco Marengo (AL) • Grotte del Caglieron, Fregona (TV)
IL LUOGO PIÙ VOTATO NELLE FILIALI INTESA SANPAOLO: • Tempietto di San Miserino, San Donaci (BR)
© Giovanni Formosa
I LUOGHI OGGETTO DI INTERVENTI (IN ORDINE DI VOTI RICEVUTI): • Area archeologica di Capo Colonna, Crotone • Convento di San Nicola S. Maria della Consolazione, Almenno San Salvatore (BG) • Forte San Felice, Chioggia (VE) • Anfiteatro augusteo, Lucera (FG) • Chiesa di San Michele Arcangelo di Pegazzano, La Spezia • Amideria Chiozza, Ruda (UD) • Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Calvizzano (NA) • Giardini del Frontone, Perugia • Abbazia di San Giusto al Pinone, Carmignano (PO) • Foro Boario, Forlì (FC) • Pelagos, Santuario internazionale per i cetacei del Mediterraneo • Monterano, Canale Monterano (RM) • Emissario di Claudio Torlonia, Capistrello (AQ) • Città Studi, Milano • Chiesa rupestre del Crocifisso, Lentini (SR) • Casa degli affreschi, Ossana (TN) • Piazza d’Armi di Baggio, Milano • Baia, San Nicola Arcella (CS) • Centopietre, Patù (LE) • Casello del Dazio, Pieve di Teco (IM) • Spiaggia di Randello, Ragusa
— L’antico borgo abbandonato di Monterano, oggi compreso nel comune di Canale
Monterano (Roma), abbandonato nel 1799.
alla mobilitazione e alla visibilità ottenuta grazie al censimento, oltre all’indiscusso valore storico e artistico e alle pressanti necessità di conservazione, hanno portato il MiBACT a stanziare nel mese di novembre un contributo di 500.000 euro, al quale andranno ad aggiungersi i 20.000 euro de I Luoghi del Cuore. Tali somme renderanno possibile il recupero del bene, auspicando che possa diventare parte di un itinerario di scoperta di un angolo di Toscana meno frequentato, benché di grande interesse, poco lontano da Firenze. MONTERANO RIVIVE NELL’ANNO DEI BORGHI
Nel Lazio sarà invece il borgo abbandonato di Monterano, 61° classificato con 5.327 voti, a beneficiare di un contributo di 17.000 euro. Paese di grande suggestione arroccato su un’altura tufacea poco distante dal lago di Bracciano, Monterano venne abbandonato nel 1799 dopo le devastazioni delle truppe francesi e i suoi abitanti migrarono nella nuova Canale Monterano (Roma). Oggi il borgo antico è discretamente conservato grazie ad alcuni interventi di restauro realizzati dal Comune e al lavoro di un gruppo di volontari; tuttavia alcuni edifici sono inagibili, fagocitati anche dalla vegetazione. Il contributo I Luoghi del Cuore, destinato a tre interventi puntuali su murature a rischio di crollo, permetteranno una migliore fruizione dei percorsi del borgo, sede di eventi periodici che contribuiscono a farlo rivivere. Inoltre questo sostegno vuole essere un incentivo per giungere a definire il regolamento della Riserva Naturale di Monterano, istituita dalla Regione nel 1988, ma rimasta sulla carta. Un segno di rinascita nell’Anno dei Borghi, iniziativa promossa dal MiBACT nel 2017 per la valorizzazione del patrimonio artistico, culturale, naturale e umano dei piccoli comuni che rappresentano una componente determinante del territorio italiano. Ma il lavoro del FAI non si esaurisce qui: con l’aiuto della passione degli italiani, vorremmo scoprire e restituire al Paese moltissimi altri luoghi. L’appuntamento è per la prossima edizione del censimento, che verrà lanciata a maggio 2018: preparatevi a votare e continuate a seguire il progetto su www.iluoghidelcuore.it I LUOGHI DEL CUORE
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Viaggio nelle collezioni di Villa Necchi Campiglio Canaletto, Matisse, Sironi: la storica dimora progettata da Portaluppi è ricca di opere meravigliose. Senza perdere la sua principale caratteristica, quella di essere una casa
i beni del fai
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Foto Mario Govino© Archivio FAI
I BENI DEL FAI
— Nella foto grande, Villa Necchi Campiglio.
Sopra: “Ritratto del Marchese di Townshend” di Rosalba Carriera (1720 circa). Sotto, l’ingresso della villa.
Foto arenaimmagini.it © Archivio FAI
Foto arenaimmagini 2014© Archivio FAI
C’è qualcosa di affascinante e fuori dal tempo nel nodo di gesti d’amore attraverso cui illuminate donazioni intrecciano le loro strade per dischiudere la loro storia agli occhi del pubblico. Ci sono luoghi, come Villa Necchi, che in questo senso sono nati sotto una buona stella: un simbolo, peraltro, che ricorre nell’apparato decorativo della villa, caro all’immaginario del suo primo architetto, Piero Portaluppi. Qui architettura e arte - la dimora storica e le opere di cui è riempita - si fondono in maniera armonica, ricreando nuovi contesti, diversi dall’originale, in cui tuttavia perfettamente si condensa lo spirito del luogo. Un filo rosso lega piccoli e grandi contributi confluiti nel corso del tempo: l’intenzione di tramandare la bellezza del passato, fondata sull’apprezzamento dell’arte, del talento e della generosità dell’animo umano, perché ispiri quella del futuro. Villa Necchi oggi offre qualcosa di più della mera riproposizione dell’edificio disegnato da Portaluppi negli anni Trenta e successivamente ridecorato da Tomaso Buzzi, abitato per quasi un
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© Archivio FAI
© Archivio FAI
—“Téte d’homme (Martin Fabiani)” di Henri Matisse (1943); a destra “Manichino-Donna inginocchiata in gesto di disperazione” di Mario Sironi (1919).
COLLEZIONE SFORNI: IL NUOVO DONO D’ARTE A VILLA NECCHI
© Archivio FAI
La Collezione è l’estrinsecazione naturale della passione che Guido Sforni (1935-1975) mostrò fin dagli anni dell’adolescenza per le arti figurative e in particolare per la pittura. La coltivò con viaggi mirati e lo studio di libri d’arte che raccolse con grande entusiasmo.
— “Nudo disteso” di Amedeo Modigliani (1912).
secolo da Nedda e Gigina Necchi e il marito di quest’ultima, Angelo Campiglio. Allora la casa non possedeva le collezioni d’arte che oggi ospita, che sono pervenute al FAI nel corso degli anni e che Villa Necchi ha accolto e integrato, senza mai perdere l’aspetto e il senso di “casa” che caratterizza l’identità del luogo, come se a scegliere e allestire le nuove opere fossero stati gli stessi proprietari, in un crescente desiderio di abbellire e impreziosire lo scenario del proprio vivere quotidiano, collezionisti non per professione, ma per uno spontaneo slancio di amorosi sensi. UNA VILLA NATA PER ACCOGLIERE CAPOLAVORI
Fu la stessa Gigina Necchi, già convinta di donare un giorno la sua amata casa al FAI, ad accogliere nel 1995 la prima donazione. Un imprenditore milanese e sua moglie, Alighiero ed Emilietta de’ Micheli, scelsero di donare allora il cuore della loro dimora in Via Melegari, il prezioso salotto, completo di ogni dettaglio, frutto di una sapiente e selezionatissima raccolta di arredi e oggetti d’arte settecenteschi, tra cui spiccano una tela di Canaletto e un ritratto di I BENI DEL FAI
Le 21 opere d’arte scelte ora per Villa Necchi Campiglio si situano all’incirca nel primo cinquantennio del Novecento e rappresentano una selezione di lavori di alcuni protagonisti della scena artistica europea del secolo appena terminato. I sei artisti rappresentati in ordine di nascita sono: Henri Matisse (18691954), Pietro Marussig (1879-1937), Pablo Picasso (1881-1973), Amedeo Modigliani (1884-1920), Mario Sironi (1885-1961), Lucio Fontana (1899-1968). Grazie alla donazione al FAI, oggi, l’idea del godimento pubblico delle opere in una casa museo permette di adempiere a un ruolo sociale e a una funzione culturale che bene si adattano al carattere privato della Collezione creatasi progressivamente da uno slancio personale senza fini predeterminati, a differenza di alcune grandi collezioni nate sì dall’amore per l’arte, ma pensate in grande per il prestigio personale del collezionista o per una destinazione museale di vasta risonanza. Estratto da un testo di Clara Sforni
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QUELLE LACRIME… “Marco, che colpo la Gian Ferrari!” mi dice al telefono un pomeriggio l’amico Andrea Fustinoni. “La Gian Ferrari? Claudia? Non so niente…!”. “Ma dai! Leggi il Giornale dell’Arte e poi richiamami!”. Leggo e trasecolo; la grande gallerista milanese, nel corso di una lunga intervista, dice di aver deciso di lasciare in eredità al FAI la sua stupefacente collezione di sculture e dipinti del XX secolo, perché vengano esposti a Villa Necchi Campiglio.
Foto arenaimmagini 2014 © Archivio FAI
Agguanto la cornetta del telefono: “Signora Gian Ferrari?”. “Sì?”. “Sono Marco Magnifico…”. ”Attendevo la sua telefonata!”. “Ma scusi non poteva dirmelo direttamente? Sono senza parole…”. “So che trovarla è difficile e in questo modo ero certa che oggi mi avrebbe chiamata”. Donna strepitosa, decisa, prepotente, generosa, intensa, divertente, precisa, bizzarra al punto giusto ma vera, concreta milanese, colta, innamorata delle sue opere d’arte come una mamma del suo bambino.
— L’opera di Arturo Martini “L’amante morta” (1921) nell’ingresso della villa.
Rosalba Carriera, tra delicate miniature francesi, pezzi di alta ebanisteria e collezioni di raffinate ceramiche. Rimontato integralmente a Villa Necchi, l’ambiente si stacca fortemente dallo stile originario della casa dominata dalle linee déco e moderniste di Portaluppi, eppure a un’analisi più attenta, si rivela utile specchio di una delle sue fonti iconografiche: il rococò più raffinato, con la capricciosa eleganza e la leggerezza che si ritrovano nelle divertite interpretazioni dei primi lavori dell’architetto; e ancor meglio questo ambiente si integra nella storia successiva degli interni della villa, nobilitata da Tomaso Buzzi con una veste più tradizionalmente antiquariale. UN SALOTTO PER I CAPOLAVORI DEL NOVECENTO
E così il varco si è aperto, tanto che, poco prima del taglio del nastro inaugurale, i cancelli di via Mozart si sono nuovamente spalancati per lasciar passare la seconda collezione d’arte: una lunga teoria di capolavori del Novecento che la gallerista milanese Claudia Gian Ferrari ha generosamente sottratto alle pareti della sua stessa abitazione per offrirla al FAI. Un secondo “salotto” trovava così dimora nel “salotto” di Villa Necchi. Opere di valore eccezionale, da grande museo, fanno oggi mostra di sé tra l’ingresso, la biblioteca e il salone: “L’amante morta” di Arturo Martini, “La famiglia del pastore” di Mario Sironi, “Ritratto di Alfredo Casella” di Giorgio de Chirico, e due “Nature morte” di Giorgio Morandi. In tutto ben quarantacinque opere, destinate in prestito permanente alla villa, rappresentano oggi una fondamentale antologia di pittura, grafica e scultura di un ventennio centrale per l’arte italiana del Novecento: Funi, Marussig, Oppi e Sironi, de Chirico e il fratello Savinio, Balla e Boccioni, Carrà, Casorati, Morandi, Campigli, Semeghini, Tosi e I BENI DEL FAI
L’idea dell’eredità si tramutò poi – ad amicizia e fiducia consolidate – in una donazione in vita. Il giorno dell’accrochage a pochi giorni dall’apertura al pubblico della villa, fu uno dei più emozionanti della mia vita. Lei era in carrozzella per un’operazione al piede e con piglio da colonnella e senza l’ombra di un minimo dubbio indicava agli operai le posizioni esatte dove ogni opera d’arte doveva essere appesa. L’”Amante Morta” di Arturo Martini, che nei lunghi mesi della sua lunga malattia l’aveva sempre consolata come solo la migliore amica sa fare, rimase per ultima nella sua cassa. Quando otto mani sicure la presero dolcemente per posarla dove sarebbe stata per sempre, un silenzio di tomba si impadronì della villa; le gote di Claudia furono solcate da qualche lacrima; e le nostre anche. Un momento unico: grazie, indimenticabile amica! Marco Magnifico VICEPRESIDENTE ESECUTIVO FAI
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© Archivio FAI
— “Senza titolo” (dalla serie “Les déjeuners”) di Pablo Picasso (1962).
VISITE CON PERCORSI INEDITI Le “Domeniche di Villa Necchi” sono una nuova proposta del FAI: ogni domenica è in programma una visita speciale che guiderà il pubblico, che già conosce la casa, alla scoperta di percorsi inediti e dettagli curiosi sulla vita quotidiana dei proprietari, sulla storia del quartiere e sulle preziose collezioni di opere d’arte. Approfondimenti sugli architetti che hanno lavorato per i Necchi Campiglio, Piero Portaluppi e Tomaso Buzzi, itinerari a piedi nei dintorni della villa per scoprire l’affascinante storia di due secoli d’architettura a Milano, visite interamente dedicate ai capolavori della pittura e della scultura del Novecento custoditi nella casa museo... ma non solo. Per informazioni: www.villanecchicampiglio.it
Usellini, e infine la scultura di Adolfo Wildt, Marino Marini, Timo Bortolotti (nonno materno di Claudia Gian Ferrari) e soprattutto Arturo Martini. Eccelsi protagonisti della prima stagione novecentesca hanno trovato una naturale collocazione negli ambienti della villa, condividendone l’aspirazione ai principii di essenzialità e rigore. Grazie a un profondo equilibrio, opere d’arte ed elementi architettonici manifestano infatti una comune tendenza a coniugare le espressioni della modernità con le più felici stagioni artistiche del passato, consentendo a Villa Necchi Campiglio di assumere così il ruolo di caso esemplare, paradigma di uno stile puramente novecentesco, sempre più largamente oggetto di riconoscimento da ogni parte del mondo. Un perfetto dialogo tra architettura e arte, ma anche tra aspirazioni museali e atmosfera domestica, che emerge dalle parole della stessa donatrice: “La scelta del FAI è stata la conseguenza del desiderio di un luogo di destinazione che non fosse un museo ma una casa museo, per consentire a chi frequenta e visita la collezione di coglierne l’aspetto intimo, ma anche intenso, di una relazione sentimentale con le opere, come quella che chi l’ha costruita ha intessuto negli anni di convivenza. Villa Necchi, rimasta per le vicende testamentarie privata di una parte degli arredi, e in più con la garanzia che il FAI l’avrebbe aperta al pubblico e conservata, rappresentava la destinazione ideale e rassicurante sul suo futuro”. TRA I NUOVI OSPITI C’È PICASSO
Nel frattempo, l’onda lunga dei singoli episodi di prodigalità si è propagata gradualmente, dando forma a un irresistibile fenomeno virale: in questi anni dipinti di Casorati hanno attratto altri dipinti di Casorati, sculture di Bortolotti altre sculture di Bortolotti; I BENI DEL FAI
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Foto Giorgio Majno ©Archivio FAI
DUE TIPI DI FILANTROPI MILANESI
— Sala della Collezione de’ Micheli.
e ancora, collezioni di ceramiche hanno richiamato collezioni di argenti e opere grafiche di Tomaso Buzzi hanno attirato disegni di Guglielmo Ulrich (autore di alcuni arredi della casa), mentre alle donazioni di orologi antichi sono susseguite quelle di macchine da cucire e di guardaroba d’epoca, fino ai set di spazzole anni Trenta. Ultimo di questa festosa successione di doni, l’omaggio recente e preziosissimo di ventuno opere su carta della Collezione Guido Sforni, frutto della generosità delle eredi del collezionista. Disegni e chine di venerati autori che trovano spazio oggi in una delle camere da letto della casa (dedicata all’ospite abituale delle Necchi, il Principe Enrico d’Assia) e nell’adiacente elegantissimo bagno: una collocazione e un allestimento che dichiarano le intenzioni del collezionista, che sempre pensò alla sua raccolta di opere come “privata”, destinata a una casa e non a un museo. Ne emergono, al di là del fascino della collezione, l’autonomia delle scelte di Sforni, un intuito e un gusto personali. Prima di altri, infatti, il collezionista milanese ha saputo individuare il valore di eccezione di un “Manichino” di Sironi, la portata innovativa di una “Testa di donna” di Marussig e, circa quarant’anni dopo, di un “Concetto spaziale” di Fontana; ha colto lo scrupoloso studio di Matisse sui ritratti di donne, mentre con Modigliani si è appassionato agli eleganti ed essenziali studi di figure femminili e con Picasso a quelli sul secolare tema pittorico che muovendo dai “Concerti campestri” arriva ai “Déjeuners sur l’herbe”. UN INSOLITO “PAESAGGIO D’INTERNI”
Salda nelle sue fondamenta novecentesche, Villa Necchi si rivela ancora e sempre ricettiva, aperta a diverse espressioni del fare artistico e della generosità dell’uomo, e in questo viva. Appare oggi come un contesto stratificato, in cui ogni singolo apporto si lega all’altro: come un paesaggio, ma d’interni, che ugualmente possiede una intrinseca dinamicità, che inevitabilmente si trasforma e si rigenera, accogliendo uno dopo l’altro i segni del tempo e degli uomini, raccontando attraverso gli oggetti, originali e non, i diversi momenti della sua storia e i diversi tratti della sua anima.
Villa Necchi Campiglio Via Mozart, 14 - Milano Tel. 02 76340121 fainecchi@fondoambiente.it Aperta tutto l’anno Da mercoledì a domenica Orari: 10 - 18 I BENI DEL FAI
Il problema era il tappeto: un magnifico “Aubusson” del Settecento, che nella casa di Alighiero ed Emilietta de’ Micheli aveva quasi la stessa dimensione del salotto, in quella magnifica casa di via Melegari a due passi da Villa Necchi Campiglio. Alighiero era il classico “capitano d’industria” milanese attorno alla metà del secolo scorso: deciso, competente, perbene, protagonista stimato e ascoltato in città, collezionista accorto e appassionato. Sua moglie era bellissima, simpaticissima, elegantissima e con una “verve” molto speciale. Per il suo salotto Alighiero – da sempre amico dei genitori di Giulia Maria Crespi e da lei molto amato e ascoltato – aveva scelto “fior da fiore” con sensibilità e competenza e, avvicinandosi l’età nella quale pensare al futuro delle proprie cose, aveva pensato che fosse un delitto che un salotto così ben riuscito, alla sua morte, fosse smantellato. Telefonò a Giulia Maria: “Avete un locale a disposizione dove ci stia il mio Aubusson con tutto quello che… ci sta sopra?” Non l’avevamo… ma c’era a Villa Necchi Campiglio, che le sorelle Nedda e Gigina, amiche peraltro di Alighiero, avevano già donato al FAI mantenendone l’usufrutto. Nuova telefonata: “Gigina, sono Giulia Maria… bla bla bla” “Ma certo, che gioia, abbiamo proprio una stanza adatta!” Alla morte di Alighiero il salotto - con il suo Canaletto, le miniature strepitose di JeanBaptiste Isabey, le maioliche milanesi e le porcellane francesi, il piccolo Tiepolo e lo strepitoso pastello di Rosalba Carriera traslocò, così com’era, di pochi metri da via Melegari a via Mozart; e da allora accoglie, con il calore dell’Aubusson che avvolgeva mobili e collezioni, i visitatori di Villa Necchi Campiglio. Alla sua morte Emilietta donò al FAI qualche oggetto che suo marito aveva lasciato a lei ma volle che agli altri fosse ricongiunto. Marco Magnifico VICEPRESIDENTE ESECUTIVO FAI
Sono previste solo visite guidate che si svolgono ogni 30 minuti per gruppi di 15 persone al massimo.
Bene accessibile a persone con disabilità intelletiva. Caffetteria Villa Necchi Campiglio Aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18. Tel. 02 76341516
Bookshop, wi-fi, visite guidate. È consigliata la prenotazione.
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Un programma rivoluzionario per la Carta del Paesaggio E la politica dimostra più attenzione all’ambiente di Ilaria Borletti Buitoni
Gli Stati Generali del Paesaggio, tenutisi a Roma il 25 e 26 ottobre scorsi, hanno segnato una svolta nella cultura del Paesaggio del nostro paese. Per due motivi. Il primo, è stata la qualità del lavoro e del dibattito. Il secondo, perché tale qualità - e il lavoro che ha portato in questi ultimi tre anni agli Stati Generali – hanno permesso di far affermare definitivamente un cambio di paradigma in questa cultura e soprattutto nella sua percezione da parte dell’opinione pubblica. Che cosa è un cambio di paradigma? Ce lo ha spiegato Thomas Kuhn nel suo oramai classico “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” del 1962: è il passaggio da un modo a un altro di affrontare un problema scientifico. In una fase tutti i ricercatori sono concordi su un nucleo di conoscenze e metodi, e lavorano con essi senza scossoni, con piccoli progressi. Quando però emergono una serie di anomalie nella teoria dominante, essa va in crisi e si assiste a una fase rivoluzionaria che conduce al mutamento del paradigma condiviso. UN OSSERVATORIO PER LA QUALITÀ DEL PAESAGGIO
Il progresso scientifico così è avanzato. A scossoni. Ma questo vale non solo per le scienze esatte, bensì anche per quelle umane. E vale anche per l’ambito culturale e artistico. Così come per la cultura civica. Oggi infatti stiamo finalmente assistendo a un cambio di paradigma per quanto riguarda la concezione, il ruolo e la considerazione che in Italia abbiamo del Paesaggio. Molti i segni in tal senso. Alla fine del 2014 viene finalmente istituito – dopo alcuni anni di faticosa gestazione – l’Osservatorio Nazionale per la Qualità del Paesaggio. Riprende slancio anche l’elaborazione dei Piani Paesaggisti Regionali: primo quello della Puglia, seguito da quello della Toscana, poi del Piemonte e del Friuli Venezia Giulia, mentre è già in fase di avanzata elaborazione quello del Lazio. E sono in itinere quelli della Lombardia e della Liguria. E adesso stiamo discutendo con passione e rispetto per i reciproci ruoli con la Regione Sardegna le proposte di aggiustamento che la Regione intende portare avanti sul suo ottimo piano paesaggistico, sinora uno dei più avanzati d’Europa. Per la maturità 2016 viene poi proposta una traccia di tema sul valore del Paesaggio. Un aiuto prezioso, perché è oramai chiaro che la nuova cultura del Paesaggio non può consolidarsi se non viene sostenuta al contempo da una educazione al Paesaggio, specialmente nelle nuove generazioni. Finalmente la consapevolezza che il Paesaggio italiano sia la cifra della nostra più profonda e riconosciuta identità nazionale, comincia a diffondersi anche fuori della ristretta cerchia di visionari che a questo hanno dedicato – come me – la loro vita. Lo dimostrano l’istituzione della Giornata Nazionale del Paesaggio, celebrata per la prima volta lo scorso marzo e che ha visto anche PAESAGGIO
IL RAPPORTO SULLO STATO DELLE POLITICHE PER IL PAESAGGIO Il Rapporto è tra i compiti dell’Osservatorio Nazionale per la Qualità del Paesaggio. Quasi 500 pagine che ricompongono un quadro complesso sulle nostre potenzialità e difficoltà nella gestione delle trasformazioni del territorio e nella tutela dei suoi valori peculiari culturali, ambientali e sociali. Molti i soggetti coinvolti nella stesura, dalle Regioni ai soggetti istituzionali quali ISTAT e ISPRA, dalle diverse Direzioni Generali del MIBACT e le Soprintendenze ai membri dell’Osservatorio, da Enti locali, settori professionali, mondo dell’Università e della ricerca, alle grandi organizzazioni di tutela FAI-Fondo Ambiente Italiano, Legambiente, Italia Nostra e WWF.
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Foto Valentina Pasolini 2013 © Archivio FAI
Foto Francesco Franciosi 2012 © Archivio FAI
— A sinistra,veduta dall’alto della Basilica diSan Francesco ad Assisi (PG) e a destra, Alpeggi all’Alpe Pedroria, Talamona (SO).
la consegna di un Premio Nazionale, e l’appuntamento, tenutosi a fine ottobre, degli Stati Generali del Paesaggio a Roma. IL TERRITORIO È IL CONTESTO IN CUI VIVIAMO
Una rivoluzione copernicana è dunque avvenuta negli ultimi tempi nella concezione del Territorio. Per prima cosa, perché questa nozione è passata da essere periferica a essere centrale, non solo nell’ambito della tutela e della valorizzazione del nostro immenso patrimonio storico, artistico e naturale ma anche nella più vasta agenda politica, non solo quando balza in prima pagina per il suo dissesto e per le tragedie conseguenti ma sempre più spesso quando se ne discute per valorizzarlo e dispiegarne l’enorme potenzialità in termini economici, e in termini turistici, due sostantivi affini che sempre più sono affiancati dall’aggettivo “sostenibile”. Se qualche anno fa le discussioni più accese in Parlamento si verificavano infatti su temi diversi, magari legati alla tematica del lavoro e dei lavori, oggi si verificano quando si parla di Territorio, perché la contesa sul modello di sviluppo si svolge più sul tema della sostenibilità o meno di risorse oramai scarse come il suolo che non sul mero modello industriale. Ne è un esempio il percorso accidentato della legge sul consumo di suolo, alla cui approvazione dovremo tutti contribuire costruendo una grande campagna di consapevolezza e responsabilità fra l’opinione pubblica. Il successo degli Stati Generali del resto è indice che si può aprire nel nostro paese una fase nuova nel rapporto con il nostro Territorio che, come ci ha spiegato anche la lectio magistralis del Cardinal Ravasi, ci è stato dato non per distruggerlo ma per connettersi a esso. Il Territorio italiano è il contesto nel quale viviamo, e dunque è l’altra faccia del nostro essere comunità. Noi esistiamo come comunità perché siamo dentro un Territorio e con esso respiriamo. Per questo il Paesaggio italiano è la chiave di volta della nostra identità nazionale. Esso è il nostro corpo, attraverso il quale viviamo nel mondo. Si può trasformare – del resto il Paesaggio di oggi, lo hanno ricordato tutte le sessioni degli Stati Generali e questa sarà la linea guida della Carta del Paesaggio che uscirà dall’elaborazione di questo lavoro collettivo, è frutto esso stesso dell’intervento umano – ma non deve essere snaturato fino a cambiare connotati all’uomo che vi vive. Si tratta di una rivoluzione tanto più difficile quanto legata all’affermazione contestuale di un nuovo modello di sviluppo e di vita dentro un Territorio naturale in continua evoluzione esso stesso. Ma la scommessa può essere vinta. Le energie ci sono, a partire da quel giacimento di capitale civico che è rappresentato dall’associazionismo, che già con il suo contributo nei giorni degli Stati Generali ha dimostrato di essere una risorsa indispensabile per raggiungere tutti insieme come paese questo ambizioso ma necessario traguardo. PAESAGGIO
IL PRESIDENTE DEL FAI Andrea Carandini, nel suo intervento agli Stati Generali del Paesaggio, ha lanciato un appello al valore sociale e politico del paesaggio, chiedendo un’educazione diffusa che deve iniziare dalle scuole per affermarsi nelle università, ma soprattutto coinvolgere gli oltre 500mila professionisti che operano sul territorio e ne governano le trasformazioni. “Non c’è mutamento se non c’è dialogo: per questo è necessario che il lavoro e l’impegno della moltitudine di associazioni, cooperative sociali e osservatori locali siano riconosciuti e ascoltati dalle istituzioni, creando un ponte tra queste e la società civile”.
Ilaria Borletti Buitoni SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO
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Grazie alle Delegazioni il grande cuore del FAI
SUL MONTE DI VARESE
Era il 1912 quando il Grand Hotel Campo dei Fiori apriva al pubblico. Si trattava di una struttura maestosa ed elegante, notevole esempio di liberty floreale progettato da uno dei suoi più celebri esponenti, Giuseppe Sommaruga, nell’epoca d’oro del turismo varesino. Chiuso nel 1968, versa da allora in stato di semi-abbandono. Ma è proprio da quest’anno, con il recente acquisto da parte di GHP – Finalba group e grazie all’interesse dei giovani del FAI che il bellissimo albergo di montagna ha riaperto alle visite le porte delle sue sale di rappresentanza: la hall, il salone, la volta esterna proto-futurista, la maestosa scala, fino alle cucine. “Grazie all’esperimento estivo di un ciclo di visite guidate su prenotazione, abbiamo attratto l’enorme interesse del pubblico per questo luogo ricco di suggestioni” ha spiegato Andrea Zoccali, Capo Gruppo FAI Giovani di Varese. “Motivo per cui siamo tornati ad aprirlo in occasione della Giornata FAI d’Autunno: un’esperienza entusiasmante, che abbiamo gestito interamente noi volontari, 42 giovani tra i 18 e 30 anni, oltre a 20 Apprendisti Ciceroni delle scuole superiori che hanno curato insieme a noi queste esplorazioni DELEGAZIONI
— Sopra, visite
© Archivio FAI
La Rete territoriale, formata da moltissimi volontari appassionati che hanno deciso di dedicare il proprio tempo libero alla diffusione dei valori e dell’operato della Fondazione, rappresenta il punto di riferimento per gli iscritti FAI sul territorio e la sua presenza è sempre più capillare: è coordinata da 19 Direzioni Regionali ed è organizzata in 120 Delegazioni, 92 Gruppi FAI e 86 Gruppi FAI Giovani. La Rete dà vita ai grandi eventi nazionali come le Giornate FAI di Primavera (7.500 volontari coinvolti) e le Giornate FAI d’Autunno (3.500 volontari coinvolti), grazie all’inesauribile impegno di chi, inoltre, promuove durante l’anno un ricco calendario di appuntamenti locali in tutta Italia: visite culturali, escursioni, momenti musicali, seminari, iniziative conviviali, corsi e tanto altro.
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Una rete capillare che organizza eventi con il contributo di migliaia di volontari: ecco tre esempi in Lombardia, Sicilia e Campania
al Grand Hotel Campo dei Fiori a Varese nell’ultima edizione della Giornata FAI d’Autunno. Di fianco, il Gruppo FAI Giovani di Varese.
urbane”. Set del nuovo film di Luca Guadagnino - remake del capolavoro horror di Dario Argento Suspiria - le alterne vicende dell’albergo raccontano di un mondo scomparso e spazzato via dal turismo di massa dopo un’epoca gloriosa in cui tra le sue camere si avvicendarono viaggiatori di ogni parte del mondo. Difficile immaginarne un utilizzo futuro, che non potrebbe essere disgiunto da una valorizzazione delle potenzialità di tutto il monte, anche se “auspichiamo che possa divenire fulcro di iniziative culturali, atte a riscoprirne il valore storico, artistico e architettonico”. SUI TETTI DI CATANIA
Si è ispirato al tema dell’ultimo Convegno dei Delegati e dei Volontari FAI l’itinerario catanese della Giornata FAI d’Autunno, incentrato sui rischi del terremoto e sulla sua prevenzione. E lo ha fatto da un punto di vista inusuale, quello di una “passeggiata tra le nuvole”, dove l’andar per tetti, terrazze e camminamenti di gronda ha offerto uno 14
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del Duomo di Catania. Di fianco, i volontari del Gruppo FAI Giovani di Catania.
sguardo sulle meravigliose architetture barocche sorte in seguito al tremendo sisma del 1693 che mise in ginocchio la città. “Abbiamo voluto creare un’ellissi temporale che costruisse un ponte tra passato e presente, dimostrando come sia sempre possibile risollevarsi” racconta Marilisa Spironello, Capo Gruppo del FAI Giovani di Catania. “La nostra città parla di una ricostruzione gloriosa, dove il barocco ha assunto stilemi autoctoni originalissimi che ne fanno un unicum nel panorama architettonico dell’epoca”. La scelta di riscoprire la città dall’alto nasce dall’idea di offrire un punto di vista inedito a chi vi abita ma spesso transita distratto: “Non soltanto un modo di apprezzarne lo skyline, ma di riscoprire una storia fatta di coraggio e un passato che, a dispetto del tempo, è rimasto intatto nella memoria dei suoi abitanti”. Anche perché i catanesi convivono con la presenza di un vulcano attivo, cui ogni mattino volgono lo sguardo per scrutare il fumo che ne esce. “L’Etna è una bomba a orologeria. Ci vuole un coraggio da leone per vivere con questa minaccia”, continua Spironello. Il coraggio di un’araba fenice, che sa sempre risorgere dalle proprie ceneri.
© Archivio FAI
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— Sopra, vista
vita culturale nazionale. Corsi di formazione sulla storia e sull’arte italiana, incontri a tema, visite guidate gratuite in varie lingue, sono alcune delle iniziative nate in seno al progetto, protagoniste anche in occasione della Giornata FAI d’Autunno. “Napoli ha voluto puntare molto sulle visite dedicate ai cittadini di origine straniera e per farlo ci siamo avvalsi della collaborazione di due mediatrici culturali della cooperativa Casba, che ha ideato il format migrant tour”, spiega la referente. Nell’itinerario che si snoda da Piazza Mercato a Borgo Orefici, i visitatori hanno trovato aperte le porte della Moschea, normalmente chiusa al pubblico, dove è stato possibile fare visite in italiano e in arabo, e della Chiesa di Sant’Eligio, che pochi sanno essere stato il principale riferimento della comunità francese partenopea in epoca medievale e che presenta elementi architettonici tipici del gotico d’Oltralpe. “Napoli si conferma sempre molto aperta e accogliente nei confronti dei migranti e dei cittadini di origine straniera e il questo progetto - che qui è stato proposto per la prima volta nel 2015 con l’avvio di un corso gratuito sulla storia e l’arte della città in collaborazione con Gallerie d’Italia - Palazzo Zevallos Stigliano - vi ha attecchito in maniera esemplare”, continua Orsi. “Lo consideriamo un progetto vincente poiché crediamo che l’integrazione non si effettui solo a livello politico, ma avvenga in primis attraverso la conoscenza del patrimonio culturale della città in cui si vive. È solo imparando a riconoscerne la bellezza che si sviluppa un autentico sentimento di appartenenza”. Il progetto “Arte. Un ponte tra culture” è stato avviato per la prima volta a Brescia, nel 2010, dall’Associazione Amici nel FAI. A partire dal 2018 sarà gestito direttamente dal FAI che, insieme alle Delegazioni, intende favorire la nascita di nuovi gruppi locali formati prevalentemente da cittadini di origine straniera. Obiettivo dei gruppi sarà promuovere iniziative atte a coinvolgere le comunità straniere alla vita culturale locale favorendo un reciproco confronto e scambio culturale.
NEL CUORE DI NAPOLI
Graziana Orsi - volontaria FAI di origine francese - è la referente per Napoli di “Arte. Un ponte tra culture”, il progetto ideato e promosso dall’Associazione Amici del FAI, in collaborazione con la Fondazione, atto a incentivare la partecipazione dei cittadini di origine straniera alla DELEGAZIONI
— Mediatrici culturali di “Arte. Un ponte tra culture”
che hanno curato l’apertura della moschea a Napoli.
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Ultime notizie dal mondo FAI Una superstrada ripensata in difesa del paesaggio, l’impegno per il risparmio dell’acqua, l’omaggio a un grande filologo — Lago di Como, Tremezzina,
UNA VIA D’USCITA PER LA TREMEZZINA
Inserire una superstrada in uno dei contesti paesaggistici più delicati d’Italia non è semplice. Il progetto della variante alla statale Tremezzina da Colonno a Griante, a mezzacosta nello scenario dell’alto lago di Como è uno di questi casi. Grande preoccupazione aveva destato nel 2015 il progetto iniziale: le criticità del tracciato erano numerose poiché si prevedevano strutture fuori terra di grandi dimensioni, muri di sostegno di oltre 10 metri, pareti rocciose sagomate in sistemi a gradoni alti fino a 30 metri. E una discutibile progettazione sui punti d’ingresso della variante a livello del lago. Una ferita inaccettabile per un luogo frutto di un mix di cultura millenaria e di un territorio straordinario, meta di turismo da tutto il mondo. Il progetto iniziale era così mal concepito che persino l’UNESCO era intervenuto, sollecitandone una profonda revisione. A complicare il quadro decisionale, la consapevolezza che fosse necessario trovare una soluzione all’inadeguata statale esistente, che attraversa bellissimi paesi affacciati sul lago e che, per i suoi pericolosi restringimenti, è causa di lunghe code e d’inquinamento atmosferico. Ora però possiamo dire che dal 2015 a oggi, anche grazie al FAI – non senza alcune asprezze nel confronto – la proposta di progetto è decisamente migliorata e si è trasformata da ordinaria progettazione stradale a un complesso e positivo inserimento paesaggistico con una riduzione degli impatti ambientali. Decisivo in questo caso il ruolo della Soprintendenza, che ha mantenuto – nonostante inaccettabili pressioni – il suo no al vecchio progetto, finché i responsabili dell’ANAS non hanno fatto ricorso a un esperto paesaggista - Arturo Montanelli di Ar.De.a - che ha condizionato il tracciato finale, aumentando la quota in galleria o in trincea, e spostando il più possibile l’opera verso il fianco della montagna. Il FAI ha seguito tutte le fasi di questa crescita progettuale, dai difficili incontri iniziali con i progettisti, al sostegno pubblico alla Soprintendenza fino alla decisione di portare il caso all’attenzione del Ministro dei Trasporti Graziano Delrio. Ora il FAI continua a vigilare: altri miglioramenti dovranno arrivare nel progetto esecutivo, ma si può già dire che le buone pratiche si possono trovare anche nella progettazione di una superstrada quando c’è la giusta volontà politica. NEWS
#SALVALACQUA: IL CONVEGNO NAZIONALE DEL FAI IN SICILIA Si terrà a Palermo dal 23 al 25 febbraio 2018 il XXII Convegno Nazionale dei Delegati e dei Volontari del FAI, dedicato quest’anno al tema dell’acqua e al risparmio delle risorse idriche. Tre giorni di lavori - di cui una sessione aperta al pubblico alla mattina di sabato 24 – in cui verranno affrontate le buone e le cattive pratiche negli utilizzi dell’acqua, dall’impiego in agricoltura fino agli spazi pubblici e privati. Con esempi virtuosi, come quelli dei Beni FAI improntati alla sostenibilità e, tra l’altro, uno dei casi della scorsa siccitosa estate: quello del razionamento dell’acqua a Roma e della “guerra” con il Comune di Bracciano, dal cui lago la Capitale attinge buona parte delle sue risorse idriche. Ma l’appuntamento di Palermo sarà soprattutto l’occasione per riflettere sul ruolo che può giocare ogni singolo cittadino per preservare la più preziosa delle risorse naturali attivandosi in prima persona.
© Fotolia
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vista aerea.
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— Sopra “Tramonto sul lago di Varese da Velate”
NEL MONDO DI DANTE ISELLA
© Giovanna Borgese
di Renato Guttuso (1958), che soggiornò a lungo in una villa ai piedi del Sacro Monte. A destra, Dante Isella nell’Archivio del Dosso Pisani (1987).
In collaborazione con il Comune di Varese e grazie al sostegno di JTI, il FAI presenta negli spazi delle Rimesse delle Carrozze di Villa Panza, fino al 31 gennaio, la mostra “Amori di Dante Isella. 1922-2007. Arte Letteratura Milano Varese” dedicata a una delle figure più importanti della filologia italiana nel decimo anniversario della scomparsa. Gli interessi culturali di Isella sono stati molteplici: filologo testuale, storico della lingua, commentatore raffinato di classici e storico della letteratura, oltre che appassionato studioso della cultura lombarda, della letteratura in italiano e in dialetto. Tra gli autori a cui si è dedicato, oltre a Manzoni e Parini, ci sono Carlo Dossi, Carlo Emilio Gadda, Carlo Porta e Vittorio Sereni, oltre a Eugenio Montale, “milanese d’adozione”. La mostra attraverso la sua collezione di dipinti, disegni, incisioni e sculture documenta le sue passioni, i suoi interessi, il suo approccio filologico così come l’amore per il Sacro Monte di Varese. Grazie a libri e fotografie la mostra racconta l’humus culturale della città lombarda, in quegli anni al centro di una società viva di idee, di passioni e amicizie. E illustra le relazioni con i suoi “compagni di viaggio”, tra cui Eugenio Montale, Giovanni Testori, Vittorio Sereni, Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Giovanni Pirelli, Giuseppe Bortoluzzi e Luigi Ambrosoli. Personalità che hanno contribuito con lui ad animare la città-giardino con stimoli e occasioni culturali ed espositive di grande qualità e visione. NEWS
Ottobre per il FAI è stato un mese di festeggiamenti: grazie ai nostri giovani volontari siamo scesi ancora una volta nelle piazze e abbiamo incontrato più di 200.000 italiani che hanno partecipato alla Giornata FAI d’Autunno per celebrare insieme la “grande bellezza” del nostro Paese che tutto il mondo ammira. Ma la festa è continuata per tutto il mese: grazie al supporto dei nostri media partner abbiamo potuto raggiungere tantissimi di voi che ancora non ci conoscevano e raccontare quanto sia importante fare per proteggere questo patrimonio prezioso. Lo abbiamo fatto anche sul web attraverso uno spot che vi è piaciuto particolarmente, come dimostrano le oltre 750.000 visualizzazioni raggiunte. Grazie a tutti voi, ma soprattutto diamo il benvenuto ai 15.000 nuovi iscritti FAI che hanno scelto di essere parte di questo grande movimento che nasce dalle persone e per le persone si impegna a prendersi cura del patrimonio d’arte e natura del nostro Paese. Ringraziamo infine tutte le aziende partner che ci hanno permesso di organizzare la Giornata FAI d’Autunno – CityLife, Gruppo Hera e DHL- e quelle che hanno sostenuto la campagna “Ricordiamoci di salvare l’Italia” – Tavernello, Gimme 5, Iper, La grande I, Unes, Il Viaggiator Goloso, Oleificio Zucchi e Banco BPM -consentendoci di raccogliere i fondi necessari per guardare al 2018 con fiducia e ancora più entusiasmo. Grazie a tutti e appuntamento al 24 e 25 marzo 2018 per le Giornate FAI di Primavera!
© Archivio FAI
Foto Alberto Bortoluzzi 2017 © Archivio FAI
I NUMERI DI UN OTTOBRE DA RECORD
PROROGA MOSTRA ROBERT WILSON Prorogata fino al 4 marzo 2018 la mostra “Robert Wilson for Villa Panza. Tales” a Villa Panza a Varese. Ancora quattro mesi per scoprire l’eclettico artista visuale americano in questa esposizione di respiro internazionale, curata da Noah Khoshbin, curatore dei progetti dello Studio Wilson, e da Anna Bernardini, direttore di Villa Panza.
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La Fondazione si illumina per Natale (e non solo) Dal 24 dicembre al 6 gennaio 2018
Dall’8 al 24 dicembre 2017
Novena dei contadini
Natale nei Beni FAI
GIARDINO DELLA KOLYMBETHRA, VALLE DEI TEMPLI (AG)
CASTELLO DI MASINO, MONASTERO DI TORBA, CASTELLO DI AVIO, ABBAZIA DI SAN FRUTTUOSO, BOSCO DI SAN FRANCESCO
Foto Davide Poerio 2015 © Archivio FAI
A Natale i Beni del FAI si vestono d’arte, cultura e tradizione. Dalle tavole imbandite della millenaria residenza dei conti Valperga di Masino alle degustazioni di prodotti tipici del territorio del Monastero di Torba, sito Unesco nel cuore di un parco archeologico; dai canti tradizionali accompagnati dalle zampogne del Castello di Avio, in Trentino, alla Sacra rappresentazione con coro e musica al Bosco di San Francesco ad Assisi, fino alla celebrazione della SS. Messa della Vigilia all’Abbazia di San Fruttuoso a Camogli, da raggiungere in battello e seguita dal coro degli alpini. Per informazioni su date e prezzi www.fondoambiente.it
Nel cuore della Valle dei Templi, in un antro che in epoca paleocristiana fu un santuario rupestre, rivive la tradizione del presepe contadino realizzato secondo gli usi della Sicilia rurale. La grotta di Gesù Bambino sarà costruita con il fogliame spinoso della pianta di asparago e decorata con arance, mandarini e limoni, come omaggio simbolico alla terra e agli uomini che la coltivano. Dinanzi al presepe, un gruppo di musici intonerà le antiche novene natalizie dei nostri avi e un mercatino di prodotti locali permetterà di degustare i sapori tipici del territorio.
sabato 20 e 27 gennaio, 3 e 10 febbraio, 24 marzo e 28 aprile 2018
Musica nel tennis VILLA NECCHI CAMPIGLIO, MILANO
Torna per il secondo anno consecutivo il ciclo di concerti di grande musica da camera interpretata dai giovani talentuosi selezionati dalla Società del Quartetto di Milano. Un intenso programma musicale per quartetti d’archi che attinge dall’imponente repertorio classico e che vedrà l’esecuzione, tra gli altri, di brani di Haydn, Schumann, Beethoven, Verdi, Schubert, Mozart, Stravinskij e Puccini, con incursioni nel panorama musicale italiano contemporaneo di rilievo. La rassegna, realizzata con il contributo di Fondazione Cariplo, andrà in scena nel padiglione vetrato della villa.
Il calendario “Eventi nei beni del FAI 2017/2018”, è reso possibile grazie al significativo sostegno di Ferrarelle, partner degli eventi istituzionali e acqua
MANIFESTAZIONI NEI BENI
ufficiale del FAI, e al prezioso contributo di Pirelli che conferma per il quinto anno consecutivo la sua storica vicinanza alla Fondazione.
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Foto Gabriele Basilico 2016 © Archivio FAI
— Limoni, arance, mandarini, kumquat, bergamotti: i protagonisti della mostra e mercato AgruMi a Villa Necchi Campiglio a Milano.
Sabato 3 e domenica 4 marzo 2018
Un soffio di primavera
AgruMi VILLA NECCHI CAMPIGLIO, MILANO
Torna la mostra e mercato dedicata ai profumi e ai sapori dei frutti simbolo della tradizione agricola mediterranea. Un vero e proprio viaggio nell’universo degli agrumi, dalla Sicilia e dalla Calabria fino al Lago di Garda, alla scoperta della loro storia, delle varietà, delle virtù nutrizionali e terapeutiche, di ricette e molto altro. Piante e frutta, mieli, oli agrumati, bibite, liquori, dolci e marmellate del Giardino della Kolymbethra sono solo alcuni dei prodotti che si potranno assaggiare e acquistare. A corollario della manifestazione, una tavola rotonda, conferenze, laboratori manuali e installazioni artistiche a base di agrumi allestite in villa, prodotti dell’orto e del frutteto invernale. MANIFESTAZIONINEIBENI
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Gli eventi possono subire variazioni: si consiglia di verificare sempre su www.fondoambiente.it
Sabato 17 e domenica 18 febbraio 2018
Sarà dedicata alla mimosa la sesta edizione della mostra e mercato che apre le porte alla bella stagione. Tipico fiore della fine dell’inverno, i suoi soffici grappoli giallo canarino, decorativi e profumati, propiziano il primo “soffio di primavera”: oltre trenta vivaisti italiani e stranieri, accuratamente selezionati dal FAI, proporranno una ricca varietà di piante da mettere a dimora dopo il riposo invernale, insieme ad arredi, attrezzi e prodotti per la cura del verde per gettare le basi del giardino che verrà. Oltre al fiore simbolo della Festa della Donna, si potranno inoltre acquistare piante perenni da fiore, piccoli frutti, piante aromatiche, rampicanti, rose a radice nuda, forsythie, bulbose, sementi, libri di botanica e molto altro. Foto Gabriele Basilico 2016 © Archivio FAI
Foto Valentina Ranucci © Archivio FAI
VILLA NECCHI CAMPIGLIO, MILANO