Il notiziario del FAI Villa e Collezione Panza - il corridoio del primo piano dell’ala dei Rustici illuminato dalle luci laterali provenienti da opere di Dan Flavin Foto Arenaimmagini.it,2013 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Periodico: Poste Italiane Spa – Sped. in abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 CN/BO.
129 dicembre 2013 gennaio febbraio 2014
Fiona Reynolds e il modello del National Trust Villa e Collezione Panza e la mostra di Irwin e Turrell Rinnova l’iscrizione Intervista al Ministro dell’Ambiente
IL NOTIZIARIO DEL FAI
I pag 2 L’editoriale del presidente
V
iviamo in una società sempre più delusa dalla politica, quindi sempre più individualista. Ciò non significa che si sia spento negli individui il sentimento morale, il fuoco che orienta la specie verso il bene nostro inteso come strettamente legato a quello degli altri. Nel mercato nulla si dona e tutto si compra, ma la società non è fatta solo dallo scambio di merci, perché esiste anche lo scambio di sentimenti, cui solo un regalo è in grado di dar corpo. Nelle società organizzate in maniera fortemente centralistica si è diffusa un’idea, giusta ma limitata, che solo lo Stato deve provvedere ai bisogni umani principali, per cui ogni altra forma di solidarietà sarebbe un residuo arcaico da scordare. Ma il motto “Aiutati che Dio ti aiuta”, conserva ancora la sua validità. Significa non domandarti solo cosa Dio o lo Stato possano fare per te, ma chiediti anche cosa tu possa fare per aiutare la comunità e te stesso. Ogni società decente conosce questo doppio movimento benefico, dall’alto e dal basso, che si incontrano generando il bene generale della società. Dove lo Stato ha svolto un ruolo più contenuto e dove quindi la società civile è da secoli attiva, ciò è dato per scontato. Nelle società dall’amministrazione centrale burocraticamente dominante, si avverte sempre più la necessità di un riequilibrio, visto anche che non è più tempo di debito pubblico fuori controllo. La filantropia italiana, ad esempio, è dieci volte inferiore a quella degli Stati Uniti, dove donare è una prassi civica normale.
La goccia d’acqua si trasforma in un lago e poi in un mare
Nelle nostre società complesse l’individuo ha scarse possibilità di influire nei settori ai quali indirizza le sue passioni. Ma aderendo e donando ad associazioni no-profit specializzate, come il FAI, ecco che la goccia d’acqua si trasforma in un lago e poi in un mare e l’azione del singolo, sommata a quella di tutti gli altri, consente avanzamenti concreti nel campo desiderato. Il FAI ha come sua missione quella di curare luoghi speciali per sempre e per tutti e quella di promuovere la loro conoscenza, tutela e comunicazione.
Il FAI è soddisfatto dei progressi fin qui fatti, ma vuole crescere ancora di più, non certo per brama di potere ma per poter curare più Beni e per avvicinarli di più a tutti, promuovendo quella felicità in campo storico, sola a darci un’identità stabile e proiettata nel futuro. Il prestigio del FAI è grande in Italia, ma potrebbe crescere molto di più, diventando ancora più influente nella politica generale del Paese. Il National Trust che si avvia per il 2020 verso i cinque milioni di iscritti quando interviene, ad esempio per conservare le grandi foreste pubbliche, vince la battaglia perché nessun governo osa contraddire una parte tanto cospicua e meritevole dell’opinione pubblica. Si avvicina il 2014, bimillenario della morte di Augusto, in un momento particolarmente drammatico per il paesaggio, il patrimonio culturale e il grado di istruzione dei cittadini e dei lavoratori stranieri. I pochi soldi che ci sono vanno sempre più ai grandi musei e ai grandi monumenti, mentre il tessuto del Paese sta perdendo sempre più il suo ricamo. Serve quindi che il FAI diventi ancora più attivo e influente, per salvare luoghi e cose e per spingere la classe politica a interessarsi, prima ancora di questo e di quello, della nostra casa comune, della patria, che si rovina per mancanza di cura. Aderisci quindi al FAI, rinnova l’iscrizione dell’anno scorso e convinci i tuoi parenti e amici ad aderire. È un sacrificio in tempi tanto difficili, ma ogni euro verrà messo a frutto dall’efficiente industria culturale che siamo riusciti a costruire negli ultimi 39 anni. Andrea Carandini - Presidente FAI
Periodico del FAI Sede legale: La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 - 20135 Milano Direzione e uffici La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 20135 Milano tel. 02467615.1 Registrazione del Tribunale di Milano del 9.8.1980 n. 314 Stampa Data Mec S.r.l. Direttore responsabile Simonetta Biagioni Redattore Elisa Canepa Coordinamento editoriale Marco Magnifico Progetto grafico e impaginazione Valentina Ranucci Quota minima di adesione annuale al FAI: 39,00 Euro
SOMMARIO Incontro con Fiona Reynolds . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 3
Intervista al Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 14
Villa e Collezione Panza a Varese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 6
I Luoghi del Cuore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 16
Irwin e Turrell artisti della luce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 11 Rinnova la tua iscrizione . . . . . . . . . pag 13
Delegazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 17 Volontari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 18 Eventi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag 19
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i L’esempio deL nationaL trust
Il metodo di Fiona Reynolds un esempio per il futuro del FAI
L
o scorso settembre Fiona Reynolds, che ha diretto il National Trust per 12 anni fino alla fine del 2012 - è stata invitata in Italia dalla nostra Fondazione dove, per un’intera settimana, ha tenuto una serie di incontri e una lectio magistralis per raccontarci l’obiettivo e le leve usate per attuare il grande cambiamento che si è avuto nel NT durante la sua direzione. Ecco una parte di quello che ci ha esposto nella sua lezione.
“
Quando nel 2000 mi sono unita al National Trust sapevo che era necessario un cambiamento: fino ad allora l’organizzazione aveva realizzato lavori di conservazione fantastici ma la sua immagine era decisamente elitaria. Le nostre proprietà apparivano come magioni per persone abbienti, luoghi meravigliosi dove però vigeva l’imperativo “guardare ma non toccare”, per la formalità che caratterizzava la gestione del pubblico. Il National Trust
amava questi luoghi ma non amava abbastanza le persone che li visitavano e io ero convinta che questo atteggiamento dovesse cambiare. Come è stato possibile operare una trasformazione così ambiziosa in un’organizzazione così grande e complessa? Per prima cosa ho cercato di cogliere delle opportunità, partendo proprio dai nostri Beni.
Tyntesfield, casa gotico-vittoriana nel sud-ovest dell’Inghilterra, si è rivelata fin da subito un’ottima occasione per iniziare a mettere in atto “il cambiamento”. Il proprietario, alla sua morte, l’ha lasciata a 19 eredi, troppi perché potessero prenderne possesso. La casa è stata quindi messa in vendita suscitando grande indignazione popolare. Acquistarla prevedeva per noi uno sforzo economico fuori dal comune, ma ho scelto di crederci, di non lasciare
nulla di intentato. Per salvarla abbiamo coinvolto tantissime persone, che si sono entusiasmate al punto da consentirci di raccogliere ben 18 milioni di sterline in tre mesi. Questo mi ha fatto capire che il compito primario era quello di motivare la gente e avvicinarla alle nostre attività e che era arrivato il momento di chiudere con il vecchio corso del National Trust. Contro ogni regola fino ad allora osservata, abbiamo deciso di aprire la casa subito, appena comprata, e mostrare al pubblico tutto il processo di restauro.
Dame Fiona Reynolds
Un altro esempio del “nuovo corso” è la splendida tenuta di Stourhead nel Wiltshire, dove avevamo bisogno di restaurare parte dell’arredo. Eravamo abituati a mandare in laboratorio i mobili da sistemare e a segnalare la loro temporanea assenza con targhette sostitutive, ma in quell’occasione abbiamo scelto di portare il restauratore e il suo laboratorio all’interno della dimora, in modo che il pubblico potesse vedere con i propri occhi il difficile lavoro che c’è dietro a un restauro di qualità. Il professionista ha impiegato il triplo del tempo, ma così siamo riusciti a far capire ai visitatori la complessità del nostro intervento e a fare aumentare di molto il sostegno da parte dei donatori. Anche un’altra nostra proprietà, il Crown Bar - il pub più famoso di Belfast, custode di una splendida decorazione vittoriana - necessitava di un intervento di
amare la Gente e parlare “locale”
Fatti storici, opere d’arte e persone valgono più o meno e solo alcuni spiccano. Già in un albergo londinese e poi alla Cavallerizza (sede del FAI a Milano) Fiona mi ha colpito in sé - è una geografa - e per la sua cultura metodista. Infatti, le libere associazioni dell’Inghilterra sono fiorite fin dal ‘700 - il Metodismo nasce nel 1730 - sulla scia dei gruppi protestanti non conformisti, che criticavano la Chiesa d’Inghilterra, troppo simile a una Roma senza Papa. Nessuno meglio di Fiona poteva dirigere il National Trust, fondato nel 1895, quando ha spiccato il grande salto, che lo ha portato da 2 milioni e 700 mila a 4 milioni di aderenti (e si prevedono 5 milioni per il 2020). Essere riusciti ad averla da noi per una settimana è stato un successo e anche un’opportunità straordinaria, come lo staff ha potuto constatare. Lei riconosce i meriti altrui per cui incoraggia e vede chiaro dove è possibile migliorare: loving people e going local. Siamo fieri che il FAI faccia parte dei National Trust del mondo, la strada compiuta è stata verificata, la sfida per il futuro aperta. Non sono i luoghi speciali oppure le persone a contare, ma il rapporto che riusciamo a stabilire fra di loro, e noi che siamo intermediari fra cose e persone dobbiamo amarle ancora di più, entrambe, mettendoci nei panni degli altri per capirne i variegati bisogni. Il centro stabilisce la missione, la strategia, le regole, i consulenti e pochi servizi non delegabili. Tutto il resto, che è il cuore della faccenda, avviene nei fulcri e sistemi dei luoghi, che devono poter creare senza troppa costrizione burocratica dall’alto. Fiona ci ispira, ci ha regalato i suoi segreti e fungerà da pietra di paragone. Cosa vogliamo essere di qui a dieci anni? andrea carandini
Foto Valentina Pasolini, 2013 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Fiona Reynolds durante il suo intervento nella sede del FAI a Milano
restauro: durante i lavori il locale non ha mai chiuso e i clienti hanno avuto la possibilità di osservare i restauratori mentre sorseggiavano una birra e anche in questo caso la risposta è stata meravigliosa. A Birmingham si trova invece la Back to Backs House, la prima proprietà che ho acquistato in qualità di direttore generale del National Trust. Un vero e proprio “luogo della memoria”, poiché è l’ultima testimonianza rimasta in città delle abitazioni costruite a partire dal 1820 durante la rivoluzione industriale. Non essendo più adatte agli standard dell’epoca, nel 1950 sono state quasi tutte demolite e la loro preziosa testimonianza storica rischiava di scomparire. Non si tratta di un castello o di un parco secolare, ciononostante la Back to Backs House è oggi una delle nostre proprietà più visitate: la maggior parte delle persone infatti è cresciuta in case come quelle, non in ville padronali, e si riconosce nella storia di questo luogo abitato un tempo dalle famiglie di operai. L’acquisto di
questa proprietà ha quindi permesso di comunicare alla gente quanto per noi sia fondamentale conservare il patrimonio e la storia di tutti e per tutti.
I numeri del National Trust 4 milioni di membri-donatori oltre 300 beni artistici e naturali tutelati 19 milioni di visitatori 62.000 volontari 435,6 milioni di sterline di incassi
Nel corso del nostro “processo di rivoluzione” abbiamo quindi deciso di far interagire le proprietà con i visitatori e viceversa. Per esempio abbiamo modificato del tutto quello che si poteva fare nella casa di campagna di Thomas Hardy: da oggetto di visite quasi religiose e prive di relazione con l’ambiente, è diventata un luogo in cui offriamo il tè e invitiamo le persone ad accomodarsi alla scrivania del grande scrittore. Questo perché la gente nei nostri Beni deve poter partecipare, vivere un’esperienza bella e intensa. Sono cose che fino a pochi anni fa pensavamo impossibili! Abbiamo capito che non aveva senso aprire le nostre proprietà ma impedire alla persone di viverle liberamente, per paura di danni o imprevisti. Senza dare al
pubblico la possibilità di vivere questi luoghi, la conservazione e il restauro perdono valore: non è più il tempo di una conservazione coercitiva, ma è iniziata l’epoca di una tutela attiva finalizzata al “dare accesso” e a riproporne la vita.
Un’altra grande trasformazione ha interessato i luoghi all’aperto. Nel periodo in cui sono arrivata al National Trust, la campagna inglese era gravemente colpita dalla minaccia dell’afta epizoica e per questo ci era stato chiesto di chiudere le dimore, i parchi e tutte le realtà che avevano a che fare con l’area rurale. La crisi era davvero profonda. Così abbiamo ideato una campagna di comunicazione per sostenere gli agricoltori e le produzioni locali, vendendo con il marchio di qualità del nostro Trust i prodotti provenienti esclusivamente dal territorio. Abbiamo anche individuato, tra le nostre proprietà, quelle maggiormente adatte a ospitare orti, dove i visitatori possono venire a coltivare i propri ortaggi, e aumentato la proposta di attività all’aria aperta, creando piste ciclabili e percorsi di visita speciali, promuovendo così la riscoperta del contatto con la natura e la conoscenza dell’ambiente. Un altro importante cambiamento è quello che ha coinvolto il nostro personale: prima i nostri rangers indossavano classiche divise verdi e guidavano Land Rover, passando molto spesso inosservati. Oggi girano in bicicletta per la campagna e sono subito identificabili per le giacche rosse che indossano: i visitatori possono così riconoscerli immediatamente e fare riferimento a loro per qualsiasi necessità. Questo complesso lavoro di rinnovamento della gestione degli spazi verdi ha risvegliato in noi la consapevolezza del
grande bisogno che le persone hanno di “vivere la natura”. In
particolare i bambini di oggi: rispetto alla scorsa generazione, infatti, l’area in cui possono girare liberi senza il controllo costante dei genitori si è ridotta del 90% e giocano all’aperto solo un quarto del tempo. Da questa sorprendente constatazione è nata l’idea di veicolare nel 2012 la campagna “50 cose da fare
prima di avere 11 anni e tre quarti”,
che suggerisce una lista di giochi ed esperienze imperdibili da fare all’aria aperta, come correre sotto la pioggia, far volare un aquilone, giocare a scivolare nel fango o arrampicarsi su una collina. È evidente che per mettere in atto questo grande cambiamento abbiamo dovuto pianificare una strategia chiara ed efficace, basata sempre sulla nostra mission prenderci cura di luoghi speciali, per sempre
pag 5 e per tutti - ma più orientata verso la gente. Dovevamo innamorarci delle persone e “dare amore”, permettendo a tutti, dai bambini agli anziani, dagli adulti alle famiglie, di vivere esperienze emozionali nei nostri luoghi, senza rinunciare ai nostri altissimi standard conservativi. Senza le persone che le frequentano, le nostre proprietà perdono valore. Avevamo bisogno di migliorare la modalità con cui la gente si rapportava ai nostri Beni: per farlo abbiamo segmentato l’affiliazione, cercando di capire il tipo di accoglienza, di esperienza e di proprietà più adatta a ciascuna categoria di persone. I risultati di queste ricerche ci hanno permesso di avere una base scientifica da cui partire per adottare un piano di sviluppo specifico per ciascuna proprietà. In secondo luogo abbiamo voluto aumentare i nostri membri attraverso un coinvolgimento attivo delle persone che già sostenevano il National Trust: trasmettendo il loro entusiasmo di appartenenza e raccontando le loro esperienze ad amici e conoscenti potevano convincerli a entrare a far parte del nostro grande progetto. Abbiamo cercato di coinvolgere sempre più i nostri iscritti, incoraggiandoli a tornare più volte anche nelle stesse proprietà per fare esperienze sempre nuove, in occasione di restauri, di eventi e di appuntamenti speciali. Fondamentale è stato anche creare forti connessioni con le comunità locali, per migliorare la percezione e il gradimento dell’esperienza che i visitatori facevano nei Beni: le persone che sono cresciute in un determinato luogo sono punti di riferimento importanti e ne diventano gli “ambasciatori”, proprio perché sono in grado di tramandare esperienze, storie e conoscenze vissute direttamente. Abbiamo fatto in modo che ogni proprietà, autonomamente, iniziasse ad attuare piani di gestione sostenibili dal punto di vista economico e ambientale, atti a migliorare la conservazione di ciascun luogo secondo i nostri elevati standard qualitativi. Nell’ultimo anno il nostro Trust ha dovuto anche affrontare due coraggiose battaglie, entrambe vinte, sulla tutela dell’ambiente. La prima relativa alla proposta del Governo di mettere in vendita le foreste pubbliche: il National Trust si è opposto e, con il peso “politico” dei suoi 4 milioni di iscritti, ha convinto il Governo a cambiare idea, salvaguardando così un patrimonio di eccezionale importanza. Un altro momento di difficoltà ha riguardato l’intenzione del Governo di eliminare le regole di pianificazione poste a tutela delle aree rurali, dando così la possibilità di costruire ovunque. Negli anni Venti e Trenta la nostra organizzazione ha fortemente voluto le regole di pianificazione e anche oggi abbiamo affrontato con determinazione questo grave pericolo, grazie a una campagna – di forte impatto - che metteva
I l’esempio del national trust
a confronto i territori che beneficiano della pianificazione e quelli che ne sono stati privati. Dopo aver reso evidente il problema e grazie alla credibilità che ci siamo guadagnati negli anni, siamo riusciti a fare in modo che le leggi di pianificazione rurale in vigore fossero mantenute. La mia permanenza in Italia mi ha consentito di imparare molto riguardo alla vostra Fondazione. Le vostre possibilità
sono davvero notevoli, non ricordo di avere conosciuto un’organizzazione che disponesse di così tanti talenti.
Le proprietà che custodite sono meravigliose: ho visitato di persona il Castello di Masino, il Bosco di San Francesco, Villa Necchi Campiglio e Villa e Collezione Panza. Luoghi incredibili, così diversi e così evocativi. Disponete di un patrimonio unico, caratterizzato da elevatissimi standard qualitativi. Tuttavia ho notato poche persone in visita nei vostri Beni, in rapporto all’enorme potenziale, e pochi volontari impegnati nel coinvolgimento attivo del pubblico. Ho sentito molto parlare delle vostre iniziative di comunicazione e raccolta fondi. Al National Trust sono tutti molto “invidiosi” dei vostri eventi e delle vostre campagne: la “Giornata FAI di Primavera” ha un impatto elevatissimo sulla reputazione del FAI, “Ricordati di salvare l’Italia” mostra alle persone quanto sia importante proteggere e difendere il territorio, mentre la FAIMarathon rappresenta un nuovo modo di coinvolgere i giovani, senza dimenticare l’iniziativa de “I Luoghi del Cuore” con un milione di segnalazioni. Le persone entrano in relazione con queste campagne ma non conoscono le vostre proprietà, non vanno a visitarle. Credo valga la pena di aumentare il coinvolgimento del pubblico, rendere più tangibile la promessa fatta agli italiani: i vostri Beni verranno conservati per sempre e per tutti. A questo proposito il Castello
di Masino potrebbe diventare un progetto pilota, incubatore di idee nuove per incrementare il senso di
appartenenza e il desiderio di visitare la proprietà. Bastano poche innovazioni in alcuni Beni per dare vita a un nuovo corso. Senza considerare che il decollo delle iscrizioni del National Trust arriva intorno al 1965, quando l’organizzazione ha 75 anni: il FAI è molto “giovane”, siete solo all’inizio. Non sono qui per dirvi cosa dovete fare, credo abbiate abbastanza conoscenza, esperienza e talento per questo. Avete bisogno di scoprire a fondo la vostra identità, di chiarire a quali bisogni risponde la vostra organizzazione. Dovete pensare a dove sarete tra dieci anni, unire le forze e perseguire in modo coerente un obiettivo, dare spazio alle persone del vostro staff, alla loro creatività e alle loro idee.
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Dall’alto: Il Crown Bar, Belfast, la Back to Backs House di Birmingham l’Hardy’s cottage e la Belton House a Grantham
Villa e Collezione Dialoghi di luce
“un grande spazio verde sospeso tra cielo e terra”: così Giuseppe panza di biumo ha descritto la sua villa settecentesca e il parco, donati al FaI nel 1996, che si affacciano sul colle che domina varese. un luogo unico e non solo perché la vista spazia fino alle alpi. ma perché racchiude una collezione d’arte contemporanea tra le più importanti al mondo. preparatevi a una scoperta sorprendente
Foto Giorgio Majno, 2005 Š FAI - Fondo Ambiente Italiano
Panza
i Beni deL Fai
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U
na volta superato il portone di ingresso di Villa Panza si entra nel mondo di Giuseppe Panza di Biumo, che prima di donare - assieme alla moglie Giovanna e in accordo con i cinque figli - questo luogo al FAI, ha disegnato la disposizione di ciascun ambiente, la collocazione delle opere, l’allestimento degli arredi, le caratteristiche delle singole pareti. Il FAI ha lavorato per mantenere inalterata la visione del collezionista oggi propone ai visitatori 33.000 eun’esperienza unica.
Il giardino, con i suoi metri quadrati, costituisce, con la villa settecentesca, uno dei più importanti complessi architettonicopaesistici dell’area
Giuseppe Panza di Biumo Foto Giorgio Majno, 2005 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
uomInI IllustrI per una Grande storIa Per individuare le radici storiche della Villa dobbiamo tornare alla fine del Seicento, quando i conti Orrigoni possedevano una casa nobile a Biumo Superiore, a Varese. Quando, nel 1748, stava per essere ceduta ai Gesuiti e ai Carmelitani, il Marchese Paolo Antonio Menafoglio acquista la casa e la terra. La sua nuova residenza estiva doveva conservare una bellezza privata, di natura intima e personale. A questo si deve la caratteristica forma a U rovesciata, ancora oggi identificabile nell’impianto architettonico di Villa Panza: una “villa di delizia” che si chiude all’esterno nascondendo i suoi tesori a occhi indiscreti. Una nuova svolta arriva nel 1823 quando la Villa viene acquistata dal duca Pompeo Litta Visconti Arese, a cui si deve l’ampliamento della struttura con l’aggiunta delle grandiose scuderie, della corte rustica e dell’orto. Ma l’elemento più sensazionale che questo luogo ha ereditato dalla famiglia Litta è il grande salone Impero, progettato da Luigi Canonica, architetto di corte della Milano napoleonica, oltre al trasferimento delle stanze del soggiorno dal primo piano al piano terra, per essere più vicini alla natura e non limitarsi a guardarla dall’alto. Una lunga fuga prospettica corre dal salone fino al tunnel di carpini che si trova all’esterno, per portare lo
sguardo ad ammirare le Alpi. Alla morte del Duca il figlio Antonio, grande patriota, destina l’edificio alla funzione di primo ospedale da campo durante la battaglia di Varese, che vide Garibaldi contro gli Austriaci, nel 1859. Il periodo tra Ottocento e Novecento è caratterizzato da vari passaggi di proprietà fino ad arrivare all’acquisto, nel 1935, da parte della famiglia Panza: sarà l’inizio di un nuovo capitolo per la storia di questo luogo magnifico. lo spIrIto dI un vIsIonarIo Per conoscere la figura di Giuseppe Panza è necessario seguire le sue parole, come quelle che descrivono la sua prima visita alla casa di Biumo, quando il padre Ernesto lo porta alla Villa. Giuseppe varca la soglia del grande portone che lo conduce in un luogo meraviglioso, di cui si innamora perdutamente. Più tardi definirà quell’ingresso “…un cambiamento totale. Dall’ombra alla luce, dal chiuso all’aperto, dalla modesta mediocrità all’eccellenza”. Ciò che più di ogni altra cosa colpì il suo animo fu l’incredibile luminosità e il grande giardino dal quale è possibile osservare l’orizzonte in tutte le direzioni. E, infatti, proprio alla luce Panza dedica una delle sue più interessanti ricerche culturali, collocando gli artisti che hanno indagato questo elemento tra le colonne portanti della sua collezione. Qui ha trascorso un periodo lunghissimo della sua vita e ha raccolto, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, una delle più importanti collezioni di arte contemporanea al mondo, frutto della sua passione e della sua ricerca artistica. Determinato e illuminato, sempre sostenuto dalla moglie Giovanna Magnifico, Panza ha cambiato l’anima della Villa. Nel 1996 ha firmato l’atto di donazione della proprietà al FAI ricordando l’immensa felicità, la fiducia e la speranza che la Villa e il giardino gli hanno regalato e desiderando fortemente condividere questo suo piacere, un tempo privato e personale, con tutti e per sempre.
All’improvviso un raggio... La prima volta che andai a Villa Panza fui colpita da quella meravigliosa terrazza verdeggiante proiettata sulla pianura e sui paesi circostanti, incorniciata in lontananza dalle montagne… Ora la Villa ospita prestigiose opere d’arte contemporanea che vengono enfatizzate dalla bellezza del paesaggio, dall’abbondante verde e dai caldi raggi solari. Ricordo la trasformazione che avvenne nel mio animo quando, dal principio insensibile alla monocromia dei quadri di David Simpson appesi nelle sale, ne fui in seguito conquistata. come quel pomeriggio in cui venni costretta da Marco Magnifico (Vicepresidente esecutivo FAI) a sedermi nella stanza con le installazioni di Maria Nordman: noia e buio totale all’inizio, ma poi un tenuissimo diffuso raggio. e alla fine un salto nel mondo dell’“Oltre” che mi invase di beatitudine al punto da non voler più lasciare il locale… Giulia Maria Mozzoni Crespi Presidente Onorario FAI
Foto Arenaimmagini.it, 2013 © FAI - Fondo Ambiente Italiano Foto Arenaimmagini.it, 2013 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Dall’Espressionismo Astratto all’Arte Ambientale Dal momento in cui Giuseppe Panza inizia il suo percorso di ricerca, la Villa diventa rappresentazione del suo rapporto con l’arte: l’edificio e il suo
parco non si limitano ad accogliere il percorso artistico ma ne sono parte integrante. E il nome stesso oggi attribuito alla proprietà rivela questo rapporto indissolubile: Villa e Collezione Panza, dove la congiunzione mette in relazione due elementi che non possono più essere concepiti l’uno senza l’altro. In principio Giuseppe Panza è affascinato dall’Espressionismo Astratto, dalle opere di Franz Kline e Mark Rothko. Quindi segue con interesse lo sviluppo della Pop Art raccogliendo Robert Rauschenberg, James Rosenquist, Claes Oldenburg e George Segal. Dalla metà degli anni ‘70 approfondisce il legame con l’Arte Concettuale e con la Minimal Art: a Villa Panza arrivano il legno, l’acciaio, il plexiglass, le lampadine, i tubi fluorescenti con i lavori di Robert Morris, Donald Judd e Dan Flavin. A partire dal 1969 la Villa settecentesca si trasforma ancora: con l’arrivo dell’Arte Ambientale, Panza ha bisogno di “consegnare” i rustici dell’edificio agli artisti che, in alcuni casi, trascorrono a Biumo lunghi periodi. I muri delle stanze e delle gallerie diventano bianchi e levigati, dimenticando i precedenti connotati storici. I site-specific dei più importanti autori del movimento, tra cui Robert Irwin, James Turrell e Maria Nordman, sono protagonisti incontrastati nello spazio e nell’esperienza del visitatore. Oggi l’intera collezione di arte contemporanea ospitata nei piani della Villa convive con gli arredi storici. Passeggiando tra salotti e gallerie sembra che le superfici monocromatiche e le pitture di vernice metallica su cui riflettono i raggi del sole siano state pensate proprio per quegli spazi. E, allo stesso modo, non stupisce incontrare una raccolta di arte primaria, con opere africane e precolombiane che dialogano con mobili rinascimentali e tele contemporanee.
Foto Arenaimmagini.it, 2013 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
La rivelazione dell’arte contemporanea Il percorso di Giuseppe Panza porta il collezionista a esplorare territori fino ad allora sconosciuti, correnti artistiche non ancora diffuse e artisti emergenti. Le sue scelte non gli risparmiarono critiche irriverenti, commenti ironici e incomprensioni. Ma la sua ricerca della bellezza e dell’armonia e la sua lungimiranza lo spingevano a non dipendere in alcun modo dal successo immediato, a rifiutare gli schemi comuni. Panza era affascinato in particolar modo dagli Stati Uniti e dai vari movimenti artistici che stavano nascendo là negli anni ‘60 e ‘70. Ben presto la Villa diventa la porta d’ingresso dell’arte contemporanea americana in Europa. Nell’arco di quarantaquattro anni costituisce una collezione di grande qualità, composta da un ampio numero di opere di ogni singolo artista di cui condivideva lo spirito. Quando considerava conclusa una fase della sua ricerca Panza, instancabile e sempre curioso, rivolgeva la sua attenzione su nuovi artisti. Ma questo creava anche problemi pratici: “Ho acquistato raccontava - un numero notevole di opere d’arte di cui molte di grandi dimensioni. Non si possono vedere tutte a Biumo. Sarebbe necessario uno spazio di quarantamila metri quadrati ma a Biumo ve ne sono solo cinquemila. Per questa ragione è stato necessario collocare gruppi di opere omogenei nei musei interessati.” Ecco che l’enorme collezione viene in parte destinata ad altre strutture, tra cui il Museo di Arte Contemporanea di Los Angeles e il Guggenheim di New York.
Sopra, il Salotto al piano terra della Villa, sulla parete l’opera Medici Metallic di David Simpson (1994); dettaglio del parterre davanti all’ingresso della Villa; una veduta del Salotto della Villa con, nell’angolo tra le finestre, la scultura lignea Il grande torso (il fiume) di Vittorio Tavernari (1954) Nella pagina seguente la carpinata
i Beni deL Fai
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Informazioni per la visita Villa e Collezione Panza è aperta tutti i giorni tranne i lunedì non festivi dalle ore 10 alle ore 18. Si organizzano visite guidate per adulti, visite animate per la scuola, eventi e mostre. La Villa accoglie persone con disabilità motorie. Bookshop, caffetteria, ristorante “LUCE”, parcheggio interno. Come arrivare: da Milano, autostrada dei Laghi A8 fino a Varese centro. Proseguire per Villa Panza. In treno con Trenord fermata di Varese, con Trenitalia fermate di Varese e Varese Nord. Dalla stazione di Varese, pullman linea A. InFo tel. 0332 283960 faibiumo@fondoambiente.it Foto Domenico Ghiotto, 2000 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Dagli anni ’80 Panza colleziona gli artisti che più rispondevano alla sua visione spirituale dell’arte. Una parte delle opere esposte negli ambienti padronali della Villa sono scelte di quest’ultimo ventennio principalmente orientate verso la pittura detta “monocroma”, con tele di un colore solo, apparentemente simili tra loro, ma frutto di percorsi artistici originali e inediti. L’attuale collezione comprende artisti americani monocromi come Phil Sims, David Simpson e Winston Roeth, autori ancora poco noti alla critica ufficiale, che trovano in Giuseppe Panza un sensibile sostenitore e nelle storiche sale della Villa una cornice espositiva ideale per i loro dipinti. A questi si affiancano lavori differenti di artisti tra cui Max Cole, Lawrence Carroll e Ford Beckman che propongono un’arte con una forte tensione spirituale. Tra gli artisti italiani della collezione Ettore Spalletti: le stanze a lui dedicate, accolgono un’arte eterea e “immateriale” fatta di tele monocrome, opere ricoperte di gesso e colore e monoliti in marmo. l’Intervento del FaI Nel 1996 il FAI riceve in dono dal conte Giuseppe Panza di Biumo e dalla moglie Giovanna Magnifico la villa settecentesca, i rustici, la scuderia, il parco monumentale e l’intera collezione d’arte. Grazie alla passione, alla professionalità e
all’incessante impegno di chi ha lavorato perché tutti potessero godere di un Bene così prezioso e al fondamentale sostegno di Provincia di Varese e Fondazione Cariplo, nel settembre 2000 Villa e Collezione Panza apre al pubblico alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (nella foto a fianco). Molti sono stati gli interventi strutturali volti a consentire la conservazione degli ambienti interni e delle opere d’arte, oltre che a garantire una visita in totale sicurezza. Nel corso dell’intervento, il piano terra e il primo piano della foresteria sono stati adibiti a laboratorio didattico in modo da poter accogliere scuole e gruppi in visita. Molto è stato fatto e oggi la maggior parte degli interventi è legata alla manutenzione, soprattutto per tutelare le opere artistiche che spesso presentano problematiche legate ai materiali con cui sono realizzate, oggi ormai fuori commercio. Come nel caso dei neon originali degli anni Sessanta difficilmente sostituibili. Anche le singole parti del giardino sono state oggetto di restauro per riportarlo alle forme originarie. Attualmente a chiedere aiuto è un vero e proprio monumento della natura ospitato dal giardino, uno degli esemplari più antichi in Italia di Quercus Cerris, che necessita di cure e interventi particolarmente impegnativi a cui il FAI sta già lavorando con l’obiettivo di poterlo salvare. Foto Arenaimmagini.it, 2013 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
adotta la vIlla Con soli 15 euro al mese puoi diventare Custode della Bellezza di Villa e Collezione Panza. È un’azione concreta che permetterà al FAI di pianificare la complessa attività di tutela e conservazione di questo Bene meraviglioso. Diventando Custode non avrai più bisogno di rinnovare la tua iscrizione al FAI: ricambieremo la tua generosità inviandoti la tessera omaggio. Se Villa e Collezione Panza è il tuo Bene del cuore e se deciderai di sostenerlo, riceverai un Free Pass che ti permetterà di portare due amici a visitare gratuitamente il luogo di cui ti sei innamorato. Ogni anno riceverai per posta l’“Infoadozione” in cui verranno illustrati i lavori di manutenzione e tutela che hai contribuito a finanziare. Il sostegno dei Custodi della Bellezza è davvero importante e per questo abbiamo riservato uno spazio sul sito del FAI dove troverai anche il tuo nome. zza InFo tel. 02 467615 212/266 - adozioni@fondoambiente.it Custode della Belle
Free Pass
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I maestrI della luce nella mostra-evento
i i Beni deL Fai
AISTHESIS - All’origine delle sensazioni. Robert Irwin e James Turrell a Villa Panza dal 27 novembre 2013 al 2 novembre 2014
© James Turrell Photo © Florian Holzherr
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a straordinaria mostra di respiro internazionale, curata da Michael Govan, direttore del LACMA di Los Angeles, e da Anna Bernardini, direttrice di Villa e Collezione Panza, intende documentare la ricerca e la poetica dei due grandi artisti californiani, protagonisti dell’Arte Ambientale americana. La mostra, realizzata con il LACMA di Los Angeles, in collaborazione con il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, il Getty Research Institute di Los Angeles e l’Archivio Panza di Mendrisio, chiude un importante tour internazionale che ha visto James Turrell protagonista nel 2013 di tre grandi retrospettive a Los Angeles, a New York e a Houston. Venti opere, tra cui un nuovo Ganz feld di Turrell e un nuovo site-conditional Villa Panza 2013 di Irwin realizzati appositamente per la mostra, racconteranno il lavoro dei due artisti, il loro singolare utilizzo della luce come medium creativo e il colto e fecondo rapporto con Giuseppe Panza di Biumo. Abbiamo chiesto a Michael Govan di raccontarci la poetica dei due artisti in relazione alla mostra di Varese.
James Turrell - Breathing Light, 2013. LED light into space Dimensions variable. Los Angeles County Museum of Art, purchased with funds provided by Kayne Griffin Corcoran and the Kayne Foundation, M. 2013.1
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La Villa è stata uno dei primi spazi ad accogliere le opere degli artisti ambientali che hanno potuto realizzare qui dei site-specific. Giuseppe Panza fu tra i primi a interessarsi alla loro arte e alla scena artistica di Los Angeles dove conobbe Robert Irwin e James Turrell. I due artisti sono stati molto ispirati dall’ambiente che circonda la Villa e qui hanno realizzato lavori sul cielo e sulla natura. Un approccio unico, impossibile da realizzare a Los Angeles dove vivevano.
Come si è sviluppato il lungo e proficuo sodalizio tra Giuseppe Panza e i due artisti?
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Panza è stato uno dei pochi collezionisti ad aver visto lo studio di James Turrell a Santa Monica, il Mendota Hotel, dove l’artista realizzò i suoi primi lavori. Tra questi i Mendota Stoppages in cui Turrell oscurò tutte le finestre e praticò piccoli fori che lasciassero penetrare la luce nello spazio buio della stanza, creando particolari fenomeni luminosi. L’interesse di Giuseppe Panza per queste prime sperimentazioni ha aiutato molto la carriera di Robert Irwin e di James Turrell, ma credo che anche i lavori dei due artisti abbiano influenzato l’approccio di Panza all’arte in generale. Panza mi ha sempre parlato dell’importanza della luce che per lui era la chiave per capire l’arte: è stato uno scambio importante. Con Maria Nordman, altra artista che Panza conobbe a Los Angeles, Irwin e Turrell hanno incentrato la loro speculazione proprio sulla luce e sul suo controllo, con l’obiettivo di plasmarla e di scolpirla.
Quali sono gli elementi che accomunano le poetiche dei due artisti pur nella loro unicità?
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Già nei primi lavori di Turrell manca la materialità: l’opera non è un oggetto, non è un quadro con una cornice. Non è mai un’opera d’arte tradizionale! Anche Irwin, sebbene abbia cominciato come pittore, ha poi rivolto l’attenzione verso la luce e l’immaterialità. Oltre ai “dischi”, anche le “colonne” di Irwin non sono concepite come oggetti in senso tradizionale poiché rifrangono la luce e l’immagine con l’intento di dar vita a una esperienza particolare. Questo approccio è stato totalmente rivoluzionario per quegli anni! Dopo esperienze diverse, oggi le loro ricerche si sono riavvicinate concentrandosi sul colore: se inizialmente le loro opere erano apparentemente prive dell’elemento cromatico perché non percepito, in questo momento entrambi sono molto interessati alla complessità del colore. Irwin ha progettato negli anni Novanta il colorato giardino del Getty Center a Los Angeles e nei lavori più recenti con i tubi al neon (come Piccadilly) rivela grande attenzione allo studio dei colori e delle loro modalità d’interazione; Turrell invece sta realizzando diversi Ganz feld (campi visivi totali che indagano la percezione) intrisi di colori che mutano.
photo©www.tenderinifotografia.com
Come vede la scelta di Villa Panza come sede per questa mostra?
Robert Irwin - Varese Scrim, 1973 Nylon scrim / Velario di nylon Solomon R. Guggenheim Museum, New York Panza Collection, Gift, 1992 Permanent Loan to FAI - Fondo Ambiente Italiano
La mostra è resa possibile grazie a JTI (partner istituzionale di Villa e Collezione Panza) e grazie al prezioso contributo di eni che in qualità di sponsor sostiene la Fondazione in questo importante progetto. Si ringrazia La Provincia di Varese per il rinnovato Patrocinio e sostegno che da anni riserva a questi eventi culturali INFO SULLA MOSTRA www.fondoambiente.it o tel 0332 283960
I BENI DEL FAI
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A Villa Panza con lo chef Matteo Pisciotta nelle pause passeggio per il parco, faccio un giretto tra i Flavin o nelle stanze della Collezione… Semplicemente da togliere il fiato. Io la vedo e la vivo tutti i giorni e a qualsiasi ora, ci sono sere d’inverno in cui passeggio nel parco quando cade la neve o sere di primavera e d’estate in cui mi fermo a sentire il vento sotto i carpini a notte fonda in attesa di chiudere il ristorante… vi assicuro, è un privilegio!
Dopo aver visitato la Villa e la mostra, le sorprese continuano anche a tavola nel ristorante LUCE
Ristorante Luce Villa e Collezione Panza Piazza Litta 1, 21100 Varese Tel. 0332.242199 http://ristoranteluce.it/
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recento metri quadrati per due ampie sale progettate da Gae Aulenti che ha scelto uno stile essenziale, con arredi dai tratti lineari: nella sala principale un grande camino originale e tanti specchi che moltiplicano lo spazio e i giochi di luce; nella seconda sala una vista meravigliosa sul giardino. E da aprile a settembre è possibile accomodarsi all’esterno o nella serra in stile liberty. Dalla fine del 2009 è il giovane chef Matteo Pisciotta (nella foto), classe 1974 e un curriculum prestigioso, a guidare la proposta del ristorante LUCE. Per il suo menu può contare sui 1.120 metri quadrati di orto e frutteto, ospitati nel parco della Villa, dove si coltivano prodotti locali di altissima qualità. In attesa di un’affascinante esperienza enogastronomica, abbiamo incontrato Matteo, inserito da Gambero Rosso e da Il Sole 24 Ore nella lista dei migliori chef italiani. Il nome del ristorante, Luce, richiama uno degli elementi naturali su cui hanno lavorato maggiormente gli artisti della Collezione Panza. Come vive il rapporto con la Villa? Dovete sapere che il nome LUCE è in verità la seconda scelta, la prima era “Questioni di Panza”, poi il ristorante è diventato LUCE e il menu degustazione più importante proposto in carta, quello da dieci portate, è proprio “Questioni di Panza”. Il mio rapporto con la Villa è molto particolare. Innanzitutto direi che è diventata la mia prima casa perché passo a Biumo la maggior parte delle giornate,
Qual è il rapporto con l’ambiente che la circonda? Di pace e grande ispirazione. Il contatto con una così importante testimonianza dell’arte contemporanea influenza, in qualche modo, il suo processo creativo in cucina e le sue proposte? Il menu del ristorante LUCE è creativo e strettamente legato alla stagionalità e al territorio varesino con aperture ai prodotti mediterranei e al pesce di mare. Anche le strutture del menu e della carta dei vini sono atipiche e innovative: la carta dei vini, che conta più di 500 etichette, è suddivisa per fasce chilometriche concentriche che hanno Varese come punto d’origine per valorizzare le cantine a km 0. Il menu, oltre ai canoni gastronomici già citati, è ludico e divertente già nella proposta. Vi faccio due esempi di piatti. “Orto ad Arte” ispirato alla manifestazione “Orti ad Arte” (che si è tenuta a Villa Panza lo scorso settembre) è un’insalata cottocruda composta con 62 prodotti vegetariani tra insalate a foglia, verdure cotte, germogli e fiori edibili, coloratissimo, profumatissimo e perfettamente stagionale! “Al contadino non far sapere…” del celebre detto non ha solo il nome, è una crema di formaggio di capra della Valcuvia servita con una pera Martin sec cotta nel vino d’Angera. Divertire e divertirci lavorando è per me e la mia brigata un aspetto quotidiano fondamentale per stimolare creatività e fantasia. C’è un piatto, tra le sue numerose creazioni, a cui si sente maggiormente legato? Si chiama “aglio olio peperoncino e barbabietola”, è uno spaghetto di grano duro di qualità eccezionale condito con un classico aglio olio e peperoncino nel quale lascio soffriggere per pochi istanti qualche cucchiaio di frullato di barbabietole rosse. È incredibilmente buono e a livello estetico unicamente bello e colorato!
i raCCoLta Fondi
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Rinnova la tua iscrizione al FAI vivi un altro anno al nostro fianco
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Turismo di qualità, proposte culturali stimolanti, idee per scoprire il territorio che ci circonda: questo e molto altro nel programma di FAI per me, un invito a conoscere il nostro meraviglioso Paese scegliendo tra tantissime opportunità a prezzi esclusivi per i nostri iscritti. Questa volta vi proponiamo un’idea interamente dedicata agli oltre trenta castelli che vi accoglieranno con interessanti sconti all’ingresso. Riscopri anche tu gli ultimi baluardi del mondo cortese quando giostre, danze e tornei animavano la vita di dame e cavalieri. Qualche esempio?
castel savoia a Gressoney (AO)
sali l’imponente scala a chiocciola che porta alla torre da cui l’ultima regina d’Italia ammirava le pendici del Monte Rosa. Per gli iscritti FAI SCONTO DEL 33%
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scopri la segreta eleganza di un imponente e austero castello con uno SCONTO DEL 33% sul prezzo del biglietto.
castello di macchia d’Isernia (IS) dimora privata che sorge nel cuore di un borgo medievale. un luogo affascinante ed evocativo che potrai visitare con il 20% DI SCONTO
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Per un anno, ogni giorno, grazie alla tua tessera FAI ti sei schierato in difesa dell’arte e della cultura e hai potuto usufruire dei vantaggi del programma FAI per me. Vivi un altro anno al nostro fianco e darai nuova energia alle sfide che ci attendono nei prossimi 12 mesi.
Ieranto – Torre di Montalto Massa Lubrens e (NA). Foto : © Mim mo Jod ice
i hai sostenuto e grazie a te abbiamo continuato a prenderci cura del patrimonio artistico e paesaggistico italiano. Per te abbiamo realizzato un programma di sconti e convenzioni che ha coinvolto oltre 500 enti culturali in tutta Italia.
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è il luogo dove i soldati angioini si ripararono durante i vespri siciliani, rivivi anche tu quelle sensazioni! Hai uno SCONTO DEL 50%
Ma riscopri anche gli affreschi della stanza di Amore del Castello di Avio (TN), il ciclo dei Prodi e delle Eroine al Castello della Manta (CN) e lo splendido Castello di Masino a Caravino (TO). Per te, l’ingresso nei Beni FAI è gratuito.
Scopri tutte le convenzioni attive su www.faiperme.it
Scegliere di donare parte del proprio patrimonio al FAI è un grande atto d’amore Significa scegliere di continuare a camminare al nostro fianco, di lasciare un segno del proprio passaggio e di impegnarsi ancor più concretamente nella cura e nella tutela del patrimonio artistico-paesaggistico italiano. Questa è la straordinaria storia di una persona che è stata iscritta al FAI solo per 5 anni: Claudia Stadelmann, medico oculista tedesco, da anni residente in Italia. Costretta su una sedia a rotelle da un incidente, si lasciò coinvolgere dal suo profondo amore per l’Italia e rafforzò la sua attività filantropica. Nel 2011 scrisse il suo testamento e scelse di destinare una somma significativa al FAI e di rafforzare, per sempre, il legame con quella terra che l’aveva accolta e che aveva imparato ad amare.
“Serve una nuova cultura politica”
Intervista al Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando Crisi economica, perdita di risorse ambientali, cementificazione, inquinamento, cambiamenti climatici, dissesto idrogeologico: quale prezzo paghiamo e pagheremo se non interveniamo? In Europa si stima che il costo della distruzione delle risorse naturali - da cui dipendono società ed economia - sarà di oltre mille miliardi di euro l’anno entro il 2050, se non si interverrà nell’immediato. In Italia, ai massimi vertici politici, vi è consapevolezza della necessità di coniugare sostenibilità ambientale e politiche economiche? Ne parliamo con il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Le politiche economiche, dice il Ministro al FAI, necessitano di un cambio di prospettiva. Sono cambiate le priorità e serve una visione di lungo periodo che si traduca in una programmazione strategica, capace di riformare l’economia. Il Ministro si appella a un cambiamento di cultura politica da parte di tutti gli attori istituzionali. E il FAI con lui.
N Andrea Orlando
ella recente Legge di stabilità che insieme alla legge di bilancio costituisce la manovra di finanza pubblica per il triennio - le tematiche ambientali non sono state protagoniste. Cosa si è ottenuto? In questa Legge di stabilità sono state stanziate nuove risorse per la difesa del suolo: 180 milioni di euro per tre anni. Ma, ovviamente, siamo lontani da quello che ci servirebbe. Per questo motivo ho fatto inserire una norma che prevede una revisione della programmazione delle risorse già disponibili che per mille ragioni, burocratiche o amministrative, non sono state spese. In questo modo, sbloccheremo altri 600 milioni già tutti disponibili a favore di interventi immediatamente cantierabili. L’aver bloccato la drammatica tendenza ai tagli degli ultimi anni sul suo Dicastero è già da considerarsi un successo in un clima di crisi economica. Cosa ne pensa? Dal 2000 circa le competenze del Ministero dell’Ambiente si sono arricchite, soprattutto per il rilievo internazionale degli impegni assunti nell’ambito dell’Unione Europea e dei protocolli e convenzioni delle Nazioni Unite. Ma a fronte di questo aumento delle competenze e delle responsabilità, c’è
stata una diminuzione rispetto al 2003 soltanto dieci anni fa - di oltre il 70% della dotazione annuale di bilancio del Ministero e di quasi il 50% del personale. Tutto ciò ha comportato un allungamento dei tempi e maggiori incertezze sia nelle procedure di autorizzazione sia nelle valutazioni di competenza. Quindi non può più reggere il binomio “aumento delle competenzediminuzione delle risorse”. Una visione strategica delle politiche di sostenibilità e di tutela e valorizzazione ambientale impone un cambiamento di cultura politica da parte di tutti gli attori istituzionali. La messa in sicurezza del Paese, oltre a essere tema fondamentale per la tutela del Bene comune, può anche rappresentare un importante volano economico. Perché questi temi non sono prioritari nel dibattito politico in un momento così drammatico per la nostra economia? Quando si indicano alcuni interventi che credo siano condivisibili e necessari per uscire dalla crisi, come per esempio maggiori investimenti sul sociale o una ristrutturazione del cuneo fiscale, ci si dimentica di individuare un piano come quello sul dissesto idrogeologico, che forse è ancora più importante della realizzazione
di nuove infrastrutture. Credo che oggi, all’indomani della crisi e di una difficoltà sul fronte industriale del nostro Paese, occorra recuperare una visione di prospettiva, rimettendo nel nostro vocabolario una parola bandita da almeno vent’anni: programmazione. Per esempio bisogna continuare a programmare gli investimenti nelle energie pulite, l’unico settore che ha continuato a tirare anche durante la crisi, così come bisogna programmare interventi mirati sul patrimonio ambientale italiano. La biodiversità non è soltanto una risorsa da preservare ma è una risorsa che può contribuire a un’altra idea di sviluppo, nella quale la sostenibilità riforma l’economia, sia attraverso regole diverse sul fronte della valutazione del benessere e della ricchezza, sia attraverso un cambiamento profondo dei processi di carattere produttivo.
Lei ha dedicato e sta dedicando molta energia alla tematica del consumo di suolo e del recupero edilizio e dei suoli. Qual è lo stato dell’arte? La legge sulla difesa del suolo è uno strumento essenziale per bloccare ulteriori impermeabilizzazioni dei suoli, ulteriori carichi urbanistici inutili. Parallelamente, dobbiamo lavorare sul tema della manutenzione del reticolo idrografico minore, dei boschi e della rete di drenaggio superficiale che è venuta meno per lo spopolamento delle campagne e delle montagne. Con il Ministro dell’Agricoltura De Girolamo abbiamo realizzato quest’anno uno studio sulle linee guida della mitigazione del dissesto idrogeologico e forestale e poi ho costituito un gruppo di lavoro ad hoc. Sono convinto che serva un sostegno alle attività di manutenzione agricola.
L’elevata instabilità idrogeologica dei nostri territori, resa più fragile dall’aumento di fenomeni naturali estremi e dalla vulnerabilità del nostro patrimonio edilizio, causa gravissime tragedie, nonché ingenti danni economici. L’investimento in opere di prevenzione sarebbe la strategia più efficiente. Quali sono in questo senso le ultime stime del Ministero dell’Ambiente? Secondo l’Ispra, le aree ad alta criticità idrogeologica corrispondono al 9,8% del territorio italiano. Allo stesso tempo nel nostro Paese ogni secondo otto metri quadrati di territorio vengono inghiottiti dal cemento e ogni cinque mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli. Inoltre, il fabbisogno complessivo dei Piani di assetto idrogeologico ammonta a circa 40 miliardi di euro, di cui 11 riguardano le misure più urgenti. Al Ministro dell’Economia Saccomanni ho richiesto un primo stanziamento e ho manifestato l’esigenza di risolvere anche il problema del superamento dei limiti del Patto di stabilità interno per gli interventi di messa in sicurezza del territorio. Recentemente ho presentato il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che ha l’obiettivo di attenuare il più possibile gli impatti negativi dei mutamenti, anticipandoli e reagendo a essi.
Come è successo a Punta Mesco nel Parco Nazionale delle Cinque Terre - un progetto che ha visto la collaborazione virtuosa tra una Fondazione come il FAI e gli enti pubblici - su quali leve secondo lei è possibile coinvolgere il settore privato nella manutenzione e nel recupero del territorio? Spesso per la piena riuscita di un progetto è importante che l’intervento del pubblico sia accompagnato da quello del privato, con la collaborazione del territorio. Io credo che solo attraverso la partecipazione attiva del territorio la politica e le istituzioni possano ricostruire quel rapporto di fiducia con i cittadini largamente compromesso.
LuoGHi deL Cuore
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Dalle segnalazioni all’intervento concreto 70 richieste di intervento da 17 regioni a favore di altrettanti “Luoghi del cuore” in tutta Italia: questo il successo delle Linee Guida per la definizione degli interventi a favore dei Luoghi segnalati al censimento 2012
U
na novità importante per “I Luoghi del Cuore”, il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare promosso dal FAI in collaborazione con Intesa Sanpaolo: non soltanto si interverrà con progetti mirati sui tre luoghi più segnalati - la Cittadella di Alessandria, la Chiesa di San Nicola a San Paolo di Civitate (FG) e l’Abbazia della Ss. Trinità di Monte Sacro a Mattinata (FG) - ma per la prima volta tutti i proprietari e i portatori di interesse dei Beni che hanno ricevuto più di 1000 segnalazioni nel censimento lanciato nel 2012, sono stati invitati, attraverso le Linee Guida, a presentare al FAI specifiche richieste di intervento, a condizione che vi fossero un preciso programma di azione e certezze sui primi finanziamenti. 126 Beni interessati e fondi fino a 270.000 euro messi complessivamente a disposizione per gli interventi. Un segnale forte che dimostra, dopo lo straordinario traguardo di un milione di segnalazioni raggiunto alla sesta edizione del censimento, quanto l’impegno del FAI e di Intesa Sanpaolo voglia essere sempre più concreto e capillare. L’appello nei confronti di tutti gli attori del territorio ha ricevuto un feedback estremamente positivo e ha visto il coinvolgimento di comuni, province, comitati, associazioni e fondazioni che si sono attivati unendo le forze e creando sinergie sul territorio per agire concretamente a favore di quei Beni così amati dai cittadini: un luogo su due, infatti, ha presentato domanda di intervento. FAI e Intesa Sanpaolo, in collaborazione con le Direzioni Regionali del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, hanno esaminato le domande ricevute valutando sette parametri:
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REGIONI CON MAGGIOR NUMERO DI RICHIESTE DI INTERVENTO
numero di segnalazioni raccolte qualità del progetto proposto possibilità di effettuare un intervento significativo e duraturo partnership valenza storico-artistica o naturalistica importanza per il territorio di riferimento urgenza dell’intervento
In anteprima per gli iscritti FAI, sveliamo il nome di uno dei Beni che sarà recuperato grazie a “I Luoghi del Cuore”: la Cattolica di Stilo (in foto), in provincia di Reggio Calabria, chiesa bizantina del X secolo, uno dei monumenti più singolari e importanti del sud Italia che, proprio per la sua peculiarità, compare nella filigrana del nostro passaporto. L’intervento consentirà di realizzare, con il coinvolgimento del noto architetto e lighting designer Barbara Balestreri, l’illuminazione architetturale del monumento e rappresenterà il completamento di un più ampio programma di valorizzazione dell’edificio già avviato dalla Soprintendenza di Reggio Calabria in collaborazione con il Comune di Stilo che fino a oggi ha permesso di riqualificare il percorso di accesso e di realizzare i servizi di accoglienza. La nuova illuminazione restituirà alla chiesa l’atmosfera di raccoglimento e misticismo ed esalterà l’eccezionale valore storico e artistico. Scopri gli altri Luoghi su www.iluoghidelcuore.it a partire da metà dicembre 2013
TIPOLOGIE DI INTERVENTO PROPOSTE 1° progetto o lotto di progetto da co-finanziare ✎ 36 richieste 2° elaborazione di un progetto di restauro ✎ 16 richieste 3° realizzazione di un’iniziativa di promozione/valorizzazione ✎ 11 richieste 4° richiesta di un’istruttoria presso gli enti di tutela ✎ 6 richieste 5° richiesta di definizione di un progetto di gestione ✎ 1 richiesta
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i deLeGaZioni e uLtime daL Fai
Dalle delegazioni Save the globes
Si è conclusa con 47 gare e oltre 5000 partecipanti la decima edizione della FAI Golf Cup, il progetto del FAI che fa incontrare sport e cultura. I fondi raccolti durante le gare di quest’anno saranno devoluti al progetto di recupero di Palazzo e Torre Campatelli a San Gimignano (SI). Anche nel 2013 un grazie speciale a quanti hanno supportato il FAI in questa importante iniziativa: le centinaia di volontari, i Circoli ospitanti, Gant, sponsor unico della manifestazione per il sesto anno consecutivo, e Il Mondo del Golf, media partner dell’iniziativa.
Il Gruppo FAI Giovani di Bergamo, con il sostegno della Delegazione di Bergamo, nell’ambito dell’iniziativa “Puntiamo i riflettori”, ha lanciato nel 2011 “Bergamo! Save the Globes”, con l’intento di restaurare e restituire alla collettività i due Globi di Vincenzo Maria Coronelli, uno terracqueo e uno celeste, ospitati nella Civica Biblioteca Angelo Mai. Si tratta di due mappamondi della circonferenza di 3,40 metri, realizzati nel 1688 e nel 1694, che furono comperati per impreziosire la biblioteca del Monastero di Sant’Agostino e che, scampati alle mire di Napoleone, furono regalati alla città di Bergamo. Con il progetto “Bergamo! Save the Globes” la Delegazione FAI di Bergamo ha coinvolto l’intera cittadinanza attraverso una capillare attività di comunicazione che ha riguardato stampa, radio, tv e web. Importante anche la campagna di raccolta fondi: il Gruppo FAI Giovani Bergamo ha vinto due bandi e ha lanciato un progetto di crowd-fundraising, per raccogliere contributi on line. I fondi raccolti hanno permesso di restaurare entrambi i globi: nell’ottobre 2012 quello terracqueo è stato restituito alla città durante il festival BergamoScienza e nel settembre 2013 il globo celeste è stato riconsegnato con una cerimonia pubblica presso il Palazzo della Ragione. Un’azione efficace resa possibile grazie al prezioso contributo di organizzazioni e associazioni tra cui gli “Amici del FAI”, sempre sensibili nel supportare le iniziative della Fondazione.
Puntiamo i riflettori
Ultime dal FAI “Il Libro del FAI” in una nuova e prestigiosa edizione
L’Amante Morta torna a Villa Necchi Campiglio a Milano
Dal lago al cantiere: il trasferimento della Velarca
Grazie al prezioso contributo della Fondation Segré, “Il Libro del FAI” (la prima edizione risale al 2001) torna in una nuova edizione aggiornata ricca di novità, approfondimenti, nuove immagini, contributi critici, testimonianze e ricordi, tra cui una breve storia della Fondazione raccontata da Giulia Maria Mozzoni Crespi, Presidente Onorario FAI. La cura dei contenuti è affidata a Lucia Borromeo Dina, Responsabile dell’Ufficio Cultura e Ricerca del FAI e si avvale della collaborazione di storici e docenti specializzati nelle singole discipline. Il volume può contare nuovamente sulla partnership con SKIRA Editore.
Esposta a Villa Necchi Campiglio “L’amante morta”, è una delle più significative opere di Arturo Martini. La scultura è stata oggetto di un lungo e delicato restauro nato da una convenzione stipulata tra il FAI e il Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatiche e Statistiche (DAIS) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Milano. Dalla metà di dicembre l’opera ritorna a Villa Necchi Campiglio dopo un importante intervento di pulitura e di recupero delle cromie originarie.
Dal 2011 la Velarca, house-boat costruita negli anni Cinquanta su progetto dello studio BBPR e ormeggiata a Ossuccio tra la sponda occidentale del lago di Como e l’isola Comacina, è diventata proprietà del FAI grazie alla donazione di Aldo e Maria Luisa Norsa. In seguito alla donazione è stata oggetto di indagini per fare esaminare il suo stato di conservazione. Verificata la necessità di un intervento straordinario sulle parti portanti, il FAI ha deciso di procedere al suo spostamento - trainando l’imbarcazione fino alla terraferma - per eseguire il restauro conservativo.
volontari
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Volontari, un progetto dedicato ai Beni
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l Progetto volontari nei Beni è attivo dalla fine del 2011 e ha l’obiettivo di garantire ai Beni del FAI il prezioso contributo delle persone che scelgono di essere parte della Fondazione condividendone la mission e i valori e donando tempo, competenze ed entusiasmo. Valeria Sessa, responsabile del progetto, ci racconta l’impegno della Fondazione nella gestione dei volontari.
Valeria Sessa Quali sono le attività per i volontari nei Beni FAI?
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Le attività proposte riguardano l’accoglienza al pubblico, il presidio del bookshop e il coinvolgimento attivo in tutto il programma didattico del Bene, dalle visite guidate ai laboratori con i più piccoli.
Come vengono coinvolti i volontari?
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Chi ha il desiderio di collaborare con noi viene invitato a partecipare a un primo incontro informativo che ha lo scopo di presentare la Fondazione e descrivere i differenti progetti di volontariato. L’obiettivo è quello di trarre il massimo dalla collaborazione reciproca, consentire alle persone di conoscere la causa per cui hanno scelto di impegnarsi e di sentirsi parte integrante del FAI. Per questo il progetto si relaziona con gli altri progetti di volontariato, come la Giornata FAI di Primavera, e con tutte le attività promosse dalle Delegazioni sul territorio.
Quali le competenze per diventare volontari?
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Non richiediamo particolari titoli di studio. Ciò che più conta è la loro motivazione e il desiderio di contribuire in prima persona alla cura dei nostri Beni. Tuttavia, quando il Bene lo richiede, come nel caso di Villa e Collezione Panza, chiediamo che i volontari siano a conoscenza della tematica con cui entreranno in relazione.
Qual è il valore dei volontari nei Beni?
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I 300 volontari oggi attivi sono una risorsa importante non solo per il loro contributo pratico nella gestione del Bene: spesso rappresentano l’immagine della Fondazione nella relazione con i visitatori, sono le prime persone con cui il pubblico entra in contatto nel momento dell’accoglienza o nel corso di eventi e visite guidate. Il loro impegno, la loro capacità di dare il benvenuto con cordialità ed entusiasmo fa la differenza e la loro scelta li rende fantastici testimoni della nostra causa, in grado di trasmettere i nostri valori, frutto del loro lavoro.
Quali sono le motivazioni che spingono le persone a diventare volontari?
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Tra i nostri volontari ci sono giovani, soprattutto studenti universitari che cercano di acquisire competenze pratiche. Partecipano poi numerose persone in pensione o in mobilità che scelgono di dedicarsi a un’attività che incontra i loro interessi, che valorizza il loro contributo e per cui possono fare la differenza.
Siamo alla ricerca di volontari per Villa e Collezione Panza e per tutte le nostre attività sul territorio di Varese. La Villa settecentesca e la sua collezione d’arte contemporanea hanno bisogno di persone che possano dedicare un po’ di tempo a questo Bene. Inoltre, fino al 2 novembre 2014, la Villa ospita la mostra dedicata a Robert Irwin e James Turrell: un motivo in più per chiedere la vostra collaborazione e garantirvi l’opportunità di vivere un’esperienza unica. Per inviare la propria candidatura scrivere a volontari@fondoambiente.it
IN RICORDO DI ANDREA, GIOVANE PER SEMPRE Caro Marco (Marco Magnifico, Vicepresidente Esecutivo FAI) due giorni dopo il Natale dello scorso anno mi chiama un signore che dice di dover fare una donazione al FAI da parte del figlio morto. Colpita dalla drammaticità, incontro la famiglia che mi racconta come Andrea, che amava il FAI e aveva 23 anni, si era da poco suicidato e aveva lasciato un testamento in cui diceva non fiori ma donazione al FAI. Quindi, timidamente mi chiedono se possiamo fare qualcosa perché rimanga un segno di Andrea nella sua città. Dico subito di sì anche prima di chiedere l’autorizzazione a voi e cerco qualcosa di piccolo che possa essere significativo. Tutto questo in grande riservatezza per molte ragioni (disperazione della famiglia, incertezza del risultato...). La Dott.ssa Paola Refice della Soprintendenza mi aiuta e trova una piccola edicola attribuita a Spinello Aretino nella Cappella Bacci all’interno della Basilica di San Francesco ad Arezzo. La Cappella è chiusa da orribili vetri, non è accessibile, ma la commovente Crocefissione mi sembra giusta e forse basteranno i 1.500/2.000 euro raccolti. Finalmente, il lavoro è finito. La Cappella Bacci viene aperta e il restauro della Crocefissione mette in risalto tutti i suoi particolari. Facciamo una piccola cerimonia con la Famiglia Cini, Sibilla della Gheradesca (Presidente FAI Toscana) e la Soprintendenza. Si pone la targa: “In memoria di Andrea Cini, giovane per sempre”. Ti abbraccio, Ilaria Marvelli (Capo Delegazione FAI di Arezzo)
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i eventi
Da non perdere Bosco di San Francesco, Assisi Sabato e domenica 7, 8, 14, 15, 21 e 22 dicembre
Fai un regalo per Natale Tre fine settimana per trascorrere una splendida giornata al Bosco di San Francesco che propone al pubblico un ciclo di visite fuori dal comune. Durante il percorso che consente di scoprire il Bene, sarà possibile lasciarsi trasportare da coinvolgenti momenti di lettura e divertenti laboratori per i bambini, degustare prodotti tipici e fare acquisti natalizi scegliendo tra produzioni artigianali di alta qualità. L’intero ricavato sarà destinato a sostenere il FAI.
Villa Necchi Campiglio, Milano Fino a lunedì 6 gennaio 2014
Villa e Collezione Panza, Varese Domenica 19 gennaio e 2 febbraio
Arte Ceramica oggi in Italia
Fai arte la domenica
Per avvicinare i visitatori all’antica arte della ceramica una mostra, curata dal noto artista e gallerista Jean Blanchaert che presenterà un’importante rassegna di ceramiche d’autore, firmate dai più famosi ceramisti-artisti italiani, con l’obiettivo di raccontare l’eccellenza che ancora oggi caratterizza questa arte. In esposizione un centinaio di opere caratterizzate da stili, lavorazioni e tradizioni culturali differenti, tutte prodotte con eccezionale maestria. Tra gli artisti presenti Alessandro Mendini e Antonia Campi.
Per i più piccoli l’arte diventa un momento di gioco, divertimento, crescita e scoperta. Ad attendere i giovanissimi visitatori è un Bene che rappresenta l’eccellenza dell’arte contemporanea in Italia e nel mondo: i bambini dai 4 ai 12 anni sono invitati a diventare artisti per un giorno e confrontarsi con luce, colore, spazio e natura, da sempre vocazioni artistiche di questo luogo straordinario.
Villa Necchi Campiglio, Milano Domenica 16 febbraio
Agru-Mi Una giornata ricca di profumi avvolgenti dedicata all’universo di aromi e sapori degli agrumi: piante, frutti, marmellate, cosmetici e raffinati decori. Una curata esposizione che inviterà i visitatori a scoprire le meraviglie di questi frutti invernali e offrirà la possibilità di fare acquisiti insoliti, scegliendo tra prodotti e manufatti di qualità. Appuntamento da non perdere con il vivaista Davide Chiaravalli che esporrà la sua straordinaria collezione di piante di agrumi e racconterà la storia e le particolarità delle diverse specie.
Villa Necchi Campiglio, Milano Sabato 1 e domenica 2 marzo
Soffio di primavera
Chi ama il verde e il mondo del giardinaggio ha già avuto modo di apprezzare questa importante mostra mercato nel corso delle due precedenti edizioni. Nel primo fine settimana di marzo, tornano i profumi e i colori che raccontano la natura nella stagione del risveglio: vivaisti, accuratamente selezionati, sorprenderanno il pubblico con un’incredibile varietà, tra le altre, di primule, piante aromatiche, piante rampicanti, camelie e mimose.
Il calendario degli eventi 2013 è realizzato con il prezioso supporto di eni che in qualità di partner principale sostiene la Fondazione in questo progetto. Rinnovano il loro contributo PIRELLI, che da molti anni sostiene la Fondazione, Cedral Tassoni, marchio storico italiano, che per il secondo anno consecutivo ha deciso di abbinare la tradizione, la storia e la naturalità del suo prodotto al FAI.
ATE SAVE THE D Giornata FAI di Primavera 2014
Sabato 22 e domenica 23 marzo Appuntamento con la ventiduesima edizione della manifestazione che è diventata un appuntamento irrinunciabile per centinaia di migliaia di italiani: l’unica che ha la capacità di coinvolgere un numero così grande di persone interessate al patrimonio artistico e naturalistico del nostro Paese. Verranno aperti, in tutte le regioni, luoghi sorprendenti normalmente chiusi al pubblico: chiese, palazzi, giardini, borghi, aree archeologiche. Visite esclusive e corsie preferenziali per gli iscritti alla Fondazione.
TI AMO, PERCIÒ TI LASCIO.
UN LASCITO AL FAI. PER L’ARTE, PER LA NATURA, PER SEMPRE. Con un lascito o una donazione al FAI, proteggi i luoghi dove passeggeranno i figli dei nostri figli.
Sì, desidero ricevere la Guida ai Lasciti e alle Donazioni (senza alcun impegno e in totale riservatezza) Cognome
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