Il notiziario del FAI n. 154

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maggio

POSTE ITALIANE SPA Sped.in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1/CN/BO.

n.

/ 2020

Giornate FAI di Primavera: insieme per l’Italia più bella Partecipa il 9 e il 10 maggio al più grande evento di piazza dedicato al patrimonio artistico e paesaggistico del nostro Paese

A Bergamo alta Palazzo Moroni il 66° Bene FAI Aperto il 9 e 10 maggio prima della chiusura per restauro

Gli obiettivi dell’ONU per uno sviluppo sostenibile Con i nostri Beni 2030

verso il traguardo del

Le Manifestazioni nei Beni FAI Fiori, mostre e giochi: gli appuntamenti da non perdere


Giustizia e amore Da settembre 2020, con la legge del 20 agosto 2019 n. 92 verrà reintrodotto nelle scuole di ogni ordine e grado l’insegnamento trasversale dell’educazione civica. Se mi trovassi in una scuola e dovessi aprire un corso direi quanto segue sulla liberal-democrazia, sulla morale e sul loro intreccio. Sulla liberal-democrazia. Come rinunciare alle libertà civili fondate dagli antichi sopra gli eterni odî tribali, unite alle libertà individuali dei moderni, che Benjiamin Constant ha teorizzato nel 1819, solamente due secoli fa (La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni, Einaudi)? Già Thomas Jefferson aveva limitato l’ingerenza dello Stato, riservando agli individui una sfera privata di scelta, libera dalla supervisione statale, nella quale il singolo cercava la felicità a modo suo, gettando così le basi di quella libertà dei moderni che tutela anche le scelte sbagliate dei singoli purché non vadano a danno di altri. Come perdere la divisione dei poteri esecutivo, deliberativo e giudiziario, che soltanto distinti possono agire autonomamente e bene, se si vuole evitare un potere troppo concentrato? Come rinunciare alle giustizie sociali sperimentate dal liberalismo di sinistra, dalla socialdemocrazia e dal cattolicesimo progressista? Come perdere l’accordo che riequilibria di volta in volta la libertà con la giustizia, visto che se domina la prima la seconda soccombe e viceversa (la contraddizione insospettata fra diversi beni è balzata agli occhi soprattutto nel ’900, analizzata a fondo da Isaiah Berlin)? Come perdere lo spirito che riconnette un tutto contrassegnato dalle diversità entro un contesto riconoscibile, per esempio smarrendo le culture classica, cristiana, rinascimentale, illuministica, romantica ed europea, che hanno determinato una successione irripetibile di civiltà tra loro storicamente congiunte? Come smarrire i poteri e i contropoteri che si bilanciano tra loro, alcuni opportunamente privi dell’investitura popolare diretta, come le corti giudiziarie, la corte costituzionale, le autorità indipendenti e le università: corpi autonomi, alcuni dei quali costituzionalmente garantiti, scelti tramite competizioni aperte in base a competenza ed esperienza? Come perdere il pluralismo del potere pubblico che riconosce anche il potere della conoscenza e del giudizio imparziale? Infine, come smarrire il contributo sussidiario dei singoli e della società civile organizzata offerto a uno Stato che deve fare ciò che più importa ma non l’opprimente e impossibile tutto? Soltanto questa plurale apertura si erge a impedire la tirannide dei singoli e anche quella delle maggioranze: un pericolo segnalato nel 1788 da James Madison in America, nel 1835 da Alexis de Tocqueville in Francia e nel 1859 da John Stuart Mill in Inghilterra. Questi pensatori e uomini politici, le cui idee hanno fondato le liberal-democrazie americana, inglese e francese, si sono preoccupati di equilibrare i poteri dello Stato e di evitare che la maggioranza, sia popolare che parlamentare, potesse imporre alla società le proprie idee e le proprie pratiche, garantendo così i dissenzienti e i diritti dei singoli nei confronti dell’opinione e dei sentimenti prevalenti in un determinato momento (S. Cassese, “Corriere della Sera”, 11.10.2018).

Andrea Carandini PRESIDENTE FAI

INDICE

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Giornate FAI di Primavera

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Palazzo Moroni A Bergamo il 66° Bene FAI

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Ambiente I Beni FAI per uno sviluppo sostenibile

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L’arte: una vera gioia! Novità nel progetto Apprendisti Ciceroni

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Custode della bellezza Una storia di passione e orgoglio

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Ultime notizie dal mondo FAI

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La variante di Tremezzina

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Intervista a Massimo Gaudina L’evoluzione delle politiche comunitarie

(prosegue a pagina 15)

Periodico del FAI Sede legale: La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 - 20135 Milano Direzione e uffici La Cavallerizza, via Carlo Foldi, 2 20135 Milano tel. 02467615.1 Registrazione del Tribunale di Milano del 9.8.1980 n. 314

editoriale

Direttore responsabile Maurizio Vento Direttore editoriale Marco Magnifico Coordinamento editoriale Isabella Dôthel Progetto grafico Studio Pitis

Lavorazione grafica Carlo Dante In copertina Palazzo Moroni. Foto arenaimmagini.it Stampa a cura di Data Mec S.r.l. Hanno collaborato Daria Ballarin, Ilaria Borletti Buitoni, Daniele Meregalli, Angela Vettese

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Foto arenaimmagini.it Š FAI

— La Sala della Gerusalemme

Liberata con le consolles decorate con mosaici provenienti da Villa Adriana di Tivoli

Palazzo Moroni Un accordo tra il FAI e la Fondazione Moroni per il restauro, la valorizzazione e la gestione del gioiello nascosto di Bergamo: una dimora simbolo, una collezione di rilevanza internazionale e un giardino ortaglia che occupa un decimo della CittĂ Alta i beni del fai

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Foto © Fondazione Museo di Palazzo Moroni

Foto arenaimmagini.it © FAI

Nel marzo 2009 il Conte Antonio Moroni, a pochi giorni dalla sua scomparsa con un atto di civile attenzione per il patrimonio storico e culturale della sua città, decideva di conferire l’amato Palazzo di Via Porta Dipinta 12 – insieme al giardino, alle collezioni e alle sue pertinenze – alla Fondazione Museo di Palazzo Moroni con l’auspicio che questo storico edificio lombardo, da secoli dimora della sua famiglia, potesse essere destinato alla collettività. Lo scorso dicembre, a dieci anni di distanza, il FAI e la Fondazione Museo di Palazzo Moroni hanno consolidato quella volontà per decisione della figlia Lucretia Moroni e del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Moroni da lei presieduto, e hanno firmato un innovativo e articolato accordo che affida il Bene al FAI, i beni del fai

— In alto, la Sala

Palazzo Moroni, Bergamo

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dell’Età dell’oro in cui sono esposti i preziosi ritratti di Giovanni Battista Moroni. Sopra Il Cavaliere in rosa, gioiello, assieme al Ritratto di Isotta Brembati, della quadreria del palazzo, 66° Bene FAI


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— Uno degli ambienti affrescati dal pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli chiamato a palazzo nel 1649

per rendere fruibile a un pubblico sempre più vasto uno dei più importanti e rappresentativi edifici della città. UNO SCRIGNO RICCO DI SORPRESE

La storia del palazzo ha inizio negli anni Trenta del Seicento quando Francesco Moroni promuove la costruzione del complesso di via Porta Dipinta per sottolineare le proprie fortune con un grande edificio in città. I lavori proseguono per circa trent’anni e si concludono nel 1666. Ancora oggi Palazzo Moroni mantiene l’impianto complessivo originario, nonostante le modifiche di inizio Ottocento, attestate dai documenti del prezioso archivio raccolto nel palazzo e oggetto di tutela e studio da parte della Fondazione Museo di Palazzo Moroni. Varcato l’ingresso si accede alla corte interna conclusa da una nicchia-ninfeo in cui è inserita la statua monumentale di Nettuno, attribuita a Lorenzo Redi. Sulla destra si apre l’imponente Scalone d’onore da cui si accede al piano nobile che conserva arredi, decorazioni e la ricca collezione d’arte. Alle sale e ai saloni affrescati dal cremasco Gian Giacomo Barbelli si alternano gli ambienti ottocenteschi, decorati dalla bottega dei Salvatoni con pitture che riproducono stucchi a trompe-l’oeil e fantasiosi soggetti tratti dal mondo classico ed esotico. Nell’appartamento è inoltre distribuita la collezione di arredi e ceramiche, tra cui ricordiamo le preziose consolles settecentesche della Sala della Gerusalemme liberata, con piani a mosaico d’età romana provenienti da Villa Adriana a Tivoli, e il gruppo di porcellane policrome a motivi floreali firmate da Jacques Petit della Sala Gialla. Di notevole importanza è la quadreria costituita a partire da un nucleo di dipinti del Cinquecento lombardo, che raccoglie testimonianze dell’età barocca e di pittura dell’Ottocento. Nella Sala dell’Età dell’oro infatti è possibile ammirare i due capolavori della collezione, Il Cavaliere in rosa e il Ritratto di Isotta Brembati, di Giovanni Battista Moroni, con il quale la famiglia non vanta legami di parentela, nonostante l’omonimia. Eccezionali per la preziosità cromatica, la resa tattile delle vesti e degli ornamenti e la profondità dell’indagine psicologica, i due ritratti, per la loro importanza storico-artistica, sono stati spesso richiesti per mostre nazionali e i beni del fai

UN BENE COMUNE: IL SOGNO DEL CONTE MORONI PER LA CITTÀ Non si può parlare della storia della famiglia Moroni senza parlare del suo Palazzo e dei suoi Giardini, progettati da loro stessi, all’epoca architetti e impresari. Il palazzo racchiude e racconta oltre 300 anni di storia che inevitabilmente si intreccia con la storia della Città di Bergamo, e giunge a noi completo di molti arredi e della preziosa collezione d’arte formatasi nel tempo; testimonianza dell’interessante storia di una famiglia nobile che si tramanda nei secoli. Un importante patrimonio che deve essere salvaguardato e valorizzato al massimo delle possibilità, anche per la stessa città e il territorio circostante. Per perseguire queste finalità, mio padre, il Conte Antonio Moroni creò la Fondazione museo di Palazzo Moroni. Il suo sogno, già allora, era di poter lavorare con il supporto del FAI, che abbiamo sempre appoggiato dalla sua nascita con entusiasmo e fiducia. Ora che ciò si avvera, potremo garantire alla dimora, oltre ai necessari interventi di restauro, la possibilità di renderla fruibile a un pubblico sempre più vasto. Sono molto contenta che si sia portato a termine questo nuovo tipo di collaborazione, un grande passo, unico in un certo senso anche nella stessa storia del FAI, un accordo tra Fondazioni innovativo che mi auguro possa rappresentare un esempio virtuoso anche per altre realtà culturali. Lucretia Moroni PRESIDENTE FONDAZIONE MUSEO DI PALAZZO MORONI

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Foto arenaimmagini.it © FAI

— Le mura della Rocca civica viste dall’ortaglia

internazionali: l’ultima volta nel 2019 per un’esposizione alla Frick Collection di New York. Ma le sorprese non si esauriscono dentro le mura del Palazzo. Infatti, percorrendo il ballatoio che al primo piano costeggia la corte interna, è possible accedere al giardino all’italiana articolato in diversi terrazzamenti e all’ortaglia, circa due ettari di suggestivo, insolito e intatto brano di campagna lombarda con vigne e terrazze a frutteto, che occupa un decimo di Bergamo alta, da cui lo sguardo spazia fino raggiungere le Alpi Orobie. IL 9 E 10 MAGGIO UN’OCCASIONE DA NON PERDERE

Foto arenaimmagini.it © FAI

Il Palazzo sarà aperto in via eccezionale durante le Giornate FAI di Primavera 2020 prima della chiusura per il restauro e l’adeguamento funzionale delle strutture e del giardino al fine di garantire gli stessi standard qualitativi di tutti i Beni del FAI. Per la riapertura al pubblico del 66° Bene FAI vi diamo appuntamento a primavera 2021!

SECONDO LA MIGLIORE TRADIZIONE ITALIANA Erano gli anni ‘80 e mentre noi, amici della figlia Lucretia, danzavamo inconsapevolmente (come sul Titanic) in costume carnevalesco nei saloni del suo palazzo di Bergamo, il conte Antonio Moroni, segaligno e severo gentiluomo ben conscio che i tempi eran cambiati per sempre, meditava il grande gesto; da lì a qualche anno, per il bene dell’onore familiare e della collettività, conferì infatti a una Fondazione da lui creata il palazzo di famiglia, con il giardino, la stupefacente ortaglia (un decimo dell’intera Bergamo alta!) e gli arredi preziosi, così privando se stesso e i discendenti di una proprietà prestigiosa e di incalcolabile valore. Un gesto nobile reso financo ardito dalla non floridissima situazione economica familiare; le due figlie (la maggiore morirà giovane poco dopo, mentre Lucretia intraprenderà una grande carriera di decoratrice/artista e fotografa) acconsentirono ignare, però, che una Fondazione senza una rendita annuale assicurata, sarebbe prima o poi divenuta un nuovo grande problema. Lucretia, figlia di suo padre in quanto a chiarezza di visione e lucidità di intenti, ha portato a compimento qualche mese fa l’opera paterna proponendo al FAI di «assorbire» la Fondazione di famiglia della quale, morto il papà, era diventata Presidente. Abbiamo deciso di tentare un’ardua strada che, grazie a un’ottima squadra legale, garantisse alla Fondazione Moroni di continuare a esistere pur attribuendo al FAI la piena responsabilità della tutela e della gestione e, secondo una formula innovativa, il possesso. La scelta di Antonio Moroni, nobile come quelle di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, di Pasino Bagatti Valsecchi e di Antonio e Marieda Boschi di Stefano (solo per citare tre illustri esempi della mia città ma potrei naturalmente fare tra gli altri i nomi Panza di Biumo, Olcese, Doria Pamphili, De Rege o Castelbarco per ciò che riguarda la storia di famiglie che hanno scelto il FAI) fa parte della storia più civile del nostro Paese dove ancora c’è chi ritiene che un gesto a favore della collettività sia un punto d’onore per il proprio nome e quello della propria famiglia; e come tale ha dunque diritto di essere affidato al futuro e raccontato esattamente come le opere d’arte e di architettura oggetto di tanto dono. Nel segno della migliore tradizione italiana. Marco Magnifico VICEPRESIDENTE ESECUTIVO FAI

— Veduta della corte interna e del primo terrazzamento del giardino all’italiana

i beni del fai

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AMBIENTE

I Beni del FAI per uno sviluppo sostenibile

ACQUA PULITA E IGIENE Il Goal 6 è dedicato al problema della disponibilità e della gestione sostenibile dell’acqua: nel mondo 844 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 2,3 miliardi non hanno servizi igienici di base. Anche in Italia ci troviamo di fronte sempre più a situazioni locali in cui l’acqua a disposizione non è sufficiente a soddisfare la domanda complessiva. Per queste ragioni l’impegno del FAI sulla sostenibilità dei propri Beni passa anche dalla gestione della risorsa idrica, attraverso l’impiego di acqua piovana e dell’acqua di prima falda, oppure attraverso sistemi tecnologici che riutilizzano le acque reflue. A questo proposito a Villa e Collezione Panza a Varese troviamo un esempio di questo approccio virtuoso alla gestione dell’acqua che risale alla metà del ’700 quando il marchese Paolo Antonio Menafoglio promosse un progetto di ricostruzione della Villa che includeva la realizzazione, poco distante dall’edificio sul colle di Biumo, di un «vascone» per raccogliere l’acqua piovana dagli edifici e dai terreni circostanti. Questa cisterna seminterrata, recuperata dal

Cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, scarsità d’acqua: sono davvero tante le questioni ambientali critiche. L’ONU ha lanciato l’Agenda 2030, un vasto e ambizioso programma che si basa su 17 obiettivi di sviluppo sostenibile o SDG (Sustainable Development Goals) a valenza ambientale, sociale ed economica. Un approccio integrato che impegna tutti: stati, aziende, enti e cittadini. Anche il FAI da tempo sta facendo la sua parte grazie al progetto Beni Sostenibili, con obiettivi sfidanti di efficientamento energetico (Goal 13: -20% di emissioni di CO2), di riduzione della sua impronta idrica (Goal 6: -20% dei consumi di acqua potabile), di tutela diretta di biodiversità e suolo (Goal 15). Vediamone qui alcuni esempi!

Foto Guido Valdata © FAI

AGIRE PER IL CLIMA…

sostenibilità

Il Goal 13 chiede ai paesi di dotarsi di misure di protezione del clima nelle loro politiche nazionali e di lavorare insieme per rispondere alle sfide sempre più pressanti del cambiamento climatico. In quest’ottica il FAI si sta impegnando a ridurre le proprie emissioni di CO2 del 20% entro il 2030. A Villa Necchi Campiglio, ad esempio, la tecnologia consente un notevole risparmio energetico. Nel 2004 in occasione dei lavori di restauro la caldaia a gasolio è stata infatti sostituita da una caldaia a condensazione e da una pompa di calore geotermica. Questo tipo di impianto consente di sfruttare la temperatura del sottosuolo che a 5-10 metri rimane costante tutto l’anno ed è pari a circa 10 - 16° C. Questo sistema si serve inoltre dell’acqua di prima falda, risorsa rinnovabile, che viene prelevata da un pozzo profondo 60 metri e restituita tramite un altro pozzo a un livello più alto, circa 40 m, non rischiando contaminazioni della falda di acqua potabile. L’acqua viene quindi utilizzata dall’impianto e reimmessa nella falda. Tra gli altri interventi sono state sostituite oltre 1.200 lampadine a incandescenza con lampadine a tecnologia LED in tutti i Beni del FAI.

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LAGHETTO Riserva idrica uso irriguo

ACQUA Proveniente dal vascone

VILLA PANZA POZZO Aqua di prima falda

VASCONE FAI, è costituita da un enorme e suggestivo spazio quadrangolare diviso in 4 navate per 6 campate e scandito da 15 colonne in mattoni a vista, capace di raccogliere ben 1 milione di litri. Tramite un’apposita rete di tubazioni l’acqua raggiunge il parco della villa e alimenta le tre fontane. Nell’Ottocento il parco fu ulteriormente modificato nel suo impianto

e fu realizzato un piccolo lago nel terzo parterre, alimentato dall’acqua in eccesso delle fontane e dall’acqua piovana proveniente dal vascone. Il laghetto e la cisterna costituiscono ancora oggi una riserva idrica consistente che viene utilizzata per irrigare il grande parco insieme al profondo pozzo artesiano scavato all’interno del giardino intorno al 1960.

LA VITA SULLA TERRA

Foto Valerio Di Bussolo © FAI

L’obiettivo 15 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite promuove azioni per fronteggiare la perdita di diversità biologica, purtroppo in netto peggioramento, dato che sono minacciate di estinzione un milione di specie viventi, degli otto esistenti sul nostro Pianeta. Tra queste preoccupa il declino di diverse popolazioni di insetti soprattutto tra le specie impollinatrici, così importanti per gran parte del nostro cibo. Una delle cause principali è l’aumento della impermeabilizzazione del suolo che cresce in Italia al ritmo di 30 ettari al giorno, pari a 40 campi da calcio. Il FAI supporta questo obiettivo con una tutela diretta di circa 700 ettari di territorio ad alto valore paesaggistico, in cui sono presenti ambienti naturali tra loro molto diversi con le loro tipiche presenze di flora e fauna, dai pascoli alpini al bosco di San Francesco, dall’agricoltura di qualità alla riserva biogenetica della Sila, alla macchia mediterranea della Baia di Ieranto in Provincia di Napoli, dove ad esempio c’è una ricca presenza di avifauna tra cui il gabbiano corso, una delle specie di gabbiano più rare al mondo inserita nella lista rossa delle specie in pericolo.

sostenibilità

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L’arte: una vera gioia! Apprendisti Ciceroni: dalla voce dei protagonisti un progetto formativo tra innovazione, condivisione ed esperienza sul campo Le occasioni in cui gli Apprendisti Ciceroni entrano in azione sono solo la fase finale di un lungo percorso di formazione, strutturato in lezioni in classe, approfondimenti con docenti e individuali e sopralluoghi nei luoghi aperti con esperti. Dal 2019 la formazione degli Apprendisti Ciceroni si è arricchita ancora di più grazie all’importante sostegno di Fondazione Deutsche Bank Italia, da sempre vicina alle nuove generazioni grazie anche al programma globale di formazione Born to Be, volto a sostenere il talento e le aspirazioni dei giovani, stimolare la loro motivazione e favorire il loro inserimento nel mondo del lavoro. Dal mese di ottobre 2019, infatti, è stato messo online un nuovo strumento per la formazione dei ragazzi. Si tratta di una classe virtuale interattiva che ha permesso agli aspiranti Apprendisti Ciceroni di tutta Italia di entrare in una vera e propria community nazionale di coetanei che hanno in comune lo stesso obiettivo: imparare a raccontare e restituire a persone di tutte le età la bellezza dello straordinario patrimonio d’arte e di natura italiano.

Fra le varie esperienze che il FAI e la mia scuola mi hanno fatto vivere, la più bella è stata quella di Apprendista Cicerone FAI. È stato bellissimo fare da «Cicerone» per un giorno. Poter descrivere ad altre persone, e in particolare ai miei coetanei, nei minimi dettagli una scultura antica presente in una chiesa della mia città. È stato entusiasmante! Mi sono emozionato perché dovevo saper trasmettere «la bellezza dell’arte» non solo con le parole, ma anche con il cuore. Spero di esserci riuscito, per me è stata una grande sfida riuscire a raccontare superando tutte le difficoltà. Questo potrebbe essere un lavoro che mi piacerebbe davvero fare nella vita. Un grazie particolare alle mie professoresse per aver creduto in me e valorizzato le mie abilità; e un grazie al FAI per questa grande opportunità di crescita e formazione! Marco Tesoro, 5 a Liceo Artistico Colasanto, Andria

Quella mattina si gelava! Ma presentare un luogo così importante, come la chiesa San Domenico quasi sempre chiusa al pubblico è stata un’esperienza unica e irripetibile per me e per le mie compagne. La passione ci ha aiutate a vincere il freddo! Antonella Leonetti 4 aA IISS tecnico per il turismo Lotti - Umberto I, Andria

Mi chiamo Corrado ho 12 anni, sono un Apprendista Cicerone. Amo l’arte ma non abbastanza come mia madre. Il problema è proprio questo: è un insegnante di arte. Lei organizza e forma gli Apprendisti Ciceroni da tanti anni nella scuola che frequento. Io quel sabato non ci volevo proprio andare. Avrei sicuramente preferito stare con i miei amici. E invece no, mia madre insistette: «Vedrai ci saranno tanti amici tuoi e ne conoscerai altri ancora, sarà bello, ti divertirai». Tanto fece e tanto disse che alla fine mi tirò fuori l’idea di diventare un Apprendista Cicerone. Mi preparai con cura, all’inizio ero molto spaventato e poi alla fine mi sono rassicurato e quando hanno cominciato ad arrivare i visitatori sono partito come un treno. Facevo da guida in una chiesa ortodossa nella mia città a Barletta, un vero gioiello e spiegavo l’immagine dell’icona di San Giovanni, che poi è il mio secondo nome. Come mi faceva piacere mostrarmi alla gente e spiegare loro ciò che mi piaceva tanto! A conclusione delle giornate insieme agli altri Apprendisti Ciceroni siamo andati a cena insieme e ci siamo divertiti tantissimo, eravamo stanchi ma felici. Adesso sono sicuro: sono un Apprendista Cicerone e l’arte è una vera gioia! Corrado Grieco 2aB, I.C. D’azeglio - De Nittis, Barletta

Avevo 19/20 anni quando Giulia Maria Crespi mi propose come consigliere della sezione milanese di Italia Nostra; accettai e fui accettato, e mi fu subito assegnato (studiavo storia dell’arte) il compito di guida culturale per le numerose gite e viaggi culturali per i soci. La prima gita fu alla Certosa di Pavia con un torpedone di anziane signore un po’ sciancate (avranno avuto l’età che ho io oggi ma mi sembravano vecchissime) ma agguerrite come valchirie, docili all’apparenza come miti prozie, ma pronte a uncinarmi come arpie alla prima incertezza. «Professore (sic!) ma l’Amadeo (il grande scultore che lavorò alla facciata), non ricordo bene, era nato a Pavia o a Milano?» – imparai subito l’arte di rispondere senza rispondere – «Be’ certamente durante il cantiere della Certosa abitò a Pavia». Mi guardavano fisso quando ero tonico e vivace, si distraevano in fretta se andavo lungo; imparai a «bucare lo schermo» alternando notizie storiche ad aneddoti lievi e finanche salaci, modulando il tono della voce a seconda del tema, alternando il racconto a pause anche lunghe; imparai che per raccontare 10 dovevo sapere 15 e che durante il discorso è utile dire qualche sciocchezza che faccia ridere perché serve a riprendere l’attenzione; imparai i tempi... Imparai, insomma, a parlare in pubblico. Fu una palestra di straordinaria utilità per il mio futuro. Marco Magnifico VICEPRESIDENTE ESECUTIVO FAI

apprendisti ciceroni

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La testimonianza di chi ha scelto di prendersi cura della bellezza insieme a noi: una storia di passione e orgoglio «Questa è una mia piccola storia, che voglio raccontare a tutti Voi del FAI per ringraziarvi di avermi dato la possibilità di godere di un’esperienza davvero gioiosa. Anni fa, ricevendo il vostro notiziario, sono stata attratta dalla foto di copertina: sullo sfondo dell’azzurro di un angolo di mare a me allora sconosciuto c’era Diana, una bella e dolce femmina di bracco, che si godeva il sole sdraiata accanto al muro di una casa forse colonica. È così che, leggendo, ho conosciuto la Baia di Ieranto: quel tratto di mare e di costa, con lo sfondo dei Faraglioni di Capri, si è svelato nella sua bellezza.... e le Sirene mi hanno “catturata”. Avevo già visitato molti dei Beni del FAI, rimanendone affascinata. Ma questa baia, avvilita e deturpata dal suo passato di sfruttamento industriale, mi è entrata diretta nel cuore, e il pensiero di contribuire a restituirle la sua dignità e bellezza è sgorgato immediato. Mi sembrava quasi che, con Diana, mi dicesse “Vuoi aiutarmi anche tu? Ho bisogno di tante persone che si prendano cura di me!” Ieranto è diventata così la mia “figlioccia” mentre io, con la sua adozione, diventavo ufficialmente e con un certo orgoglio una “Custode della sua Bellezza”: una gioia!

Emma Manzoni

Foto Valerio Di Bussolo © FAI

Incantata dalle sirene

Da quel primo incontro virtuale sono passati 10 anni. Finalmente, lo scorso settembre sono riuscita a realizzare il desiderio di andare a conoscere davvero la mia baia, con una certa apprensione per il percorso da affrontare (tutt’altro che facile, dato i miei 70 anni e qualche acciacco che li accompagna...!). Ma la ricompensa per la fatica fatta è stata davvero grandissima. All’arrivo alla casa colonica, ho avuto la dolcissima sorpresa di vedere la mia Diana che si scaldava al sole: un po’ vecchietta, un po’ “incanutita” e acciaccata (come me!), ma così dolce e affettuosa! Ci siamo scambiate molte coccole, abbiamo condiviso il mio panino e un formaggino, proprio come due vecchie amiche che finalmente potevano stare un po’ insieme. È stato un momento di una tenerezza totale! E cosa dire della schietta gentilezza e ospitalità di Salvatore, con il suo caffè speciale e il bicchierino di mirto offerto per “addolcire” la fatica della risalita, e di Giuseppe, così bravo e competente e premuroso, attento a ogni mio passo nell’erta conquista della Torre!! E infine l’ultima discesa fino al mare, il bagno nella baia, e la sensazione di completo benessere nel lasciarmi abbracciare da quell’acqua limpida, fresca, ristoratrice. Ero proprio arrivata! Dunque, ecco il mio “Grazie!”. Grazie, di cuore, a tutti Voi del FAI, per tutto quello che fate per proteggere, curare, riportare alla bellezza tanti luoghi incredibili, perché possano essere conosciuti, condivisi e rimanere nel cuore e nella mente, visitandoli, di chi vuol bene alla natura, alla storia e ai tesori d’arte di questa nostra Italia, così spesso trascurata o dimenticata!

— Baia di Ieranto

ADOTTA UN BENE FAI E DIVENTA ANCHE TU CUSTODE DELLA BELLEZZA Proteggi ogni giorno luoghi meravigliosi con il sostegno continuativo. Con un contributo di 15 euro mensili adotterai un Bene del FAI e potrai seguire, passo passo, gli interventi che lo proteggono dallo scorrere del tempo, rendendolo anno dopo anno più bello. Per ringraziarti del tuo gesto riceverai tanti vantaggi:

custode dell a bellezza

• La tessera FAI Iscritto Speciale con tante opportunità riservate; • Free pass per te e altre 2 persone per scoprire con i tuoi cari il luogo di cui ti prenderai cura; • Resoconto dei lavori: riceverai a casa un resoconto annuale degli interventi di manutenzione effettuati nel Bene.

dichiarazione dei redditi! Puoi infatti dedurre l’importo della tua donazione nella dichiarazione dei redditi, ai sensi dell’art. 14 del D.L.n.35/05. Per maggiori informazioni l’ufficio Middle e Major Donors è a disposizione al numero 02.467615241/212 o all’indirizzo mail adozioni@fondoambiente.it

Ricordati del tuo generoso gesto anche in occasione della

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Ultime notizie dal mondo FAI Foto Erica Gasparini © FAI

Aperture al pubblico, nuove collaborazioni, sinergie internazionali e tutela del paesaggio, il nostro impegno quotidiano di garza, nei corridoi oppressivi e pieni di senso di pericolo, controllo e urgenza, nel dilatare la luce oltre ogni tollerabilità, ha raccontato i dubbi che ogni coscienza deve attraversare; e poi Dan Flavin, che ha cambiato con un semplice tubo al neon il colore dell’aria, il nostro elemento cardine, inducendoci a respirare un rosso-sangue, un violento ultravioletto, un azzurro pacato: come appunto a fare entrare nei polmoni stati d’animo e intere vicende umane; infine James Turrell, che ha evidenziato un quadrato di cielo ricordandosi ricordandoci che è il cielo, appunto, la fonte dei colori, ma li regala solo a chi lo guardi senza mai darlo per scontato. UN AUTORITRATTO MENTALE

— Martin Puryear, Desire, 1981 - Villa Panza (VA), Scuderia Grande

Panza, un’idea assoluta Dal 21 febbraio, con il sostegno di JTI (Japan Tobacco International), riapre Villa Panza. A vent’anni dalla donazione un’occasione unica per scoprire la collezione al completo, integralmente allestita nei suggestivi spazi della Villa: il frutto della ricerca e della visione di Giuseppe Panza di Biumo e dell’opera del FAI che ne ha raccolto l’eredità. Di seguito un prezioso contributo di Angela Vettese, docente, curatrice e storica dell’arte. «Ci sono molti modi di essere un collezionista d’arte contemporanea: l’eclettico che compra ciò che lo attira, senza dogmi. Qualcuno diventa maniacale nel seguire certi artisti o le tendenze subentranti. Altri fanno della loro collezione un autoritratto mentale, un modo di descrivere la propria stessa maturazione umana. Questa terza è stata la strada seguita da Giuseppe Panza di Biumo e da sua moglie Pupa. Se gli esordi erano stati vicini al mito dell’America e dunque anche dell’arte pop, legata al mondo del consumo e ai cambiamenti che questo imponeva all’etica collettiva, pian piano fu l’America stessa a indicar loro un orizzonte che rifiutava i beni materiali per sostituirli con il pensiero. Fu il pensiero, e con esso i fenomeni percettivi che lo influenzano, a portarli verso artisti che raccontavano tempeste interiori: citiamo almeno Bruce Nauman, che nei suoi muri news

La strada indicata da Panza è molto più articolata di così, ma è precisa. Per chi percorra oggi le stanze della Villa Menafoglio Litta Panza, il posto dove la collezione del conte ha trovato sviluppo e rifugio, donata al FAI nel 1996 e diventata uno dei luoghi di maggiore prestigio per l’arte contemporanea in Italia, si trova a fronteggiare opere molto diverse tra loro per tecnica, provenienza dell’autore, riferimenti culturali. Dalla finestra di Robert Irwin, che testimonia i mutamenti delle stagioni, si passa alle superfici luminescenti di David Simpson, ai monocromi di Phil Sims in cui ogni colore è specifico e irripetibile, fino ai volumi di Ettore Spalletti e di Meg Webster che, in maniere diverse, parlano di soffi solidificati e della magia della natura. In questi e nei molti altri autori che si avvicendano nella visita, il cammino è quello della ricerca spirituale comunque la si voglia intendere, all’interno o al di fuori da una religione specifica. Opera dopo opera, capiamo che al collezionista di Varese sono finiti per interessare solo i perché della vita. I come, i quanto, i dove, avevano attratto la sua curiosità giovanile ma sono stati presto abbandonati. Non tutti hanno capito il suo iter, sapendo che la notorietà e il valore commerciale di ciò che andava acquisendo era disuguale. Ma la logica c’era, e per questo ora è facile capire cosa si può fare entrare alla Villa per tenerla vivace attraverso un’attività espositiva: tutto quello che porta a uno sguardo profondo, che non tema di concentrarsi su un cilindro di blu, su un buco nello spazio, su un dubbio della percezione, su una domanda senza risposta immediata. Alla ricerca della strada per continuare a pensare che l’arte visiva abbia una sua ragion d’essere, non come ambito speculativo ma come un dito puntato verso un probabile, possibile, auspicabile senso interno alla vita». A Villa Panza dal 21 febbraio Un’idea assoluta. Giuseppe Panza di Biumo, la ricerca, la collezione. 12


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Giustizia e amore

PRONTI A VOTARE I VOSTRI LUOGHI? A tarda primavera partirà la decima edizione de «I Luoghi del Cuore», il censimento dei luoghi da non dimenticare, in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Centinaia di luoghi hanno trovato nuova vita e partecipare è un modo per proteggere i beni che ami: preparati a votare!

A PARMA CITTÀ DELLA CULTURA 2020 IL XXIV CONVEGNO NAZIONALE DEI DELEGATI E VOLONTARI FAI Ogni italiano è e deve sentirsi comproprietario del Paese, e comportarsi di conseguenza. Da questo assunto è partita la riflessione che ha guidato il convegno di febbraio che ha visto un Teatro Regio gremito di delegati FAI provenienti da tutta Italia. Terre di nessuno o della sovranità negata, questo il tema della sessione plenaria. C’è infatti una parte dell’Italia che è «terra di nessuno». Il 60% del territorio nazionale, dalle Alpi agli Appennini, isole comprese, è come una seconda Italia: sconosciuta, abbandonata, isolata. È l’Italia delle aree interne e delle terre alte, dove la vita è più difficile e lo Stato è più lontano, che si spopola da quasi un secolo e che sempre più si impoverisce e si degrada nei paesaggi e nelle comunità. Resistono in pochi, cittadini isolati, spesso eroici, custodi di un eccezionale capitale di cultura, natura e umanità che la Repubblica cioè tutti gli italiani - non tutela e non valorizza abbastanza, e che poco conosce. Eppure, se ogni cittadino avesse coscienza del proprio scampolo di sovranità sul Paese in cui vive, e facesse valere questa coscienza nelle forme di una partecipazione, le «terre di nessuno» tornerebbero a essere «patrimonio di tutti»: da scoprire e frequentare, da curare e tornare ad abitare.

Sulla morale. L’odio sorge forse solo dall’odio stesso? No, perché l’amore è una forza che unisce ma anche che divide, perché fa sentire il respinto meno amato. L’amore comporta fatalmente la scelta, non può essere sparso universalmente come la giustizia, perché mira a una preferenza e quindi viene sperimentato anche come rifiuto. D’altra parte, un amore che non facesse distinzioni non sarebbe amore per un altro umano nella sua particolarità. Ecco perché non si può costruire bene una società, una comunità e una famiglia con il solo amore. Infatti ogni volta che l’amore insorge genera anche il suo contrario: conflitto e odio. Insomma, l’amore è parziale e la giustizia è imparziale; l’amore è particolare e la giustizia è universale… Grande parte della vita morale è generata dalla tensione tra questi due beni che seguono però opposti principi: la scelta parziale e l’imparzialità. Per costruire un qualcosa che sia umano serve dunque l’amore ma anche la giustizia. L’amore senza giustizia è iniquo – o almeno tale pare ai non amati – e la giustizia senza amore manca di compassione (J. Sacks, Non nel nome di Dio, Giuntina). Su entrambe. A guardar bene, sono questi i principi morali che reggono ogni liberal-democrazia. In essa l’eguaglianza rappresenta l’allargamento orizzontale, la liberà invece lo slancio verticale. La democrazia fa perno sull’integrazione sociale, mentre il liberalismo valorizza l’individuo che emerge e innova (G. Sartori, La democrazia. Cosa è, Rizzoli). Queste due componenti, pur essendo antitetiche, sono fondamentali, anche per la nostra Costituzione. Infatti la libertà è legata alla scelta e allo slancio verticale, alle scelte parziali della vita ed è quindi legata strettamente nell’etica all’amore; infatti un amore rivolto a tutti si trasforma in giustizia. L’uguaglianza è legata all’allargamento orizzontale che include tutti e non esclude alcuno, ed è quindi legata strettamente alla giustizia. Mi paiono questi i due piloni che sorreggono l’arco della civiltà occidentale. Bisogna tornare a conoscerli e a difenderli tornando a quanto è oggi poco di moda: la saggezza. Per il FAI la libertà e l’amore portano ai «luoghi speciali» e ai loro circondari, l’uguaglianza e la giustizia agli «ambienti/ paesaggi speciali»: come le aree interne e montuose del Paese, che dopo l’abbandono hanno bisogno di attenzione e cura. Andrea Carandini PRESIDENTE FAI

Foto © Fondazione Teatro Regio di Parma

RAI E FAI INSIEME PER IL PATRIMONIO ITALIANO Anche per quest’anno Rai conferma l’impegno del Servizio Pubblico radiotelevisivo alla cura e tutela del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico italiano; i programmi e le testate Rai raccontano tutto l’anno le meraviglie del nostro Paese e sensibilizzano il pubblico anche attraverso campagne sociali. Rai è Main Media Partner del FAI e supporta in particolare le grandi campagne come Giornate FAI di Primavera e di Autunno, anche attraverso la collaborazione di Rai Responsabilità Sociale, il censimento de I luoghi del Cuore, le Sere FAI d’Estate e Mattinate FAI per le Scuole.

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«Quel ramo del lago di Como...» Infrastrutture e tutela del paesaggio: la variante della Tremezzina Foto Monica Bertini © FAI

Il Lago di Como ha nella sua struggente bellezza attirato l’attenzione in passato di scrittori, poeti e pittori e, in tempi più recenti, di molti visitatori conquistati anche dalla pacificante dolcezza delle sue sponde. Proprio questo aumento, al quale si deve anche un positivo impatto sull’economia di tutto quel territorio lacuale, ha reso necessaria una nuova pianificazione delle infrastrutture spesso insufficienti. — Vista dalla Torre del Soccorso detta del Barbarossa, terzo Bene FAI sul Lago di Como, La decisione, opportulascito testamentario di Rita Emanuela Bernasconi nel 2010 na, di rendere la viabilità tra Argegno e Menaggio, più scorrevole ha portato al progetto, fortemente voluto tuali, può definirsi positivo: l’opera verrà fatta con una dal territorio e sostenuto dalla Regione, di una nuova ar- buona parte in gallerie che seguiranno la morfologia del teria stradale di circa 10 km, che rappresenta per molti territorio e l’impatto sul paesaggio sarà relativo soprattutaspetti un caso emblematico anche per il resto del Paese. to se paragonato ai primi scellerati progetti. Il progetto inziale non teneva però in conto l’impatto su un paesaggio delicato che avrebbe rappresentato un UN CASO EMBLEMATICO vulnus incurabile all’identità di quei luoghi. Ci sono voluti Perché questo è un caso emblematico: prima di tutben 13 anni, di corsi e ricorsi, di costi lievitati in modo to l’Italia ha una carenza infrastrutturale drammatica esponenziale, di mobilitazione delle comunità locali e di che incide sullo sviluppo del Paese e quindi la necessità impegno delle associazioni di tutela perché il progetto ve- di intervenire si fa impellente. Per evitare, come nel caso desse la luce. del lago di Como, che i tempi e i costi si dilatino sarebbe Il risultato, anche grazie al lavoro del FAI, alla serietà fondamentale come suggerisce la «Carta nazionale del pae alla precisione delle osservazioni presentate sempre pun- esaggio» approvata dal Ministero per i Beni Culturali e il Turismo nel 2018, che già in fase di progettazione fossero considerati tutti gli interlocutori coinvolti. Un’autostrada, — Rendering del primo progetto o come in questo caso, una variante a un percorso esistendella variante te, non può in Italia essere pianificata senza che la tutecon i tracciati la del paesaggio sia presa in considerazione e senza che all’aperto gli organi preposti a essa siano coinvolti come soggetti qualificati per esprimere non solo dinieghi ma proposte volte a rendere il progetto compatibile con l’identità di un territorio espressa dal suo paesaggio. Inoltre la voce delle comunità, anche attraverso le associazioni, di tutela rappresenterebbe un nuovo modello di partecipazione democratica molto efficace. Modernità e tutela non sono ambiti avversi e la positiva conclusione del progetto del lago di Como lo dimostra. Ilaria Borletti Buitoni VICEPRESIDENTE FAI

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La sostenibilità: un motore di sviluppo economico e culturale Il Capo della Rappresentanza a Milano della Commissione europea ci racconta l’evoluzione delle politiche comunitarie Massimo Gaudina vanta una lunga esperienza nelle istituzioni europee. Inizia a lavorare per la Commissione europea nel 1994 nell’ambito della comunicazione. Tra il 2004 e il 2007 entra a far parte della Rappresentanza della Commissione europea a Roma. Passa quindi alla Direzione generale della Comunicazione della Commissione, dove è responsabile dei partenariati con gli Stati membri sulle azioni di comunicazione, delle iniziative rivolte ai giovani e alle scuole e di «Spazi pubblici europei», il progetto che prevede, negli edifici della Commissione europea dei vari Stati membri, l’apertura al pubblico di spazi dove i cittadini possono approfondire le loro conoscenze sull’UE. Dal 2009 è Capo dell’Unità Comunicazione presso il Consiglio europeo della ricerca (CER) a Bruxelles fino alla nomina da parte del presidente Jean-Claude Juncker, nel settembre 2017, a Capo della Rappresentanza a Milano della Commissione europea.

questo obiettivo. Significa inoltre sviluppare un’economia realmente circolare e proteggere l’ambiente, le risorse naturali e la biodiversità.

Come si concretizza l’impegno della Commissione sul territorio? Negli ultimi sei anni l’UE ha investito in Italia oltre 50 miliardi di euro, in buona parte per lo sviluppo delle nostre regioni, per rafforzare le aree rurali e urbane, per la formazione professionale, per le PMI e per l’inclusione sociale. I fondi europei hanno contribuito a restaurare, valorizzare e promuovere il patrimonio culturale: dalla Reggia di Venaria Reale a Pompei, dalle Valle dei templi di Agrigento ai tesori di Venezia. Inoltre, il 2018 è stato l’anno Creare europeo dedicato al patrimonio culturale e nel collaborazioni 2019 una città italiana, Matera, è stata capitale a livello locale europea della cultura. rende ancora più L’Unione europea investe nel patrimonio partecipativa culturale e nello sviluppo dei territori. Uno strumento concreto è proprio la collaborala cittadinanza zione con il FAI, grazie alla quale mettiamo europea in luce i monumenti, i palazzi storici e i siti Educazione e sostenibilità sono due panaturali che fanno parte del nostro patrimorole d’ordine che da tempo guidano le attinio culturale e che, grazie ai finanziamenti vità del FAI. Anche l’UE si è concentrata su questi temi. europei, ridiventano accessibili ai cittadini. Di anno in anno Quali sono le linee guida per perseguire questi obiettivi? arricchiamo il numero di siti storici alle giornate FAI con il Istruzione e sostenibilità sono due parole chiave per «bollino» europeo: dai 7 siti delle Giornate FAI di Primavera l’Europa: ci parlano di futuro e sono essenziali per garan- 2018 ai 32 dell’edizione autunnale, passando per i 38 nella tire un avvenire promettente e vivibile. L’istruzione ha una primavera 2019, fino ad arrivare ai 37 di quest’anno, con forte dimensione europea perché prepara i futuri cittadini l’ambizione di creare una mappatura sempre più completa europei alle sfide del lavoro, dell’emergenza climatica e del in futuro. digitale. Lo sviluppo sostenibile è la stella polare di tutte le azioni UE e si lega agli obbiettivi ONU per il millennio. La Come si inseriscono i soggetti privati quali la nostra Commissione europea crede nella sostenibilità come moto- Fondazione nell’attività della Commissione? re dello sviluppo economico futuro e come azione concreta Creare sinergie con altri soggetti, sia pubblici che privati, per contrastare l’emergenza climatica. L’Europa è già oggi ci permette di raggiungere un pubblico molto più ampio e di il continente più avanzato in questo campo e con il Green incidere maggiormente sui territori. Queste collaborazioni Deal vuole diventare il primo continente a impatto climatico testimoniano anche l’interesse che molti attori sociali hanno zero entro il 2050. Ridurre le emissioni, investire in tecnolo- nei confronti delle attività dell’Unione europea. Creare colgie verdi, ripensare i modelli energetici, industriali e dei tra- laborazioni a livello locale rende ancora più partecipativa la sporti costituiscono alcuni degli strumenti per raggiungere cittadinanza europea. news

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RINNOVA LA TUA PROMESSA

Foto Valentina Pasolini, 2017 © FAI

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Castello di Masino, Caravino (TO), Bene FAI dal 1988. Un dettaglio del ciclo di affreschi risalenti al XVII secolo della Sala del Biliardo.

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