Il notiziario del FAI
Periodico: Poste Italiane Spa – Sped. in abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 CN/BO.
141 dicembre 2016 - gennaio febbraio 2017
ALBERGO DIURNO VENEZIA A MILANO UN TESORO ART DÉCO NEL SOTTOSUOLO DELLA CITTÀ
Aiutiamo l’Italia ferita
L’appello del FAI per un bene danneggiato dal sisma
Intervista a Robert Wilson
L’artista racconta la sua mostra a Villa Panza a Varese
I vantaggi della tessera FAI Vivi la cultura risparmiando con gli sconti per gli iscritti
2 - EDITORIALE
LA SPERANZA CI PROTEGGE NEI GIORNI BUI
E
ro cupa e depressa nella nostra cascina in Toscana, poco lontana dalla terra che tremava. Improvvisamente nella stanza una scia profumata si diffonde nell’aria, e assieme compare Piero che parla con le api: quei meravigliosi insetti che donano il miele e ci conservano la biodiversità trasportando il polline da fiore a fiore. “Ecco signora le porto un mazzo di Calicantus, sul ramo nudo senza foglie sono sbocciati i suoi vellutati fiori arancioni; non hanno avuto paura del freddo e delle scosse del terremoto ma neppure del ghiaccio che in dicembre avvolgerà i prati… non è una magia?” E respirando a pieni polmoni il profumo nato dal ramo invernale mi viene aperta una porta di Speranza: verso il futuro, verso i nostri sogni, i nostri molteplici problemi. Così tanti, così complicati! Immediatamente emerge da questo caos in cui viviamo l’immagine della Terra, la nostra Casa Comune, così battezzata da Papa Francesco. E si elevano anche le migliaia di braccia inutilizzate degli immigrati. E poi quei giovani che vorrebbero tornare alla terra, ma necessitano di una spinta, di un aiuto iniziale, proprio come quel cespuglio di Calicantus che, per far sbocciare il fiore sul suo ramo senza foglie, ha dovuto ricevere il tepore del sole per svegliare l’attività della sua linfa. Dobbiamo credere nel valore della Speranza. Attorno a noi, malgrado tutto, molte piccole fiammelle di luce profumata potrebbero accendersi. Ovvero ricerche per trovare energie alternative, ricostruzioni antisismiche sia civili che artistiche da effettuare ovunque sul territorio, ma soprattutto credere nell’esistenza di tanti giovani che sono il nostro domani. Io ne conosco tanti pieni di inventiva, cercano strade diverse,
Periodico del FAI Sede legale: La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 - 20135 Milano Direzione e uffici La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 20135 Milano tel. 02467615.1 Registrazione del Tribunale di Milano del 9.8.1980 n. 314 Stampa DATA MEC S.r.l. Direttore responsabile Simonetta Biagioni Coordinamento editoriale Marco Magnifico Progetto grafico Carlo Dante
Quota minima di adesione annuale al FAI: 39,00 Euro
Giulia Maria Crespi Presidente Onorario FAI
e talvolta le trovano. Sì, i giovani che possono irradiare, che possono cercare e capire come questa nostra epoca si stia trasformando in una nuova era, ricca certamente di diversi ideali che però debbono nascere da quegli stessi e sempre eterni Valori secondo cui ogni inverno sboccia dal ramo ruvido un profumo che ci stimola verso la vita. Ovvero la Speranza già annunciata duemila anni fa nella stalla di Betlemme. Un fatto ora disatteso da chi non crede, ma che comunque ha inserito nell’immaginario collettivo la possibilità; quel subcosciente stimolo della Speranza. Cari Amici, viviamo così i primi mesi del nuovo anno con una fiducia profumata di Calicantus e con il ricordo di quella Buona Novella che ci viene annunciata dal presepio. E se volessimo, come io vorrei, esprimere un voto per l’immediato futuro, facciamo tutti, in qualche maniera, secondo le nostre condizioni e le nostre possibilità, qualcosa dettato dalla Speranza. Poi, se posso aggiungere il mio voto personale, qualcosa per la Madre Terra. Cerchiamo di non profarnarla più col cemento, iniziamo a metterla al sicuro, ma aiutiamo anche quelli che vorrebbero tornare a lavorare i campi ma che non hanno le carte in regola e sono senza una minima retribuzione. E facciamo in modo che noi, popolo FAI, non ci scoraggiamo, ma proseguiamo nel nostro desiderio di aiutare, restaurare, confortare, salvare per dimostrare a tutti che seguendo il messaggio profumato del Calicantus noi affrontiamo con rinato coraggio il futuro. Dunque crediamo Speranza, vogliamo Speranza, lavoriamo con Speranza per un mondo malgrado tutto migliore.
CONTENUTI PROGETTI NAZIONALI.....................................................................................pag. 3 APPELLO PER IL TERREMOTO........................................................................pag. 4 ALBERGO DIURNO VENEZIA A MILANO..................................................pag. 6 INTERVISTA A ROBERT WILSON...................................................................pag. 12 I GIOVANI DEL FAI..............................................................................................pag. 14 VOLTI DEL FAI.......................................................................................................pag. 15 SCONTI E CONVENZIONI PER I NOSTRI ISCRITTI...............................pag. 16 VARIE........................................................................................................................ pag. 18 MANIFESTAZIONI................................................................................................pag. 19
PROGETTI NAZIONALI - 3
GRAZIE AGLI ITALIANI CHE SI SONO UNITI ALLA FAMIGLIA DEL FAI
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Stefano Dal Pozzolo © Archivio FAI
a famiglia si allarga: sono sempre di più le persone che iscrivendosi condividono i valori e le azioni concrete della Fondazione. Durante il mese di ottobre il FAI ha invitato gli italiani a prendere parte alla campagna nazionale di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia”. L’obiettivo era proprio quello di allargare la famiglia del FAI, renderla più forte e sempre più consapevole della necessità di valorizzare il Paese. Una comunità a cui
Giovani volontari davanti al Gazometro di Roma durante FAImarathon 2016
offrire le emozioni di un tempo libero di qualità, perché tutti possano appassionarsi al grande gioco della cultura. Per raggiungere l’obiettivo la Fondazione ha pensato a una speciale quota di benvenuto a soli 29 euro invece che 39 per l’iscrizione online e per chi si iscriveva durante FAImarathon – il grande evento di piazza che si è svolto domenica 16 ottobre – in cui la “meglio gioventù” del FAI ha proposto 150 itinerari tematici coinvolgendo oltre 600 luoghi di interesse artistico, paesaggistico e sociale. È stato un grande successo: oltre 17.000 persone si sono iscritte sul sito della Fondazione e nelle piazze, unendosi a tutti coloro che, scegliendo di sostenere il FAI, si impegnano ogni giorno nell’opera di cura, tutela e valorizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico italiano. Un grande ringraziamento va anche a chi ha sostenuto la campagna di raccolta fondi via SMS: sono stati raccolti oltre 40.000 euro con SMS solidale,
che verranno investiti nella gestione e nella manutenzione ordinaria dei 34 beni FAI aperti al pubblico. E grazie di cuore anche alle oltre 138.000 persone che hanno deciso di partecipare all’evento di piazza e alle aziende amiche che hanno messo a disposizione la propria rete commerciale e hanno coinvolto attivamente la propria clientela a sostegno della Fondazione. Siamo inoltre grati agli sponsor che hanno reso possibile realizzare FAImarathon.
Grazie a tutti per aver scelto di investire nel futuro, proteggendo il nostro passato
MATTINATE FAI PER LE SCUOLE to 3 dicembre 77 beni, aperti durante la settimana per le scolaresche, sono stati visitati anche dalle famiglie. Genitori, nonni e zii hanno colto numerosi questa occasione per scoprire luoghi della propria città ancora ignoti con gli Apprendisti Ciceroni e apprezzare l’impegno educativo che il FAI svolge da oltre 40 anni. Il progetto è stato sostenuto dal Gruppo Autogas Nord, con la collaborazione della Rappresentanza regionale a Milano della Commissione europea e con il Patrocinio del Consiglio Regionale della Lombardia. Silvia Camagani © Archivio FAI
Grande successo per la quinta edizione delle Mattinate FAI per le scuole, che si sono svolte da lunedì 28 novembre a sabato 3 dicembre in 113 città italiane. Dall’Albergo Diurno Venezia a Milano all’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio a Roma, fino alla Piscina Mirabilis di Bacoli (NA), migliaia di studenti delle scuole di ogni ordine e grado hanno potuto scoprire 190 luoghi straordinari poco noti e spesso chiusi al pubblico: veri tesori del nostro patrimonio storico e artistico aperti gratuitamente e in esclusiva per le classi grazie alle Delegazioni FAI di tutta Italia. In orario scolastico i ragazzi hanno partecipato a visite condotte da loro coetanei, gli Apprendisti Ciceroni, preparati dai volontari FAI e dai loro docenti. Un’esperienza di “educazione tra pari” che privilegia la trasmissione orizzontale del sapere e la partecipazione degli studenti, che diventano parte attiva del processo di apprendimento. Quest’anno il progetto si è arricchito di una novità che ha riscosso un ottimo seguito: saba-
4 - APPELLO PER IL TERREMOTO
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© Archivio FAI
Un appello alla solidarietà dopo il terremoto: avviata la raccolta fondi per ricostruire un simbolo di Arquata del Tronto
© Archivio FAI
L’ORATORIO CHE RINASCERÀ CON IL FAI
A sinistra: interventi sull’oratorio dopo le scosse del 24 agosto. A destra: prima della messa in sicurezza
Oratorio della Madonna del Sole, un gioiello cinquecentesco nel centro di Capodacqua, frazione di Arquata del Tronto (AP), è circondato di macerie, i resti delle abitazioni e degli edifici che facevano parte della quotidianità delle vittime del terremoto o di chi è sopravvissuto ma ormai non ha più niente. Vicino prima di tutto alle famiglie e a chi ha perso la casa e il lavoro, il FAI si è mobilitato per ridare luce a questo prezioso monumento, simbolo dell’identità dei cittadini e del paese, e ha lanciato una raccolta fondi nazionale per il suo recupero, consapevole del dramma materiale e sociale ancora vivo ma sicuro che la dignità e la forza morale di una comunità passano anche attraverso la propria cultura e la propria storia. Questo impegno è stato confermato e rafforzato dopo le violente scosse di fine ottobre che hanno provocato il crollo del campanile a vela. Soltanto la chiesa è sopravvissuta grazie ai lavori di messa in sicurezza provvisoria stimolati dal FAI dopo il sisma del 24 agosto ed eseguiti da Vigili del Fuoco e Protezione Civile, su progetto della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche. Le impalcature, i puntellamenti e i supporti lignei
hanno fatto sì che la struttura restasse in piedi: la tenacia e la tempestività sono state premiate ma i danni sono ingenti. Per questo ora è necessario l’aiuto di tutti e, mentre la terra trema ancora, il FAI si appella alla solidarietà degli italiani affinché partecipino alla raccolta fondi a favore di questo bene che è nel cuore della popolazione e contribuiscano a dare un segnale di forza e speranza per tornare a vivere. IL MONUMENTO PIÙ AMATO Da sempre gli abitanti di Capodacqua sono legati al loro oratorio da profondo
affetto tanto che, prima del terremoto, si erano autotassati e avevano avviato il restauro dei preziosi affreschi dell’interno. In continuità con la volontà dei cittadini il FAI, attraverso la Presidente Regionale delle Marche Alessandra Stipa Alesiani, ha scelto di “adottare” questo monumento e si sente coinvolto nello sforzo comune della ricostruzione in coerenza con la sua funzione civile e con le sue competenze - come già è avvenuto in occasione del sisma dell’Aquila, con il restauro della Fontana delle 99 cannelle, e di quello di Finale Emilia. “Mettiamo a disposizione il no-
UN RESTAURO PER RISOLLEVARSI “Se l’Oratorio della Madonna del Sole crollasse, crollerebbero le speranze dei cittadini. Il tempietto è una bandiera in cui la comunità si riconosce e il suo risanamento rappresenta uno stimolo, un incoraggiamento a risollevarsi”. Dalla camera d’albergo che è diventata la sua casa dopo il terremoto, don Francesco Armandi (nella foto) da 20 anni parroco di Capodacqua e di altre frazioni di Arquata del Tronto, racconta l’affetto degli abitanti per la chiesa, il cuore del
paese, un luogo di culto ma anche di ritrovo e di condivisione. “Ora tutto è andato distrutto e non si può provare altro che angoscia e tristezza, ma il FAI ha riacceso la fiducia nelle persone che, pur essendo ancora evacuate, mi chiamano per avere notizie del loro oratorio e chiedono se davvero tornerà all’antico splendore. L’annuncio dell’intervento dà loro la forza e l’entusiasmo per ricostruire e ricominciare a vivere”.
© Archivio FAI
© Archivio FAI
APPELLO PER IL TERREMOTO - 5
L’orgoglio delle proprie radici Pochi giorni dopo il terremoto, si è recata a Capodacqua per “uno dei dolorosi sopralluoghi” alla ricerca di un bene a cui destinare la raccolta fondi del FAI. Ma di quel momento Alessandra Stipa Alesiani (nella foto), Presidente FAI Marche, non ricorda solo la sofferenza sui volti delle persone. “Mi ha colpito moltissimo come nella gente sia avvenuto una sorta di transfert tra la propria casa e i monumenti del paese. Perderli significa perdere la propria identità, il proprio passato”. Edicola con l’affresco della Madonna del Sole
stro supporto conoscitivo e operativo, mobilitandoci per il salvataggio di un bene così importante e simbolico per la collettività – ha affermato il Presidente Andrea Carandini – Un gesto concreto, un piccolo passo per favorire il recupero dell’identità perduta del borgo e consentire alla popolazione di rientrare al più presto in possesso di un luogo molto amato”. UN CAPOLAVORO FERITO Il FAI ha scelto la Madonna del Sole anche per la sua importanza artistica: si tratta infatti di un piccolo tempio della seconda metà del XVI secolo, a pianta ottagonale, che la tradizione attribuisce a Nicola Filotesio, vero nome di Cola dell’Amatrice, architetto, pittore e scultore nato nel 1490. Un vero e proprio gioiello riconosciuto anche da Vittorio Sgarbi, che su Panorama lo ha definito “un capolavoro minacciato dal sisma” e ha dichiarato: “Non si può perdere tempo nel mettere in sicurezza una delle più notevoli architetture del Rinascimento”. Non si è perso un attimo e, grazie ai lavori di consolidamento, la chiesa ha
resistito al più recente sciame sismico ma sono gravi i danni delle prime scosse: la facciata principale è crollata in parte, così come la cornice del rosone, ma i frammenti lapidei sono stati raccolti, catalogati, immagazzinati e messi in salvo. Fortemente lesionato anche l’interno, caratterizzato da affreschi dedicati alla Madonna e al Figlio, come l’Assunzione della Vergine tra gli apostoli, della metà del Cinquecento, e la Madonna del Sole, il più antico dell’apparato (1523) attribuito a un discepolo di Carlo Crivelli, che evoca l’origine della chiesa costruita nel luogo dove avvenivano riti naturalistici in onore del sole. Nel momento in cui si scrive, le scosse continuano e il centro di Capodacqua è inagibile, racchiuso nella “zona rossa” dov’è proibito l’accesso, e per questo non è ancora possibile avviare le analisi propedeutiche al progetto di restauro. In questa situazione di emergenza e incertezza e in attesa di poter intervenire, il FAI conta sulla generosità di tutti affinché l’oratorio, oggi superstite tra cumuli di calcinacci, torni a risplendere come simbolo della rinascita del borgo dopo la tragedia.
Per donare: causale “Appello Terremoto Arquata 2016” IBAN: IT29J0335901600100000017752 - www.faiperilterremoto.it.
Perché è stato scelto l’Oratorio della Madonna del Sole? Perché la popolazione è affezionatissima a questo luogo. Lo abbiamo scoperto in occasione delle Giornate FAI di Primavera, quando abbiamo aperto diversi beni ad Arquata del Tronto ma non questo oratorio, perché era in restauro grazie ai soldi raccolti dagli stessi abitanti. Un segnale dell’orgoglio di vivere in un posto ricco di fascino, che il FAI ha colto e intende preservare. C’è poi il grande valore artistico di questo luogo, unico nella regione. Che significato ha l’intervento del FAI? Il parrocco lo ha definito un miracolo e credo non abbia esagerato se ripenso alle persone che osservando il prelievo dei beni artistici mobili danneggiati, sospiravano: “Ci portano via anche questo...”. Intervenendo per tranquillizzarli ho capito quanto sia vivo il loro attaccamento al patrimonio culturale e quanto sia significativo agire per la sua conservazione.
L’ingresso all’area terme con il mosaico che riporta la data di fine lavori. L’apertura risale all’anno successivo. Sullo sfondo la statua di Igea di Luigi Fabris
Alessio Mesiano 2016 © Archivio FAI
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LE TERME PIU MODERNE DEL 1926 Memorie dal sottosuolo: ecco l’Albergo Diurno Venezia tesoro di una Milano underground
Arenaimmagini.it 2015 © Archivio FAI
uno dei bagni diurni più grandi, belli e meglio conservati d’Europa, centro servizi per viaggiatori e cittadini, nato per rispondere ai bisogni quotidiani di una città in pieno sviluppo. LE PRIME DOCCE PUBBLICHE Agenzia di viaggio, casellario postale con servizio di steno-dattilografia, ufficio cambi, deposito bagagli e valori, cabina del telefono, buvette, radio in filodiffusione, parrucchiere per uomo e donna, manicure e pedicure, sartoria, lavanderia e stireria, vendita di giornali e abbigliamento, e 56 bagni riscaldati – divisi in “semplici” e “di lusso” – con docce (le prime!) e vasche da bagno. Era qui - come scrive la cronaca milanese del 19 gennaio 1926, giorno dell’inaugurazione - “tut-
to ciò che è necessario per offrire al pubblico la comodità assoluta di ogni piccolo grande quotidiano servizio, per soddisfare tutte le necessità di chi non ama perder tempo, in un insieme di praticità e di buon gusto, comodità ed eleganza”. Allora la città aveva case prive di bagni e chi viaggiava in treno o in tram – vicina era la stazione e qui era il capolinea del trasporto diretto alle aree industriali di Monza e Sesto – si sporcava di fuliggine delle locomotive a carbone e dopo viaggi lunghi e scomodi non aveva altro desiderio che rinfrescarsi in un posto pulito. Così arrivava qui ed entrava in un “piccolo regno tutto nuovo di sfolgorante modernità, costruito sottoterra ma senza alcun senso di soffocazione o angustia, dove arieggia piuttosto un ➜
Arenaimmagini.it 2015 © Archivio FAI
N
ascosto nel sottosuolo di Milano c’è un tesoro che ancora pochi conoscono, ma che molti ricordano. Quasi nulla lascia intendere la sua presenza in superficie, se non una pensilina in ferro e cemento decorativo e due misteriose colonne nascoste dagli alberi; eppure, scendendo i gradini della stazione Porta Venezia della Metropolitana, si nota una piccola porta, apparentemente di servizio, che apre invece con enorme sorpresa su un luogo abbandonato di incredibile eleganza, sugli avanzi di un mondo dimenticato, intriso di storia e fascino, che riecheggia delle voci di una Milano che fu. È l’Albergo Diurno Venezia, un gioiello dell’architettura Art Déco progettato da Piero Portaluppi e inaugurato nel 1926:
A sinistra, il salone a tre navate, con gli esercizi di parrucchiere, manicure, la cassa e la direzione; sopra, uno dei bagni “di lusso” del reparto femminile
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Albergo Diurno Venezia Piazza Guglielmo Oberdan
Filippo Poli 2015 © Archivio FAI
Arenaimmagini.it 2015 © Archivio FAI
MILANO
A sinistra, esercizio di pedicure e manicure con gli arredi originali. A destra, un armadio con asciugamani e biancheria d’epoca
➜ ampio respiro di candido ordine e ospi-
gni” c’erano lunghe code; e altra gente aspettava, seduta, bisbigliando… Il vapore caldo usciva dal corridoio dei bagni e l’aria era umida e opprimente… Un bagno? Ottanta lire e un documento”. E così fu anche negli anni ’60 e ’70, quando, sebbene fossero migliorate le condizioni di vita dei milanesi, oltre 600 persone al giorno ancora ne usufruivano: “una marea” – ricorda uno degli ultimi parrucchieri – “che non si riusciva a smaltirli tutti: alle 7.30
© Agenzia Fotogramma
tale comodità che attrae e conforta”. Fu così che l’Albergo Diurno ebbe un successo enorme. Negli anni ’50 Dino Buzzati vi ambientò un racconto descrivendolo ancora affollatissimo: “Ecco il grande cartello all’entrata del diurno, la scala che scendeva nel sotterraneo. Non c’era anima viva. Ma come furono discesi, lo scoraggiamento li prese. Dinanzi ai due sportelli con soprascritto “Ba-
Immagine storica delle agenzie per viaggiatori nell’atrio dell’Albergo Diurno
c’erano già clienti dietro al cancello”. Anche Luciano Bianciardi lo ricorda nel suo romanzo L’integrazione del 1960: “Il diurno era sotto il piano della strada, e bisognava scendere una rampa di scale. Laggiù scoprivi un labirinto di corridoi a piastrelle bianche e tante porte. Una decina di donne cinquantenni e atticciate, con grembiule celeste e fazzolettone in capo, trottavano su e giù portando asciugamani sporchi, secchi di liquido per disinfettare, spazzoloni di cencio per strofinare le vasche”. CHIUSO DOPO 50 ANNI Oltre un cinquantennio di attività e splendore, che si è concluso nel 1990, quando tutti gli esercizi hanno chiuso, tranne uno, aperto fino al 2006. Dopodiché l’abbandono, il degrado, la decadenza e l’oblio. Una spessa polvere ha sepolto stanze, arredi e oggetti, consegnandoli a un fascino effimero e senza tempo, facile da respirare, difficile da conservare. Il FAI ha scoperto questo luogo speciale grazie alla Delegazione FAI di Milano, in occasione delle Giornate FAI di Primavera del 2014. Da allora, insieme al Comune di Mi-
Filippo Poli 2015 © Archivio FAI
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Salone per barbiere con le finiture originali, i rivestimenti in piastrelle di vetro-civer, specchi e lavabi in ceramica
lano, ha intrapreso un percorso lungo e complesso che porterà al recupero, alla valorizzazione e alla definitiva
UN LUOGO SPECIALE IMMORTALATO DA DINO BUZZATI E LUCIANO BIANCIARDI riapertura al pubblico. Tuttavia oggi il cantiere di restauro non è ancora partito, perché per af-
frontare il recupero di questo spazio il FAI ha deciso di aspettare e di aprire solo in specialissime occasioni. Non è un’attesa statica, ma piuttosto una stasi creativa, in cui ferve un altro tipo di lavoro: studi e ricerche, indagini diagnostiche e conoscitive, che il FAI ha attivato grazie a una convenzione con Università Statale e Politecnico di Milano e che vedono oggi oltre venti docenti e giovani ricercatori impegnati a costruire un patrimonio di conoscen-
za senza il quale sarebbe impossibile, oltre che scorretto, affrontare il recupero di questo luogo volendone rispettare ed esaltare la natura, la storia e la vocazione. La vita del Diurno, peraltro, è riflesso vivido di un costume e di una società che albergano nella memoria di tanti milanesi, che il FAI ha chiamato a donare la propria testimonianza diretta, per arricchire di vita questo patrimonio di conoscenza. Rita Sorrenti, ad esem- ➜
Quella piccola Pompei Al visitatore che entra oggi al Diurno non è purtroppo, per ragioni di sicurezza e di igiene, riservata la straordinaria esperienza vissuta da me, dai volontari della Delegazione che “riscoprirono” il Diurno e da qualche collega, quando vi entrammo per la prima volta. Il fiato tiepido, umido e antico di un tempo lontano ci investì nel momento in cui vennero tolte le assi che per anni avevano impedito l’accesso a piedi umani; quelli dei ratti correvano indisturbati! Sotto la polvere, causata dai calcinacci staccatisi dai plafoni privi di manutenzione, ci apparve un mondo imbalsamato e improvvisamente cristallizzato in un attimo misterioso che, al suo arrivo, “congelò” una
quotidianità fino a quel momento viva e pulsante. I blocchetti di ricevutari per il bagno degli anni ’60, i vecchi telefoni neri a rotelle, le salviette non più bianche ma ripiegate nei loro armadi, le sedie di barbiere con la carta igienica crespa sugli appoggia testa... Tutto pronto per continuare il giorno dopo una vita improvvisamente interrotta non già dall’eruzione del Vesuvio, ma solo da un ultimo giro di chiave nella serratura: dato chissà quando, chissà da chi, chissà perché...; dopo oltre un quarto di secolo arrivammo noi quel giorno...
Marco Magnifico, Vicepresidente Esecutivo FAI
© Archivio FAI
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Rilievo laser scanner che mostra la superficie e il sottosuolo di Piazza Oberdan a Milano
INFO Albergo Diurno Venezia Piazza Oberdan, Milano • E-mail: faidiurno@fondoambiente.it • Visitabile dal 3 dicembre all’8 gennaio 2017 durante l’allestimento del presepe (vedi box sotto) • In seguito solo su prenotazione tramite il sito www.faiprenotazioni.it alla sezione “Milano” a partire da 15 giorni prima della data di apertura • Prossime date disponibili per la visita: 14 e 28 gennaio, 4 e 18 febbraio, 4 e 18 marzo 2017 • Per informazioni consultare www.fondoambiente.it oppure contattare faidiurno@fondoambiente.it
➜ pio, si commuove ricordando il padre
Antonio, storico pedicure del Diurno, e la sua infanzia in questo che era un “luogo di tutti”, “una piccola città nella città”, “che tanti ricordano e che a tanti manca”. “Nel 1966 facevo il militare a Milano e la caserma aveva servizi indecenti, per cui si andava al Diurno, ben tenuto, pulito ed economico” dice invece Emilio Primoselli. “Era un ritrovo del sabato pomeriggio, quando si veniva qui per cambiarsi, darsi una pettinata e farsi la barba, pronti e puliti per andare a ballare” ricorda infine Vitale Imbrò. Siamo in ascolto, dunque, delle storie e delle voci che riecheggiano nel sottosuolo di Piazza Oberdan perché, qualunque funzione tornerà ad avere l’Albergo Diurno Venezia, non potrà che scaturire dalla sua vita passata che è dovere del FAI recuperare e salvare, tanto quanto muri, arredi o decori.
3 MOTIVI PER UNA VISITA
1 Rivivere un luogo nascosto, la cui funzione non fa più parte del nostro quotidiano. 2 Immaginare quale fosse in passato il viavai e il fermento di viaggiatori e milanesi in questo grande spazio. 3 Aggiungere un tassello alla conoscenza di Piero Portaluppi.
Aperture straordinarie arte, teatro e… un presepe! Dal 2015 la Delegazione FAI di Milano organizza a grande richiesta visite in occasione di aperture straordinarie. Dal 2016 a questa attività si sono aggiunti alcuni eventi esclusivi, scelti con cura in base alla natura, alla storia e alla vocazione del Diurno e tesi a sperimentare l’atmosfera e le potenzialità dei suoi spazi in vista di una nuova funzionalità. L’arte contemporanea di Sarah Lucas, con un allestimento site specific realizzato in occasione di MiArt 2016, ha fatto registrare 5000 visitatori in due giorni. Ugualmente sold out sono andate le poche repliche di Tre lai, Balbettii d’amore o trislaiada di Giovanni Testori, che ha trovato qui un palcoscenico fortemente suggestivo. Per le prossime festività natalizie, inoltre, il FAI si appresta a un nuovo
evento: dal 3 dicembre all’8 gennaio 2017 il Diurno sarà aperto al pubblico e ospiterà, come fosse una moderna “grotta metropolitana”, un presepe d’autore a grandezza naturale, opera di artisti contemporanei tra cui Francesco Tabusso, Francesco Casorati e Giacomo Soffiantino. Una delle sagome del presepe realizzata da Francesco Tabusso
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APERTA LA PORTA SI E SPALANCATO UN LUOGO MAGICO
La scoperta. L’incredulità. L’innamoramento. E subito la voglia di mettere a disposizione del pubblico un capolavoro sconosciuto. Ecco le testimonianze di chi entrando al “Diurno” ha fatto un... bagno nella Storia
GABRIELE RABAIOTTI
ANDREA ALESSANDRI
Vice Capo Delegazione FAI di Milano
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om’è approdata al Diurno la Delegazione FAI di Milano? Nel 2013, cercando nuovi beni per le Giornate FAI di Primavera. Anni prima avevo scorto una porta lungo le scale della metro di Porta Venezia che affacciava su uno spazio fuori dal tempo, e mi ero ripromesso di tornarvi per un caffè ma non la trovai aperta mai più. Solo tre anni fa venni a sapere dell’esistenza di uno studio che attribuiva il progetto degli arredi niente meno che a Piero Portaluppi! Dopo averne verificato l’attendibilità con l’Ufficio Cultura del FAI, abbiamo organizzato un incontro pubblico a Villa Necchi Campiglio che ebbe un inatteso quanto clamoroso successo, al punto che l’allora Assessore ai Lavori Pubblici Carmela Rozza ebbe l’intuizione di aprirlo per le Giornate FAI di Primavera 2014. Che ricordo ne conservi? Un ricordo esaltante: gente in coda per tre ore e oltre 6500 ingressi in un solo weekend. Da lì in poi la macchina istituzionale si è messa in moto, con i primi interventi, la riapertura dei lucernari e la firma di un accordo di valorizzazione tra il Comune, il FAI e la Delegazione FAI di Milano. Abbiamo quindi garantito speciali aperture per far fronte alle grandi richieste di poter visitare questo luogo straordinario. Come immagini potrà diventare in futuro? Siamo in fase di studio. Di sicuro vogliamo che torni a essere uno spazio pubblico, vivo, un luogo di incontro. Vogliamo che torni a parlare di bellezza in senso universale, tracciando un passaggio dal Bello inteso come cura del corpo a una concezione estetica legata allo spirito e all’arte. Una vocazione che deve però restare profondamente popolare, quotidiana, accessibile a tutti.
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Assessore ai Lavori pubblici e Casa Comune di Milano
uali sono state le sue prime impressioni alla scoperta di questo luogo? Lo ricordo come un posto magico. Un posto carico di storie e di memorie, ma allo stesso tempo capace di suscitare idee per scenari futuri. Una cosa che mi ha colpito è il fatto che abbia mantenuto una vocazione fortemente popolare nonostante l’attenzione estetica, curata fin nel dettaglio. Nel mio immaginario infatti, lo associavo ai tradizionali bagni pubblici, dall’aspetto decisamente dimesso, un po’ trascurato. La sorpresa di trovarmi invece in questo luogo fuori dal tempo mi ha incantato. Come pensa che la collaborazione con il FAI possa rappresentare un valore aggiunto? Nel FAI ho incontrato davvero un’istituzione molto seria. Il vostro compito di “esploratori” di luoghi abbandonati ma carichi di potenzialità ha un valore molto importante per la città e per il Paese in generale. La gestione attenta e prudente che il FAI garantisce a questo come ad altri beni ne fa presagire un utilizzo futuro di notevoli successi, sempre improntato al rispetto dell’anima del luogo. Che ruolo immagina potrà avere in futuro questo luogo per Milano e la sua cittadinanza? Il Diurno è ricco di potenziale. Nonostante i vincoli strutturali molto forti – non si può snaturare una dimensione storica tanto densa – sono davvero molte le sue possibilità di utilizzo. Già la presenza di un doppio ingresso suggerisce l’idea di una duplice funzione: da un lato quella storica di tempio del benessere fisico, che dovrebbe tornare a svolgere; dall’altro si presenta come una perfetta quinta scenica, da animare di eventi e appuntamenti di alto valore culturale.
L’opera Robert Downey Jr, del 2004 che rievoca la Lezione di anatomia del dottor Tulp di Rembrandt
Il grande artista ci racconta la mostra Robert Wilson for Villa Panza. Tales, aperta a Varese fino a ottobre 2017. Tra Video Portraits e un’installazione site specific dedicata a Giuseppe Panza di Biumo
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a collocato nel giardino A House for Giuseppe Panza. Come è nata l’idea di quest’opera? Una delle più importanti collezioni di arte americana contemporanea è qui in Italia, proprio a Villa Panza e non nel mio Paese: per questo ho voluto
omaggiare Giuseppe Panza di Biumo e la sua famiglia. Ho realizzato un’opera che entrerà a far parte della collezione permanente: una tipica casetta nello stile coloniale americano del XVIII secolo, una semplice struttura composta di assicelle di legno con il tetto spiovente, che fa da contrappunto all’architettura della villa. All’interno si trova un lungo tavolo, con una sedia, un libro aperto e il calco di un braccio sospeso sul tavolo. Questi elementi sono tratti da una fotografia che ritrae Giuseppe Panza mentre legge un libro di fronte a un’installazione di Joseph Kosuth. La casa è accompagnata da una colonna sonora che recita un testo di Rainer Maria Rilke, una delle passioni del grande collezionista. Ci può spiegare cosa sia un Video Portrait e come è arrivato a scegliere questo mezzo d’espressione? I Video Portraits sono come una finestra in una stanza. Puoi guardare fuori dalla finestra e vedere un’immagine. Quando però rientri nella stanza un’ora dopo e torni a guardare fuori, l’immagine che vedrai sarà leggermente cambiata, per via della luce o del vento. Oppure si
può considerare come un fuoco acceso nel camino, qualcosa che si muove leggermente e con costanza. Si tratta di un movimento percepito a livello interiore e non proiettato al di fuori. In questo senso sono opere molto vicine al mio lavoro teatrale. Ce ne descrive qualcuno? Per la realizzazione dell’opera Lady Gaga: Mademoiselle Caroline Rivière, la cantante pop è rimasta immobile per quasi 11 ore, dimostrando un’estrema forza interiore. Quasi un paradosso per un’artista che si esprime abitualmente con il corpo e il movimento. Lo stesso vale per Ivory che ritrae una pantera Valentina Pasolini 2016 © Archivio FAI
ROBERT WILSON FOR VILLA PANZA
www.tenderinifotografia.com © Archivio FAI
12 - MOSTRA
Robert Wilson durante la presentazione della mostra a Villa Panza
MOSTRA - 13
Una delle più importanti collezioni di arte americana del XX secolo è qui in Italia, a Villa Panza, non nel mio Paese.
nera sdraiata su un tavolo. Durante la ripresa eravamo in studio in quarantacinque persone: alla mia richiesta di toglierle la catena, l’addestratore disse “Va bene, basta che non vi muoviate”. Restammo soltanto in quindici, gli altri non se la sentirono. Per ventitré minuti nessuno si mosse; formavamo un unico corpo immobile e silenzioso. Questo mi ha fatto pensare a quel che accade in teatro, dove più di una volta mi sono domandato se non fosse presente un’unica entità, un solo corpo. Come sceglie la musica che accompagna i Video? Comincio sempre col silenzio. In primo luogo mi concentro sull’immagine e sul movimento e aggiungo il commento musicale o il testo in postproduzione dopo aver osservato le immagini. Possono essere vecchi nastri, registrazioni sul campo, brani di autori con cui ho lavorato a teatro come Tom Waits, Lou Reed o Michael Galasso. Può essere la musica di un videogioco, un testo letto da me o da qualcun altro. L’importante è che il sonoro risulti forte quanto l’immagine e che possa esistere indipendentemente. Lo stesso vale per le immagini.
Brad Pitt, 2004. L’attore appare immobile su uno scenario urbano notturno mentre viene colto da un’intensa pioggia che bagna il suo corpo seminudo
www.tenderinifotografia.com © Archivio FAI
© RW Work
Robert Wilson
Le sue opere richiamano spesso i temi del silenzio e dell’immobilità. Come lo spiega? John Cage ha detto che il silenzio non esiste. Quando siamo in silenzio ci accorgiamo di quanti rumori in realtà ci circondino. Allo stesso modo non esiste l’immobilità, perché è proprio quando siamo immobili che ci rendiamo conto del movimento. Tutti i miei lavori in teatro dagli anni Sessanta in poi hanno origine dal silenzio. La messa in scena nasce come un’opera muta, cui vado ad aggiungere il sonoro. Questo momento
Julian Mommert © RW Work
Lady Gaga: The Death of Marat, 2013, uno dei Video Portraits del nucleo dedicato alla popstar americana
A House for Villa Panza, 2016. L’opera è un omaggio a Giuseppe Panza: entrerà a far parte della collezione permanente della villa
iniziale consente la concentrazione, invita a una riflessione interiore. Come si legge una sua opera d’arte? È necessaria una lunga osservazione, una fruizione lenta, l’unica a essere in grado di produrre un cambiamento interiore nel soggetto. La ragione per cui lavoro come artista è di portare lo spettatore a chiedersi cosa sia quel che sta guardando. Non mi importa determinare che cosa sia realmente l’oggetto, l’importante è che ci si ponga la domanda.
14 - I GIOVANI DEL FAI
rent’anni, architetto in procinto di specializzarsi in restauro, Marcella D’Onofrio ha cominciato la sua avventura come volontaria FAI oltre sedici anni fa in veste di Apprendista Cicerone, e oggi presta la sua opera come capogruppo del FAI Giovani di Roma. Come ti sei avvicinata al mondo del FAI? È stato grazie alla mia insegnante di matematica del liceo, che faceva parte della Delegazione FAI di Lecce e che all’epoca si occupava del settore scuola. Per questo coinvolse tutta la classe nel progetto Apprendisti Ciceroni®: sono così entrata giovanissima nel mondo del FAI per non uscirne più.
«È stata la mia prof a farmi conoscere il FAI, dove ho capito l’importanza di impegnarsi in prima persona» racconta Marcella D’Onofrio
Marcella D’Onofrio
Di cosa ti occupi ora? Sto per terminare la scuola di specializzazione, con una tesina sui restauri in corso all’Abbazia di S. Maria di Cerrate (bene del FAI in Salento), che è il mio vero luogo del cuore. Sono infatti nata a Lecce e la mia casa natale è proprio dietro all’abbazia! Per questo mi hanno appassionato le vicende di questo bene e la sua concessione al FAI, al punto da desiderare di studiarlo approfonditamente. Oltre all’università, anche l’attività di volontaria mi occupa parecchio tempo, soprattutto da quando sono diventata capogruppo. Quali sono i momenti che ti hanno dato maggiori soddisfazioni? In tutti questi anni ho partecipato a 17 edizioni di Giornate FAI di Primavera e a tutte quelle di FAImarathon, e devo dire che ogni volta è un’esperienza
straordinaria da vivere. A ottobre di quest’anno, ad esempio, il percorso romano di FAImarathon ha riscosso un successo strepitoso, con oltre 1500 visitatori per ognuno dei 4 beni aperti, ed è stato entusiasmante! Quando arrivi al termine di una giornata spesa per una manifestazione così importante, ti porti a casa ogni sorriso e tutto il calore ricevuto dalle persone che hanno avuto, anche grazie a te, la possibilità di scoprire la tanta bellezza che si cela
nel nostro Paese: è una sensazione davvero appagante. Torno a casa stanca ma piena di energia. Anche organizzare eventi nella tua città è molto eccitante: è bello pensare e creare appuntamenti che possano coinvolgere pubblici diversi. È un mondo stimolante quello che gravita intorno al FAI? Molto. Ho tanti amici conosciuti grazie al FAI: è un’attività che ti lega oltre che uno dei modi più belli di prestare un servizio civile. Dall’esperienza che ho maturato, prima a Lecce e poi a Roma, posso dire che trovo stupendo veder crescere di settimana in settimana il gruppo di cui fai parte; i convegni nazionali a cui sono stata invitata sono un’altra occasione per conoscere tante persone interessanti ed entrare in contatto con realtà molto diverse tra di loro. © A. D’Agata
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DEVO DIRE GRAZIE... ALLA MATEMATICA
Cosa diresti a un giovane per incoraggiarlo a diventare volontario? Innanzitutto cercherei di coinvolgerlo riguardo ai valori che ispirano il FAI, provando a trasmettere l’importanza di impegnarsi in prima persona per proteggere e far conoscere il bello che ci circonda. Ci sono poche realtà che permettono a un giovane di partecipare così attivamente, di spendersi per un progetto dall’inizio alla fine. Proprio per questo la Fondazione è una realtà che offre molte opportunità, che ti lascia davvero tanto spazio e occasioni per crescere e imparare. Occasioni ed esperienze che ti fanno crescere anche professionalmente. Organizzare un evento dal nulla significa fare lavoro di grafica, di comunicazione e questo ti arricchisce e ti permette di avvicinarti, da volontario, al mondo del lavoro.
VOLTI DEL FAI - 15
LA MIA CASA L’AMORE DI UNA VITA iuseppe Panza di Biumo e sua moglie Giovanna dal giorno delle nozze hanno passato la vita nella loro casa di Varese. Nel 1996, con il consenso dei 5 figli, la decisione di donarla al FAI - mantenendo un appartamento in usufrutto all’ultimo piano - perché si prendesse cura del suo prezioso patrimonio artistico e la aprisse al pubblico. Giovanna Panza ci ha raccontato la sua vita straordinaria. Come si sente ora che la casa non è più solo sua, ma è aperta a tutti? Vivo qui ormai solo nei mesi estivi. Non mi sento espropriata, al contrario, mi piace girare per le sale allestite, guardare le opere d’arte e lasciarmi invadere dai ricordi. Mi piace anche quando la casa è piena di gente: d’altra parte questa è una casa fatta per essere vista e vissuta. Con suo marito ha condiviso una vita eccezionale. Cosa ricorda di quegli anni? Ricorderò sempre il giorno in cui Giuseppe è venuto a casa con un quadro di Meloni, un artista pieno di poesia e intimismo. Da lì non ci siamo più fermati. Io studiavo pianoforte, ma la vita da donna sposata e madre di 5 figli era incompatibile con la carriera. Credo tuttavia che lo studio della musica abbia acuito la mia sensibilità per l’arte, e l’arte contemporanea nello specifico è stata una scoperta sorprendente. Mi affascina immergermi in essa per capire cosa l’artista ci vuol dire, è una vera esperienza dello spirito. Cosa le piace maggiormente della collezione? Amo l’arte astratta: è così pulita e mi ci perdo dentro. Soprattutto amo i grandi
monocromi, che al contrario di ciò che sembrano non sono un semplice colore. Ci vogliono strati su strati di colori diversi per raggiungere quella precisa tonalità, c’è un grande lavoro dietro! Mi sono sempre chiesta come faccia l’artista a sapere quando è ora di smettere, di non aggiungere altro colore sulla tela, ma è forse proprio in questo mistero che si nasconde il genio. Ma occorre soffermarsi a lungo per capire l’arte contemporanea, occorre una fruizione lenta, che ne lasci emergere dolcemente i significati. Come mai la scelta dell’arte americana? Abbiamo sempre avuto una forte attrazione per l’America; Giuseppe aveva fatto un viaggio negli Stati Uniti prima che ci sposassimo e l’esperienza lo aveva sconvolto! Vi aveva trovato un’energia, una vitalità, una forza che non riusciva più a trovare in Europa, a Parigi per esempio. L’America era un paese nuovo e gli artisti che andavamo a visitare erano sempre felici di mostrargli i loro lavori, perché era appassionato. Rothko ad esempio adorava mio marito, perché lo considerava l’unico che sapesse appendere i suoi quadri. Nel 1996 la donazione al FAI. Perché questa decisione? Beppino adorava questa casa che era del suo papà ed era in pensiero per il suo futuro. Così abbiamo deciso di donarla al FAI, perché è l’unico soggetto in Italia che fa davvero qualcosa di bello e di buono, ed eravamo sicuri che sarebbero stati attenti a conservarla al meglio. Amavamo così tanto questa casa: il giardino con la quercia, che purtroppo è morta quest’anno… Lo studiolo di Giuseppe… Se chiudo
gli occhi rivedo anche le pareti tutte imbrattate dalle manine dei bimbi: era una casa molto vissuta. Come ricorda il vostro primo incontro? Ci siamo conosciuti a Courmayeur. Io avevo 17 anni e lui 23, e siamo stati fidanzati 7 anni prima di sposarci. Io mi sarei sposata subito, ma lui ha voluto aspettare e coltivare questo rapporto. E ha fatto bene. Così come per l’arte, è importante imparare a scoprirsi lentamente e a volersi bene. E noi ce ne siamo voluti per tutta la vita.
CHE BELLA LA VILLA PIENA DI GENTE: È UNA CASA DA VEDERE E DA VIVERE © Marco Bertoli
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GIOVANNA PANZA DI BIUMO CI PARLA DELLA DECISIONE CONDIVISA CON IL MARITO DI DONARE AL FAI VILLA PANZA A VARESE
Giovanna Panza
16 - ITINERARI FAI
CHE NATALE FAI? QUALUNQUE SIA LA META NON DIMENTICARE LA TUA TESSERA!
Regalati il meglio dell’arte e della cultura italiana risparmiando grazie alle oltre 1.100 convenzioni del FAI per me. Le nostre proposte per chi non rinuncerà agli sci, per chi sceglierà il mare e per chi resterà in città
MART, Rovereto La grande cupola di vetro e acciaio che sovrasta la piazza di accesso al museo
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SE SEI UN TIPO DA ALTA QUOTA
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Funivie del Monte Bianco
© SteGrifo27
a Valle d’Aosta è un classico per chi sceglie il Natale sulla neve ma non vuole rinunciare all’arte e alla cultura. Con la tua tessera FAI puoi programmare un itinerario
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Una spettacolare escursione sul tetto d’Europa
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nella storia di questa regione: le porte del Castello Savoia a Gressoney, un tempo dimora della regina Margherita, si aprono per te con uno sconto del 33% sulla visita, mentre nel Castello di Fénis ad Aosta, simbolo del passato medievale della città, entri con biglietto ridotto. Se invece sei appassionato di arte moderna e contemporanea non rinunciare alle esposizioni del Forte di Bard: ti aspetta uno sconto del 25%. Non solo arte e cultura: sali sul tetto d’Europa con uno sconto del 10% sulle tratte delle Funivie del Monte Bianco, che da Courmayeur in soli 19 minuti raggiungono i 3.466 metri di Punta Helbronner. Se le vostre mete sono invece le piste del Trentino e dell’Alto Adige approfittatene per una sosta
al MART a Rovereto (TN), uno dei più importanti musei europei di arte moderna e contemporanea, dall’avveniristica cupola in vetro e acciaio, che ospita grandi mostre tematiche e una collezione di oltre 20.000 opere, con uno sconto del 40%. O per scoprire un altro centro di arte contemporanea, il Museion di Bolzano, risparmiando il 42% sul costo della visita. Se siete in viaggio per le cime del Cadore e siete appassionati di accessori non perdete la visita al Museo dell’occhiale a Pieve di Cadore (BL) con le sue splendide collezioni di occhiali, astucci, binocoli, cannocchiali per un grande racconto su ciò che le lenti hanno rappresentato dal Medioevo in poi: per gli iscritti FAI lo sconto è del 25%.
ITINERARI FAI - 17
SE PREFERISCI ANDARE AL MARE
U
n Natale al mare con la famiglia davvero conveniente? A Genova per i più piccoli una delle tappe da non perdere è la Città dei Bambini e dei Ragazzi con il 20% di riduzione sul biglietto anche per un accompagnatore. Con la tessera FAI hai diritto al 7% di sconto per visitare l’Acquario e il 20% per accedere alla Biosfera. Imperdibile la visita a Galata, il Museo del Mare, per un viaggio interattivo nella storia delle costruzioni navali: per gli iscritti FAI
sconto del 13% sull’ingresso. A misura di tutta la famiglia la visita al simbolo di Genova, la Lanterna, che da quasi mille anni sorveglia il porto commerciale: l’ingresso per chi è iscritto al FAI è scontato del 20%. Se invece la tua meta sarà Rimini potrai scoprire una città non solo di mare e spiagge ma anche custode di testimonianze millenarie con la visita scontata del 40% al Museo della Città. A Viareggio (LU) un viaggio nell’arte moderna con il 38% di sconto alla Fondazione Matteucci che ospita una collezione di arte italiana dell’Otto-
L’artista cinese Ai Weiwei in mostra a Firenze fino al 22 gennaio 2017
Palazzo Strozzi, Firenze SCONTO
20%
SE LA CITTÀ È LA TUA DIMENSIONE
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a Firenze che non ti aspetti mette in luce il suo aspetto più provocatorio con la prima grande mostra italiana di Ai Weiwei, uno dei più celebri e controversi artisti contemporanei, a Palazzo Strozzi: l’artista ha invaso l’intero spazio espositivo creando un’esperienza inedita per i visitatori. Se porti con te la tessera FAI il biglietto è ridotto! Se sei alla ricerca della grande storia della città visita il Museo dell’Opera del Duomo, riaperto al pubblico un anno fa. Uno spazio di 6mila metri quadrati, con 25 sale disposte su tre piani, studiate per raccogliere 750 opere: la più importante collezione al mondo di
Novecento. In Costiera Amalfitana non lasciarti sfuggire l’opportunità di visitare Villa Rufolo a Ravello (SA): il biglietto per la visita di questa piccola “Alhambra italiana” è ridotto del 20%, mentre il Museo Correale di Terranova a Sorrento (NA) con le sue collezioni settecentesche, ti aspetta con il 29% di sconto. In Sardegna a Caprera nell’Arcipelago della Maddalena si potrà visitare il Compendio Garibaldino ovvero la dimora in cui si ritirò l’Eroe dei Due Mondi dal 1857 al 1882, anno della sua morte, con uno sconto del 50%.
sculture del Medioevo e del Rinascimento fiorentino. Per gli iscritti FAI 80% di sconto sul prezzo del biglietto. Natale a Milano? Ottima occasione per approfittare della vasta offerta culturale e non rinunciare alle mostre di Palazzo Reale: dalle opere visionarie di Escher a quelle dei maestri giapponesi Hokusai, Hiroshige e Utamaro fino ai capolavori di Rubens approfittando per tutte dello sconto del 17% per gli iscritti FAI. O all’arte contemporanea offerta da Fondazione Prada con una riduzione del 20%, o luoghi meno conosciuti come la Fondazione Vico Magistretti per un viaggio nell’architettura e nell’Italian design con il 40% di sconto. A Roma varie possibilità con le con-
venzioni del FAI per me. Tra queste si può scegliere tra le 400 statue romane allestite nella ex Centrale Montemartini nel quartiere Ostiense con il 15% di sconto o la collezione di dipinti del XVI e XVII secolo della Galleria Doria Pamphili con un 32% di sconto, o l’arte contemporanea del MAXXI dove grazie alla tua tessera hai diritto a una riduzione del 28% sull’ingresso. A Palermo ti aspetta una visita al Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino scontata del 40% e a 20 km, a Bagheria, puoi scoprire Villa Palagonia, eccentrica dimora del Settecento, già meta del Grand Tour, conosciuta anche come Villa dei Mostri, con una riduzione del 50% sul biglietto.
18 - VARIE
LA BELLEZZA PER TUTTI
Da novembre un nuovo progetto per disabili cognitivi
Giorgio Majno © Archivio FAI
Villa Panza, Varese
Arenaimmagini.it 2013 © Archivio FAI
Villa Necchi Campiglio, Milano
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Villa Panza a Varese e a Villa Necchi Campiglio a Milano il FAI ha avviato il progetto di accessibilità culturale “Bene FAI per tutti”, ideato e realizzato dall’Associazione L’abilità Onlus con la Fondazione De Agostini e grazie al sostegno di JTI, dedicato a persone con disabilità intellettiva, che offre la possibilità di scoprire le collezioni permanenti dei beni seguendo un percorso di visita strutturato. Ne parliamo con Carlo Riva, direttore dell’Associazione L’abilità Onlus. Cosa si intende per disabilità cognitiva? La persona con questa disabilità presenta un deficit nelle funzioni come il ragionamento, la soluzione dei problemi, il pensiero astratto e quindi apprende con fatica, perché sono compromesse la concentrazione, la memoria, la comunicazione. La persona ha difficoltà a raggiungere adeguati standard di sviluppo relazionale con limitata partecipazione sociale nella scuola, nel lavoro, nella comunità. È una condizione di salute irreversibile e comprende la sindrome di Down, i disturbi dello spettro autistico e le encefalopatie infantili e si associa spesso a malattie psichiatriche. Sono oltre 2 milioni in Italia le persone con disabilità intellettive che con le loro famiglie necessitano di sostegno e progetti inclusivi. Che opportunità offre il progetto a questi visitatori? Per la piena inclusione è fondamentale che l’esperienza sia compresa e quindi vissuta con piacere da ogni visitatore. Per questo sono stati preparati materiali ad hoc che permettono alla persona con disabilità cognitiva, da sola o accompagnata, di capire meglio cosa si andrà a vedere, come visitare il luogo, che cosa ricordare. Sono materiali costruiti secondo le direttive pedagogiche che sostengono la comunicazione e la relazione con una persona con bisogni speciali, ovvero schede e mappe strutturate con linguaggi visivi (immagini o simboli) e testi scritti in linguaggio facilitato. Questi materiali possono essere scaricabili dal sito del FAI www.fondoambiente.it o ritirati direttamente in biglietteria: nel primo caso permettono di avvicinarsi al bene in anticipo, operando così sulle sue competenze di memoria e concentrazione alla novità; nel secondo caso diventano un prezioso manuale e guida semplificata alla visita.
RESTAURATA LA PENSILINA DI VELATE (VA) Grazie alla Delegazione FAI di Varese e al Centro Culturale di Velate è stata restaurata la Pensilina del Tram di Velate, ultima traccia della rete tramviaria fin de siècle che collegava Varese con i centri limitrofi. I
lavori, dopo decenni di incuria, hanno permesso il consolidamento e la messa in sicurezza, il ripristino del tetto, delle panchine, del pavimento a boccette e la realizzazione di una fontanella per l’acqua.
L’ACQUA ALTA E LA SUA STORIA IN MOSTRA A VENEZIA In occasione del cinquantenario dell’alluvione del 1966, il Negozio Olivetti in Piazza San Marco partecipa alla mostra diffusa “Acqua in piazza” curata da We are here Venice ed Eleonora Sovrani, che racconta il difficile rapporto quotidiano con l’alta marea. Negli spazi del negozio sarà inoltre allestita la mostra fotografica di Anna Zemella “Ritorno in piazza” , un dialogo intimo con le pietre del “salotto di Venezia” dove l’acqua diventa elemento vitale della città. Per informazioni: www.negoziolivetti.it
©Luciano Monti
MANIFESTAZIONI - 19
Il giardino di Villa Necchi Campiglio a Milano in inverno
DA NATALE A PRIMAVERA TANTI EVENTI CON IL FAI In Veneto, in Liguria, in Sicilia e a Milano quattro idee per vivere le Feste e per salutare con i fiori il ritorno della bella stagione
Una mostra e mercato con prodotti gastronomici d’eccellenza e accessori per la tavola di Natale. Due giorni per prendere spunti ammirando tavole “artistiche”: da quella dedicata al vetro a quella in tinte pastello, dallo stile classico al contemporaneo. Tra le bancarelle si potrà trovare tutto il necessario per riprodurre a casa una perfetta atmosfera natalizia, dalle posate al panettone!
NATALE A SAN FRUTTUOSO
Abbazia di San Fruttuoso, Camogli (GE) – sabato 24 dicembre Torna il tradizionale appuntamento della Notte di Natale nella chiesa dell’abbazia con la celebrazione della Santa Messa e la partecipazione del coro
NOVENA DEI CONTADINI
Giardino della Kolymbethra, Valle dei Templi (AG) – dal 24 dicembre al 6 gennaio 2017 In una piccola grotta del giardino rivive il presepe contadino realizzato, secondo le antiche tradizioni della Sicilia rurale, con fogliame spinoso della pianta di asparago e decorato con arance, mandarini, limoni. Frutti che, con i loro colori e profumi, riscaldano l’umile dimora della Sacra Famiglia: un omaggio al Salvatore da parte della terra e degli uomini che la coltivano. Degustazioni di
prodotti agrigentini, musiche e canzoni di Natale accompagneranno inoltre la rievocazione dell’avvento dei Magi.
SOFFIO DI PRIMAVERA
Villa Necchi Campiglio, Milano – sabato 4 e domenica 5 marzo 2017 I primi fiori dopo l’inverno, presentati dai migliori vivaisti italiani e stranieri selezionati dal FAI, saranno protagonisti della mostra e mercato che ogni anno riscuote sempre maggiore successo. Nel giardino e nel padiglione vetrato della villa, i visitatori potranno scoprire e acquistare una ricca varietà di piante, oltre ad arredi, attrezzi e prodotti per la cura del verde, ma anche chiedere consigli agli esperti del settore per rinnovare giardini e terrazzi in vista dell’arrivo della primavera. Gabriele Basilico 2016 © Archivio FAI
Davide Poerio 2015 © Archivio FAI
Villa dei Vescovi, Luvigliano di Torreglia (PD) – sabato 3 e domenica 4 dicembre
Voci d’Alpe. Un battello riservato ai partecipanti salperà da Camogli alle 22.40 per raggiungere il borgo di San Fruttuoso. Al termine della funzione sarà possibile visitare il bene, brindare con vin brulé e degustare il tradizionale pandolce. Prenotazione obbligatoria 0185 772703.
Santi Caleca 2012 © Archivio FAI
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