Notiziario FAI 136

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Il notiziario del FAI

Periodico: Poste Italiane Spa – Sped. in abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 CN/BO.

136 settembre ottobre novembre 2015

IL CASTELLO DELLA MANTA

IN PIEMONTE UN LUOGO INCANTATO RACCONTA CON I SUOI AFFRESCHI STORIE DI EROI, EROINE E FONTANE MAGICHE

FAIMARATHON festa d’autunno

Buone notizie da Agrigento

Appuntamenti nei beni del FAI

18 ottobre: gli itinerari proposti dai Giovani del FAI

Il Sindaco contro l’abusivismo

Fiori e sapori, visite guidate, prodotti d’eccellenza


02 - EDITORIALE

LA COMODA TENTAZIONE DI ESSERE SEMPRE CONTRO

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i va imponendo, nel dibattito in pubblico, un ritorno manicheo all’idea che da qualche parte ci sia tutto il bene e dall’altra tutto il male, per cui basterebbe scegliere la parte giusta eliminando il male e concentrando il bene, così che le sue varie parti combacino e si integrino in un insieme unico e armonioso. Non è forse stato questo (da Platone a Gesù, dall’illuminismo al romanticismo fino al comunismo) il sogno religioso, filosofico e politico più longevo dell’umanità? Un sogno che ha trascurato la realtà della storia, nella quale l’uomo non è né angelo né diavolo, ma un miscuglio conflittivo dei due. Un sogno che ora serve a legittimare l’inclinazione intellettuale a opporsi sempre a tutto, all’essere sempre contro, per mantenersi puri e non sporcarsi le mani, secondo la teoria del «ci vuole ben altro». Perché se è vero che le istanze morali hanno in sé l’infinito è altrettanto vero che le cure ai mali sono sempre il frutto di azioni circoscritte, progressive e concrete, storicamente determinate. Da qui, a mio avviso, la necessità di preferire al comodo massimalismo il duro riformismo, che unisce progettualità a empiria, filosofia a buon senso. Prendiamo ad esempio il paesaggio, il patrimonio naturale, l’insieme del patrimonio culturale alla luce della nostra Costituzione, che individua a questo proposito i fini della Repubblica: in primo luogo il promuovere lo sviluppo della cultura (umanistica) e della ricerca scientifica e tecnica e in secondo luogo la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione. Non vi è pertanto ragione alcuna

Periodico del FAI Sede legale: La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 - 20135 Milano Direzione e uffici La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 20135 Milano tel. 02467615.1 Registrazione del Tribunale di Milano del 9.8.1980 n. 314 Stampa DATA MEC S.r.l. Direttore responsabile Simonetta Biagioni Coordinamento editoriale Marco Magnifico Progetto grafico Carlo Dante

Andrea Carandini Presidente FAI

per subordinare la promozione dello sviluppo (oggi si dice la valorizzazione) alla tutela, abbassandola così arbitrariamente da fine a mezzo. Infatti i due commi dell’articolo 9 della nostra carta, descrivono due fini ugualmente desiderabili e tra loro interconnessi, seppure implicano competenze diverse; sono anche due fini che economicamente si contraddicono, perché ciò che è dato alla tutela viene tolto alla promozione e viceversa. Anche dentro di noi si muovono forze antagoniste, come la ragione e le emozioni, costitutivamente antinomiche. Una delle vie alla modernità ha scoperto che il creato non è una sinfonia ma un insieme di fini primi che sono buoni in sé ma anche in conflitto tra loro. Invece di salvarci l’anima e di segnalarci pubblicamente come impeccabili pronunciando l’insopportabile “ci vuole ben altro”, ciascuno nella sua competenza e tutti insieme nella politica - sempre ispirati da principi morali (qui la religione aiuta anche i laici) dovremmo declinare i principi primi appunto, luogo per luogo, priorità per priorità, bilanciando necessità e soluzioni in modo che nessuna pervenga a sopprimere tutte le altre. Questi dilemmi riguardano tutti e quindi anche il FAI, che sceglie le battaglie a carattere generale a cui dedicarsi per avere il tempo di medicare continuamente singoli luoghi speciali ricollegandoli alle persone per riportarli alla vita, fedele all’intreccio che connette inestricabilmente l’ecologia alla storia (ampiamente riconosciuto nell’ultima Enciclica del Vescovo di Roma).

CONTENUTI RICORDIAMOCI DI SALVARE L’ITALIA........................................................pag 3 FAIMARATHON - GIORNATA FAI D’AUTUNNO....................................pag 4 I BENI DEL FAI - IL CASTELLO DELLA MANTA ........................................pag 6 INCONTRO CON ALESSANDRO BARBERO.............................................pag 11 L’INTERVISTA: PARLA IL SINDACO DI AGRIGENTO .............................pag 13 AMBIENTE - TRIVELLAZIONI NELL’ADRIATICO .....................................pag 14 I VOLTI DEL FAI.....................................................................................................pag 16 VARIE ........................................................................................................................ pag 17

Quota minima di adesione annuale al FAI: 39,00 Euro

MANIFESTAZIONI................................................................................................pag 18


CAMPAGNA - 03

Sarà possibile sostenerci inviando un sms o chiamando da rete fissa il numero 45592 dall’11 al 25 ottobre e invitando sempre più persone a iscriversi al FAI! Più saremo e più Italia potremo salvare! Dall’11 al 25 ottobre puoi donare 1 euro inviando un SMS dal tuo cellulare TIM,Vodafone, WIND, 3, PosteMobile, CoopVoce e Tiscali. Puoi donare 2 euro con una telefonata da rete fissa Vodafone e TWT e 2/5 euro con una telefonata da rete fissa Telecom Italia, Infostrada, Fastweb e Tiscali

Foto Loretta Martella©Archivio FAI

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nche quest’anno torna “Ricordiamoci di salvare l’Italia”, la campagna nazionale di raccolta fondi destinata a sensibilizzare gli italiani sull’importanza della difesa del patrimonio artistico e paesaggistico, un tema sempre più cruciale per il futuro sociale ed economico del nostro Paese. La campagna sarà promossa durante il mese di ottobre sulla stampa, sulle principali reti radio e televisive nazionali e su web. I fondi raccolti saranno destinati alle finalità istituzionali della Fondazione e serviranno per sostenere i principali cantieri in corso: dal recupero paesaggistico di Punta Mesco, nel Parco Nazionale delle Cinque Terre al restauro dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate nel Salento (nella foto) e di Casa e Torre Campatelli a San Gimignano.

GRAZIE ALLE COLLABORAZIONE DELLE AZIENDE PARTNER POTRAI SOSTENERE LA CAMPAGNA: • nelle filiali Deutsche Bank, main partner • in tutti gli ipermercati Iper, la grande i • in tutti i supermercati Unes • in tutte le librerie Feltrinelli presso Vicolungo The Style Outlets e Castel Guelfo The Style Outlets • in tutti i punti vendita Bottega Verde • Ricordiamoci di salvare l’Italia è sostenuta anche dal prezioso • contributo di Costa Crociere Scopri di più su www.aziendeperilfai.it

ANTONIO RICCI: SOSTENGO IL FAI DA UNA VITA! Da molti anni è vicino alla Fondazione. Come è nato il suo interesse per il lavoro del FAI? Sia io che mia moglie siamo laureati in Storia dell’arte con indirizzo “Conservazione dei beni ambientali e culturali”. È una passione che io ho avuto fin da piccolo, essendo nato nel centro storico della città medievale di Albenga, dove assistevo al suo recupero operato dall’archeologo Lamboglia. L’innamoramento per il FAI è dovuto alla verifica della serietà del suo operato e alla travolgente e coinvolgente passione di Giulia Maria Crespi. Come mai in un programma così “irriverente” ha scelto di ospitare il FAI? “Striscia la notizia” è un programma che corre in soccorso dei più deboli. L’ambiente è indifeso, allearsi con il FAI è stata una scelta naturale e biodinamica. Com’è nata l’idea della “strana” coppia Brumot-

ti/Magnifico per i servizi di Striscia? Per troppa gente il FAI era vissuto come un’associazione di pedanti maestrine e signorine snob. È entusiasmante invece vedere Marco Magnifico che, per salvar l’ambiente, mette in gioco sé stesso e rischia con il campione di bike Brumotti. La noia purtroppo degrada la bellezza e qualunque forma di buona intenzione. Che appello farebbe agli italiani per invitarli iscriversi alla Fondazione? Non capisco… Pensavo che tutti gli italiani fossero già iscritti al FAI. Quale tra i beni FAI è il suo preferito? Ce ne sono tantissimi. Quello che frequento di più è senz’altro il Castello di Masino, che mi ha fatto conoscere anni fa l’architetto Paolo Pejrone. A Masino, tra l’altro, da un’idea dell’inviato di Striscia Davide Rampello, a fine settembre si è tenuta la “Tre giorni del gusto”, dove è stato possibile incontrare tutti gli artigiani del cibo che sono stati protagonisti dell rubrica “Paesi e paesaggi”. Non potevo mancare!


04 - FAIMARATHON

Volontari FAIMARATHON 2014

Foto Musacchio-Iannello, 2014©Archivio FAI

Venezia, Isola San Lazzaro degli Armeni

Domenica 18 ottobre una edizione tutta nuova di “FAIMARATHON – Con il Gioco del Lotto e il FAI. Una Giornata FAI d’autunno”: l’Italia vista dai giovani

TORNA FAIMARATHON UNA GIORNATA FAI D’AUTUNNO

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ltre 3500 volontari, 130 città, 500 aperture: questi i numeri della prossima edizione di FAIMARATHON, evento nazionale a sostegno della campagna di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia”, realizzato grazie alla partnership con Il Gioco del Lotto, che da quest’anno si presenta con grandi novità e per la prima volta viene affidata ai Gruppi FAI Giovani. Nata come una passeggiata non competitiva, una “maratona culturale” a tappe, la FAIMARATHON - grazie alle visite a contributo libero - diven-

ta una giornata dedicata alla scoperta degli innumerevoli luoghi di interesse artistico, paesaggistico e sociale che rappresentano l’identità, la storia e le tradizioni delle nostre città. Il 18 ottobre i giovani del FAI proporranno una loro lettura delle bellezze nascoste del nostro Paese con itinerari a tema che faranno conoscere luoghi che si “celano” ai nostri occhi nella vita quotidiana: palazzi, chiese, giardini, cortili, spesso inaccessibili al pubblico, a volte poco conosciuti o appena restaurati. Tra questi anche alcuni monumenti recuperati con i proventi de Il Gioco del Lotto.

A BRESCIA TRA I PALAZZI DEL LIBERTY CON I CITOFONI PARLANTI Se i luoghi nascosti del nostro Paese avessero un microfono quante storie ci saprebbero raccontare? A questa domanda il team creativo di McCann World Group, composto da Gaston Guetmonovitch, Marco Zilioli e Niccolò Moronato, ha risposto con “Open Doorbells – I citofoni raccontano”, un originale e divertente progetto che ha dotato alcuni edifici storici, tappe di FAIMARATHON, di una vera e propria

“voce” da cui ascoltare aneddoti e curiosità sul luogo e i suoi abitanti. Tra le cinque città scelte per il progetto, Brescia doterà di citofoni parlanti gli edifici di un itinerario alla scoperta dell’architettura liberty dei primi anni del ‘900. “Una sfida che ci ha trovati subito entusiasti, nonostante qualche difficoltà

nel convincere gli inquilini dei palazzi”, interviene Simona Caridi (nella foto) del Gruppo FAI Giovani di Brescia. Palazzi che hanno molte storie da raccontare: “Casa Gussalli, ad esempio, ci narra le vicende di un bambino innamorato della volta stellata che diverrà uno dei primi astronauti italiani; e ancora,


FAIMARATHON - 05

Riservato agli iscritti FAI

Lucca, Palazzo Pfanner

©Daderot

©Archivio FAI

©Anton Nossik

Modena, Palamolza

A Roma si potrà scoprire il quartiere che si è sviluppato in occasione dell’Esposizione Universale del 1911 e dei 50 anni del Regno d’Italia: tra le aperture Villa Poniatowski, splendido edificio cinquecentesco restaurato dall’architetto Valadier. A Napoli interessanti visite alla monumentale Chiesa di San Giovanni a Carbonara e alla Stanza del Lazzaretto dell’ex Ospedale della Pace, caratterizzata da un ballatoio che costeggia le pareti, usato per “calare” cibo e bevande agli infetti, e da pregevoli affreschi. A Venezia verrà proposta la visita ai luoghi della comunità

armena, tra cui l’isola di San Lazzaro degli Armeni. A Milano si andrà alla scoperta dei luoghi che raccontano la storia dell’impegno civico che da sempre caratterizza la città, tra questi l’Archivio storico del Policlinico con visita ai saloni del Capitolo d’Estate e del Capitolo d’Inverno. A Modena a fare da filo conduttore saranno le numerose testimonianze di street art presenti in molti luoghi identitari della città.

Casa Migliorati, uno dei primi edifici a essere costruiti in cemento armato, che rappresentò la grande ‘scommessa’ dell’architetto pioniere Egidio Dabbeni e al quale sarà inoltre dedicata una mostra fotografica parallela alla manifestazione all’Archivio Storico Bresciano: Dabbeni infatti fu uno dei protagonisti della città dei primi del ‘900, quando progettò la sede dell’Esposizione Universale”, prosegue Caridi. Si tratterà in ogni caso di edi-

fici privati, chiusi al pubblico e che verranno aperti eccezionalmente in occasione della manifestazione. “Nel corso dell’ultima FAIMARATHON abbiamo distribuito un questionario tra i partecipanti e il desiderio che ne è emerso è quello di scoprire luoghi nascosti, vere ‘chicche’ che la città custodisce in segreto”; ed è proprio a questi luoghi ricchi di storie che verrà data la parola. Scopri il video su www.faimarathon.it

Per l’elenco di tutti gli itinerari e le modalità di partecipazione www.faimarathon.it

La FAIMARATHON sarà aperta a tutti, ma un trattamento di favore verrà riservato agli iscritti FAI – e a chi si iscriverà durante l’evento. A loro saranno dedicate aperture eccezionali in molte città, corsie preferenziali, eventi speciali e attività a sorpresa. Qualche esempio: • a Napoli il Cabinet del Duca, un ambiente di circa 5 metri per 5 tutto rivestito di specchi e di gusto rococò, realizzato nel 1732 all’interno di Palazzo Saluzzo di Corigliano; • a Bologna i Fonoprint Studios, tra i più importanti studi di registrazione, mastering e authoring d’Italia scelti da musicisti come Lucio Dalla, Paolo Conte, Vasco Rossi e Ligabue; • a Venezia Cà Zenobio, imponente palazzo dal 1800 sede dei Mechitaristi Armeni, che vanta magnifici affreschi di Tiepolo, Dorigny e Lazzarini; • a Milano la Quadreria dei ritratti dei benefattori della Ca’ Granda con opere di grandi artisti come Hayez, Segantini, Casorati, Sironi; • a Roma i depositi della GNAM - Galleria Nazionale di Arte Moderna (in alto foto di Black Cat), che custodiscono opere da conservare e a cui attingere per ricerche, prestiti e scambi.


06 - I BENI DEL FAI

IL CASTELLO DELLA MANTA Prodi cavalieri e nobili eroine negli stupefacenti affreschi di una sontuosa residenza medievale vicino a Cuneo

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l pittoresco borgo di Manta sorge a pochi chilometri da Saluzzo, ai piedi di un rilievo che segna un cambio di paesaggio, dove la pianura cuneese con i tipici frutteti - famose le mele, le pere e le ciliegie locali - si increspa e diventa collina ordinata di vigne, sullo sfondo scenografico delle mastodontiche montagne, protagonista assoluta la cima innevata del Monviso.

Dal borgo una strada si inerpica tra faggi e castagni e raggiunge il culmine della collina di Manta dominata dalla mole austera e sobria di un castello, residenza cinquecentesca con un cuore medievale. Un tempo questa terra apparteneva al Marchesato di Saluzzo, un piccolo stato sovrano stretto tra la Francia e i Savoia, dove regnava una famiglia, proprietaria ➜


I BENI DEL FAI - 07

Come una sfilata di moda Gli affreschi del Castello della Manta sono tra le più belle rappresentazioni della moda di inizio Quattrocento, mostrando un repertorio accurato delle fogge più amate del tempo. Non ci si lasci ingannare dai personaggi mitici raffigurati, pensando che indossino abiti fuori dalla realtà, inventati per descrivere chi era vissuto in altri tempi e luoghi. Uomini e donne che sfilano come su una passerella su un prato fiorito sono abbigliati e acconciati secondo le novità dei primi decenni del XV secolo, provenienti da Oltralpe e diffuse nelle corti europee. Si tratta della moda tardogotica, caratterizzata dalla verticalità e dal decorativismo che si riscontra nei tessuti, negli ornamenti applicati e negli intagli agli orli delle vesti. Sarti, ricamatori, orefici e pellicciai erano gli artefici di questi raffinati oggetti che l’abilità del pittore restituisce consapevole della loro importanza. Ogni movimento immortalato dall’artista tramanda gesti e comportamenti di cui gli abiti sono protagonisti. Come non rimanere incantati dall’elegante bizzarria di sopravvesti foderate di pellicce di ermellino o vaio con ampie maniche a imitazione delle foglie, di copricapi a sella e cappucci appoggiati sulle elaborate acconciature a corna tempestati di perle e fregi? Eppure questa era la moda corrente di cui le fonti scritte ci offrono dettagliate e incantevoli descrizioni. Elisa Tosi Brandi Storica del costume e della moda, Università di Bologna

©Archivio FAI

Foto Giorgio Majno 2005 ©Archivio FAI

Particolare della parete dei Prodi e delle Eroine, da sinistra Goffredo di Buglione, Delfile, Sinope In basso l’Eroina Theuca


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Trentino

Lombardia Piemonte TORINO

Castello della Manta MANTA, CUNEO

Emilia Romagna

Foto Luciano Soave ©Archivio FAI

Foto Dario Fusaro 2010 ©Archivio FAI

Toscana

Salone Baronale, la parete della Fontana della Giovinezza. In basso a destra la facciata cinquecentesca del castello

➜ del più antico Castello della Manta. Nel

XII secolo c’era una rocca, che divenne castello dal 1416 grazie a Valerano, capostipite della famiglia dei Saluzzo della Manta, figlio del Marchese di Saluzzo Tommaso III, ma figlio illegittimo. Un nobile bastardo con una storia che appassiona. Valerano ereditò la Manta dal testamento del padre. Il 5 ottobre del 1416,

sul letto di morte, il Marchese dettò le sue volontà: “Affido la mia anima a Dio - fece scrivere - e nomino mio figlio Ludovico marchese ed erede, ma sotto la tutela di sua madre, Margherita de Roucy, e di alcuni consiglieri, tra cui Valerano.” Ludovico aveva solo 6 anni e fu subito evidente che Valerano avrebbe retto il Marchesato, pur non spettandogli il titolo di marchese.

Figlio amato, virtuoso, capace e maturo, fedele più di ogni altro - proprio perché illegittimo: perché non era la legge a garantire il suo destino, ma il buon cuore del padre - Valerano seguì le orme paterne anche nella passione per la cultura cavalleresca in gran voga allora in Francia. Suo padre ne era stato affascinato dopo un lungo soggiorno, da cui era tornato con oggetti di pre-

Donare, una decisione difficile ma giusta Quando ricordo mia madre mi vengono in mente tre caratteristiche fondamentali della sua personalità: il coraggio, l’integrità e la capacità di partecipazione. Era di carattere forte, sicura di sé e le sue scelte erano sempre motivate dalla ricerca di soluzioni che riteneva giuste. E gli abitanti della sua amata Manta si ricordano della sua generosità e gentilezza di spirito. Era molto fiera delle sue radici… Era un’affascinante intellettuale, curiosa, grande lettrice, apprezzava la compagnia di persone che non avevano paura di esprimere le loro opinioni. La sua relazione con mio padre era forte e piena di reciproco rispetto. I miei genitori condividevano sempre le decisioni che dovevano prendere. E forse la più difficile è stata quella sul futuro del Castello della Manta:

dopo aver subito un terribile furto e convinti che fosse opportuno lasciare accedere al castello, ai suoi capolavori artistici e alla sua storia sia gli studiosi che i visitatori, hanno cercato una soluzione compatibile con la grande tradizione della famiglia.Tramite amici hanno conosciuto il FAI, la sua missione e lo splendido lavoro che stava facendo in Italia: apprezzavano particolarmente il fatto che agisse sul modello del National Trust inglese. Dopo serie riflessioni, nel 1985, hanno preso la decisione di donare al FAI il castello e tutti gli immobili al contorno; una decisione di cui mia madre non si è mai pentita. Carlo De Rege, figlio di Elisabetta De Rege Provana, donatrice del Castello della Manta


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Foto Giorgio Majno 2005 ©Archivio FAI

sul soffitto a cassettoni, originale, e in una nicchia, dove compare l’immagine quattrocentesca della Vergine che allatta il Bambino. Nella Sala Baronale trionfa l’immaginario mitico e favoloso del proprietario di casa, opera raffinatissima di un ignoto maestro: lungo le pareti sfilano nove prodi e nove eroine, con abiti e armi d’epoca definiti nel minimo dettaglio, e alla destra del camino c’è perfino lui, Valerano, ritratto nelle vesti dell’eroe Ettore. Campeggia tra le figure il motto di famiglia, “Leit” - dal verbo tedesco

I bagnanti della Fontana della Giovinezza

zioso artigianato, stoffe e mappamondi, l’amore per la poesia - che lo spinse a scrivere un poema in lingua, Le Chevalier Errant – e perfino una moglie francese! Di questo patrimonio materiale e immateriale Valerano fu erede, stavolta legittimo. E in omaggio e in memoria del padre fece affrescare la Sala Baronale del Castello della Manta con scene e personaggi del poema ca-

valleresco composto da Tommaso III. GLI AFFESCHI DELLA SALA BARONALE Il cuore medievale del Castello della Manta è proprio questa sala, che si rivela in tutto il suo splendore di forme e colori. Vi si accede da un vestibolo austero ridipinto nell’Ottocento a imitazione del Medioevo, tranne che

GLI AFFRESCHI VOLUTI DA VALERANO INSCENANO LA BELLEZZA PIÙ CHE IL POTERE “leiten”, guidare -, perché questa sala fu sfondo dell’esibizione del potere del “signore di Manta”; ma più che il potere questi affreschi intendono inscenare la bellezza: in una natura da giardino dell’Eden prendono vita scene da favola, come quella della Fontana della Giovinezza in cui si immergono coppie di amanti risanati dalle acque miracolose, mentre sovrani, cardinali, mercanti e miserabili, impazienti di entrarvi, si svestono in fretta. La mitologia cavalleresca si fonde con scene comiche e grottesche, corredate da cartigli come antichi fumetti - da un lato un vecchio paralitico minaccia il servo beone “se non molli la bottiglia te ne ➜

Quel loden sacrificato sotto le ruote Avevo 21 anni quando udii il magico suono di quel nome: Manta. Avevo lasciato gli studi in Bocconi per la Storia dell’Arte e letto un articolo di Gianni Romano (mito per noi studenti) sull’ignoto “Maestro della Manta” che mi aveva dischiuso il mondo di quel ciclo favoloso. In inverno decidemmo con amici di andare in alta Val Maira. Prima tappa a Saluzzo dove scopro che Manta è a due passi e a fatica convinco il gruppo a far tappa al castello. Era nevicato, la strada era impervia e nessuno aveva voglia di mettere le catene... La macchina si inchiodò alla prima curva e io sacrificai, mettendolo sotto alle ruote, un dignitoso loden pur di raggiungere la meta che custodiva l’oggetto del mio desiderio. Ma i custodi furono irremovibili “I Conti sono in America! Abbiamo ordini precisi!”. Sgomento, sberleffi e ire materne per il loden. Un anno

dopo Giulia Maria Crespi: “Conosci Manta? Vorrebbero donarci il castello…”. Ancora non sapevo che sarei entrato al FAI, ma la incitai ad accettare e le chiesi di accompagnarla quando vi si fosse recata. L’impressione fu enorme: nel freddo silenzio del salone quegli eroi sgargianti e quelle altere eroine mi vennero incontro come i cipressi di Bolgheri a Carducci... Imponenti, distanti, secolari ma vivi, impenetrabili ma pronti a raccontare la loro storia così unica a chi avesse la volontà di ascoltarla. Sapevano che avevo loro sacrificato un vecchio loden e furono disponibili... Li ascoltai a lungo e ne divenni amico. Un privilegio di cui oggi ognuno può godere: ma bisogna conquistarne la confidenza... Marco Magnifico, Vicepresidente Esecutivo FAI


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➜ darò sulle orecchie” – in un compendio

IL CASTELLO SI COMPLETA La vita successiva del Castello della Manta vede protagonista un erede di Valerano, il Marchese Michele Antonio Saluzzo, che intorno al 1563, aggiunse al nucleo medievale appartamenti, sale e saloni, come quello delle Grottesche, altra meraviglia da non lasciarsi sfuggire, prodotto di una corte erudita e raffinata, animata da intellettuali e artisti. In quest’epoca il castello acquisì la facciata sobria di un palazzo, oggi ingentilita dalla vite rampicante, con il portone che dal panoramico giardino dà accesso alla corte interna, dov’erano anche gli ambienti di servizio - la tinaia, le cantine e il cucinone - e da cui parte lo scalone monumentale che conduce al piano nobile. Nel Settecento il castello divenne un ospedale militare per i soldati austrosabaudi feriti nelle battaglie contro i

Foto Giorgio Majno ©Archivio FAI

decorativo di carattere profano che nel panorama pittorico quattrocentesco è un’assoluta rarità.

Particolare della corsa alla fonte della Fontana della Giovinezza

Francesi, finché una nuova famiglia, i Radicati da Marmorito, lo rilevò trasformandolo nella residenza che oggi si visita, donata nel 1985 al FAI dalla Contessa Elisabetta De Rege Provana, la cui famiglia ancora oggi ne abita

Un eroe senza nome: il Maestro della Manta di Giovanni Romano*

Molti storici dell’arte si sono cimentati nell’arduo tentativo di dare un nome all’anonimo frescante, chiamato Maestro della Manta, che operò nel Salone Baronale del castello intorno al 1420. Nell’impossibilità di attribuirgli una sicura identità si è riusciti tuttavia a delineare il profilo di questo raffinato artista. Il maestro che si vide affidare da parte di Valerano, figlio del Marchese Tommaso III, un così esplicito e delicato manifesto dell’ideologia cortese non può essere stato un principiante subito scomparso; egli fu piuttosto un maestro affermato, già in grado di gestire una bottega complessa per numero di aiuti e per ricchezza di patrimonio grafico. Se appare sicura l’attribuzione alla mano diretta del maestro dei Prodi e delle Eroine, nella parete della Fon-

tana della Giovinezza si intravedono invece gli interventi della bottega. Il montaggio di una scena così affollata impone la formazione presso la bottega dell’anonimo pittore di una ricca raccolta di disegni o l’esistenza di un taccuino d’artista: strumenti didattici indispensabili per fornire modelli agli allievi della bottega. La data precoce di esecuzione del ciclo, la varietà delle tecniche pittoriche impiegate, le novità iconografiche, la grande qualità esecutiva, avvicinano il Maestro della Manta a un altro ben noto maestro dal respiro internazionale: Giacomo Jaquerio (Torino, notizie dal 1401 – 1453), il più importante fra gli artisti attivi nel Ducato di Savoia durante la prima metà del Quattrocento. *Professore Emerito dell’Università degli Studi di Torino

INFO Castello della Manta Via De Rege Thesauro 5 12030 Manta (Cuneo) Tel. 0175 87822; • E-mail: faimanta@fondoambiente.it • Apertura da marzo a fine novembre: 10 - 18 da marzo a settembre 10 - 17 da ottobre a novembre • Bookshop, visite guidate anche in lingua straniera, audioguide, parcheggio • Come arrivare: Autostrada A6 Torino-Savona, uscita Marene, proseguire per Savigliano e Saluzzo, poi seguire indicazioni

saltuariamente una parte. D’autunno le colline intorno a Manta sono uno spettacolo di natura, con i boschi che sfumano nei toni del rosso e del giallo, la vendemmia che produrrà i famosi vini autoctoni – come il Pelaverga e il Quagliano – e la raccolta dei funghi e delle castagne. Il sapore di questa terra è nei suoi frutti, così come nella sua storia, di cui il Castello della Manta è un frammento prezioso, tappa imperdibile in questa stagione di un weekend fuori porta alla scoperta di un angolo inedito del Piemonte. Da non perdere: una visita alla Chiesa di Santa Maria al Castello, edificata al tempo di Valerano, che accoglie un ciclo di Storie della Passione della prima metà del Quattrocento.

5 MODI PER

VIVERE IL CASTELLO 1 Ammirare lo straordinario ciclo di affreschi tardogotici 2 Scoprire i misteri che si celano tra le sale del castello 3 Abbracciare con lo sguardo la catena alpina con il Monviso 4 Suonare un antico pianoforte in una sala cinquecentesca 5 Partecipare a giochi e attività per grandi e bambini


IL MEDIOEVO CHE AMA LA BELLEZZA

Foto Dario Fusaro 2010 ©Archivio FAI

L’INCONTRO - 11

Il Castello della Manta e la cultura cavalleresca raccontati da Alessandro Barbero

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onversazione sul Castello della Manta con Alessandro Barbero, docente di Storia Medievale all’Università del Piemonte Orientale, storico e scrittore piemontese specializzato in storia militare e Medioevo, autore di saggi e romanzi storici. Chi sono i Marchesi di Saluzzo, primi proprietari del Castello della Manta? Il Medioevo è il periodo dei castelli, ma non dall’inizio. I castelli nascono infatti intorno all’anno 1000, quando si dissolve l’impero di Carlo Magno. Quando quest’ultimo si sfalda, in qualunque villaggio chi è più forte e possiede i mezzi, la terra e i contadini, costruisce un castello fortificato e difende con le armi gli abitanti facendosi pagare delle imposte. Un castello, quindi, vuol dire innanzitutto questo: una società dove i contadini lavorano, i mercanti trafficano, la gente si muove, passano pellegrini, il prete dice messa, ma tutti sanno che il potere viene esercitato dal padrone del castello. In alcune zone accade che una grossa famiglia riesca a possedere parecchi castelli arrivando a costruire un piccolo stato. I Saluzzo sono proprio questo: una famiglia che possiede parecchi castelli in un’area che va dall’attuale pianura saluzzese all’indietro fino alla Val Maira e alla Valle Po. I Saluzzo hanno un titolo

marchionale - si vantano cioè di discendere da Carlo Magno - ma sono di fatto dei principi a capo di un piccolo stato. Quando il contadino si chiedeva a chi doveva pagare le tasse sapeva che erano dovute al Marchese di Saluzzo, e dall’altro lato, se aveva una grana, un fastidio o se doveva fare causa a qualcuno sapeva che lo stesso marchese poteva fargli giustizia. In cosa consiste la cultura cavalleresca? I Marchesi di Saluzzo, come tutti i signori dell’epoca, sono esperti di cavalli e di armi: questo è il loro “sport” e la loro vocazione, questo sanno fare, e apprezzano quindi i bravi cavalieri, i bravi combattenti, la gente forte e coraggiosa. Quando leggono si interessano di romanzi cavallereschi, dove cavalieri Alessandro Barbero

“IL MARCHESE DI SALUZZO FECE DIPINGERE GLI EROI DELLA SUA INFANZIA”

come loro amano belle dame e sconfiggono i saraceni menando botte da orbi. La cultura cavalleresca è molto forte in Francia, che è un paese d’avanguardia dal punto di vista culturale e letterario. Un po’ come oggi noi vediamo film o serie televisive che vengono dall’America, allo stesso modo all’epoca si leggevano romanzi cavallereschi e canzoni di gesta, oppure si ospitavano poeti, trovatori e menestrelli che venivano dalla Francia: quella era la grande capitale culturale a cui fare riferimento. Cosa rappresentano gli affreschi del Castello della Manta? Affrescare le pareti di palazzi e chiese nel Medioevo era una cosa usuale, ogni chiesetta di campagna era completamente affrescata e ogni castello aveva delle sale dipinte. Se eri marchese, in realtà un principe e capo di stato, era naturale che tu potessi permetterti i pittori più bravi e costosi. L’arte diventava quindi anche ostentazione del proprio potere, ma rispondeva comunque all’esigenza di vivere circondati dal bello in ambienti che rispecchiassero i propri gusti. Come una ragazzina può appendere oggi il poster di un cantante o di un attore favorito, così il Marchese di Saluzzo si faceva dipingere nella sua sala gli eroi di cui aveva sentito raccontare sin da bambino, come Goffredo di Buglione o Re Artù. Gli affreschi della Manta sono per comune consenso molto belli, da essi è possibile capire come il Medioevo sia un’epoca che ama la bellezza: un concetto abbastanza ovvio che spesso non viene in mente a tutti. Va sottolineata inoltre la grande coesione e autosufficienza di questa cultura. Negli affreschi della Manta si ritrovano le leggende popolari, come la fontana della giovinezza, si ritrova il ciclo dei prodi e delle eroine che raggruppa personaggi della Bibbia, dei romanzi cavallereschi, della storia antica e della storia moderna, di chi è andato a Gerusalemme, ad esempio, e ha combattuto nelle crociate. Una cultura quindi molto efficace, capace di dare un senso di identità. Un libro da consigliare: L’autunno del Medioevo di Johan Huizinga.


12 - I BENI DEL FAI

L’EMOZIONE DI UNA SCOPERTA Il restauro del “rinato” Salone degli Alberi Il restauro di un grande salone quattrocentesco – detto degli Alberi – è l’ultimo intervento reso possibile grazie a Fondazione CRT, che da molti anni è al fianco del FAI nel restauro del Castello della Manta. La stanza è situata nella parte del castello fatta costruire da Valerano ed è adiacente alle Biblioteche e alla Sala dei Prodi e delle Eroine: una serie di ambienti di rappresentanza che, con quest’ultimo restauro, verranno completamente recuperati e aperti al pubblico in un nuovo circuito di visita più ampio e completo. I primi rilievi risalgono a una decina di anni fa, dopo la scoperta casuale – in occasione della realizzazione di alcuni adeguamenti impiantistici – della presenza di alcune foglie affrescate sotto uno spesso strato di pittura. I saggi eseguiti poi in modo sistematico hanno rivelato altre decorazioni - sempre a motivo floreale - sulle murature più antiche, che la verifica stratigrafica ha permesso di datare come coeve agli affreschi del Salone Baronale. Per iniziare il lavoro di restauro si è reso necessario dapprima liberare l’ambiente da tramezzi recenti che lo suddivi-

IL NOSTRO IMPEGNO PER IL CASTELLO Parla Antonio Maria Marocco, Presidente della Fondazione CRT, che da quasi vent’anni condivide e sostiene i lavori di restauro del Castello della Manta.

© Archivio FAI

IN ANTEPRIMA

Il restauro di una delle pareti del Salone degli Alberi

devano in 3 piccole stanze – spazi realizzati verso fine ‘800 per creare alloggi per il personale di servizio – prive di pregio: interventi di demolizione resi necessari per ricreare lo spazio quattrocentesco e recuperare la completa leggibilità degli affreschi. Oltre ai tramezzi è stato demolito il soffitto che tagliava in due l’affresco di un albero, la cui punta restava nascosta nel sottotetto. Nella primavera 2014 lo spazio originario è stato ripristinato completamente e si è potuto passare al restauro delle pareti. Le operazioni di descialbo hanno portato alla luce nuovi elementi, che raccontano una storia più articolata e ricca di quella che lasciavano supporre i rilievi. Sono affiorati infatti molti altri alberi, altre aperture, un camino e, con grande sorpresa, si è scoperto che la stanza era probabilmente divisa in due parti. Su una parete è emersa una scritta, tutta da capire e da decifrare in un difficile dialogo tra i segni e le tracce sul monumento da un lato e gli scarsi documenti storici dall’altro. La conclusione dei lavori è prevista per il mese di novembre e l’apertura al pubblico per l’inizio del 2016.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e il Castello della Manta sono uniti da un rapporto ventennale. L’impegno della Fondazione, iniziato a metà degli anni Novanta, ha consentito, per il tramite dell’esperienza e competenza del Fondo Ambiente Italiano, di recuperare e valorizzare la storica dimora attraverso molteplici interventi: dal restauro e conseguente riapertura della Chiesa di Santa Maria al Castello al consolidamento della cinta muraria; dal recupero degli affreschi della chiesa castellana al restauro degli affreschi della Sala delle Grottesche; dal recupero degli intonaci dello scalone d’accesso del castello al rifacimento dell’impianto elettrico; fino al più recente contributo per il restauro degli apparati decorativi del Salone degli Alberi e dell’ambiente adiacente. L’impegno della Fondazione CRT a favore del maniero medievale, che ammonta complessivamente a 1,7 milioni di euro, rientra tra gli obiettivi storici e statutari della nostra istituzione e risponde alla volontà di realizzare iniziative durature, di sviluppare le potenzialità del territorio, di restituire alla fruizione pubblica un patrimonio artistico di grande valore, divenendo un punto di riferimento costante nelle strategie di sviluppo culturale e sociale di quest’area geografica. Una visione quest’ultima che si pone in sintonia con la mission del FAI, che da sempre promuove, con passione e continuità, una cultura del rispetto della natura, dell’arte, della storia e delle tradizioni d’Italia e tutela un patrimonio unico, che è parte fondamentale della nostra storia e della nostra identità. Presidente Fondazione CRT Cavaliere di Gran Croce Avv. Antonio Maria Marocco


L’INTERVISTA - 13

L’ABUSIVISMO NON SARÀ PIÙ TOLLERATO

Calogero Firetto, Sindaco di Agrigento, racconta come e perché ha dato il via alle demolizioni nella Valle dei Templi

Ruspe al lavoro durante le prime demolizioni nella Valle dei Templi; a sinistra Calogero Firetto, Sindaco di Agrigento

© Angelo Pitrone

In realtà, la maggior parte degli agrigentini ha sempre difeso e tutelato la Valle dei Templi. E di questo ringrazio anche il FAI - e il Capo Delegazione sul territorio Giuseppe Taibi - per la sua opera di valorizzazione.

C

osa sta succedendo ad Agrigento? Ci sta arrivando un segnale nuo-

vo… Sì, una consapevolezza nuova aleggia. Un consenso così ampio alle recenti elezioni ne è un chiaro indizio. Gli agrigentini vogliono cambiare il sistema delle regole non scritte che hanno troneggiato per troppi anni. Leggo così il mio mandato politico e amministrativo e voglio rispettarlo e garantirlo. Certo noi sappiamo di essere privilegiati, perché viviamo in un posto bellissimo: la millenaria Valle dei Templi che siamo in grado di custodire per noi e come patrimonio dell’umanità e vogliamo farlo sapere a tutti. Quali sono le difficoltà delle demolizioni, e come vengono pianificate? È la prima volta che il Comune di Agrigento si trova a procedere direttamente all’abbattimento di manufatti abusivi ricadenti all’interno del Parco archeologico della Valle dei Templi e noi ce ne stiamo occupando nonostante le enormi difficoltà in cui versano le

casse comunali, riuscendo già nell’intento di appaltare i lavori e procedere alle demolizioni, per i quali ci è stata chiesta dalla Procura di Agrigento l’esecuzione con tempestività. Ma, come è evidente, le difficoltà sono anche di altra natura. Spesso si tratta e si tratterà di affrontare situazioni abitative di famiglie che non hanno alternative valide allo sgombero, come avviene in tante altre parti d’Italia.

“UN ATTO DI RIVENDICAZIONE DA PARTE DELLA CITTÀ DEGLI ONESTI” Crede che i suoi cittadini siano oggi più consapevoli del valore del Parco in quanto risorsa? Ne sono convinto. Avanzano le buone intenzioni e il respiro culturale. L’opinione pubblica non può difendere ciò che è illegittimo, sente di dover rispettare i provvedimenti giudiziari e avverte l’esigenza di ripristinare la legalità all’interno del Parco archeologico, che è un bene dell’Umanità.

Lei vede la possibilità di ridefinire i confini dell’area da restituire al Parco archeologico? L’area è stata definita e delimitata in base a parametri scientifici di tutela archeologica e paesaggistica, non per casualità o improvvisazione. Per ridefinirla, occorre effettuare una ricognizione attuale che si basi sugli stessi presupposti di scientificità. Può, dunque, venire utile un riesame, naturalmente non di natura politica, che riveda i caratteri distintivi dell’area, soprattutto, alla luce di motivate e approfondite valutazioni sulla qualità e coerenza dei beni universali da tutelare. Crede sia ormai chiaro il messaggio che l’abusivismo è contrario alla legge e non più tollerabile? Ritengo che ormai sia un messaggio chiarissimo anche per chi verrà dopo di noi. Non è soltanto un gesto esemplare: è un atto di rivendicazione da parte della città degli onesti, che intende avere ripulita la sua immagine dall’onta e da un marchio. In Italia ci sono tantissimi colleghi che la pensano allo stesso modo. Al di là delle sensibilità ideologiche. La vigilanza e il ripristino della legalità in un Comune, non soltanto nel territorio, ma anche nelle singole stanze del Palazzo, costituiscono una urgenza emergente.


14 - AMBIENTE

TRIVELLE IN ADRIATICO, UN “MARE” DI PERMESSI Scenari e prospettive di una selvaggia deregulation del settore idrocarburi

MAR ADRIATICO

È

notizia di pochi mesi fa che la BP - British Petroleum dovrà pagare una multa record di 18,7 miliardi di dollari per il disastro ambientale nel Golfo del Messico dell’aprile 2010, causato da un’esplosione a bordo della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, che generò una fuoriuscita incontrollata di petrolio dal pozzo per ben 87 giorni. Una vera e propria marea nera, equivalente a 4,9 milioni di barili (780mila metri cubi di petrolio), che interessò le coste di Louisiana, Texas, Alabama, Mississippi e Florida con danni senza precedenti per gli ecosistemi e per l’economia della pesca e del turismo. Anche in Italia sta crescendo la preoccupazione rispetto alle attività di ricerca ed estrazione di petrolio in Adriatico e sul territorio nazionale. I dati ufficiali del Ministero dello Sviluppo Economico, a fine 2014, censivano 201 concessioni estrattive (di cui 69 in mare) e 117 concessioni di esplorazione (di cui 22

LE PAROLE DEL PAPA PER UN NUOVO FUTURO “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera parziale. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orien-

in mare). Altre se ne sono aggiunte nel 2015 fino ad arrivare a interessare oltre il 40% dell’Adriatico. Questo sfruttamento riguarda un mare che si presenta come un bacino chiuso dallo stretto di Otranto, 11 volte e mezzo più piccolo del Golfo del Messico e interessato da una delle quattro rotte prioritarie individuate dal Consiglio Europeo per il progetto delle “Autostrade del Mare”, quindi estremamente trafficato.

tamento generale, al suo senso, ai suoi valori. Se non pulsa in esse questa domanda di fondo, non credo che le nostre preoccupazioni ecologiche possano ottenere effetti importanti… Pertanto, non basta più dire che dobbiamo preoccuparci per le future generazioni. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi.” Dall’Enciclica di Papa Francesco Lau-

Inoltre, una norma del controverso decreto-legge “Sblocca Italia” estromette di fatto le Regioni nel percorso autorizzativo sulle concessioni in mare, consentendo una sorta di deregulation del settore della ricerca e della coltivazione degli idrocarburi. Nel testo si legge che tali attività sono di “interesse strategico e di pubblica utilità, urgenti e indifferibili” e una norma permette l’accelerazione delle procedure con il

dato si’ – Sulla cura della casa comune; cap.V “La giustizia tra le generazioni”, par. 160. Il risparmio energetico e la limitazione dei consumi grazie all’utilizzo di tecnologie innovative a basso impatto ambientale sono una scelta di coerenza che il FAI ha deciso di percorrere nei suoi beni, nella convinzione che questi valori, che la


AMBIENTE - 15 anche le riserve probabili e possibili, che hanno un valore di presenza solo statistico, lo scenario non cambierebbe di molto e si arriverebbe a coprire tre anni. Dati ben diversi, ad esempio, da quelli dell’economia norvegese, dove il petrolio costituisce una risorsa strategica per il Paese, rappresentando il 25% del PIL. La situazione è quindi insostenibile. Oggi l’unico documento di riferimento è la Strategia Energetica

© istockphoto

I RISCHI AUMENTANO IN UN MARE CHIUSO. SIAMO SICURI CHE NE VALGA LA PENA?

Una piattaforma per le trivellazioni nel Mare Adriatico

rilascio di una concessione unica da parte del Governo entro 180 giorni, limitando così il potere decisionale delle Regioni. In Italia peraltro le royalty sulle concessioni sono tra le più basse al mondo e questo rende particolarmente attraenti gli investimenti da parte di compagnie straniere. Il gioco vale la candela? Il rischio di incidenti che aumenta in un mare chiuso, l’inquinamento ambientale che cresce,

un’espansione dell’attività estrattiva che entra in conflitto con importanti settori della nostra economia, come il turismo e la pesca, ma soprattutto il petrolio e il gas da estrarre in quantitativi non strategici. Fatti i conti, prendendo in considerazione solo le riserve accertate, la disponibilità di gas e petrolio in Italia soddisferebbe il fabbisogno nazionale per il solo periodo di un anno. Considerando

Fondazione promuove nel Paese, insieme alla tutela e all’educazione, vadano sperimentati e applicati prima di tutto “in casa propria”. L’obiettivo è quello di ridurre i consumi del 5 per cento in tre anni, compatibilmente con i vincoli architettonici, monumentali e ambientali che contraddistinguono i beni. Un piccolo ma importante contributo alla salvaguardia del Pianeta, dimora che l’uomo è

chiamato ad abitare responsabilmente, con lo sguardo rivolto alle generazioni future, promuovendo con azioni concrete una cultura di rispetto della natura, dell’arte, della storia e delle tradizioni. Questo è un principio fondamentale della missione del FAI, che si riverbera nelle riflessioni di Papa Francesco. Auspichiamo possa diventare al più presto la missione di tutti.

Nazionale, un decreto interministeriale che pone come obiettivo per il 2020 la crescita del 46% e del 148% nell’estrazione rispettivamente di gas e petrolio in confronto al 2011. Per il FAI è fondamentale che si elabori un documento di programma, da sottoporre al Parlamento, che intervenga in un’ottica complessiva e che consenta una analisi costi/benefici degli obiettivi e un esame dell’impatto globale degli interventi, a differenza di come avviene oggi con la Valutazione di Impatto Ambientale sui singoli progetti. Questo è indispensabile per evitare che si verifichino nuovamente casi come la concessione a ridosso del Parco del Delta del Po in Emilia Romagna, da poco nominato Riserva della Biosfera UNESCO, di fronte alla verde costa teatina abruzzese o vicino al litorale pugliese. Ufficio Ambiente (Daniele Meregalli)


16 - VOLTI DEL FAI

LA GIOIA DELLA RINASCITA DI UN BENE

“VILLA GREGORIANA PER ME ERA UN CANCELLO CHIUSO. POI È SUCCESSO CHE...”

Da quanto conosci il Parco Villa Gregoriana? Da molto prima che diventasse uno dei beni gestiti dal FAI: da vera tiburtina lo conosco da sempre, ma per molto tempo è stato per me un cancello chiuso, poiché da anni non era accessibile e versava in stato di abbandono. Poi, durante gli anni dell’università, ho avuto la possibilità di partecipare a un concorso di idee indetto dal MIUR e abbracciato dall’Assessore alle politiche culturali del Comune di Tivoli, e di vincerlo, proprio con un progetto su Parco Villa Gregoriana! In seguito ho avuto il privilegio di partecipare alla sua rinascita nel 2011 come volontaria per la Fondazione. Qual era il tuo compito? Lo stesso che oggi svolgo in qualità di property manager del parco e del quale non mi stanco mai: raccontare a tutti il valore e la bellezza di Villa Gregoriana, un paesaggio eccezionale e oggi ancora poco conosciuto. Posso anzi dire che proprio questa continua opera di narrazione è diventata non il fine ma lo strumento del mio lavoro. Attraverso il racconto ho imparato io

stessa a conoscere, ad amare e anche a… gestire tutti i numerosi aspetti del suo prendersene cura! Che cosa rende speciale una visita al Parco Villa Gregoriana? Qui la parola “ambiente” contenuta nel nome della Fondazione assume il suo aspetto più autentico e “spiega” come il FAI veda nella valorizzazione del paesaggio naturale una chiave di lettura per interpretare l’uomo e la

circonda la gola dell’Aniene, che qui stupisce gli spettatori con le sue cascatelle e gli inaspettati giochi d’acqua, ha reso già nell’Ottocento il parco tappa imperdibile del Grand Tour e oggi meta apprezzata dai visitatori, italiani e stranieri. E poi volete mettere l’opportunità di essere accompagnati nella visita da chi vive in questo luogo ogni giorno, ne conosce ogni dettaglio e… soprattutto non si stanca mai di raccontarlo con passione?

Foto Mariangela Canestrella © Archivio FAI

P

roperty Manager di Parco Villa Gregoriana a Tivoli, Giorgia Montesano ha seguito il passaggio di questo luogo dal totale abbandono della gestione pubblica alla sua rinascita come bene del FAI.

sua cultura. Precedente anche alla più conosciuta Villa d’Este, Parco Villa Gregoriana è ritornato a essere il fulcro di quel paesaggio eccezionale della zona di Tivoli caratterizzato dal contrasto tra il carattere selvaggio della natura e l’artificio umano che in parte lo modella senza tradirne lo spirito. L’incredibile esperienza che si vive addentrandosi nel verde che

Giorgia Montesano, Property Manager di Parco Villa Gregoriana, con la figlia Greta

“NON MI STANCO MAI DI RACCONTARE LA BELLEZZA DI QUESTO LUOGO”


© Sergio Tenderini

VARIE - 17

Meg Webster, Cone of Water, 2015 a Villa Panza

IL SENSO DELLA NATURA A Villa Panza a Varese la mostra Natura naturans aperta fino al 28 febbraio 2016

Prosegue a Villa Panza il viaggio alla scoperta del senso della vita, della spiritualità e dell’universo con la mostra “Natura naturans. Roxy Paine e Meg Webster (Opere dal 1982 al 2015)” inaugurata a giugno. La doppia personale dedicata ai due artisti americani indaga il concetto della natura da punti di vista diversi accomunati dalla consapevolezza della ciclicità di crescita e decadimento del creato. Ventotto grandi opere e installazioni coabitano in un percorso armonico con l’architettura e le opere della collezione permanente. Grazie a JTI (partner istituzionale di Villa e Collezione Panza).

1 CONCERTO ALLA SCALA DI MILANO

IL PRINCIPE DEGLI ORAFI Una grande mostra a Villa Necchi Campiglio a Milano celebra il mae- stro Alfredo Ravasco, uno dei più importanti e innovativi orafi del XX secolo. L’esposizione, curata da Paola Venturelli, ospita circa cento opere, tra preziosi oggetti d’uso (foto sopra), eleganti bizzarrie e arte sacra, accompagnate da disegni, bozzetti, fotografie e documenti storici. Con il contributo di Fondazione Cariplo e di Gioielleria Pennisi. È un evento Expo in Città. Dal 14 ottobre al 6 gennaio 2016.

2 GIORGIO FORATTINI PER IL FAI

© Roger Mastroianni

La Cleveland Orchestra diretta dal Maestro Franz WelserMöst (nella foto) e il pianista Radu Lupu saranno i protagonisti del concerto di raccolta fondi che il FAI organizza domenica 18 ottobre alle 21 al Teatro alla Scala, grazie al sostegno di Deutsche Bank che dal 2009 affianca la Fondazione nella sua attività di tutela e valorizzazione dell’arte e del paesaggio. Musiche di Messiaen, Beethoven e Strauss.

Martedì 1 e mercoledì 2 dicembre, la casa d’aste Il Ponte di Milano dedicherà un’asta a Giorgio Forattini. Oltre 400 lotti che raccontano la politica italiana ed estera a partire dagli anni ‘70: disegni, gigantografie, sagome, caricature in legno e forex. Parte del ricavato andrà a sostenere il progetto di recupero, restauro e valorizzazione dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, bene del FAI a Lecce.

SPECIALE VIAGGI: ANTICIPAZIONI 2016 • India del Sud, un itinerario tra arte, yoga e natura Gennaio 2016 - Nell’India tropicale lontano dai percorsi più classici • Cuba, dall’architettura coloniale all’Art Déco Febbraio 2016 - Un paese tra imminenti trasformazioni e tradizioni • Giappone, itinerari di arte e acque Aprile 2016 - Storia contemporanea e luoghi d’acqua Informazioni: Ufficio Viaggi 02.467615216/262 viaggi@fondoambiente.it


18 - MANIFESTAZIONI

QUANTI COLORI D’AUTUNNO NEI BENI DEL FAI Tra fiori, musica e degustazioni, tutti gli appuntamenti della stagione. In attesa del Natale DUE GIORNI PER L’AUTUNNO

TÈ CON L’ARCHEOLOGO

Foto Paolo Barcucci © Archivio FAI

Parco Villa Gregoriana a Tivoli (RM) - sabato 24 ottobre, 29 novembre, 12 dicembre

Esplorare un luogo antico con un archeologo significa scoprirne i segreti più profondi. Le visite guidate proporranno un percorso alla scoperta dei resti della villa del console romano

Foto Dario Fusaro 2013 © Archivio FAI

Foto Dario Fusaro 2013 © Archivio FAI

Castello e Parco di Masino a Caravino (TO) – venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 ottobre Evento tra i più attesi della stagione, torna la mostra e mercato di piante e fiori che celebra l’autunno in tutte le sue sfumature, organizzata dal FAI con l’accurata regia dell’architetto Paolo Pejrone, fondatore e Presidente dell’Accademia Piemontese del Giardino. Anche in questa

Manlio Vopisco, celebrata dal poeta latino Orazio e delle evoluzioni urbanistiche dell’Acropoli tiburtina, con i templi di Vesta e Tiburno del II secolo a.C. Un unicum archeologico e paesaggistico che per secoli ha attratto artisti e letterati, che hanno fatto del Parco Villa Gregoriana una meta obbligata del Grand Tour. La visita si concluderà nell’edificio della caffetteria con la degustazione di vari tipi di tè.

FOOD IMMERSION Villa Necchi Campiglio a Milano – giovedì 29 ottobre Un’esperienza multisensoriale in collaborazione con il Gruppo FAI Giovani di

edizione la manifestazione va dal venerdì alla domenica per offrire tre giorni alle migliaia di visitatori che ogni anno accorrono a Masino: un intero weekend in cui scovare sementi per il “giardino che verrà”, insieme a rari e antichi prodotti dell’orto e del frutteto. Oltre 150 florovivaisti italiani ed europei proporranno le loro collezioni di punta: alberi e arbusti a colorazione autunnale, piante aromatiche e officinali, bulbi, tuberi e rizomi a fioritura primaverile, piante con bacche ornamentali, rose cinesi e a fioritura invernale. E ancora, piante per giardini ombrosi, collezioni di lavanda, iris palustri; strutture in bambù per giardini, zucche ornamentali e commestibili, attrezzi da giardino, cesterie e vasi decorati. Sarà inoltre possibile acquistare prodotti tipici e a Presidio Slow Food, che rispondono a criteri di stagionalità, tipicità territoriale e filiera corta.

Milano. Protagonista dell’evento il cibo, inteso come forma d’arte, tema che coinvolgerà il pubblico in un’inedita degustazione. Originali performance di arte edibile, brindisi in bicchieri di zucchero, musica, installazioni interattive, un’esposizione fotografica ospitata nel nuovo padiglione vetrato, saranno alcuni degli ingredienti di una serata dal sapore contemporaneo.

Il calendario “Eventi nei beni del FAI 2015”, è reso possibile grazie al significativo sostegno e all’energia di ENGIE, dal 2011 sostenitore del FAI, al prezioso contributo di PIRELLI che rinnova la consolidata amicizia con la Fondazione e Cedral Tassoni, marchio storico italiano che per il quarto anno consecutivo ha deciso di abbinare la tradizione, la storia


Foto Dario Fusaro 2013 © Archivio FAI

MANIFESTAZIONI - 19

Acquisti di fiori e di zucche alla “Due giorni per l’autunno”

Foto Fabio Olivetto © Archivio FAI

Castello della Manta a Manta (CN) – domenica 8, 15 e 22 novembre Percorsi dedicati all’arte, alla musica e al buon cibo, vero e proprio must dell’autunno cuneese: le tipiche galuperie – ovvero “dolci molto buoni” in piemontese – sapranno prendere i visitatori per la gola, mentre le sale del castello si

apriranno tra le note di antiche melodie eseguite dal vivo. Laboratori, degustazioni e visite guidate completeranno un’esperienza da non dimenticare.

NATALE NEI BENI FAI Villa Della Porta Bozzolo, Villa Necchi Campiglio, Monastero di Torba, Villa dei Vescovi, Bosco di San Francesco, Abbazia di San Fruttuoso - Date definitive www.fondoambiente.it Il Natale tra arte, gastronomia e artigianato di qualità: Villa Della Porta Bozzolo con un’esclusiva mostra e mercato; Villa Necchi Campiglio con giocattoli di una volta e libri di fiabe; il Monastero di Torba con il mercatino di dolci

e la naturalità del suo prodotto al FAI. Grazie anche a Andreas STIHL, sponsor delle manifestazioni “verdi” organizzate nei beni del FAI.

© Archivio FAI

GALUPERIE

della tradizione; Villa dei Vescovi tra canti, cioccolata, dolcetti e vin brulé; il Bosco di San Francesco per trovare regali e peccati di gola e il tradizionale concerto della notte di Natale con il coro e la Messa cantata all’Abbazia di San Fruttuoso. Gli eventi possono subire variazioni: si consiglia di verificare sempre su www.fondoambiente.it



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