Notiziario fai 137

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Il notiziario del FAI

Periodico: Poste Italiane Spa – Sped. in abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 CN/BO.

137 dicembre 2015 - gennaio febbraio 2016

IL GIARDINO DELLA kolymbetHra un angolo di paradiso nella valle dei templi ad agrigento

Così salviamo i Luoghi del Cuore

Venezia e le Grandi Navi

Turismo sostenibile

Annunciati 23 interventi in 10 regioni italiane

Intervista al fotografo Gianni Berengo Gardin

Le città d’arte minacciate da troppi visitatori


2 - editoriale

facciamo un favore a... zeus!

L

a mia magica Kolymbethra nella Valle dei Templi! Un tempo, quale abbandono, quale disastro; ovunque alberi inselvatichiti, rovi, pozze d’acqua maleodorante dalla fognatura a cielo aperto. Ma ora gli spiritelli sono tornati ad abitarvi. Agrumi e profumo di zagara, ruscelli limpidi che scorrono tra carciofi, canneti e insalate. In lontananza il tempio di Castore e Polluce dove gli antichi Dei tornano a parlare e olivi e carrubi donano i loro frutti. La mano dell’uomo ha reso possibile questa trasformazione. E qui torna la diatriba pubblico e privato. La rinascita di Kolymbethra è uno di quei miracoli che può compiere un privato come il FAI. Però anche la mano pubblica ad Agrigento ha fatto qualcosa. Come è bello sapere che a breve entrerà in funzione un percorso pedonale per visitare l’intera Valle dei Templi: dalla Kolymbethra al tempio di Demetra, raggiungendo punti panoramici mozzafiato. Ma è anche entusiasmante poter scrivere che numerose costruzioni abusive sono state abbattute e altre seguiranno la stessa sorte, liberando la valle dal cemento selvaggio e cancellando uno dei periodi più neri della storia di Agrigento con i suoi vandalismi speculativi. Sappiamo pure che finalmente c’è un ponte per collegare le due preziose aree vincolate della valle. Però tutta la viabilità della zona andrebbe spostata, con pochi chilometri in più, fuori dal parco, come da tempo supplicato e proposto, affinché il visitatore possa godere l’incanto dei templi non più turbato dall’inquinamento e dal rumore del traffico. Purtroppo qui la mano pubblica fallisce! Tutto il piano che deve regolare la tutela e la gestione virtuosa di questo parco (protetto dall’UNESCO e noto in

Periodico del FAI Sede legale: La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 - 20135 Milano Direzione e uffici La Cavallerizza via Carlo Foldi, 2 20135 Milano tel. 02467615.1 Registrazione del Tribunale di Milano del 9.8.1980 n. 314 Stampa Data Mec S.r.l. Direttore responsabile Simonetta Biagioni Coordinamento editoriale Marco Magnifico Progetto grafico Carlo Dante

Giulia Maria Crespi Presidente Onorario FAI

tutto il mondo) pur essendo approvato dal Consiglio del Parco dal 2008, è ancora in attesa del decreto di adozione definitiva da parte dell’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana. Perché? Per mancanza di personale? Eppure dalle statistiche leggiamo che la Regione Siciliana è composta da 15.790 impiegati e da 1.824 dirigenti (dati del 2012). E allora quali interessi sono nascosti? Ahimè, dobbiamo renderci conto che sovente la mano pubblica fallisce quando si chiede un suo intervento. Ma ora sgorga dal mio cuore una petizione rivolta ai dirigenti dell’Enel: perché non pensate a una soluzione per modificare la rete elettrica della Valle dei Templi, eliminando i tralicci che svettano tra mandorli e olivi secolari? Anche Zeus vi ringrazierebbe e Pan tornerebbe a danzare tra le antiche colonne. Se così fosse, cara Agrigento, il tuo parco verrebbe davvero tutelato. Cara Trinacria, perla delle Isole, cantata dai filosofi e dai poeti, perché gli uomini di potere non capiscono che il tuo Vero Destino è quello del Turismo e dell’Agricoltura? Si svilupperebbe occupazione, soprattutto snellendo la burocrazia e proteggendo i preziosi prodotti della tua terra dalla concorrenza sleale, proveniente anche da altri continenti. Soltanto così e con una collaborazione tra pubblico e privato, assistiti dalle Soprintendenze, rinforzate da un serio Piano Paesaggistico, potrà tornare a fluire su tutta la Sicilia lo splendore dei tempi passati, quando gli uomini erano in diretto contatto con il Mondo Spirituale.

Contenuti RINNOVARE L’ISCRIZIONE AL FAI ..............................................................pag. 3 INTERVENTI Su I “LUOGHI DEL CUORE”.................................................pag. 4 I BENI DEL FAI - IL GIARDINO DELLA KOLYMBETHRA ......................pag. 6 FIORI, FRUTTI E PROFUMI DELLA KOLYMBETHRA...............................pag. 11 DAI CANTIERI DEL FAI......................................................................................pag. 12 iNTERVISTA A GIANNI BERENGO GARDIN.............................................pag. 15 VENEZIA E L’ECCESSO DI TURISMO............................................................pag. 16 VOLTI DEL FAI.......................................................................................................pag. 18

Quota minima di adesione annuale al FAI: 39,00 Euro

MANIFESTAZIONI ...............................................................................................pag. 19


iscrizioni - 3

la scorciatoia PER LA felicita Foto Giorgio Majno © Archivio FAI

«Anno dopo anno, iscriversi al FAI aiuta a sentirsi bene» dice il Presidente Carandini

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erché iscriversi a un’associazione, perché sostenere una fondazione? Perché è il modo migliore per uscire dalla propria prigione di Narcisi e di comunicatori spiccioli – da voi che tempo fa? – al fine di partecipare attivamente alla vita sociale e culturale del Paese nel campo d’interesse che prediligiamo e in cui possiamo offrire il nostro contributo economico e di intelligenza. La politica è irraggiungibile, i media effimeri, la democrazia diretta impossibile in ogni patria – funzionava male perfino nella piccola Atene – ma allora come allenarsi a essere cittadini partecipi e degni della nostra Repubblica se non in un’autonoma e libera aggregazione rivolta ad attuare una speciale missione? A chi interessa la natura e la salute, il cammino dell’umanità nelle sue varie storie, il rifulgere di una bellezza che vada dagli imperativi della morale alla forma delle arti e il fare rimboccandosi le maniche prima ancora del comodo protestare, allora la scelta appropriata è quella di continuare a iscriversi al FAI, non soltanto in un entusiasmo presto

acceso e presto spento, ma in maniera durevole, anzi direi pervicace – gutta cavat lapidem - consapevoli che nulla di buono nella natura e nella cultura può essere pensato e fatto se non grazie a un’iniziazione, a un perdurare nell’esercizio e nella soddisfazione, a una fedeltà amicale che non viene a mancare, perché solo così i risultati si vedono e spiccano. È solo in una missione applicata in un settore ampio ma ben definito della vita, rivolta all’intreccio fra bene proprio e bene comune, che noi ci perfezioniamo e ci completiamo, spezzando lo specchio che riflette solo noi stessi: la felicità sta nell’equilibrio fra i nostri bisogni individuali e quelli generali della comunità. Dunque raggiungete la famiglia del FAI e restate con noi per salvare l’ambiente e il patrimonio che si accumula sopra e dentro di esso. Iscrivetevi al FAI e ripetete annualmente l’adesione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, nei beni che conserviamo e che promuoviamo, nelle manifestazioni che hanno tanto successo e nelle battaglie che ingaggiamo per stimolare i governi a ben fare.

Andrea Carandini, Presidente FAI

io mi sono iscritto perché:

Christian De Sica

Attore Sostengo il FAI perché credo sia fondamentale prendersi cura ogni giorno del patrimonio artistico e paesaggistico che ci circonda. Recentemente ho avuto modo di conoscere più da vicino il FAI e sono rimasto colpito dall’ entusiasmo e la passione con cui la Fondazione lavora per il nostro Paese. Iscriversi al FAI significa contribuire concretamente a rendere migliore l’Italia e ad accrescere la coscienza civica.

Ernesto Galli della Loggia Storico e giornalista

Dopo la visita al Castello della Manta e ai suoi affreschi, un gioiello della pittura gotico cortese, il pensiero che una tale bellezza sarebbe irrimediabilmente svanita, che l’intero castello sarebbe andato in rovina, che tutto si sarebbe perduto senza il FAI, ci ha fatto decidere all’istante di divenirne soci. È stato anche un modo per dire il nostro grazie.

Enrica

Fedele iscritta al FAI

Sono grata al FAI per l’opera che sta portando avanti per tutti noi italiani. Io sono iscritta da tempo e ho iscritto anche il mio pronipote di 9 anni perché ci aiutiate a farlo crescere nel rispetto della cultura e dell’ambiente italiani.

DIVENTA DONATORE REGOLARE CON SDD ANCH’IO Ecco 3 buone ragioni per iscriversi o rinnovare la propria iscrizione con SDD anch’io - Convenienza: grazie a SDD anch’io non si pagano commissioni - Comodità: ricevi automaticamente a casa la tessera FAI, senza preoccuparti di rinnovarla - Utilità: consenti al FAI di pianificare meglio progetti e interventi


4 - I luoghi del cuore

Così salviamo i luoghi del cuore

Un milione e seicentomila segnalazioni da tutta Italia. Quali sono i 23 interventi scelti dal FAI con Intesa Sanpaolo? Questi

Santuario di S. Maria delle Grazie al Calcinaio a Cortona (AR)

è

passato un anno dalla chiusura della settima edizione – lanciata a maggio 2014 – del censimento “I Luoghi del Cuore” promosso dal FAI in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che ha visto la straordinaria partecipazione di oltre 1.600.000 italiani, uniti nel nome di un Paese da non dimenticare e da tutelare per le generazioni future. Per dare voce a questa sorprendente mobilitazione popolare e intervenire concretamente per il salvataggio di alcuni luoghi tra quelli segnalati, dopo un lavoro di analisi e monitoraggio, FAI e Intesa Sanpaolo hanno annunciato 23 progetti di restauro e valorizzazione. Oltre a intervenire sui primi tre classificati - il Convento dei Frati Minori Cappuccini a Monterosso al Mare (SP),

© Archivio FAI

Costruita alla fine del XV secolo dopo i miracoli attribuiti a un’immagine della Vergine con il Bambino di un anonimo del Trecento

la Certosa di Calci (PI), il Castello di Calatubo ad Alcamo (TP) - e sulle Saline di Marsala e laguna Lo Stagnone (TP) in testa alla classifica della sezione speciale Expo 2015-Nutrire il pianeta che da regolamento beneficeranno di un contributo diretto, si aggiungono altri 19 luoghi selezionati nell’ambito delle Linee Guida per la definizione degli interventi. Le Linee Guida hanno offerto la possibilità a tutti i proprietari e ai portatori di interesse dei 257 beni che hanno ricevuto più di 1000 voti di presentare al FAI una domanda, a fronte di un preciso programma di azione e certezze sui primi finanziamenti, per beneficiare di un intervento diretto da parte del FAI e di Intesa Sanpaolo. Quattro le tipologie: presentazione di un progetto

o di un lotto di progetto da co-finanziare per un intervento di restauro o riqualificazione, proposta di un’iniziativa di valorizzazione, richiesta di un’istruttoria presso gli enti di tutela, definizione di un itinerario culturale che colleghi più Luoghi del Cuore. Il feedback ricevuto è stato estremamente positivo: sono infatti pervenute alla Fondazione 103 richieste da 15 regioni con il coinvolgimento di società civile e istituzioni che si sono attivate unendo le forze e creando sinergie sul territorio per realizzare progetti concreti. Una commissione ha esaminato le domande valutando i parametri stabiliti – numero di segnalazioni raccolte, qualità e innovazione del progetto proposto, possibilità di effettuare un intervento significativo e duraturo, valenza stori-


I luoghi del cuore - 5

Foto Mario Ottolenghi © Archivio FAI

Qui cominciano i lavori

Saline e laguna Lo Stagnone a Marsala (TP)

Sito di grande suggestione che risale al tempo dei Fenici che vi impiantarono vasche per ricavare il sale

Certosa di Calci (PI)

Parco Archeologico di Suasa (AN)

Fondata nel 1366, è uno dei monasteri certosini più importanti d’Italia

co-artistica o naturalistica, importanza per il territorio di riferimento e urgenza dell’intervento – e ha scelto gli altri 19 luoghi su cui intervenire. Come già nel 2013, le valutazioni sono state condivise con i Segretariati Regionali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. i luoghi scelti Gli interventi resi possibili grazie al contributo de “I Luoghi del Cuore” per un totale di 400.000 euro interessano Liguria, Toscana, Sicilia, Piemonte, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Umbria e Veneto. Tra i luoghi scelti beni naturalistici come la Piandarca della Predica agli uccelli di San Francesco (PG) o i vigneti e il borgo di Rolle (TV) - votato nella sezione Expo - e

© Archivio FAI

© Archivio FAI

Suasa risale al III secolo a.C. Le campagne di scavo hanno rinvenuto diversi edifici tra cui la sontuosa Casa dei Coiedii

beni di grande valore artistico come la Certosa di Trisulti (FR) e il Santuario di Santa Maria del Calcinaio (AR), ma anche aree archeologiche, come la Tomba degli Scudi a Tarquinia (VT). Questi 23 beni si aggiungono ai 45 Luoghi del Cuore votati nelle passate edizioni del censimento per i quali sono stati varati interventi diretti. Ma il lavoro del FAI non si esaurisce qui: con l’aiuto dei cittadini che con passione ed entusiasmo si mobilitano, vorremmo scoprire e restituire agli italiani moltissimi altri luoghi. L’appuntamento è per la prossima edizione del censimento, l’ottava, che verrà lanciata a maggio 2016: preparatevi a votare e continuate a seguire il progetto su www.iluoghidelcuore.it

• Convento dei Frati Cappuccini a Monterosso al Mare (SP) • Certosa di Calci (PI) • Castello di Calatubo ad Alcamo (TP) • Saline di Marsala e laguna Lo Stagnone a Marsala (TP) • Convento Francescano a San Gennaro Vesuviano (NA) • Piandarca della “Predica agli uccelli” di San Francesco a Cannara (PG) • Santuario di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio a Cortona (AR) • Organo Antegnati nel Duomo Vecchio a Brescia • Basilica di Sant’Andrea a Vercelli • Scuola Elementare Aristide Gabelli a Belluno • Chiesa di Santa Croce della Foce a Gubbio (PG) • Certosa di Trisulti a Collepardo (FR) • Borgo e vigneti di Rolle a Cison di Valmarino (TV) • Tomba degli Scudi a Tarquinia (VT) • Museo Civico Gaetano Filangieri a Napoli • Altopiano dell’Alfina – Torre Alfina ad Acquapendente (VT) • Parco Archeologico Regionale della Città Romana di Suasa a Castelleone di Suasa (AN) • Circo glaciale del Pizzo d’Uccello e Solco di Equi a Casola in Lunigiana (MS) • Borgo di Bellissimi a Dolcedo (IM) • Costa del Passetto, Scogliere e Grotte della Seggiola del Papa ad Ancona • Complesso di Villa Premoli a Massalengo (LO) • Santuario di Santa Lucia a Villanova Mondovì (CN) • Ex Manifattura Tabacchi di Firenze


6 - i beni del fai

IL GIARDINO della Kolymbethra Un luogo di delizia tra natura e storia millenaria

Q

uando inizia l’inverno, in Sicilia c’è aria di primavera e alla Kolymbethra si cominciano a raccogliere le arance. Le giornate sono miti e il sole tiepido fa maturare i frutti, che a dicembre addobbano gli alberi, rotondi e colorati come palle di Natale; a gennaio sbocceranno i mandorli e i fiori imbiancheranno il giardino, in una terra che non conosce inverno, o meglio, che gode di un’eterna primavera.

Se la Sicilia tutta è un giardino sempreverde, la Kolymbethra è l’essenza della Sicilia: è il “giardino” per eccellenza, che unisce l’utile al dilettevole, i frutti ai fiori, la fatica al piacere, il lavoro dell’uomo al godimento della natura. E non solo. Qui la natura si fonde con la storia: questa piccola valle, che solca la grande Valle dei Templi di Agrigento, dominata dalle famose rovine, è parte integrante e significativa dell’antica ➜


Veduta del Giardino della Kolymbethra: sullo sfondo il Tempio di Castore e Polluce; a destra Andrea Camilleri

Foto Vincenzo Cammarata, 2010 © Archivio FAI

i beni del fai - 7

Un posto amato da Montalbano

Ecco cosa scriveva Andrea Camilleri quando nel 2000 ha accolto con entusiasmo l’invito a sostenere la raccolta fondi per il restauro del Giardino della Kolymbethra. «Cari amici del FAI, far rivivere Kolymbethra significa riuscire a materializzare un sogno, significa dare nuovamente sangue alla memoria, significa restituire a tutti la magia di quel luogo ch’era detto la piscina degli Dei».

Un luogo particolarmente caro al grande scrittore che gli ha dedicato anche un dialogo nel suo romanzo “La pazienza del ragno” (Sellerio Editore 2004): «Montalbano telefonò a Marinella. Livia era appena rientrata, felice. “Ho scoperto un posto meraviglioso, sai? Si chiama Kolymbethra. Pensa, prima era una vasca gigantesca, scavata dai prigionieri cartaginesi”. “Dov’è?” chiese Montalbano. “Proprio lì, ai templi. Ora è una specie di enorme giardino dell’eden, da poco aperto al pubblico (…) Promettimi che un giorno o l’altro ci vai”».


8 - i beni del fai Calabria Sicilia reggio calabria

Palermo

catania

Foto Vincenzo Cammarata, 2010 © Archivio FAI

Foto Vincenzo Cammarata, 2010 © Archivio FAI

Giardino della Kolymbethra agrigento

A sinistra veduta del giardino con l’agrumeto in primo piano; in basso a destra vasca di scolmo delle acque

➜ Akragas, colonia greca fondata qui nel

VI secolo a. C. Viaggiatori e letterati di tutti i tempi descrissero la Kolymbethra come un angolo di terra promessa, un giardino dell’Eden, un paradiso all’orientale capace di deliziare i cinque sensi: dal profumo delle zagare al sapore delle mandorle, dall’argento degli ulivi all’umido della terra, in cui scorre costante - un lieve rumore di sottofondo - l’acqua. Agrumi, gelsi, mandorli, olivi, fichi e perfino ba-

nani occupano il fondovalle, solcato da un rigagnolo di fiume bordato di canne e salici. Qua e là alberi di pistacchi, carrube, susine, nespole, melograni e molte altre specie - tra cui antiche varietà altrove dimenticate - riempiono la piana, fino ai costoni di roccia gialla, su cui si inerpica la macchia mediterranea. Oggi il paesaggio è meraviglioso e intatto, restituito alla sua vocazione storica e naturale, ma nel 1999, quando fu affidato al FAI in concessione dalla

Regione Siciliana, la Kolymbethra aveva ben altro aspetto: era una gola secca, invasa dalla vegetazione selvaggia e dai rifiuti, che ostruivano le vie d’acqua, la sua linfa vitale. i percorsi d’acqua La Kolymbethra deve all’acqua la sua vita. Il rivo che attraversa la valle rende fertile la terra, oggi come nei secoli passati, fin dal I secolo a. C., quando racconta Diodoro Siculo - si coltivavano

Il Giardino nei secoli Definito nel 1778 dall’Abate di Saint-Non, archeologo e disegnatore: “Una piccola valle che, per la sua sorprendente fertilità, somiglia alla valle dell’Eden o a un angolo delle terra promessa”, il Giardino della Kolymbethra ha da sempre suscitato l’interesse di scrittori, pittori e viaggiatori che visitavano la Sicilia alla scoperta della civiltà classica. Secondo Diodoro Siculo, storico greco nato in Sicilia nel 79 a. C. il Giardino fu all’inizio una piscina, luogo di delizia e di riposo: “Gli agrigentini costruirono anche una sontuosa piscina che aveva la circonferenza di sette stadi (…) vennero condotte le acque dei fiumi e delle sorgenti, diventando così un vivaio di pesci (…) e poiché molti cigni volavano giù verso di essa, la sua

vista era una delizia (…) poi venne trascurata (…) e gli abitanti trasformarono tutta la regione, che era fertile, in terreno piantato a viti, e densa di alberi” (Biblioteca Storica, XI, 25). Nel 1913 Luigi Pirandello scriveva: “L’antica famosa Colimbetra akragantina era veramente molto più giù, nel punto più basso del pianoro dove tre vallette si uniscono e le rocce si dividono e la linea dell’aspro ciglione, su cui sorgono i templi, è interrotta da una larga apertura (…) scendeva con gli ultimi olivi in quel burrone, gola d’ombra cinerulea, nel cui fondo sormontavano i gelsi, i carubi, gli aranci, i limoni, lieti d’un rivo d’acqua che vi scorre da una vena aperta laggiù in fondo…” (I vecchi e i giovani, 1913).


Foto Vincenzo Cammarata, 2010 © Archvio FAI

Foto Vincenzo Cammarata, 2010 © Archivio FAI

i beni del fai - 9

A sinistra canale di irrigazione; a destra particolare dell’agrumeto

qui viti e alberi da frutto che garantivano rendite agli abitanti dell’antica Agrigento. Oltre al fiume, oggi come allora, l’acqua proviene anche da condotti di captazione sotterranei, scavati ben 2500 anni fa alla base dei due versanti rocciosi della valle: una specie di pozzi orizzontali, capaci tuttora di intercettare la falda e garantire acqua anche nelle stagioni più secche; vere e proprie gallerie, ispezionate da speleologi e archeologi, che oggi offrono

ai visitatori - con caschetto e stivali di gomma - l’esperienza emozionante di un viaggio nelle profondità della terra. La gestione dell’acqua alla Kolymbethra è una questione complessa, in cui si fondono storia, tradizione e cultura: l’ingegneria greca, l’esperienza locale e perfino la scienza araba. L’irrigazione, ad esempio, è quasi un rito, che si svolge in determinati giorni, in determinate ore: l’acqua prende il via e scorre veloce in canali appositamente scavati, dilagan-

do dove non trova barriere, allagando le radici degli alberi entro conche quadrate limitate da cunette in una trama geometrica ricamata a terra, che al primo sguardo non si comprende. Non si comprende nemmeno, al primo sguardo, il perché di questo nome, kolymbethra, che in greco significa piscina. Serve un po’ di immaginazione per tornare al 480 a. C., quando il tiranno di Akragas, Terone, scelse questa valle, incuneata tra l’acropoli e ➜

Dal cimitero al Paradiso “Dottore c’è qui un ragazzo di Agrigento che vorrebbe parlarle”. “Ma chi è? Aveva un appuntamento? Ora non posso... gli dica di scrivermi”.“Ma è venuto apposta da Agrigento per vederla. Come si fa a mandarlo indietro?”.“Gli dica di accomodarsi… uffa!”. Giuseppe Lo Pilato era un agronomo agrigentino che aveva letto del FAI su una rivista e aveva un sogno apparentemente impossibile: salvare dall’abbandono la Kolymbethra. Pensò che il FAI potesse essere il Genio Buono e con l’entusiasmo dei siciliani mi convinse ad andare ad Agrigento. Arrivo in una giornata radiosa e, vicino alTempio dei Dioscuri, ci fermiamo sul ciglio di un dirupo e da lì vediamo una distesa di rovi e canne: “Eccoci scendiamo!”. “Mi ha fatto venire fin qui per scendere in un roveto? “.“Abbia fede!”. L’ebbi e fui premiato. Due uomini col machete ci facevano strada mentre saliva un puzzo crescente di fogna. Arrivati in fondo solo desolazione, rifiuti e un

rivolo di liquami dove un tempo scorreva acqua di sorgente. Ma una forza irresistibile proveniva dagli agrumi che a stento sopravvivevano, dalle rocce rosse di calcarenite bucherellate da ipogei greci che Peppe magnificava come prodigiose sorgenti, dalla gebbia piena di acqua putrida che per Peppe sarebbe tornata cristallina; dai rovi spuntavano pioppi bianchi (nella Valle dei Templi!), gelsi centenari, aranci, olivi titanici, banani... enormi fichi d’India protendevano le pale cariche di frutti; tutti chiedevano aiuto per non morire. Un coro di gemiti; un fascino irresistibile; una misteriosa ammaliante magia... Uscii entusiasta da quel cimitero; tornai a Milano rapito. Scesero ad Agrigento la Presidente Crespi con Renato Bazzoni; nessuno ebbe dubbi. Chi non sogna è morto; chi non osa è perduto. Chi ancora non conosce il Paradiso scenda ora nella Kolymbethra. Marco Magnifico, Vicepresidente Esecutivo FAI


Foto Antonietta Abissi © Archivio FAI

Nella foto, olivo centenario e sullo sfondo il Tempio dei Dioscuri

➜ i quartieri residenziali, per realizzare

un bacino artificiale di oltre un chilometro di circonferenza e quasi nove metri di profondità: un’opera pubblica monumentale e strategica, che avrebbe assicurato il fabbisogno idrico a una città che contava allora duecentomila abitanti. L’agrumeto non c’era e al suo posto c’era solo acqua, convogliata dai due fiumi Akragas e Hypsas, contenuta a valle da una diga in blocchi di pietra e mantenuta a livello a seconda

delle stagioni, ovvero all’occorrenza riempita o svuotata grazie a condotti per l’afflusso e il deflusso. I migliori architetti dell’Agrigento del V secolo a.C. realizzarono alla Kolymbethra una complicata infrastruttura idraulica , di cui ancora non conosciamo il meccanismo preciso, che è tuttora oggetto di indagini, affidate alla felice collaborazione tra FAI, Soprintendenza e Parco Archeologico della Valle dei Templi. Racconta Diodoro Siculo che non ap-

Non solo Kolymbethra...

Alla scoperta dei tesori nascosti di Agrigento Se la Valle dei Templi è uno spettacolo di bellezza unico, non altrettanto si può dire della moderna Agrigento, che dagli anni ’50 ha subito un’urbanizzazione massiccia. Tuttavia, alle spalle dei palazzi alti decine di piani che sorgono ai limiti della città, batte il cuore di un centro storico in parte autentico, che nasconde veri tesori. Meritano una visita il Duomo, il Museo Diocesano, il Palazzo Vescovile e la Biblioteca Lucchesiana, così come la Chiesa di

Santa Maria dei Greci, costruita su un tempio, o quella di Santo Spirito, decorata dal Serpotta; e ancora: il Monastero di Santo Spirito, dove le monache preparano un dolce cous cous al pistacchio, o il Collegio dei Filippini, con la Collezione Sinatra di paesaggi dipinti. Imperdibile, a pochi chilometri di macchina, la Scala dei Turchi, Luogo del Cuore nel Comune di Realmonte, che anche grazie al FAI oggi risplende, libera da costruzioni abusive.

Foto Giorgio Curioni

La Scala dei Turchi a Realmonte (AG)

INFO Giardino della Kolymbethra Valle dei Templi, Agrigento Tel. 335 1229042; email: faikolymbethra@fondoambiente.it • Le aperture variano a seconda dei mesi: verificare su www.fondoambiente.it • Bookshop, visite guidate, aree picnic • Come arrivare: in auto, da Agrigento indicazioni per la Valle dei Templi; in autobus, dalla stazione ferroviaria di Agrigento prendere il pullman di linea fino alla fermata Posto di Ristoro; dopo la biglietteria della Valle dei Templi entrare dal cancello del Tempio di Giove e seguire le indicazioni.

pena la manutenzione venne meno, il funzionamento della Kolymbethra fu compromesso e il bacino artificiale, interrato, divenne un giardino. Anche il giardino richiese, nel seguito della sua lunga storia, una cura costante, tanto che, non appena questa venne meno, fu l’abbandono. Oggi la manutenzione di questo luogo speciale è nelle mani del FAI, e non è cosa facile, perché la Kolymbethra è per storia e per natura un ecosistema delicato, che risente di ogni minimo cambiamento: anche il numero eccessivo dei visitatori ne minaccia l’integrità, ma soprattutto, e non meno importante, la percezione. Vi sono luoghi fuori dal tempo, in cui l’uomo ha saputo dare forma al miracolo della natura. Uno di questi è la Kolymbethra. E così deve rimanere.

5 modi per

vivere il giardino

1 Scoprire e riconoscere le eccezionali varietà di piante 2 Percorrere con gli speleologi i condotti ipogei del V sec. a.C. 3 Gustare una merenda rustica sotto gli ulivi nell’area picnic 4 Perdersi tra i sentieri risalendo verso il Tempio di Vulcano 5 Assistere all’irrigazione seguendo i gesti di una tecnica antica


i bENI DEL FAI - 11

fiori, frutti e profumi nel giardino infinito «Ogni pianta una storia, ogni incontro una sorpresa: la vita si scatena tra le rovine dei Templi» spiega Giuseppe Barbera dell’Università di Palermo

Foto Antonietta Abissi © Archivio FAI

Foto Antonietta Abissi © Archivio FAI

di Giuseppe Barbera

Foto Antonietta Abissi © Archivio FAI

La valle dell’eden Protetta da ripide pareti di tufo giallo, bagnata dall’acqua d’ipogei che dalla falda la convogliano in un ruscello, la Kolymbethra è un catalogo esemplare dei paesaggi che l’incontro millenario tra la natura e la storia ha donato alla Sicilia. Il sentiero che vi scende si apre tra piante della macchia mediterranea che, cresciute indisturbate, hanno raggiunto dimensioni impensabili. Alberi di terebinto e alaterno, un mirto sorprendentemente alto, allori, lecci, lentischi e olivi selvatici formano una foresta sempreverde che, nelle aree più assolate, si apre con presenze esclusive, come la palma nana e l’euforbia arborea. Dove le pendici si allargano in pianori tra le rocce o su terrazze in pietra a secco, sono numerosi gli alberi da frutto che non hanno bisogno di essere abbeverati: mastodontici carrubi, fichi, gelsi bianchi e neri, pistacchi, melograni e, soprattutto, mandorli e olivi. I primi testimoniano che si è nella terra del mito della primavera eterna e di una deliziosa pasticceria. Alcuni fioriscono a gennaio, altri nei mesi successivi: varietà che, anche con i frutti differenti

Foto Alberto Bolzani

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i può ritrovare l’emozione degli antichi viaggiatori quando si arriva nella Valle dei Templi e in cerca di ombra, riposo e profumi, si scende nel burrone della Kolymbethra. Si arriva ad Agrigento per le rovine classiche e le si trova immerse in una natura di sorprendente vigoria e diversità. Vengono alla mente le parole dei visitatori del Grand Tour: “La campagna è splendida… è ricolma di frutta magnifica. Gli occhi ne gioiscono quasi altrettanto che a rimirare le rovine da cui germogliano. Con quale manto meraviglioso la natura avvolge questi grandi simulacri di una religione antica: il fogliame argentato degli ulivi, i fiori rosa dei mandorli, i verdi germogli dei fichi, l’erba alta…”.

per forma e sapore (la sorpresa di una mandorla amara è sempre in agguato), suggeriscono che la biodiversità non è data solo dal numero di specie ma anche dalla variabilità possibile all’interno di ognuna di esse. Gli alberi di mandorlo formano un bosco fruttifero con carrubi e grandi olivi dalle forme contorte che sono detti saraceni a indicare una leggendaria antichità. Ma è nel fondo della valle, oltre i pioppi bianchi, i salici, le canne e le tamerici che accompagnano il ruscello, che il paesaggio mediterraneo si mostra unico per la capacità di accogliere insieme piante di altre nature e di altre storie umane. Agavi e fichi d’India che arrivano dall’America, eucalipti dall’Australia, nespoli dal Giappone e, soprattutto, gli agrumi partiti dalle pendici delle montagne himalayane. Alla Kolymbethra crescono cedri, limoni, lumie, arance amare e dolci, chinotti, pompelmi, pomeli e mandarini. I loro frutti colorati, dolci e aciduli, la zagara profumata, le foglie lucide, la corteccia cuoiosa e la forma elegante dell’albero danno alla Kolymbethra l’onorabilità di un giardino che, ai piedi di un banano, ha un orto di cavoli, carciofi, zucche, zucchine, melanzane, peperoni e patate che lo arricchisce di utilità e bellezza. ...e poi c’è il mare Nei cesti all’ingresso del giardino la diversità degli agrumi esplode nell’offerta di arance Moro, Vaniglia, Ovale, Belladonna, Brasiliano, Doppio Sanguigno, Biondo, Tarocco e Sanguinello. Succhiarle e gustarle mentre nel cielo volano poiane, gruccioni, averle e nelle cisterne saltella il discoglosso, endemica rana colorata, e “gli antichi templi mostrano le loro colonne attraverso gli alberi di arancio e al di là si scopre il mare infinito” dona al visitatore l’immagine più vera del paesaggio mediterraneo, paesaggio assoluto frutto della storia e della natura di uomini, piante, animali.


12 - cantieri in corso

in diretta dai cantieri dove lavora il fai

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CASA E TORRE CAMPATELLI, SAN GIMIGNANO (SI) Apertura al pubblico: aprile 2016

olo 14 delle antiche torri del borgo toscano sono sopravvissute fino ai giorni nostri e quella di Casa Campatelli è l’unica ad avere conservato i volumi interni originari e quindi in grado di offrire una rara testimonianza dell’architettura del tempo. Quest’estate, grazie al finanziamento di Arcus SpA, sono stati completati i lavori del secondo

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lotto nell’edificio: oltre al risanamento dei tetti e al recupero delle facciate, si è concluso l’adeguamento funzionale e impiantistico del piano nobile, il consolidamento dello scalone in pietra e del solaio in legno di una delle soffitte. Mentre al piano terreno del palazzo e al piano delle soffitte continuano i lavori di adeguamento, al piano nobile sono

ALPE PEDRORIA e ALPE MADRERA, TALAMONA (SO) Apertura delle baite: estate 2016

© Archivio FAI

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Foto Fontanelli 2015

Un palazzo medievale, una montagna incantata, un’abbazia: gli interventi procedono con grande cura. Ma bisogna sempre tenere conto delle sorprese...

ora in corso gli interventi di restauro sulle decorazioni pittoriche di pareti e soffitti: un apparato decorativo di stampo ottocentesco riportato alla luce sotto numerosi strati di tinteggiature che, una volta restaurato, restituirà alla dimora la sua dimensione storica originaria, ricreando l’atmosfera domestica e quotidiana dell’epoca.

Nell’estate 2015 sono iniziati i lavori all’Alpe Pedroria, parte dei 200 ettari di boschi e pascoli con baite donati al FAI nel 2011. Il progetto, reso possibile anche grazie ai contributi di Fondazione Cariplo, Fondazione ProValtellina e Gruppo Credito Valtellinese, ha riguardato il restauro della Baita e del Baitello, per il cui cantiere si è reso necessario un elicottero a causa dell’assenza di una strada carrozzabile. Il progetto ha permesso di restaurare le coperture tradizionali, in pietra e legno di larice, di allontanare acqua e umidità dalle strutture e di migliorare le condizioni generali. Un lavoro necessario per ridare futuro alle due baite, un tempo funzionali alla produzione del formaggio bitto, che dalla prossima estate offriranno ai visitatori la possibilità di brevi soggiorni in autogestione.


ABBAZIA DI SANTA MARIA DI CERRATE, LECCE

Terminato il primo lotto di restauri

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ono terminati a ottobre i lavori relativi al primo lotto di restauri realizzati in collaborazione con la Provincia di Lecce che, grazie al progetto redatto dal FAI, ha ottenuto un contributo europeo di 2.500.000 euro a valere sul Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 20072013 - POIn Regione Puglia. Grazie a questo finanziamento è stato possibile realizzare il restauro e l’adeguamento

impiantistico della Casa monastica (nella foto), che ospiterà spazi di visita e servizi di accoglienza per i visitatori, oltre a una loggia al primo piano che regala una splendida vista della facciata romanica della Chiesa. Si è intervenuti anche sulla Casa del massaro rendendo di nuovo agibile il primo piano dell’edificio profondamente modificato dai restauri di quarant’anni fa. Il piano terra man-

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ostruito a metà Cinquecento su un progetto di scuola sanmicheliana, per offrire ricovero ai malati contagiosi in una località isolata ma facilmente raggiungibile, il complesso monumentale nel 2014 è stato affidato dal Comune di Verona al FAI per 18 anni, al fine di riqualificare, gestire e valorizzare un bene simbolo della città, luogo della memoria e fulcro del paesaggio del Parco Adige

terrà una funzione didattico-espositiva mentre il primo piano conterrà l’ottocentesca casa del fattore e una foresteria per brevi soggiorni. Durante gli scavi, eseguiti sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza archeologica, sono emerse numerose tombe, i resti di un antico mulino e anche un prezioso stampo eucaristico, utilizzato nel rito greco-bizantino per marchiare il pane dell’eucarestia.

LAZZARETTO, VERONA nuove e inattese scoperte

© Archivio FAI

© Archivio FAI

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© Archivio FAI

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Foto Giacomo Sosio, 2015 © Archivio FAI

cantieri in corso - 13

Sud. A oggi si è proceduto alla pulizia e all’eliminazione della vegetazione infestante che insisteva sui manufatti storici, mentre le analisi ferromagnetiche hanno permesso il rilievo e il disinnesco di numerosi ordigni bellici inesplosi. Interventi resi possibili dai contributi di Fondazione Cariverona e di Banco Popolare. Inaspettatamente, durante queste operazioni sono emerse parti della muratura e della pavi-

mentazione originale delle celle e del camminamento perimetrale del porticato esterno che, una volta restaurati, consentiranno una lettura più precisa del monumento e contribuiranno alla sua valorizzazione. Per riqualificare l’intera area e per progettare una passerella ciclo-pedonale di collegamento con la riva opposta dell’Adige, il FAI ha chiesto l’intervento dell’architetto Michele De Lucchi.


Foto Arenaimmagini.it © Archivio FAI

Foto Filippo Poli © Archivio FAI

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UN NUOVo bene del FAI Casa Macchi a Morazzone (VA) entra a far parte dei beni della Fondazione grazie alla generosità di Marialuisa Macchi

Un palazzetto ottocentesco con un bel giardino, in un paese di 4.000 abitanti, conservato fin nei minimi dettagli, come congelato nel momento dell’abbandono, avvenuto quarant’anni fa. Non un luogo straordinario ma un incredibile deposito di piccole cose, conservate nell’esatta posizione di quando erano in uso e che, nonostante la polvere e gli inevitabili crolli, ancora sa di vita quotidiana. La caffettiera sulla stufa, i centrini del salotto, le foto appese alle pareti sapranno raccontare un passato recente dal sapore familiare. Ma per riportare in vita questa casa, il FAI dovrà intervenire al più presto per evitare nuovi danni.

gli incontri Al Teatro Eliseo a Roma Fino a marzo 2016 continua il ciclo di incontri “Il passato che cambia”, organizzato dalla Delegazione FAI di Roma e dedicato a importanti ritrovamenti e alla rilettura di eventi storici e classici. Tra gli appuntamenti, il 14 gennaio “Il Laocoonte ritrovato”, in occasione dell’anniversario della scoperta - nel 1506 - del gruppo scultoreo datato tra il 40-30 a. C. e custodito nei Musei Vaticani. Per informazioni www.delegazionifai.it

a Milano Apre le porte il “Diurno Venezia” È stato da poco annunciato il calendario di aperture straordinarie al pubblico dell’Albergo Diurno Venezia, bene del FAI, visitato da migliaia di persone nel 2014 durante le Giornate di Primavera. In attesa del restauro sarà quindi possibile scoprire, accompagnati dalla Delegazione FAI di Milano, nella sua attuale veste, suggestiva e decadente, questo gioiello del Deco milanese attribuito a Piero Portaluppi, nei giorni 5, 6, 7, 8, 12,19 dicembre e 9,16, 23 gennaio dalle 10.15 alle 17.45. Per informazioni: www.fondoambiente.it

130.000 italiani si sono ricordati di salvare l’italia! La grande campagna di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia” si è conclusa il 31 ottobre. Sono 130.000 gli italiani che hanno risposto all’appello del FAI a contribuire concretamente alla cura, alla tutela e alla salvaguardia del patrimonio artistico e paesaggistico del nostro Paese. Grazie dunque a chi ha inviato un sms solidale, a chi ha scelto di unirsi ai 100.000 iscritti FAI e a chi ha partecipato alla FAImarathon dando un contributo. Grazie anche alle aziende amiche che hanno messo a disposizione la propria rete commerciale e, tramite differenti iniziative di raccolta fondi, hanno coinvolto attivamente la propria clientela a sostegno della Fondazione: Deutsche Bank, Iper, La grande i, U! e U2, The Style Outlets, Bottega Verde. Grazie a tutti per aver scelto di investire nel futuro, proteggendo il nostro passato.


intervista - 15

grandi navi in laguna Gianni Berengo Gardin parla delle sue fotografie e dell’amore per Venezia “ridotta a giocattolo”

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econdo il sindaco di Venezia le sue foto avrebbero potuto danneggiare la città. Mi dispiace molto quando qualcuno si dà la zappa sui piedi, mi dispiace quindi anche per il sindaco Brugnaro. Gli sono anche molto grato, perché bloccando la mia mostra a Palazzo Ducale mi ha fatto un grande favore: tutti i giornali italiani e stranieri (Le Monde, The Guardian, El Pais, The New York Times…) ne hanno parlato diffusamente. È probabile che, se non ci fosse stata tutta questa attenzione da parte della stampa, la mostra sarebbe stata vista da molte meno persone. Ritiene che le navi da crociera inquinino la laguna? Io come fotografo posso solo denunciare l’inquinamento visivo. Sono un testimone. Ho iniziato tre anni fa a fotografare le grandi navi. Questi giganti non in scala con la città mi ossessionavano, fanno impressione. Vedere la mia Venezia distrutta nelle proporzioni e trasformata in un giocattolo, uno di quei suoi cloni in cartapesta come a Las Vegas mi turbava profondamente. Senza contare cosa succederebbe in caso di una disgrazia come a Genova… se a Venezia una nave per errore andasse contro Punta della Dogana o Palazzo Ducale… perderemmo quei luoghi con un incalcolabile danno per tutto il mondo. La sua Venezia ma lei è ligure. La mia famiglia è veneziana da cinque generazioni, per tre abbiamo gestito un negozio di artigianato veneziano e perle in Calle Larga San Marco. La casa dei nonni affacciava su Piazzetta dei Leoncini, mio padre è praticamente

“si fatica a credere che quello che si vede nelle foto sia vero” in mostra fino al 6 gennaio 2016 Il FAI in collaborazione con Fondazione Forma per la Fotografia e Contrasto mette in mostra fino al 6 gennaio 2016 al Negozio Olivetti in Piazza San Marco a Venezia ventisette fotografie di Gianni Berengo Gardin realizzate tra il 2012 e il 2014, che ritraggono il quotidiano passaggio delle grandi navi da crociera nella laguna di Venezia. Da martedì a domenica dalle 10 alle 18. nato in Piazza San Marco, e io, anche se sono nato per i casi della vita a Santa Margherita Ligure, ho vissuto 30 anni a Venezia. Mia moglie è veneziana e i miei figli sono nati a Venezia. Per questo, il problema del passaggio delle grandi navi mi sta particolarmente a cuore: perché mi sento venezianissimo. Le sue foto hanno fatto paura? La macchina fotografica è diretta e cattura l’immagine che c’è in quel

momento. La fotografia fa vedere la realtà. Il sindaco ha sostenuto che avrò utilizzato chissà quali obiettivi per creare effetti artificiosi. Non è vero e vorrei sottolineare che ho addirittura dovuto utilizzare dei grandangoli, perché le navi erano così grandi che non entravano nel mirino della macchina. L’effetto è talmente straniante che sembrano quasi fotomontaggi, si fatica a credere che quel che si vede sia vero. Invece, purtroppo è tutto vero.


16 - TURISMO SOSTENIBILE

Venezia e la minaccia dell’eccesso di turismo nelle citta d’arte «È importante che il problema dei flussi turistici diventi una delle priorità assolute del sindaco» dice Jan van der Borg, docente all’Università di Venezia

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e Grandi Navi - come quelle ritratte da Gianni Berengo Gardin - non sono l’unico problema di Venezia, ma la punta dell’iceberg di una situazione più grave che interessa una città fragile, soggetta da anni a un flusso turistico crescente, insostenibile e ingovernato che, se da un lato costituisce una risorsa economica irrinunciabile, dall’altro ne sta evidentemente compromettendo l’integrità e l’identità. Il FAI intende approfondire un dibattito per una gestione del turismo in grado di tutelare la natura di Venezia e di altre città italiane come Firenze o Roma e monumenti come il Colosseo o Pompei. Abbiamo chiesto a Jan van der Borg, uno dei massimi esperti di flussi turistici nelle città storiche, docente di Economia del Turismo all’Università Ca’ Foscari di Venezia, una riflessione su questo tema.

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enezia è ormai il simbolo di quello che può accadere a una città d’arte quando l’afflusso turistico supera la sua capacità di carico. Città d’arte come Amsterdam, Barcellona, Berlino, Bruges e Praga stanno lavorando a politiche drastiche, perché la percezione e la fruizione di una città da parte dei visitatori non deve finire banalizzata, calpestata ed espropriata dal turismo di massa come sta accadendo a Venezia. Le città d’arte d’Europa, in sintesi, non vogliono diventare come Venezia. CARTA TURISTICA? Sembra che a Venezia la soluzione al problema possa essere l’introduzione di una carta turistica. In effetti questa carta è un ingrediente importante di una politica turistica innovativa perché rappresenta uno strumento per incentivare a prenotare la visita alla

A VENEZIA I RESIDENTI SONO 57.000 i turisti sono 27 milioni

La capacità di carico turistico di Venezia è stata calcolata da Jan van der Borg e altri studiosi in 20.750 persone al giorno 7,5 milioni all’anno (valore ottimale) 12 milioni all’anno (limite inderogabile)

Nel 2014 il carico turistico di Venezia è stato stimato in oltre 27 milioni di visitatori più del doppio della capacità massima


Folla di turisti in Piazza San Marco durante il Carnevale di Venezia; nella foto sopra turisti attraversano il Ponte della Paglia

città. Chi prenota per tempo, prima di arrivare a Venezia, potrà usufruire di facilitazioni e sconti; chi non prenota, troverà difficoltà e prezzi pieni. Oltre a consentire al Comune di fare cassa, la disponibilità limitata di carte dovrebbe tradursi in una migliore distribuzione del flusso turistico nel corso dell’anno, eventualmente spingendo a rinunciare alla visita, laddove la città abbia già superato con le prenotazioni

© Interpress Foto

© Interpress Foto

TURISMO SOSTENIBILE - 17

la sua capacità di carico. Non servono proposte fantascientifiche e misure bulgare di chiusura e controllo della città, che troppo contrastano con l’idea di un centro storico vitale e patrimonio dell’umanità. Tale carta porterebbe inoltre, nell’ambito della visita a una città d’arte, un sistema già consolidato in tutti i comparti dell’industria turistica. Oltre a un sistema di prenotazione, servirebbe costruire finalmente quell’in-

sieme di terminali che non solo possono assorbire il flusso turistico prima che impatti sul centro storico, ma che svolgono anche un ruolo di riduzione dell’eccessiva sovrapposizione tra residenti, pendolari e visitatori, a danno del trasporto pubblico locale, a oggi congestionato e ingestibile in alcuni punti della città, momenti della giornata, della settimana e dell’anno. il ruolo del comune Inoltre, va fatta una riflessione sulla governance del turismo veneziano. La cosiddetta cabina di regia non può che essere una parte integrante della macchina comunale e deve, pertanto, rispondere direttamente al sindaco (o al suo assessore con la delega per il turismo). Il sindaco deve poter raccogliere facilmente e in tempo reale informazioni numerose ed eterogenee (in questo contesto si usa parlare di big data) sul turismo in città – dati da bigliettazione elettronica, telecamere di sicurezza, carte turistiche o altre carte di pagamento, telefonini più o meno smart e ulteriori soluzioni tecnologiche - per trasformarle in politiche concrete, anche attraverso accordi con operatori locali. Punto di partenza per tutto ciò è una nuova idea per Venezia. La sfida principale è quella di uscire finalmente da questo apparentemente inarrestabile processo di banalizzazione, che va dalla “rondò venezianizzazione” del programma della Fenice alla “airbnbizzazione” della residenzialità: un processo che non solo danneggia irreparabilmente il tessuto socio-economico di Venezia ma che nel lungo periodo minaccia di distruggere anche la sua stessa attrattività. E siccome l’eccessiva pressione turistica è la principale causa di questo dannato processo, è importante che il problema dei flussi del turismo diventi una delle priorità assolute del sindaco e delle sue politiche. Come per Venezia, anche per le altre città d’arte, preoccupate delle conseguenze di un fenomeno di “venezianizzazione” sembrano essere questi gli ingredienti principali di una nuova politica turistica. Jan van der Borg


18 - volti del fai

“io, da vent’anni nel mio giardino e non lo lascio più”

la storia di daniele, tra lavoro e passione a villa della porta bozzolo

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© Archivio FAI

unico modo per fare un ottimo lavoro è amare quello che si fa. Ce lo dimostra Daniele Zorzi, giardiniere a Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno (VA). Com’è iniziata la tua avventura al FAI? Nel 1993, con un annuncio sull’Occasione. Ho fatto il colloquio a Milano e sono piaciuto. Dopo cinque anni ho lasciato perché avevo trovato un altro impiego, ma già nel 2000 sono tornato nel mio amato giardino, per non staccarmene più. Di cosa ti occupi? Mi occupo di tutto il verde anche se spesso, in concomitanza di eventi e manifestazioni in villa, mi trovo a svolgere diversi lavori di manovalanza. Con i custodi abbiamo creato un ottimo rapporto, ci si dà una mano a vicenda, e in un posto come questo finisci per fare un po’ di tutto. Inoltre il parco è molto grande e per mantenerlo sempre curato a regola d’arte non si finisce mai di lavorare. A dire il vero non mi fermo proprio mai. C’è un angolo del giardino che ti sta particolarmente a cuore? Tutto, proprio tutto. Anche perché in 20 anni di lavoro l’ho davvero “ribaltato” da cima a fondo, l’ho visto cambiare più volte; per questo lo sento come se fosse mio. D’altra parte un terzo della mia vita l’ho trascorso qui nel giardino, ho ricordi ovunque, in ogni angolo, non

posso sceglierne uno in particolare. Certo, la pianta cui sono più affezionato è il mio albicocco. Vent’anni fa quando sono arrivato mi avevano detto di tagliarlo, era secco, malato e avrei dovuto abbatterlo. Ma non l’ho fatto. Ho cominciato a tagliarlo un poco, a pulirlo e curarlo ed è ancora qui. Finché resiste lo curo, è la mia creatura, la mia mascotte. E poi fa le albicocche, e buone anche! In che stagione il giardino dà il meglio di sé? Per me il periodo più bello è maggio, con la fioritura delle rose, e questo è davvero il regno delle rose. Con il progetto del nuovo roseto prevedo che al massimo tra quattro anni le piante saranno attecchite e le vedremo in tutto

il loro splendore. Abbiamo davvero un’infinità di rose ovunque, dalle galliche alle cinesi, dagli ibridi alle alba fino alle rampicanti, e a maggio sono tutte fiorite. Quindi sì, la primavera avanzata

“ho ricordi in ogni angolo di questo giardino” è la stagione più bella per me. Ma non posso fare torto all’inverno: cosa dire di quando a valle piove e in cima nel punto più alto del giardino, al Belvedere, ha già iniziato a nevicare?

Nella foto: Daniele Zorzi al lavoro durante la potatura di un limone


manifestazioni - 19

Foto F. Trevisan © Archivio FAI

Villa dei Vescovi a Luvigliano di Torreglia (PD) dopo una nevicata

nevica sul fai e ora di far festa

Dagli appuntamenti di Natale al dischiudersi dei primi fiori: cosa fare e come emozionarsi tra canti, tradizioni popolari, mostre e mercati da non perdere

Torna il tradizionale appuntamento della Notte di Natale nella chiesa dell’Abbazia di San Fruttuoso, con la celebrazione della Santa Messa e canti corali. Un battello riservato salperà da Camogli alle 22.40 per raggiungere il borgo di San Fruttuoso. Al termine della funzione e del concerto visite guidate, brindisi con vin brulé e degustazione del pandolce.

PRESEPE CONTADINO Giardino della Kolymbethra, Valle dei Templi (AG) Da giovedì 24 dicembre a mercoledì 6 gennaio 2016 In una piccola grotta del giardino va in scena il presepe contadino, secondo le antiche usanze della Sicilia rurale, rea-

ARTE DEL VETRO OGGI IN ITALIA Villa dei Vescovi, Luvigliano di Torreglia (PD) Giovedì 25 febbraio – domenica 10 aprile 2016 Una mostra dedicata alle eccellenze dell’arte del vetro curata dall’artista e gallerista Jean Blanchaert che presenta le creazioni di alcuni dei più importanti designer e scultori italiani e internazionali. Dagli oggetti in vetro colorato ai manufatti dalle forme più eccentriche, le opere esposte sono espressione delle

varie declinazioni del vetro, dell’inventiva degli artisti e della grande abilità dei maestri vetrai, la cui arte proprio in Veneto ha da sempre il suo epicentro.

UN SOFFIO DI PRIMAVERA Villa Necchi Campiglio, Milano Sabato 5 e domenica 6 marzo 2016 Una mostra mercato dedicata al fascino delle fioriture di inizio primavera. Un’occasione imperdibile per gli appassionati di giardinaggio che, passeggiando tra colori e profumi, potranno non soltanto iniziare a progettare i loro giardini, terrazzi e balconi dopo il lungo “letargo invernale” e scoprire una ricca varietà di piante da mettere a dimora, ma anche chiedere preziosi consigli agli esperti del settore.

Foto Silvia Camagni © Archivio FAI

Foto Santi Caleca © Archivio FAI

Abbazia di San Fruttuoso, Camogli (GE) Giovedì 24 dicembre

lizzato con fogliame spinoso della pianta di asparago e decorato con fiocchi di cotone, arance, mandarini, limoni: un omaggio al Salvatore da parte della terra e degli uomini che la coltivano. Degustazioni di prodotti agrigentini, musiche e canzoni di Natale accompagneranno la rievocazione dell’avvento dei Magi.

Foto Andrea Polillo © Archivio FAI

NOTTE DI NATALE A SAN FRUTTUOSO

Gli eventi possono subire variazioni: si consiglia di verificare sempre su www.fondoambiente.it



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