Periodico semestrale dell’Associazione Culturale Fonopòli - Anno 13 - N° 1 - Luglio ‘14 - Poste Italiane Spa - Sped. in abbonamento postale 70% - Roma Aut C/RM/13/2013
La fabbrica dei sogni almeno lei Non entra in crisi mai Anzi più la vita è ingenerosa E più sogni fai Spegni la luce e poi Socchiudi gli occhi tuoi. Saluta questa realtà e sparisci! Sono sempre meno le occasioni di fuggire via Avaro questo mondo di sorprese ha perso di magia… Impegnati a sognare a ritrovare quella voglia. Viaggia più che puoi prima che suoni la tua sveglia. Vivi in blu anche tu! Senza risorse dove vai? (I sogni quanto aiutano non sai) Con quegli avanzi che ci fai? (Sogna come puoi) Solo follia questo mondo non è. Se almeno un sogno in cui credere c’è. Parla d’amore un po' di più. (dietro un sospiro ci sei ancora tu) Fai che si senta che ci sei… (non stancarti mai) I sogni fanno rumore lo sai. Non puoi ignorarli non puoi. Non puoi! Spingi il cuore ancora più lontano Cosa aspetti mai. Tenta l’impossibile e ritenta finché riuscirai. Sentirai arrivare puntualmente la stanchezza. Ma non c’è dolore che resista a una carezza Sogna un po' di più! Alleggerisciti anche tu (Con troppi pesi non decolli più) Senza ambizioni non vivrai (nessuno di noi) La fantasia alimenta le idee. Sognare fa bene sprigiona energie. Dagli un futuro ai sogni tuoi… (per tutti i giorni che non sognerai) Fai che si senta che lo vuoi. (certo che lo vuoi) Siamo così: saggezza e stregoneria. Guai se però il sogno resta utopia! La fabbrica dei sogni è sempre qui. Tu torna quando vuoi.
LA FABBRICA DEI SOGNI (R.Zero/D.Madonia/R.Zero) Tratto da: Renato Zero, “Amo - Capitolo II” - 2013
La grande bellezza Numero particolare, questo di inFonopoli. C’è un po’ di tutto, quasi uno speciale della rivista, pieno di foto, di musica, di ricordi, di inserti da conservare. Ci sono omaggi alle diverse arti, dai fumetti ai musical. C’è un mondo fatto di impegno sociale verso chi ha più bisogno di noi, un mondo di nuove proposte musicali che sembrano premiare le giovani energie. A guardarli tutti, che siano giovani artisti, volontari di un’associazione o spettatori di un concerto di Renato, hanno un tratto comune. Hanno voglia di impegnarsi, di “stare sul pezzo”, anche se sembra ogni giorno più faticoso. In fondo è la metafora di quello che sta passando il nostro paese. Qualche barlume di nuova energia e timidi accenni di un nuovo rispetto per le giovani generazioni, si vedono tra le pieghe della politica, tra i programmi della televisione, nel cinema, nell’energia di un teatro come l’Eliseo e nei libri (anche un libro come “gli sdraiati” di Michele Serra, partendo dalla dissacrazione, alla fine riconosce a questa generazione qualche capacità insospettabile). La sensazione - è un’osservazione e un auspicio al tempo stesso - è che aldilà dei conflitti generazionali e di “rottamazione” di cui ci parla la cronaca politica, ci si trovi davvero di fronte ad uno storico periodo di mutazione. Per chi riesce a tradurre le emozioni in musica e abbraccia tre o quattro generazioni, come fa Renato, si tratta probabilmente di processo assimilato da tempo e già mutato in messaggio nelle parole delle sue canzoni. Per chi - come noi, poveri mortali – cerca di farsi un’idea osservando razionalmente la realtà, viene da azzardare un filo in più di ottimismo. Ci siamo giustamente stupiti quando abbiamo saputo che il presidente degli Stati Uniti aveva 45 anni. Ora lo facciamo notando che in parlamento, tra i manager delle aziende, nelle ONG in giro per il mondo, tra i ministri dell’ultimo governo, arrivano nuove energie e qualche talento. Il segno di un cambiamento di mentalità oltre che di anagrafe? Staremo a vedere, ma Fonòpoli, nel suo piccolo, lo dice da sempre: “Guardate bene, abbiamo davanti un oceano di giovani talenti!” Abbiamo ragazzi che parlano più lingue di quanto lo abbiano fatto tutte le generazioni precedenti, che vedono tutti i posti del mondo viaggiando a costi ridotti dieci volte rispetto al passato, che attraverso la tecnologia riescono a farsi un’idea di quello che avviene ovunque e - checché se ne dica – sono mediamente più colti e leggono molto di più di quanto abbiano letto i loro nonni e i loro genitori (fosse anche solo il minimo necessario per arrivare a finire gli studi). Come facciamo a non aiutarli e a non dare loro qualche possibilità in più? Sono loro, la grande bellezza.
Gian Luca Spitella
S o m m a r i o
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in fo nò po li
Visto da Amo, il viaggio in tre capitoli Amo Tour, le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza Radio Italia, non c'è due senza tre Romeo e Giulietta, all'inizio del sogno Quando (la moglie è in vacanza) Renato debutta in teatro. La sua musica in commedia? Zero e lode! Osservatorio Fonòpoli “...Distratto amore vai, malato dei segreti tuoi! muori e rinasci quando vuoi, se vuoi... Negli occhi della gente , che non sente, gente delusa, gente che non sa chi sei...”
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Amo, Il viaggio in tre capitoli Foto di Roberta Perrone
A soli sette mesi dall’uscita di “Amo-Capitolo I”, il 29 ottobre Renato Zero ha pubblicato “Amo - Capitolo II”, un nuovo album di 15 brani che ha completa il progetto discografico “Amo” concepito in due capitoli. Anticipato in radio dal singolo “Nessuno Tocchi L'Amore”, l’album è uscito su etichetta Tattica e con distribuzione Indipendente Mente. Il 26 novembre, inoltre, è stato pubblicato “Amo – Capitolo III”, una confezione speciale che include entrambi i capitoli di “Amo”, un puzzle/ poster dell’artista e “Renato racconta”, testi nei quali l’artista illustra il significato dei brani inclusi in entrambi i capitoli di Amo.
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opo quasi quattro anni dal suo ultimo album di inediti, Renato Zero torna al suo pubblico con un progetto discografico imponente, una trilogia costituita da due dischi di inediti e un terzo cofanetto elegante e particolarmente originale, contenente i due precedenti cd, un poster – puzzle dell’artista e il racconto dei brani inclusi. Una copertina totalmente bianca per il primo capitolo e nera per il secondo e al centro di entrambe un sigillo rosso in rilievo su cui campeggia la parola amo. Una grafica raffinata per una confezione cartonata arricchita all’interno da splendidi scatti fotografici, nonché dai testi
delle canzoni. Una produzione internazionale, tra cui spiccano i nomi di Trevorn Horn, Celso Valli, Danilo Madonia, Phil Palmer e Micky Feat. Nei cd sono raccolti 29 brani che raccontano l’amore in tutte le sue declinazioni e sfaccettature, proponendoci un Renato classico, ma al contempo innovativo, che ancora graffia ed inveisce, lasciando che alla rabbia di un tempo si sostituiscano esortazioni, consigli e
una buona dose d’ironia. Un progetto coerente ed omogeneo dove il primo capitolo si presenta maggiormente autobiografico ed autoreferenziale, una sorta di bilancio di vita e carriera, dove il cantautore romano riassume in musica il coraggio, le amicizie (Lucio Dalla, Giancarlo Bigazzi e la portinaia Angelina), i ricordi
Nessuno tocchi l'amore Infonòpoli
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AMO CAPITOLO III TRACKLIST CD 1 Chiedi di me Una canzone da cantare avrai Il nostro mondo Voglia d'amare Angelina Lu I '70 Un'apertura d'ali La vacanza Tutto inizia sempre da un si Oramai Vola alta Dovremmo imparare a vivere La vita che mi aspetta CD 2 Nuovamente Ti porterò con me La fabbrica dei sogni Sia neve L'eterno ultimo Nessuno tocchi l'amore Si può Una volta non ci basta Titoli di coda Via dagli sciacalli n. 0 O si suona o si muore Alla fine amo R Il progetto magnifico Il principe dell'eccentricità
Alla fine
città in cui l’artista è da sempre vissuto, la nostalgia e i rapporti sentimentali, ma non mancano le invettive ironiche contro la televisione e il mondo discografico, dove l’artista dimostra tutta la sua geniale follia, dando sfogo alla sua camaleontica teatralità. In questo secondo disco Zero travalica il concetto di forma – canzone, trovandosi continuamente a manipolare musiche e liriche. "Alla fine", uno dei migliori pezzi dell’intero progetto, ad esempio non si risolve mai in un vero e proprio ritornello, oppure "Il progetto magnifico" è una imponente composizione musicale e testuale, una mescolanza di generi (dal rock al jazz) dal risultato strabiliante.
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A concludere questo viaggio musicale in cui abbiamo potuto ascoltare un Renato romantico e positivo, ma al contempo incisivo e pungente, si fanno strada le note de "Il Principe dell’eccentricità", brano autobiografico musicato da Armando Trovajoli, dove l’artista scende dal palco per conoscere a fondo il suo pubblico e dedicargli il suo personale plauso. Attraverso questa metafora
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Zero non poteva raffigurare in maniera più esaustiva l’amore che da sempre prova per i suoi sorcini, che non hanno mai smesso di dimostrargli il loro affetto e supporto. Michele Fraternali
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PALALOTTOMATICA
27-29-30 APRILE / 03-04-09-10-12-13 MAGGIO 15-16-18-19-21-22 MAGGIO
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MILANO
MEDIOLANUM FORUM 10-11-13-14-16-17 SETTEMBRE
PADOVA
BRESCIA
PALAFABRIS
FIERA
10-12-13 OTTOBRE
01 FEBBRAIO
BOLOGNA
MILANO
UNIPOL ARENA
MEDIOLANUM FORUM
15-16 OTTOBRE
04-05 FEBBRAIO
FIRENZE
BOLOGNA
MANDELA FORUM
UNIPOL ARENA
18-19-21-22-24-26 OTTOBRE
07 FEBBRAIO
TORINO
FIRENZE
PALAOLIMPICO
MANDELA FORUM
28-30-31 OTTOBRE
10-11 FEBBRAIO
EBOLI
LIVORNO
PALASELE
MODIGLIANI FORUM
08-09 NOVEMBRE
13-23-24 FEBBRAIO
BARI
MANTOVA
PALAFLORIO
PALABAM
12-13 NOVEMBRE
26 FEBBRAIO
ACIREALE
ANCONA
PALASPORT
PALA ROSSINI
27-29-30 APRILE
28 FEBBRAIO
PESARO
ADRIATIC ARENA
13-14 DICEMBRE
ROMA
PALALOTTOMATICA
16-18-19-21-22 DICEMBRE
Foto di Mario Vallini
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AMOTOUR le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza di Vincenzo Incenzo
"...Questo amore che mi ha spinto definitivamente su questo palco a raccogliere le vostre piccole e grandi imprese..." ROMA 30 APRILE 2013
Foto di Giacomo Mascetti
Continuare ad esserci, cantare la propria presenza, bussare alle porte di ogni città per condividere il sogno. Renato ovunque e sempre, sembra dirci questo il calendario infinito della tournèe. Amo Tour del 2013/2014, di palazzetto in palazzetto, è stato un evento unico che ha totalizzato 362.416 spettatori. Amo tour è stato una nuova filosofia di intendere il rapporto col pubblico, un meraviglioso ossimoro, un domicilio itinerante, intimo ritrovo collettivo, palco che si è fatto pubblico e pubblico che si è fatto palco. Non si faceva in tempo a pubblicare nuove date che si correva ai ripari per crearne di nuove; la gente ha voglia, la gente ha bisogno di arte e amore. Arte e amore che restano nella memoria e attraversano il tempo, dalla prima rivoluzione di Renato all'ultima, quella più difficile perchè rispetto agli anni '70 oggi i nemici sono nascosti e uno svuotamento di senso ha creato servilismo nelle coscienze e sottomissione senza costrizione, la peggiore delle rese. Amo è stato un affresco universale di lotta, passione e sogni, tenuti insieme dalla proiezione verso il domani, dall'appello accorato ai giovani a cui il messaggio sempre è rivolto e dal senso di rispetto per il pubblico a cui Renato non si stanca di donare novità. Il Palalottomatica, trasformato in Infonòpoli
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Foto di Mario Vallini
Foto di Giacomo Mascetti
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14 marzo, 8 ottobre e 9 dicembre 2013… tre date che, gli uffici Radio Italia e lo staff del suo auditorium in particolare non dimenticheranno facilmente perché segnati dalla sempre vivace invasione del popolo di Zero.
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Foto gentilmente concesse da Radio Italia
ono state tre esperienze davvero uniche, tre bellissimi incontri, con la possibilità d'intervenire in diretta radio televisiva, quelli che abbiamo potuto offrire, grazie all'attenzione ed alla disponibilità riservata da Radio Italia, a ben 150 persone per le diverse trasmissioni che hanno visto Renato Zero protagonista presso l'Auditorium Radio Italia. Ad ogni appuntamento come tradizione davanti all’ingresso dell’auditorium trovo una fila di persone che si ingrossa, disordinata di saluti, abbracci e racconti. All’apertura della porticina per l’ingresso a quel transitorio paradiso la gente si accalca… perché diciamolo dopo tante serate di un tranquillo posto a sedere
numerato, in tour, a noi l’idea di poter tornare a conquistarcela quell'ideale transenna piace, ci viene naturale. L’intervista del 14 marzo scorre via velocemente rivelando un Renato in grande forma, allegro e come potrebbe non esserlo… Amo I è primo nella classifica di I-Tunes. Ritroviamo il Renato che conosciamo, acuto e senza timore di dire quello che pensa, di affermare che: “Questa cultura dà fastidio ad un sacco di gente perché finché siamo ignoranti questi fanno quel cazzo che vogliono”. Nel flusso delle sue argomentazioni immancabile ritorna alla mente il ricordo doloro-
Radio Italia, non c'è due senza tre so di sempre, la chiusura del tendone di Zerolandia, ma ci tiene a ribadire che “La mia Zerolandia non ha mai chiuso i battenti è sempre stata aperta”. Nel conversare si sfiora il drammatico problema della pedofilia, si parla della violenza sulle donne e del nuovo Papa Francesco e Renato è sempre puntuale con quel suo personalissimo modo di elaborare argomentazioni, pensieri e risposte. Il clima si alleggerisce un po’ quando Renato sollecitato da una spettatrice emozionatissima ci rivela che le ormai imminenti date romane saranno solo l’inizio, altre ne seguiranno distribuite in tutta la penisola. Per l’otto di ottobre Radio Italia ospita Renato per una nuova intervista con una esclusivissima esibizione live. L’intervista è l’occasione per
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fare il punto sulla prima parte della tournée che ha effettivamente visto una serie di soldout davvero impressionanti e per annunciare l’uscita di Amo II. Il clima è allegro e Renato esclama: “Mi guardavo, so proprio bono!”…“Col passare del tempo il proprio corpo lo si apprezza di più. Con gli anni vedi questi che si bombardano di silicone e collagene e so più mostri di prima... e c’è invece chi si sostiene solo con il buonumore e buoni amici”. A 63 anni dichiara apertamente la sua voglia di stupire ancora, di ballare e la soddisfazione di essere riuscito in tempi di crisi a portare sul palco tanti professionisti offrendo loro una opportunità professionale. Immancabili riaffiorano i ricordi delle prima esibizioni domestiche per due spettatori d’eccezione, mamma e papà, e la famosa esibizione per un unico spettatore al Folk Studio di Roma in un lontano 24 dicembre. Ma è presto tempo di lasciare spazio alla musica! Sul palco i musicisti sono già schierati. Vengono eseguite “Voglia D’amare”, “Il Nostro Mondo”, “Angelina”, “I 70”, “Una Canzone Da Cantare Avrai” ed infine “Nessuno tocchi l’amore” che chiude l’esibizione. 9 dicembre, terzo appuntamento, Renato arriva sulle note di “O si suona o si muore” e durante il pomeriggio ascolteremo anche “Nuovamente”, “Nessuno tocchi l’amore”, “Voglia d’amare” e “Eterno ultimo”. Un’unica nota stonata di questo appuntamento, durante i fuori onda, Renato sarà lì a pochi passi da noi impegnato a firmare autografi su qualsiasi cosa, quanto sarebbe stato bello se durante quelle brevi pause avesse potuto concedersi di chiacchierare con noi in libertà, di raccontare una delle sue barzellette per poi vederlo ridere con quella sua risatina unica. I gio-
vani sono sempre al centro dell’attenzione di Renato: “Ci vuole un po’ di faccia tosta (anche un po’ meno di quella che ha sfoggiato lui ci tiene a precisare)… bisogna tirare fuori le proprie credenziali e farsi conoscere per quei talenti che non sono mai disdicevoli se ci si propone utilizzando carineria, talento, coraggio, costanza, vanno messi in gioco. Prosegue “la timidezza è una rottura di palle. La timidezza con l’educazione non ha niente a che spartire. La timidezza è una forma cattiva di impedire a se stessi di avere un riscontro di essere conosciuti e anche apprezzati”. Anche questo incontro volge al termine e le note de “I migliori anni della nostra vita” ci invitano a cantare di nuovo mentre Renato scompare dietro le quinte e noi ci salutiamo scambiandoci gli auguri lasciando l’auditorium in una sera fredda di quasi Natale. Monica Colombini
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Foto gentilmente concesse da Saludo Italia
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Romeo e Giulietta, all'inizio del sogno PARTE I
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n palco come un prisma, corpi offerti alla luce, anime che soffrono e cantano immerse nei colori, passaggi di tempo, passaggi di spazio, memoria e sogno ripensati completamente, mille aperture e chiusure possibili all'immaginario, musica che offre ai ballerini il diapason per una fisicità oltre il fisico. Da incantarsi. Tutto per raccontare una storia d'amore; una storia di fiori clandestini dal profumo irresistibile, di balconi appesi alla luna, di allodole e usignoli, di leggi scritte e leggi del cuore; una storia di cripte e palazzi, di esilii e di baci, di grida e di lacrime. La storia delle storie. Ma anche la storia più declinata, da Cajkovskij a Bellini, da Prokofiev a Gounod, da Zeffirelli a Luhrmann, da West Side Story ai fumetti manga di Takahashi fi-
no ai videogiochi Spyro. Cosa avrei potuto aggiungere che ancora non fosse stato detto? Ho pensato da subito di ignorare ogni influenza e andare alla fonte, rivoltando lo scritto di Shakespeare e provando a leggerne ogni possibile elemento di traducibilità nel contemporaneo. E ho scoperto che era facile. Perchè Shakespeare è più moderno dei moderni. E la poesia è il miracolo dell'essere. Ama e cambia il mondo, recitano le parole in finale di primo atto; è una rivendicazione del diritto all'amore, qualunque latitudine sessuale, culturale o geografica abbia, al di là dei confini tra le etnie e i popoli. Essere a costo di non essere è la legge di ogni vita autentica. Oggi Giulietta potrebbe essere una ragazza musulmana che rifiuta il velo o un altare imposto, questo mi sono detto. E Verona potrebbe esse-
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re Verona, ma anche qualunque inferno, o il paesaggio interiore delle nostre miserie. E allora eccola la straziante e magica città, che la scenografa Barbara Mapelli disegna sul sipario in tempo reale, luccicante e dannata culla del male, incastrata nell'architettura presaga delle strade e dei balconi fiorati. Un canone di voci crea un prologo suggestivo, passano ombre, cadono veli. I ballerini, pilotati dalla straordinaria fantasia di Veronica Peparini, sono corpi in lotta che gridano, in un battere di bastoni pronti alla rissa. Il Principe grida il suo monito alla folla impazzita. Tra le mani tiene i fili della contesa; pupazzi vuoti, ho scritto, e Giuliano ha messo in scena ballerini marionette, carne da massacro offerta alla corrida del potere e dell'odio. Leonardo di Minno è straordinario nel ruolo. Al pri-
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mo provino mi ha convinto ancora prima di cantare, con un semplice quanto presago sollevamento del sopracciglio: aveva già capito tutto del personaggio. PARTE II
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uando le ombre sul palco si diradano va in scena l'amore; ma anche l'odio, quell'odio a cui è consacrata l'entrata in scena delle madri, una contro l'altra. Ingravidate dal seme della follia ma ancora vigili all'ultima scintilla d'amore. Barbara Cola e Roberta Faccani scuotono il teatro lanciando nell'aria note di pietra e di seta, con corde vocali come muscoli di boxeur sul ring del dolore e della rivalsa. Il veleno gonfia le vene e fango chiama fango. La musica si erge come una cattedrale. I vestiti luccicano di odio, storia
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PARTE III
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nedizione di stelle pagane che affollano i loro cieli veloci. Il tripudio, il sesso, il vino, il canto. Ed ecco Paride, personaggio bidimensionale all'interno del racconto, che Giuliano reinventa tirandolo fuori come un coniglio dal cilindro affidandolo non a una voce ma ai movimenti classici di Nicolò Noto; non canto dunque ma corpo cantato, in linea con la lezione di Roland Petit. Si aprono i giapponesi sul palco e si materializza la festa a casa Capuleti, un tripudio di tecno e tribale, di moderno e spettrale, l'abito da sera e la testa d'animale si fondono, e la figura scalena di Tebaldo, Gianluca Merolli, emerge come uno squalo dalle acque gioiose dei festeggianti. Devastante per rancorosità e lacerazione interiore. Al suo primo provino Gianluca sembrava posseduto
Foto di Giacomo Mascetti
Foto di Giacomo Mascetti
a una luce obliqua bagnata di azzurro divampa il fuoco incosciente e maledetto della gioventù. Una scala scatta a serramanico dal fianco del palco ed eccoli, gli amici di Romeo, il fido Benvolio e il folle Mercuzio. Riccardo Maccaferri ha un'eleganza fisica e vocale naturale, tanto quanto esplosivo e istrionico è Luca Giacomelli Ferrarini. Il primo è un quadro di Guido Reni, il secondo un'opera di Basquiat. Riccardo sussurra alla malinconia, Luca canta nell'ottava delle rondini. Ragazzi di vita, giovani leoni, angeli con la pistola, chitarre nel sole, capelli che fuggono nel vento di un'estate troppo breve. Sono loro i veri re del mondo, contro la grammatica della tradizione. I loro corpi sono aperti alla stagione scostumata dell'amore e alla be-
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cielo. Una volta in una canzone (L'acrobata) ho scritto “C'è un mare in silenzio quassù e rete non ho...la gente le case, le vie, lontane laggiù... gli errori degli uomini qui non contano più”. E' questo, è l'acrobazia dell'incanto, in un non luogo dove si abita e si è abitati. Davide Merlini e Giulia Luzi sono carne e anima nel ruolo perchè a quei due ruoli non appartengono: conservando la loro freschezza e la loro reale personalità sono Romeo e Giulietta fino in fondo. Non recitano, sono. Esistono al punto che speri nel loro amore reale. La spontaneità di Davide, la forza di Giulia, il loro talentuoso controcanto. Le lacrime, i sorrisi, quasi a fare del palco la vita. La suggestione spiazza e riconcilia con la bellezza. Un'onda che non s'infrange e si fa scherzo di paure
e debolezze. Nei baci rubati alla festa, nell'alba delle allodole, nella maledizione di un esilio. Mare che non riposa, nemmeno nell'ultima scena. La tomba di Giulietta, fa pensare al Cristo deposto del Mantegna. Questo è dovuto anche a Gilles Papain e alle sue invenzioni proiettate sulle superfici mobili. A volte il suo metodo sembra quello di Dali o Magritte. Finestre fuori scala, prospettive improbabili, ma tutto diventa armonia e sogno. Come Dali e Magritte, Papain intende esprimere il funzionamento reale del pensiero in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione. Silenziare l'emisfero sinistro per scatenare il destro, quello dei sogni. Ecco allora gli amanti bambini che dormono profondamente, in un abbraccio fred-
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do come la neve, ecco la loro notte di nozze; la luce di stelle sotto le loro palpebre chiuse ci viene restituita da colori che toccano il cuore. Sono pietra ma ne senti il respiro. Sono fusi insieme, perchè questo è Shakespeare. La sua declinazione dell'amore è sorprendente, assume connotati trasgressivi, fonda nuovi ordini di valori, innesca nuove identità di genere; uomo e donna si scambiano il loro posto nel mondo scoprendosi finalmente completi. E indivisibili come le molecole di una pietra. La logora tradizione medioevale è lontana; così come la novella di Bandello o il Tragically Historye of Romeus and Juliet di Brooke. In un attimo si è liberi dal passato, così come gli attori in scena sono liberi dalle loro vesti per offrirsi nudi ad una
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sincerità superiore. I vestiti non servono più, non serve più la vanità degli uomini, a cui i due innamorati lanciano un monito irresistibile; intrisi dei limiti della loro umanità rifiutano i pregiudizi della cultura dominante e con straordinaria modernità s'incamminano verso il loro destino, un oltrecielo più vero della Terra. A queste cinque parole “Ama e cambia il mondo”, chiedevo solo questo: riformulare e inverare il messaggio di fondo di Shakespeare: l'identità viene prima delle convenzioni. Prendere coscienza dell'irripetibile natura di ognuno significa far proprio l'universo inesauribile della vita. Vincenzo Incenzo
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Durante le date svolte al Gran Teatro di Roma, abbiamo avuto la possibilità di intervistare i due protagonisti del musical Davide Merlini, Romeo e Giulia Luzi, Giulietta.
Quanto c'è in voi di Giulietta e di Romeo?
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D. Più entro nel personaggio e più mi accorgo di essere Romeo. Lui era un ragazzo come me, che passava il suo tempo a divertirsi con gli amici ai quali era profondamente legato e che amava la sua donna. Riesco perfettamente ad immedesimarmi in lui, anche se non ho mai vissuto dei momenti così tragici. Credo che sia un personaggio senza tempo, attualissimo anche ai nostri giorni. G. Per quanto mi riguarda c’è molto di Giulietta in me. Il suo essere romantica, sognatrice, ma allo stesso tempo determinata e testarda. Nessuno può dirle quello che deve fare, lei sceglie da sola, sceglierà infatti di morire per amore, decisione molto più che coraggiosa per una ragazzina della sua età.
In Italia non c'è una grande cultura del cantante - attore; voi siete giovanissimi. Come vi siete preparati a questo appuntamento? D. Abbiamo studiato tantissimo. Giulia partiva più avvantaggiata di me, avendo già avuto diverse esperienze in tv. Io ho iniziato con il canto, che ho dovuto perfezionare, poi la dizione, la recitazione ed il movimento. Ma ho avuto la fortuna di avere dei maestri eccezionali e di lavorare con un grande regista, Giuliano Peparini, che mi ha aiutato tantissimo. G. Con tanto lavoro e tanta fatica nei mesi che hanno preceduto il debutto. il nostro lavoro è in realtà partito a gennaio, quando abbiamo iniziato ad imparare i brani dell’opera. Poi da luglio sono iniziate le vere prove, un’avventura meravigliosa che mi ha arricchita moltissimo artisticamente e non solo.
Qual è stato il vostro percorso artistico prima di questo evento? D. Io ho sempre amato cantare ma al livello assolutamente amatoriale. La grande occasione viene da X Factor. Non appena sono uscito da lì mi hanno detto che Zard mi aveva visto in tv e voleva farmi fare un provino per una sua nuova produzione. In un batter d’occhio mi sono ritrovato a Roma ed è iniziata così la mia avventura in Romeo e Giulietta. G. Io nasco come doppiatrice delle parti cantate dei più bei film e serie tv Disney, da Hannah Montana alla Sirenetta. Per caso sono capitata nel mondo delle fiction e devo dire che anche recitare mi piace molto. Ma la mia più grande passione è e resterà sempre cantare, quindi direi che questo musical è l’occasione perfetta per farmi conoscere dal pubblico sotto questa mia vera veste!
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Ogni sera è un trionfo, la gente viene sotto il palco e canta con voi. Cosa provate in quei momenti? D. E’ il momento più bello: da qualche giorno ci siamo accorti che tra il pubblico ci sono molti fan che conoscono a memoria addirittura alcune coreografie. L’energia che riusciamo a prendere da loro è incredibile ed è la stessa che ci spinge a tornare sul palco ogni giorno con un entusiasmo sempre maggiore e a dare sempre il massimo. G. Una gioia indescrivibile, ho spesso gli occhi lucidi. Sono sensazioni, uniche, speciali, che credo solo chi fa questo lavoro possa provare. Vedere che la gente ti ama, ti segue, canta le canzoni con te e addirittura impara a memoria il ballo che tutti insieme facciamo alla fine ripaga noi artisti di tutte le fatiche che inevitabilmente uno spettacolo di questa portata ci fa spendere.
Cosa vi sentite di dire a ragazzi della vostra età che sognano di intraprendere il vostro percorso? D. Di tenere duro e di ricordarsi che fare questo lavoro è un privilegio. Ci sono molti ragazzi della mia età che fanno veramente di tutto pur di portare a casa dei soldi, magari per aiutare la famiglia in questo momento così difficile. Io ho la grande fortuna di fare per lavoro quello che molti altri fanno per piacere, ed è proprio questa consapevolezza che mi dà forza e mi aiuta a superare i momenti più tosti. G. Di impegnarsi tantissimo, di studiare, di avere sempre voglia di migliorarsi, di essere umili e di non sentirsi mai arrivati. Quello che io posso augurare loro è tanta fortuna, perché un pizzico ne serve sempre... come si suol dire… MERDA MERDA MERDA!
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Emozioni nuove; sentirlo e non vederlo. Scontato, penserete: un disco è in arrivo… Macché: c’è da immaginarselo seduto dietro a un banco a svolgere un avvincente compito, per un esame mai fin’ora sostenuto… Volete dettagli, ovvio, allora sgombriamo, il campo, fughiamo dubbi e giù il sipario...
Manhattan Anni ’40. Da Massimo Ghini – che dire- ce l’aspettavamo: presenza, colori e sfumature in perfetta sintonia col tutto. Tiepido timbro vocale, filigrana non tenorile ma caldamente intonata, insomma la tessitura sonora giusta per il contesto. Piacevole sorprpresa la Elena Santarelli che, con la sua età non esageratamente acerba e ben mixata fra ingenuità e malizia, non fa rimpiangere la bionda svampita holliwodiana soprattutto perché sceglie – magistralmente diretta - di non scimmiottarla. Su tutti, dietro tutti (Edoardo Sala, Anna Vinci, Clara Costanzo, Francesca Pisanello, Chiara Rosignoli, Luca Scarpone, Davide Santoro, Adriano Parisi alle luci, Aldo Buti scenografo, Ornella Campanale dal cinema al suo debutto teatrale) dentro tutto, sempre, Renato, bagliore seppur in penombra, energia delicata; presente ma invisibile, col fiato sul collo ai personaggi, fluttuante come Angelo
sopra Berlino, in tutte le sue infinite sfumature, dalle note d’appoggio al bianco e nero cinematografico nelle proiezioni di scena con tanto di effetti speciali, al colore attualizzato sul proscenio, che ricama, dilata, amplifica, con suoni e canzoni, l’atmosfera tanto “Grease”quanto Garinei e Giovannini, coniugando senza strategie, con una sapienza che ha dell’astrale, giochi di tempi e stralci melodici che a lui rimandano, di continuo, ma senza prepotenza, né protagonistmo. Senza sovraccarichi di luce, senza rischio di salti di tensione. “Rischio” che (d’altronde prevedibile – tuttavia meraviglioso - di “imporre” senza presunzione, semplicemente, malgré lui, personalità e carisma riconoscibiili anche bendati in poltrona) c’era, perché negarlo. E invece… sorpresa! Di quelle che solo lui sa fare (e sì che, sapendo questo, qualcuno in sala se lo aspettava sbucare all’improvviso,
Quando (la moglie è in vacanza) Renato debutta in teatro. La sua musica in commedia? Zero e lode! dosi su e giù fra spazi e righi, aprendosi un varco – anche, e gli mancava - nell’accattivante via lattea artistica della commedia musicale. Risultato? Promosso a pieni voti! Manco a dirlo. Con tutto il paradosso numerico di una Lode che sublima lo Zero. Certo… per chi si aspettava uno scontato remake dell’ arcinota pellicola arrisa a internazionale popolarità grazie a Marilyn, è stata servita in un piatto di Limonges e posate d’argento una sonora (è proprio il caso di dirlo) smentita. Fin dalla meritata, calorosa accoglienza della prima nazionale, sul palco del Teatro D’Annunzio di Latina. Nulla che ricalcasse la scontata seppur ammiccante Monroe o l’atmosfera retrò di una
Infonòpoli
Foto di Andrea Arriga
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icordate l’esilarante commedia che, ai suoi tempi, fece entrare la Monroe, prorompentemente, negli schermi di tutto il mondo, regalandole un successo planetario? Una pellicola (l’indimenticabile “Quando la moglie è in vacanza” per la regia di B. Wilder) in realtà tratta dalla pièce teatrale con un titolo parecchio più esplicito, che aveva debuttato a Brodway nel lontano ’52? Bene: si tratta della colonna sonora del nuovo spettacolo teatrale a quella sceneggiatura ispirato. E Renato, preso per mano dall’amico Alessandro D’Alatri che ne firma l’ effervescente regia, si lascia coinvolgere nel progetto, iniziando a scandagliare il Suo pentagramma e incamminan-
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Leggere attentamente le avvertenze o le istruzioni per l’uso. Aut. Min. del 27/03/2014. Essilor®, Varilux® S™e Nanoptix™ sono marchi registrati di Essilor International. MC PP CVXS 04.2014 È un dispositivo medico
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