catalogo Fotografia Zeropixel 2021

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organizzazione

coorganizzazione

con il contributo

partner

Città di Tolmezzo

con il patrocinio

in collaborazione


Fotografia Zeropixel corpo / body Trieste 5.11–8.12.2021 8° edizione

Coordinamento e organizzazione del Festival Annamaria Castellan

Organizzazione AcquamarinaAssociazione Culturale, Trieste

Direttore Artistico Ennio Demarin

Coorganizzazione Comune di Trieste Comune di Tolmezzo Consorzio Culturale del Monfalconese / Ecomuseo TERRITORI, Ronchi dei Legionari Galerija Fotografija, Lubiana Ordine dei Giornalisti Friuli Venezia Giulia, Trieste

Direttivo Giacomo Frullani Massimiliano Muner Fabio Rinaldi Ufficio stampa Giulia Basso Riprese fotografiche Radivoj Mosetti Consulenza e editing Patrizia Rigoni Traduzioni Mark Mathias Copertina foto di Mattia Balsamini © e Paul Del Rosario © Progetto grafico Studio Iknoki Carattere tipografico Calboni Sans, Calboni Sans Mono Studio Iknoki Stampa Poligrafiche San Marco Cormons, Gorizia I quaderni di acquamarina n. 18 Direttore Responsabile Annamaria Castellan Registrazione Tribunale di Trieste n. 1119, 8 settembre 2005 È vietata la riproduzione anche parziale

Con il contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Banca di Credito Cooperativo di Trieste e Gorizia Partner Biblioteca statale Stelio Crise, Trieste Silver Age, Trieste Spazio d’arte trart, Trieste Associazione Culturale Prologo, Gorizia Grin Gallery, Umago, Croazia Circolo Culturale Fotografico Carnico, Tolmezzo Gabinete de Fotográfia, Puebla, Messico 120Love, Tokyo, Giappone Fotonomia, Firenze Associazione Leali delle Notizie, Ronchi dei Legionari Associazione TriesteAltruista, Trieste Associazione Culturale Fare Radio, Trieste Con il patrocinio di Consolato Generale Repubblica di Croazia, Trieste Commissione Pari Opportunità Donna del Friuli Venezia Giulia Istituto Municipal de Arte y Storia di Puebla, Messico Con la collaborazione di Mediateca La Cappella Underground, Trieste Associazione Barbacan Produce, Trieste

www.fotografiazeropixel.it info@fotografiazeropixel.it



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Introduzione Corpo Descifrar los lenguajes del cuerpo Three years on a rock Corpo in fotografia The body as a point of view Le muse Premio Sergio Scabar The middle ground between light and shadow I Vattienti di Nocera Terinese Casino… è Eccomi, sono Ejabbabbaje I volti della scatola magica Luoghi non luoghi Il corpo come opera d’arte Convegno, conferenze e workshop Biografie Ellen Goodman

→ 151 → 163 → 174 → 180 → 190 → 198 → 207 → 211

Daniele Papa

Gigliola Di Piazza

Nicole Santin

Daniele Sandri

Enzo Tedeschi

Jan Schlegel


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Fotografia Zeropixel 2021

Nel 2014 nasce Fotografia Zeropixel: Annamaria Castellan, presidente dell’Associazione Acquamarina, con Massimiliano Muner e Michela Scagnetti, presidente e segretaria di Officina Istantanea, concepiscono un evento diverso dall’offerta culturale fotografica triestina e propongono una manifestazione che abbia la finalità di mantenere viva la fotografia ai sali d’argento e la fotografia istantanea, approfondendo i contenuti culturali e formativi della fotografia, le tecniche antiche, coinvolgendo soprattutto i giovani. Così, con il motto la fotografia senza il digitale viene pensato un festival avente un corpus centrale, una mostra fotografica collettiva tematica su invito e facendo ruotare, attorno a questa, mostre monografiche e collettive, conferenze, incontri, presentazioni di libri e laboratori. Da allora, nel mese di novembre, Fotografia Zeropixel propone eventi nella città di Trieste e nei centri della Regione Friuli Venezia Giulia, del Veneto e della Croazia oltre a proposte e attività pre e post-Festival. Nel corso degli anni sono state affrontate differenti tematiche: CIBO / FOOD nel 2015, quando a Milano si teneva l’Expo e si celebrava il cibo, NOISE / RUMORE nel 2016, un tema non facile da rappresentare fotograficamente, PLASTICA nel 2017, per sensibilizzare sui rischi dell’inquinamento, TERRA nel 2018, così attuale e importante da tutelare, EUREKA nel 2019, in occasione dell’Euro Scienze Open Forum di Trieste e nel 2020 MUSICA, in un periodo così difficile causato dalla pandemia. La chiusura totale di tutte le attività culturali ha costretto il Festival a trasformarsi da reale in virtuale: tra novembre e dicembre 2020 il calendario della manifestazione è stato totalmente proposto in diretta streaming e solo successivamente, tra febbraio e maggio 2021, le mostre sono state rese fruibili al pubblico. L’ottava edizione di Fotografia Zeropixel di quest’anno lancia una nuova sfida con il tema CORPO / BODY che, pur essendo ampiamente trattato e sviscerato dalla storia della fotografia e dell’arte e faccia parte del percorso creativo e interpretativo di ogni fotografo, si pone come tema di grande attualità, abbracciando anche il significato di salute, malattia, morte o guarigione per poter dare un’inedita lettura artistico-culturale dell’attuale situazione pandemica.

Il corpo può essere inteso anche come rappresentazione degli esseri viventi del regno animale e vegetale e, muovendosi tra tutte le accezioni del termine, nel corpo si possono seguire l’avvicendarsi dei cicli vitali, addentrandosi nell’incanto della nascita e della crescita, ci si può perdere nell’armonia delle forme o ancora interpretare un altro concetto di bellezza, lontano dagli stereotipi invasivi e patinati che sempre meno rappresentano l’essere umano. Il corpo santificato o quello dannato, quello sano o malato, la bellezza o bruttezza, il corpo ambientato, urbanizzato o silvano, il suo aspetto esterno, quello interno con la magnifica complessità degli organi e delle cellule o quello invisibile. Il corpo umano indagato attraverso i secoli da artisti, filosofi e scienziati, che racchiude fulgore e caducità, fatto di materia e sentimenti, proteso verso sfide e ricerche, ma anche fragile involucro a protezione di quei ventuno grammi che nel 1901 il medico Duncan MacDougall indicò come il peso dell’anima. Nei suoi molti significati il corpo può essere inteso anche come insieme (ad esempio il corpo celeste), come raccolta (ad esempio il corpo di una biblioteca), fino ad arrivare a quello di una fotografia. Vi sono il corpus delle opere di un artista, ma anche il corpo di ballo, il corpo medico e quello militare, e infine il corpo a indicare in punti tipografici la grandezza dei caratteri. Il corpo entra nella Fisica, nell’Astronomia, nella Medicina o nel Diritto, per non parlare poi di tutti i modi di dire e le locuzioni in uso nella lingua: dare corpo a una notizia, dar corpo alle ombre; arriviamo al corpo a corpo nello scontro fisico, ci gettiamo anima e corpo o a corpo morto in un’impresa, imprechiamo con un corpo di Bacco! E ancora la raffigurazione del corpo ispirata dal poema La Divina Commedia di Dante Alighieri, di cui quest’anno ricorrono i 700 anni della morte; il sommo Poeta e letterato con le sue opere ha saputo discostarsi dalla visione medievale più intransigente, quella che vedeva il corpo come ricettacolo di vizi e passioni, contrapposto all’anima incorruttibile e impregnata di materia celeste. Dante ha accolto e potenziato le suggestioni dello Stil Novo del Guinizzelli, arrivando alla spiritualizzazione religiosa dell’amore, così che la bellezza del corpo possa veicolare la bellezza dell’anima.


Introduzione

All’ottava edizione di Fotografia Zeropixel, CORPO / BODY, hanno risposto più di cento fotografi con oltre 250 fotografie, la maggior parte delle quali inedite, realizzate appositamente per il Festival. Visioni quali racconti che abbracciano artisti provenienti da Italia, Slovenia, Croazia, Germania, Gran Bretagna, Finlandia, Canada, Stati Uniti, Messico, Vietnam e Giappone. Il Festival propone tredici mostre, tra collettive e monografiche,che mettono in mostra la bellezza del corpo femminile e maschile nudo sia nella sua interezza, sia nei dettagli più intimi. Vengono affrontati temi scottanti come la violenza sulle donne, la sofferenza dei bambini, le cicatrici, le protesi meccaniche installate nelle carni. Sono rappresentati il disagio psicologico e l’impotenza, fino all’assenza totale del corpo. Non mancano l’aspetto surreale, la raffigurazione della natura e dell’oceano inteso anch’esso come corpo. Ogni mostra è corredata, introdotta, sostenuta e accompagnata da contributi critici dei curatori, letterati e critici d’arte e fotografici quali Hana Čeferin, Vincenzo Marzocchini, Luan Gamilar, Paul del Rosario, Dino Zanier, Monica Mazzolini, Franco Ferlaino, Vittorio Cozzoli, Gabriele Chiesa, Federica Luser, Robert Sironi, Fabio Rinaldi e dal Direttore del Festival, Ennio Demarin. Esaminando la ricchezza di questo materiale ho pensato che questo libro-catalogo CORPO / BODY 2021 sviluppa un racconto di immagini e parole, coprendo un periodo di oltre quarant’anni di storia della fotografia: dal 1969 ad oggi. A rappresentare il Festival, tra le fotografie della mostra collettiva, sono state individuate le fotografie di Mattia Balsamini e Paul del Rosario. Tra gli eventi di rilievo del Festival vorrei evidenziare il primo Premo Sergio Scabar, istituito nel 2019, anno in cui il Maestro fotografo di Ronchi dei Legionari è scomparso. Il Premio è un riconoscimento assegnato all’opera che si distingue per originalità di contenuto, esecuzione e tecnica. Consiste nell’offrire al vincitore di realizzare una mostra monografica in ambito dell’edizione successiva del Festival. Una giuria di esperti in fotografia individua la fotografia più meritevole tra le fotografie della mostra collettiva principale. Dopo Davide Dionisio, il Premio è stato assegnato alla fotografa americana Ellen Goodman, la quale, con

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il titolo The middle ground between light and shadow / La regione intermedia tra luce e ombra, porta un peculiare contributo fotografico di ciò che sta tra il visibile e l’invisibile, nella zona grigia individuata dagli scienziati quantistici, chiedendosi se siamo fatti della stessa materia delle stelle. Ma Fotografia Zeropixel, come evento in progress, ogni anno vuole proporre degli aspetti inediti. Le novità di quest’anno sono: • la collaborazione con la gallerista Barbara Čeferin della Galerija Fotografija, che porta a Trieste uno scorcio particolarmente artistico dell’arte fotografica slovena, con sette fotografi nella mostra The body as a point of view / Il corpo quale punto di vista; • la mostra collettiva giapponese Three years on a rock / Tre anni seduto su di un sasso, curata da Paul del Rosario, presidente dell’Associazione 120Love di Tokyo, il quale, ispirandosi all’immobilità causata dalla pandemia, propone le opere di cinque fotografi giapponesi; • dieci fotografi di Puebla e Città del Messico che offrono un ricco ventaglio di interpretazioni dai toni forti e decisi e ci parlano della tradizione della storia della fotografia messicana con Descifrar los lenguajes del cuerpo / Decifrare il linguaggio del corpo, curata da Angela Arziniaga González, presidente dell’Associazione Gabinete Fotografíco di Puebla e da Rafael Galván Montoto; • Robert Sironi, storico partner del Festival, che con la Grin Gallery di Umago ci porta un contributo dedicato a Le muse, con quattro tra i maggiori e ecclettici rappresentanti della fotografia croata. Inoltre quest’anno si riconferma la collaborazione con il Circolo Culturale Fotografico Carnico, che propone la mostra Corpo in fotografia, riportando al Festival i fotografi tolmezzini e del Gruppo Senigallia assieme a due mostre monografiche di valore storico, I Vattenti di Nocera Terinese di Daniele Papa e Casino… è di Gigliola Di Piazza; più la videoproiezione de Il corpo stenopeico, con Vincenzo Marzocchini e la presentazione del libro fotografico La Carnia di Antonelli, con i curatori Tarcisio Not e Marco Lepre. L’evento sarà condotto da Claudia Colecchia, responsabile della Fototeca dei Civici Musei


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Fotografia Zeropixel 2021

di Storia e Arte del Comune di Trieste. Grazie alla coorganizzazione con il Comune di Trieste tutte le mostre collettive, la mostra di Ellen Goodman, quella di Gigliola Di Piazza e quella di Daniele Papa saranno visibili presso il nuovo polo museale triestino del Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste, con un’area a disposizione di circa 1500 metri quadrati. Altre quattro mostre saranno invece allestite in Centri culturali e Gallerie d’arte tra Trieste e Gorizia. Lo Spazio d’arte trart di Trieste ospiterà l’artista tedesco Jan Schlegel, per la prima volta in Italia, con la mostra Il corpo come opera d’arte. Le fotografie, di grande formato, stampate al platino palladio, rappresentano corpi diafani o tatuati o scarnificati da cicatrici fatte per rituali. Nella Galleria d’Arte Prologo di Gorizia la giovane fotografa friulana Nicole Santin si presenta con una serie di autoscatti in polaroid dal titolo Eccomi, sono Ejabbabbaj. Nella Mediateca La Cappella Underground di Trieste Daniele Sandri presenta I volti della scatola magica, dove il fotografo milanese espone ritratti colti per strada con le sue street-box-camera, camere ottiche che integrano un laboratorio fotografico essenziale per il trattamento rapido del materiale sensibile e per realizzare fotografie analogiche immediate. In tale occasione verrà esposta una delle sue macchine Minutera o Afghan Box. Daniele Sandri ha anche animato l’evento pre-Festival, realizzando ritratti immediati analogici ai visitatori della mostra mercato Barbacan Produce a Trieste, luogo in cui ogni anno il Festival si presenta. Il fotografo minutero, durante il Festival, terrà un laboratorio all’esterno del Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste, sul suo studio mobile, il camper Piciuluti. Al Sommo Poeta Dante Alighieri Fotografia Zeropixel dedica, presso la Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste, la conferenza di Vittorio Cozzoli, tratta dal suo ultimo libro Il diavolo: realtà e fictio in Dante. Cozzoli cura anche la prefazione della mostra Luoghi e non luoghi, di Enzo Tedeschi, allestita sempre nella Biblioteca, in cui crea un sottile fil rouge con La Divina Commedia e, a proposito dei luoghi, scrive: luoghi in cui noi oggi siamo costretti a vivere, finendo per chiederci se tutto questo ci vada portando dentro o fuori della Storia mostrando segni di una ben riconoscibile e, per certi aspetti, inquietante

contemporaneità. Nella mostra saranno esposti preziosi tomi su Dante conservati negli archivi della Biblioteca. Anche quest’anno ad animare il Festival non mancheranno gli approfondimenti culturali e la formazione, attraverso laboratori gratuiti, tra Trieste e Ronchi dei Legionari. Il convegno I fotografi dell’ombra analizza e racconta l’unicità espressiva e tecnica dei tre fotografi Maurizio Frullani, Roberto Kusterle e Sergio Scabar, considerati le punte di diamante della fotografia isontina. Presso il Consorzio Culturale del Monfalconese Angela Madesani, Michele Smargiassi, Marco Puntin e Roberto Del Grande si alterneranno a Roberto Kusterle, Gianpaolo Cuscunà, Lucia Comuzzi Scabar, Giacomo Frullani in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia, nell’ambito della loro formazione permanente; nella Sala Luttazzi del Magazzino 26 del Porto Vecchio si affronteranno argomenti che vanno dalla rappresentazione del corpo nella storia della fotografia e dell’arte visiva al corpo stenopeico, al tema del mestiere del fotoreporter ed ancora all’etica del fotografo in contesti difficili e particolarmente sensibili come quelli dei poveri, dei bambini e dei migranti, con Monica Mazzolini, Vincenzo Marzocchini, Dino Zanier e con Francesco Cito e Michele Smargiassi. Poichè la formazione è uno dei nuclei che sta a cuore ai curatori del Festival Zeropixel, per l’ottava edizione sono stati invitati maestri fotografi, restauratori e ricercatori come Barbara Cattaneo, Eugenia di Rocco, Giovanni Emiliani dell’Associazione Fotonomia di Firenze, Borut Peterlin, Ennio Demarin, Massimiliano Muner, Davide Dionisio e Daniele Sandri. Grazie a questi esperti il Festival propone un’indagine del corpo della fotografia e delle sue tecniche, dalla carta salata al collodio umido alla polaroid di grande formato, attraverso l’osservazione diretta, la preparazione dei materiali, fino alla stampa di fotografie argentiche. L’ottava edizione di Fotografia Zeropixel è realizzata grazie al sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, con il contributo della Banca di Credito Cooperativo di Trieste e Gorizia, ai parternariati con la Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste, lo Spazio d’arte trart di Trieste, la Grin Gallery di Umago, Croazia, le associazioni: Silver Age di Trieste, Prologo di Gorizia, Gabinete


Introduzione

Fotografíco di Puebla, Messico, 120Love di Tokyo, Giappone, Circolo Culturale Fotografico Carnico di Tolmezzo, Fotonomia di Firenze, Leali delle Notizie di Ronchi dei Legionari, TriesteAltruista di Trieste e RDT Radio Station. Quest’anno il Festival ha ottenuto il patrocinio del Consolato Generale della Repubblica di Croazia di Trieste e delle Pari Opportunità Donna del Friuli Venezia Giulia. Anche per questa edizione 2021 si è rinnovata la coorganizzazione con il Comune di Trieste, il Comune di Tolmezzo, il Consorzio Culturale del Monfalconese / Ecomuseo TERRITORI di Ronchi dei Legionari, la Galerija Fotografija di Lubiana e con l’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia, e la collaborazione della Mediateca La Cappella Underground e Barbacan Produce, che ringraziamo.

• Annamaria Castellan Presidente Acquamarina Associazione Culturale

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Fotografia Zeropixel 2021

Fotografia Zeropixel was born in 2014: Annamaria Castellan, the president of the Associazione Acquamarina, along with Massimiliano Muner and Michela Scagnetti, president and secretary of Officina Istantanea respectively, conceived an event that moved away from the typical cultural activities related to photography in Trieste. Their event instead aims to keep silver salt photography and instant photography alive, by expanding the cultural and educational content of photography, ancient techniques, by engaging above all young people. So, with the motto photography without digital, they conceived a festival with a central corpus, a themebased collective photography exhibition upon invitation with monographic and collective exhibitions, conferences, meetings, book presentations and workshops connected to it. Since then, every November, Fotografia Zeropixel organises events in Trieste and in the centres of the Friuli Venezia Giulia Region, of Veneto, Croatia, along with activities before and after the Festival. Over the years there have been various themes: CIBO / FOOD in 2015, while Expo 2015 was being held in Milan around the same theme; RUMORE / NOISE in 2016, which was a challenging theme to depict through photography; PLASTIC in 2017, to raise awareness on the risks of pollution; EARTH in 2018, which is extremely relevant and needs to be protected; EUREKA in 2019, during the Euroscience Open Forum in Trieste; MUSIC in 2020, in very trying times owing to the pandemic. The total lockdown that hit all cultural activities forced the Festival to go virtual: between November and December 2020, the whole calendar of the event was available in live streaming. Only later, between February and May 2021, did the exhibitions become available to the public. This year, the eighth edition of Fotografia Zeropixel has taken on a new challenge by choosing the CORPO / BODY theme. Despite the many extensive studies carried out by history of photography and art history and despite being part of the creative and interpretative path of every photographer, it is nevertheless an extremely relevant topic. In fact, it covers issues such as health, disease, death or healing, which can provide an unprecedented artistic and cultural interpretation of the ongoing pandemic.

The body can also be conceived as the representation of the living beings from the animal and plant kingdoms. By exploring all the meanings of the term, we can witness the succession of life cycles in it, delve into the wonder of birth and growth, discover the harmony of shapes, interpret a different concept of beauty that is radically different from the invasive and glossy stereotypes that increasingly fail to represent human beings. The body that is holy and damned, healthy and ill, beauty or ugliness, the body in nature, in the city or in the woods, its external appearance, its internal one with the magnificent complexity of its organs and cells, or the invisible body. The human body explored over the centuries by artists, philosophers and scientists, which contains splendour and transience, matter and sentiments, that is striving towards challenges and pursuits, but that is also a fragile shell protecting those twenty-one grams that physician Duncan MacDougall indicated as the weight of the soul in 1901. In its many meanings, the body can be also seen as a set of elements (for example the celestial body), as a collection (for example the body of books of a library), and even the body of a photograph. The body of work of an artist, a corps de ballet, a medical corps, a military body, and finally the body in typography, which indicates the size of characters. The body enters the realms of physics, astronomy, medicine and law. Then of course there are countless expressions and phrases that include the word body: there’s the Latin phrase a healthy mind in a healthy body, one can have a head for business and a body for sin, there can be a body-to-body fight, you can devote body and soul to something, say over my dead body, or say that someone doesn’t have a jealous bone in their body. Another depiction of the body was inspired by Dante Alighieri’s Divine Comedy, since this year also marks the 700th anniversary of his death. Through his works, the famous poet and writer was able to move away from the most uncompromising Medieval view of the body, according to which it was a vessel of vices and passions, unlike the soul, which was incorruptible and imbued with celestial matter. Dante embraced and enhanced the beauty of Guido Guinizzelli’s Stil Novo works


Preface

and went on to achieve the religious spiritualisation of love, for the beauty of the body to convey the beauty of the soul. More than 100 photographers responded with more than 250 photographs to the eighth edition of Fotografia Zeropixel CORPO / BODY. Most of the photographs have not been published yet and have been made specifically for the Festival. These artists and their stories come from Italy, Slovenia, Croatia, Germany, Great Britain, Finland, Canada, the United States, Mexico, Vietnam and Japan. The Festival includes thirteen exhibitions, including collective and monographic ones, which display the beauty of the male and female nude body, both in its entirety and its most intimate details. Burning issues such as violence on women, the suffering of children, scars, mechanical prosthetics installed on the flesh are addressed. There are representations of psychological unease, helplessness and even the total absence of the body. There is also the surreal, and the depiction of nature and of the ocean seen as a body. Every exhibition is combined with, introduced and supported by critical contributions of the curators, writers, art and photography critics, including Hana Čeferin, Vincenzo Marzocchini, Luan Gamilar, Paul del Rosario, Dino Zanier, Monica Mazzolini, Franco Ferlaino, Vittorio Cozzoli, Gabriele Chiesa, Federica Luser, Robert Sironi, Fabio Rinaldi and by the Director of the Festival, Ennio Demarin. By looking at how rich in material this CORPO / BODY 2021 book catalogue is, one can see that it tells a tale of images and words, covering a period of over forty years of history of photography, namely from 1969 to today. The photographs that represent the Festival, chosen among the photographs of the collective exhibition, were taken by Mattia Balsamini and Paul del Rosario. Main events of the Festival are the collective exhibition CORPO / BODY curated by Fabio Rinaldi and Giacomo Frullani and the Sergio Scabar Award, created in 2019, when the great photographer from Ronchi dei Legionari passed away. The Award is an acknowledgment that is bestowed upon artists whose work stands out thanks to its original content, execution and technique. The award entails offering the winner the chance to create a monographic exhibition as part of the Festival the following year.

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A jury of photography experts chooses the most deserving photograph among the ones of the main collective exhibition. After Davide Dionisio, the Award was won by American photographer Ellen Goodman who, with the work titled The middle ground between light and shadow, offered a remarkable contribution about what lies between what is visible and what is invisible, in the grey area identified by quantum scientists: she asks herself whether we are made of the same matter as stars. Given its ever-changing nature, Fotografia Zeropixel aims at putting forward new ideas every year. Here’s what’s new this year: • the collaboration with gallery owner Barbara Čeferin from Galerija Fotografija brings to Trieste a very creative glimpse of Slovenian photographic art, with seven photographers featured in the exhibition titled The body as a point of view; • our Japanese collective exhibition titled Three years on a rock, curated by Paul del Rosario, President of the 120Love Association of Tokyo, includes the works of five Japanese photographers and draws its inspiration from the immobility caused by the pandemic; • ten photographers from Puebla, Mexico, and Mexico City offer a very wide range of powerful and determined interpretations describe the tradition of the history of Mexican photography through Descifrar los lenguajes del cuerpo, curated by Angela Arziniaga González, president of the Gabinete Fotografíco Association of Puebla and Rafael Galván Montoto; • Robert Sironi, a longtime partner of the Festival, in collaboration with the Grin Gallery of Umag, makes his contribution dedicated to The muses with four of the finest, eclectic representatives of Croatian photography. This year too we will be collaborating with the Circolo Culturale Fotografico Carnico, which is presenting the exhibition titled Corpo in fotografia (Body in photograph): the photographers from Tolmezzo will be returning to the Festival, as will the Gruppo Senigallia, with two historical monographic exhibitions called I Vattenti di Nocera Terinese by Daniele Papa, and Casino… è by Gigliola Di Piazza.


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Fotografia Zeropixel 2021

There will also be the screening of Il corpo stenopeico (The Stenopeic Body), with Vincenzo Marzocchini and Dino Zanier and the presentation of the photographic book La Carnia di Antonelli, edited by Tarcisio Not and Marco Lepre. The event will be hosted by Claudia Colecchia, head of the Photo Library of History and Art Civic Museums of the Municipality of Trieste. Thanks to our partnership with the Municipality of Trieste, all our collective exhibitions, the Ellen Goodman exhibition, the Gigliola Di Piazza and Daniele Papa exhibitions can be seen at the new museum hub of Trieste in the Magazzino 26 museum at the Old Port of the city, over an area of about 1500 m2. Four more exhibitions will be held in cultural centres and art galleries in Trieste and Gorizia. The trart art space in Trieste will host German artist Jan Schlegel, who is displaying his works for the first time in Italy, in the exhibition titled Il corpo come opera d’arte (The Body as a work of art). The large format photographs on platinum palladium print show see-through bodies, bodies with tattoos or with appalling scars as a consequence of rituals. At the Prologo Art Gallery in Gorizia, the young photographer from Friuli Venezia Giulia Nicole Santin will be presenting a series of polaroid self-portraits titled Eccomi, sono Ejabbabbaj. Daniele Sandri will be presenting I volti della scatola magica (The faces of the magic box) at the media centre La Cappella Underground in Trieste. Here the photographer from Milan will be presenting portraits made on the streets with his street-box-cameras, which are camera obscuras that integrate a photography laboratory that is essential to quickly treat sensitive material and create instant analogical photographs. One of his machines, Minutera or Afghan Box, will be displayed at the exhibition. Daniele Sandri has also shown his art during the pre-Festival event, by making instant analogical portraits for the visitors of the market exhibition Barbacan Produce in Trieste. Here every year we present the Festival. During the Festival, the street photographer will hold a workshop outside the Magazzino 26 museum in the Old Port of Trieste, in his caravan/laboratory, Piciuluti. Fotografia Zeropixel is dedicating a lecture to the ultimate Italian poet Dante Alighieri, at the Stelio

Crise public library in Trieste: the lecture will be held by Vittorio Cozzoli, taken from his latest book Il diavolo: realtà e fictio in Dante (The devil: truth and fiction about Dante).Cozzoli also curates the introduction of the photographic exhibition titled Luoghi e non luoghi (Places and non-places) by Enzo Tedeschi, also to be held in the Stelio Crise public library, in which he creates a subtle red thread with The Divine Comedy. Speaking of places, he writes: places we are forced to live in today, as we wind up asking ourselves whether all this is driving us inside or outside History, showing the signs of a recognisable and, in some ways, disturbing contemporaneity. The exhibition will also include precious volumes on Dante preserved in the library. This year too, the Festival will feature in-depth analyses and training sessions, through free workshops in Trieste and Ronchi dei Legionari. The convention titled I fotografi dell’ombra (The photographers of the shadows)investigates and describes the expressive technical uniqueness of Maurizio Frullani, Roberto Kusterle, Sergio Scabar: these three photographers are widely considered the best representatives of photography from the Isonzo river area, in Friuli Venezia Giulia. Two groups of photographers will be displaying their works at the Consorzio Culturale del Monfalconese / Ecomuseo TERRITORI: Angela Madesani, Michele Smargiassi, Marco Puntin and Roberto Del Grande in the first group; Roberto Kusterle, Gianpaolo Cuscunà, Lucia Comuzzi Scabar and Giacomo Frullani in the second group. Monica Mazzolini, Vincenzo Marzocchini and Dino Zanier, Claudia Colecchia, Tarcisio Not e Marco Lepre, along with Francesco Cito and Michele Smargiassi will be discussing various matters, including how the body has been depicted throughout the history of photography and of visual arts, the stenopeic body, the work of a photojournalist, a photographer’s code of conduct in complex situations, such as ones concerning the poor, children and migrants. The event has been organised in collaboration with the Order of Journalists of Friuli Venezia Giulia, as part of a programme of lifelong learning for journalists, and will be held at the Luttazzi room at Magazzino 26 Museum in the Old Port of Trieste.


Preface

Since training is one of the main concerns of the Fotografia Zeropixel curators, at the eighth edition there will be renowned photographers, restorers and researchers including: Barbara Cattaneo, Eugenia di Rocco, Giovanni Emiliani from the Fotonomia association of Florence, Borut Peterlin, Ennio Demarin, Massimiliano Muner, Davide Dionisio and Daniele Sandri. With their expertise, the Festival will carry out a study of the body of photography and of its techniques, including salted print with wet collodion and large-format polaroids, through direct observation, preparation of the materials and printing silver photographs. The eighth edition of Fotografia Zeropixel, organised by the Acquamarina association, was made possible thanks to the support of the Friuli Venezia Giulia Region, the contribution of Banca di Credito Cooperativo di Trieste e Gorizia, the partnerships with the Stelio Crise public library of Trieste, the trart art space of Trieste, the Grin Gallery of Umag, Croatia, the associations: Silver Age of Trieste, Prologo of Gorizia, Gabinete Fotografíco of Puebla, Mexico, 120Love of Tokyo, Japan, Circolo Culturale Fotografico Carnico of Tolmezzo, Fotonomia of Florence, Leali delle Notizie of Ronchi dei Legionari, TriesteAltruista of Trieste and RDT Radio Station. This year’s Festival has obtained the sponsorship of the General Consulate of the Croatian Republic of Trieste, the Commission for Equal Opportunities for Women of Friuli Venezia Giulia and the Istituto Municipal de Arte y Cultura de Puebla. The Festival has been organised together with the Municipality of Trieste, the Municipality of Tolmezzo, Consorzio Culturale del Monfalconese / Ecomuseo TERRITORI of Ronchi dei Legionari, Galerija Fotografija of Ljubljana, the Order of Journalists of Friuli Venezia Giulia, along with the collaboration of the Mediateca La Cappella Underground and Barbacan Produce, which we sincerely thank!

• Annamaria Castellan President Acquamarina Cultural Association

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Fotografia Zeropixel 2021

La fotografia è, rispetto ad altre arti, abbastanza recente, eppure sembra incredibile la quantità di grandi autori che hanno fatto del corpo uno dei principali fil rouge della loro produzione, e pressoché infinito il numero di immagini prodotte fino ad oggi. Eppure è evidente perché il corpo invada così tanto qualunque nostro linguaggio: abbiamo un corpo, siamo corpo e abitiamo il corpo, con esso ci relazioniamo al mondo, lo esperiamo e lo comunichiamo, ma soprattutto vediamo il corpo, nostro e altrui. Lo analizziamo, lo concettualizziamo, lo metaforizziamo e siamo capaci di vederlo e significarlo anche dove realmente non è, perché ogni nostra opera o azione passa necessariamente attraverso di esso. È ciò che siamo, ma non tutto ciò che siamo. È la prima superficie sulla quale scriviamo e leggiamo i segni della cultura, della vita, dell’origine, dell’età. Ne tracciamo i limiti, ne esploriamo le forme, perché è così che traiamo distinguo tra noi e l’altro, e più ci avviciniamo al corpo dell’altro più ci sembra di poter carpire qualcosa che per natura è inafferrabile: lo spirito, l’animo umano, nella vita come nella fotografia. Scivoliamo con gli occhi tra candide forme, per lo più nude, placidamente adagiate, talvolta costrette, sezionate, ridotte a linee essenziali o composte in bianchi e neri talvolta graffianti, sfumate in colori eterei, patinate, dai contrasti forti, accesi, moderni, futuristici, cercando di cogliere qualcosa, sentendoci forti di una qualche conquista, eccitati dal potere di vedere o capire qualcosa, da una intimità che ci sembra esclusiva, vivificante. Nudo artistico, cartoline pornografiche di inizio novecento, ritratti di famiglia con il corpo del morto in posa come fosse ancora vivo, corpi braccati e sbattuti sulle pagine dai rotocalchi, la gestualità a volte voyeuristica della street-photography, la liricità psicologica del neorealismo, la scientificità della rappresentazione anatomica e medica o la didascalicità degli studi antropologici, la filosofia dei corpi ridotti a sagome in un paesaggio, lo spirito esotico dei corpi incontrati nei viaggi o la concettualità di quelli accennati da un’ombra: tutto questo passa per un soggetto unico, un soggetto che anche il fotografo esperisce, che anche il fotografo è. Così come la drammaticità dei corpi dei reportage e della fotografia di guerra, dove corpo non è solo la

parte fisica o attiva di chi vive, ma corpo vero e proprio, testimone senza, o quasi senza, più vita di tragedie umane, sociali, storiche o ambientali. Ma se il corpo ha avuto una così profonda influenza sulla fotografia sin dai suoi esordi, oggi ci ritroviamo a fare i conti con l’influenza che la fotografia ha nella nostra percezione e relazione con il corpo. Se non consideriamo solo la grande fotografia, ma tutta la fotografia, ci rendiamo presto conto che il corpo, specie quello sociale, è al centro di un sempre più intricato, rapido e reciproco gioco di specchi: il ritratto del corpo modifica il corpo ritratto, così come il corpo ritratto modifica il ritratto del corpo e infine il corpo stesso in una sequela di standard sempre più frenetica. I disturbi alimentari e psicologici sono aumentati con l’aumentare del numero disponibile di fotografie del corpo e si sta già cercando di rompere i cliché irrealistici dell’immagine del corpo che non invecchia, del corpo senza difetti, di misure imprescindibili, di colori o standard precisi, attraenti, pena l’esclusione dalla narrativa dell’immagine con rappresentazioni volute di corpi imperfetti, naturali, diversi alla narrazione dominante. La scoperta e l’identificazione di sé, la proposta e l’imitazione di modelli culturali, così come la creazione e la costruzione di una nuova immagine di noi, di come siamo, di come appariamo e di cosa vorremmo essere, si esprimono nel corpo e nel suo linguaggio e si aggiornano e mutano costantemente; spesso oggi veicolati attraverso la fotografia, sui social, nei film, nelle pubblicità. Ma la fotografia del corpo non ci dice solo come il corpo è e cosa può o potrebbe significare, ma ci suggerisce e ci permette di progettare anche come vorremmo apparire e forse essere, di scegliere esplicitamente la nostra rappresentazione, così che il nostro concetto di corpo influenza a sua volta la fotografia del corpo. Ma ci sono moltissimi altri tipi di corpo e molti più significati di questi: vi lascio il piacere di esplorarli da soli.

• Ennio Demarin Direttore artistico Fotografia Zeropixel


17 Corpo

Body

Arnaldo Agugiaro, Ginevra Bais, Mattia Balsamini, Letizia Battaglia, Elisa Biagi, Giulio Bonivento, Bruno Candeias, Annamaria Castellan, Roberto Cenci, Paolo Ciot, Francesco Cito, Luigi Corbetta, Renato Corsini, Luciano Cotena, Fabio De Visintini, Paul del Rosario, Ennio Demarin, Monica Denevan, Joël Alain Dervaux, Davide Dionisio, Gianfranco Favretto, Mara Fella, Giacomo Frullani, Maurizio Frullani, Andrej Furlan, Janko Furlan, Matthias Gessler, Fabio Giacuzzo, Rino Gropuzzo, Katharine Kollman, Roberto Kusterle, Alma Lanoire, Brittany Markert, Bárbara Morais, Massimiliano Muner, Tomoko Nagakawa, Tiziano Neppi, Roberto Pastrovicchio, Mauro Paviotti, Daniele Peluso,


18

Fotografia Zeropixel 2021

Adriano Perini, Borut Peterlin, Piero Pieri, Novella Predonzan, Lucy Ridges, Gabriele Rigon, Fabio Rinaldi, Antonio Ros, Simonetta Rossetti, Giancarlo Rupolo, Jahan Saber Zaimian, Sergio Scabar, Michela Scagnetti, Ernö Sebastian, Mikael Siirilä, Robert Sironi, Franco Spanò, Shoba Stagnitta, Massimo Stefanutti, Enzo Tedeschi, Paolo Toniati, Stefano Tubaro, Claudio Urizzi, Marko Vogrič, Thanh Vuong, Norm Yip, Kit Young, Barbara Zecchini

a cura di Fabio Rinaldi e Giacomo Frullani

06.11 – 08.12.2021 SALA LUTTAZZI, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE


19

Corpo

Corpo è il tema di questa ottava collettiva nell’ambito di Fotografia Zeropixel. Corpo è un termine usato in tutte le discipline della letteratura, dalla filosofia all’antropologia, dalla matematica alla fisica, ed è per questo che anche quest’anno troviamo tra i lavori presentati un’infinità di sue interpretazioni. In filosofia Kant distingue un concetto di corpo fisico come materia entro determinati limiti e quello di corpo meccanico massa di determinata forma. Platone invece si sofferma sul dualismo fra corpo e anima, in cui l’anima si trova prigioniera in un corpo mortale. Contrapposizione interpretabile come valore e disvalore, come eterno e caduco, elementi che caratterizzarono la filosofia cristiana e medioevale. Del resto anche in antropologia si sono spese parole sul corpo, sul corpo vengono impressi i segni identificativi di appartenenza ad un gruppo, alla sua gerarchizzazione, al controllo politico/sociale.Anche nella linguistica troviamo, dagli studi di Cordona, che esiste una relazione fra la scrittura e la cultura d’appartenenza: il corpo inoltre è la prima e ineludibile superficie sulla quale inscrivere i segni della cultura. In fisica un corpo è una porzione limitata di materia, mentre in matematica ci sono il corpo R dei numeri reali e molto altro. Poi c’è la religione, con il corpo mistico di Cristo di cui sono membra i credenti battezzati vivi o morti. Si deve a Napoleone la creazione del Corpo d’Armata, una grande unità di 20-30.000 soldati. Permettetemi di concludere con un termine marinaresco a me caro: il corpo morto, un punto d’ormeggio sicuro dove porre a riparo la propria barca. Come si vede l’etimologia della parola corpo è estremamente varia, fatto che ha permesso ai fotografi che hanno deciso di intraprendere questa nostra sfida, di esprimersi nel modo più diverso, ed è sorprendente la varietà dei temi che i visitatori potranno visionare. Il modello scelto dai più è stato fatalmente quello del corpo umano, ma anche in questo caso i temi trattati sono stati molto diversi, tra maschile e femminile, tra onirico o diretto, tra materico o evanescente. Ci sono stati poi riferimenti al pop, al corpo come ripetizione dello stesso oggetto, all’oggetto fisico, all’astrazione, all’elaborazione, alla manipolazione, all’insinuazione, all’incontro casuale di forme, e non ul-

tima la rappresentazione sociale dello stato dell’uomo. Non ci sono stati realmente limiti, è una mostra questa che mette pienamente in evidenza il tema trattato. Del resto, è proprio il miracolo della fotografia, mai ripetitiva perché frutto della soggettiva interpretazione dell’autore, che seppure può rassomigliare ad un’altra, non sarà mai uguale. Abbiamo raddoppiato le presenze dello scorso anno, con autori di vero prestigio, in un’edizione veramente eccezionale. Ringrazio tutti di cuore, avete risposto con entusiasmo al mio appello e a quello di Giacomo Frullani, dandoci la gioia di aver dato vita allo spettacolo del CORPO.

• Fabio Rinaldi


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Arnaldo Agugiaro L’ombra riflessa, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

cianotipia 24 x 30 cm


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Corpo

Ginevra Bais La carne della natura, 2021

tecnica istantanea polaroid 8,8 x 10,8 cm


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Mattia Balsamini Painless, 2013

Fotografia Zeropixel 2021

dittico analogico negativo 35mm con intervento di pennarello uniposca su stampa 26 x 18,61 cm


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Corpo

Letizia Battaglia

La notte il neonato aveva pianto disperatamente, ma la madre era troppo stanca per difenderlo da un topo che gli stava rosicchiando un dito, 1978

stampa ai sali d’argento 20 x 30 cm


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Elisa Biagi Infanzia, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

polaroid 600 18 x 24 cm


Corpo

Giulio Bonivento Thanksgiving day body, 1969

25 da negativo 35mm stampa su tela sensibilizzata ai sali d’argento 40 x 30 cm


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Bruno Candeias Fragments, 2018

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 20 x 30 cm


27

Corpo

Annamaria Castellan Corpo violato, 2021

mosaico polaroid 40,5 x 43,5 cm


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Roberto Cenci Sottovuoto, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

collage di 4 foto in doppia esposizione su pellicola a sviluppo istantaneo foto 14 x 14 cm cornice 33 x 33 cm


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Corpo

Paolo Ciot Metamorfosi, 2021

polaroid 8,8 x 10,8 cm


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Francesco Cito Sardegna Ula Tirso, 2000

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 20 x 30 cm


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Corpo

Luigi Corbetta Dal sogno alla realtà, 2000

polaroid a strappo 8 x 30 cm


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Renato Corsini

Balletto del XX secolo di Maurice Bejart, 1977

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 30 x 45 cm


33

Corpo

Luciano Cotena Nirvana / Madre natura

stampa al platino palladio 40 x 50 cm


34

Fabio De Visintini Dune, 1985

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 46 x 46 cm


35

Corpo

Paul del Rosario Chemical Soul, 2021

stampa ai sali d’argento 90 x 80 cm


36

Ennio Demarin Corpo in Natura, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 45 x 60 cm


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Corpo

Monica Denevan Tapestry, 2020

stampa ai sali d’argento 38 x 38 cm


38

Joël Alain Dervaux Untitled 33, 2020

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 70 x 89 cm


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Corpo

Davide Dionisio

… la donna mia… (Vita nova, cap. XXVI), 2021

stampa ai sali d’argento e tempera all’uovo 49 x 59 cm


40

Gianfranco Favretto Le tre grazie, 1992

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 20 x 30 cm


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Corpo

Mara Fella

The injured eye of the visual artist , 2021

stampa ai sali d’argento 60 x 80 cm


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Giacomo Frullani Engine, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 50 x 50 cm


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Corpo

Maurizio Frullani Deposizione, 2004

stampa ai sali d’argento 45 x 35 cm


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Andrej Furlan

Visibile parlare (Purgatorio, canto X, v. 95), 2021

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 30 x 40 cm


45

Corpo

Janko Furlan Corpo 1, 1999

polaroid transfer 20 x 25 cm


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Matthias Gessler

Artform of plants. Hommage to Blossfeld, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 150 x 100 cm


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Corpo

Fabio Giacuzzo

Segni di vita vissuta: Luigi 1963-2021, 2021

stampa ai sali d’argento 40 x 40 cm


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Rino Gropuzzo Ballo di Venere, 1993

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 61,5 x 95 cm


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Corpo

Katharine Kollman We must risk delight, 2020

stampa ai sali d’argento 10 x 15 cm


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Roberto Kusterle Senza titolo, 2000

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento virata 40 x 40 cm


51

Corpo

Alma Lanoire Six - trittico, 2021

stampa ai sali d’argento 11 x 11 cm


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Brittany Markert Syzygy, 2020

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 28 x 35,5 cm


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Corpo

Bárbara Morais Human body, scene of Emotions, 2021

mordançage 52 x 70,6 cm


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Massimiliano Muner Il corpo di Cristo, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

collage polaroid 8x10 27,9 x 28,3 cm


Corpo

Tomoko Nagakawa Breath, 2021

55 trittico su carta cotone sensibilizzata ai sali d’argento 60 x 80 cm


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Tiziano Neppi

Fotografia Zeropixel 2021

Irma - Sarajevo July 1993, died april 1, 1995 in a London hospital, 1993

stampa ai sali d’argento 30 x 40 cm


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Corpo

Roberto Pastrovicchio Big Boy, 2021

stampa ai sali d’argento su carta baritata 10 x 12 cm su 30 x 40 cm


58

Mauro Paviotti I nuovi guardiani, 2010

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 49 x 49 cm


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Corpo

Daniele Peluso [io] / [me], 2021

fotografia istantanea 26,5 x 26,5 cm x 2


60

Adriano Perini Silhouette con fiore, np

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 17 x 23 cm


61

Corpo

Borut Peterlin In Christina’s World, 2020

stampa al carbone 40 x 50 cm


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Piero Pieri Impermanenza, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

stampa su carta baritata da negativo bianco e nero 6x6 30 x 30 cm


Corpo

Novella Predonzan Body, 2021

63 8 polaroid effettuate con sx-70 con diversi filtri e successivamente trattate con la tecnica dell’emulsion lift e messe su carta da acquerello 46 x 56 cm


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Lucy Ridges Salt of the earth, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 25,4 x 20,3 cm


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Corpo

Gabriele Rigon Dune, 2014

stampa al platino palladio 28 x 35 cm


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Fabio Rinaldi Nudo #13, 1989

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento su carta baritata Oriental e viraggio al selenio 28 x 30 cm


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Corpo

Antonio Ros L’harem de Khalil, 2021

stampa a contatto su carta baritata 71 x 101 cm


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Simonetta Rossetti Danaide, 1998

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 42 x 30 cm


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Corpo

Giancarlo Rupolo Sognando l’infinito, 1975

stampa ai sali d’argento 21 x 27,5 cm


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Fotografia Zeropixel 2021

Jahan Saber Zaimian Opposing Bodies, 2021

stampa ai sali d’argento 30 x 40 cm


Corpo

Sergio Scabar Soffio di Luce, 2007

71 stampa alchemica ai sali d’argento 23 x 30 cm


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Michela Scagnetti

Fotografia Zeropixel 2021

Requiem aeternam dona eis Domine et lux perpetua luceat eis, requiescant in pace. Amen, 2014

fotografia istantanea macchina Land Camera 250 pellicola Fuji 3000B 8 x 10 cm


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Corpo

Ernö Sebastien Tamarix metamorphosis, 2021

stampa ai sali d’argento 30 x 40 cm x 4


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Mikael Siirilä Duality, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento virata al tè 32 x 22 cm


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Corpo

Robert Sironi La Venere del terremoto, 2021

instax film 29 x 21 cm


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Franco Spanò Senza titolo, 1993

Fotografia Zeropixel 2021

stampa su acetato esposta agli agenti atmosferici 59 x 37 cm


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Corpo

Shoba Stagnitta Gli ultimi gattopardi - Palermo, 1991

stampa ai sali d’argento 50 x 70 cm


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Massimo Stefanutti Corpi stenopeici, 2002

Fotografia Zeropixel 2021

polaroid 54 trittico 10 x 12 cm


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Corpo

Enzo Tedeschi Simbiosi, 2007

stampa su carta baritata 24 x 28 cm


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Paolo Toniati Tomorrow, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

sviluppo con chimica C-41 da negativo colore 120 stampa su carta colore con chimica RA-4 ambedue i processi eseguiti in sviluppatrice termostata mascherature e bruciature selettive all’ingranditore in fase di esposizione della carta per adattare la luce nella scena 35 x 26 cm


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Corpo

Stefano Tubaro Con - Tatto, 2021

stampe fotografiche ai sali d’argento su carta politenata assemblate su lamiera di zinco 61,5 x 45,5 cm


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Claudio Urizzi Nudo con lucertola, 1988

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento su carta baritata e viraggio selettivo 26 x 26 cm


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Corpo

Marko Vogrič

Purgatorio: corpo perfetto su corpo imperfetto, 2021

stampa ai sali d’argento 2 x 16 x 16 cm, 1 x ∅ 30 cm


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Thanh Vuong Pan shying from the light, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 50 x 40 cm


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Corpo

Norm Yip

The Pain Lives in Me (Underrated Youth), 2021

stampa ai sali d’argento 40 x 50 cm


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Kit Young

Figments: contour, lovers and torso, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento con viraggio al selenio 40 x 50 cm


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Corpo

Barbara Zecchini Troppo amore, 2021

polaroid 30 x 30 cm



89 Descifrar los lenguajes del cuerpo

Decifrare il linguaggio del corpo

Angela Arziniaga González, Elisabeth Castro Regla, Arturo Fuentes Franco, Rafael Galván Montoto, Javier González Carlos, Josè Loreto Morales, Paulina Gabriela Pasos, Balam Enrique Ponce Monroy, Everardo Rivera Flores, Arturo Talavera Negrete

a cura di Angela Arziniaga González e Rafael Galván Montoto

06.11 – 08.12.2021 SALA LUTTAZZI, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE


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Fotografia Zeropixel 2021

Il gruppo Plateros 1839, composto da Angela Arziniaga, Elizabeth Castro, Arturo Fuentes, Rafael Galván, Javier González, Loreto Morales, Paulina Pasos, Balam Ponce, Everardo Rivera e Arturo Talavera, ha il piacere di presentare la mostra Descifrar los lenguajes del cuerpo (Decifrare i linguaggi del corpo), immagini che fanno riflettere su idee e concetti legati al corpo. L’autoritratto di Angela Arziniaga, La trashumante (La transumante), raffigura una donna che abbandona le mappe di navigazione convenzionali per partire con il proprio cuore come rotta. Per realizzare l’opera è stato necessario abbandonare vecchi concetti e pregiudizi, abbandonare il tradizionale sistema di convinzioni e creare così altre possibilità di invenzione. Anche El génesis y las nuevas ideas (La genesi e le nuove idee) si ricollega a questa riflessione. Il trittico El Fundamento si basa sulla necessità di trovare la causa invisibile e una condizione manifesta visibile: un riflesso di ciò che si trova nella mente. In Estoica patria mía (Stoica patria mia) si smontano i simboli che rappresentano il corpo-nazione. Analogamente troviamo anche altre domande in La Mirada, un Encuentro con la muerte (Lo sguardo, un incontro con la morte) e Theotokos ausente (Teotoco assente), riguardo alla finitezza del corpo. Elizabeth Castro propone la coincidenza tra il funzionamento della fede del credente, per quanto riguarda la Transustanziazione, il titolo della serie, e dell’intuizione. Citando Henri Bergson: la simpatia da cui una persona viene trasportata all’interno di un oggetto con il fine di coincidere con ciò che è unico e, di conseguenza, inesprimibile in esso. Nelle sue immagini Castro contrappone la vitalità del contenuto simbolico del pesce, un riferimento simbolico religioso, all’aspetto inerte della corporeità. Fotograficamente, riarticola questi due diversi stati per propiziare un dinamismo visivo alternativo, che vada al di là del dato sensoriale immediato. Arturo Chato Fuentes, invece, utilizza una macchina fotografica panoramica Al Vista del 1905, un formato che gli permette di esprimersi fermando il tempo, sia nel passato che nel presente, giocando con le immagini e presentando l’immaginario del dubbio. Arturo ha spiegato che nel processo di sviluppo c’è sempre una

promessa da scoprire, il dubbio si presenta, non so cosa ho realmente catturato nel negativo, l’immagine latente si svela e la sorpresa si mostra in ogni immagine. È in questo modo che la mia macchina fotografica mi permette di continuare a creare. L’opera di Rafael Galván Montoto, che s’interroga sulle molteplici sfaccettature nella rappresentazione del corpo e della fotografia, mostrando la tacita capacità delle immagini di rappresentare concetti al di là di una chiara copia della realtà visiva, si chiede: siamo il nostro corpo? Il nostro corpo ci dà un’identità? Il nostro corpo diventa così una tela nella fotografia intitolata Escritura. Affronta inoltre una nuova questione sulla materialità del corpo in Polvo Somos (Siamo Polvere), mentre in La nueva carne (La nuova carne), ci mostra la creazione della costruzione meccanica del corpo. Così, in Cruzar miradas (Incrociare sguardi), Galván propone una nuova domanda: il corpo è un costrutto sociale? O non è semplicemente un modo di rapportarsi alla forma in una costruzione visiva, come in Busto de hombre con sombrero (Busto di uomo con cappello). Javier González ci offre una risorsa poetica in Betty Blue. C’è una presenza spasmodica e ondulante in ogni posizione delle pieghe, negli incroci, nelle grotte sottilmente delineate, negli angoli e nelle fessure in cui si annida ogni epilogo, si modella il potenziale sensuale dello sguardo, la carezza della luce, l’energia della forma. In ciascuna delle immagini si racconta una storia in cui il corpo è una valle fertile. In La biografía del Yo (La biografia dell’Io), Carlo González inizia un dialogo violento e claustrofobico con il proprio corpo. Nelle sue immagini affronta la vitalità nascosta nelle complessità e nelle frammentazioni. Per José Loreto Morales, il nudo è la pratica artistica in cui affronta il trattamento della luce e il modellamento delle ombre per catturare la bellezza del corpo umano, ricorrendo alla figura femminile per mostrare volume, consistenza e forme armoniose come la sostanziale ricerca della perfezione. Questa idea esiste solo nella mente dell’autore, poiché l’ideale dipende anche dall’osservatore e dal suo immaginario esteticovivente. Ne Il cavallino Rampante l’autore mostra la trasfigurazione della rappresentazione dei cavalli da fiera:


Descifrar los lenguajes del cuerpo

dal suo punto di vista, i bambini che visitano le fiere possono concepirli come grotteschi e cattivi. Il dittico Ángel Caído (Angelo caduto) merita una menzione speciale per la straordinaria bellezza del dagherrotipo mercuriale. Paulina Pasos evidenzia l’azione di pulizia del corpo nella serie El Baño (Il bagno), un esercizio quotidiano obbligatorio per liberarsi da sporco, cattivo odore e dal trambusto della giornata. La fotografa riconsidera il tema, e lo propone come il rituale per eccellenza per liberarsi di se stessi, per lasciare andare la pelle morta, un guscio che la schiuma e l’acqua portano via, ciò che non è più voluto e che viene tolto. Balam Ponce ricorre alla mitologia della cultura Maya per decifrare il corpo/cibo, che dà origine a un intero popolo e che, attraverso la bellezza del dagherrotipo mercuriale, propone di conoscere il mito: Poi, gli dèi crearono esseri umani di fango. Ma questo materiale cadeva, si bagnava e cambiava forma. Le loro teste non si muovevano e non riuscivano a vedere. […] Gli dèi si riunirono di nuovo e decisero di creare forme umane in legno. Così fu fatto e gli uomini poterono parlare. In questo modo vissero e procrearono, ma non avevano un’anima. Non si ricordavano dei propri creatori […] Gli dèi si riunirono un’altra volta per discutere della creazione dell’essere umano. Nel mentre, nascevano pannocchie gialle e pannocchie bianche, che furono portate innanzi a loro da Yac, il gatto selvatico, Utiú, il coyote, Quel un pappagallo comunemente chiamato chocoyo, e Hoh, il corvo. Usarono la pannocchia che diventò la carne, il sangue e i muscoli degli uomini. Vedevano e sentivano, erano molto saggi e sapevano tutto. Questo non piacque agli dèi, non volevano che gli uomini sapessero tutto e quindi cambiarono loro gli occhi. Ora potevano vedere solamente ciò che era vicino a loro e non erano più così sapienti […]

Everardo Rivera, nelle sue dissertazioni giocose sul corpo, presenta diverse serie come: El retorno al paraeso (Il ritorno al paradiso), che propone di trovare la ragione per cui tornare in paradiso. In un secondo trittico, l’esperienza dell’individuo che non ha saputo chiedersi il perché dell’essere/stare al mondo. MasDonas e Pensones de novicia è un dittico che mostra il corpo nutriente che dà

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la vita, e con questo gioco di parole sottolinea la magnificenza di Mayahuel, la dea messicana del maguey (agave) che nutre il suo popolo attraverso gli infiniti seni che possiede. Un altro dittico corrisponde alla serie Rutas de invasión (Percorsi di invasione), dove Everardo incontra i cuates (amici), grazie alla cui generosità ha potuto riconoscersi nel suo corpo-mondo-universo. Arturo Talavera esprime, attraverso la sua serie fotografica A la Sombra del Narval (All’ombra del narvalo), miti, leggende e immagini oniriche che nascono quando si vive vicino al mare. Queste fotografie rappresentano sirene che si trasformano in donne per portare via gli uomini e poi perderli; rappresentano anche notti eterne, dove il tempo non conta; un viaggio nel subconscio, nell’irrealtà il cui lo sguardo allude a una forma effimera ed evanescente. Con più di un decennio di studio e pratica delle tecniche fotografiche storiche del XIX secolo, Plateros ci invita a fare un viaggio attraverso diverse visioni del corpo e della sua rappresentazione nell’arte; un viaggio attraverso alcune delle tecniche utilizzate enfaticamente dai fotografi del XIX secolo. Descifrar los lenguajes del cuerpo raggruppa fotografi che stampano all’albumina, un processo che ha portato all’industrializzazione della straordinaria invenzione e meraviglioso fenomeno della fotografia. Ogni autore ci dà una visione diversa e particolare del corpo e un modo di interpretare le caratteristiche di ogni tecnica.

• Luan Gamilar


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Fotografia Zeropixel 2021

Angela Arziniaga González El génesis y las nuevas ideas XXI, XXII, XXIII, 2021

fotografia stenopeica negativo 120mm stampa all’albumina 10,16 x 12,70 cm


Descifrar los lenguajes del cuerpo

Elizabeth Castro Regla Transubstanciación, 2021

albumina su carta 21,59 x 17,27 cm

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Fotografia Zeropixel 2021

Arturo Fuentes Franco Tania con la fuerza de su luzen movimiento, 2021

macchina panoramica Al Vista stampa al carbone 15,4 x 43,18 cm


Descifrar los lenguajes del cuerpo

Rafael Galván Montoto Polvo somos, 2021

callitypia su carta 17,78 x 22,86 cm

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96

Fotografia Zeropixel 2021

Javier González Carlos La Biografía del Yo, 2021

stampa all’albumina su carta 10,16 x 12,70 cm


Descifrar los lenguajes del cuerpo

José Loreto Morales De luz y Sombra. Desnudo #1, #2, #3, 2021

pellicola Ektachrome 35mm stampa all’albumina 48,26 x 30,22 cm

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Fotografia Zeropixel 2021

Paulina Gabriela Pasos El ritual de la serpiente, 2021

stampa all’albumina 15,24 x 15,24 cm


Descifrar los lenguajes del cuerpo

Balam Enrique Ponce Monroy Cuerpo que alimenta / cuerpo que se nutre, 2021

stampa all’albumina 28,44 x 45,97 cm

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Fotografia Zeropixel 2021

Everardo Rivera Flores Las Masdonas, 2021

stampa all’albumina su carta 15,24 x 15,24 cm


Descifrar los lenguajes del cuerpo

Arturo Talavera Negrete A la sombra del Narval, 2021

101

heliogravure (fotoacquatinta) 71,12 x 44,45 cm



103 Three years on a rock

Tre anni su una pietra

Ryuki Akagawa, Rui Hosono, Tsuyoshi Nagaosa, Shino Ozaku, Junko Sakamoto, Katsushi Yamamoto

a cura di Paul del Rosario

06.11 – 08.12.2021 SALA LUTTAZZI, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE


104

Fotografia Zeropixel 2021

Il tema di Zeropixel, Corpo, arriva nel momento giusto, in quanto gli artisti hanno la possibilità di esplorare questo argomento sia letteralmente che metaforicamente alla luce di una pandemia mondiale. A dicembre entreremo nel terzo anno dalla prima identificazione del virus da Covid 19 in Giappone. Dopo tutto questo tempo siamo ancora lontani da un ritorno alla normalità. Ciononostante, tutti noi ci stiamo impegnando per superare questo momento, e ringraziamo quindi di cuore gli organizzatori dell’evento Fotografia Zeropixel di quest’anno, che ci permettono di continuare i nostri lavori nell’ambito della fotografia analogica. C’è un proverbio giapponese che dice ishi no ue nimo san nen ( ) che letteralmente si traduce sedersi su una pietra fredda per tre anni la renderà calda. Inizialmente quando ci si siede su una pietra la si trova fredda, ma se uno dovesse starci seduto per tre anni, o per un periodo di tempo prolungato, alla fine la pietra diventerà calda e forse un po’ più sopportabile. Il punto è che se una persona dovesse continuare a sopportare il disagio iniziale o le difficoltà che viviamo, ad un certo punto sarà ricompensata per la sua pazienza; il suo sforzo porterà a qualcosa di positivo. Tre anni su una pietra presenta le opere di cinque fotografi giapponesi. Le foto esposte rappresentano immagini di come ognuno dei fotografi ha esplorato il tema del corpo. Quanto la pandemia abbia influenzato le loro opere è difficile da determinare; tuttavia, possiamo dire con certezza che il modo in cui hanno interpretato il corpo ed esplorato il tema, è solo un’eco della loro resistenza artistica durante questi tempi difficili.

• Paul del Rosario


105

Three years on a rock

Ryuki Akagawa Two faces of the same coin, 2021

35mm ORWO N75 carta rivestita di resina 42 x 36,5 cm


106

Rui Hosono Falling, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

35mm Kodak Tri-X 400 carta baritata 35 x 27 cm


107

Three years on a rock

Tsuyoshi Nagaosa Five rings of decay, 2021

Pentax 645 ORWO NP27 carta rivestita di resina 43,2 x 35,6 cm


108

Shino Ozaku Te (hand), 1993

Fotografia Zeropixel 2021

stampato da pellicola negativa in bianco e nero Nikon F2 lenti 55mm T-MAX400 carta rivestita di resina 17,8 x 26,5 cm


109

Three years on a rock

Junko Sakamoto Heartbeat, 2021

6x6 Pancro 400 carta baritata 40,6 x 50,8 cm


110

Katsushi Yamamoto Kanro Honeydew Sutra, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

6x6 Pancro 400 carta baritata 30 x 30 cm


111 Corpo in fotografia

Ivano Quintavalle, Daniele Sandri, Riccardo Toffoletti, Igor Francesco Tullio, Dino Zanier

a cura di Dino Zanier

06.11 – 08.12.2021 SALA LUTTAZZI, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE


112

Fotografia Zeropixel 2021

La collettiva dal Circolo Culturale Fotografico Carnico, esposta a Trieste e a Tolmezzo, si caratterizza per i forti contrasti che evidenziano sensibilità e approccio anche estremi al tema Corpo. Anche quest’anno il Circolo ha organizzato la mostra in collaborazione con gli autori marchigiani e, come per l’anno passato, il confronto ha messo in relazione proposte articolate e differenziate. Il Corpo è argomento centrale nella fotografia e lo è stato fin dall’origine della sua breve storia. Si può dire che la rappresentazione fotografica del corpo, nell’eccezione fisica, vada di pari passo con l’evoluzione culturale della società. Se di norma la fotografia asseconda la morale vigente, non di rado si pone in evidente contrasto con essa. La fotografia, nella sua evoluzione storica, può essere letta come un documento antropologico che certifica, intercetta e fissa la sensibilità che si fa moda in tutte le sue forme. L’immagine è lo specchio del corpo esibito. L’atteggiamento, davanti alla macchina fotografica, sia in posa o naturale, certifica lo status sociale. Ma denota anche la morale vigente, ciò che era/è auspicabile o alle volte disdicevole, rappresentare. La fotografia a buon diritto può essere considerato la carta d’identità della cultura dell’epoca e il corpo ne è la sua rappresentazione più completa. Nell’esposizione triestina del Circolo Culturale Fotografico Carnico sono visibili due serie fotografiche di due autori che hanno fotografato il corpo in manifestazioni culturalmente opposte. Da una parte il reportage di Daniele Papa su un residuo medioevale di riti popolari, dove il corpo è luogo di autoflagellazione durante le processioni penitenziali del Venerdì e Sabato Santo a Nocera Terinese, in Calabria, provincia di Catanzaro. Dall’altra Gigliola Di Piazza con la messa in posa, attraverso la ricostruzione minuziosa ma anche fantasiosa ed elegantemente erotica, di un ambiente e un atteggiamento sempre esistito, quello delle case del piacere, consolidato fino al parossismo durante il fascismo. Nella collettiva di Tolmezzo Riccardo Toffoletti elabora il suo personale, poetico linguaggio sul corpo, mentre Ivano Quintavalle, con il Il corpo in scena, proietta la sua indagine sulla doppia finzione: della messa in posa e della messa in scena del corpo che si trasforma

nel teatro. Nell’altra sua breve serie, Tratti del resistere, che si rifa all’iperrealismo degli anni Cinquanta, Quintavalle mette in scena il suo sdegno per le disuguaglianze sociali, i disastri provocati dalle guerriglie e conflitti sparsi nel mondo. Tullio Igor Francesco ci riporta alla materialità del fisico con i negativi-calco della sua pelle. Daniele Sandri ci delizia con i ritratti, negativi e positivi, ottenuti con la minutera nella sessione di lavoro estivo a Luint, Ovaro, in Alta Carnia, un lavoro fitto di scambi di parole. Concludono idealmente questa collettiva le fotografie evanescenti di Dino Zanier, che ci fanno percepire l’illusorietà del controllo del corpo insito nella cultura dell’efficienza.

• Dino Zanier


113

Corpo in fotografia

Ivano Quintavalle

Corpi dei teatranti dominano la scena sui paesi, 1984

stampa su carta Agfa ai sali d’argento 30 x 40 cm


114

Daniele Sandri Fotografare con la gente, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

assemblaggio di 10 negativi e positivi macchina fotografica minutera auto costruita stampa a contatto su carta ai sali d’argento 65 x 36 cm


Corpo in fotografia

Riccardo Toffoletti Accostanze oltranze, 1988

115 carta baritata stampa da pellicola bianco e nero 6 x 6 cm 28 x 28 cm


116

Igor Francesco Tullio Corpus 01, 1999

Fotografia Zeropixel 2021

carta baritata stampa da negativo tridimensionale 22 x 29 cm


Corpo in fotografia

Dino Zanier Il santo bevitore, 2021

117 carta politenata gradazione n. 1 13 x 13 cm



119 The body as a point of view

Dal punto di vista del corpo

Uroš Abram, Boris Gaberščik, Andrej Lamut, Tilyen Mucik, Janez Pukšič, Blaž Rojs, Metka Vergnion

a cura di Barbara Čeferin e Hana Čeferin

06.11 – 08.12.2021 SALA LUTTAZZI, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE


120

Fotografia Zeropixel 2021

Quando consideriamo il corpo umano dal punto di vista dalla storia dell’arte, centinaia di immagini appaiono nella nostra mente. Che si tratti di ritratti medievali di santi, di nudi rinascimentali di dee greche o di campagne pubblicitarie successive al XX secolo, il corpo ha avuto storicamente un enorme numero di significati proiettati su di sé. È importante chiedersi che tipo di significati porti la rappresentazione del corpo oggi; è ancora discriminatoriamente limitata ai nudi femminili, come ha suggerito John Berger in Questione di sguardi? O siamo diventati indifferenti nei confronti del corpo a causa della pletora di immagini incentrate su di esso, come osserva Susan Sontag nella sua opera Sulla fotografia? La fotografia è tornata a considerare il corpo puramente in termini di forma, usandolo nello stesso modo in cui i fotografi del Bauhaus usavano oggetti casuali come soggetti? Sicuramente si potrebbe sostenere una qualsiasi di queste tesi. Quando esaminiamo la selezione di artisti sloveni che si occupano del corpo oggi, pare che non siano più interessati ai suoi significati: il tema centrale del loro lavoro sembra essere altrove. Il corpo maschile e femminile nelle fotografie esposte sono agenti di forma piuttosto che di significato, sono porte d’accesso all’esplorazione del mezzo stesso. Anche se una gran parte delle opere presenta nudi, un soggetto spesso collegato all’oggettivazione del corpo femminile, le opere si avvicinano all’erotico in un modo che non ha nulla a che fare con la pornografia o l’osceno. Come dice Audre Lorde nel suo saggio Usi dell’erotico: L’erotico come potere, l’erotico personifica il potere creativo e l’armonia. La presentazione slovena mira a mostrare i modi sfaccettati di avvicinarsi al corpo umano, selezionando fotografie provenienti da diversi periodi di tempo, contesti, fasce d’età, generi e interessi: il comune denominatore dei fotografi selezionati è la passione per la fotografia analogica e il mezzo come forma d’arte. Nelle opere di Uroš Abram il corpo è parte integrante, essendo allo stesso tempo il soggetto delle sue opere e il mezzo per realizzarle. Abram usa la camera oralis, una camera oscura fatta nella sua bocca – il suo stesso corpo – per fotografare volti e figure, e trasferire le loro impressioni sfocate su una tela. L’approccio di Boris Gaberščik alla fotografia è

giocoso, si diletta a trasformare oggetti casuali o da lui trovati, apparentemente senza importanza, in figure fantasiose e spesso umoristiche. Usando solo una singola fonte di luce e una macchina fotografica di grande formato, Gaberščik trova corpi dove non ce ne sono, invitandoci a ripensare la nostra concezione delle immagini. Andrej Lamut ritrae il corpo come una figura onirica, mentre crea immagini viscerali di corpi senza volto che scendono nell’oscurità o ombre di passaggio appena visibili. La sua serie Mnemosis è ispirata alla paraipnagogia diurna, uno stato di coscienza tra il sonno e la veglia in cui il significato è appena fuori dalla nostra portata, dove le immagini perdono la loro coerenza. Tilyen Mucik esplora le potenzialità di unire l’immagine fotografica con i processi naturali, un obiettivo che deriva dal suo profondo interesse per la botanica. Il suo amore per le piante è visibile negli antotipi, immagini create usando materiali vegetali fotosensibili e nelle stampe con un processo alla clorofilla su foglie di piante. I nudi in queste sue opere stanno lentamente svanendo con l’esposizione alla luce, il che richiama l’attenzione sulla natura transitoria di tutto ciò che è organico. Janez Pukšič crea ritratti femminili delicati e vaporosi, in cui cerca di trasferire la sensualità di ciò che viene ritratto nella tecnica dell’opera stessa. Usando il trasferimento di immagini polaroid, crea nudi delicati ed erotici. Blaž Rojs affronta il suo lavoro come una tela di intervento. Collage, pittura, fotografia e graphic design si fondono in opere multidisciplinari che ruotano attorno a polaroid di donne nude o seminude. Rojs porta l’intimità nel suo lavoro non solo attraverso i suoi soggetti, ma attraverso un approccio gestuale che aggiunge o sottrae dall’immagine, creando una narrazione personale unica. Metka Vergnion esplora il corpo attraverso la propria immagine. Le sue prime opere includono diversi autoritratti in cui l’artista ricerca le potenzialità fotografiche della distorsione. Esposizione, contrasto e manipolazione della luce sono presenti in queste fotografie e proiettate sul suo stesso corpo. Attraverso questa sperimentazione Verginion considera cosa significa essere fotografa e musa allo stesso tempo. • Hana Čeferin


The body as a point of view

Uroš Abram Made in me, 2009

121 macchina fotografica orale stampa alla gelatina d’argento su stoffa 50 x 60 cm


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Boris Gaberščik Dancer, 2018

Fotografia Zeropixel 2021

stampa alla gelatina d’argento su carta baritata virata al selenio 25,4 x 20,3 cm


123

The body as a point of view

Andrej Lamut Plunge, 2018

stampa ai sali d’argento 24 x 30,5 cm


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Tilyen Mucik Flora Femina, 2019

Fotografia Zeropixel 2021

processo forografico alla clorofilla su foglia resinata


125

The body as a point of view

Janez Pukšič Untitled#6, 1997

polaroid emulsione transfer su carta fatta a mano 10 x 9 cm su 38 x 28cm


126

Blaž Rojs NDND, 2020

Fotografia Zeropixel 2021

carta fotografica polaroid plexiglas lacca vernice acrilica legante 60 x 70 cm


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The body as a point of view

Metka Vergnion Happening 2, 1980

stampa ai sali d’argento 40 x 30 cm



129 Le muse

Miroslav Arbutina - Arbe, Rino Gropuzzo, Zaneto Paulin, Robert Sironi

a cura di Robert Sironi

06.11 – 08.12.2021 SALA LUTTAZZI, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE


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Fotografia Zeropixel 2021

Fin dall’antica Venere di Willendorf, le donne e il corpo femminile sono stati il motivo nelle belle arti. Il dipinto che in molti considerano il più famoso e bello al mondo, è un ritratto di donna: la Gioconda di Leonardo da Vinci. Seguono la Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, la Ballerina di Degas, la Marilyn Monroe di Andy Warhol e cosi via. Le donne, a causa del ruolo e della posizione nella società, erano meno spesso artiste famose e molto più spesso un motivo, un oggetto, o meglio, un’ispirazione. La donna è un simbolo di fertilità, bellezza, desiderio, amore, maternità. La donna è una Musa! Nell’antichità le Muse erano dee, patrone della poesia, della scienza e dell’arte. Secondo gli antichi greci la creazione dell’arte era un atto sacro, mediante il quale venivano glorificate le divinità. Le nove Muse famose erano le figlie del dio greco Zeus e della dea della memoria Mnemosine. Il compito della musa era quello di penetrare nella mente dell’artista ed estrarne un capolavoro. Muse di artisti famosi sono state spesso la loro ispirazione, un’ossessione, una compagna di vita, o tutto questo insieme. Erano adorate come lo erano le opere create, conseguenza della loro stessa influenza. Tanti artisti famosi nella storia hanno avuto muse che hanno ispirato la creazione di grandi opere. Una delle più grandi muse del XX secolo è considerata Elena Ivanovna Diakonova, meglio conosciuta come Gala, l’spiratrice del grande Salvador Dalì. Gaia era una donna misteriosa, intelligente e intuitiva, che socializzava con intellettuali e artisti. Visse con Dalì dal 1929 fino alla sua morte, avvenuta nel 1982. Nelle fotografie in comune sembrano molto vicini e connessi, spesso abbracciati. Dalì era completamente dipendente dalla sua musa tanto che, dopo la morte di Gaia, ha smesso di lavorare. L’amante più famoso dell’arte, il grande Pablo Picasso, ha avuto molte muse, ma la più famosa è sicuramente Dora Maar. Questa fotografa e pittrice è stata amante e musa personale di Picasso dal 1936 al 1944. Picasso era affascinato dalla bellezza di Dora e spesso la dipingeva in tristi ritratti. È noto che Dora ha spesso avuto sbalzi d’umore durante la sua relazione con Picasso, quindi era per lui una donna in lacrime. Dora Maar è diventata famosa per le sue fotografie di Picasso

durante il processo di creazione di Guernica: si potrebbe quindi dire che Picasso sia stato per lei ispirazione tanto quanto lei per Picasso. Donne, signore, amanti, ispiratrici, artiste e dive: impossibile comprendere il loro ruolo artistico nel corso della storia. Una cosa è certa, probabilmente non c’è tema più adorato dagli artisti e dai fotografi, che quello del gentil sesso.

• Robert Sironi


131

Le muse

Miroslav Arbutina - Arbe Viki, 2016

collodio umido su vetro 13 x 18 cm


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Rino Gropuzzo Il sogno di Kotli, ca. 1990

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 90 x 70 cm


Le muse

Zaneto Paulin Maya, ca. 1970

133 mosaico da 4 foto fatte con Instax Fujifilm tratto dai vecchi negativi 35mm scattati con la Canon A1


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Robert Sironi Studio del Corpus Veneris, 2021

Fotografia Zeropixel 2021

fotografie dai viaggi proiettate sulla statua d’argilla e fotografate con la Instax square Fuji


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Premio Sergio Scabar


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Fotografia Zeropixel 2021

Il Premio Sergio Scabar è un evento importante nell’ambito del Festival Fotografia Zeropixel perché vuole ricordare il fotografo che ha avuto un ruolo fortemente formativo per i fotografi che hanno avuto la fortuna di incontrarlo. Ombroso, schietto e di poche parole, Scabar è stato Maestro nel consigliare e nello scambiare opinioni con chi gli chiedeva un parere. La sua ampia conoscenza dell’arte, della fotografia e della musica, il suo sguardo incisivo ma mai accondiscendente, hanno accompagnato i percorsi artistici di molti fotografi della nostra zona. Eclettico ed unico nella sua peculiare espressione artistica, Scabar è rimasto sempre fedele alla fotografia tradizionale: definiva le sue straordinarie opere stampe alchemiche ai sali d’argento, che poneva in cornici da lui costruite ad hoc e portava al pubblico esponendole con un particolare metodo, quasi scientifico. Il suo motto era: meglio togliere che mettere. Sebbene tanti fotografi abbiano tentato e tentino ancora di imitarlo, Sergio Scabar non svelerà mail il suo processo chimico di stampa. Prima di lasciarci a causa di una grave malattia, nel 2018 partecipò ad un un’edizione del Festival. L’idea di istituire questo premio è di Massimiliano Muner e consiste nell’offrire al vincitore la realizzazione di una propria mostra monografica nell’ ambito del Festival dell’edizione successiva. Grazie al sostegno della compagna di Sergio, Lucia Comuzzi Scabar, qualche mese dopo la sua scomparsa, nel 2019, Fotografia Zeropixel decideva di riconoscere, tra tutte le fotografie presentate alla mostra collettiva tematica, l’opera che si distingueva per originalità di contenuto, esecuzione e tecnica. Questo compito è stato assegnato alla giuria di esperti in fotografia composta da Angela Madesani e Michele Smargiassi che, assieme a Lucia Comuzzi Scabar, individuano la fotografia ritenuta meritevole. Dopo Davide Dionisio nel 2020, il Premio è stato assegnato alla fotografa americana Ellen Goodman per The middle ground between light and shadow / La regione intermedia tra luce e ombra, che quest’anno porta un particolare contributo fotografico su ciò che sta tra il visibile e l’invisibile, quella zona grigia individuata dagli scienziati quantistici.

Chiedendosi se i nostri corpi fisici siano fatti della stessa materia delle stelle, per realizzare la sua mostra Ellen Goodman si è ispirata alla serie televisiva antologica di Rod Serling, Ai confini della realtà, indagando quel divario tra luce e oscurità, l’ignoto misterioso che forse tiene tutto unito, e lancia una sfida allo spettatore nel considerare la curiosità e la possibilità dell’immaginazione. Qui a fianco è riportato il verbale che ha decretato la scelta delle fotografie presentate da Ellen Goodman alla settima edizione di Fotografia Zeropixel dedicata alla MUSICA.

• Annamaria Castellan


Premio Sergio Scabar

Il giorno 21 aprile 2020, alle ore 14.30, è stata convocata la giuria del Secondo Premio Sergio Scabar in ambito dello Zeropixel Festival 2020, dal titolo MUSICA. La giuria, in collegamento streaming, è composta da: - Angela Madesani - Lucia Comuzzi Scabar - Michele Smargiassi La giuria ha il compito di individuare tra le fotografie presentate alla mostra collettiva MUSICA della 7° edizione del Festival 2020 l’immagine o la serie di immagini che meglio rappresentano la poetica del Maestro Sergio Scabar. Verbalizzante è Annamaria Castellan che, assieme a Giacomo Frullani, in veste di organizzatori del Festival, sono presenti presso la sede dell’Associazione Acquamarina di Trieste. Poiché sia Castellan che Frullani sono presenti in mostra con loro opere, si decide all’unanimità che le stesse non siano oggetto di giudizio da parte della giuria. A causa della chiusura delle mostre e del divieto di viaggiare tra regioni, come da disposizioni ministeriali anti-Covid, Angela Madesani e Michele Smargiassi non hanno potuto visionare di persona le opere esposte nella mostra collettiva. Per questo motivo è stato inviato loro il catalogo del Festival, con due videoregistrazioni delle opere esposte nella mostra collettiva ed è stato dato loro accesso alla cartella in Google Drive contenente tutte le opere presentate alla mostra collettiva. Anche a Lucia Comuzzi Scabar, sebbene sia riuscita a visitare la mostra, è stato trasmesso il materiale messo a disposizione degli altri due giurati. Il lavoro della giuria inizia alle 14.40.

I giurati espongono le loro preferenze motivandole e, dopo un’attenta analisi di ogni lavoro presentato alla mostra collettiva MUSICA, decidono di assegnare il Premio Sergio Scabar 2020 a: Classical Refractions 1, 2, 3 di Ellen Goodman Due altre opere vengono individuate come seconda e terza posizione: Echoes from Mantova di Kit Young e Four Ages for Music di Mikael Siirillä In conclusione vengono segnalate le opere: White Noise di Davide Dionisio Duetto per archi di Roberto Kusterle I lavori terminano alle 15.30. Le motivazioni della giuria per l’assegnazione del Premio sono le seguenti: Classical Refractions 1, 2, 3, Ellen Goodman La proposta della Goodman è risolvere il dialogo fra musica e immagine, cercando sperimentalmente un terreno d’incontro che appartenga a entrambi i mondi: le onde sonore impalpabili, agitano la superficie dell’acqua e si trasformano in onde liquide che la fotocamera può cogliere. La sovrapposizione tra le onde e i volti dei grandi musicisti aggiunge un elemento di ironica sdrammatizzazione. Per entrambe queste caratteristiche, ovvero rendere visibile l’invisibile, e l’approccio non solenne all’esistenza, la giuria ritiene che il lavoro della Goodman corrisponda allo spirito del Premio e all’ispirazione dell’artista cui è dedicato. Echoes from Mantova, Kit Young L’analogia fra suono e immagine è cercata da Young nell’immagine urbana, letta come uno spartito su cui i suoni diventano segni. Nelle strade di Mantova le ombre e le silhouette disegnano possibili

notazioni musicali che alludono a ritmi e accenti, la ripetizione ai motivi che ritornano, i riflessi al timbro e alla tonalità. Per queste caratteristiche, ovvero la lettura della realtà fisica come tavola di segni che rimandano all’invisibile, la giuria ritiene che il lavoro di Young corrisponda allo spirito del Premio e all’ispirazione dell’artista cui è dedicato. Four Ages for Music, Mikael Siirilä L’approccio essenziale e riduzionista di Mikael Siirilä, accentuato da un sapiente uso della camera oscura, dà vita ad atmosfere intense, dove presenze e assenze si alternano nella singolare autonomia delle immagini. Nel lavoro del fotografo finlandese, in cui la luce gioca un ruolo fondamentale, dominano calma e riflessione, in una sorta di poetica sospensione temporale. Per queste caratteristiche la giuria ritiene che il lavoro di Mikael Siirilä corrisponda allo spirito del Premio e all’ispirazione dell’artista cui è dedicato.

Menzioni speciali vanno a: White Noise, Davide Dionisio Duetto per archi, Roberto Kusterle

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Ellen Goodman Classical Refractions 1, 2, 3, 2020

Fotografia Zeropixel 2021

stampa ai sali d’argento 25 x 25 cm


Premio Sergio Scabar

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↑ Stardust, 2021 stampa ai sali d’argento 28 x 36 cm

Fotografia Zeropixel 2021


141 The middle ground between light and shadow

La terra di mezzo tra luce e ombra

a cura di Annamaria Castellan e Giacomo Frullani

15.11 – 08.12.2021 SALA 2A, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE

Ellen Goodman

07.01 – 30.01.2022 GALLERIA PROLOGO GORIZIA


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Fotografia Zeropixel 2021

La luce vola intorno alla Terra 7 volte al secondo. Percorre 5,88 trilioni di miglia, 9,46 trilioni di chilometri all’anno. Supponiamo che ci sia uno specchio che galleggia nello spazio a 33 milioni di anni luce dalla Terra. Supponiamo poi di avere un telescopio tale da poter vedere il riflesso della Terra su quello specchio. Potremmo vedere i dinosauri? Questa domanda mi giunse da mio marito venti anni fa, mentre percorrevamo un lungo tratto di autostrada in un viaggio da Saint Louis, in Missouri, a Chicago, in Illinois. Questo ed altri pensieri sono stati la base per questa serie di lavori.Quando è stato annunciato il tema Corpo sono andata a prendere il mio quaderno e ho iniziato a scrivere i miei appunti: ma che cos’è il corpo umano? Il corpo è un veicolo fisico per l’anima? Così sono arrivata a fare altre riflessioni: i nostri corpi fisici sono fatti della stessa materia delle stelle? I tempi, passato, presente e futuro, esistono in contemporanea? Ci sono portali naturali per i viaggi nel tempo intorno a noi? L’universo è una bolla? Ci sono copie di ognuno di noi che vivono una vita diversa in un universo parallelo? Vite passate? Vite vissute in parallelo? Se la vita è nata prima su Marte gli umani sono i veri Marziani? Abbiamo dentro di noi DNA alieno? Ricordavo la serie televisiva antologica di Rod Serling, Ai confini della realtà. La regione intermedia tra luce e ombra rappresenta l’immaginazione e le possibilità. Ombra e luce non sono un continuum, non vi è alcuna zona grigia: sono piuttosto una storia di oggetti illuminati nel corso del tempo.


Ellen Goodman

The middle ground between light and shadow

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Le ombre non esistono senza la luce, mentre l’oscurità è semplicemente il suo contrario. La mia visione per questa mostra è stata allora quella di esplorare la regione intermedia: il divario, l’ignoto misterioso che forse tiene unito il tutto come una specie di lettera d’amore a mia figlia e a mio marito per ricordare loro che la vita la arricchiamo meditando, con riverenza, pensando continuamente a cosa sia possibile. Ai confini del mondo quantistico gli scienziati sostengono che il tempo diventi un po’ una zona grigia. Supponiamo che le nostre menti siano dotate di un’antenna che intercetta quel segnale. La mia speranza è che approfondire idee come queste inviti lo spettatore a considerare le curiosità e le possibilità dell’immaginazione. La storia è ricca di storie fittizie che sono diventate realtà.

• Ellen Goodman


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↑ Portal, 2021 stampa ai sali d’argento 28 x 36 cm

Fotografia Zeropixel 2021


Ellen Goodman

↑ Infinity, 2021 stampa ai sali d’argento 28 x 36 cm

The middle ground between light and shadow

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Peering into the past, 2021 stampa ai sali d’argento 28 x 36 cm

Fotografia Zeropixel 2021


Ellen Goodman

The middle ground between light and shadow

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Bubble verse, 2021 stampa ai sali d’argento 28 x 36 cm


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Fotografia Zeropixel 2021

Alien DNA, 2021 stampa ai sali d’argento 28 x 36 cm


Ellen Goodman

The middle ground between light and shadow

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Starlit spine, 2021 stampa ai sali d’argento 28 x 36 cm


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Picture a man, 2021 stampa ai sali d’argento 28 x 36 cm

Fotografia Zeropixel 2021


Ellen Goodman

Picture an alien, 2021 stampa ai sali d’argento 28 x 36 cm

The middle ground between light and shadow

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153 I Vattienti di Nocera Terinese

Daniele Papa

a cura di Dino Zanier

15.11 – 08.12.2021 SALA 2A, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE


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Fotografia Zeropixel 2021

Dopo il Concilio di Trento si diffuse una nuova ondata pubblica di autoflagellazione a sangue, simile e differente da quelle sollecitate, originariamente, in Umbria, nel 1260, dall’eremita Raniero Fasani e che, dal secolo successivo, rientrarono nelle pie pratiche delle congreghe e si espletarono nel chiuso delle rispettive sedi, sotto la guida spirituale di un cappellano. Nel primo decennio del XVII secolo, il dipinto di Peter Van Laer, Flagellanti in piazza di Roma, e quello di Gerard Borch, Processione di flagellanti, testimoniano il riapparire in pubblico di quel movimento penitenziale, e l’incremento del fenomeno; in seguito, lo farà anche Francisco Goya, con un’opera del 1812. Come nel medioevo, anche la nuova ondata dpenitenza cruenta interessò diversi paesi dell’Europa, soprattutto la Spagna, che la esportò nelle colonie del Messico e delle Filippine, dove si possono osservare ancora oggi. In tale periodo, i flagellanti pubblici apparvero anche nel regno di Napoli e di Sicilia, dove i flagellatori medioevali del 1260 erano stati fermati e interdetti da Manfredi, figlio naturale dell’Imperatore Federico II, che alla morte del padre era diventato re. Il Sud Italia, che i Gesuiti definirono Le Indie di quaggiù, in relazione alle Indie del Nuovo Mondo, e le aree rurali di tutto il nostro Paese, furono rievangelizzate da predicatori quaresimali che, con intensi psicodrammi detti macchine gagliarde, favorirono e sollecitarono numerose tipologie di penitenze severe e aspre, nell’ottica di frenare l’emorragia protestante, e di contrastare il nascente ateismo. I fedeli del Meridione, dopo molti secoli di formazione al cristianesimo diffuso da anacoreti e religiosi che fuggivano dall’iconoclastia bizantina (le forre del territorio sono costellate da santuari rupestri scavati nella roccia), erano nuovamente entusiasmati dal partecipare da protagonisti a quelle dolorose processioni penitenziali che la Chiesa cattolica dispiegò nell’ardore del suo impegno controriformista. Quando però alcuni vescovi modernisti iniziarono a contrastare quelle forme di penitenza, in alcuni paesi i fedeli si sentirono disorientati e svuotati dell’appassionata e sanguigna devozione con la quale riparavano, agli occhi della comunità, le loro abiette azioni; non capivano

perché questa stessa Chiesa che prima li aveva encomiati e sostenuti, ora li avversava. A Nocera Terinese, nei primi anni sessanta, per estirpare il rito dei battenti, accertato fin dal XIX secolo, monsignor Agostino Saba fece intervenire un plotone di poliziotti della Celere che presidiò i locali in cui quei fedeli stavano preparandosi insieme agli Ecce Homo, giovinetti che, legati alla figura di Cristo, flagellato e mostrato da Pilato al popolo, assistiti dai portatori, gli versavano vino ripetutamente sulle ferite per disinfettarle. Molti gruppi di penitenti riuscirono a raggiungere la processione della Pietà; alcuni furono arrestati e trasportati sanguinanti nel carcere locale, ma tutta la popolazione s’indignò per l’umiliazione subita dall’autoritarismo del prelato, che aveva ottenuto lo schieramento di tutta quella forza pubblica grazie all’amicizia personale di un ministro. L’anno successivo il numero dei penitenti raddoppiò, e andò crescendo di anno in anno; oggi sono oltre cento, in maggioranza giovani, maschi, di tutte le classi sociali; non hanno alcuna organizzazione e decidono individualmente il momento e il luogo dell’incontro con la processione del Venerdì e del Sabato Santo. In Calabria si possono osservare ancora gli antichi riti di autoflagellazione a sangue, non solo a Nocera, ma anche a Verbicato, nella notte del Giovedì Santo; gruppi di battenti sono stati attivi pure a Terranova da Sibari fino agli anni Settanta del secolo scorso, segno di una pratica penitenziale diffusa. Ora i penitenti hanno aggiunto alla devozione anche l’orgoglio di difendere la dignità di un rito atavico e un ancestrale senso religioso a tutto tondo, che il settorialismo moderno ha reso conturbante allo sguardo dell’uomo contemporaneo, succube ormai del centralismo sanitario che ha monopolizzato la cura di ogni più piccolo intervento cruento, compreso il parto. Eppure, anche alla luce del Concilio Vaticano II, che ha recuperato il rapporto con la religiosità popolare, oggi più che mai c’è bisogno di porsi nelle condizioni d’intendere il senso del divino coltivato dall’altro, la cui diversità mostra i limiti degli oltranzismi, sia negli atti di fede sia nelle formule relazionali e di governo. • Franco Ferlaino, Università della Calabria


Daniele Papa

↑ I Vattienti di Nocera Terinese, 1982, stampa ai sali d’argento su carta baritata Agfa BEH 111 il reportage è composta da 33 fotografie formato 30 x 40 cm con cornice 51 x 41 cm

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Gigliola Di Piazza

a cura di Dino Zanier

15.11 – 08.12.2021 SALA 2A, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE


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Gigliola Di Piazza è una fotografa di origini carniche che, dopo aver ultimato gli studi artistici a Parigi, opera prevalentemente a Milano lavorando come reporter, in particolare per il Corriere della Sera. Nella sua prolifica attività affronta diversi aspetti sociali sotto forma di racconti, nei quali è l’attenzione verso le persone a diventare il fulcro dei reportage. I volti dei rom, delle donne eritree, degli anziani personaggi della Carnia, della gente comune che popola la città metropolitana, ma anche quelli dei pellerossa ripresi nei costumi tradizionali su fondali dipinti, rendono dell’individuo le caratteristiche fisiche e quelle più prettamente legate alla personalità mediante la direzione degli occhi, l’intensità dello sguardo, l’espressione del viso. Il tutto in un’apparente semplicità e fresca spontaneità che attutisce la posa, a volte inevitabile. Sono immagini che rivelano la fiducia dei soggetti davanti alla sua macchina e nel contempo la profonda sensibilità della fotografa. Casino… è potrebbe rappresentare una frattura all’interno della sua intensa produzione, ma non è così. Gigliola Di Piazza professionista impegnata su più tematiche, si interessa a varie problematiche sociali e artistiche, fino alla produzione di cartoline a tema floreale e piccole stampe, probabilmente a contatto, parzialmente dipinte a mano. In questa mostra ci propone un’opera fotografica articolata in sequenze, con un linguaggio tendente a fondere il documento, l’indagine e la sperimentazione artistica. È una riflessione su un aspetto che nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento ha costituito un vero fenomeno sociale: quello delle famigerate case chiuse o bordelli. Analizza, attraverso l’obiettivo, gli ambienti, gli oggetti d’arredo e quelli inerenti al mestiere più antico del mondo: fotografa i cataloghi e le immagini promozionali della merce umana da proporre ai clienti. Con l’aiuto di una modella ricostruisce alcuni cliché tipici della donna di mestiere, ma anche momenti d’intimità personale e di dialogo confidenziale tra le ospitanti. Le immagini sono state realizzate in parte in ambienti d’epoca rimasti intatti nei quali, con inquadrature che rievocano a volte uno still-life morandiano, è attenta a suggerire l’atmosfera mediante la scelta di una luce soffusa o tinte in seppia delle stampe.

Di Piazza declina il linguaggio fotografico in chiave artistica, escogitando soluzioni espressive che per un verso rimandano a colti antecedenti storici, quali le immagini sulla sperimentazione del colore di Madame Yevonde, sulle pose dinamiche di André Kértész, Donna sul divano, a quelle più statiche delle polaroid di Carlo Mollino, Donna inginocchiata di schiena, o a Storyville di Bellocq, La ragazza con mascherina. Le solarizzazioni che spuntano qua e là, le sovrapposizioni di bianconero e colore, gli interventi cosiddetti pittorici, hanno uno scopo: riproporre il fascino, gli stimoli dell’immaginario legato all’evasione erotica, da sperimentare nella casa chiusa e attraverso le fotografie stesse. Le immagini create dalla Di Piazza rievocano in parte gli stilemi classici della produzione dei cataloghi e del vasto repertorio delle cartoline dell’epoca. Un florido mercato dove si fondevano glamour, erotismo e tanti sconfinamenti nel pornografico. Perché questo fervido mercato di ritratti di signorine o donnine tanto desiderate? Nell’epoca vittoriana la figura femminile viene vista prevalentemente come custode della casa, perché in genere, per le esigenze fisiologiche sessuali dell’uomo, connesse agli stimoli dei sogni erotici considerati trasgressivi dall’etica del tempo, strettamente congiunti all’evasione dai desideri repressi e dalle frustrazioni della vita, esistevano le case chiuse o di tolleranza. Le donne, quelle che venivano sposate, godevano di una deliziosa condizione d’inferiorità… Fragili, romantiche, tenute lontane dagli affanni del mondo, queste donne venivano educate a ignorare non solo i trasporti della passione ma perfino la propria anatomia… In Inghilterra l’uomo vittoriano credeva, o almeno fingeva di credere, che una donna di società fosse un essere talmente superiore dal punto di vista morale da non poter tollerare l’impeto della sensualità che a pena di svenimenti e rossori… Ogni borghese nutriva dentro di sé la convinzione che la forza piena del desiderio sessuale è praticamente sconosciuta alla donna virtuosa. Per conseguenza l’eros coniugale era tecnicamente limitato allo stretto indispensabile e si svolgeva… nella costante presunzione che la sposa


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Gigliola Di Piazza

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dovesse soggiacere poco meno che nauseata alla rivoltante animalità dell’atto.1

Al fotografo udinese Attilio Brisighelli, nell’anno 1905, lo zio canonico raccomandava di non intraprendere tale mestiere biasimato dalla Chiesa per il fatto che si fotografavano i corpi nudi.4 Tra le brame umane immutabili c’è il desiderio primordiale di possedere liberamente un corpo umano: la fotografia, a partire da pochi anni dopo la sua ufficializzazione, appena i perfezionamenti tecnici lo permisero, e più della pittura, faciliterà l’illusione del possesso, e la liberazione delle fantasie erotiche con la sua resa dettagliata della realtà, più veritiera di quanto agognato. Il mercato forniva vere fotografie e fototipie dipinte a mano per le pensionanti delle case chiuse; pregiate fotografie eseguite secondo le antiche tecniche di stampa commissionate dalle attrici per i loro ammiratori e frequentatori più assidui.

C’è anche chi ne approfitta per esercitare un doppio mestiere. Marta La Spagnola è ospitante in una casa chiusa di Torino: nella sua stanza fu trovata l’intera attrezzatura da ripresa e stampa assieme a diversi manuali e pubblicazioni sulla fotografia. Tra la prima e la seconda decade del Novecento inizia come modella, quindi davanti all’obiettivo; poi, negli anni Venti, diventa fotografa, passando dall’altra parte dell’obiettivo. Per la bella Marta la pratica fotografica non diventa solo una fonte di guadagno per arrotondare le entrate, ma un’attività che la incuriosisce, la stimola culturalmente e ne valorizza la personalità; le permette di scindere il proprio io separando il sé quotidiano dal sé immaginato. Veniamo trasportati con tali immagini in pieno periodo neista: è il classicismo il modello di riferimento, quindi abbondano i drappi e le vesti trasparenti, le anfore, le cetre e le candele. Tutti elementi di richiamo erotico. Nella produzione di cartoline erotiche i vasi ci rimandano ai miti di Pandora e Psiche che, come si sa, sono le equivalenti di Eva. Gli strumenti musicali simboleggiano le sensazioni piacevoli e leggere legate alla poesia, al canto, alla danza, ma nella tradizione pittorica sono associati all’amore ed ai vizi, in quanto gioie effimere, transitorie. La candela allude alla vanità, quanto più se abbinata allo specchio, e come attributo di Venere e Cupido, sicuramente alla fiamma dell’eros. La sigaretta, il sapore deciso del tabacco, è un chiaro simbolo di richiamo erotico prontamente sfruttato in fotografia sin dagli inizi della sua storia, ma rappresenta altresì un segno dell’emancipazione femminile. Di Piazza riprende la sua modella con la sigaretta nei momenti di relax, mentre è nelle vesti della ospitante che legge una lettera oppure si trucca e vede moltiplicarsi la sua immagine nello specchio, quasi a mimare le varie espressioni che la donna deve interpretare nell’arco della giornata con i clienti.

Queste fotografie, scattate in gran parte per preparare i cataloghi delle pensionanti dei bordelli, così da permettere ai clienti una prima scelta, spesso regalate o acquistate dagli abituali frequentatori e gelosamente custodite nei portafogli insieme al calendario profumato del barbiere, hanno alimentato per decenni una forma di erotismo sotterraneo e a buon mercato.5

Una delle malattie del secolo era la sifilide: il dilagare della prostituzione, i mostruosi assembramenti industriali, la criminale crescita degli eserciti, avevano favorito il contagio luetico che toccò i limiti di una vera pandemia. Alla fine del XIX secolo in Francia sette soldati su dieci erano stati contagiati di lue o di blenorragia, la ‘goccia militare’, almeno una volta.

Proprio in quell’epoca George Sand, avversa al disprezzo con cui ai suoi tempi si parla della miserabile necessità del rapporto sessuale, ammoniva che questo modo di separare lo spirito dalla carne produce la necessità dei conventi e dei postriboli.2 Anche la macchina fotografica, se non era utilizzata a scopo sociale o a fini documentativi e scientifici, veniva considerata come un peccaminoso strumento di perversione. Fu così che due dilettanti illustri, i due ‘amatori’ più famosi e celebrati dell’età Vittoriana, Lewis Carroll e Julia Margaret Cameron, refrattari a subordinare la loro macchina all’utile e alla verità, furono costretti a praticare il loro hobby nella semiclandestinità... fino al punto di arrivare, come nel caso di Carroll, a rinunciarvi, per porre fine alle angosciose contraddizioni tra etica ed estetica.3


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Qualcuno sostenne coraggiosamente che la diffusione della fotografia pornografica, stimolando la soddisfazione sessuale solitaria, era forse un rimedio al contagio: la prostituta cartacea offriva una specie di surrogato alla prostituzione carnale.7

Nelle immagini in mostra non sfugge la descrizione di quanto concerne l’igiene, sicuramente l’aspetto più delicato di tale ambiente. Di Piazza produce fotografie pensate e studiate esteticamente per restituire il clima di un’epoca reso mediante accorgimenti tecnici tendenti ad esasperare certi contrasti, mescolando colore e bianconero, tonalità pastello con pennellate robuste, a volte intercalando viraggi dal sapore antico. Ci invita a una rilettura più cosciente su un mondo apparentemente banale, ma che nasconde complessità socio-esistenziali non indifferenti.

• Vincenzo Marzocchini

1. a cura di Augias Corrado, Marco Antonetto, Quelle signorine, Ed. TEA 1996 2. Patrizia Carrano, Le scandalose, Ed. Rizzoli 2004 3. Francesca Alinovi, La foto d’evasione, in F. Alinovi/C. Marra, La fotografia. Illusione o rivelazione? Ed. Il Mulino 1981, Ed. Quinlan 2006 4. a cura di Giuseppe Bergamini, Attilio Brisighelli fotografo Ed. Art& - Udine 1989. 5. Quelle signorine, op. cit. 6. Ando Gilardi, Storia della fotografia pornografica Ed. B. Mondadori 2002 7. Storia della fotografia pornografica op.cit.


Gigliola Di Piazza

Casino… è, 2000 stampa su carta colore alcune foto sono dipinte o solarizzate 36 fotografie formato 42 x 18 cm

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Eccomi, sono Ejabbabbaje Nicole Santin

Un corpo nudo in cui la relazione con la luce, ed il suo opposto, il luogo e gli oggetti inseriti nella scena, hanno una doppia funzione: quella di simbolo e quella di filtro. Simbolo perché ogni elemento all’interno della composizione, che sia segno, gesto o cosa, va oltre l’immediato aspetto sensibile, ma stimola la percezione e suscita nella mente un’idea diversa. Filtro perché al contempo, grazie alla collocazione nell’inquadratura e nell’azione, gli oggetti aiutano a nascondere o evidenziare parti del corpo accentuandone il significato metaforico. Presenza e assenza, sottolineate anche da come il volto sia spesso mancante oppure parzialmente celato. Per tutte queste caratteristiche trovo un’analogia con le fotografie di Francesca Woodman (1958-1981), con la quale Santin condivide anche l’età in cui la ricerca interiore è condotta. Certamente i quarant’anni di distanza ne accentuano le differenze, rendendo maggiormente provocatorie alcune delle fotografie di Nicole Santin. Nelle Polaroid che compongono il dittico Matter lo sguardo dello spettatore viene catturato in prima istanza dai colori, soprattutto il rosso dal forte significato simbolico, e poi dalla forma che subito appare chiara anche nel significato. Dolce è il titolo del trittico con la fredda maschera di porcellana che, come in un pas de deux, interagisce con il corpo nudo. Dettagli femminili che si uniscono in una combinazione tra artificiale ed umano che si rivela intensa, sensuale ed esplicita. In evidenza i tatuaggi, a sottolineare il ruolo del corpo che diventa parlante, portatore di messaggi e luogo simbolico e di territorio. Sempre parlando d’interazione, di reciprocità con gli oggetti, anche il trittico in bianco e nero cui l’autrice non ha dato titolo, caratteristica questa già emblematica alla quale si aggiunge la presenza di uno specchio, elemento quasi magico, che indica doppio inganno, non solo ottico. In primo piano il cerotto induce a pensare ad una ferita. Nella ricerca di Nicole è importante anche l’interazione con lo spazio, ben evidenziata dalla coppia d’istantanee della serie Corpo a due dimensioni, in cui la sua figura nivea, magra, armonica ed indifesa emerge dallo sfondo scuro, caotico e naturale nel quale allo stesso tempo sembra essere imprigionata, superando il confine con ciò che la circonda in una sorta di metamorfosi, d’intreccio.

a cura di Annamaria Castellan 12.11 – 26.11.2021 GALLERIA D’ARTE PROLOGO GORIZIA

Cosa viene raffigurato con un autoritratto? A partire dall’origine in pittura, l’autorappresentazione è stata un mezzo utilizzato dall’artista per lasciare una traccia di sé, per ottenere l’immortalità. Firma mediante un’immagine da un lato, carta d’identità dall’altro, apre uno svelare le generalità e le sembianze dell’autore. Inizialmente una sorta di pubblicità ante litteram che nel corso della storia dell’arte, compresa la fotografia fin dai suoi albori, acquista un valore sempre più profondo. Diventa autoanalisi, esteriorizzazione di emozioni e sentimenti. Rivelazione dell’intimità non solo fisica, bensì di tutto quel mondo interiore non visibile sulla superfice della pelle e dei suoi segni. Un passare attraverso la rappresentazione del corpo, dei gesti e della relazione con il luogo, per arrivare nell’abisso. L’autoritratto è uno strumento complesso che io definisco antinomia dialettica, perché chi compie l’azione di ritrarsi è allo stesso tempo, oltre che oggetto per gli altri, autore soggetto e spettatore di sé. Un mezzo espressivo che prevede coesistenza ed interazione tra elementi contraddittori, al fine di comunicare e d’indagare ponendo domande e cercando risposte. Ed è proprio di questo linguaggio che si serve la giovane Santin, nata a Sacile nel 1997, che fin da quando inizia il suo percorso sente l’impulso di puntare l’obiettivo della macchina fotografica verso una precisa direzione. Santin passa dall’utilizzo dell’analogico al digitale e dal bianco e nero al colore con disinvoltura, senza mai perdere di vista il focus della sua narrazione, ossia quel mettere in scena, attraverso un gesto performativo, il suo corpo quale elemento privilegiato d’indagine, per fissarlo in un istante in cui dialogano la sua sensibilità e l’automatismo tecnico. A chi le chiede quando smetterà di scattare autoritratti risponde: solo quando il mio corpo sarà solo un contenitore ormai vuoto.


Nicole Santin

La mostra dal titolo Eccomi, sono Ejabbabbaje offre altri spunti di riflessione. Innanzitutto il significato del termine Ejabbabbaje. Una parola senza un senso compiuto che possiamo definire onomatopeica in quanto sembra esprimere un’emozione, un sentimento positivo grazie alla musicalità nel pronunciarla. Un termine che, soprannome artistico di Nicole Santin, è valore aggiunto che apre una porta d’accesso per permettere l’ingresso nella personalità della giovane fotografa, dove sembrano alternarsi intensità e leggerezza, innocenza e sensualità. Scelta che indica il non volersi catalogare con una definizione precisa ma lasciare spazio alla creazione di un mondo personale, parallelo, onirico ed unico, nel quale lo spettatore può provare ad entrare per conoscerlo e comprenderlo. L’altro elemento importante consiste nella scelta di utilizzare la Polaroid, per cui ogni fotografia necessita di un’attenta osservazione. Le piccole dimensioni portano lo spettatore ad avere un incontro ravvicinato con l’oggetto, in cui la forma quadrata, dal rigore geometrico, che sembra essere in contraddizione con il contenuto introspettivo, al contrario lo enfatizza, proprio grazie a questa dicotomia. Una fotocamera che permette di ottenere l’istantanea per antonomasia, pezzo unico ed irripetibile, come irripetibile è l’autoritratto che, sebbene arresti il tempo o rappresenti l’autore nelle sue caratteristiche fisiche e psicologiche, non potrà mai descriverlo completamente e fissarlo, se non in quel preciso e transitorio momento, perché l’essere umano, come ogni cosa, è in continuo mutamento, in continua trasformazione. In continua ricerca.

• Monica Mazzolini

Eccomi, sono Ejabbabbaje

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Corpo a due dimensioni #5 #6, 2021 polaroid SX-70 10 x 8 cm

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Dolce, 2021 polaroid SX-70 10 x 8 cm


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matter #6 #7, 2021 polaroid SX-70 10 x 8 cm

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Eccomi, sono Ejabbabbaje

Senza nome, 2021 polaroid SX-70 10 x 8 cm


182 I volti della scatola magica Daniele Sandri

Fotografia Zeropixel 2021

che la fotografia ha cristallizzato, sospendendolo nel tempo. Nessuna mediazione di trasferimento meccanico d’inchiostri, elettrica, calcografica o digitale. Solo il gioco della luce riflessa dai soggetti che imprime segni a cura di Annamaria Castellan in chiaroscuro, poi resi per sempre stabili a mantenere 19.11 – 23.12.2021 memoria di un breve momento. MEDIATECA LA CAPPELLA UNDERGROUND La fotografia minutera è un procedimento negaTRIESTE tivo-positivo su carta che produce una matrice fotograDaniele Sandri ama creare con le mani, anche le imma- fica unica, adatta ad essere riprodotta in copie positive. gini. Ad altri basta schiacciare un pulsante o sfiorare uno Ma l’atto fotografico, nella sua semplice complessità, rischermo. Padroneggiare il processo fotografico signifi- chiede l’azione convergente e consapevolmente parteca per Sandri anche realizzare gli strumenti di ripresa, cipata dei soggetti e del fotografo, coinvolgendo spesso modificando o rienventando strumentazioni preesisten- persino gli spettatori. Ne nasce un’azione, che possiamo ti, oppure ancora realizzandone di totalmente nuove. considerare addirittura teatrale, che richiede tempo, diQueste fotocamere autocostruite vengono battezzate, sponibilità reciproca, empatia, scambio e complicità. dando loro un nome, perché ciascuna di esse possiede Con la fotografia abbiamo un rapporto molto più un proprio carattere individuale, come accade con le per- diretto, immediato, fisico e personale che con le raffigusone o gli animali da compagnia. I suoi apparecchi per fo- razioni prodotte da tutte le altre arti. Ogni ritratto diventa tografia stenopeica, realizzati in cartone, faesite, legno, occasione di esercizio di lettura sociologica ed antropoalluminio ed altro si chiamano PinKiev, Azzurra, Pinroll, logica. Gli occhi ed i volti che osserviamo ci mettono in illy deca, Limes120, PinHassy. Mentre le box-camera per gioco e discussione. Noi siamo e ci interroghiamo perché fotografia minutera sono Miniminu, La Repubblica, ed le fotografie ci interrogano, tanto più profondamente inaltre ancora. Tutte finemente personalizzate; al punto triganti perché mute. Le risposte non stanno nei ritratti, di costituire, esse stesse, autonome creazioni d’arte. ma dentro di noi. Le fotografie, persino e soprattutto Manufatti unici, in grado di produrre immagini altrettanto quelle di sconosciuti, ci costringono al confronto ed alla irripetibilmente originali per le persone che si lasciano riflessione. Domandarci cosa stava pensando chi era in posa davanti a Daniele Sandri serve per comprendere coinvolgere nelle sue performance iconografiche. La tradizionale fotografia, a processo analogico cosa pensiamo noi degli altri. Solo ponendoci in attegimmediato, in strada ed in piazza, assume la denomi- giamento di attenzione e rispetto possiamo riuscire a nazione latina di fotografia minutera. Viene eseguita con leggere, forse a capire o almeno intuire, chi siamo. camere ottiche che integrano un laboratorio fotografico In fotografia minutera tutti sono insieme soggetti essenziale per il trattamento rapido del materiale sensi- attivi e protagonisti. Il ritratto non può essere mai rubabile. Le street-box-camera interpretano e concretizza- to, perché nasce come dono di attenzione reciproca. In no, fondendole insieme, la magia della posa in ripresa e un’epoca nella quale il tempo è il bene più prezioso, scequella della camera oscura. Le fasi chimiche dello svilup- gliere di riservarne una porzione per fissare la memoria po e del fissaggio avvengono al buio, nascoste alla vista di un’emozione di pochi istanti è un atto di cura per se dei protagonisti. Il fotografo minutero manipola come un stessi e per le persone che si vogliono accanto, verso cieco le impronte che la luce ha inciso nei sali d’argento. un ritratto che si avvicina al rito antico delle fotografie di Nell’oscurità si manifestano e si stabilizzano le figure studio di un secolo fa. In fondo si posa e si fotografa per rubate in pochi attimi allo scorrere del tempo. Presenza prendere controllo del flusso degli eventi, per lasciare e persistenza prendono consistenza tattile, assumendo piccoli grandi segni delle nostre vite. per sempre corpo su un foglio di carta, un oggetto de• Gabriele Chiesa stinato a sopravvivere ai protagonisti stessi dell’evento


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Fotografare con la gente, 2021 macchina fotografica minutera autocostruita stampa a contatto ai sali d’argento 13 x 18 cm

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Fotografia Zeropixel 2021

Luoghi non Luoghi Enzo Tedeschi

dall’ideologico-culturale conduca all’estetico, senza dimenticare il riconoscimento della maestria tecnica del suo fare, del da me fatto così. E questo a partire da ogni figura/fictio qui messa in campo:

a cura di Annamaria Castellan 22.11 – 20.12.2021 BIBLIOTECA STATALE STELIO CRISE TRIESTE Ogni artista, qualunque sia l’arte praticata, non deve ripetere quello che altri hanno già fatto e soprattutto, quello che fa, non deve farlo male. Può e deve, invece, per onestà verso sé e verso i fruitori delle proprie opere, offrire la testimonianza della propria originalità, come dono di novità al proprio tempo, così da entrare nell’autentica contemporaneità. Note come queste, preliminari ad ogni rapporto con l’arte, possono valere per disporci ad entrare in dialogo con l’opera fotografica dell’isontino Enzo Tedeschi, che qui si fa testimone di una realtà/irrealtà sotto il titolo Luoghi non Luoghi. In questi suoi lavori in bianco e nero, che non significa rigido mantenimento di un linguaggio tradizionale, dato che potrebbe essere forma di resistenza al sempre maggiore potere dominante delle ipertecnologie, Tedeschi mostra la sua novità: non nella dimensione della mimesi, ma in quella, pur vagamente onnicomprensiva, cosiddetta concettuale, autonomo prodotto creativo della mente. Potremmo dire che per questa via, forse meno facile da percorrere da parte del fruitore, si possa intendere il lavoro artistico di Tedeschi. È autoreferenziale? A parte la possibilità di equivocarne il significato, occorre evitare la presunzione d’intendere la realtà di certi interiori vissuti dell’artista, cercando piuttosto di intuire il rapporto dell’artista col proprio immaginario, che lo induce a produrre personalissime immagini che chiedono di mostrarsi. C’è, infatti, in ogni artista, un personale in exitu delle forme che vogliono mostrarsi per essere partecipate, tanto esteticamente quanto culturalmente. Ed, appunto, in modo culturalmente contemporaneo, è da leggersi il titolo dato a questa mostra Luoghi non Luoghi. Possiamo proporre un possibile percorso per l’intelligenza di questa mostra di Enzo Tedeschi, che

• la presenza di uno spazio indefinibile; • le geometrie dai chiari riferimenti simbolici; • le lettere di un alfabeto da decifrarsi come scrittura altra, che vive di alfabeti altrettanto simbolici, se non anche esoterici; • le inquietanti ombre/figurine che potrebbero essere umane, benché divenute minori o insignificanti. Certo, oggi, a differenza di quanto figurato in altri secoli, non troviamo niente di umano da esaltare trionfalmente o esibire trionfalisticamente. Ad essere sinceri, tutto oggi appare assai più inquietante. E, forse, un altro dato che emerge da queste fotografie riguarda la realtà stessa della luce, che non va intesa fisicamente come quel bianco che contiene in sé tutti i colori, ma psicologicamente. In queste opere essa rimane scritta come concettualmente grigia. Un messaggio? Un’indicazione di psicologico habitat, che può essere o non essere quello del fotografo/artista, ma di molti uomini di cui è contemporaneo? O il tutto diviene un gioco surreale di puro divertissement artistico, per mostrare dove possa arrivare la personale incisività creativa, perché si tratta pur sempre di incisioni? Ma torniamo ai protagonisti di questa mostra e consideriamo le lettere di questo improbabile alfabeto: non uniformi, ma disposte con una libertà che ne vuole alcune diritte, altre oblique, altre in precario equilibrio. E, soprattutto, slegate, ciascuna come monade rinchiusa in sé e non disposta a legarsi con altre a formare parole di senso. Prendiamo ora queste figurine umane divenute ombre, e prendiamo nota di come anch’esse non entrino né in rapporto né in conflitto con le lettere e con le possibili combinazioni di questo alfabeto. Forse anche nella nostra contemporaneità sta accadendo qualcosa di simile tra l’uomo e la parola: tra significanti senza significato e significati, soprattutto spirituali, senza un significante che li faccia presenti.


Enzo Tedeschi

Prendendo questa strada potremmo trovarci lontani dal luogo in cui ci troviamo, che è una mostra di arte fotografica. Che, come tale, ci mostra il prodotto di una mente curiosa della propria interiorità, della propria anima, che non produce emozioni, sentimenti e passioni, ma delle fictio figuranti un generale stato d’animo, che vuole dirsi secondo questo alfabeticare. Il dove, il luogo non luogo appare asettico: ma di cosa diviene espressione? Ci chiediamo: di una u-topìa, di una dis-topìa, di una a-topìa? Se per Dante la lettera I era il primo nome dato dall’uomo a Dio, quel Dio che tiene gli spiriti a li ubi ? (Paradiso XXVIII; 95), per Tedeschi la I è una lettera come le altre, situata in un dove che diviene luogo non luogo; perciò, a nostra scelta, un’utopìa, una distopìa, un’atopìa. Ma ci chiediamo se quanto detto e detto in questo modo, sia giustificato e giustificabile, posto in tale enigmatico scenario. Continuiamo. Tra gli obbliganti riferimenti concettuali vediamo un muro, una babelica torre, una spiaggia/deserto, un albero nel deserto, tre sfere surreali, degli infruttiferi stecchi, un’aerea gabbia, i resti dell’uovo cosmico, e così via. Siamo invitati ad interrogarci, a cercare di decodificare tutto questo, districando questioni che chiedono il filo d’Arianna per uscirne. E subito potremmo dire molto su ciascuna di queste simbologie, ma qui non è dato lo spazio per iniziare questo ben interessante lavoro su ciascuna figurazione. Si potrebbe anche insistere, interrogandoci sulle ragioni del titolo, riferendolo a quei luoghi-non-luoghi in cui noi oggi siamo costretti a vivere, finendo per chiederci se tutto questo ci vada portando dentro o fuori della Storia. È anche da questo punto di vista che la mostra di Tedeschi può essere intesa come storica, mostrando a noi i segni di una ben riconoscibile, e per certi aspetti inquietante, contemporaneità.

• Vittorio Cozzoli

Luoghi non Luoghi

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Luoghi non Luoghi, 2008-2011 stampa ai sali d’argento 35 x 35 cm, 33 x 21 cm

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Enzo Tedeschi

Luoghi non Luoghi

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Enzo Tedeschi

Luoghi non Luoghi

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Luoghi non Luoghi

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Il corpo come opera d’arte Jan Schlegel

Schlegel gioca anche con il corpo femminile, creando composizioni di una bellezza eterea e senza tempo: lo colloca su un piedistallo e lo modella con il mezzo meccanico al posto di martello e scalpello; lo inserisce in fondi neutri fra cascate di fiori e foglie. Agisce come fosse un pittore quattrocentesco con le sue donne delicate e armoniose in un’atmosfera contemplativa. Se nei cicli Tribes of our generation e Essence mantiene una tensione emotiva, sospesa tra ritualità passata e presente qui, in Muses, l’intenzione estetizzante è più evidente e ci coinvolge in una sensazione di morbido piacere.

a cura di Federica Luser e Giacomo Frullani 29.11.2021 – 08.01.2022 SPAZIO D’ARTE TRART TRIESTE

Corpi unici e inimitabili sembrano tele per la mano di un pittore, o materia per lo sguardo di uno scultore. Scatti raffinatissimi che fissano la bellezza plastica di torsi di uomini e corpi di donne nella loro unicità di esseri umani. Il soggetto è immobile davanti alla camera. A volte l’occhio del fotografo non vuole nemmeno incontrare i suoi occhi, ma si limita a raccontare la storia del suo corpo, che è una storia individuale, ma anche quella di un popolo o di una tribù specifica che si esprime attraverso i segni e disegni dai significati più diversi. Il corpo è la prima forma di linguaggio della storia umana, un canale espressivo fortissimo che mette in correlazione la fisicità con il pensiero. Una forma di linguaggio non verbale che attraverso la pittura sulla pelle comunica un messaggio chiaro che può essere magico, rituale e propiziatorio o ancora guerresco o semplicemente estetico. Jan Schlegel ha viaggiato e viaggia molto, conosce a fondo molte tribù africane e popoli asiatici. Ha vissuto con loro imparando e facendo proprie le loro usanze, le loro credenze, tanto da essere in grado di fissarle in immagini di grande fascino, lucide, precise nel minimo dettaglio. Ha scelto di ritrarre quei corpi in posa fissi davanti all’obiettivo, impassibili e apparentemente lontani nel tempo, e comunque incredibilmente vicini. La scelta del bianco e nero, il ritocco a pennello e la stampa al platino palladio gli permettono di concentrare tutta la sua passione per quei corpi. Un procedimento lungo e costoso, ma estremamente efficace nella resa della luce e dei chiaroscuri. Accanto alla pittura corporale e alla scarnificazione di africani e asiatici, Schlegel è affascinato dall’esperienza urbana occidentale che ha fatto propri questo tipo di segni distintivi agendo sulla pelle e riproponendo quei tatuaggi e segni ora definiti tribali.

• Federica Luser


Jan Schlegel

Il corpo come opera d’arte

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↑ Essence Mutambo (17) Himba tribe Namibia stampa ai sali d’argento con viraggio selettivo 50 x 60 cm


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↑ Muses Alla G. (19) Russia stampa ai sali d’argento con viraggio selettivo 50 x 60 cm

Fotografia Zeropixel 2021


Jan Schlegel

Il corpo come opera d’arte

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↑ Muses Alla G. (19) Russia stampa ai sali d’argento con viraggio selettivo 50 x 60 cm


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The tribes of our generation Alina (23) Russia stampa ai sali d’argento con viraggio selettivo 50 x 60 cm

Fotografia Zeropixel 2021


Jan Schlegel

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Il corpo come opera d’arte

The tribes of our generation Aliona (24) Russia stampa ai sali d’argento con viraggio selettivo 50 x 60 cm


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↑ The very last of a legend Kim with hortencias polaroid 20 x 25 cm

Fotografia Zeropixel 2021


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Il corpo come opera d’arte

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↑ The very last of a legend Kim with hortencias polaroid 20 x 25 cm


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↑ Essence Tanarake Mursi tribe Ethiopia stampa ai sali d’argento con viraggio selettivo 50 x 60 cm

Fotografia Zeropixel 2021


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Convegno, conferenze e workshop


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Fotografia Zeropixel 2021

Convegno e conferenze

i fronti di guerra in Palestina, Cisgiordania, Afghanistan, Arabia Saudita, Kuwait, Albania, Russia. Dell’Italia i tabloid gli pubblicheranno i fotoreportage sulla camorra, sui matrimoni dei mafiosi, sul contrabbando di sigarette, sulla mattanza, sul Palio di Siena e sulla Sardegna povera. Per il suo lavoro ha ricevuto per due anni consecutivi il World Press Photo, oltre ad altri prestigiosi premi. Francesco Cito terrà una lezione/incontro dove parlerà del mestiere del fotoreporter e mostrerà immagini che sono divenute icone. Illustrerà il rapporto con le redazioni delle testate nazionali ed internazionali, e la trasformazione del suo lavoro di fotoreporter dall’era analogica a quella digitale.

• DOM 07.11.2021 ORE 17 SALA LUTTAZZI, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE Il corpo tra fotografia, scultura e scienza con Monica Mazzolini Nella storia della fotografia le contaminazioni tra le forme artistiche, ma anche l’influenza delle ricerche scientifiche, evidenziano la relazione tra le diverse discipline. In questa conversazione, attraverso le fotografie di grandi autori, analizzeremo corpi statuari, volti, espressioni, gesti, l’armonia nella danza, la fisiognomica ed i meccanismi alla base dell’empatia e dell’intersoggettività. • SAB 13.11.2021 ORE 11 SALA BOBI BAZLEN, PALAZZO GOPCEVICH VIA ROSSINI 4 TRIESTE La Carnia di Antonelli, Ideologia e realtà presentazione del libro con i curatori del libro Tarcisio Not, Marco Lepre e Claudia Colecchia, responsabile biblioteca e fototeca dei Civici Musei di Storia e Arte del Comune di Trieste A cura del Circolo Culturale Fotografico Carnico A quarant’anni dalla prima edizione, il libro fotografico più rilevante per la Carnia viene ristampato. Impaginato nel 1980 da Renato Calligaro, con le fotografie del fotografo e farmacista Umberto Antonelli scattate prevalentemente nel periodo tra le due guerre mondiali, rappresenta uno dei libri fotografici di maggior successo stampati nella nostra Regione. Queste immagini hanno plasmato il vissuto collettivo della percezione della vita di montagna di quel tempo. I negativi, su lastre di dimensioni 13x18 e 10x15, sono ora conservati presso la Fototeca CarniaFotografia. • MERC 17.11.2021 ORE 17 SALA LUTTAZZI, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE ll mestiere del fotoreporter ieri, oggi e… domani? con Francesco Cito, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia Dagli anni ’70 al 2000 Francesco Cito ha documentato

L’incontro è inserito nella formazione permanente dei giornalisti e attribuisce 2 crediti formativi

• VEN 19.11.2021 ORE 17 SALA LUTTAZZI, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE Il corpo stenopeico videoproiezione con Vincenzo Marzocchini e Dino Zanier, del Circolo Culturale Fotografico Carnico La videoproiezione raccoglie le sperimentazioni degli ultimi otto anni, effettuate sul corpo mediante pellicole bianconero a rullo 120 e piane 10 x 12 cm, su vari modelli di macchine stenopeiche a fori singoli e multipli. Il corpo nudo viene inteso e interpretato come paesaggio in mutazione e soggetto antropologico, sottoposto a metamorfosi psico-fisiche in senso kafkiano, come serie di apparizioni attraverso esplorazioni grandangolari, iperboliche e anamorfiche che assumono forme suggestive e inusuali. • SAB 20.11.2021 ORE 11 BIBLIOTECA STATALE STELIO CRISE LARGO PAPA GIOVANNI XXIII N.6 TRIESTE Il diavolo: realtà e fictio in Dante con Vittorio Cozzoli Contributo per la ricorrenza del Settimo Centenario della morte di Dante e destinato ai Voialtri pochi (Paradiso I,10); il fondamento del rapporto senza soluzione di continuità tra realtà secondo l’esperienza di Dante (visione) e la conseguente fictio (scrittura) che ne dà la figurata


Convegno, conferenze e workshop

narrazione perché debba essere portata a compimento la lettura della Comedìa coerentemente col sistema della pienezza polisemica di cui Dante si è servito. • VEN 03.12.2021 ORE 17 SALA LUTTAZZI, MAGAZZINO 26 PORTO VECCHIO TRIESTE Cosa vogliamo vedere: l’etica del fotografo in contesti difficili con Michele Smargiassi, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia Che cosa possiamo guardare, che cosa dobbiamo guardare, che cosa vogliamo guardare? Che cosa abbiamo il diritto di mostrare, che cosa abbiamo il dovere di non mostrare? Ma se la risposta non è mai una sola, allora esiste davvero un genere che possiamo chiamare fotografia dell’orrore, pornografia dell’orrore? Abbiamo bisogno di dare un nome a ciò che vediamo. Abbiamo bisogno di classificare le cose che ci vengono incontro nel nostro campo visivo come buone o non buone, utili o pericolose. Una lezione-laboratorio che facendo scorrere decine di immagini controverse (su tre soggetti particolarmente sensibili: i poveri, i bambini, i migranti) mette alla prova l’etica del giornalista e quella del fotografo nel giudizio teorico, ma soprattutto nell’esperienza pratica della decisione professionale e civile di fronte a questa domanda: cosa vogliamo vedere? L’incontro è inserito nella formazione permanente dei giornalisti e attribuisce 4 crediti deontologici

• SAB 04.12.2021 ORE 11 CONSORZIO CULTURALE DEL MONFALCONESE ECOMUSEO TERRITORI VILLA VICENTINI MINIUSSI PIAZZA DELL’UNITÀ 24 RONCHI DEI LEGIONARI (GO) I fotografi dell’ombra: Maurizio Frullani, Roberto Kusterle, Sergio Scabar Relatori: Angela Madesani, Michele Smargiassi. Introduce: Roberto Del Grande. Modera Marco Puntin. Partecipano: Lucia Comuzzi Scabar, Gianpaolo Cuscunà, Giacomo Frullani, Roberto Kusterle Tre fotografi della fotografia stage e teatrale, della scena

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pazientemente progettata, costruita, fotografata. Tre fotografi che appartengono a una tradizione fra le più antiche della fotografia, la macchina che produce immaginario: quella del tableau vivant, del teatro da camera (oscura). Li differenzia la scelta delle mitologie e delle ossessioni, delle metafore visuali. Li accomuna quel sentimento puristicamente surrealista che André Breton chiamò, non per nulla, humor nero, dove occorre non perdere l’ossimoro: nero sì, ma dove c’è humor, c’è ironia, c’è sarcasmo, c’è il paradosso.

Workshop • SAB 06.11.2021 ORE 16/19 MAGAZZINO 26, PORTO VECCHIO TRIESTE La stampa alla gomma bicromata con Davide Dionisio Cenni storici sulla tecnica della stampa che utilizza la gomma bicromata e sulla scelta di questo genere di stampa in epoca digitale. Illustrazione dei materiali e delle attrezzature e prove pratiche. • VEN 12.11.2021 ORE 16/19 MAGAZZINO 26, PORTO VECCHIO TRIESTE Polaroid in grande formato con Ennio Demarin e Massimiliano Muner Laboratorio introduttivo alla fotografia istantanea e alla magia del grande formato, con banco ottico 8x10. Note storiche sulle pellicole 8x10 e sull’utilizzo dei supporti Polaroid 8x10 attualmente in commercio. Uso del banco ottico, chassis e sviluppatore Polaroid, scatto guidato e sviluppo dell’immagine, lettura e conservazione degli scatti. • GIO 25.11.2021 ORE 16/19 FOTOTECA DEI CIVICI MUSEI DI STORIA E ARTE, PALAZZO GOPCEVICH VIA ROSSINI 4 TRIESTE Il corpo della fotografia con Barbara Cattaneo, Eugenia Di Rocco e Giovanni Emiliani, dell’Associazione Fotonomia di Firenze, in collaborazione con la Fototeca dei Civici Musei di Storia e Arte del Comune di Trieste


212 Percorso nella storia della fotografia e delle sue tecniche, attraverso l’osservazione diretta dei materiali fotografici storici della Fototeca dei Civici Musei di Storia e Arte di Trieste. Indagine sul corpo della fotografia, analizzando sotto la superficie dell’immagine. • SAB 27.11.2021 ORE 16/19 MAGAZZINO 26, PORTO VECCHIO TRIESTE Introduzione alla stampa su carta salata con Barbara Cattaneo, Eugenia Di Rocco e Giovanni Emiliani, dell’Associazione Fotonomia di Firenze Laboratorio dedicato a chi vuole cimentarsi nella antica tecnica della stampa su carta salata, tecnica madre e base del concetto di negativo/positivo fotografico. Inquadramento storico (dai disegni fotogenici alle carte salate, dalla calotipia alle carte salate albuminate), studio della tecnica e poi tutta pratica: ogni partecipante avrà la possibilità di realizzare una propria stampa su carta salata! • DOM 28.11.2021 ORE 10/13 E 16/19 MAGAZZINO 26, PORTO VECCHIO TRIESTE Camper/Studio Fotografico Piciuluti Daniele Sandri, fotografo Minutero, sarà presente con le sue fotocamere auto-costruite e il suo camper/studio Piciuluti per una dimostrazione pratica e la realizzazione di fotografie analogiche immediate. Chi vorrà potrà farsi ritrarre, e riceverà una stampa ai sali d’argento. • DOM 05.12.2021 ORE 16/19 MAGAZZINO 26, PORTO VECCHIO TRIESTE Back to the future, con Borut Peterlin Dimostrazione delle tecniche fotografiche utilizzate nel diciannovesimo secolo, tra le quali il collodio umido, la stampa all’albumina, la stampa su carta salata e al carbone. Si prepareranno negativi al collodio su vetro, all’albumina, gelatina e sali sensibili alla luce: il risultato saranno fotografie superiori in qualità a quelle stampate con le moderne inkjets.

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Biografie


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Fotografia Zeropixel 2021

• UROŠ ABRAM Nato nel 1982, ha conseguito la laurea all’accademia FAMU di Praga nel 2010. Dal 2013 è associato al settimanale sloveno Mladina, dove pubblica i suoi ritratti creativi. Ha pubblicato due libri: Body. Made in Me, nel 2011, in cui presenta una serie di fotografie realizzate con una camera oralis, un’invenzione dell’autore in cui trasforma la propria bocca in una camera oscura; in Dialogical portraits del 2017, presenta la sua serie di ritratti innovativi di artisti sloveni, scattati come parte del suo progetto fotografico per la rivista Mladina. Lavora tuttora sia nel campo della fotografia giornalistica che nel campo della fotografia d’arte.

che internazionale. Nel 1988 ha vinto il Premio Nazionale Francisco de la Maza. Nel 1993 ha ottenuto la Borsa di produzione nazionale per giovani creatori del Fondo Nazionale per la Cultura e le Arti. Nel 1998, nel 2004 e nel 2009 ha ottenuto la borsa di produzione per i Creadores con Trayectoria, offerta dal Fondo Statale per la Cultura e le Arti di Puebla. Ha ottenuto una menzione d’Onore alla seconda Biennale di Los Angeles nel campo della pittura, organizzata dalla Università Iberoamericana, nel 1999. Vincitrice nel 2000 della Borsa Nazionale di Produzione alla mostra Túnel de los Milenios in Arte-Moda, con il progetto Pulchras Corpus. Nel 2001 ha ottenuto la borsa di studio per Creadores con Trayectoria del goverp    119 – The body as a point of view no dello stato di Veracruz. Vincitrice nel 2001 della terza Biennale di Los Angeles, nell’ambito della fotografia e membro fondatore di Foto Apertura, Movimiento Foto• ARNALDO AGUGIARO Fin dagli inizi ho scelto di utilizzare la tecnica del bianco gráfico Independiente, Fundación Puebla, organizzae nero per dare forma alle immagini raccolte, attraver- zione no profit del Salone Indipendente di Arte Erotica, sando territori e paesaggi che, il più delle volte, scor- del Gabinete Fotográfico e del Gabinete Arte y Cultura, rono ai margini della vita quotidiana. Fondamentale è organizzazione anch’essa no profit. Collabora con pubstato l’incontro con i fotografi Cristina Zelich e Roberto blicazioni artistiche e scientifiche. Le sue opere sono Salbitani. Questo incontro mi porta in seguito a seguire state riprodotte in cataloghi, libri d’arte, di fotografia e vari corsi presso la Scuola di Fotografia nella Natura, in programmi televisivi. Ha insegnato alla Universidad de dove ho modo di approfondire il linguaggio fotografico, las Américas-Puebla, Universidad Veracruzana, Univerconfrontarmi con altri e scoprire le molteplici oppor- sidad Iberoamérica, Golfo-Centro, Università Bauhaus, tunità espressive racchiuse nella camera oscura. Una Universidad Autónoma de Chapingo e al Centro Integral successiva tappa importante è stata la frequentazione de Fotografía. Attualmente esercita la sua attività credella Scuola Internazionale di Grafica a Venezia ed in ativa nel suo laboratorio, il Gabinete Fotográfico, dove particolare i corsi di Xilografia tenuti da Franco Vecchiet. svolge ricerche sui processi fotografici del XIX secolo. p    18 – Corpo

p   90 – Descifrar los lenguajes del cuerpo

• RYUKI AKAGAWA Fotografo, di Tochigi, Giappone, che si occupa principalmente di ritratti e paesaggi urbani in stile Showa

• MIROSLAV ARBUTINA – ARBE Nato nel 1959 a Sisak, Croazia. Ha scoperto la fotografia all’inizio degli anni ‘80, ma solo come hobby. Alla fine la fotografia è divenuta molto piu di un hobby. Nel 1987 lascia il suo lavoro alla Ferriera Sisak e inizia a vivere di fotografia. In quel tempo si dedicava alla fotografia industriale per molte aziende croate, ad uso pubblicitario. All’inizio della guerra in Croazia ha iniziato a realizzare fotografia documentaristica per i quotidiani croati e le agenzie estere. Il suo viaggio come fotografo di guerra si è concluso con la liberazione di Petrinja. Nell’anno 1999 fonda il Club fotografico Siscia Obscura. Nel 2008 lancia

p   103 – Three years on a rock

• ANGELA ARZINIAGA GONZÁLEZ Laureata alla Facoltà di Arti Plastiche dell’Universidad Veracruzana. Ha ottenuto la certificazione in Design e Gestione di Mostre dalla Benemérita Universidad Autónoma de Puebla. Ha partecipato a numerose mostre collettive in Messico e nel mondo. Le sue opere e la sua carriera le sono valse riconoscimenti a livello sia nazionale


Biografie

la Galleria fotografica All’aperto, probabilmente l’unica di questo tipo in Croazia. Nel 2009 apre per il pubblico la galleria fotografica Siscia Obscura, di cui è il responsabile. Ha pubblicato un libro di fotografie come retrospettiva dei primi venti anni del suo lavoro. Ha realizzato più di venti mostre personali oltre a partecipare a diverse mostre collettive. Ha vinto importanti premi nazionali. Oggi vive e lavora a Sisak come libero professionista. p   129 – Le muse

• GINEVRA BAIS Nel mio cuore coesistono e si fondono l’amore per l’arte e quello per la scienza. Fin da piccola ho sempre ricercato il ponte tra questi due mondi: ricordo che quando osservavo una ragnatela irraggiata dal sole, ero affascinata dall’ordine imposto dalla natura, da quello spazio occupato dalle proteine e da come esse riuscivano a costruire un quadro che era contemporaneamente trappola per gli insetti e per gli occhi. Nel 2021 ho conseguito la Laurea Magistrale in Nanobiotecnologie ed è proprio l’interesse per l’interazione della luce con la materia a condurmi a svolgere la mia tesi presso la XRD-1 beamline di Elettra Sincrotrone a Trieste. Il binomio luce-materia attrae la mia curiosità anche durante il percorso universitario, a tal punto che sviluppo, insieme ad alcuni colleghi di università, un progetto di biofotonica atto ad analizzare l’importanza dell’utilizzo della luce e della sua interazione con filtri e gelatine in ambito fotografico e teatrale. Nel 2018 mi avvicino al mondo della fotografia analogica per serendipità, partecipo al progetto fotografico Nonio, non solo fotografia. Da quel momento la fotografia analogica entra nel mio universo e prendo parte a vari workshop   ed eventi organizzati da Fotografia Zeropixel. Il magnetismo della fotografia istantanea si traduce nel modo in cui amo catturare ricordi. p   19 – Corpo

• MATTIA BALSAMINI Si trasferisce a Los Angeles nel 2008, dove inizia i suoi studi al Brooks Institute of California, indirizzando lo studio alla fotografia pubblicitaria. Nel 2011, dopo aver conseguito la laurea con menzione d’onore, torna in Italia. Da allora insegna fotografia all’Università IUAV

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di Venezia. Le sue immagini rivelano l’interesse per le persone e le loro storie, gli aspetti funzionali della tecnologia e gli elementi grafici dell’ordinario. Ha esposto alla Triennale di Milano, al MAXXI, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e all’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco. Attualmente è rappresentato dall’Agenzia fotografica Contrasto. p   20 – Corpo

• LETIZIA BATTAGLIA Nata a Palermo nel 1935. Inizia a fotografare a Milano nel 1971. Dal 1974 al 1991 dirige il team fotografico del giornale comunista L’ora di Palermo con Franco Zecchin, Ernesto Battaglia, Shobha, Filippo La Mantia e altri. Le sue foto sono pubblicate dalle più importanti testate internazionali ed esposte in gallerie e musei. Tra le mostre più recenti: Fotografia come scelta di vita, alla Casa dei Tre Oci di Venezia e Storie di strada, al Palazzo Reale di Milano. Le sono stati attribuiti i premi internazionali più importanti per la fotografia sociale. Non è solo una fotografa, è regista, ambientalista, consigliera comunale, Assessore dei Verdi con la giunta di Leoluca Orlando negli anni della Primavera Siciliana, deputata all’Assemblea Regionale Siciliana, editore della rivista Grandevù e editore e direttrice delle Edizioni della Battaglia. È cofondatrice del centro di documentazione Giuseppe Impastato. Nel 1978 a Palermo ha aperto la prima galleria fotografica del sud: Laboratorio d’If. È la prima donna europea a ricevere a New York, nel 1985, il Premio Eugene Smith per la fotografia sociale e a San Francisco il premio The Mother Johnson Achievement for Life del 1999. Nel 2007 in Germania la Società tedesca di fotografia le assegna The Erich Salomon Prize. Nel maggio 2009 a New York viene premiata con il Cornell Capa Infinity Award. Nella lista delle 1000 donne segnalate per il Nobel per la pace, nominata dal Peace Women Across the Globe. The New York Times la nomina (unica italiana) tra le 11 donne più rappresentative del 2017. È invitata a tenere lezioni e workshop   per musei e istituzioni in Italia e all’estero. Dal 2017 realizza il suo sogno inaugurando il Centro Internazionale di Fotografia presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo. Lo dirige curando la selezione di mostre e incontri dedicati alla fo-


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Fotografia Zeropixel 2021

tografia storica e contemporanea. Sul suo lavoro e sulla sua vita sono stati pubblicati numerosi libri e realizzati diversi documentari. Dal 1991 ad oggi dirige la rivista Mezzocielo, bimestrale di cultura politica e ambiente, realizzato da sole donne.

• BRUNO CANDEIAS Fotografo amatore autodidatta, dal 2011 si dedica alla fotografia tradizionale in bianco e nero, esplorando tecniche che assecondano la sua visione. Fotografa zone di aree urbane fermando lo sguardo su scene mondane. Nel 2016, a seguito di un suo soggiorno di sei mesi nell’Italia del Nord, ha editato e pubblicato il suo primo lavoro sul periodico Ciao. Il suo lavoro viene regolarmente condiviso su Instagram (@brunocan).

p   21 – Corpo

• ELISA BIAGI Art director per agenzie di comunicazione e fotografa documentaria. Di formazione architetto, lavora come photo editor, fotografa professionista e consulente editoriale. In tenera età inizia la sua ricerca in campo fotografico analogico, che approfondisce durante gli studi in architettura, avvicinandosi anche all’immagine digitale e alla rappresentazione sui nuovi media. Senza perdere interesse nella fotografia analogica, prosegue la sua formazione partecipando alla Masterclass internazionale di fotogiornalismo di ICP - International Center of Photography (NY) con Camera, Centro italiano per la fotografia di Torino. Espone ininterrottamente dal 2010. Più recentemente pubblica con Efrem Raimondi Fotografia a due tempi, Silvana Editore, novembre 2020. Curatrice indipendente, svolge attività di mentorship per altri fotografi.

p   24 – Corpo

• ANNAMARIA CASTELLAN Nata a Trieste dove vive e lavora presso lo studio di Via Rossetti 16. Fotografa e giornalista pubblicista, collabora con l’Associazione Cultura Viva, membro del direttivo del Circolo Fotografico Fincantieri – Wartszila. Fonda nel 2002 l’Associazione Culturale Acquamarina, della quale è presidente, con lo scopo di e promuovere l’arte della fotografia in tutte le sue espressioni, attraverso esposizioni, manifestazioni, incontri e corsi di fotografia sia per adulti che per giovani e bambini. Si dedica in particolare alla divulgazione delle tecniche sperimentali Off-Camera per mezzo di incontri e corsi di alfabetizzazione all’immagine fotografica. Nel 2014 fonda, con p   22 – Corpo Massimiliano Muner e Michela Scagnetti, Fotografia Zeropixel, questa manifestazione dedicata alla fotografia tradizionale e alla fotografia istantanea, con l’Associa• GIULIO BONIVENTO Appassionato fotografo fin da bambino, ha prediletto zione Acquamarina come capofila. da sempre la visione fotografica del bianco e nero. Ha collaborato con il Dipartimento di Salute Mentale La formazione artistica, da autodidatta, risale alla fine di Trieste con la mostra Trieste dei Manicomi, Antolodegli anni settanta, sulle tracce della concerned photo- gia precaria di un cambiamento epocale, del 1998, dalla graphy americana, di cui ha sempre aprezzato l’impegno quale nascerà l’Archivio digitale del Dipartimento. sociale. Risalgono a quegli anni i suoi primi lavori sul Ha ideato e promosso il concorso nazionale Scoprire disagio e sulla grandiosità delle periferie, sull’occupa- il Friuli Venezia Giulia e il concorso internazionale The zione studentesca dell’Università di Trieste, sui luoghi Brain Project. Ha coordinato con l’Associazione Acquapubblici di aggregazione sociale, sul Carso triestino. Nel marina Progetti europei Erasmus Plus. 2009, dopo un periodo di sosta per lavoro, ha ripreso a È docente di fotografia, e predilige le tecniche argentifotografare, sempre sugli stessi temi. che e sperimentali. Sue fotografie appartengono a colleHa seguito numerosi workshop   formativi con vari af- zioni pubbliche e private; pubblicate su testate nazionali fermati fotografi. Espone con cadenza annuale in gal- ed internazionali, su antologie e testi letterari, utilizzate lerie pubbliche e private, sia con mostre personali che da pubbliche amministrazioni in campagne pubblicitarie collettive. diffuse in tutto il mondo. p   23 – Corpo

p   25 – Corpo


Biografie

• ELISABETH CASTRO REGLA Graphic Designer presso l’Universidad de las Américas-Puebla, ha una laurea magistrale in Storia dell’Arte conseguita alla Università Nazionale Autonoma del Messico e un dottorato in Teorie Culturali e della Creazione, conseguito alla Universidad de las Américas-Puebla. Si è specializzata in fotografia all’Educational Excellence Center of Kodak, in Messico. Sue opere fotografiche sono state esposte in diverse mostre individuali e collettive in Messico e a livello internazionale. Ha ottenuto per due volte la Borsa Nazionale di Produzione Artistica per Giovani Creatori, dal Fondo Nazionale per le Arti e la Cultura, sia a livello nazionale che statale. Sue fotografie sono state pubblicate in cataloghi d’arte e cultura, libri e riviste. Le sue opere principali sono: Vida eterna. La Capilla de San Ildefonso en Puebla, del 2007, Artificio cromático, del 2009, e La casa de Minerva, del 2011. Dai primi anni novanta si è dedicata alla produzione editoriale. È stata la redattrice della rivista Elementos della Benemérita Universidad Autónoma de Puebla e collaboratrice della rivista Crítica, della stessa istituzione. Ha insegnato in diverse università messicane, come la Universidad de las Américas e la Universidad del Arte; è altresì l’autrice di un libro di ricerca storica sulla stampa coloniale a Puebla, in Messico, intitolato La marca tipográfica de Diego Fernandez de León, del 2010. p   91 – Descifrar los lenguajes del cuerpo

• BARBARA CATTANEO Restauratrice e docente di restauro fotografico presso il MIC, ricercatrice associata presso l’Istituto di fisica applicata del CNR per il progetto Memoria Fotografica, è laureata in Scienze dei beni culturali. Si è poi formata presso la George Eastman House di Rochester (NY), il Tobunken di Tokyo e i corsi del Getty Conservation Institute a Budapest e a Praga. Appassionata di tecniche fotografiche ottocentesche, è membro fondatore di Fotonomia. pp   209, 210 – Il corpo della fotografia e Introduzione alla stampa su carta salata

• BARBARA ČEFERIN Nata nel 1968, è direttrice della Galerija Fotografija di Lubiana, la prima galleria privata di fotografia d’arte in Slovenia. Dal 1989 al 1993 ha lavorato come fotorepor-

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ter freelance, poi come redattrice fotografica per diverse riviste slovene e come fotografa per vari teatri sloveni. Le sue fotografie sono state pubblicate su giornali e riviste slovene e in alcuni giornali e riviste della Ex Jugoslavia. Nel 2003 ha aperto la sua galleria di fotografia d’arte, dedicata a rappresentare fotografi sloveni e di tutto il mondo. Negli ultimi 18 anni ha curato più di 150 mostre di artisti sloveni e internazionali nella Galerija Fotografija e in altre sedi, in Slovenia e in altri paesi. Nel 2014 ha aperto anche una libreria specializzata in arti fotografiche. Nel 2018, sotto la sua guida, è nato un settore speciale per i libri fotografici, chiamato Fotocona, alla Fiera Slovena del Libro. p   117 – The body as a point of view

• HANA ČEFERIN Nata nel 1995, ha una laurea in Storia dell’Arte e in Lingua e Letteratura Inglese. Presto conseguirà la sua Laurea Magistrale in Storia dell’Arte presso la Facoltà di Arte di Lubiana. Dal 2015 è associata alla Galerija Fotografija di Lubiana, dove ha lavorato con artisti sloveni e internazionali (tra cui Tanja Lažetić, Boris Gaberščik, Stojan Kerbler, Michael Kenna). È anche attiva come curatrice indipendente: ha curato mostre alla Galleria del Prešeren Award Laureates di Kranj, alla Galleria Škuc, nel Municipio di Lubiana e alla Layer House. Pubblica i suoi scritti sulla storia dell’arte e sulla critica d’arte in riviste e pubblicazioni accademiche. p   117 – The body as a point of view

• ROBERTO CENCI Nato in Germania nel 1978. Da sempre appassionato di fotografia, ha esposto le sue opere in prestigiosi contesti nazionali e internazionali. Nel 2020 il suo progetto fotografico Lost in a fluid time, vince il Pris de la photographie de Paris. Raggiunge il secondo posto al Premio European imaging and sound association di Berlino come migliore progetto italiano in concorso. p   26 – Corpo

• GABRIELE CHIESA Storico della fotografia e dei processi fotografici originari. Si occupa di: interventi conservativi, catalogazione,


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valorizzazione editoriale delle immagini d’epoca, consulenze editoriali, educazione tecnica, fotografia, editoria, immagini incartate e incorniciate europee. Animatore culturale presso Phototrace, Museo della Fotografia Brescia, ImageGallery, ImageAcademy, Spazio Fondazione Negri, Fotonomia Firenze, Experimental and Alternative Photography Project Verona.

di Venezia, ha approfondito gli studi archivistici, biblioteconomici e fotografici. Ha lavorato a Venezia e Trieste presso svariate istituzioni pubbliche, occupandosi di libri, documenti e fotografie. Attualmente, ricopre l’incarico di Responsabile della Fototeca e Biblioteca dei Civici Musei di Storia ed Arte del Comune di Trieste. Ha organizzato e curato diverse mostre e progetti di catalogazione prevalentemente dedicati alla fotografia. È membro di giuria di festival. Di recente pubblicazione per i Civici Musei di Storia ed Arte: Da Trieste alla Luna in stereo3d vedere il mondo e restargli nascosto, Trieste in bianco e nero nelle fotografie di Adriano de Rota, Peace is here! Fotografie di propaganda degli Americani in Estremo Oriente nel fondo USIS della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, Oltre il 90° - La Triestina e Trieste nello sguardo dei fotografi, Il cinema in posa negli scatti della Fototeca dei Civici di Storia ed Arte, Il mondo in un fondo. Multiculturalità e triestinità nelle fotografie di Francesco Pepeu conservate presso la Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte. È in corso di stampa il saggio: 1921. Memorie dalla Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte. Ha contribuito alla stesura dei cataloghi delle mostre: Zoran Mušic: occhi vetrificati, Elisabetta d’Austria. Donna, imperatrice, viaggiatrice, Francesco Giuseppe I: uomo imperatore patrono delle scienze e delle arti, Camillo Castiglioni e il mito della BMW. Nell’ambito della Rete delle Fototeche del Friuli Venezia Giulia ha collaborato alla curatela del volume Belvedere: percorsi nella fotografia di paesaggio.

p   180 – I volti della scatola magica

• PAOLO CIOT Fotografo di Pordenone. La sua tecnica è la fotografia istantanea con Polaroid 600. Ritrae figure femminili, per lo più in ambientazioni naturali, con l’intento di trasportare lo spettatore dentro un gorgo narrativo, onirico, fumettistico, noir e decadente, che corrisponde alla sua visione allegorica ed emozionale della realtà. Nei fotogrammi istantanei delle Polaroid, a volte sfocati, a volte bruciati e sviluppati male, ha trovato la dimensione giusta per raccontare le sue storie. p   27– Corpo

• FRANCESCO CITO Nato a Napoli nel 1949, inizia l’attività di fotoreporter a Londra nel 1975, collaborando con il Sunday Times Mag e L’Observer, e con The Indipendent poi. Nel 1980 si reca clandestinamente in Afghanistan dopo l’invasione Sovietica e percorre 1200 km a piedi in tre mesi, per raccontare i guerriglieri che combattono l’Armata Rossa. Dal 1983 all’89 è sul fronte ibanese della guerra civile, e dal 1984 ad oggi segue il conflitto Israele-Palestina. Nel 1983 realizza un reportage sulla camorra e successive storie di mafia nel sud d’Italia, che verrà pubblicato in tutto il mondo. Il Medio Oriente diventa l’area di suo maggiore interesse. Segue tutto il conflitto a seguito dell’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq di Saddam Hussein nel 1990 ma anche avvenimenti nazionali come il Palio di Siena. Vince due volte il World Press Photo, oltre a numerosi altri premi. pp   28, 208 – Corpo e ll mestiere del fotoreporter ieri, oggi e… domani?

• CLAUDIA COLECCHIA Laureata in Storia a Ca’ Foscari, diplomata in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato

p   208 – La Carnia di Antonelli, Ideologia e realtà

• LUCIA COMUZZI SCABAR È nata in un paesino del Friuli Venezia Giulia, ma dopo aver ottenuto il diploma, si è trasferita a Trieste presso una zia. Ha lavorato presso alcune ditte di import-export, poi è approdata nell’azienda dove era impiegato Sergio. Si sono conosciuti, si sono piaciuti, da allora non si sono più lasciati. Si divideva tra casa, lavoro e logistica (trasporti di opere e persone), Sergio non aveva la patente. Come moglie di Sergio Scabar è iniziato il suo percorso cognitivo nel mondo dell’arte. Era coinvolgente portarlo a fotografare, filmare (non tutti sanno, ma Scabar ha realizzato anche alcuni filmati), allestire mostre. Insieme


Biografie

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visitavano le mostre di fotografia, pittura e scultura della regione, nel resto d’Italia e d’Europa. Tutto ciò l’ha motivata a condividere la conoscenza e le opere del marito.

Pollini, Dario Fo, Umberto Eco, Margherita Hack, Ludmilla Radchenko, Andrea Delogu, Roberto Vecchioni, Alda Merini, Michela Coppa, il Dalai Lama e tanti altri.

p   209 – I fotografi dell’ombra

p   31 – Corpo

• VITTORIO COZZOLI Cremonese, poeta e commentatore di Dante. Laureato all’Università Cattolica di Milano con la tesi Contributi allo studio della triestinità, guidato nella ricerca da Anita Pittoni, lasciato l’insegnamento, si dedica alla scrittura: poesia, commento anagogico di Dante, saggistica. Molta la collaborazione con gli artisti, da cui una produzione in microeditoria d’arte. Su Dante, tra le altre pubblicazioni: Lettura anagogica del canto XXIII del Paradiso, del 1983, con E. Lucchini; Il Dante anagogico - Dalla fenomenologia mistica alla poesia anagogica, del 1993; Dante Alighieri: Vita nuova - commento anagogico, del 1995; Il viaggio anagogico - Dante tra viaggio sciamanico e viagp   29 – Corpo gio carismatico, del 1997; La guida delle guide - Dante secondo Dante, del 2007; Il diavolo: realtà e fictio in Dan• RENATO CORSINI te, del 2021. In poesia, tra le altre: Poesie, con lettera di Vive e lavora a Brescia, dove si occupa di fotografia dalla C.Betocchi, del 1976; La splendida luce, con saggio di fine degli anni 60. Privilegia la fotografia riconducibile F. Loi, del 1992; Il purgatorio del Paradiso, con introdual reportage sociale. Ha esposto in mostre personali in zione di C.Magris, del 1998; Cento e quindici cinquine, Italia e all’estero. Ha pubblicato più di venti libri fotogra- con postfazione di F. Grisoni, del 2011; Dunque, l’Arte fici. In qualità di curatore ha collaborato con importanti che vuole?, con nota di P. Ruffilli, del 2014; due volumi gallerie e musei italiani. di Tradur quadri, rispettivamente del 2008 e e del 2017. Responsabile della Wave Photogallery, dal 2017 è Diret- Presente in varie antologie, è stato tradotto anche in tore Artistico del Brescia Photo Festival, e dirige con la sloveno ed in ceco. presidenza di Gianni Berengo Gardin il Macof, Centro pp   190, 208 – Luoghi non luoghi e Il diavolo: realtà e fictio in Dante della fotografia italiana. p   30 – Corpo • GIANPAOLO CUSCUNÀ Inizia con una Zeiss Ikonta 521, la stessa che aveva usa• LUCIANO COTENA to suo padre. Per quasi quarant’anni si è occupato di Fotografo professionista con una formazione universita- fotografia per il Consorzio Culturale del Monfalconese, ria in fotografia editorial. Specializzato in ritratti, fashion si augura senza provocare troppi danni. I fotografi che e editoriali, pubblica su riviste quali: Gentleman, Orobie, ha conosciuto lo hanno aiutato a guardare il mondo e la Bell’Italia, Famiglia Cristiana, Gente, Star Tv e numero- vita con occhi diversi. se altre. Si diploma all’Istituto Luigi Clerici di Milano nel p   209 – I fotografi dell’ombra 2000, dopo tre anni di fotografia. Kickers, Colorificio Arco, Leonardo elicotteri, Wolford, Pikkantò, Gentleman, • ROBERTO DEL GRANDE Chi, Gente, Star tv, Orobie, sono solo alcuni clienti con Esperto nella conservazione, nello studio, nella gestiocui ha lavorato. Tra i personaggi ritratti ci sono: Armando ne e nella valorizzazione di archivi fotografici, ha ideato • LUIGI CORBETTA Negli anni ’70, alle dipendenze di una delle più importanti aziende di fotografia, la Brunner&C, realizza la sua formazione, con la conoscenza di innumerevoli tecniche usate fin dagli albori della fotografia. Tutte queste magiche alchimie si tradurranno in una costante ricerca delle emozioni, la molla che fa scattare l’obiettivo in un’attività nella quale l’amore per il lavoro si coniuga con quello per l’arte. Ha collaborato a vario titolo con numerosi fotografi e ha esposto in diverse mostre fotografiche; ha vinto il primo premio Kodak Le stagioni del ritratto. È stato per alcuni anni fotografo ufficiale a Venezia della Reale Associazione Bucintoro per le regate storiche.


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e curato numerose mostre, pubblicato articoli e volumi relativi alla fotografia storica e contemporanea. Già docente incaricato di Storia e tecnica della fotografia presso il Dams di Gorizia, membro del Comitato scientifico per il Censimento degli archivi fotografici italiani e referente ERPAC della Rete regionale delle fototeche e degli Archivi fotografici del Friuli Venezia Giulia, è stato consulente per enti pubblici e privati e per progetti di gestione e valorizzazione di collezioni e archivi fotografici. Dal 2019 è direttore del Consorzio Culturale del Monfalconese.

Prix de la Fondation Pathé de Royan in Francia. Una delle sue opere (1 x 1,4 m.) è stata acquistata dalla polaroid Collection, per la sua collezione permanente. Recentemente ha ripreso il suo lavoro di transfer con pellicole istantanee, tenendo corsi e workshop   di grande formato realizzati con il banco ottico, indirizzati a fotografi esperti. Le sue immagini divenute libri, brochures e manifesti, sono state divulgate in tutto il mondo. I suoi lavori sono stati esposti in mostre sia personali che collettive. Ha pubblicato su Zoom, Progresso Fotografico, Photò, PRO, Il Fotografo professionista, Polaroid International Magazine, Photo Magazin Germania, Juliet. Nel 2019, allo Spazio d’arte trart di Trieste, ha esposto un’antologica di tutta la sua produzione transfer polaroid dal titolo Oltre lo scatto.

p   209 – I fotografi dell’ombra

• PAUL DEL ROSARIO Fotografo con sede a Tokyo, originario di San Francisco, California. Scatto principalmente ritratti in studio e nel caos delle strade giapponesi. Quando non sono dietro la macchina fotografica, solitamente e quotidianamente trascorro il mio tempo lavorando per l’Associazione 120 LOVE - Instagram: @120lovefilm, che ho fondato per sostenere la bellezza della fotografia su pellicola di medio formato. p   33 – Corpo

• FABIO DE VISINTINI Farmacista, aromatiere e fotografo agli inizi, manager, comunicatore e pittore in seguito, ha un animo curioso ed eclettico che si manifesta da sempre in tutte le variegate parentesi della sua vita, coniugando logica, studio e pratica alla creatività. Vive e lavora a Trieste. p   32 – Corpo

pp   34, 209 – Corpo e Polaroid in grande formato

• MONICA DENEVAN Vive a San Francisco e inizia nel 2000 il lavoro fotografico Canzoni del Fiume: Ritratti della Birmania. Da allora ritorna nello stesso villaggio birmano nel Myamar a fare ritratti ai pescatori e alle loro famiglie presso il fiume Irrawaddy, che offre un’ambientazione scarna ma grafica. Viaggia con una macchina fotografica di medio formato, un obiettivo e molte pellicole. Realizza ritratti con luce naturale. Una volta rientrata sviluppa e stampa presso la sua camera oscura. Ha realizzato mostre personali presso la Galleria Nichols di Sonoma, la Duncan Miller Gallery di Santa Monica, la Tao Gallery di Hong Kong e la Serindia Gallery Annex di Bangkok. Ha partecipato alle mostre collettive presso la PhotoEye Gallery di Santa Fe, il Center for Photographic Art di Carmel, la Galerie Huit Arles di Arles. Nel 2020 ha vinto il primo premio al All About Photo Awards come una dei vicitori della Svane Family Foundation 2020. È rappresentata da Scott Nichols Gallery, da Capital Culture Gallery e da Open House Hardcover di Bangkok. È la prima volta che espone in Italia.

• ENNIO DEMARIN Maestro fotografo e voce importante della fotografia triestina, è conosciuto in tutto il mondo per aver scritto la storia della fotografia Polaroid con i suoi transfer, unico italiano presente nella prestigiosa pubblicazione Polaroid Transfer. Affianca al suo lavoro di fotografo professionista una costante ricerca artistica. La sua fotografia inizia nel mondo del fotogiornalismo ma da p   35 – Corpo subito approda al ritratto, allo still-life, alla fotografia di moda, di nudo e pubblicitaria, sempre all’insegna della • JOËL ALAIN DERVAUX ricerca, dapprima totalmente analogica e oggi anche Artista, vivo e lavoro a Parigi. Ho iniziato a usare la fotodigitale. Ha vinto, per la ricerca fotografica, il prestigioso grafia per conoscere gli Altri, in particolare con il formato


Biografie

ritratto. Ha sempre privilegiato le pellicole analogiche. Le sue opere ruotano intorno a un corpus principale in cui cerca di trasporre la cornice psicoanalitica sulle sessioni fotografiche: Improvisations 1999-2001, 2016-2021, e un insieme di serie a sè stanti: Allongés, 2001, Récit dal 2018, Kler dal 2019, Quatre sequences 2021. p   36 – Corpo

• GIGLIOLA DI PIAZZA Fotografa pubblicista nata a Tualis nel 1947 e morta nel 2018 a Comeglians. Era partita giovanissima dal Friuli per stabilirsi a Parigi dove ha completato gli studi artistici. Poi a Milano dove negli anni Ottanta nasce la sua passione per la fotografia: una predisposizione naturale che l’ha portata a collaborare con alcune delle più importanti testate giornalistiche italiane come il Corriere della Sera, La Stampa, la Repubblica. Importanti i suoi reportage che spaziano dalla fotografia di costume a quella etnica. Non manca però di fotografare il mondo delle sue radici, la Carnia, con i suoi paesi, le consuetudini, i riti. Una donna decisamente tutta d’un pezzo, dal vaffanculo facile che era più una misura del suo essere schietta, diretta, cristallina, che una forma di distanza dalle persone o dagli atteggiamenti che non condivideva. Il suo sguardo fotografico ci affascina da subito per essere incredibilmente distante da quell’apparente durezza: delicato, raffinato, capace di cogliere quell’istante irripetibile che solo i grandi fotografi sanno immortalare. Così è definita in una breve descrizione che la ritrae in una pagina web. p   163 – Casino… è

• EUGENIA DI ROCCO Restauratrice libera professionista di materiali fotografici e cartacei, vive e lavora tra Firenze e il Friuli Venezia Giulia. Laureata in Tecnologie per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali, ha proseguito gli studi presso la Fondazione F.lli Alinari e la Fondazione Zeri. Attualmente è consulente per il Musec di Lugano, il Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia di Spilimbergo e per l’Archivio fotografico della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia. Fotonomia l’ha fatta immergere nel mare delle tecniche fotografiche storiche. pp   209, 210 – Il corpo della fotografia e Introduzione alla stampa su carta salata

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• DAVIDE DIONISIO Nato a Trieste dove vive. Si dedica alla fotografia, principalmente analogica, da molti anni, sperimentando soprattutto in camera oscura. Ha al suo attivo esposizioni personali alla Sala comunale di Muggia (landscapes), alla Casa della Musica, alla Casa del popolo di Ponziana (ritratti), al Knulp   (polaroid e sperimentazioni), nonché la partecipazione ad alcune collettive: al DobiaLab (dove sono state presentate delle polaroid), al Club Zyp, all’interno della seconda edizione del progetto Domestica con un progetto di foto e parole, alla sala espositiva Metrocubo, al teatro Miela, all’interno dei festeggiamenti annuali per Eric Satie. pp   37, 209 – Corpo e La stampa alla gomma bicromata

• GIOVANNI EMILIANI Dottore forestale e ricercatore di genetica vegetale, da sempre è fotografo amatoriale interessato alle tecniche di sviluppo e stampa in bianco e nero. Dopo l’incontro con Fotonomia comincia a dedicarsi alle tecniche fotografiche storiche come il collodio umido, le stampe su carta salata e le cianotipie, di cui studia soprattutto gli aspetti chimici. pp   209, 210 – Il corpo della fotografia e Introduzione alla stampa su carta salata

• GIANFRANCO FAVRETTO Ho iniziato a fotografare nel 1980. Quattro anni dopo mi iscrivo al Circolo Fotografico Fincantieri Wartzila e allestisco uno studio fotografico. Nel 200 ho ricevuto l’onorificenza A.F.I. (Artista della Fotografia Italiana). Nel 2002 a Turnhout (Belgio), contribuisco all aconquista del secondo posto nella coppa del Mondo tra Federazioni. Ho collaborato alla realizzazione di nove pubblicazioni. I miei temi preferiti sono: ritratto, still-life, glamour, nudo, figura ambientata. p   38 – Corpo

• MARA FELLA Nata a Trieste, nel 1980, vive e lavora a Cormons (Gorizia). Fotografa indipendente, è impegnata da anni nella fotografia chimica, che predilige a quella digitale sia per l’opportunità di controllare ed interferire nell’intero processo creativo, sia per continuare a sperimentare l’emo-


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zione della dilatazione del tempo in camera oscura. Nella fotografia in bianco e nero i suoi lavori si concentrano principalmente sul rapporto tra uomo e ambiente, tuttavia il colore rimane una caratteristica visiva essenziale, naturalmente focalizzata su una tavolozza desaturata. Dal 2017 conduce workshop   di fotografia analogica per adolescenti nelle scuole e nei centri di aggregazione giovanile. A maggio 2020 consegue l’attestato presso il MOMA - Museum of Modern Art, dopo aver frequentato con successo il corso Seeing Trough Photographs.

da questa esperienza è tratto il libro fotografico Sulla strada del Raga, viaggio tra musicisti, liutai e Scuole Musicali dell’India del Nord. Dal 1993 al 2000 si trasferisce in Eritrea, come insegnante presso la Scuola italiana di Asmara; visita Etiopia, Yemen, Egitto e Lesotho, riportando, anche da quelle terre, materiale fotografico. Rientrato nella sua Ronchi dei Legionari, crea il grande progetto fotografico Santi, Miti e Leggende, un lavoro di straordinaria forza evocativa in cui reinterpreta i miti e le leggende di differenti popoli. Nel 2011 riceve il premio Friuli Venezia Giulia Fotografia, XXV edizione, col fine ultimo di dare parola alle proprie foto e far loro raccontare storie di vita quotidiana.

p   39 – Corpo

• GIACOMO FRULLANI Fotografo fine-art, vive e lavora a Trieste. L’interesse per la fotografia e la stampa in camera oscura, trasmessogli dal padre Maurizio anch’egli fotografo, l’hanno accompagnato sin dalla giovane età. Nel corso degli anni ha consolidato la passione per la fotografia analogica in occasione di progetti specifici, facendosi notare in ambito nazionale da associazioni e riviste del settore, in special modo nei generi del reportage e della ritrattistica in bianco e nero. Dopo i sette anni trascorsi ad Asmara, in Eritrea, con la sua famiglia, Giacomo ha unito la passione per la fotografia a quella per i viaggi e la scoperta di luoghi esotici e lontani. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare modo al continente asiatico. Tra i pochi fruitori di fotografia analogica e stampa a mano della sua generazione, Giacomo pone sempre i riflettori sulle persone comuni e sulla vita quotidiana in una varietà di contesti geografici e culturali, col fine ultimo di dare parola alle proprie foto e far loro raccontare storie di vita quotidiana. pp   40, 209 – Corpo e I fotografi dell’ombra

• MAURIZIO FRULLANI Nato a Ronchi dei Legionari in provincia di Gorizia nel 1942 e morto nel 2015. Inizia a fotografare nel 1963 e dal 1974 si dedica maggiormente al reportage, attraversando in automobile Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan e India. Tra il 1980 e il 1988 ritorna spesso in India e in Nepal, iniziando lo studio della musica classica dell’India del Nord con maestri indiani che segue anche in alcuni stages in Italia, presso la Scuola Interculturale di Musica Comparata della Fondazione Cini a Venezia. Proprio

p   41 – Corpo e I fotografi dell’ombra

• ARTURO FUENTES FRANCO Fotografo professionista dal 1985. Ha lavorato per diversi giornali e riviste messicane e straniere, così come per agenzie di stampa internazionali. Ha pubblicato le sue fotografie in libri e riviste per istituzioni educative e private. Ha partecipato a numerosi incontri sulla fotografia. Per cinque anni ha tenuto corsi di fotografia presso l’istituto FAROS di Città del Messico. Ha partecipato a corsi con grandi maestri del platino-palladio, dell’eliocalcografia, del collodio umido e della dagherrotipia. Attualmente le sue opere sono state oggetto di varie aste organizzate da Morton & Morton. p   92 – Descifrar los lenguajes del cuerpo

• ANDREJ FURLAN Vive e lavora tra Lubiana e Trieste. Lavora presso il France Stele Research Institute of Art History Zrc Sazu di Lubiana. Si occupa principalmente di documentazione, fotografia e design. Insegna fotografia nel Dipartimento di Storia dell’Arte all’Università di Maribor. Come curatore ha prodotto più di quaranta mostre. Ha esposto in mostre collettive e personali. I progetti più importanti sono: Poeti di due minoranze/Pesniki dve manjšin (Italia, Slovenia, Croazia, Austria); In – Out: petima slovenski fotografij ot Triest (Sofia - BG); Piazze/Trgi (Slovenia, Italia); Ljubljana. Spaces. Monuments. Words (mostra Unesco World Book Capital 2010; Slovenia, Italia); Ne kraji, Non luoghi, Non Places, Non-lieux (Padiglione Italia nel Mondo, Biennale di


Biografie

Venezia); Stenopeica (mostra internazionale, Senigalia, Italia); Poti usode / Le vie dei destini (Austria, Italia); Kraj spomina / Luoghi della memoria (Slovenia, Italia); Places of memory (Beirut, Libano); 1st International Biennale of Artistic vision Etike(te) – Fear; Alhimisti - festival della fotografia analogica (Maribor, Slovenia). p   42 – Corpo

• JANKO FURLAN Inizia a fotografare nel 1975, mentre lavora come cronista-reporter per un quotidiano locale. Nel 1982 trasforma la sua passione per la fotografia in lavoro, inaugurando lo Studio Effekappa, spazio di 250 metri quadrati che conta al suo interno due grafici, un art buyer e un assistente scenografo, in modo da poter spaziare dalla fotografia pubblicitaria e commerciale alla grafica. Tra i suoi clienti aziende come Kronos, Elan, Zanussi Spa, Gorenje GmbH, KortingGmbH, Mionetto, Fantinel Spa , Brossard Spa, Baxter Spa Eurospital Pharma Spa, Bertolini Spa, Wild Srl, Ledysan Spa, Modiano Spa,Universal Computer, Illycaffe Spa, vari Istituti di Credito, Bristot caffe Spa e Stock Distillerie Spa.

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• MATTHIAS GESSLER Nato a Berlino, studia arte presso l’Art / Photography at the College of Art di Berlino. Docente presso il College of Art di Berlino e in altre istituzioni a Karlsruhe. Esperienza ventennale di docenza della fotografia tradizionale e digitale. È direttore e docente della European Art/Web and Design Photoacademy in Rastatt, Germania. p   44 – Corpo

• BORIS GABERŠČIK Nato nel 1957, è noto e apprezzato a livello internazionale per la sua caratteristica fotografia analogica di still-life, in cui gioca con oggetti, luce e composizione, per produrre nuovi significati visivi e contestuali. Le sue opere sono riconosciute a livello internazionale e sono presenti in molti musei e collezioni private. Ha ricevuto diversi premi per le sue opere, che sono state presentate in pubblicazioni in Slovenia e a livello internazionale. Nel 2018 ha ricevuto il Premio della Fondazione Prešeren, il più importante riconoscimento nazionale nel campo delle arti, selezionato e conferito dalla Fondazione Prešeren. Le sue opere sono state presentate a Paris Photo (2010, 2011), Photo Basel (2017, 2018, 2019) a Vienna Contemporary (2019), e a molte altre fiere. Dal 1985 ha tenuto molte mostre personali a Lubiana (Galleria Equrna, Museo d’Arte Moderna), a Graz (Orpheum), a Salisburgo (Galleria Fotohof), a Parigi (Vu’).

• RAFAEL GALVÁN MONTOTO Nato nel 1965 nella città di Puebla, in Messico. Dall’età di sette anni ha cominciato a prendere lezioni di pittura e modellazione. Ha studiato Scienze della Comunicazione alla Universidad de las Américas di Puebla. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Arti Visive con specializzazione in Fotografia alla Scuola Nazionale di Arti Plastiche della Università Nazionale Autonoma del Messico, ottenendo la lode per la sua tesi dal titolo Un laberinto hilado (Un labirinto filato). Ha anche lavorato nel mondo del teatro, come scenografo, designer delle illuminazioni, produttore e regista. Negli anni ‘80 ha praticato la fotografia stenopeica, concentrandosi su temi classici come le nature morte e i ritratti. Alcuni dei laboratori che hanno plasmato la sua carriera sono il platino palladio con Julio Galindo, l’emulsione liquida, la macchina fotografica Holga, il workshop   di trasferimento di carbonio con Sandy King, il laboratorio di collodio umido con Waldemaro Concha, il laboratorio di stampa all’albumina con Gabriela Ulloa, i negativi digitali con Scott Marten, così come diversi laboratori di eliocalcografia con Byron Brauchli. Ha partecipato a diverse mostre collettive sia in Messico che a livello internazionale. Le sue mostre personali sono: Dvelar del 2014, Alegoría del deseo (Allegoria del desiderio) del 2012, Lucrecia 2009, Paisajes nocturnos (Paesaggi notturni) del 2007, Gozos de la sombra (Gioie dell’ombra) del 2003, Piel de la noche (Pelle della notte) del 2002, Nunca sabrás cuándo es suficiente (Non saprai mai quando sarà abbastanza) del 2001. Attualmente lavora nel suo studio nella città di Puebla, in Messico, e si dedica alle tecniche fotografiche del XIX secolo, tenendo laboratori nel suo studio, La línea del Horizonte.

p   120 – The body as a point of view

p   93 – Descifrar los lenguajes del cuerpo

p   43 – Corpo


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• FABIO GIACUZZO Nato a Monfalcone nel 1961. Fondamentale per il suo percorso sono stati l’incontro e la frequentazione dei corsi di Roberto Salbitani presso la Scuola di fotografia nella natura. Frequenta altri workshop   con Francesco Radino, Joan Fontcuberta, George Tatge, ed il corso di Fine art print con Andrea Calabresi. È stato assistente di Frank Dituri e di Joan Powers a Spilimbergo fotografia nel 1996; collaboratore presso il Benham Studio Gallery di Seattle. Tra i lavori più significativi Viaggio tra i silenzi ed Il mio Carso: la liricità di fondo che contraddistingue tutte le sue opera si intreccia con una interessante ricerca sull’antropizzazione. Ha all’attivo numerose mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero. Alcune sue opere sono state acquisite sia in collezioni private che pubbliche.

d’arte e videoinstallazioni. Si è occupato, in area editoriale, di produzioni legate alla cultura e alla storia dell’arte, in qualità di autore e coautore. Nel corso della sua carriera artistica va evidenziata la sua partecipazione nel 1983 alla XLII Biennale di Venezia e l’organizzazione e partecipazione per oltre dieci anni a Arteróico. Recentemente ha esposto in Messico, Italia e Slovacchia.

p   44 – Corpo

• ELLEN GOODMAN Vive nei sobborghi di St. Louis, in Missouri, con suo marito e sua figlia, che sono spesso l’ispirazione e i modelli per le sue fotografie. È direttrice del Film Shooters Collective, un gruppo internazionale dedicato al mestiere della fotografia cinematografica, e ha organizzato la prima mostra collettiva del Film Shooters Collective, NSWE: Divided by Land, United by Film. Ha anche organizzato e curato Earth, Aliens, Hope and the Unknown, una mostra collettiva che è stata esposta al Revela’t nel 2019, ospitata nell’estate e nell’autunno del 2019 alla Sala Polaroid di Cadice, in Spagna, e presso PhotoPatagonia in Argentina. Le sue fotografie sono state esposte a livello nazionale e internazionale. pp   136, 139 – Premio Scabar e The middle ground between light and shadow

• JAVIER GONZÁLEZ CARLOS Nato nel 1950 in Messico a Puebla, sede da circa cinquant’anni della sua produzione artistica. È entrato in contatto giovanissimo con la fotografia d’arte; all’inizio il suo interesse si è diretto verso la fotografia documentaria, attirato dagli usi e costumi tradizionali della regione, così come dai paesaggi e dalla vita delle diverse comunità. In seguito si è avvicinato alla sperimentazione visiva e alle arti plastiche, tenendo numerose mostre con allestimenti in cui incorporava incisione, scultura, oggetti

p   94 – Descifrar los lenguajes del cuerpo

• RINO GROPUZZO Nato nel 1955 a Fiume, la città in cui nel 1983 si laurea in Ingegneria. Si occupa di fotografia sin dai primi anni Settanta. Agli inizi degli anni Ottanta intraprende la professione di fotografo trascorrendo lunghi periodi a Parigi e Milano. Vi si specializza nel campo della fotografia artistica e della fotografia di moda, e inizia a collaborare con l’agenzia milanese Marka. Nel 1987 diventa membro dell’Associazione croata degli artisti indipendenti. Dal 1988 al 1998 vive per lo piu a Milano, dove si occupa della fotografia di moda, bellezza, fotografia erotica, stock e pubblicitaria, ma trascorre anche lunghi periodi ad Atene e Los Angeles e contemporaneamente espone in mostre in Italia, Croazia e Canada. Ritorna in Croazia nel 1998, quando inizia una fruttuosa collaborazione con le principali riviste: l’edizione croata di Penthouse, l’edizione croata e serba di Playboy, Elle, Cosmopolitan, Grazia, Globus, Klik e agenzie pubblicitarie; ma continua anche la sua ricca attività artistico-espositiva in Croazia e all’estero. Oltre all’Associazione croata degli artisti indipendenti, è membro dell’Associazione croata degli artisti di arti figurative e le sue opere fanno parte delle collezioni del Museo civico di Fiume, del Museo d’arte moderna e contemporanea di Fiume e di alcune collezioni private. pp   46, 130 – Corpo e Le muse

• RUI HOSONO Fotografa di Tokyio, nata a Yokohama e cresciuta a Kamakura, in Giappone. Laureata al Nihon University College of Art, Dipartimento di Design di Tokyo e all’International Center of Photography di New York. Attualmente fa ritratti di musica dal vivo e fotografie di film. p   104 – Three years on a rock


Biografie

• KATHARINE KOLLMAN Fotografa e apneista, nata e cresciuta presso le rive ghiacciate del lago Michigan, realizza la maggior parte del suo lavoro fotografico sott’acqua, utilizzando una macchina fotografica Nikonos V, sviluppando e stampando le pellicole a casa. Il suo obiettivo è creare fotografie che documentino sia la quiete sia il gioco della vita vissuta sotto, dentro e sopra le onde. Attualmente vive nelle Hawai sull’isola O’ahu. È un’istruttrice di apnea presso la Performance Freediving International e nel tempo libero, fotografa, sviluppa e stampa in bianco e nero. Desidera realizzare fotografie che ispirino un senso di intimità tra gli esseri umani e i nostri oceani e continuare a sensibilizzare sulla sostenibilità e la conservazione di questi preziosi corpi fatti d’acqua. p   47 – Corpo

• ROBERTO KUSTERLE Nato a Gorizia nel 1948, la città dove vive e lavora. Inizia la sua ricerca artistica negli anni ’70, dedicandosi sia alla pittura che alle installazioni; dal 1988 si interessa alla fotografia che, con il passare degli anni, diviene il suo principale mezzo espressivo. I temi essenziali della sua poetica sono la continuità tra il mondo umano, animale e vegetale, il ruolo mediatore del corpo, la negazione dello sguardo, l’esercizio costante dell’ironia, dell’ambiguità e dello spiazzamento per dare forma a un’idea e stimolare l’osservatore a interrogarsi. Ha realizzato una trentina di pubblicazioni e sono numerosi i riconoscimenti ricevuti, tra cui il Premio per la migliore mostra fotografica in Slovenia, al Masecfotografije di Lubiana nel 2006, e il Premio Friuli Venezia Giulia Fotografia, del Centro di Ricerca e Archiviazione della fotografia di Spilimbergo, nel 2012. pp   48, 209 – Corpo e I fotografi dell’ombra

• ANDREJ LAMUT Nato nel 1991, è un fotografo sloveno emergente che lavora con tecniche analogiche e digitali per suscitare sentimenti o stati d’animo attraverso le sue immagini. Ha ricevuto diversi premi per il suo lavoro, tra cui il premio per la Pubblicazione bibliografica/monografica del miglior design alla Fiera Slovena del Libro 2017, per il

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suo libro fotografico Nokturno. Come artista emergente ha rappresentato la Slovenia nel primo ciclo della European Photo Based Platform – Parallel; come parte del programma ha esposto le sue opere in gallerie e festival in tutta Europa, tra cui al Format Festival (Regno Unito) e all’Organ Vida Festival (Croazia). Negli ultimi anni ha tenuto vari laboratori e corsi di fotografia presso diverse istituzioni. p   121 – The body as a point of view

• ALMA LANOIRE Incomincia a sviluppare la sua passione per la fotografia all’inizio degli anni 2000, manifestando un interesse particolare per il ritratto e la sua visione del corpo. Nel 2011 si stabilisce a Parigi dove frequenta i corsi professionali della scuola Centre Iris pour la Photographie. Attualmente lavora come ritrattista sia in analogico che in digitale e porta avanti il suo lavoro artistico, prevalentemente tramite il medium della pellicola, incentrato su una visione onirica e simbolica del corpo. p   49 – Corpo

• MARCO LEPRE Nato nel 1953 a Tolmezzo, dove tuttora risiede. Laureato in Urbanistica presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, fin dai primi anni Settanta, segnati dall’esperienza nel movimento studentesco, ha fatto parte e ha contribuito alla nascita di varie associazioni, come il Gruppo Gli Ultimi di Tolmezzo e, successivamente, il Coordinamento dei Circoli Culturali della Carnia. Nel 1980 è stato tra i curatori del volume La Carnia di Antonelli. Ideologia e realtà, edizioni Centro Editoriale Friulano. Tra il 1984 e il 1989 ha scritto numerosi articoli su vari argomenti per il periodico Nort, che ha contribuito a fondare e di cui coordina la redazione. Nel 1995 è tra i curatori della Mostra sul fotografo Umberto Candoni. Da questa esperienza nasce quattro anni più tardi, in collaborazione con Giorgio Ferigo, il libro Così vicina, così lontana. La Carnia di Candoni del Coordinamento dei Circoli Culturali della Carnia e Forum editori. Suoi saggi ed interventi sono apparsi su Tumiec, volume edito nel 1998 in occasione del Congresso annuale della Società Filologica Friulana, su Qualestoria, Bollettino dell’Istituto


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Fotografia Zeropixel 2021

Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione, sul numero del 1998 di In alto. Cronache della Società Alpina Friulana, e sulla rivista Perimmagine. Dal 2002 al 2006 cura e redige una serie di servizi speciali su argomenti di carattere urbanistico e ambientale per il periodico L’Arco in Cielo. Nel 2015 un suo contributo appare nel volume Fortezza FVG. Dalla Guerra Fredda alle aree militari dismesse, atti dell’omonimo convegno organizzato a Pordenone. Infine nel 2019 è autore del Dossier delle bandiere, pubblicazione edita da Legambiente Friuli Venezia Giulia. Marco Lepre è stato Consigliere comunale di Tolmezzo dal 1980 al 1999, ricoprendo anche la carica di Assessore alla Cultura e all’Ambiente dal 1990 al 1995. Dal 2006 è Presidente del Circolo Legambiente della Carnia Val Canale, associazione che ha contribuito a fondare a livello regionale, e per la quale ha svolto e continua a svolgere iniziative di educazione ambientale.

te, curando la collana Novecento e dintorni: monografie su Ugo Valeri, Teodoro Wolf Ferrari, Umberto Moggioli e cataloghi: Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Mario Rimoldi delle Regole d’Ampezzo; Biennale di Venezia-Padiglione Italia-Friuli Venezia Giulia; Novecento privato a Padova; Ebraicità al femminile, Piero Marussig e Claudia Gian Ferrari. Un omaggio triestino, monografie d’artisti contemporanei: Mario Sillani Djerrahian, Claudia Cervo, Ariela Bohm. A Trieste ha allestito uno spazio culturale, lo spazio trart, dove organizza esposizioni di artisti contemporanei, alternando l’esposizione di pittura, scultura e fotografia. Tiene conferenze, cura corsi di storia dell’arte, ha fatto parte del Curatorio del Museo Revoltella di Trieste ed è membro del Comitato scientifico dell’Associazione Umberto Moggioli.

p   208 – La Carnia di Antonelli, Ideologia e realtà

• JOSÉ LORETO MORALES Nato nel 1959 a Puebla. Da sempre attratto dalle arti visive, inizia il suo rapporto con la fotografia nel 1978, lavorando al Dipartimento audiovisivo della scuola, conseguendo la laurea in fotografia e l’insegnamento universitario. Segue numerosi corsi di fotografia storica (cianotipia, carta salata, ambrotipia, palladio-platino e dagherrotipia). Dal 1995 è docente di fotografia per l’Università liberoamericana, tenendo laboratori artistici e corsi di Comunicazione e Graphic design. Sempre dal 1995 è professore fondatore del Centro Intefral de Fotografía e professore all’Università di Madero. Ha partecipato a molteplici mostre presso gallerie e istituzioni come Inah, Gallería Pedro Meyer e Fotoseptiembre a Puebla, San Luis Potosí, Monterrey e a Veracruz. p   95 – Descifrar los lenguajes del cuerpo

• FEDERICA LUSER Nata a Trieste nel 1966, è storica dell’arte. Nel 2001 fonda Trart, società cooperativa che si occupa dell’organizzazione e della cura di mostre d’arte in spazi pubblici e privati, dal Museo Correr di Venezia ai Musei degli Eremitani a Padova, da Palazzo Agostinelli a Bassano al MART di Rovereto. Con la trart si occupa anche di edizioni d’ar-

p   198 – Il corpo come opera d’arte

• ANGELA MADESANI Storica dell’arte e curatrice indipendente. Autrice, fra le altre cose, dei volumi Le icone fluttuanti - Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia e di Storia della fotografia per i tipi, di Bruno Mondadori. Suo è il saggio introduttivo del volume Artist’s Invitations 1965-1985 con Danilo Montanari Editore del 2019. Ha curato numerose mostre presso istituzioni pubbliche e private italiane e straniere. Tra le altre, la prima edizione del Festival Europeo della Fotografia di Reggio Emilia e la mostra Kaléidoskope d’Italie presso il CNA di Dudelange e la Biennale Donna di Ferrara con la mostra Attraversare l’immagine. Donne e fotografia tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta nel 2020. Collabora con Artribune. È autrice di numerosi volumi su prestigiosi autori fra i quali: Gabriele Basilico, Giuseppe Cavalli, Franco Vaccari, Vincenzo Castella, Francesco Jodice, Elisabeth Scherffig, Anne e Patrick Poirier, Luigi Ghirri, Giulio Paolini, Cioni Carpi, Studio Azzurro. Insegna Storia della Fotografia presso l’Istituto Europeo di Design di Milano e la Fondazione Modena Arti Visive. p   209 – I fotografi dell’ombra

• BRITTANY MARKERT Nata nel 1987 negli Stati Uniti, è una fotografa che usa tecniche tradizionali in bianco e nero e stampa in ca-


Biografie

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mera oscura. Curatrice di libri e formatrice, ha esposto negli Stati Uniti, in Francia, Danimarca e Belgio tra cui al Brandts Museum, al The Ogden Museum of Southern Art, al The Untitled Space di New York, e alla Stephen Romano Gallery, sempre a New York. Le sue opere sono conservate in collezioni private di venti paesi in tutto il mondo. Nel 2017 ha iniziato anche la curatela di artisti e a dedicarsi al cinema 16mm, al fine di sostenere un dialogo sulla salute mentale, identità e alchimia psicologica.

con Università, gallerie d’arte, associazioni culturali e circoli fotografici. Lettore portfolio sia in italiano che in inglese, è curatrice di mostre a livello nazionale ed internazionale. Scrive testi critici per mostre, libri, riviste. Si occupa di divulgazione e gestisce un profilo Facebook ed un canale YouTube. Co-fondatrice dell’Associazione culturale START. Autrice dei libri Matite colorate. Appunti d’arte, con Linea edizioni, del 2016 e Uno scienziato al museo, sempre per Linea edizioni, del 2021.

p   50 – Corpo

pp   174, 208 - Eccomi, sono Ejabbabbaje e Il corpo tra fotografia, scultura e

• VINCENZO MARZOCCHINI Si dedica alla fotografia dalla fine degli anni Settanta con programmi di educazione all’immagine, reportages sul territorio, sperimentazioni off-camera oscura e sulla figura. In seguito i suoi interessi si sono rivolti agli studi storici, di analisi e critica, e soprattutto ai rapporti tra fotografia e letteratura. Attualmente la sua attenzione si focalizza sulla raccolta di immagini d’epoca, seguendo il criterio delle tecniche di stampa e di riproduzione, con particolare riguardo alla ritrattistica tra Ottocento e Novecento. Nel 2007 ha contribuito alla creazione del Museo Storico Fotografico di Montelupone, in provincia di Macerata. Ha fatto parte dello staff redazionale della rivista Gente di Fotografia, per la quale ha scritto numerosi testi critici. Negli ultimi anni la fotografia stenopeica assorbe tutta la sua produzione pratica. Le pubblicazioni più importanti: Oltre il visibile, Campanotto Editore 1998; La fotografia stenopeica in Italia, con Luigi Cipparrone, Ed. Le Nuvole 2008; L’immagine di sé. Il ritratto fotografico tra ‘800 e ‘900, Ed. Lanterna Magica 2010; Fotografia&Letteratura Fotografi poeti narratori, Ed. Aletheia 2021. pp   163, 208 – Casino… è e Il corpo stenopeico

• MONICA MAZZOLINI Laureata in Biologia presso l’Università di Genova, nel 2003 ha conseguito il Dottorato di ricerca in Neurobiologia presso la SISSA di Trieste. Dopo aver lavorato nel campo della ricerca studiando la visione, da sempre interessata alle arti visive, nel 2016 decide di dedicarsi esclusivamente alla Storia dell’Arte e della Fotografia. Tiene cicli di lezioni, conferenze e workshop   sul territorio nazionale, sia in presenza che online. Collabora

scienza

• BÁRBARA MORAIS Portoghese, è nata nel 1970 in Luanda (Angola). Donna, moglie e medico, fotografa per piacere espressivo dei sentimenti e delle catarsi emozionali. Autodidatta e amante di tecniche alternative, negli anni ha approfondito il colladio umido e asciutto, il foro stenopeico e, scoprendo le tecniche alternative di stampa ecologiche, ha realizzato negativi da sé, ingrandimenti con gusci di uova, stampe alla clorofilla, cianotipi e, recentemente, il processo del mordançage. Ha partecipato a mostre presso il Dipartimento di Fisica di Oporto e all’Ecomuseo Barroso-Montalegre. Nel 2015 ha vinto il primo premio di fotografia dell’Associazione portoghese della Clinica Generale in Fisica. Nel marzo del 2019 è stata intervistata e poi ha collaborato con l’Haute Horologerie Watchmoaking Magazine Spiral of Time p   51 – Corpo

• TILYEN MUCIK Nata nel 1995 ha unito motivi femminili e botanici nel campo della fotografia come parte della sua tesi di laurea, che ha poi sviluppato in un’esplorazione delle connessioni tra botanica e fotografia. Nel 2013 ha ricevuto il primo premio al festival di Tresk per la migliore fotografia di concerto, seguito da una menzione speciale da parte della giuria nel 2018. Le sue opere sono state esposte in Slovenia e a livello internazionale, sono state pubblicate su riviste online e cartacee britanniche (Wotisart, Semi magazine), americane (Float magazine, Shuba magazine, Fstop magazine) e canadesi. p   122 – The body as a point of view


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Fotografia Zeropixel 2021

• MASSIMILIANO MUNER • TSUYOSHI NAGAOSA Nel 2011 viene premiato per la particolare tecnica crea- Fotografo, di Ibaraki, Giappone. Si occupa principalmentiva del taglio delle immagini Polaroid e vince a Milano il te di fotografia architettonica. primo Festival della Fotografia Istantanea ISO600. Nel p   105 – Three years on a rock 2012 Fonda l’Associazione Fotografica Officina Istantanea, per promuovere la fotografia analogica e istanta- • TIZIANO NEPPI nea; ne è presidente e coordinatore per i primi quattro Nato nel 1960 a Trieste, dove vive e lavora come fotograanni. Dallo stesso anno è tra gli artisti della Fondazione fo indipendente. Uomo di confine, conscio di un’umanità Bevilacqua La Masa di Venezia e della galleria Barbara che non ha né possibilità sociale né storica per ribellarsi, Frigerio Contemporary Art di Milano. Nel 2013 è foto- e dell’inutilità dei furori e delle retoriche. Le sue prime grafo professionista e crea Spaziowhite. Dal 2014 è ide- fotografie sono state pubblicate sul quotidiano berlinese atore e coordinatore del progetto Fotografia Zeropixel. Die Tagezeitung; in seguito esegue dei reportage nell’ex Collabora a un workshop   con Maurizio Galimberti a Ve- Jugoslavia. La prima mostra importante è del 1988: La nezia e nello stesso anno è ospite di Impossible Project Città Negata, immagini di Trieste esposte a Belgrado e al Photoshow di Milano e partecipa al 17° International Milano; del 1994 La Pace Mai Promessa, con immagini Art Symposium Medulin. Nel 2015 organizza uno spazio di Sarajevo esposte a Rosario e a Buenos Aires. espositivo a Trieste e fonda Silver Age, Centro di ricer- Nel 1995 espone Cercando Kiki, una mostra sulla conca per la fotografia e le arti visive. Nel 2018 alcuni suoi dizione femminile, a cui seguono le mostre Cronomelavori vengono selezionati da Italo Zannier e Emanuela tropoli, La Biblioteca di Sarajevo e, fra le ultime, Le Porte Sesti per una mostra all’Alinari Image Museum. Suoi Aperte del 2012, sul Parco S.Giovanni dell’ex Ospedale lavori sono stati esposti in oltre 50 mostre a Trieste, Psichiatrico di Trieste riqualificato. Diverse sono le moMilano, Roma, Vienna, Berlino e New York, e fanno parte stre collettive nazionali tra le quali: nel 1995, Volontari di collezioni pubbliche e private. Dal 2018 il suo lavoro è Volontariato, e nel 1996 Fotoreporter Italiani nell’ex Jugoparte della prestigiosa Polaroid Collection di WestLicht, slavia. A queste si accompagnano altri importanti lavori, Vienna e dell’archivio Fratelli Alinari Fondazione per la dal fotogiornalismo alla fotografia industriale, dal fare Storia della Fotografia di Firenze. fotografia di teatro alla fotografia d’impegno sociale, Nel 2019 viene invitato come formatore esterno nel pro- come le immagini della Campagna sulla Prevenzione getto del MIUR, Ministero dell’Istruzione dell’Università al Suicidio e Mai più Soli. e della Ricerca, per insegnare alle classi secondarie di p   54 – Corpo secondo grado. pp   52, 209 – Corpo e Polaroid in grande formato • TARCISIO NOT Nato a Palmanova nel 1951, da oltre 40 anni fa parte • TOMOKO NAGAKAWA del gruppo culturale Gli Ultimi di Tolmezzo, dove ha Nato nel 1973 nel Regno Unito e vive nel Buckingham- scoperto l’interesse per la fotografia ed ha imparato shire. È laureato in fotografia e cinema presso il Nihon ad utilizzare strumenti audiovisivi per la produzione di University College of Art. Utilizza la stampa analogi- documentari e libri fotografici riguardanti la condizione ca su carte fotografiche selezionate per creare visioni sociale e le lotte operaie della Carnia. È professore di minimaliste, e oggetti fantasiosamente espansivi che Pediatria dell’Università di Trieste presso la Clinica pefungono da suggestivo trampolino di lancio a libere in- diatrica dell’Istituto di Ricerca e Cura Scientifica Burlo terpretazioni. Con il suo ultimo lavoro esplora il risveglio Garofolo di Trieste, dove svolge attività di ricerca ed del nostro inconscio dal silenzio, per ispirarci e sentirci assistenza nel campo delle malattie infiammatorie croconnessi alla natura e all’invisibile che ci circonda. niche ed autoimmuni. p   53 – Corpo

p   208 – La Carnia di Antonelli, Ideologia e realtà


Biografie

• SHINO OZAKU Nata a Tokyo. Laureata all’Università delle Arti di Tokyo con una Laurea triennale in pittura a olio e una Laurea magistrale in incisione. Vive e lavora a Tokyo. p   106 – Three years on a rock

• DANIELE PAPA Nato a Loreto in provincia di Ancona nel 1949, terminati gli studi si trasferisce a Torino per motivi di lavoro. Ritorna a Loreto nel 1973, anno in cui riceve i primi rudimenti dell’arte fotografica da un amico già affermato fotografo e intraprende quindi il suo percorso rivolgendo da subito la sua attenzione a tutte quelle realtà introspettive che sono alla base della sua ricerca interiore a lui particolarmente cara e congeniale. L’impatto con le opere di Mario Giacomelli, soprattutto i paesaggi e i pregnanti incontri, seppur sporadici, avuti con il maestro senigalliese in occasione delle sue mostre fotografiche, suscitano in Daniele sempre più intensamente il desiderio di realizzare qualcosa di personale e la chiara visione della strada maestra da percorrere. Realizza ben presto nella camera oscura, in rigoroso bianco e nero, le proprie foto, provvedendo personalmente a tutte le fasi di sviluppo del negativo e delle stampe finali. Predilige lavorare a tema, considerando le foto come momenti narrativi di un unico libro: avvolgere l’immagine in un’atmosfera poetica è la prerogativa principale del suo impegno fotografico. p   151 – I Vattienti di Nocera Terinese

• PAULINA GABRIELA PASOS Nata nel 1986, a dodici anni ha iniziato a interessarsi e ad amare le Arti Visive, partecipando a laboratori di iniziazione artistica nel quartiere degli artisti. A diciotto anni ha partecipato per la prima volta a corsi di fotografia in bianco e nero alla Casa della Cultura dello Stato di Puebla. Ha conseguito la Laurea triennale in Arti Plastiche all’Istituto di Arti Visive dello Stato di Puebla. Ha ottenuto la certificazione in Fotografia Digitale al Centro Integral de Fotografía. In seguito ha ottenuto la certificazione in Storia dell’Arte sui Generi Pittorici all’Istituto di Ricerche Estetiche della Unam e del Museo Amparo. Ha partecipato a corsi di Autorappresentazione al Ginnasio

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dell’Arte, di Fotografia Digitale all’Università Iberoamericana e a Laboratori di collodio umido, fotografia cinematografica e interventi sulla fotografia. Ha preso parte anche a laboratori in altri ambiti delle arti, per esempio di ceramica, acquerelli, argilla policroma e di educazione artistica, presso El Gabinete Fotográfico, la Línea del Horizonte e il Museo Amparo. Ha partecipato a mostre collettive come: Contradicciones, en el barrio del artista (Contraddizioni, nel quartiere degli artisti), Puebla 2003 nell’ambito della pittura; Industria Natura, en casa de la cultura (Industria Natura, nella casa della cultura) Puebla 2010, nell’ambito dell’arte degli oggetti; Oficio de Luz Fotógrafos Poblanos (Ufficio della Luce Fotografi Contadini), Centro Integral de la Fotografía; El erotismo de la realidad (L’Erotismo della realtà), a Città del Messico 2016 nell’ambito della fotografia. p   96 – Descifrar los lenguajes del cuerpo

• ROBERTO PASTROVICCHIO È fotografo pubblicitario e specialista nel campo dello still-life. Essenziale e minimalista, ricerca da sempre il suo silenzio estetico. Nato nel 1975, vive e lavora a Trieste. p   55 – Corpo

• ZANETO PAULIN Manipolatore di media, fotografo, giornalista, grafico, produttore, critico musicale. Nel 1987 produttore e coautore del concetto multimediale Glamour Behind The Velvet Curtain, promosso in anteprima alla mostra personale presso la più importante galleria fotografica europea Il Diaframma a Milano, su invito di uno dei più importanti teorici europei della fotografia Lanfranco Colombo. Nel 2009 vincitore di un premio speciale al concorso fotografico The Most Significant Photograph Of a Contemporary Work Of Art, alla Biennale d’Arte di Venezia; per l’interpretazione visiva della performance e installazioni di TwentyTwo Less Two, il leggendario artista italiano Michelangelo Pistoletto. Dal 2011 al 2021 autore di diverse decine di mostre personali multimediali: il progetto Arhennale (dedicato alla Biennale di Architettura di Venezia 2010), Rondò Istriano (selezione dall’archivio fotografico decennale di ritratti di Istriani,


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Fotografia Zeropixel 2021

2013), Fundamentalz (dedica personale alla Biennale d’Arte di Venezia 2014), Freezpace (analisi della Biennale di Architettura di Venezia 2018). I concetti sono realizzati nel formato fotografico originale Thumbnails, caratterizzato dal fatto che tutti gli argomenti sono presentati attraverso storie di 24 immagini titolate.

lavoro fotografico, che si esprime principalmente in immagini di parchi e giardini, ritratti un po’ in tutto il mondo. Preferisce l’uso del bianco e nero e il medio formato. Ha pubblicato Fotosintesi, a cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste, che è stato presentato anche in Austria, Ungheria e Slovacchia. Ha al sua attivo parecchie mostre personali in Italia e in altri paesi del Centro Europa. Sue opere sono conservate presso varie istituzioni e collezioni private. È uno dei fondatori dell’Associazione PhotoImago, per conto della quale, da più di trent’anni, organizza un’intensa attività espositiva sia in Italia che all’estero. Collabora con la Art Photo Gallery di Trieste. Da alcuni anni, in particolare, cura la presentazione di mostre fotografiche presso il Museo d’Arte Moderna Ugo Carà di Muggia

p   131 – Le muse

• MAURO PAVIOTTI Nato a Palmanova nel 1956, vive in un paesino della profonda bassa pianura friulana. Il suo interesse per la fotografia risale al 1982. Un viaggio a New York fu per lui una rivelazione; mise in pratica l’esperienza pittorica (informale) che ebbe qualche anno prima sotto la guida del prof. Carlo Patrone. Dal libro Punto, linea, superficie di V. Kandinskij ha tratto notevoli spunti per la costruzione delle immagini fotografiche. Nel 1981 si iscrive al Centro Friulano di Arti Plastiche. Dal 1999 al 2009 non ha fotografato. Dal 2017 si sta concedendo nuovamente una lunga pausa di riflessione che pensa lo porterà fino alla sua dipartita. Sue opere sono oggi conservate presso il Museo Nazionale F.lli Alinari di Firenze, gli Archivi del Centro di Ricerca e Archiviazione Fotografica di Spilimbergo, la Fondazione di Venezia, il Consolato Generale di Londra, oltre a collezioni private.

p   58 – Corpo

• BORUT PETERLIN Si è laureato in fotografia alla Famu Academy di Praga e nel 2003 ha conseguito un diploma postlaurea presso il London College of Printing. Nel 2000 riceve una borsa di studio presso Fabrica, Centro Ricerche Benetton per la Comunicazione, e inizia a collaborare con Oliviero Toscani alla George Eastman House, Rochester, Stati Uniti, sotto la guida di Mark Osterman, dove ha appreso la p   56 – Corpo padronanza delle tecniche fotografiche del XIX secolo, con particolare attenzione al collodio umido. Il suo ultimo progetto A New Earth è l’esempio della sua • DANIELE PELUSO Uso la fotografia a supporto delle parole e le parole, visione e della sua passione per la fotografia analogica spesso, come fossero pennellate di luci e ombre. Foto- e le stampe al carbonio su vetro da un negativo al colgrafo per espirimere quello che sento nel momento e nel lodio umido di formato ultra grande. Gestisce laboratori momento stesso che ho immortalato un istante penso a in tutta Europa. Ha esposto in tutto il mondo, in luoghi quello immediatamente successivo. Uso la fotografia in come la Konica-Minolta Gallery di Tokyo, la K2 Gallery ogni sua sfaccettatura, in ogni sua possibile declinazio- di Izmir, la Martin-Gropius-Bau di Berlino, la Host Galne per liberare i démoni che albergano nella mia anima, lery di Londra, la Kaunas Photo Festival della Lituania, per dar loro voce e corpo. Sono un fotografo compulsivo, il Doland Museum di Shanghai, il Photo Fringe Festival guardo, osservo, imito, cerco strade perennemente con di Cracovia, l’Arendt & Medernach in Lussemburgo e il Museo di arte contemporanea di Lubiana, in Slovenia. un occhio aperto e uno chiuso. p   57 – Corpo

p   59, 210 – Corpo e Back to the future

• ADRIANO PERINI Nato a Trieste nel 1948. L’amore per la natura e l’interesse per l’architettura costituiscono la base del suo

• PIERO PIERI Nei primi anni ‘80 collabora con Juliet Art Magazine ed espone col Gruppo78. Laureato in architettura, si dedica


Biografie

presto alla regia video, dapprima in campo pubblicitario/ istituzionale e infine nel servizio pubblico radiotelevisivo, per cui realizza centinaia di programmi Tv, tra documentari, magazine transfrontalieri, riprese di spettacoli teatrali e concerti. Si occupa spesso di arte con i filmati su Miela Reina, Winckelmann, Timmel e gli artisti contemporanei come Sofianopulo, Serse, Kusterle, Marusic. Alla radio cura e conduce rubriche culturali e firma la regia di racconti sceneggiati. Negli anni ‘90 realizza due opere di video-danza in collaborazione con Massimo Gardone. Pur avendo sempre continuato a fotografare, solo recentemente ha recuperato un approccio artistico sul mezzo, in analogico e digitale. p   60 – Corpo

• NOVELLA PREDONZAN Nata nel 1973 a Trieste, dove vive e lavora. Ha seguito diversi corsi di fotografia e di alfabetizzazione fotografica con realizzazione di lavori off camera. Cerca un punto di vista diverso e inatteso delle cose attraverso la fotografia. Nella sua ricerca esplora dapprima il mondo digitale, prediletto e mai abbandonato, per poi sperimentare l’analogico e in particolare il mondo Polaroid. Dal 2019 si appassiona in modo preferenziale alla tecnica dell’emulsion lift, rientrando coi suoi lavori in diversi cataloghi. Dal 2004, anno in cui le sue fotografie vengono esposte per la prima volta in una collettiva, i suoi lavori sono stati inseriti in varie mostre in Italia e all’estero. p   61 – Corpo

• BALAM ENRIQUE PONCE MONTOY Nato nel 1981 a Pahuatlán de Valle, Puebla. Ha iniziato i suoi studii fotografici nel 2007, presso il Centro Integral del Fotografía a Puebla, manifestando da subito interesse per la fotografia chimica. Si è diplomato in Fotografia Contemporanea presso l’Universidad Autonoma Metropolitana Cuajimalpa di Città del Messico; oltre ad interessarsi alla antiche tecniche di stampa, ha partecipato a workshop   sulla costruzione di apparecchi a foro stenopeico, stampa platino-palladio e altri. Nel 2013, durante un seminario a Città del Messico, ha appreso le tecniche di cianotipia e collodio umido. Nel 2014 si riunisce con i vecchi maestri e gli amici del

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laboratorio El Gabinete Fotografico, dove utilizza principalmente i processi fotografici del XIX secolo. Parallelamente a questa attività, si dedica attualmente all’insegnamento presso l’Università Iberoamericana di Puebla. p   97 – Descifrar los lenguajes del cuerpo

• MARCO PUNTIN Nato ad Aquileia in provincia di Udine nel 1961. Dopo la maturità scientifica si trasferisce a Trieste, dove risiede dal 1981. Dal 1982 ha lavorato per oltre un decennio nel campo dello spettacolo, sia come attore che come annunciatore radiofonico. Come attore ha recitato in oltre 300 sceneggiati radiofonici per la RAI e la Radio Svizzera Italiana, lavorando inoltre come animatore e conduttore per diverse emittenti radiofoniche private italiane ed estere. Laureato in Storia dell’Arte e in Storia del Cinema ha collaborato per oltre cinque anni con la cattedra di Storia del Cinema della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste. Nel 1992 ha aperto il suo primo spazio espositivo a Udine e nel 1995, insieme a Cristina Lipanje, la LipanjePuntin Arte contemporanea, con sede a Trieste, diventata in pochi anni una fra le gallerie d’arte più conosciute in ambito nazionale, con riconoscimenti a livello internazionale. Quale direttore e co-proprietario della LipanjePuntin Arte contemporanea ha organizzato e curato oltre un centinaio di mostre di artisti italiani e internazionali, collaborando anche con amministrazioni locali e istituzioni europee. p   209 – I fotografi dell’ombra

• JANEZ PUKŠIČ Nato nel 1945, ha lavorato come fotoreporter per dodici anni prima di specializzarsi come fotografo culinario. Le sue fotografie adornano più di cento libri di cucina di fama internazionale e hanno ricevuto numerosi premi (due libri creati in collaborazione con il designer Žare Kerin hanno ricevuto il prestigioso Red Dot Design Award). Le sue opere si concentrano sulla cattura della fugacità dei momenti che passano, che presenta sia nelle sue polaroid erotiche che nelle sue impressioni stampate su tela. p   123 – The body as a point of view


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Fotografia Zeropixel 2021

• IVANO QUINTAVALLE Nasce ad Amelia e attualmente risiede a Civitanova Marche. Da più di quarant’anni si occupa di fotografia. È stato tra i fondatori delle Fototeche Comunali di Civitanova Marche e di Morrovalle, di cui per molti anni è stato animatore e presidente. Fondamentale è stato l’incontro con il Laboratorio di Cultura e Ricerca Fotografica di S. Elpidio a Mare, frequentato da Tullio Malvestiti, Luigi Crocenzi, Mario Giacomelli, Alvaro Valentini, Mario Dondero, grazie al quale scopre un diverso modo di porsi di fronte alla fotografia e all’immagine. Ha collaborato alla realizzazione di mostre fotografiche, pittoriche, concorsi, corsi di fotografia, convegni, tra cui l’ultimo convegno regionale Federazione Italiana Associazioni Fotografiche a Civitanova Marche, nel marzo 2015. Collabora con CartaCanta sezione Fotografia.

porti di lavoro speciali con pochi. Penso che questa sia la parte più importante per fare una bella fotografia. Ho sentimenti molto speciali per i miei modelli e loro per me. Una ricetta di fiducia, comprensione, umorismo e amicizia permette ai miei modelli e a me di rilassarci, rilassarci in modo tale che la mia macchina fotografica diventi semplicemente uno strumento per catturare i momenti che condividiamo. Molte persone mi chiedono se sono un romantico quando vedono le mie fotografie. Lo prendo come un grande complimento. Significa che ritraggo le donne nella giusta luce. Sono romantico e davanti a una bellezza così straordinaria voglio creare poesia con la mia macchina fotografica. p   63 – Corpo

• PATRIZIA RIGONI A Trieste dal 2000, ha fondato Azienda Parola, un’azienda che si occupa di parole. Sociologa, scrittrice, ha • LUCY RIDGES pubblicato diversi romanzi propri e curato volumi che Artista visiva con un focus preciso sui processi fotogra- raccolgono i frammenti autobiografici dei gruppi. Suoi fici alternativi. Fotografa principalmente il corpo, e la sua assi di intervento sono la formazione narrativa con gli modalità è guidata dalla curiosità e sperimentazione. Ha Istituti di Cura e Ricerca come il Cro di Aviano e il Burlo di esposto il suo lavoro in tutto il Regno Unito; The Lowry, Trieste, i Master per le Università e i laboratori autobioSalford, 2020; Rogue Project Space, Manchester, 2018, grafici con Associazioni di donne straniere per il dialogo 2019; Air Gallery, Altrincham, 2018; Waterside Arts Cen- e l’integrazione. Secondo asse di Azienda Parola l’editing, tre, Sale, 2015; Cornerhouse, Manchester, 2012; Bank- soprattutto su libri d’arte, e l’accompagnamento persoley Gallery, Manchester, 2018; Open Eye Gallery, Liver- nalizzato per chi ha voglia di scrivere la propria autobiopool, 2011. Nel 2019 Lucy è stata nominata al Greater grafia. Terzo asse, ma non ultimo, la scrittura: l’ultimo suo Manchester Arts Prize e ha ricevuto il premio Develo- sforzo narrativo, il romanzo L’Isola dell’Aria, è uscito nel ping Your Creative Practise dell’Arts Council England dicembre 2012 con Gossmann Edizione di Udine. per il suo progetto Darkroom Interventions. • FABIO RINALDI p   62 – Corpo Nasce a Trieste nel 1955. Dagli anni ’80 segue i pro• GABRIELE RIGON cessi della comunicazione visiva frequentando il Circolo Devo essere l’uomo più fortunato in vita. Non solo posso fotografico Fincantieri-Wartzila, nel quale ha ricoperto incontrare e fotografare le donne più belle del mondo, ma numerosi incarichi, fino a diventarne vice presidente. quando non sono in studio o sul posto volo con elicotteri In quel contesto ha gestito per dieci anni la sala mostre Chinook e Huey per l’esercito italiano! La mia passione è Fenice, curando la recensione e la presentazione di più catturare e condividere la bellezza sensuale della forma di 100 mostre, alternando autori famosi ad emergenti, femminile. Il nudo femminile è, per me, il dono più bello rassegne storiche a movimenti contemporanei, la tradella natura. Sono così commosso da questa estetica, dizione all’innovazione. Questa sua predisposizione alla che cerco di tradurre ciò che sento in immagini fisse. ricerca e all’allestimento di mostre lo ha portato a esNon uso molti modelli perché preferisco stringere rap- sere il curatore dello spazio fotografico presso il Caffè p   111 – Corpo in fotografia


Biografie

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Trieste di Ronchi dei Legionari per diversi anni. Con la nomina a delegato provinciale della Federazione Italiana Associazione Fotografiche ha guidato il coordinamento fra i circoli e la federazione. La sua curiosità verso le diverse forme di fotografia lo ha spinto ad approfondire il tema del reportage, pensando al quale ha ideato il premio Città di Trieste al reportage, riconoscimento a quanti nell’ambito della fotografia percorrono i luoghi caldi della terra alla ricerca della verità. Ha fatto parte dell’organizzazione del Festival Triestèfotografia, durato per dieci edizioni, dal 2005 al 2014. È stato photo editor per la rivista di arte contemporanea Juliet. Dal 2019 è presidente del Centro per l’archiviazione e divulgazione dell’immagine fotografica PhotoImago, nata nel 1983, che tra l’altro realizza mostre fotografiche presso il Museo di arte moderna Ugo Carà di Muggia. È nel direttivo del festival Fotografia Zeropixel, che raccoglie a novembre tutti gli appassionati della fotografia chimica. Pur non avendo resistito alla praticità della fotografia digitale, resta molto legato alla tecnica del bianco e nero che realizza nel grande format, curandone tutti i passaggi, con particolare impegno verso il ritratto fotografico, alla ricerca non solo delle geometrie del volto, ma di quell’incontro di sguardi rivelatori dell’anima. La sua ricerca artistica viene riconosciuta nel 2011, con l’invito a far parte di un gruppo particolarmente selezionato di artisti della regione per la realizzazione di un calendario a tema. Nel 2015 riceve il premio Criscuoli entrando a far parte di un gruppo di artisti indipendenti. Numerosi i premi e i riconoscimenti ottenuti. Ha al suo attivo numerose esposizioni, sia personali che collettive, in Italia e all’estero, e le sue fotografie sono presenti in numerosi musei e collezioni private, sezione fotografia.

e al Laboratorio De Stefanis a Milano. Dal 1976 ha partecipato a numerose mostre: a Caracas, in Germania, all’Università dell’Arizona, a Milano, a San Paolo, al Beograaski Sajam di Belgrado e a Sarajevo. Nel 1988 è stato premiato alla Biennale della Fotografia dell’Istituto di Belle Arti e alla Scuola Nazionale di Antropologia e Storia. Nel 1993 è stato selezionato per la 53esima edizione dell’International Photographic Salon of Japan, dove ha ottenuto il Premio Speciale per la sua opera intitolata Los Tiemperos. Nel 1999 ha ricevuto la borsa di produzione dei Creadores con Trayectoria dal Fondo Statale per la Cultura e le Arti dello Stato di Puebla. Alcune delle sue opere sono state esposte alla mostra El Mito de los Volcanes al Palazzo delle Belle Arti; ha inoltre realizzato una mostra retrospettiva al Centro de la Imagen, nel 2005. Nel 2012, 2014 e 2018 ha esposto opere a Bergamo e sul Lago Maggiore, e nel 2018 a Bratislava, in Slovacchia. Attualmente continua a lavorare sui processi fotografici del XIX secolo al Gabinete Fotográfico.

p   64 – Corpo

p   124 – The body as a point of view

• EVERARDO RIVERA FLORES Ricercatore all’Istituto di Scienze Sociali e Umanistiche della Benemérita Universidad Autónoma de Puebla. Laureato alla Scuola di Storia e certificazione in Progettazione e Gestione di Mostre alla medesima Università, esperto di Storia Visiva. Collabora dal 1980 a pubblicazioni culturali e di divulgazione scientifica. Ha partecipato al laboratorio didattico di Attilio del Comune

• ANTONIO ROS Nato a Brugnera nel 1959, dopo il liceo classico si laurea in Architettura nel 1986. Cultore della materia all’Università di Venezia sino al 1995, utilizza la fotografia come documentazione per il Restauro. Inizia a fotografare e stampare nel 1976 grazie a un professore di liceo; dopo la carriera universitaria inizia a insegnare Storia dell’Arte e a realizzare servizi giornalistici; l’iscrizione all’Albo

p   98 – Descifrar los lenguajes del cuerpo

• BLAŽ ROJS Nato nel 1995, è un fotografo sloveno emergente che unisce pittura, fotografia e graphic design nelle sue opere. Ha terminato i suoi studi universitari nel 2020 all’Accademia di Belle Arti e Design di Lubiana, ottenendo la lode grazie alla sua tesi intitolata Intervention in Photography. Tra i vari eventi cui ha partecipato, ha esposto le sue opere anche nello spazio di progetto Fotopub a Lubiana (mostra personale, Intervention in Photography, 2020), al Foam Museum di Amsterdam e al Nederlands Fotomuseum (mostra collettiva, Now You See Me Moria, 2021). Vive e lavora a Lubiana.


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Fotografia Zeropixel 2021

come fotografo avviene col passaggio al digitale dopo il 2006. Come fuga dalla furia delle immagini digitali/ giornalistiche, dal 2014 ripristina la camera oscura per dedicarsi a una fotografia priva di retorica, diretta ma significante, desideroso di esplorare le origini del medium.

concentra sui processi analogici e su come la loro pratica sia essenziale per vivere una vita più consapevole. Il suo lavoro si fonda su sentimenti e intuizioni e sul loro ruolo nel perseguire il proprio percorso interiore.

p   65 – Corpo

• SIMONETTA ROSSETTI Laureata alla facoltà di Architettura di Venezia, durante un anno di studio all’estero ha acquisito le tecniche della fotografia analogica, affinando successivamente le competenze digitali; ha conseguito un dottorato in Progettazione architettonica e urbana presso l’Università degli Studi di Trieste, dove attualmente collabora ai corsi di Progettazione. La fotografia è un ambito che continua a praticare con continuità, come strumento di documentazione, ma anche di sperimentazione, accogliendo con interesse le opportunità offerte dai concorsi. p   66 – Corpo

• GIANCARLO RUPOLO Fotoamatore, nato nel 1945, inizia a fotografare nel 1977. Ama fotografare a contatto con la gente per assimilare e trasmettere le emozioni che questi stanno provando. Ha al suo attivo 45 mostre fotografiche personali e 72 collettive. Riconoscimenti: Mosca M.I.F.A. New talent of the year award 2017, quattro onorevoli menzioni dall’I.P.A, due volte finalista SIPA, argento al PX3 2019, vincitore URBAN 2019, 3° premio Fine Art Phtography Awards, autore dell’anno 2012 Federazione Italiana Associazioni Fotografiche in Friuli Venezia Giulia, Artista della fotografia Italiana per la stessa Federazione per l’anno 2016. Una sua foto è presente nel calendario prodotto da Amnesty International per celebrare il 50° anniversario. p   67 – Corpo

• JAHAN SABER ZAIMIAN Nato nel 1990 a Vienna, si è accostato alla fotografia da giovanissimo, passione poi ripresa intorno ai 25 anni. Ha abbandonato una carriera nella fotografia commerciale per tornare alle radici del processo analogico, lavorando preferibilmente fuori dalla propria camera oscura. È fondatore dell’etichetta Develop, che si

p   68 – Corpo

• JUNKO SAKAMOTO Fotografa, Tokyo, Giappone. Partendo dalla mia creazione pittorica, mi sono risvegliata scoprendo l’espressione attraverso la fotografia. Armonizzo composizioni e angoli creati da oggetti naturali e catturo il tempo come se fosse un’immagine. Attraverso il lavoro in camera oscura, abbino e sviluppo varie tecniche in bianco e nero. p   107 – Three years on a rock

• NICOLE SANTIN Nata a Sacile in Provincia di Pordenone. Una provincia strana, vuota e piena, per chi la vuole vedere così. Nei suoi scatti immortala i momenti, intensi e passeggeri, che fanno parte della vita. Lento e veloce. Sensuale e innocente. Reale e fantastico. Natura e artificialità. Vede gli attimi che fanno parte dell’insieme. Vede anche se stessa. La forma, l’ombra, la curva, la foglia che copre il corpo. Nelle sue foto tutte queste componenti emergono sotto ombre e luci che sottolineano dettagli diversi per ogni scatto. La femminilità è forza, è bellezza, è delicatezza, è sensualità, è movimento, è geometria… nero su bianco. p   174 – Eccomi, sono Ejabbabbaje

• DANIELE SANDRI Nato a Milano nel 1964. Il suo percorso è quello dell’artista visuale che scopre le nuove sorprendenti opportunità che possono germogliare dalle radici più antiche. La sua più recente produzione valorizza le applicazioni della fotografia stenopeica e la street box photography. Progetta, modifica e realizza camere pinhole di vari formati, anche per i processi in colore istantaneo. Opera in piazza ed in città, tra i passanti incuriositi, usando vari tipi di camera minutera eseguendo ritratti fotografici analogici pronti in pochi minuti. Per spostarsi con tutta la strumentazione necessaria ha sistemato un vecchio camper al quale ha dato il nome del suo scomparso amato gattino: Piciuluti. pp   112,180,210 – Corpo in fotografia, I volti della scatola magica e Camper/Studio Piciuluti


Biografie

• SERGIO SCABAR Nato a Ronchi dei Legionari nel 1946. Comincia a interessarsi alla fotografia nel 1964. Dal 1966 al 1974 partecipa saltuariamente a concorsi nazionali e internazionali, utilizzando la fotografia soprattutto con finalità di racconto e reportage. Successivamente, negli anni ’80, il suo lavoro prende una svolta sostanziale: la figura umana esce dai suoi lavori e il suo interesse si concentra sulla natura, sublimando l’aspetto materiale e concettuale. Con il lavoro Il Teatro delle cose nel 1996, inizia una stampa alchemica ai sali d’argento, unico esemplare. Il metodo di lavoro artigianale emerge maggiormente rispetto alle opere precedenti: c’è il contatto con i materiali, il riappropriarsi dei metodi, della meticolosità e dei tempi, la particolare taratura sui toni bassi grazie all’uso dei rapporti chimici e sensoriali, uniti nella ricerca dell’essenza della creatività. Nel 2003 riceve il premio Friuli Venezia Giulia Fotografia, nel 2008 pubblica per Marte Edizioni il volume Silenzio di Luce e nel 2010 il volume Cidinors, edito da Associazione Culturale Colonos. Nel 2019 presenta a Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia Oscura camera, grande mostra antologica organizzata dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia e curata da Guido Cecere e Alessandro Quinzi. Nella settima edizione di Fotografia Zeropixel – Musica nel 2020, è stata realizzata in suo omaggio la mostra La visibilità muta dell’oggetto, curata da Giacomo Frullani e Federica Luser, nello Spazio d’arte trart di Trieste.

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È stata una degli amanti della fotografia istantanea che hanno promosso e sostenuto la ripresa della produzione delle pellicole polaroid attuata da The impossible project, ora Polaroid Originals. Dal 2014 è co-fondatrice di Fotografia Zeropixel, il festival della fotografia chimica, che ha il fine di preservare e reinventare le tecniche della fotografia tradizionale ed antica, rendendole fruibili al grande pubblico attraverso incontri con grandi maestri della fotografia, mostre personali e collettive, laboratori, workshop, incontri con l’artista, conferenze, presentazioni di libri, collaborazioni tra artisti. Ha esposto in Italia e all’estero. Tiene workshop  di fotografia polaroid e di manipolazione e tecniche creative con pellicole istantanee e conferenze d’approfondimento sulla fotografia, in special modo istantanea. Il suo cuore ha il suono di una polaroid appena scattata. p   70 – Corpo

• JAN SCHLEGEL Nato a Triberg nella Foresta Nera in Germania nel 1965. La sua passione per la fotografia nasce dopo aver seguito un corso organizzato dalla scuola. Con i suoi risparmi riesce a comperare la prima macchina, una Minolta XG9, con cui sperimenta e impara a guardare. La vittoria di un concorso AGFA gli permette di seguire un seminario con Walter Schels, maestro del ritratto al Staatslehranstalt für Photographie di Monaco di Baviera. La sua ricerca si concentra soprattutto sulla figura e sul ritratto. Sceglie il bianco e nero e ne approfondisce le pp   69, 209 – Corpo e I fotografi dell’ombra tecniche, studiandole a fondo. Dal 1998 inizia una serie di viaggi spinto dalla voglia di scoprire volti e usanze • MICHELA SCAGNETTI diverse. È affascinato dalla bellezza dei corpi tatuati e Si innamora della fotografia nel 2008, quando la Po- manipolati dei membri di alcune tribù africane e dagli laroid Corporation decide di chiudere la produzione di splendidi visi e dalle vesti dell’Asia centrale. Ormai ha pellicole. Cofonda nel 2012 Officina Istantanea, un’asso- visitato oltre sessanta paesi, traendo sempre ispirazioni ciazione fotografica di cui è attualmente presidente, che per nuovi cicli di fotografie. Oggi insegna alla University ha lo scopo di preservare, diffondere e sperimentare la of Nations, con cui organizza dei corsi speciali in Africa pratica e la cultura della fotografia polaroid. Dallo stes- e Asia, accompagnando gli studenti nella loro iniziazione so anno è tra gli artisti della Fondazione Bevilacqua La al guardare e poi a tradurre la visione in emozione. Tra i Masa di Venezia. Organizza, fin dalla sua prima edizione, suoi cicli: Essence, Tribes of our generation, Creatures of Polaround, la maratona fotografica a premi totalmente the seven seas, Of monster & dragon, Of fear and death, dedicata alla fotografia instant, che si tiene a Trieste dal The very last of a legend, Muses. 2012, omaggio all’invenzione più iconica di E.H.Land. p   198 – Il corpo come opera d’arte


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Fotografia Zeropixel 2021

• ERNÖ SEBASTIAN Nato nel 1946 a Novi Sad da una famiglia ungherese, è professore di fisarmonica classica. Dopo essersi diplomato alla Scuola di musica nella sua città natale, ha studiato per due anni all’Accademia di Musica di Belgrado, poi alla Scuola superiore Franz Liszt di Weimar, dove ha iniziato a realizzare i suoi primi scatti, collaborando con i giornali locali. Al rientro da Weimar è entrato nel Club fotografico a Novi Sad e in seguito si è associato al Fotoclub di Lubiana. Ha trasferito le sue esperienze fotografiche alle esibizioni di balletto. Cura personalmente tutte le fasi di stampa analogica in bianco e nero, dallo sviluppo delle pellicole fino alla finitura delle opere; ha esposto in mostre personali e collettive in Slovenia e all’estero.

e foto di viaggio. Continua ad esplorare e promuovere le procedure fotografiche classiche, usando la camera stenopeica e le fotocamere di medio e grande formato. pp   73, 132 – Corpo e Le muse

• MICHELE SMARGIASSI Nato nel forlivese, verso la metà del secolo scorso. Con mia grande sorpresa faccio il giornalista, che era il mio sogno da bambino. Mi sono laureato in Storia contemporanea all’ Università di Bologna con una tesi sulle trasformazioni urbanistiche viste attraverso l’occhio della cartolina illustrata. Dal 1982 ho lavorato a l’Unità, poi dal 1989 a Repubblica, testata per cui scrivo di società, cultura e, se proprio devo, anche di politica. Mi occupo p   71 – Corpo da quasi trent’anni di fotografia e cultura visuale. Nel 2009 ho creato e gestisco tuttora il blog Fotocrazia. Ol• MIKAEL SIIRILÄ tre a testi per mostre, articoli, cataloghi, riviste e volumi Nato nel 1978 a Helsinki, Finlandia, si è accostato alle collettivi, prefazioni e postfazioni, ho scritto alcuni libri tecniche fotografiche fin da bambino, grazie alla pas- tra cui Voglio proprio vedere. Interviste impossibili ma sione di famiglia. Decenni dopo ha voluto riscoprire la non improbabili ai grandi fotografi, Contrasto, 2021; Sorcamera oscura, considerandola un terreno naturale e ridere. La fotografia comica e quella ridicola, Contrasto, familiare per la sua ricerca artistica. Utilizza un approccio 2020; Un’autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso, minimalista, indagando sui temi della presenza/assenza Contrasto, 2009; Ora che ci penso. La storia dimenticata e sull’outsiderhood. Del suo lavoro dice: raccolgo fram- delle cose quotidiane, Dalai, 2011. Più alcuni saggi in vomenti e autentiche osservazioni dalla mia vita quotidiana lumi collettivi: La famiglia fotogenica per gli Annali della e dai miei viaggi, ricontestualizzandoli in camera oscura. Storia d’Italia, Einaudi 2004, Bugie dell’elocutio nella racCerco immagini che sappiano resistere alle espressioni colta Etica e fotografia, Derive Approdi, 2015; La Camera narrative e verbali. È membro di AllFormat Collective. chiara di Roland Barthes, in Nuove visioni, Contrasto, p   72 – Corpo 2020. Ho collaborato a dieci volumi della collana Maestri della fotografia (Repubblica / National Geographic, • ROBERT SIRONI 2019-2020) e attualmente curo la collana Visionari (ReHa pubblicato le sue foto nelle riviste professionali, cata- pubblica / National Geographic, 2020-2021). Ho curato loghi turistici, stampa quotidiana e nei siti web nel cam- le mostre Fotoamatori insospettabili, Bibbiena, 2006, po dell’architettura e del turismo. Partecipa alla fonda- e The Family of Flickr, Bibbiena, 2011. Faccio parte del zione della Associazione Fotografi dell’Istria e nel 2008 direttivo della Società Italiana di Studi di Fotografia, del ha assunto la funzione del Presidente dell’Associazione. Comitato scientifico del Centro italiano per la fotograContinua in questa direzione costituendo il Club foto- fia d’autore di Bibbiena e del Comitato scientifico della grafico di Umago nel 2013. Oltre ad esibirsi nelle mostre Fondazione Nino Migliori. personali e collettive nella Croazia e all’estero, all’inizio p   209 – Cosa vogliamo vedere: l’etica del fotografo in contesti difficili del 2014 fonda la Galleria d’arte Grin photo gallery,dove ha promosso una serie di artisti istriani e europei. • FRANCO SPANÒ Oltre alla fotografia d’arte si occupa anche di varie tec- Nato nel 1966 a Gorizia dove vive e lavora, diplomato niche di stampa grafica, si interessa di fotografia aerea presso l’Istituto Tecnico Industriale Malignani di Udine


Biografie

nella specializzazione Costruzioni Aeronautiche. Fotografo autodidatta, dal 1993 ha partecipato a diverse esposizioni personali e collettive. Dopo aver frequentato il bianco e nero, dall’anno 2000 passa allo studio del colore. Negli stessi anni incomincia la sperimentazione e l’utilizzo della tecnica dell’esposizione multipla, in genere da due a quattro scatti sovrapposti, eseguiti con apparecchio reflex analogico. Da diversi anni la parola sta diventando sempre di più il fulcro dell’espressione visiva. Dal 2005 organizza e dirige le attività dell’Associazione culturale per la promozione delle arti contemporanee Prologo di Gorizia. p   74 – Corpo

• SHOBHA STAGNITTA Fotografa palermitana di fama internazionale, vincitrice di numerosi premi, fra cui spicca una doppia affermazione al World Press Photo. Dagli inizi degli anni Ottanta il suo sguardo fotografico è sempre stato volto ai temi sociali e internazionali, lavorando con testate nazionali ed estere. Da anni vive tra l’Italia e l’Asia, dove ama cogliere con la fotografia e il video storie poetiche e di denuncia rivolte all’universo femminile, dando voce a donne coraggiose che si battono per un reale cambiamento. In Asia porta avanti le attività dell’Associazione Mother India School – progetti itineranti, (www.motherindiaschool.it) collaborando con un gruppo di donne e varie Ong. Ultimamente ha introdotto la meditazione nei suoi workshop. È rappresentata dall’Agenzia Contrasto dal 1991. Per anni ha collaborato con vari artisti di arte contemporanea italiani e stranieri. Nel 2021 è invitata a prendere parte alla speciale commissione Cultural Change del W20, il cui obiettivo è inserire 100 donne nei libri di storia. Ha partecipato all’Andaras Traveling Film Festival 2021, con la mostra fotografica: Women are power incontri straordinari. Attualmente porta avanti i suoi progetti di ricerca antropologica con la fotografia, il video e la scrittura. p   75 – Corpo

• MASSIMO STEFANUTTI Nato a Venezia nel 1957, fotografa dai primi anni ’70 con una vecchia Rolleicord, nel 1977 diventa socio del Circolo

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fotografico La Gondola, del quale è attuale Presidente. Nel 2001 scopre la fotografia stenopeica e ne diventa, in pochi anni, uno dei maggiori esponenti in campo nazionale e internazionale. È stato membro dell’Osservatorio Nazionale per la Fotografia Stenopeica presso il Museo dell’Arte e dell’Informazione di Senigallia dal 2008 al 2012 e curatore d’importanti rassegne di fotografia stenopeica italiana. Già membro del Comitato Scientifico dei Rèflexion Masterclass tenuti dalla fotografia Giorgia Fiorio, ora è consigliere di amministrazione della Fondazione Nino Migliori, vice presidente della Fondazione Romano Cagnoni, Visiting Professor alla Fondazione Fotografia in Modena, consulente dell’Università di Cà Foscari a Venezia, del Centro di ricerca e archiviazione fotografica di Spilimbergo, della Fondazione Museo delle Storie di Bergamo, oltre ad altri numerosi altri Enti pubblici e privati. È docente formatore per il diritto d’autore (in particolare per il diritto della fotografia) per la Sharecom e la Wolter Kluwer – nell’ambito del programma Altalex - oltre che in corsi specifici per fotografi e legali. Laureato in giurisprudenza all’Università di Ferrara, dopo gli studi classici esercita la professione di avvocato in Venezia. Iscritto all’Albo degli Avvocati di Venezia, dal 1985 è patrocinatore in Corte di Cassazione. Si occupa da molti anni di diritto della fotografia e della proprietà intellettuale, patrocinando in numerose controversie del settore e prestando opera di consulenza ed assistenza per gli amici-clienti fotografi. p   76 – Corpo

• ARTURO TALAVERA NEGRETE Nato nel 1963, dal 1991 al 1993 ha lavorato come fotoreporter per El Sol de Toluca e per El Universal. Dal 1994 ha collaborato con diversi media nazionali, tra cui i giornali El Universal, El Dictamen, Notiver, El Istmo, El Centro, Expreso, Liberal e Diario Z; collabora con le riviste Contacto, Macroeconomia, Hojarasca, Estrategia, Vertical, Proceso, Son del Sur, La Ventana e Retama. Ha anche lavorato per le agenzie Eikon, Siec, Angular, Iconos E Ap. Nel 1993 ha vinto il Premio di Stato per il Giornalismo dello Stato del Messico. Ha esposto le sue opere individualmente e collettivamente in diversi stati del Messico, è stato inoltre invitato a Senza Obiettivo, mostra interna-


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Fotografia Zeropixel 2021

zionale di Fotografia Stenopeica in Italia, da cui è stato pubblicato anche un libro omonimo. Insieme a Carlos Jurado, Néstor Andrade e Adolfina Paredes, ha fondato il gruppo Estenopo, dedicato alla fotografia stenopeica e dal 2001 è l’organizzatore degli Incontri Nazionali di Macchine Stenopeiche. Nel 2000 è stato beneficiario del Fondo Statale per la Cultura e le Arti di Veracruz. Ha tenuto corsi sul cinema stenopeico al Cuec, All’Uaem e alla Fototeca di Veracruz, laboratori sui processi fotografici alternativi all’Agn, al Centro Fotografico Álvarez Bravo, al Centro delle Arti di Salamanca, Guanajuato e a livello internazionale all’Università Veritas in Costa Rica, al Centro de la Imagen, Taller Saturno XIX a Lima e al Club di Fotografia a Cusco, in Perù, all’Università Jorge Tadeo Lozano a Bogotá, in Colombia, al Photo Patagonia Festival e a Buenos Aires, in Argentina, così come di camera lucida a Valparaíso, in Cile. Attualmente lavora come fotografo freelance e da più di 20 anni svolge ricerche sui processi fotografici alternativi del XIX secolo presso il Taller Panóptico.

tribuiscono alla lettura della storia; sono costantemente incuriosito dal ritratto; ho sperimentato accostamenti della fotografia con la parola poetica; ho raccontato per immagini alcuni aspetti dell’arte contemporanea; come docente in un Istituto d’arte, ho trasmesso la mia conoscenza della fotografia e della storia; sono direttore del periodico Perimmagine. Nel 1971 ho incontrato Vittorio Vidali, il comandante Carlos, compagno di Tina Modotti e da allora ho dedicato molto tempo alla riscoperta e alla valorizzazione di questa straordinaria donna artista, misconosciuta da moralisti e benpensanti.

p   99– Descifrar los lenguajes del cuerpo

• ENZO TEDESCHI Nato a Udine nel 1952, vive e lavora a Cormons. Autodidatta, inizia a fotografare alla fine degli anni settanta, allestendo fin da subito una camera oscura per poter sviluppare e stampare direttamente le sue fotografie. Dopo aver partecipato a numerosi concorsi nazionali e internazionali e ad alcune mostre personali e collettive, abbandona per un periodo la fotografia che riprende nel 2006, con la ricerca di un suo personale linguaggio espressivo, progettando e costruendo sul tavolo di casa le scenografie di piccoli plastici che richiedono lunghe lavorazioni di preparazione e assemblaggio. Da alcuni anni si avvale anche della tecnica del digitale. p   77, 190 – Corpo e Luoghi non Luoghi

• RICCARDO TOFFOLETTI Nato nel 1936 e mancato nel 2011, è stato un fotografo professionista ma anche e soprattutto un promotore di cultura che si descrive in questo modo: ho usato il mezzo fotografico come strumento di indagine sociale; ho realizzato ricerche ed esposizioni in cui le fotografie con-

p   113 – Corpo in fotografia

• PAOLO TONIATI Inizia a scattare a 11 anni. Nel 1999 compare sulla rivista Fotografia Reflex; tra il 2013 ed il 2014 partecipa ad un progetto europeo sull’Hdr, con due pubblicazioni internazionali. Partecipa alle prime cinque edizioni di Fotografia Zeropixel, portando stampe a colori eseguite con sperimentazioni e tecniche di stampa sempre differenti (stampe colorate a mano, un 3D costruito a mano, fotomontaggi). Partecipa a corsi di Salbitani, arricchendo la propria tecnica di stampa, così da riportare al colore le tecniche di bianco e nero fine art. Tiene diversi corsi di fotografia. Utilizza e colleziona obiettivi e macchine sia a pellicola che digitali e relativi software, dal microquattroterzi fino al 6x8 con la bestia Fuji Gx680, con cui realizza gli scatti per Zeropixel. p   78 – Corpo

• STEFANO TUBARO Nato a Codroipo nel 1960, compie studi a indirizzo artistico, sviluppando il suo interesse per la fotografia contemporanea dal 1978. Inizialmente svolge le sue ricerche operando esclusivamente in bianco e nero; dal 1997 predilige la fotografia a colori, intervenendo con l’illuminazione artificiale in contesti architettonici e nello still-life. Ha partecipato alla cura di progetti espositivi ed editoriali, iniziative didattiche e attività di consulenza sulla fotografia proposte da Enti pubblici e Associazioni culturali. Si è dedicato alla fotografia dell’opera d’arte di diversi artisti tra cui suo padre, il pittore Renzo Tubaro. Nel periodo 1993-1996 presiede il Circolo Fotografico


Biografie

Friulano di Udine. Dal 1996 al 2000 collabora con l’Assessorato alla Cultura e l’Agenzia Giovani del Comune di Udine alla realizzazione di progetti culturali. Nel 1999 ha ricevuto, dal Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia, il premio Friuli Venezia Giulia Fotografia per l’attività di ricerca. È insegnante di Arte della Fotografia e della Cinematografia al Liceo Artistico Sello di Udine. Sue fotografie sono state proposte in numerose rassegne espositive, in ambito nazionale ed estero, e figurano in collezioni pubbliche e private. Vive a Martignacco. p    79 – Corpo

• IGOR FRANCESCO TULLIO Fotografa dall’età di 14 anni. Renato Cattarossi l’ha iniziato alla tecnica, Riccardo Toffoletti alla cultura fotografica. Edward Weston è il suo punto di riferimento fotografico/estetico. La sua fotografia preferita è Le Calle, di Tina Modotti del 1927. Sperimentatore da sempre, ha provato e sviluppato svariate tecniche dall’analogico al digitale. Vive e lavora a Tolmezzo. p   114 – Corpo in fotografia

• CLAUDIO URIZZI Nel 1983 si iscrive al Circolo Fotografico Fincantieri di Trieste. Concentra i suoi sforzi, sin dall’anno 1984, sul bianco e nero, ed è proprio in questo campo che ottiene numerosi premi e riconoscimenti in concorsi prestigiosi sia in Italia che all’estero. Nel 1992 viene richiesta una sua fotografia da Lanfranco Colombo in occasione della mostra dedicata ai 25 anni della Galleria Il Diaframma - Kodak Cultura di Milano, uno dei più importanti punti di riferimento della grande fotografia in Italia. Nel 1996 è invitato come autore alla manifestazione 10 Fotografi per Catania. Nel 2001 l’Università di Catania, Cattedra di Estetica, richiede sue opere per una mostra fotografica su: Il linguaggio del corpo e una successiva tavola rotonda su Il linguaggio delle immagini. p   80 – Corpo

• METKA VERGNION Artista nata in Slovenia e adottata da genitori svizzeri. Ha studiato a Parigi, dove ha conseguito la Laurea in Fotografia e Cinema all’École Louis Lumière; attualmente

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vive a Lisbona. Dall’esplorazione delle tecniche in bianco e nero, trasforma ulteriormente l’immagine nelle sue serie aggiungendo il colore, esaltando le transizioni luminose e tonali della sua fotografia. I vari ambienti in cui risiede rimangono un leitmotiv costante delle sue opere. Il lavoro recente di Vergnion è un connubio di elementi di ciascuno dei suoi periodi artistici. Ha esposto le sue opere in tutto il mondo, soprattutto in Slovenia, Giappone e Svizzera. p   125 – The body as a point of view

• MARKO VOGRIČ Nato nel 1961, goriziano, dagli anni ’80 socio del Fotoklub Skupina75, del quale è vicepresidente. Fotografa prevalentemente in pellicola e col foro stenopeico e con fotocamere vintage. Stampa sia tradizionalmente che con le antiche tecniche. Collabora con riviste e giornali, è coautore di pubblicazioni librarie e divulgatore della fotografia stenopeica. Tra le sue mostre più recenti: Mostra di fotografia stenopeica, Senigallia, 2019; Fotografua Zeropixel, Eureka e Camera Obscura, Omaggio a Leonardo, Trieste 2019; Fotografario 2019, Centro Ricerche e Archivio Fotografico Spilimbergo; Fotografia stenopeica BoCS Art, Cosenza 2018; I campi di Salcano, Galleria Gong, Solkan, Slovenia 2018; Questo non è per il popolo!, Galleria Ars, Gorizia 2018; Konzentrazionslager Dachau, Sinagoga, Gorizia 2017; Un topolino in viaggio, fotocastello FIAP, Negova, Slovenia 2016. p   81 – Corpo

• THANH VUONG Fotografo vietnamita-australiano. Si è laureato al Photgraphy Studies College di Melbourne, in Australia. Nel suo lavoro fotografico esplora temi di genere, la rappresentazione dell’identità di genere, dell’orientamento sessuale, della mascolinità e della forma maschile. Le sue opere traggono ispirazione dal ricco arazzo dell’arte omoerotica e rendono omaggio agli artisti queer pionieristici che hanno intrecciato i primi fili della resistenza contro la censura e hanno combattuto coraggiosamente per la libertà di espressione personale nella comunità LGBTIQ in tutto il mondo. p   82 – Corpo


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Fotografia Zeropixel 2021

• KATSUSHI YAMAMOTO Calligrafo, fotografo, Nagasaki, Giappone. All’età di cinque anni ha iniziato a praticare la calligrafia con un maestro di calligrafia. Dal 2003 circa ha iniziato a occuparsi di cinema e fotografia. Più recentemente si è dedicato alla fotografia cinematografica e alla creazione di opere calligrafiche ispirate alla filosofia metafisica. • NORM YIP Artista visivo cinese di origine canadese che lavora a Hong Kong, passato dall’architettura alla fotografia e alla pittura poco dopo il crollo del mercato del 1998. È noto per il suo lavoro seminale con il maschio asiatico quale tema principale, su cui ha pubblicato tre libri: The Asian Male – 1. AM. 2. AM e 3. AM. I suoi dipinti sono opere espressioniste astratte composte da colori audaci ed energetici. Ha tenuto mostre personali a Hong Kong, Zurich, Bangkok e New York, mostrando sia con i dipinti che con la fotografia gli uomini asiatici. Più di recente ha completato una commissione artistica su larga scala per Harbourside HQ, una proprietà di CSI Group, Hong Kong. Le celebrità che ha fotografato includono Beyonce, Ricky Martin, Vonda Shepard, Jamiroquai, Rain e Zhang Yimou.

• DINO ZANIER Da anni lavora nel campo della didattica applicata ed è stato promotore e coordinatore dei laboratori di Educazione all’immagine e di altri laboratori nell’Istituto Comprensivo di Tolmezzo. Nell’ambito dell’educazione all’immagine tecnica, ha sviluppato i percorsi di produzione dell’immagine senza macchina fotografica (stampa di oggetti a contatto e per ingrandimento, disegno con bagno di sviluppo e di fissaggio) e ha approfondito l’attività fotografica analogica adattandola alla sensibilità dei ragazzi. Fin dall’inizio dell’insegnamento, negli anni ‘80, ha utilizzato l’attività di costruzione e produzione della macchina fotografica a foro stenopeico per spiegare gli elementi che stanno alla base della formazione dell’immagine. L’attività si è via via approfondita con esperienze che interessano le caratteristiche del foro stenopeico e la realizzazione dello stesso, il materiale sensibile e la sua posizione all’interno della camera obscura, la scatola, le sue caratteristiche e dimensioni. Ha collaborato all’allestimento delle mostre di studenti e artisti in occasione della Rassegna: Tolmezzo città stenopeica, ormai giunta alla 14° edizione. Ha pubblicato in collaborazione con gli insegnanti le esperienze didattiche che progressivamente si sono attuate nell’Istituto Comprensivo di Tolmezzo.

p   83 – Corpo

pp    110, 115, 208 – Corpo in fotografia e Il corpo stenopeico

• KIT YOUNG Nato nel 1984, si è accostato alla fotografia nel 2009, quando si è trasferito in Francia ed è entrato a far parte di un gruppo di fotografi parigini guidati da Gérard Moulin. In quel periodo ha iniziato a esplorare le infinite possibilità della stampa in camera oscura e la giustapposizione di momenti apparentemente non correlati nel tempo, in modo da creare dei modelli visivi come parte di una serie più ampia. In merito al suo lavoro dice: i quattro lati del negativo sono il mio punto di riferimento, consentono allo spettatore di vedere ciò che ho visto. Nel 2018 ha collaborato con le edizioni francesi Bergger per pubblicare Paris couplets. Young è membro di All Format, collettivo internazionale di fotografia.

• BARBARA ZECCHINI Nasce a Trieste dove vive. Si laureata in lettere con una tesi sulle avanguardie letterarie degli anni ‘60. Segue dei corsi di fotografia analogica e lettura della stessa, nonchè un corso di ritrattistica. Si è dedicata maggiormente alla lettura della produzione fotografica, e negli ultimi anni, alla fotografia digitale.

p   108 – Three years on a rock

p   84 – Corpo

p   85 – Corpo




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