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Storie raccontate

Certo, la traduzione letterale orienta in altra direzione, secondo le intenzioni del fotografo tedesco Peter Lindbergh. Ma, alla resa dei conti, complice l’Esistenza, la declinazione si è indirizzata a questo. Mancato appena dopo aver completato un viaggio interiore attraverso la propria Vita professionale, Peter Lindbergh consegna una sorta di testamento in forma di racconto. UntoldStories/ Storienonraccontate(in nostra traduzione) si offre e propone in forma di autorevole mostra (ormai, conclusiva), che inizia il proprio avvincente iter espositivo all’autorevole Museum Kunstpalast, di Düsseldorf, in Germania, dal prossimo cinque febbraio (e sarà in Italia, a Napoli, nella primavera 2021). In accompagnamento, una prestigiosa monografia Taschen Verlag in veste di volume-catalogo. E altro, ancora

) F R O D L E S S Ü D ( T S A L P A T S N U K M U E S U M / O P P A R N F A E T S © STORIE RACCONTATE

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In queste pagine, declinate in doppio indirizzo (verso il ricordo della figura professionale di Peter Lindbergh, prematuramente mancato l o scorso tre settembre, e in presentazione della mostra, per certi versi antologica, Untold Stories, con accompagnamento di volume-catalogo), abbiamo adottato una cadenza visiva coerente. Partiamo e concludiamo c on due ritratti di Peter Lindbergh, realizzati da Stefan Rappo: apagina trentasei, in ricordo; a pagina quarantuno, in saluto ipotizzato. Quindi, illustriamo

dalla mostra R F ) e dalla monografia D O Untold Stories: S E L Querelle Jansen (Parigi, 2012), T ( D Ü S a pagina trentasette; L A S Karen Elson T P A (Los Angeles, 1997), U N S qui accanto; M K Linda Evangelista, E U Michaela e Kirsten Bercu Owen ) / M U S (Pont-à-Mousson, 1988), R I S anche copertina P A , della monografia G H Peter Lindbergh. B E R Untold Stories, I N D pubblicata R L da Taschen Verlag, E T E sulla pagina accanto; Y P Uma Thurman T E S (New York, 2016), O U R a pagina quaranta. ( C H G R E B D N I L R E T E P ©

Il fascicolo Vogue Italia for Peter , allegato a Vogue Italia, dello scorso ottobre, è una commossa commemorazione di Peter Lindbergh: special book da collezione.

di Maurizio Rebuzzini

ancato lo scorso tre settembre, a settantaquattro anni (oggi, conteggiamo a“soli” settantaquattroanni), il fotografo tedescoPeterLindbergh lasciaun vuotoenormenel mondodellacomunicazione visiva [FOTOgraphia, ottobre 2019]. Pochi come lui, a cavallo del Millennio, hanno interpretatolamodain manieratantoesemplare, proiettando le proprie creazioni ben oltre l’ambito di origine M V I O F O T O G R A P H I A A R C H I e partenza. tranquillam Se permol ente conclu ta fotografia dere le consi di moda derazioni possiamo circoscrivendoleal correttosvolgimentodel proprioincaricooriginario-enullac’èdi male, in questo-, perqualchealtra fotografiadi moda-poca, peril vero-, è necessario invocare ben altre reputazioni, crediti, riguardi, stime e analisi. Non è gara, non c’è competizione, ma: Gian Paolo Barbieri, Richard Avedon, Paolo Roversi, Martin Munkácsi, Irving Penn, Cecil Beaton, Patrick Demarchelier... e qualche ritrattista senza tempo.

Ovviamente, l’essenza delle identificazioni e approvazioni universali per la figura di Peter Lindbergh si basa sul clamore del suo curriculum professionale, scandito al ritmo di modelle di vertice del nostro istante. Però, perquanto sarebbe sempre appropriato attendere i verdetti della Storia, scévri da influenze in cronaca e contemporaneità, in questo caso, non è necessario prendere tempo, perché qui le condizioni per passare dalla Vita alla Storia ci sono tutte... eccome. Magari, apartire dallasequenzadi tre Calendari Pirellie mezzo, in edizioni 1996, 2002, 2014 (in compagnia con Helmut Newton e Patrick Demarchelier, per il Cinquantenario) e 2017.

In altra cronaca (la nostra?), va segnalato l’ultimo servizio che Peter Lindbergh ha realizzato per British Vogue/VogueUK, delloscorsosettembre, cheavrebbe dovuto essere solamente il più recente, se non che...

Peter Lindbergh. Untold Stories; Peter Lindbergh, Felix Krämer, Wim Wenders; Taschen Verlag, 2020; multilingue (inglese, francese e tedesco); 320pagine 27x36cm, cartonato; 60,00 euro (in copertina: Linda Evangelista, Michaela Bercu e Kirsten Owen; Pont-à-Mousson, 1988).

❯ In mostra presso istituzioni museali, dal cinque febbraio: ● Museum Kunstpalast, di Düsseldorf, Germania

(Ehrenhof4-5; www.kunstpalast.de), dal cinque febbraio al Primo giugno;

● Museum für Kunstund Gewerbe, di Amburgo, Germania

(Steintorplatz; www.mkg-hamburg.de), dal ventigiugno al Primo novembre;

● Hessisches Landesmuseum, di Darmstadt, in Germania

(Friedensplatz 1; www.hlmd.de), dal quattro dicembre al sette marzo (2021);

● Madre - Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, di Napoli

(via Settembrini 79; http://www.madrenapoli.it), a marzo-maggio 2021.

❯ Peter Lindbergh (1944-2019) è stato un fotografo che ha lasciato il segno

nella Storia della Fotografia, con crediti come quello di realizzare, nell’agosto 1988, la prima copertina di Vogue nella direzione di Anna Wintour (1949), riunendo -per la prima voltagiovani modelle che sarebbero diventate le top degli anni Novanta (Estelle Lefébure, Karen Alexander, Rachel Williams, Linda Evangelista, Tatjana Patitz e Christy Turlington).

❯ Dal 2003, Felix Krämer (1971) è curatore di mostre di rilievo e direttore di autorevoli

pubblicazioni di arte moderna. Nel 2013, è stato nominato Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere (in traduzione). Dopo aver lavorato all’Hamburger Kunsthalle e allo Städel Museum, di Francoforte, dall’ottobre 2017, è direttore generale del Museum Kunstpalast, di Düsseldorf.

❯ Il regista, autore e fotografo Wim Wenders (1945) è uno deipiù rilevanti cineasti tedeschi.

Ènoto soprattutto per i film Paris, Texas (1984), Der Himmel über Berlin (Wings of Desire / Il cielo sopra Berlino; 1987), Pina (2011) e Il sale della terra (The Salt of the Earth; 2014), documentario su Sebastião Salgado, anche co-regista. Molti artisti sono stati influenzati dalle sue opere, tra questi il caro amico Peter Lindbergh.

In conferma di quanto già commentato lo scorso ottobre, lanciato dalla copertina, ForcesforCHANGE -traducibile in Forzeperilcambiamento- è cadenzato sul ritmo di quindici donne influenti sul nostroTempo [a pagina dodici, su questo stesso numero].

IN RICORDO

In aggiornamento, due segnalazioni sostanziose, di diversaprovenienza, ma-allafin fine- convergenti sull’evocazione/rievocazione di PeterLindbergh. In ordine, per sequenza di nostre considerazioni specifiche.

A ottobre, VogueItaliaè arrivata in edicola con due fascicoli allegati all’edizione principale e sostanziale. Nulladacommentaresull’allegatoCasaVogue, cherispetta il proprio mandato promesso, nella cadenza altrettanto assicurata dall’editore Condé Nast. Soltanto, e ce la concediamo, una notazione parallela per l’annunciopubblicitarioin quartadi copertina, messoin paginacon lacornicetipicaecaratteristica(cimosa?) delle pellicole piane grande formato di stagioni passate: fotografiacreditataadAndreaFerrari,conferitaeconcessa a una ipotesi di lastra 4x5 pollici, piuttosto che 8x10 pollici, in queste proporzioni di formato fotografico.

Ancorain allegato, e perle nostre attuali considerazioni, il fascicolo VogueItaliaforPeter, realizzato con il fattivosupportodi Pomellato, è commossae partecipe commemorazione della figura di Peter Lindbergh, in cronacadi prematurascomparsa. Circatestualein presentazione e lancio (dal web): «Specialbookda collezione, dedicato al grande fotografo. Oltre a interviste, testimonianze e ricordi inediti di designer, modelle e fashion editor, anche un portfoliodi quarantottopagine con leimmagini scattatedaPeterLindbergh perVogue: galleryperripercorrere le sue fotografie più iconiche». Da cui, impegno mantenuto, perun fascicolo autenticamente “dacollezione”, almenopercoloroi quali, come spesso rileviamo e annotiamo, frequentano la Fotografia con convinzione e responsabilità (dovere?), in

modoche lapropriaconoscenzaarrivi afarparte di un ampio mosaico dalle mille e mille tessere.

QUELLE STORIE

Centocinquanta fotografie dai primi anni Ottanta al presente. Questo è il contenuto della personale che Peter Lindbergh ha immaginato per l’allestimento al prestigioso e autorevole Kunstpalast, di Düsseldorf, in Germania (nato a Leszno, in Polonia, il 23 novembre 1944, e vissuto in Germania, PeterLindbergh, pseudonimo di PeterBrodbeck, è conteggiato fotografo tedesco; è mancato a Parigi, lo scorso tre settembre).

UntoldStories, da tradurre in Storienonraccontate -ma, alla resa dei conti, riferite e rivelate-, è la prima mostra in assoluto curata dallo stesso Peter Lindbergh, poco prima della sua prematura scomparsa: una sorta di tela bianca, che ha raccolto l’inventiva e la creatività del celebre e influente fotografo. In totale libertà artistica, ha curato una collezione senza compromessi, che getta una luce inaspettata sulla sua colossale opera fotografica.

«Quando ho visto le mie fotografie alle pareti della mostra, per la prima volta, mi sono spaventato, ma anche in senso positivo. È stato travolgente confrontarsi così con quello che sono», hadichiarato lo stesso Peter Lindbergh, alla fine della scorsa estate, una volta completato l’impianto espositivo.

Daqui, è partitoun programmaespositivoadirpoco imponente, totalmente adeguato allapersonalitàdell’autore e alla sua influenza sulla cultura e socialità contemporanee. Contiamo PeterLindbergh. Untold Stories: al Museum Kunstpalast, di Düsseldorf, Germania(Ehrenhof4-5; www.kunstpalast.de), dal cinque febbraio al Primo giugno; al Museum für Kunst und Gewerbe, di Amburgo, Germania(Steintorplatz; www. mkg-hamburg.de), dal venti giugno al Primo novembre; all’Hessisches Landesmuseum, di Darmstadt, in Germania(Friedensplatz1; www.hlmd.de), dal quattro dicembre al sette marzo (2021); al Madre - Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, di Napoli (via Settembrini 79; http://www.madrenapoli.it), amarzomaggio 2021 [evviva, passaggio italiano!].

EDIZIONE LIBRARIA

Oltre l’esposizione degli originali fotografici, in allestimento autorevole e coinvolgente, l’impianto di Peter Lindbergh. UntoldStoriesè stato raccolto in una potente monografia, che l’editore tedescoTaschen Verlag, di Colonia (ancora, lui!), pubblica nella propria collana XL, di dimensioni fisiche generose e confortanti: trecentoventi pagine 27x36cm.

Come annotato, famose in tutto il mondo, anche all’esterno degli ambiti specifici di Moda e Fotografia, le immagini di Peter Lindbergh hanno impresso una impronta profonda e durevole nella cultura contemporanea. Nellasequenzaorganizzatadi UntoldStories (mostra e volume), l’autore ripercorre la propria opera e racconta nuove storie, rimanendo fedele al proprio lessico. In immagini emblematiche, molte delle quali inedite, sfida le sue icone e presenta momenti intimi condivisi con personalità che gli sono state vicine negli anni: Nicole Kidman, Uma Thurman, Robin Wright, Jessica Chastain, Jeanne Moreau, Naomi Campbell, Charlotte Rampling...

In pagina, centocinquantafotografie realizzate su incarico di testate prestigiose: Vogue, Harper’sBazaar, Interview, RollingStone, WMagazineeTheWallStreet Journal. Quindi, in edizionemultilingue(inglese, francese e tedesco), il camminoè presentatodaunalungaconversazione traPeterLindbergh e FelixKrämer, direttore del Museum Kunstpalast, di Düsseldorf-dovelamostra esordisceil prossimocinquefebbraio-, edaun omaggio dell’amico intimo Wim Wenders, regista di vertice. Di fatto, ne scaturisce un’intima dichiarazione personale di Peter Lindbergh sul proprio lavoro fotografico.

E oltre. ❖

Oltre l’attuale Untold Stories, in edizione Taschen Verlag, altre due monografie di Peter Lindbergh:

❯ Peter Lindbergh. Dior;

a cura di Martin Harrison; Taschen Verlag, 2019; multilingue (inglese, francese e tedesco); 520pagine 28x37cm, cartonato, in due volumi in cofanetto; 150,00euro;

❯ Peter Lindbergh.

A Different Vision on Fashion Photography; a cura di Thierry-Maxime Loriot; Taschen Verlag, 2016; multilingue (inglese, francese e tedesco); 472 pagine 23,9x34cm; 60,00 euro.

InallegoriadaLewis Carroll(AttraversolospecchioequelcheAlicevitrovò), perquanto/tanto noipossiamo trovare nella narrazione di Cinzia Ghigliano, la cui graphic novel Lospecchio diTina si propone di interpretare e raccontare Vitae immaginidiTinaModotti. Ottimo passo, ritmo avvincente, contenuticonvincenti. Inagevole edizione ContrastoBooks, unpunto di vistache persuade, unaesposizione che coinvolge, unamodulazione che commuove. Una volta ancora, ribadiamo: fantastico linguaggio “a fumetti” con il quale fare i propri conti ATTRAVERSO LO SPECCHIO

di Angelo Galantini

Affrontando, come stiamo perfare, l’ottima esposizione cadenzata dalla narrazione di LospecchiodiTina, di CinziaGhigliano, che si specificain VitaeimmaginidiTina Modotti, è difficile tornare indietro nel tempo, per stabilire come e quando la graphic novel (il racconto disegnato in forma sostanziosa) sia approdata al soggetto fotografico. Volendo andare a individuare origini, magari non completamente certe, potremmo richiamare, prima di altro, l’affascinante edizione di LePhotographe, ovviamente nata in Francia e Belgio, là dove -pertradizione radicatanel tempo- labandedessinéeè ben considerata.

Comunque, a questo proposito, e verso altri richiami e riferimenti specifici, sintetizziamo aparte, in apposito riquadro pubblicato a pagina 46.

In ogni caso -a parte precedenti e scartata a lato ogni eventuale storiografiaspecifica, utile solo perstabilire confini certi di valutazione e considerazione-, l’attuale LospecchiodiTina, di Cinzia Ghigliano, pubblicato dalle attente e mirate edizioni ContrastoBooks, vaconsideratasoloperse stessae il proprioindiscusso valore, sia formale (che conta molto), sia di contenuti (che sono obbligatori e imprescindibili).

L’autrice Cinzia Garigliano (nata il 14 luglio 1952; e ladata, oltre l’anno di prammatica, laspecifichiamo in richiamo individuale: dal nostro 14 luglio 1951) è benemeritanell’ambitodel fumettoitaliano. Haesordito nel 1976 sul mensile Linus, allora diretto da Oreste del Buono [sul primo numero, dell’aprile 1965, tavola rotondaatre sul valore dellascritturaafumetti: Oreste del Buono, ElioVittorini e Umberto Eco; FOTOgraphia, dicembre 2017]; già nel 1978, all’autorevole e qua

lificato Lucca Comics& Games, le viene assegnato l’ambìto e prestigioso premio YellowKid, come miglior autore italiano [MickeyDugan, meglio noto come The YellowKid, è il protagonistadi Hogan’sAlley, unadelle prime strisce a fumetti della Storia; a lungo, fino ai primi anni del Duemila, è stata (erroneamente) considerata la prima serie a fumetti]. Quindi, nel 2016, ha vinto il premio Andersen, nella categoria Miglior librofattoadarte, perLei.VivianMaier, pubblicato da Occhio Acerbo Editore [FOTOgraphia, luglio 2016].

Dunque, l’odierno LospecchiodiTina, in interpretazione graphic novel, rappresenta un (gradito e autorevole) ritornodell’autriceCinziaGhiglianoallaFotografia, unavoltaancoraaffrontatae raccontataattraversol’esistenza (e i tormenti?) di una autrice al femminile.

GIÀ, TINA MODOTTI

Aquesto proposito, indipendentemente danostre opinioni personali riguardo Tina Modotti (Assunta Adelaide LuigiaModotti Mondini; 1896-1942), perlaquale separiamo la Fotografia (che conteggiamo almeno modesta) dallapersonalità(gigantesca), non ignoriamo come e quanto la sua figura sia affascinate e abbia affascinato molti: se servisse, lo certifica la quantità (non qualità, però) delle tante biografie che sono state compilate. Non entriamo nel merito, e neppure stiliamo alcun casellario (che, peraltro, è incluso nelle Lezioni di Storia della Fotografia, del nostro direttore Maurizio Rebuzzini, docente a contratto alla facoltà di Lettere e Filosofiadell’UniversitàCattolicadel Sacro Cuore, sede di Brescia; nello specifico: Lezione08). Però, non evitiamo la segnalazione di alcuni degli autori che si sono cimentati, i più accreditati afarlo: Pino Bertelli [anche suo Sguardosu, in FOTOgraphia, del settembre 2001], Pino Cacucci e Vittorio Vidali.

Aquesto, aggiungiamo l’avvincente edizione di Tina Modotti.Vita, arteerivoluzione. LettereaEdwardWeston1922-1931, a cura di Valentina Agostinis; Abscondita, 2008[riedizionedellapubblicazioneoriginaria; Feltrinelli, 1994]; e, anche, EdwardWeston:Ritrattial vivo(il rinascimento messicano, l’amore perTina Modotti, legrandi immagini); NuovaPraticheEditrice, 1999.

Attenzione: perovvi motivi campanilistici, tutti dabiasimare,TinaModotti è particolarmente celebratadalla critica fotografica italiana, oltre che dal clima italiano dellaFotografia, nel proprioinsiemeecomplesso.Tanto èveroche, chiunquesi approcci allascritturafotografica esordisce con un testo su di lei: ormai, dopo tante e tante biografie, è eserciziototalmente inutile, superfluo, che nulla aggiunge a quanto già è stato rilevato e rivelato; casomai, si tratta di rimasticazioni.

Perchiarezzanostra, osserviamo che, comunque la si veda, Tina Modotti è italiana soltantodi nascita. Altrimenti, è fotografa di altra cultura, sia del tempo sia dellageografia. Lasuaparabolaespressivaètotalmente estraneaal tragitto italiano, e si richiamae riferisce ad altro, a partire dal suo mentore Edward Weston, che risponde aben altri parametri culturali. Quindi, l’esperienzapoliticae il mondo messicano nel quale hamaturatoleproprievisioni esistenziali si richiamanoaqualcosa che ha nulla a che fare con ogni eventuale “italianità”. Questo va detto, e compreso e considerato.

Però, allo stesso momento, più e meglio di tanti altri della Storia, Tina Modotti ha espresso una personalità almeno controversa. È un personaggio affascinante. È un personaggio che ha lasciato traccia.

Ha realizzato sogni sorprendenti (una vita eccezionale e fascinosa, tanto che Hollywood, daanni e anni, immaginaun film-biografia, ma!). Soprattutto se pensiamo ai tempi, impensabili per una donna.

Precedenti all’attuale Lo specchio di Tina. Vita e immagini di Tina Modotti , di Cinzia Ghigliano (ContrastoBooks). Di Ángel de la Calle, una graphic novel in due volumi, pubblicati da 001 Edizioni, nel 2007 e 2008: Modotti. Una donna del Ventesimo Secolo eModotti. Una protagonista del secolo breve . Quindi, richiamiamo la tavola di Pino Antonelli dedicata a Tina Modotti, con la quale, nel febbraio 1996, su FOTOgraphia, sono esordite le Storie a strisce.

F otografia in graphic novel (selezione redazionale).

❯ Le Photographe (1, 2 e 3), di Emmanuel Guibert, Didier Lefèvre

e Frédéric Lemercier; collana Aire Libre, Dupuis, 2003, 2004e 2005.

❯ Il fotografo (1, 2 e 3), di Emmanuel Guibert, Didier Lefèvre e Frédéric Lemercier;

Lizard edizioni, 2004, 2005 e 2007 [FOTOgraphia, ottobre e dicembre 2004].

❯ Il fotografo (edizione integrale), di Emmanuel Guibert, Didier Lefèvre

e Frédéric Lemercier (in nuova traduzione); prefazione di Adriano Sofri, postfazione di Sergio Cecchini (Medici Senza Frontiere Italia); Coconino Press, 2010[ FOTOgraphia, giugno 2010].

❯ Lei. Vivian Maier, di Cinzia Ghigliano;

Orecchio Acerbo Editore, 2016[FOTOgraphia, luglio 2016].

❯ Cartier-Bresson, Germania 1 945; di Jean-David Morvan e Séverine Tréfouël;

i llustrazioni di Sylvain Savoia; con portfolio finale e un dossier di Thomas Tode; ContrastoBooks, 2017 [FOTOgraphia, dicembre 2017].

❯ Robert Capa, Normandia 6 giugno 1 944; di Jean-David Morvan;

illustrazioni di Dominique Berail; ContrastoBooks, 2017.

❯ McCurry, NY 11 settembre 2001; di Jean-David Morvan;

illustrazioni di Jung Gi Kim; Mondadori Comics, 2016.

❯ Il fotografo di Mauthausen, di Salva Rubio, Pedro J. Colombo e Aintzane Landa;

Mondadori Comics, 2018 [FOTOgraphia, febbraio 2019].

❯ (La fotografia-icona, di Alberto Korda, in complemento) Que viva el Che Guevara, di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso; BeccoGiallo, 2011 [FOTOgraphia, aprile 2012].

Lo specchio di Tina. Vita e immagini di Tina Modotti, di Cinzia Ghigliano; ContrastoBooks, 2019; 17 tavole, 13 fotografie, 5 fotogrammi; 64pagine 21x28,5cm, cartonato; 19,90 euro.

Vitaavventurosa:mistero,sacrificio,frivolezze,sangue, politicaeintrighi. Hafrequentatoartisti chehannoscritto la Storia: il poeta Pablo Neruda la evoca nella sua autobiografia Confessochehovissuto, e le ha dedicato un poema alla controversa morte (il 5 gennaio 1942), TinaModottihamuerto[in FOTOgraphia, del dicembre 2011, sui settant’anni dalla scomparsa]. Ancora, e in nostropasso,ricordiamochepercelebrarel’Informazione fotografica, il 30 giugno 1978, le Poste Italiane hanno

emessoun francobollosul quale è statariprodottauna fotografiadi TinaModotti: Lineedeltelefono; Messico, 1925 [tante le nostre rievocazioni al proposito].

GRAPHIC NOVEL

Tornandoin attualità, registriamol’ufficialitàdell’edizione ContrastoBooks: LospecchiodiTina, graphic novel di Cinzia Ghigliano, che «ripercorre la vita di un personaggiodecisamente affascinante, affiancatodaalcune sue immagini e testimonianze della sua attività».

Ancoradallapresentazione ufficiale: «Le tavole e le parole di Cinzia Ghigliano ricostruiscono la storia di questo personaggio, mostrando le molte sfaccettature di una donna istintiva e ribelle, sempre pronta a sperimentare e lanciarsi con coraggio in una nuova avventura, acambiare stradaperpoteresprimere le proprie convinzioni, nella lotta politica come nella fotografia, cui si dedicò con passione per denunciare le condizioni di miseria e oppressione degli ultimi.

«LospecchiodiTina presenta anche un portfolio di immagini e un approfondimento biografico.

«Tina sposa prima il poeta e pittore Robo (Roubaix del’AbrieRichey); e,poi,haunarelazionecon il fotografo statunitenseEdwardWeston, chelainiziòallafotografia, mentreconosceartisti dell’epocaefainnamoraremolti uomini; frequentaDiegoRivera, èamicadi FridaKahlo, conosceErnestHemingwayeRobertCapa.Il suofascino di donna libera e indipendente è aumentato ancor di più dall’attivismo politico. Muore in circostanze poco chiare, nel 1942. In questaoccasione, PabloNerudale dedicaunacommoventepoesia: Epasserannoungiornodallatuapiccolatomba/ primachelerosediieri appassiscano; / passerannopervederequellidiun giorno, domani, / dovestiaardendoiltuosilenzio».

Ancora, Tina Modotti. ❖

Il dovere

di Angelo Galantini

VERSO

SSu questo stesso numero, dapagina 16, attraversiamo unafenomenologia parallela al Cinema, senza dubbio in suo sostegno e vitalità pubblica, dal punto di vistadello Spettacolo indotto dai suoi protagonisti. Ovviamente, sia per statuto nostro, sia per altri motivi (quali, poi?), accendiamo le luci della possibileribaltasui fotografi, elevandoli a protagonisti della vicenda, che ufficialmente prevede altri soggetti principali: le attrici e l’attore in campo.

Da quelle considerazioni, qui e ora, estrapoliamo un elemento sopratutti, che ci pare intrigante: quello dello scorrere del Tempo, delle consuetudini e, forse, dell’Educazione... da se stessi verso gli altri, verso lasituazione entro la quale ci si trova ad agire e operare. Diciamo, Galateo.

Ci riferiamo al formalismo dei rapporti chedovrebbeancora(esempre!) guidareepresiedereogni incontro, sia personale (mapotrebbero essere fatti privati), sia professionale. Come sottolineiamo nell’altro intervento redazionale, appena menzionato e qui richiamato, ci sono stati tempi durante i quali lapresenzadi fotografi-fotocronisti a eventi pubblici, in questo caso del Cinema, presupponeva convenzioni non negoziabili e non discutibili: quantomeno, adeguatezza esteriore in rispetto del Momento.

Ora, grazie allatestimonianzadi Alcide Boaretto, assiduo frequentatore dei Festival europei del cinema, avviciniamo unarealtàpernoi confortante: a differenza di altri appuntamenti, anche italiani, oltre le procedure prevedibili di accredito, al FestivaldeCannes è richiesto ai fotografi di avvicinarsi al red carpet in abbigliamento adeguato... ovverosia, in abito dasera. Certo, in CostaAzzurra, duranteil giorno, solitamente caldo per quanto ventilato, gli incontri all’aperto, al definito Photocall, con i protagonisti della serata di proiezione, non ci sono restrizioni di sorta, aparteun garbo chenon serve codificare. Però, siachiaro, il Marches

Rouge serale non ammette deroghe: e così sarà, il prossimo maggio, dal dodici al ventitré, per la Settantatreesima edizione (2020).

CANNES

Il dovere

Il dovere

Scorriamo dalla doppia pagina precedente fino a questa, per sottolineare visivamente la disponibilità degli attori verso ilpubblico, al Festival de Cannes 201 9 . Bella Hadid sul red carpet con un abito in tinta coordinata. Antonio Banderas, Elton John e Sylvester Stallone, che interpretano quella parte pubblica di se stessi in aspettativa dipubblico. Idem, per l’accoppiata Quentin Tarantino e Johnny Depp. Leonardo Sbaraglia con fare sorpreso e Araya A. Hargate in concessione. Epoi, ancora, Antonio Banderas (con Penelope Cruz), in licenza per i fotografi dall’ufficialità del red carpet. Sylvester Stallone e la propria famiglia (moglie Jennifer Flavin e figlia Sophia Rose).

) 2 ( T O T E R A O B E D I C L A

Tra tanto, cosa significa tutto que- sto, visto che qualcosa significa ef- fettivamente? Soprattutto, il rispetto di se stessi, dei propri interlocutori, d ella situazione avvicinata e delle re- gole (per quanto, non scritte) del vi- vere comune. In una parola, magari difficile da capire, qui in Italia, significa anteporre il proprio dovere a eventuali diritti pretesi. Del resto, ancora testi- mone il talentuoso Alcide Boaretto, con un prezioso contributo di istanti dalla precedente Settantaudesima edizione del Festivalde Cannes, che qui proponiamo in forma di “portfolio” (quasi, circa), anche i protagonisti svolgono il proprio dovere!

Cioè, in aggiunta a momenti istitu- zionali della professione, gli attori e i personaggi del Cinema si rendono disponibili al pubblico, sul quale è edi- ficata la propria credibilità. [E, in questo senso, ci dissociamo daquei personaggi del calcio, soprat- tutto del calcio, che, magari indispettiti da cronache giornalistiche conside- rate avverse, si chiudono in “silenzio stampa”, ignoranti del fatto cheanche la disponibilità pubblica è parte del proprio dovere professionale, che si allunga dalle prestazioni atletiche ai rapporti con i tifosi, componente fon- damentale dell’intera filiera].

Scorriamole insieme, queste foto- grafie di Alcide Boaretto, certificatrici del senso di dovere dei protagonisti del Festival de Cannes, in edizione scorsa 2019. Procediamo in ordine di messa in pagina, a partire dalla doppia facciata precedente.

BellaHadid, cheinterpretalapropria sfilata sul redcarpetcon un abito ad- diritturain tintacoordinata, accordan- dosi secondo aspettative. Antonio Banderas, Elton John eSylvesterStal- lone che, al Photocall, interpretano quella parte pubblica di se stessi in aspettativa di pubblico. Idem, in ulte- riorepasso popolare, perl’accoppiata Quentin TarantinoeJohnnyDepp (che mimano con i propri occhiali, sempre indossati per contratto “testimonial”), Leonardo Sbaragliacon faresorpreso eArayaA. Hargatein concessioneagli altri. E poi, ancora, Antonio Banderas (con Penelope Cruz), in licenza per i fotografi, per il pubblico, dall’ufficialità del redcarpet. Perfinire, con Sylvester Stallone e la propria famiglia (moglie Jennifer Flavin e figlia Sophia Rose).

In interpretazione di dovere. ❖

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