Politiche navali dei cardinali Richelieu e Mazzarino Le prime operazioni della Marine Royale nel XVI

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STORIA E CULTURA MILITARE Henri-Paul Motte - Il cardinale Richelieu all’assedio di La Rochelle, 1881, Musée d'Orbigny Bernon (Fonte: wikipedia. org).

Politiche navali dei cardinali Richelieu e Mazzarino Le prime operazioni della Marine Royale nel XVII secolo Francesco Frasca (*)

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el Seicento la Marine Royale ebbe una decisiva evoluzione grazie all’affermazione di un forte Stato monarchico, non senza grandi tribolazioni, dovuti agli sforzi rovinosi di Richelieu e, come vedremo in seguito, ai disordini causati dalla Fronda sotto il Mazzarino. Perciò in Francia la messa in funzione dell’apparato amministrativo dello Stato fu quindi lenta e complessa. Affermare la potenza francese nelle operazioni navali era l’obiettivo politico di Richelieu, ma la sua azione non era a senso unico, ma pluridirezionale. Per promuovere nuovi insediamenti nelle colonie

d’oltremare, Richelieu creava la Compagnie de Nouvelle-France detta Compagnie des Cent-Associés, nell’aprile 1627, che incoraggiava l’insediamento di 4.000 coloni nel Canada francese, e diede il suo appoggio anche alla costituzione della Compagnia francese delle Indie occidentali. Quando la Corona intuì che nel commercio oltremare vi era un sicuro guadagno monopolizzò il traffico con l’oriente, ma la Compagnia francese delle Indie Orientali assunta dallo Stato perdette rapidamente ogni vitalità. Il monopolio statale fu fatale alla compagnia francese, per contro la Compagnia inglese delle Indie Orientali, diretta da un’organizzazione corporativa nella quale lo Stato era

(*) Laureato in scienze politiche presso lÊUniversità di Padova, ha conseguito a Parigi il dottorato di ricerca in sociologia (EHESS) e il dottorato di ricerca in storia moderna (Université de Paris-Sorbonne). Ha collaborato tenendo corsi di storia sociale con lÊUniversità di Roma La Sapienza e a livello internazionale ha svolto seminari di storia militare (professeur invité) alla Sorbona di Parigi (Paris IV e Paris I) e di storia marittima (Visiting Professor) allÊUniversity of Malta. ˚ stato analista di politica militare al Centro Militare di Studi Strategici. Autore di sei libri e di una settantina fra articoli e saggi è membro della Commission Française dÊHistoire Militaire (CFHM).

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Politiche navali dei cardinali Richelieu e Mazzarino furono impiegate nel commercio; e fu un gran successo completamente estravisto che nel 1628, non ce ne era stata nessuna. Le imneo, poteva negoziare i prese coloniali furono troppo disorganizzate per avere propri affari anche con successo e la Spagna fu sempre un problema costante la Corona. La Francia per la Francia nelle Indie occidentali, anche se i Frannon aveva pressanti necesi si stabilirono in Guadalupa nel 1635. Dall’anno secessità nazionali per riguente, Richelieu poteva mettere insieme una flotta di cercare la sua fortuna circa 40 navi costruite dai cantieri di Marsiglia, Le nel commercio oltreHavre e Brest, con le quali il cardinale sostenne gli inmare, gli abitanti dei sediamenti coloniali in Canada, nelle Antille e in Guasuoi distretti marittimi, Pierre Mignard - Ritratto del cardinale abili nel commercio e yana, e lungo le coste dell’Africa occidentale. Giulio Mazzarino, 1658-1660, Musée Condé (Fonte: wikipedia.org). Richelieu stimava necessari per la difesa marittima 40 nelle industrie e animati vascelli nei porti atlantici per cautelarsi da qualunque da spirito marinaresco attacco dell’Inghilterra, più 30 galere e 10 vascelli nei erano pienamente coporti mediterranei (Marsiglia e Tolone) per tagliare le scienti che la loro prosperità non poteva essere ottenuta linee di comunicazioni marittime fra Spagna e Italia, e che sul mare. Così Richelieu per proteggere il commermantenere su quest’ultima la sua influenza (1). Nonocio d’oltremare, nel 1627, decretava che tutte le merci stante il suo passato filo spagnolo alla corte di Marie francesi dovevano essere trasportate su una nave frande’ Medici, una volta giunto al potere Richelieu non si cese e che l’uso di navi straniere doveva essere ridotto fece scrupolo di usare la nuova marina contro la Spaal minimo. Nel 1629, i nobili furono incoraggiati a pargna attaccandone i convogli spagnoli e le colonie spatecipare nel commercio estero, con la garanzia dal re gnole. Il battesimo del fuoco della nuova marina di non perdere il loro status nobiliare se di fatto coinavvenne durante la guerra franco-spagnola degli anni volti. Nello stesso anno Richelieu concluse un trattato con la Danimarca che permise alle navi mercantili francesi di ottenere un pedaggio inferiore rispetto al resto dell’Europa aprendo così la Lega anseatica al commercio francese. Nel 1631 Richelieu stipulava un’alleanza militare, commerciale e politica con la Svezia per la fornitura navale di cui aveva bisogno in particolare di sartie, d’alberi maestri e di artiglierie in ferro, di cui la Svezia era divenuta grande produttrice nel Nord Europa, con il trattato di Barwald del 23 gennaio. Grazie a questo Richelieu poteva equipaggiare la Marine Royale, che stava per costruire. Jacques Callot - ll grande assedio di La Rochelle,1630, Musee d’Orbigny-Bernon (Fonte: wikipedia. org). Dal 1631, 70 navi francesi vi

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Jacques Callot - Lo sbarco di Buckingham in Sablanceau, 1630, Musee d’Orbigny-Bernon (Fonte: wikipedia.org).

1635 al 1659 dove svolse un ruolo seppur limitato. Nel 1638, i Francesi sconfissero gli Spagnoli a Fuentarrabia (2) in quella che fu per loro la prima importante battaglia. D’altra parte Richelieu sapeva che la Francia aveva un esercito ancora debole e che il potere in Europa era misurato della propria capacità militare. Sapeva anche che a un certo momento la Francia sarebbe stata coinvolta con la guerra dei Trent’anni. Lo sviluppo della marina potrebbe essere stato migliore se Richelieu non fosse entrato nel conflitto, ma ciò non fu possibile, e dovette utilizzare parte del denaro che finanzieri generali avevano raccolto per l’esercito, la cui organizzazione fu affidata a François Sublet de Noyers, secrétaire d’État à la guerre, sotto la stretta supervisione del cardinale. Il nuovo esercito partecipò alla guerra dei trent’anni, con risultati alterni. Le operazioni della marina francese nel corso delle guerre anglo-olandesi furono del tutto episodiche, più

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impegnativa fu la guerra contro la Spagna, la cui marina venne ricostruita dal conte-duca di Olivares, durante la tregua con gli Olandesi, detta dei dodici anni, dal 1609 al 1621. In questo caso, la strategia marittima di Richelieu, a differenza di Colbert, fu mediterranea e costiera, strettamente collegata a quella terrestre. Nel 1635, in piena guerra dei Trent’anni (16181648), la Spagna occupava le îles de Lérins, un piccolo arcipelago situato nella baia di Cannes, sulle coste della Provenza, per farne una base necessaria a garantire il mantenimento dei famosi tercios dell’esercito impegnati nelle Fiandre, 17.000 uomini, evitando il taglio delle comunicazioni marittime fra la penisola iberica e i domini spagnoli in Italia, da dove transitavano le truppe dirette al nord. La presa spagnola delle îles de Lérins (13-15 settembre 1635), causava il richiamo, nel maggio del 1637, nel Mediterraneo della squadra navale francese dell’Atlantico, in gran parte eterogenea,

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Politiche navali dei cardinali Richelieu e Mazzarino che per arrivare a destinazione fu costretta a circumnavigare la penisola iberica, senza fare scalo... (3). Richelieu era conscio della intrinseca debolezza dello strumento navale, così vista l’emergenza della guerra decise di rafforzarlo con l’acquisizione di nuovi velieri: la Vierge e la Cardinale di 600 t, il Vaisseau de la Reine di 700 t, e la citata in precedenza, e la Couronne di 2.000 t, 500 uomini di equipaggio e 72 cannoni, già illustrata in precedenza, costruita nel cantiere di La Roche-Bernard. Queste unità furono impiegate nella operazioni in corso contro la Spagna, sia marittime che terrestri. La battaglia navale di Guéthary o Guetaria, piccolo porto sulla costa dei Paesi Baschi, il 22 agosto 1638, fu il primo trionfo della giovane flotta, uno scontro collaterale all’assedio della piazzaforte di Fontarrabie, città frontaliera spagnola situata all’estuario della Bidasoa. L’armata francese comandata dal principe Henri II de Bourbon-Condé era costituita da 27.000 uomini. Alle operazioni partecipava anche la flotta di Ponente forte di 21 vascelli, 7 o 8 brulotti e alcune fuste, agli ordini dell’ammiraglio e arcivescovo di Bordeaux Henri d’Escoubleau de Sourdis, che partito dalla rada di Saint-Martin-de-Ré il 14 luglio giungeva alla vista del principe di Condé il 2 agosto. Giunto nel porto di Guetaria il 19 agosto bloccava la squadra navale spagnola comandata da Don Lope de Hoces, che era proveniente da La Coruña. Seguiva il 22 agosto il combattimento navale contro la squadra spagnola, nel quale il lancio dei brulotti francesi contro di essa, fu la mossa vincente. Questa fu la prima vittoria navale della guerra e ad Abraham Duquesne, uno dei comandanti delle navi francesi, questa tattica fu d’ispirazione quando si trovò nella medesima situazione a Palermo nel 1676. Altra impresa della marina di Richelieu fu l’ultimo grande scontro fra galere nel Mediterraneo (15 spagnole contro 15 francesi), la battaglia navale nel golfo di Vado, al largo di Genova, il 1 settembre 1638, dove il marchese de Pont-Courlay batteva l’ammiraglio spagnolo Rodrigo Gutierez Velasco (perdite 6 spagnole contro 3 francesi). Dopo questi exploit la marina di Richelieu concentrava i suoi attacchi contro i convogli: a Cadice il 22 luglio 1640, vinto dall’ammiraglio Jean

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Armand Maillé-Brézé; a Terragona giugno-17 agosto 1641, il primo vinto, ma il secondo perso da de Sourdis, sostituito poi da Maillé-Brézé. A Terragona l’impegno fu importante. Contro il governo centrale, la Catalogna in piena rivolta popolare si era costituita in República Catalana, con l’adesione della borghesia urbana scontentata dalla pressione fiscale, accordando un’alleanza politico-militare con la Francia. Con l’aiuto di un esercito francese la Generalidad otteneva un’importante vittoria militare nella battaglia de Montjuic del 26 gennaio de 1641, ciò costrinse le truppe castigliane a ritirarsi nella città di Terragona. La difficile situazione locale e internazionale, portavano la Generalidad a proclamare conte di Barcellona e sovrano della Catalogna re Luigi XIII. Fu l’inizio di un’offensiva per recuperare l’intero territorio catalano. Il 4 luglio 1641, l’armata francese di Henri d’Escoubleau de Sourdis si presentava davanti Tarragona con 32 galeoni e 14 galere; e le truppe di terra del maresciallo de La Mothe incominciarono il blocco della città. Terragona era sul punto di arrendersi per fame quando Don García Álvarez de Tolèdo y Mendoza, marchese di Villafranca del Bierzo, ricevette l’ordine di farvi pervenire i vettovagliamenti a qualsiasi prezzo. Quella che seguì fu la prima battaglia di Terragona. Le galere spagnole si riunirono a Peñíscola, presenti le squadre del Regno di Napoli (Melchor de Borja), del Regno di Sicilia (Francisco Mejía), della Repubblica di Genova (Juanetín Doria), al fianco di quelle di Spagna basate a Cadice. In tutto 41 galere e 8 brigantini carichi di rifornimenti. Don Garcia approfittava della mancanza di vento per attaccare frontalmente gli immobili galeoni francesi, le galere spagnole ebbero il sopravvento e riuscirono a rompere la linea francese, arrivando dritte in porto, dove i brigantini a loro seguito sbarcavano le provvigioni senza subire perdite. I Francesi sorpresi levarono le ancore e ordinarono alle galere di prendere a rimorchio galeoni. Don Garcia terminate le operazioni di rifornimento riprese il mare ripassando indenne, per la seconda volta, la linea francese, per far ritorno nella base di Peñíscola (4). Nonostante il successo spagnolo la città continuava a essere sotto un assedio, che doveva essere as-

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Politiche navali dei cardinali Richelieu e Mazzarino solutamente rotto. Iniziava la seconda battaglia di Terragona. L’essenziale della flotta spagnola si così concentrava a Vinaròs, costituita da 30 galeoni, 4 vedette, 29 galere e 65 navi mercantili cariche di provvigioni, alle quali si aggiunsero le 29 galere già della prima battaglia. Anche in questo combattimento fondamentale fu il ruolo svolto dalle galere spagnole, che riuscirono a far scivolare senza danni nel porto il convoglio, per poi prendere alle spalle fra due fuochi la linea di combattimento francese. La vittoria strategica spagnola fu totale ottenendo il controllo del mare, la flotta francese non fu distrutta, ma costretta alla ritirata e l’assedio infine fu tolto (5) Ma quando il 30 giugno 1642 gli Spagnoli avvistavano un gruppo di navi francesi nel porto di Barcellona, essi attaccarono senza esitare, ma dopo tre giorni di combattimento furono costretti a ritirarsi nel porto di Mallorca per effettuare delle riparazioni (perdite 3 navi spagnole contro 1 francese), ciò determinava, il 9 settembre, la capitolazione di Perpignano davanti all’armata francese assediante. In effetti, tutte le operazioni in una Catalogna, in rivolta contro la Castiglia, facevano capo a una sola strategia terrestre di Richelieu, nella quale la marina aveva il compito di assediare le città portuali dal mare, e impedire il loro rifornimento intercettando i convogli (6). Il risultato delle battaglie vinte dalla Marina francese fu quello d’interdire alla Marina spagnola le coste della Catalogna, ma non contento, volendo conseguire il totale controllo del Mediterraneo occidentale Jean Armand de Maillé-Brézé decise di partire alla sua ricerca per costringerla alla resa dei conti finale. Il fatale scontro avvenne il 3 settembre 1643 al largo fra Cartagena e Cabo de Gata, la flotta di Maillé-Brézé con il vento in poppa intercettava le due squadre spagnole comandate da Martín Carlos de Mencos (Reino de Nápoles y del mar océano) e da Joos Petersen (Dunkerque). Il combattimento che seguiva vide vittoriosa la flotta francese, la navi spagnole superstiti si rifugiarono nel porto di Cartagena, dove furono protette dalle galere del duca di Ferrandina, García de Toledo Osorio, marchese di Villafranca, che ne sbarrarono l’entrata. La vittoria di Cartagena determinò la fine del controllo spagnolo

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del Mediterraneo occidentale, e il controllo francese delle coste occidentali. Inoltre, le comunicazioni fra la Spagna e Italia erano state terribilmente compromesse, dopo la vittoria di Vado, Genova e i Presidi in Toscana (7) erano i punti da dove le armate spagnole, sbarcate in Italia, convergevano su Milano, per poi attraversare le Alpi in Valtellina e sboccare in Germania. Le campagne marittime avevano messo in luce alcune tare della marina francese, che come vedremo in seguito si accentuarono sotto Mazzarino, il cui pugno era meno fermo, ma soprattutto per una situazione politica interna sempre più incerta. A causa delle sue dimensioni e della sua diversità, ma anche per delle ragioni sociologiche, malgrado molti tentativi Richelieu non riuscì a mettere in piedi un’organizzazione logistica soddisfacente, le armate di Luigi XIII per esempio offrivano ancora un esempio lampante d’inefficienza amministrativa, si dovette attendere Luigi XIV grazie in particolare a Louvois per una razionalizzazione. Il 4 dicembre 1642 moriva Richelieu, il suo Testamento politico indicava tutti gli elementi centrali del nesso tra politica estera e politica e grande strategia navale, sovente con analisi a sfondo geopolitico e geostrategico. Il suo pensiero aveva sempre avuto come contesto gli antagonismi della Francia con la Spagna e l’Inghilterra, potenze ambedue marittime. Quindi la Francia doveva essere potente non solo per terra ma anche per mare pareggiando le flotte di Spagna e d’Inghilterra... «Se la Francia non fosse forte sul mare, l’Inghilterra col vantaggio della sua posizione potrebbe prendere a suo piacimento qualunque iniziativa, senza reazioni da parte francese. Essa potrebbe impedirci l’esercizio della pesca, interrompere il nostro commercio e controllare lo sbocco in mare dei nostri grandi fiumi […] Essa potrebbe impunemente sbarcare sulle nostre isole e sulle nostre coste» (8). La Francia grazie alle cure del cardinale, disponeva ora di esercito e marina molto più forti che in precedenza. Succeduto a Richelieu, Mazzarino impiegò lo strumento navale contro la Spagna, fino al 1648, con la stessa tattica del suo predecessore, battaglie costiere

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Orlandi - Il grande assedio di La Rochelle, 1627, Musee d’Orbigny Bernon (Fonte: wikipedia.org).

o condotte al largo di città assediate o fino in porto (9). La Francia era ancora in guerra contro gli Asburgo di Spagna e d’Austria. La marina francese aveva condotto una lotta accanita nel Mediterraneo con le forze spagnole, riportando numerosi successi, (battaglie di Guetaria, di Vado, di Barcellona, di Cartagena). Dopo una pausa dovuta alla mortte di Richelieu, fu nel 1646 che riprese a combattere con grande vigore sempre nel Mediterraneo. Quell’anno vide un grande sforzo della Francia per ricostituirsi un’armata navale, tanto potente come quella della Spagna e per, in oltre, mettere piede in Italia e così vendicare l’affronto delle îles de Lérins di qualche anno prima. Il cardinale Mazzarino voleva dare un colpo decisivo e, all’evidenza, è lui a dirigere tutte le operazioni. Suo fratello, il cardinale d’Aix, forniva l’equipaggiamento di undici vascelli di rinforzo. L’armata navale, comandata dal duca de Maillé-Brézé fu coinvolta in una battaglia che non meriterebbe menzione se lo stesso duca non vi avesse trovato la morte, tagliato di netto

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in due da un colpo di cannone (10). Frutto della stessa strategia terrestre diversiva destinata a sostenere un attacco contro lo Stato dei Presidi, la battaglia navale di Orbetello, fu conosciuta anche come battaglia dell’Isola del Giglio (aprile-estate 1646), parte integrante di un ambizioso piano di Mazzarino di liberare l’Italia dalla Spagna, conquistando dopo i Presidi anche Napoli grazie alla spedizione del principe Tommaso di Savoia-Carignano, generalissimo delle armate di Francia e di Savoia in Italia. La flotta armata a Tolone aveva per comandante l’ammiraglio Maillé-Brézé, già distintosi nelle precedenti battaglie contro la marina spagnola. La flotta francese partiva il 26 aprile 1643 sotto i comandi del duca de Maillé-Brézé e del commendatore Philippe des Gouttes, gran priore d’Auvergne dell’Ordine di Malta, sull’Admiral. Il vice ammiraglio, il conte du Daugnon e il capo squadra de Montigny sul Dunkerque, Maillé-Brézé disponevano di 16 vascelli, 20 galere, 8 brulotti, 4 fuste, 68 tartane, che trasportavano 5.000 soldati, 500 cavalieri, l’arti-

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Politiche navali dei cardinali Richelieu e Mazzarino glieria e i vettovagliamenti (11). Dopo aver navigato lungo le coste provenzali e liguri, il 9 maggio gettava l’ancora a Porto Santo Stefano, dove Maillé-Brézé sbarcava i 400 uomini del conte du Daugnon, che occupava Talamone, la torre delle Saline, poi s’impadroniva del Forte di Santo Stefano. I giorni 13 e 14 maggio portata a terra l’artiglieria, il piano prevedeva una rapida neutralizzazione di Orbetello, non v’era tempo da perdere tanto che più che i luoghi erano vicini a malsane paludi infestate da zanzare malariche, e che la stagione estiva si avvicinava (12). Ma il principe Tommaso di Savoia era un mediocre tattico, perse tempo permettendo così agli Spagnoli rinchiusi in Orbetello di rafforzare le trincee di difesa. Perso l’impeto dell’attacco iniziale l’operazione s’insabbiava in un assedio funestato da perdite nel campo francese dovute alla malaria e alle diserzioni, come previsto. Ciò diede alla Spagna il tempo d’inviare una fotta di soccorso agli ordini dell’ammiraglio don Francisco Diaz Pimienta costituita da una flotta di galeoni e fregate (22) con a bordo 3.300 soldati provenienti dalla Spagna, più le galere di Napoli, Sicilia e Sardegna (30), più alcuni brulotti e fuste (13). Il 14 giugno lo scontro si risolveva in una vittoria francese inutile, poiché essendo morto in battaglia MailléBrézé, ucciso per caso da una palla vagante (14) il suo sostituto se ne ritonava alla base. Assunto il comando della squadra francese da du Daugnon, questi non inseguiva le navi spagnole in fuga, ma con la scusa di fare delle riparazioni volgeva le vele verso Marsiglia e Tolone, lasciando al loro destino i soldati francesi a terra. L’assedio continuava, nonostante lo sbarco degli Spagnoli ritornati sui loro passi, il 23 giugno, fino all’arrivo di un’armata proveniente da Napoli, che il 18 luglio determinava il principe Tommaso ad abbandonare l’assedio per ritirarsi in Savoia. La delusione per la mancata conquista di Orbetello non distolse il cardinale Mazzarino dal suo proposito di infliggere un duro colpo alla Spagna. Così su suo ordine la flotta francese riprese il mare a ottobre con due precisi obiettivi: Piombino e l’Isola d’Elba. Il 4 ottobre a Piombino 8.000 soldati francesi sbarcavano da dieci vascelli e quindici galere. Presa Piombino, la flotta e il grosso delle truppe partirono per l’isola

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d’Elba, dove una volta giunti misero sotto assedio Porto Longone, la capitale dell’isola. La conquista della fortezza tuttavia richiese molto più tempo per il valore degli assediati e la possanza delle opere difensive, riuscendo solo nel mese successivo (15). Queste vittorie furono coincidenti con la presa di Dunkerque, fatta dal principe di Condé (16). Concluse queste operazioni la flotta francese rientrava a Tolone senza disarmare, in quanto furono inviati dodici grossi vascelli a Dunkerque. Rimaneva riunita nella base circa l’essenziale dei vascelli (27) e delle galere disponibili (20), con dieci fuste e brulotti, ivi compresi i quattro vascelli acquistati in Svezia e portati a Tolone da Duquesne. Il nuovo comandante in capo era il duca di Richelieu, che aveva sotto i suoi ordini un tenente generale dei vascelli, sei capi delle squadre di: Normandia, Guyenna, Bretagna, Provenza, Dunkerque e Catalogna, le due ultime simbolizzavano le ultime conquiste francesi. Esse furono conferite rispettivamente ad Abraham Duquesne e a Georges Le Post sieur du Montade. Come si può notare, la varia composizione di questo stato maggiore descriveva bene il reclutamento della flotta dove il numero dei Normanni era grande. Inoltre, un buon numero di gentiluomini erano imbarcati su questi vascelli, pronti a combattere, senza per altro essere irregimentati (17). Fra questi celebri furono cavalieri di Malta, delle tre lingue di Francia, d’Auvergne e di Provenza, che fornivano un apporto non trascurabile ai quadri di comando della Marine Royale. Poi vi erano gli esponenti dell’alta nobiltà di corte e infine la gente di mare, i cui più valenti fecero grandi carriere, sfruttando la marina come mezzo di promozione sociale (18). L’attacco francese ai Presidi spagnoli fu un episodio della più vasta guerra dei Trent’anni, permise minacce dirette da parte della Francia di Mazzarino al Regno di Napoli e valse a sconvolgere tutto l’apparato di dominio spagnolo in Italia. È noto, infatti, come il viceré spagnolo, a seguito di questa guerra, impose a Napoli forti tasse fra cui quella sulla frutta che provocò una violenta insurrezione della città, di cui fu storico protagonista Tommaso Aniello detto Masaniello, che aveva cacciato il viceré di Spagna il 7 luglio 1647. Il duca di Guisa, di sua propria inizia-

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Politiche navali dei cardinali Richelieu e Mazzarino tiva, era già entrato a Napoli per conto suo, chiamando la Francia a venire in soccorso ai Napoletani. La situazione era difficile. Don Giovanni d’Austria occupava i forti e la sua flotta occupava la rada. Le esitazioni di Mazzarino erano comprensibili. Pertanto, malgrado il cattivo tempo e l’inferiorità numerica il duca di Richelieu decise di attaccare, ma non avendo potuto forzare il blocco, la flotta rientrava a Tolone per svernare e preparare egualmente la campagna dell’anno successivo. Nel maggio 1648 veniva inviato a Napoli, sotto il blocco da giugno del duca di Richelieu, un corpo di spedizione costituito da quindici vascelli e una squadra di galere, comandato dal principe Tommaso di Savoia. Riunitesi le due squadre si riunirono a Porto Longone in luglio, proseguirono fino al Golfo di Napoli, dove riportarono una vittoria tattica a Castellamare di Stabia (4 navi spagnole catturate), ma che in realtà fu uno scacco strategico, per il mancato sostegno alla rivolta napoletana contro la Spagna. Questo andava a sommarsi alle altre magre figure, dall’attacco dei Presidi alla battaglia di Gaeta. In conclusione, Mazzarino fu il continuatore della strategia marittima diversiva concepita inizialmente da Richelieu, che svolse un ruolo indiretto nelle rivoluzioni contro la Spagna scoppiate in Portogallo e in Catalogna, dove il successo fu solo parziale, e si estese alle rivolte in Italia sotto Mazzarino, in un piano di conquista delle coste del Mediterraneo occidentale, dalle

basi di Tortosa e Terragona fino a Gaeta, passando per Tolone e Orbetello (19). Mazzarino fu infine distolto dalla strategia marittima per l’avvento di una grave crisi del quadro politico-istituzionale, che scosse il regno di Francia. Si affermò nel paese un movimento che aveva agli esordi un argomento di più grandi aneliti a più libertà civili e ad affidabili assicurazioni in tema di finanza, e cercava quindi di rovesciare l’assolutismo monarchico instaurato da Richelieu e proseguito da Mazzarino. La Fronda fu un periodo rivoluzionario (dal 1648 al 1653) accaduto durante la giovinezza di Luigi XIV, nel pieno della guerra contro la Spagna (16351659), che si suddivise politicamente in Fronda parlamentare (1648-1649) e Fronda principesca (1650-1653). Ma per l’inesperienza delle classi borghese e popolare e per il gretto solipsismo dell’aristocrazia la rivoluzione finì in un nulla di fatto. La regina Anna d’Austria e il cardinale Mazzarino riuscirono infine, con grande abilità, a salvare la posizione europea della Francia e il suo istituto monarchico. Tuttavia, gli effetti della Fronda sulla Marina francese furono disastrosi, divisa fra i vari contendenti, di fatto paralizzata in un paese sconvolto dalla guerra civile; le galere marcirono tutte nei porti, per contro Mazzarino riusci a preservare dalla distruzione un nucleo di 18 vascelli, i migliori della Marine Royale, e questa fu la base su cui il grande ministro Colbert, in seguito, ricostruì la Marine Royale (20). 8

NOTE (1) J. Meyer, «La Marine française de 1545 à 1715», in Histoire militaire de la France, vol. 1 - Des origines à 1715, sous la direction de Philippe Contamine, P.UF., Paris, 199, pp. 485-488. (2) Il 1 luglio 1638, nel quadro della guerra dei trent’anni, Fuenterrabia patì il suo più famoso assedio, per due mesi, dalle truppe francesi del re Luigi XIII. Dalla resistenza riuscita la città ricevette il titolo di «Muy noble, muy leal, muy valerosa y muy siempre fiel». La fine di questo assedio è celebrato ogni anno dai suoi abitanti con el Alarde. (3) J. Meyer, «La Marine française de 1545 à 1715», op. cit., pp. 508-509. (4) Cfr. Michel Vergé-Franceschi (dir.), «Dictionnaire d’histoire maritime», Paris, éditions Robert Laffont, coll. «Bouquins», 2002. (5) Ibidem. (6) J. Meyer, «La Marine française de 1545 à 1715», op. cit., pp. 508-509. (7) I presidi spagnoli di Toscana comprendevano Porto Ercole, Orbetello, Porto San Stefano, Talamone, Ansedonia, Porto Longone (Isola d’Elba). (8) F. Botti, Il pensiero militare e navale italiano dalla rivoluzione francese alla prima guerra mondiale, (1789-1915), USSME, Roma. 1995, p. 930. (9) J. Meyer, «La Marine française de 1545 à 1715», op. cit., p. 509. (10) Pierre Goubert, «Mazarin», Paris, Fayard, 1990, p. 174. Claude Bouhier, Un homme de Mazarin ou un grand marin méconnu, l’amiral du Montade (1610-1648), in Revue historique des armées, Mélanges, n.1, 1996, pp. 3-11. (11) Michel Vergé-Franceschi (dir.), «Dictionnaire d’Histoire maritime, éditions Robert Laffont», coll. «Bouquins», 2002, p. 1.508. (12) Simone Berthière, «Mazarin, le Maître du jeu», éditions de Fallois, 2007, p. 270. (13) La Roncière, Charles de (1899). «Histoire de la marine française», Vol I. Paris: E. Plon, Nourrit, p. 114. (14) Guy Le Moing, «Les 600 plus grandes batailles navales de l’Histoire», Rennes, Marines Éditions, mai 2011, pp. 211-212. (15) Piombino e Porto Longone rimasero in mano ai francesi per circa 4 anni. Nella primavera del 1650 furono riconquistati da un corpo di spedizione spagnolo comandato da don Giovanni d’Austria. (16) Archives des Affaires étrangères. Mémoires et documents. France, vol. 858, f° 15-16-99, 328 à 330, 31 janvier-17 mai et 10 septembre 1647. (17) J. Meyer, «La Marine française de 1545 à 1715», op. cit., p. 511. (18) Ibidem. (19) J. Meyer, «La Marine française de 1545 à 1715», op. cit., pp. 512-513. (20) Ibidem.

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