La colonia elioterapica di legnano Progetto di recupero e riuso di un capolavoro (quasi) perduto dei BBPR
Indice
1.
Storia del Comune e sviluppi urbanistici
2.
Il patrimonio architettonico della città di Legnano
4 22
Dal Medioevo al Rinascimento I grandi complessi industriali ottocenteschi La progettazione colta del ‘900
3.
Legnano, città della salute e dell’assistenza
32
4.
La vocazione al recupero e ri-uso della comunità legnanese
38
Il sistema ospedaliero legnanese
I casi esemplari di recupero, ri-uso, trasformazione: Il Castello di San Giorgio Il Palazzo Leone da Perego, il Palazzo Visconti e la “corte arcivescovile” L’Ospizio di Sant’Erasmo Le Ex fonderie della Franco Tosi Il Cotonificio Cantoni, oggi “Gallerie Cantoni” L’Ex Manifattura di Legnano
5.
La colonia elioterapica
54
Storia e trasformazioni Le colonie nel periodo fascista La colonia oggi: il centro psicosociale e lo stato di abbandono
6.
Gli scenari futuri
92
Le esperienze di Ma.Ri.Na e Albergo Etico: Il primo ristorante etico al mondo Gli enti finanziatori
7.
Il progetto Relazione del progetto: dall’analisi del contesto alle decisioni progettuali L’intervento di restauro: schede di approfondimento dei degradi, dettagli di progetto Viste della Nuova Colonia Elioterapica
Bibliografia e sitografia
106
Storia del comune e sviluppi urbanistici
« Fra tutte le città della Lombardia Milano è lodata come la rosa o il giglio fra i fiori, come il cedro nel Libano, come il leone fra i quadrupedi, come l’aquila fra gli uccelli, sì da apparire come il sole tra i corpi celesti, per la fertilità del suolo e la disponibilità dei beni occorrenti agli uomini » (Fra Bonvesin de la Riva, XIII secolo)
Storia del comune e sviluppi urbanistici
Legnano è una comune della città metropolitana di Milano in Lombardia, a circa 20 chilometri a nord-ovest dal capoluogo lombardo. Situata nell’Alto Milanese e attraversata dal fiume Olona, è la quarta città più popolosa (con 60 000 abitanti circa) della città metropolitana di Milano e la tredicesima della Lombardia. Le origini dell’abitato sono rintracciabili nell’età romana quando in onore del console Lucio Licinio Crasso il paese assunse il nome di Licinianum. Altri ritengono che il nucleo originario dell’attuale città fosse formato da agricoltori i quali, trovato un terreno fertile, costruirono le loro primitive abitazioni sulle rive dell’Olona, costretti a difendersi dai lupi annidati nei boschi vicini e ancora presenti nella zona durante la prima metà dell’Ottocento. Al di là della giusta collocazione temporale della fondazione del borgo primigenio, la sua antichità è fuori discussione, dati i numerosi ritrovamenti di reperti archeologici che testimoniano la presenza dell’uomo sin dal secondo millennio a.C..
Nella pagina accanto: “Il carroccio esce dalle mura milanesi”, Ludovico Pogliaghi (1857-1950), incisione, conservato nella “Civica raccolta Bertarelli di Milano”. 6
7
Il primo sicuro documento però risale al 789 d.C. e si tratta di un atto di cessione di una corte sita in “Leunianello” fatta da Pietro, arcivescovo di Milano, al monastero di S. Ambrogio. Il documento è importante non solo perché ci segnala la comparsa del toponimo, ma anche perché testimonia dei rapporti con l’autorità religiosa. L’atto giuridico, che inserisce Legnano nel Seprio, regione storica della Lombardia, corrispondente grossomodo alla porzione centro-meridionale dell’attuale Provincia di Varese e alla parte sud-occidentale della Provincia di Como, permise alla città di beneficiare di riflesso delle sue vicende, tenuto conto della crescita di potere dell’arcivescovo che non era solo un ecclesiastico, ma anche un capo civile e militare. Legnano fu quasi certamente coinvolta nelle lotte di carattere religioso e sociale che videro S. Arialdo aggirarsi per le campagne e infiammare con la sua predicazione le popolazioni contro l’arcivescovo Guido da Velate, finché questi dovette rifugiarsi nel fortilizio posseduto in città da Erlembaldo Cotta. Non è rimasto traccia del castello, ma l’arcivescovo milanese accrebbe il potere sul borgo tramite i grandi monasteri. Della forza di questi testimonia un atto del 1148, in cui si accenna a beni posseduti in Legnano dalla badessa di S. Maurizio di Milano.
Nella pagina accanto, dall’alto: Nuclei abitati di Legnano e Legnanello nel 1594. Cartina geografica (1705) di Milano e dintorni. 8
9
Il 29 maggio 1176 Legnano fu la scenografia in cui avvenne lo scontro tra le forze della Lega e le truppe di Federico I Hohenstaufen, meglio noto come Federico Barbarossa (Waiblingen, 1122 circa - Saleph, 10 giugno 1190), imperatore del Sacro Romano Impero. Dopo un avvio negativo, nella seconda fase della lotta gli uomini della Lega, rinserratisi attorno al carroccio, grazie anche all’arrivo di truppe fresche di rinforzo, riuscirono a respingere l’attacco avversario e a costringere alla fuga il Barbarossa. All’episodio ed ai racconti tramandati di quell’impresa risale l’importanza e il valore della figura, seppur priva di fondamento storico, di Alberto da Giussano, capo coraggioso della Lega Lombarda, divenuto simbolo di grandezza ma anche della risposta del popolo italiano al tentativo di invasione del popolo straniero. Legnano ritorna alla ribalta XIII con l’arcivescovo Leone da Perego, che morì nel 1259 in città lasciandovi una nobile residenza estiva. La città si arricchì inoltre di un altro prezioso palazzo da Ottone Visconti, al quale è fatta risalire la costruzione della maggior parte del Castello. Questo, attorno al 1437, fu donato da Filippo Maria Visconti a Oldrado Lampugnani, che lo fece restaurare nel 1448, dopo il saccheggio subito da parte di Francesco Sforza. Ereditato dall’Ospedale Maggiore di Milano, ceduto da questi ai Cornaggia, il Castello è passato definitivamente al Comune dopo la Seconda guerra mondiale. Sul piano strettamente religioso interessa segnalare a Legnano, nel XIII secolo, la presenza di diverse chiese, tra le quali importanti quelle di S. Ambrogio, S. Martino, S. Salvatore, S. Maria, S. Agnese, S. Nazaro, per non parlare di una casa di Umiliati esistente già nel 1298. A loro si deve la fioritura dell’industria della lana. Risultato 10
eloquente fu dato dalla costituzione delle classi dei mercanti imprenditori che, acquistata la materia prima, l’affidavano per la lavorazione ad operai specializzati. La matricola dei mercanti del 1393 registra l’iscrizione dei vari Ambroxinus, Antonius, Antoninus, Bernardinus, Francischus, Galeaz de Legnano, con i relativi marchi impressi sui prodotti. Tutte le chiese rientravano nella pieve di Olgiate Olona, trasferita poi a Busto Arsizio, finché Legnano stessa divenne capo-pieve nel 1584, per l’accresciuta importanza economica e per l’eccellenza della sua basilica. Nel XIV secolo Legnano entrò in un’epoca di grande fervore, legato in primis alla presenza della dominazione viscontea-sforzesca che rappresentò dunque per la città una stagione di florido sviluppo economico basato sull’agricoltura favorita dalla presenza di mulini appartenenti a famiglie nobili e alla Mensa arcivescovile milanese; ma anche sostenuto da una discreta attività commerciale. A darle ulteriore rinomanza provvide Giovanni Oldrendi, illustre canonista, notaio, autore di numerosi trattati di carattere giuridico, scientifico, sociale, religioso, Vicario del papa, professore all’università di Bologna, di cui fu Podestà e dove morì nel 1383, compianto da tutta la popolazione. Toccò a lui rogare l’atto di acquisto della città, ceduta dai Pepoli ai Visconti, che ne volevano fare l’epicentro di una confederazione da opporre a Firenze e a Venezia. Nel periodo compreso tra la metà del 1400 e quella del 1600 Legnano annoverò molte famiglie nobili, tra cui i Visconti, i Borromeo, i Crivelli, i Bossi, i Vismara, i Lampugnani. Questi ultimi fecero erigere il maniero di Legnanello, simile a Villa Simonetta, residenza suburbana fuori dal centro di Milano. 11
Il 1500 si apre con il completamento della basilica di San Magno. Nel mentre la popolazione crebbe fino ad arrivare a circa 2500 anime, verso la fine del secolo. Da ricordare che nel 1583 i terrieri della zona verso S. Giorgio decisero di costruire, in sostituzione di una cappella già esistente alla fine del 1400, una chiesetta dedicata alla Vergine che oggi va sotto il nome di S. Maria delle Grazie. L’atmosfera fu però turbata dagli scoppi a ripetizione della peste e dal bando di infeudazione emesso dai dominatori spagnoli, sventato nel 1652 dalla famiglia Lampugnani. Sotto la dominazione austriaca fu avviato il riordino del catasto e anche le proprietà di Legnano furono suddivise in beni di prima stazione comprendenti i terreni prevalentemente di tipo aratorio vitato; e di seconda stazione relativi alle case. Con la tavoletta pretoria, così chiamata dal suo inventore, furono redatte mappe gigantesche misurate in trabucchi. Legnano risultò divisa in nove Comunetti dotati di amministrazione autonoma: Dominante, Lampugnani, Morosino grande, Morosinetto, Personale, R. R. Monache di Legnano, Trotti, Visconti, Vismara. Verso la fine del secolo l’imperatore Giuseppe II visitò Legnano e il suo pellagrosario (ospedale attrezzato per la cura della pellagra) allestito nel soppresso convento di S. Chiara.
Nella pagina accanto, dall’alto: Il primo capannone della “Cantoni-Krumm & C.”, la futura “Franco Tosi”, nel 1881. Antico lavatoio sull’Olonella, oggi Piazza IV Novembre. La “Manifattura di Legnano”, vista dal cortile interno. 12
13
A prova dell’attività commerciale sta la concessione del mercato settimanale autorizzato nel 1795, dopo le richieste presentate nel 1499 a Ludovico il Moro, nel 1627 a Filippo IV. Con l’inizio dell’Ottocento iniziò per Legnano una fase di trasformazione graduale che segnò il passaggio al ruolo di città assunto nel 1924. Già dalla metà del 1500 alcune famiglie del luogo commerciavano nel settore tessile. Un rapporto del 1807 ci testimonia che le imprese legate a questo ambito specifico già erano aumentate considerevolmente, potendo contare su diverse filature di seta e di cotone sia pure esercitate ancora in forma artigianale. Il primo passo verso la notorietà fu compiuto dallo svizzero C. Martin, che nella sua impresa nel 1863 impiegava ben 200 operai. Lo spirito di intraprendenza e l’entità dei capitali impiegati, la disponibilità di mano d’opera a baso prezzo favorirono l’apertura delle filature Krumm, Borgomaneri, degli stabilimenti F.lli Dell’Acqua & C. (1871), Antonio Bernocchi (1872-73), De Angeli (1875), del Cotonificio Cantoni (1879). Da questo ultimo venne Franco Tosi fondatore dell’omonima officina, operante nel settore metalmeccanico, nel 1882. Rallentato il ritmo produttivo periodicamente a causa dello scoppio del colera (1836), del tifo, del vaiolo (1887), i Legnanesi diedero il loro contributo per il riscatto dalla dominazione austriaca, con patrioti come Saule Banfi ed Ester Cuttica e salutarono festosamente Garibaldi presente nel 1862. Naturale il sostegno dato alle industrie legnanesi dagli
Nella pagina accanto: Sala taglio velluti del “Cotonificio Cantoni” nei primi anni del ‘900. 14
15
Istituti di Credito come la Banca di Legnano (1887), dal Credito Legnanese (1923), dalla attivazione della ferrovia Milano-Gallarate (1860), dalla tramvia MilanoLegnano (1880). Allo sviluppo industriale si accompagnarono nel 1900 l’aumento della popolazione e la trasformazione del centro abitato, arricchito da nuovi edifici. Nei primi anni fu avviata la costruzione del nuovo Ospedale, fu inaugurata la nuova sede del Municipio (1909), già disposta in una casa di proprietà dei Cornaggia. Dopo il primo conflitto mondiale, al quale i Legnanesi diedero un grosso contributo di sangue, difficile, ma graduale la ripresa economica accompagnata dalle elezioni del 1919 che assicurarono la vittoria al Partito Socialista. Quindi l’avvento al potere del fascismo, con la visita di Mussolini a Legnano, nel 1924, per l’inaugurazione della Scuola di Avviamento al lavoro “Antonio Bernocchi” che, con l’Istituto Tecnico Carlo Dell’Acqua (nato nel 1917) favorì il cammino ascensionale scolastico, dopo la nascita di istituzioni private, la prima delle quali risaliva all’epoca di San Carlo. A seguito della Seconda guerra mondiale riprese a girare il motore della produzione. L’artigianato costituì un valido supporto alle maggiori aziende; a questo si aggiunse un notevole sviluppo del settore terziario. Nel 1951 fu avviata una nuova politica urbanistica che però stentò a decollare, perché il piano regolatore subì
Nella pagina accanto: Regia patente del 15 agosto 1924 che concede al comune di Legnano il titolo di città. 16
17
continue modifiche e integrazioni per l’individuazione di nuovi quartieri in espansione, nelle zone di Canazza e Mazzafame. Intorno agli anni ‘60 Legnano cambiò volto, con la copertura di un ramo dell’Olona, la creazione del viale Toselli, la soppressione della tramvia, la costruzione di un grattacielo (progettato da Luigi Caccia Dominioni), la lottizzazione di terreni già occupati da vecchi stabilimenti, per potervi costruire nuove abitazioni. Tra le associazioni, punto naturale di riferimento la Famiglia Legnanese, all’avanguardia per la promozione di svariate iniziative; la Società Arte e Storia; il Museo Sutermeister. Ai bisogni sociali corrispondono due case per anziani, a quelli culturali la Biblioteca civica. Nel corso degli ultimi anni del secolo precedente è stato registrato un calo sensibile della produzione, molte imprese hanno chiuso e molte strutture impiegate nell’attività industriale sono state abbandonate a causa della dismissione degli impianti. Oggi il patrimonio architettonico di Legnano però sta subendo un processo di riqualificazione che ha portato già alla conversione dei capannoni dell’ex cotonificio Cantoni in “Gallerie Cantoni”.
Nella pagina successiva: Tavola degli Sviluppi urbanistici del Comune di Legnano nel corso dei secoli. 18
19
Gli sviluppi urbanistici del Comune di Legnano
0 m 200
500
LEGENDA Nuclei abitati di Legnano e Legnanello nel 1594. Catasto Lombardo-Veneto 1856-1873 Catasto del 1901 Piano Regolatore 1925 Confini anni ‘60 Confini ed edificato attuale
22
Il patrimonio architettonico della città di legnano
Dal Medioevo al Rinascimento I grandi complessi industriali ottocenteschi La progettazione colta del ‘900
Il patrimonio architettonico nel corso dei secoli
0 m 200
24
500
LEGENDA Dal Medioevo al Rinascimento
1
1. Palazzo vescovile Leone da Perego 2. Castello Visconteo o “di San Giorgio” 3. Ospizio Sant’Erasmo 4. Convento Sant’Angelo, o ggi scuole Mazzini 5. Casa Vismara
I grandi complessi industriali ottocenteschi
5 4
1. Cotonificio Cantoni 2. Industrie Bernocchi
1
4
3. Manifattura di Legnano
5 2 3 4 1 3
2
3
4. Fonderie Franco Tosi 5. Stabilimento De Angeli-Frua
La progettazione colta dell’800
5
1. Complesso di edifici per abitazioni, commercio e terziario, Studio Candi-Crociani, (1975)
2
2. Complesso terziario e torre residenziale, Luigi Caccia Dominioni, (1963) 3. Edificio per abitazioni e negozi in Via Palestro 4. Centro parrocchiale San Magno, Enrico Castiglioni e Ezio Cerutti, 1968 5. Quartiere operaio “Le Grazie”, BBPR, 1940-1942
25
Dal Medioevo al Rinascimento
La storia di Legnano incrocia il destino di uomini illustri quali Leone da Perego, arcivescovo di Milano, e Ottone Visconti, al quale è fatta risalire la costruzione della maggior parte del Castello di San Giorgio. Questo, attorno al 1437, fu donato da Filippo Maria Visconti a Oldrado Lampugnani, che lo fece restaurare nel 1448, dopo il saccheggio subito da parte di Francesco Sforza. Ereditato dall’Ospedale Maggiore di Milano, ceduto da questi ai Cornaggia, il Castello è passato definitivamente al Comune dopo la Seconda guerra mondiale. Sul piano religioso nel 1300 a Legnano erano presenti diverse chiese tra cui quelle di S. Ambrogio, S. Martino, S. Salvatore, S. Maria, S. Agnese, S. Nazaro, per non parlare di una casa di Umiliati esistente già nel 1298. A loro si deve la fioritura dell’industria della lana. Nel periodo compreso tra la metà del 1400 e quella del 1600 Legnano annoverò molte famiglie nobili, tra cui i Visconti, i Borromeo, i Crivelli, i Bossi, i Vismara, i Lampugnani. Di questi ultimi si ricorda il maniero di Legnanello.
Nella pagina accanto: 1. Palazzo vescovile Leone da Perego 2. Castello Visconteo o “di San Giorgio” 3. Ospizio Sant’Erasmo 4. Convento Sant’Angelo, oggi scuole Mazzini 5. Casa Vismara 26
27
I grandi complessi industriali ottocenteschi
L’industrializzazione di Legnano deve la sua fortuna alla presenza del fiume Olona e dei suoi diversi rami secondari. Nei pressi del fiume infatti a partire XVIII sorsero numerosi mulini, poi sostituiti nel corso del tempo da impianti capaci di sfruttare la forza motrice del fiume con maggiore efficienza. Nel periodo compreso fra il 1820 e il 1880 vennero fondate le principali aziende del territorio: il tessile divenne la principale fonte economica della zona, con in testa il Cotonificio Cantoni (18282004). Lo sviluppo economico è stato supportato dalla posizione strategica della città e la sua prossimità alle grandi infrastrutture: prima con la Strada del Sempione (ora SS33), che costituiva un collegamento diretto con Milano ed era una tappa dell’importante tratta Milano-Parigi, poi con la realizzazione della rete ferroviaria. La fase di splendore nel settore secondario termina nel 1980, quando l’industria vede il definitivo ingresso in una fase decadente e viene gradualmente sostituita da attività nel settore terziario, che però non riescono a raggiungere il livello economico ottenuto nel tessile e metalmeccanico.
Nella pagina accanto: 1. Cotonificio Cantoni 2. Industrie Bernocchi 3. Manifattura di Legnano 4. Fonderie Franco Tosi 5. Stabilimento De Angeli-Frua 28
29
LA PROGETTAZIONE COLTA DEL ’900
A seguito dello sviluppo industriale a cavallo tra la fine del XVIII e il XIX secolo il paese che fino ad allora si era concentrato quasi unicamente lungo le sponde dell’Olona entra in un periodo di fiorente attività edilizia che vede avvicendarsi interventi a varie scale, dal villino alla casa per appartamenti, al quartiere di iniziativa pubblica o del paternalismo industriale. Nel campo del costruire viene trasferito quell’atteggiamento di apertura al nuovo e la perenne spinta ideale verso il futuro della classe industriale che, a tutti gli effetti, ha dato a questa città la sua forma moderna. In posizione baricentrica tra Milano e Varese, a Legnano la morfologia della città compatta ottocentesca si mescola al modello della città-giardino. Numerosi sono gli interventi di professionisti di primo piano dell’architettura milanese e non solo (BBPR, Luigi Caccia Dominioni, Vito e Gustavo Latis, Franco Albini e Franca Helg, Enrico Castiglioni, e nella contemporaneità Guido Canella, Gino Valle, Renzo Piano).
Nella pagina accanto: 1. Complesso di edifici per abitazioni, commercio e terziario, Studio Candi-Crociani, (1975), Ex-De Angeli Frua, Corso Italia. 2. Complesso terziario e torre residenziale, Luigi Caccia Dominioni, (1963), Ex-De Angeli Frua. 3. Edificio per abitazioni e negozi in Via Palestro. 4. Centro parrocchiale San Magno, Enrico Castiglioni e Ezio Cerutti, 1968. 5. Quartiere operaio “Le Grazie”, BBPR, 1940-1942. 30
31
Legnano, città della salute e dell’assistenza
« I fatti gloriosi, anziché con monumenti di pietra e di bronzo, sarebbero meglio illustrati con l’istituzione di opere di beneficenza come sarebbe per Legnano l’impianto di un ospedale dedicato alla vittoria del 1176 » (Leopoldo Sconfietti, 19 aprile 1897)
I principali poli del Sistema Ospedaliero di Legnano
1
2
0 m 200
34
500
4
5
3
1. Ospedale multimedica Castellanza 2. Nuovo Ospedale di Legnano 3. Sede azienda sanitaria locale, ASL Polo neuropsichiatria infantile 4. Croce Bianca, ambulatorio rieducativo, centro psicosociale 5. Sala Operativa Nazionale Croce Rossa Italiana
35
Il sistema Socio Sanitario di Legnano: L’ASST Ovest-Milanese come eccellenza del territorio
Legnano ha una notevole e radicata tradizione legata all’accoglienza, l’assistenzialismo e la cura sin dalla sua fondazione. La prima struttura situata a Legnano che iniziò a fornire parzialmente assistenza ospedaliera fu l’Ospizio Sant’Erasmo, che venne edificato a cavallo tra il XIII e il XIV secolo. Il primo cambiamento significativo si ebbe nel 1784, con la fondazione del pellegrosario, ovvero di una struttura sanitaria organizzata adibita alla cura della pellagra, una malattia comparsa all’inizio del XVII secolo che era dovuta all’eccessivo consumo di mais a scapito di quello della carne. La necessità di costruire un vero e proprio ospedale a Legnano fu sentita nella seconda parte del XIX secolo. Il primo passo ufficiale del comune di Legnano fu compiuto il 30 maggio 1899, quando il consiglio comunale deliberò l’istituzione di un comitato ufficiale la cui finalità sarebbe stata quella di reperire i fondi necessari per la costruzione dell’ospedale. Il primo padiglione dell’ospedale di Legnano venne costruito nel 1903 grazie al contributo dei cittadini legnanesi, con gli industriali locali che ebbero un ruolo di primo piano. Nel corso del XX secolo il nosocomio legnanese subì diversi ampliamenti. Dato che a cavallo tra il II e il III millennio l’ospedale di Legnano aveva raggiunto una rilevanza di livello nazionale, è stato deciso di realizzare un complesso edilizio totalmente nuovo che si adeguasse agli standard richiesti. Nella pagina accanto: Il nuovo ospedale di Legnano, inaugurato nel 2010. 36
37
38
La vocazione al riuso della comunità legnanese « Mai come in questi ultimi anni si è notata l’accelerazione con cui tutti i prodotti, compresi quelli “culturali”, percorrono la parabola della propria esistenza. È quindi legittimo che urbanisti, architetti, legislatori, tecnici della conservazione si chiedano – tutti insieme – quale possa essere il senso del ri-uso e quella dello stesso termine conservazione. L’aspetto nuovo e positivo dell’idea del ri-uso resta sostanzialmente quello di aver aperto la prospettiva di una “lettura” tutt’altro che scontata e convenzionale della città che non la limiti al ruolo di semplice, generico contenitore “di atti ed attività umane” (…).
Allora, se è tutt’altro che trascurabile la specificità storica del contesto matericamente stratificato cui si applica, ri-uso dovrebbe essere il modo naturale di attuare l’effettiva, concreta conservazione dell’esistente-ambiente, territorio, città, edificio, manufatto stimolando e rendendo possibile un uso diverso, ma comunque pur sempre compatibile, rispetto a quello passato. E allora la salvaguardia, l’uso corretto delle risorse, dovrebbero costituire il presupposto indispensabile, direi la pregiudiziale stessa, del ri-uso: per poter ri-usare cioè bisogna conservare, anzi dimostrare di saper conservare».
(Marco Dezzi Bardeschi)
I casi esemplari di recupero e trasformazione del patrimonio architettonico del Comune di Legnano
5
0 m 200
40
500
4
6
3
2
1. Il Castello Visconteo o di “San Giorgio” 1
2. Il Palazzo Leone da Perego, il Palazzo Visconti e la corte arcivescovile 3. L’Ospizio di Sant’Erasmo 4. Il Cotonificio Cantoni, oggi “Gallerie Cantoni” 5. Ex Fonderie Azienda Metalmeccanica Franco Tosi 6. Ex Manifattura di Legnano
41
Il castello di san giorgio
Dopo che fu abbandonato dai Cornaggia, il maniero di San Giorgio non fu più oggetto di manutenzioni. In aggiunta i nuovi inquilini, ovvero il mezzadro e i contadini, modificarono la parte residenziale del castello con la realizzazione di mura di tramezzo all’interno dei locali più ampi. Nel 1963 il comune di Legnano firmò con gli eredi Cornaggia un contratto preliminare prevedente la vendita dello storico immobile. Questo primo compromesso di cessione fu modificato più volte, soprattutto a causa della futura destinazione del castello, delle zone contigue e delle aree circostanti, che fu oggetto di ampia discussione. Queste ultime, nel 1976, verranno poi trasformate nel Parco locale del bosco di Legnano, mentre il castello sarebbe stato destinato, come deciso, a manifestazioni culturali. L’iter di acquisto terminò nel 1973, con l’acquisizione, da parte del comune di Legnano, del castello, del mulino Cornaggia e di 240.000 metri quadri di terreno circostante. Dopo decenni di degrado ed incuria il castello è stato ristrutturato e riaperto al pubblico nel 2005[79]. Dal 2007, facendo parte del progetto SALe Legnano, è sede espositiva insieme a palazzo Leone da Perego. All’interno del castello Visconteo ha sede il “collegio dei capitani e delle contrade”[81], ovvero un organismo che ha la funzione di coordinare le attività, le azioni e gli intenti dei capitani delle contrade legnanesi, cioè dei rioni storici che partecipano annualmente al Palio di Legnano. 42
0m
10
25
43
Il palazzo leone da perego, il palazzo visconti e la “corte arcivescovile”
Il Palazzo Leone da Perego è un edificio storico di Legnano. È stato ricostruito nel 1898 conservando alcune decorazioni dell’omonimo edificio precedente medioevale. Situato a pochi passi dalla Basilica di San Magno, possiede due entrate, una in via Magenta e l’altra in via Girardelli. Prende il nome da Leone da Perego, arcivescovo di Milano deceduto a Legnano nel 1257. Insieme al duecentesco Palazzo Visconti forma la “Corte Arcivescovile”. Nei secoli il complesso edilizio ha cambiato molte volte la destinazione d’uso. Ad esempio, San Carlo Borromeo per un certo periodo, destinò Palazzo Visconti a prigione per ecclesiastici. L’odierno Palazzo Leone da Perego, dopo essere stata adibito a scuola materna, è dal 2001 area espositiva di SALe e può considerarsi uno dei cuori pulsanti della cultura legnanese. L’acronimo “S.A.Le.” (acronimo di “Spazio arte Legnano”) identifica gli spazi espositivi della città di Legnano. I due siti adibiti ad essere sede di mostre all’interno del progetto SALe sono appunto Palazzo Leone da Perego ed il castello di San Giorgio, che è stato aperto alle esposizioni a partire dal 2007. Nel 1937 Palazzo Visconti venne trasformato in sala conferenze e, successivamente, in sala cinematografica, il cinema Ratti. Per adibirlo alla nuova funzione, gli ambienti interni furono completamente svuotati, mentre gli affreschi neoclassici presenti sulla pareti vennero coperti.
44
0m
10
25
45
L’Ospizio di sant’erasmo
L’Ospizio Sant’Erasmo è stato fondato tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300 ed è la più antica istituzione legnanese di beneficenza. La sua origine viene attribuita al frate umiliato Bonvesin de la Riva (1240 – 1314) sulla cui lapide nel convento di San Francesco a Milano era riportato l’epitaffio: “Hic iacet frater Bonvicinus de Ripa … qui construxit hospitale de Legnano”. Durante il Medioevo, il ruolo ricoperto dall’Ospizio Sant’Erasmo fu quello di ricovero e cura dei vecchi e degli infermi, ma anche quello di ospitare i pellegrini diretti verso Roma, detti romei, o a Venezia, uno dei porti di partenza per la Terra Santa, lungo uno dei tratti della via francigena. L’Ospizio Sant’Erasmo di Legnano era la quarta stazione dal passo del Sempione e ultima prima di Milano. Nel Settecento, sotto il dominio austriaco, all’Ospizio Sant’Erasmo fu confermata la funzione di “luogo pio” di natura misericordiosa, destinato soprattutto ad anziani indigenti. Ne assicuravano l’assistenza sia i lasciti provenienti da privati, che i proventi ricavabili dai terreni. Nel corso del ‘900 l’edificio è andato in contro a numerosi interventi di recupero, a partire dagli anni ‘20 fino alla fine degli anni ‘90. Oggi ha raggiunto una capienza complessiva di 125 posti, il che lo rende una grande polarità del territorio legnanese.
46
0m
10
25
47
Ex fonderie azienda metalmeccanica franco tosi
La Franco Tosi Meccanica (originariamente denominata Franco Tosi) è una azienda metalmeccanica italiana fondata nel 1881 da Franco Tosi, pioniere di questo settore dell’industria. Fu fondata come consorzio di diverse fonderie della zona di Legnano, finalizzato alla produzione di motrici a vapore, valdaie, turbine idroelettriche, motori diesel e componenti di centrali nucleari nucleari esportate in tutto il mondo. Nel 1990 la fonderia cessa la sua attività industriale e nel 2011 la proprietà intraprende un percorso di riconversione dell’area, prima ottenendo l’inserimento del sito tra le aree di trasformazione urbana della città previste dal piano di governo del territorio, poi attraverso un programma integrato di intervento. Nel 2013 il comune adotta il programma integrato di intervento e viene allestita una manifestazione nelle aree esterne della ex fonderia in cui è esposto il progetto. L’intervento prevede il recupero dell’area della Ex Fonderia di Legnano, che è caratterizzata da due lotti: a nord il lotto A occupato dal grande fabbricato dismesso della Ex Fonderia, un edificio in mattoni a vista e struttura interna in cemento armato e ferro, annoverabile fra i migliori esempi dell’architettura industriale del ‘900; a sud il lotto B un’area incolta adiacente il fronte residenziale edificato su via Firenze. Il cuore del progetto è rappresentato dal recupero dell’edificio attuale, che prevede il mantenimento e la conservazione delle facciate esistenti e delle navate della Ex Fonderia, oltre allo sviluppo di nuove aree verdi, piste ciclabili, negozi, residenze e spazi pubblici. 48
0m
25
50
49
Il Cotonificio Cantoni, oggi “Gallerie Cantoni”
Il cotonificio Cantoni è stato attivo dal 1830 al 1984. Nel 1855 la Cantoni fu la sola impresa lombarda a prendere parte all’Expo universale di Parigi e nel 1872 fu la prima impresa cotoniera italiana a diventare società azionaria. Il momento di massimo fulgore risale all’inizio del XX secolo (oltre 1.500 occupati con 1.350 telai): nel 1902 gli stabilimenti vennero elettrificati e nel 1907 fu inaugurato anche il settore di tintoria. Il cotonificio continuò la crescita fino alla prima parte degli anni ‘50. Poi, per problemi di competitività dei prodotti e delle attrezzature, iniziò la crisi inarrestabile, che portò il cotonificio, all’inizio degli anni ‘80, ad una situazione finanziaria insostenibile. L’opificio chiuse l’attività nel 1985. Con l’intervento di recupero conservativo conclusosi nel maggio 2009 l’intera area assume oggi un aspetto elegante e raffinato nel rispetto delle norme ambientali, salvaguardando lo scenario storico che contraddistingue questa realtà unica nel suo genere. La vasta area pedonale, dotata anche di due parcheggi interrati, ospita negozi di vario genere: bar, ristorazioni, abbigliamento, lavanderia, calzature, profumeria, parafarmacia, punti di ristoro, gioielleria, giochi, sportelli bancari e assicurativi, uffici di prestigio nei piani superiori.
50
0m
25
50
51
ex manifattura di legnano
La Manifattura di Legnano fu un’azienda padronale tessile italiana di filatura di cotone attiva dal 1903 al 2008. Il complesso architettonico del sito industriale di Legnano rappresenta un importante esempio di archeologia industriale del Novecento. Lo stabilimento tessile di Legnano ha due caratteristiche che lo differenziano dai siti produttivi delle altre storiche fabbriche tessili legnanesi. La prima è il fatto di non essere stata fondata lungo le rive del fiume Olona che proviene da Varese e oltre nel territorio del Seprio e attraversa la città di Legnano, mentre la seconda è che la fabbrica tessile disponeva di alcuni edifici storici, come ad esempio le ville per dirigenti e impiegati, le case operaie, distribuiti nei pressi della stazione ferroviaria della città, una peculiarità vantaggiosa per le industrie padronali. Questa disposizione architettonica è stata influenzata dalle fabbriche inglesi sorte soprattutto nei dintorni della città di Manchester in Inghilterra. L’edificio più tipico del complesso industriale di Legnano è di sicuro il capannone opificio di produzione del filo che risale al 1903, anno di costruzione. Questo fabbricato fu progettato da ingegneri e tecnici inglesi. Lo stile architettonico del fabbricato richiama quello della fabbrica tessile cotoniera De Angeli-Frua costruita nel 1896. Il primo capannone di Manifattura di Legnano fu realizzato con mattoni rossi inglesi. Con la crescita produttiva della fabbrica, furono costruiti altri edifici sempre con lo stesso stile architettonico in mattoni in cotto inglese e finestre ad arco ribassato. 52
0m
25
50
53
La colonia elioterapica
« Tanto il congegno è complesso quanto l’espressione architettonica è semplice, serena, unitaria » (Mario Labò, Casabella, pagg. 24-25, n.168, 1941)
La colonia elioterapica di legnano
La Colonia elioterapica di Legnano è uno degli esempi più rappresentativi dell’architettura razionalista italiana degli anni Trenta. Il complesso è stato finanziato nel 1936 dall’Ingegnere svizzero Carlo Jucker, allora responsabile del cotonificio Cantoni. Uomo sensibile agli aspetti sociali e alla salvaguardia della salute delle famiglie dei lavoratori, fu molto impegnato nell’arco della sua vita nel settore sanitario. La colonia fu realizzata sulla collina del parco del bosco dei Ronchi, a cavallo degli anni 1937-1938, dal gruppo di architetti BBPR (Banfi, Barbiano, Belgioioso e Rogers). Il loro progetto, giudicato il migliore dei tre presentati, fu approvato il 24 novembre 1937 ed esattamente sette mesi più tardi il complesso venne inaugurato con il nome prescelto “Gondar”, in onore della leggendaria marcia compiuta dalla colonna celere guidata dal Segretario del PNF statale, l’onorevole Achille Starace. L’Ing. Jucker oltre ad aver investito più di 1.300.000 di lire ha anche donato dagli impianti e mobilio allo stabilimento. La colonia cessò la sua attività nell’agosto del ‘42, quando fu occupata dalle truppe tedesche e divenne deposito di munizioni; successivamente a guerra finita fu impiegata, inizialmente come sede dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e in un secondo tempo affidata all’Ospedale di Legnano, che nel 1953 avviò i lavori per il centro di rieducazione funzionale degli infortunati sul lavoro. Della colonia rimangono soltanto il refettorio che venne diviso in tre parti: sala refezione e convegno, palestra e piscina e la cucina, che conservò la sua attività. 56
0m
10
25
57
La colonia elioterapica di legnano
Lo schema della colonia elioterapica era nettamente assiale, di estrema semplicità, consistendo nell’accostamento di due corpi, quello per gli uffici e spogliatoi, e quello per i refettorio, collegato da una coppia di passaggi coperti. Il complesso legnanese si articolava in quattro spazi: l’edificio principale, il capanno nel prato per la siesta, il padiglione circolare con i servizi, gli impianti all’aperto (aula, campi elioterapici, prato alberato). Il corpo di fabbrica principale era formato da quattro volumi collegati: l’ingresso direzione, la cucina, il refettorio e il solario. L’edificio di ingresso ospitava la direzione, due sale d’attesa, un gabinetto di consultazione, un locale per la visita medica con i relativi servizi; le due ali a porticato di questo edificio riparavano gli spogliatoi per 400 maschi ad est e 400 femmine ad ovest. I bimbi attraversavano gli spogliatoi sotto il controllo della direzione e del dottore ed uscivano dalla pare opposta all’accesso dirigendosi direttamente ai campi del sole. La cubatura di questo edificio era di 1765 m2. Nella pagina precedente: Illustrazione dei volumi del progetto BBPR, 1938. Nella pagina accanto: Planimetria del progetto BBPR, 1938. 58
0m
10
25
59
Il collegamento tra questo edificio e quello contenente refettorio e cucina era caratterizzato da una pensilina in legno e da una pavimentazione lastricata in beola grigia. Era garantito così un passaggio al coperto. La cucina era una vasto salone di 15×10 m che raccoglieva tutte le funzioni relative all’ambientazione. Era equipaggiata di un forno a carbone, di due lavandini, di arredi a muro. Particolare interessante era costituito dal soffitto inclinato con sfiatatoi nella parte alta, che assolveva, con la sua forma, alla funzione di una grande cappa. Le pareti, nella parte bassa, erano rivestite da vernice a smalto per renderle più facilmente lavabili. Sotto la cucina, collegata da un montacarichi, vi era un piano semi-interrato, al quale si accedeva da due rampe di scale esterne, dove erano le dispense e i magazzini. La cucina, il cui edificio era completamente distinto dal refettorio, era posta però nell’ambito del refettorio stesso che per tre lati le era affiancato e collegato da tre passaggi a portico. Il refettorio, infatti, era costituito da un edificio ad “U” di 5240 m³ che ospitava fino ad 800 bambini; le due ali dell’edificio avevano una serie di finestre alte per l’aerazione. Finestre panoramiche della stessa larghezza, collocate ad un’altezza idonea per i bambini, si trovavano nella parte bassa: tali finestre furono progettate in modo tale che la parte superiore delle stesse potesse essere ribassata su quella inferiore che era fissa. Verso sud la facciata, grazie all’arretramento dei pilastri, era costituita per tutta la sua estensione da una vetrata apribile così che il refettorio potesse essere nello stesso tempo protetto dal sole e dall’acqua. Tale vetrata Nella pagina accanto: Schema in assonometria degli usi degli spazi della colonia dal 1938 fino ai giorni nostri. 60
La Colonia nel tempo: l’uso degli spazi 1938: la Colonia elioterapica Volume di accesso con gli spogliatoi Solarium Refettorio Cucina Accessi (separati)
1956-1982: centro di rieducazione per motulesi Centro per motulesi Cucina Demolizioni
1998-2019: il centro psico sociale Centro psico sociale Cucina (in disuso) Disuso Demolizioni
61
era composta da porte abbinate a due a due che si aprivano verso l’interno. I mobili del refettorio erano in legno i tavoli fissati al pavimento. Gli sgabelli, progettati dagli stessi architetti, potevano incastrarsi sotto il tavolo per permettere una più rapida pulizia del locale. I pilastri e la parete centrale del refettorio erano rivestite in stucco lucido: di color rosso per il refettorio e bianco per i pilastri. Le altre pareti erano dipinte ad intonaco di calce di color bianco. Il solario in legno di larice, che correva lungo il fronte sud (40,10 m di lunghezza, 2,40 m di larghezza, 6,75 m di altezza) era di color verde bottiglia come i serramenti delle finestre ed assolveva contemporaneamente alle due funzioni: riparare dal sole, con tende di cotone di color bianco e blu rigato, ed offrire ai bimbi gracili un luogo opportuno e sorvegliato per le cure del sole. La scala, che dava accesso al solario, era posizionata in maniera decentrata rispetto al fronte e si affacciava sui campi di esposizione con un balcone arengo dal quale gli istruttori potevano parlare alla colonia inquadrata. Al muro del parapetto della scala si trovava, così come sulla parete del refettorio, una scultura di Lucio Fontana rappresentante le arme di Legnano (oggi andate perdute). Entro il parco, di cui i BBPR progettano la composizione delle essenze, sono disposti i volumi secondari. Su un asse ortogonale alla facciata si susseguono i due padiglioni circolari, di 10 m di diametro ciascuno, destinati a docce, lavabi e gabinetti: uno per i maschi, l’altro per le femmine. Studiate in modoparticolare, queste costruzioni offrivano la preziosa particolarità di dare modo all’acqua di intiepidirsi al sole, girando Nella pagina accanto: Vista del ballatoio (ormai distrutto) antistante la facciata sud della Colonia. 62
63
per due anelli serbatoio che ricoprivano appunto lavabi e gabinetti. La doccia era al centro dell’anello serbatoio a cielo aperto. Questi padiglioni circolari contenevano, oltre alla doccia, undici WC e quattro fontanelle per dissetarsi. Parallelo all’edificio principale e in asse con il carpineto esistente che racchiude un’aula all’aperto si trova un vasto capanno ricoperto in paglia per ospitare i bambini in caso di cattivo tempo, per la siesta all’ombra e per riparare le sedie e le sdraio. In generale il complesso era costituito in mattoni mentre pilastri e solai erano in cemento armato. La colonia elioterapica cessò la sua attività nell’agosto del ’42 quando il complesso fu occupato dalle truppe tedesche e divenne deposito di munizioni. Impiegato, a guerra finita, come sede dell’ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e luogo di ritrovo, fu poi affidato all’Ospedale di Legnano.
Nella pagina accanto: Vista della parete rivolta a sud del refettorio con i bassorilievi di L. Fontana e il rivestimento in stucco rosso caratterizzato da fughe in stucco bianco che definiscono una griglia ortogonale. Nelle pagine successive: Viste della cucina caratterizzata dalla presenza di un lucernario in grado da garantire la circolazione degli odori. Vista del refettorio con gli arredi su misura e l’apertura della facciata al parco antistante. Vista dell’edificio d’ingresso contenente gli spogliatoi separati, l’infermieria e gli uffici amministrativi. 64
65
66
67
Le Colonie nel Ventennio Fascista Storia e analisi delle tipologie
Per colonia si intende un luogo di convivenza destinato allo svolgimento di attività sportive ma anche ludiche e ricreative con il fine di provvedere all’irrobustimento dei bambini e dei ragazzi delle classi più povere. Le prime colonie di vacanza per bambini in Italia sorsero alla metà dell’Ottocento, per poi diffondersi in modo più organizzato e sistematico tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento; avevano finalità essenzialmente curative ed erano rivolte a bambini bisognosi e malati che non avevano accesso alle terapie. Organizzazione e gestione erano in mano a banche, opere pie e singoli benefattori religiosi o laici, e il carattere privato e lo scopo caritatevole restarono prevalenti fino agli anni Venti del Novecento. Fu l’avvento del fascismo a mutare questo stato di cose in modo radicale. Nel corso degli anni Venti il fascismo affidò la gestione delle colonie alle federazioni locali del Partito nazionale fascista, all’Opera nazionale Balilla, l’organizzazione legata al ministero dell’Educazione che inquadrava i bambini e i ragazzi, maschi e femmine, dai 6 ai 18 anni, e all’Opera nazionale maternità e infanzia per l’assistenza alle madri e ai bambini. Verso la metà degli anni Trenta le colonie di vacanza furono riorganizzate secondo le linee di un maggiore accentramento che riguardò l’intero sistema fascista, nel quadro della costruzione dello stato totalitario e della massima organizzazione del consenso per le quali era necessario porre sotto il controllo dello stato e del partito ogni aspetto 68
della vita politica, economica e sociale italiana. L’educazione dell’infanzia, principale veicolo per la creazione dell’“uomo nuovo fascista” e dei futuri soldati per le guerre del fascismo, ricevette una particolare attenzione sia nel campo della scuola sia in quello dell’organizzazione delle attività ricreative e assistenziali quali le colonie di vacanza. Nel 1937 esse, come tutte le organizzazioni e le strutture destinate all’infanzia, furono affidate alla Gioventù italiana del Littorio (Gil), dipendente dal Pnf, che collaborava per la gestione delle colonie con i presidi sanitari locali e con le prefetture. Negli anni Trenta e sino al 1942 crebbero in modo evidente sia il numero delle colonie di vacanza che quello dei bambini ospitati.
69
È infatti nel 1941 che la rivista mensile di Architettura, “Costruzioni Casalbella”, dedica due numeri (167168) al tema della colonia fornendo una rassegna degli esempi di maggior rilievo realizzati durante gli anni del ventennio fascista. Mario Labò, curatore dei due volumi monotematici parla della tipologia della colonia come di: “un edificio complesso, che se da una parte affonda le proprie origini nella tradizione del ginnasio dall’altra non può non tener conto di essere anche albergo, scuola e anche clinica” È un luogo di convivenza forzata in cui anche i momenti di pausa e riposo sono regolamentati, nulla viene lasciato al caso, le condizioni igienico-sanitarie devono essere impeccabili così come anche le attrezzature degli ambienti per le attività collettive necessitano di un’attenta e oculata progettazione. Ogni contesto geografico necessita una serie di soluzioni specifiche, da cui le colonie montane hanno un carattere differente rispetto a quelle marine. Altro discorso va fatto per le colonie elioterapiche che, essendo legate a funzioni prettamente diurne, si liberano della massa notevole indispensabile per garantire il pernottamento (dormitori) e risultano molto più snelle e leggere. Tuttavia in molteplici casi le diverse soluzioni impiegate dagli architetti non furono unicamente frutti di loro volontà ma furono imposte da criteri amministrativi e disciplinari prescritti e imposti dalle realtà finanziatrici o comunque sovrintendenti i singoli progetti. 70
71
Le Colonie Marine
Per le colonie marine sono stati individuati degli impianti planimetrici fissi e costanti che sono: 1. Il “villaggio”, basso e aderente al terreno (Busiri-Vici a Cattolica). 2. La “torre” affiancata da due basse ali, tipologia atipica per i contesti marini. 3. Il monoblocco, talvolta unito a fabbricati minori. 4. La pianta aperta, con giustapposizioni e compenetrazioni di volumi, che genera “scatole sospese mediante mensole su pilastri arretrati che l’attraversano”. Quest’ultimo tipo è frutto dell’influenza dell’ormai eco evidente in tutta Europa e nel mondo del Movimento Moderno e dei cinque principi di Le Corbusier, nonché dei progressi tecnologici ormai raggiunti nel campo delle costruzioni. A questi poi si aggiungono i casi di contaminazione fra i diversi tipi, con l’inserimento di elementi verticali in corpi di fabbrica orizzontali per movimentare l’intero complesso architettonico. Nella pagina accanto: Torre idrica della Colonia Rosa Maltoni Mussolini, Calambrone (PI). Nelle pagine precedenti: Vista di un refettorio di colonia marina durante l’ora del pranzo. Vista Colonia dell’AGIP, Cesenatico (FC). 72
73
1. Colonia XXVIII Ottobre, Cattolica, Arch. C. Busiri Vici.
2. Colonia Fiat, Marina di Massa, Arch. V. Bonadè Bottino.
3. Colonia di S. Severa, Roma, Architetti L e G. Lenzi.
4. Colonia della Federazione Fascista di Novara, Rimini, Ing. G. Peverelli.
5. Progetto di Colonia per la Federazione dell’Urbe, Architetti F. Fariello, E. Lenti, S. Muratori, F. Petrucci.
6. Colonia femminile, litorale di Tirrenia, Architetti M. Paniconi, G. Pediconi.
7. Colonia della Federazione fascista di Genova, Chiavari, Ing. C. Nardi Greco. 8. Progetto di colonia Balneare, Arch. A. Pica.
74
9. Colonia “Dalmine”, Riccione, Arch. G. Greppi.
10. Progetto di Colonia per 50 giovani fasciste. Architetti A. Luccichenti, V. Monaco, F. Petrucci.
11. Villaggio Marino, Marina di Carrara. Architetti F. Mansutti, G. Miozzo.
12. Colonia XXVIII Ottobre della Federazione fascista di Torino, Marina di Massa. Architetti E. Sotsas, A. Guaitioli.
13. Colonia “L. Redaelli”, Cesenatico, Architetti C. Frantino, E. A. Griffini.
14. Colonia climatico – balneare, Formia, Arch. G. Minoletti.
15. Colonia dell’AGIP, Cesenatico, G. Vaccaro.
16. Colonia della Montecatini, Cervia, Ufficio tecnico “Montecatini”.
75
Le Colonie montane
Le colonie montane presentano la stessa dotazione di servizi di quelle marine con in alcuni casi la presenza di aree interne potenziate per ovviare alle frequenti variazioni metereologiche delle aree alpine. Altri temi qui sviluppati sono l’orientamento in funzione dei venti dominanti e l’inserimento di forme verticali e blocchi solidi levigati e inflessi appoggiati ai piani inclinati dei monti di modo da identificare un fondale incisivo nel paesaggio. Gli impianti planimetrici nel caso montano pertanto sono: 1. La torre, il cui corpo cilindrico subisce l’effetto minimo generabile dalla forza dei venti data l’assenza di una superficie normale alla sua direzione. 2. La forma curva e inflessa adagiata alle pendici del monte che richiama lo schema di un anfiteatro. 3. La scomposizione in blocchi, a volte dettate da volontà compositive, a volte da esigenze progettuali. 4. Gli impianti moderni con rivestimenti esterni influenzati dall’architettura vernacolare del luogo. Nella pagina accanto: Vista della Colonia “Torre Balilla” FIAT, Salice d’Ulzio. 76
77
1. Sciesopoli, Selvino, Arch. P Vietti - Violi.
2. Colonia Federazione Fascista di Genova, Rovegno, Ing. C. Nardi Greco. 3. Progetto di Colonia per 360 bambini, Architetti A. Luccichenti, V. Monaco.
4. Colonia “9 maggio”, Poggio di Rojo, Arch. Ettore Rossi.
5. Colonia “Torre Balilla” FIAT, Salice d’Ulzio, Ing. V. Bonadè Bottino.
6. Colonia G.I.L., Dizzasco D’Intelvi, Arch. G. Pestalozza.
7. Colonia estiva e invernale, Terminillo, Arch. G. Calza Bini.
8. Colonia Federazione Fascista di Torino, Bardonecchia, Ufficio Tecnico della Federazione Fascista di Torino.
78
9. Colonia “R. Piaggio”, S. Stefano D’Aveto, Arch. L.C. Daneri.
79
Le Colonie Elioterapiche
Le colonie elioterapiche, a differenza delle precedenti, mancavano delle ampie camere dei dormitori in quanto il loro funzionamento si svolgeva dalla mattina al calar del sole e non era previsto il pernottamento notturno. I fabbricati sono pertanto ad un unico piano, con pochi e ampi ambienti esposti a sud. Necessari sono i padiglioni per il riposo e il riparo dal cocente sole estivo (umbrarium) immersi all’interno di una folta vegetazione che possa offrire vaste aree ubertose all’aperto. Gli impianti planimetrici nel caso degli edifici destinati alle cure elioterapiche pertanto sono: 1. Il corpo basso longitudinale, che si articola secondo una linea sinuosa ed è caratterizzato da sporgenti pensiline sorrette da pilastri. 2. La forma concavo - convessa, avvolta da un portico esterno. 3. La composizione simmetrica, con ambienti tutti indipendenti tra loro di modo da ottenere non solo un’estrema pulizia compositiva ma anche una grande efficienza funzionale e distributiva. 4. La cellula, su palafitta, costituisce il ricovero minimo, il singolo ombrellone per il riposo. Nella pagina accanto: Vista della Colonia “L. Passoni”, Cantù, Arch. F Longoni. 80
81
1. Colonia della G.I.L., Foro Mussolini, Roma, Arch. E. Del Debbio.
2. Progetto di colonia, Roma, Arch. I. Guidi.
3. Colonia, Palazzolo Sull’Oglio, Arch. A. Bergonzo.
4. Colonia, Legnano, Architetti Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers
5. Colonia “L. Passoni”, Cantù, Arch. F Longoni.
6. Colonia “A. Panterna”, S. Lazzaro di Savena Ing. Mario Agnoli.
7. Colonia, Boffalora, Ing. P. Grignani.
82
Accanto: Copertine ed indici dei numeri 167-168 (novembre-dicembre 1941).
della Rivista Mensile di Architettura e Tecnica, “Costruzioni Casabella” (Direttore Arch. Giuseppe Pagano), a cura di Mario Labò e Attilio Podestà.
83
La colonia elioterapica oggi
Dagli anni ‘90 in poi la colonia è stata vittima di numerosi incendi dolosi e la vicina presenza del CPS non ha rappresentato un fattore positivo per un recupero dell’edificio dei BBPR. Infatti dopo un primo periodo in cui le stanze del refettorio ormai non più un corpo unico ma suddiviso da tramezzi, sono state impiegate come deposito dei documenti dell’Azienda Socio-Sanitaria dell’Ovest-Milanese, la colonia è stata abbandonata definitivamente. Ciò ha comportato un crescente livello di degrado dei rivestimenti superficiali, della pavimentazione e degli infissi. A fianco e nelle pagine successive vengono riportate alcune foto dello stato attuale dell’edificio.
Nella pagina accanto: Vista dei pilastri del refettorio. Nelle pagine successive: Vista della facciata vetrata rivolta a sud. Vista dell’ala del refettorio in cui è stata realizzata la piscina. Vista dello stato di conservazione dell’ambiente cucina. Vista della parete sud del refettorio. Vista della parte posteriore della colonia dalla terrazza del CPS. Vista di uno dei due padiglioni-docce collocati nel parco, non più aperti verso l’esterno grazie alla struttura in pilastri ma con tamponamenti. 84
85
86
87
88
89
90
91
92
Gli scenari futuri
Un’eccellenza del territorio e un percorso sperimentale, attivo e dinamico, finalizzato alla piena valorizzazione delle potenzialità delle persone per la rinascita di un capolavoro ormai (quasi) dimenticato.
MA.RI.NA. ALBERGO ETICO UN ALBERGO, UNA SCUOLA, UNA CASA, UN FUTURO
MA.RI.NA. RISTORANTE STELLATO DA OLTRE 20 ANNI
Nato nel 1973 come ristorante di provincia a conduzione familiare “Ma.ri.na.”, in piazza San Gregorio ad Olgiate Olona, da oltre venti anni vede confermata la pregiata stella Michelin che certifica la qualità della cucina. Il patron Giuseppe Possoni che con la famiglia da sempre guida e cura l’attività accoglie il riconoscimento come una nuova conquista ogni volta: «Il lavoro premia, ma serve impegno quotidiano. Per noi è facile perché ci accompagna tanta passione». La filosofia culinaria portata avanti dalla famiglia Possoni li ha resi pionieri del pesce crudo. Intervistato da La Repubblica il proprietario pone l’attenzione su come al tempo dell’apertura il modo di fare cucina era molto diverso dalla realtà odierna. «Era l’archeologia della cucina, intesa allora come possibilità di offrire il meglio. Dal ‘77 abbiamo iniziato a fare il pesce. E nel 1980 siamo stati i pionieri del pesce crudo, eravamo ‘matti’ per l’epoca, ma eravamo desiderosi di offrire qualcosa che non c’era». E così sono nati piatti «semplici ma inusuali», peculiarità mantenute nel viaggio attraverso l’evoluzione della cucina dei 40 anni che hanno portato all’oggi: «E’ cambiato il mondo. L’attuale approvvigionamento permette di risolvere i problemi di qualità e sicurezza di un tempo. Ci arrivano prodotti freschi tutti i giorni dalla Sicilia. La freschezza è garantita ed esaltata». Ma.ri.na. ancora oggi offre un’esperienza genuina, familiare, da ricordare, e costituisce una consolidata icona del territorio, la cui fama oltrepassa i confini locali. 94
95
Nonostante la fama nazionale la location del ristorante rappresenta uno dei suoi punti deboli, aspramente criticato come unico fattore negativo della visita del pubblico di Ma.Ri.Na. Da qui l’idea di trasferire il ristorante all’interno della nuova colonia elioterapica di Legnano, un edificio di rappresentanza molto prestigioso, non nuovo a svolgere una funzione legata alla ristorazione. Sin dagli albori infatti la cucina ha svolto un ruolo centrali all’interno del sistema “colonia”: non solo poichè collocata al centro della composizione architettonica e formale dell’edificio ma anche in quanto motore, cuore funzionale indispensabile per un corretto andamento della giornata svoltasi nel campo elioterapico. Proprio per questo, e perchè Ma.Ri. Na è situato a soli 15 minuti di distanza dalla colonia, l’edificio dei BBPR potrebbe tornare a nuova vita accogliendo la nuova prestigiosa sede di un ristorante stellato da oltre venti anni.
Sopra: Il riconoscimento della Guida Michelin, una stella. Nella pagina accanto: La location attuale del ristorante Ma.Ri.Na.. 96
97
“Etico”: L’albergo che disabilita i limiti
In Piemonte c’è un hotel che fa della disabilità una risorsa preziosa. L’“Albergo Etico”, il primo modello di impresa sociale ad offrire lavoro e opportunità di riscatto ai ragazzi con sindrome di Down e altre forme di disabilità intellettiva, attraverso un concreto percorso di formazione in affiancamento ai professionisti dell’hotellerie. Partito da Asti, dove ha sede l’omonima Associazione, il progetto ha già varcato i confini nazionali: diversi alberghi stanno aprendo in Argentina, Australia, Slovacchia, Spagna, Norvegia e Stati Uniti. In Italia nel 2019 hanno inaugurato le sedi di Pistoia e di Roma. Il fondatore, Antonio Pelosi, ingegnere e albergatore romano, nel 2007, uscito dal coma in seguito a un grave incidente stradale, è riuscito a trasformare un antico convento di suore in centro ad Asti, a pochi passi da Piazza del Popolo, in un modernissimo hotel con ristorante, terrazza, sala co-working e 18 camere, alcune interamente progettate per ospiti diversamente abili. Finanziata con il sostegno di Unicredit e il programma Social Impact Banking, oggi la struttura è gestita da una decina di ragazzi con disabilità fisica, intellettiva o sensoriale – sindrome di Down, X Fragile e post-comatosi – che hanno così l’occasione di imparare sul campo a gestire un albergo in tutti i suoi aspetti, per prepararsi in futuro ad affrontare il mercato del lavoro. Alex Toselli, Presidente della Cooperativa Download, responsabile di Albergo Etico, parlando delle origini del progetto riporta che «il progetto nasce quasi dieci anni 98
99
fa, dalla fortunata esperienza del ristorante “Tacabanda“ di Asti, dove un ragazzo con la sindrome di Down, Niccolò Vallese, viene inviato per un tirocinio formativo. Lo chef Antonio De Benedetto intuisce da subito le potenzialità di Niccolò e, attraverso un percorso di crescita comune, ne osserva la straordinaria evoluzione umana. Nel 2014 mi avvicino alla realtà astigiana ed immaginiamo di procedere alla costruzione del primo “Albergo Etico”, ossia un’offerta ricettiva di qualità, capace di coniugare turismo accessibile con reale inclusione sociale. Così, il 18 giugno 2015 inauguriamo ad Asti». Alex Toselli continua: «credo fortemente che oggi il turista sia interessato ad esperienze di valore nel viaggio. Un soggiorno “etico” si muove in questa direzione, perché in grado di abbinare la consueta e tradizionale ospitalità italiana con un progetto di valore umano. Si vuole mostrare che occorre fermarsi, qualche volta, per osservare la bellezza paesaggistica, ma anche quella umana, poiché ambedue sono capaci di regalarti nuove emozioni. Il noto scrittore Giorgio Boatti, all’interno di un capitolo dedicato alla storia di Albergo Etico, definisce la sua permanenza in hotel come “un viaggio dentro te stesso, perché poi, quando vai via, hai come l’impressione che qualcosa ritorni a casa con te”». All’interno di Albergo Etico è stato sviluppato un percorso di formazione e accompagnamento al lavoro chiamato “Accademia dell’Indipendenza”. Il programma è sia uno spazio fisico che culturale. All’ultimo piano dell’hotel, o dove viene ubicata la semi-residenzialità destinata alle persone con disabilità, le risorse sono inserite in un processo strutturato sul singolo e formato da tre parti: lavoro, formazione e tempo libero. Vengono organizzati tutti gli aspetti di vita dei ragazzi coinvolti, affinando le competenze formative (in collaborazione con le scuole alberghiere ed istituti universitari), pianificando le esperienze lavorative e concentrandosi sulle attività di vita autonoma quali lo sport, l’arte, il teatro 100
ed in generale le relazioni sociali. La filosofia del progetto è che non esiste un collocamento lavorativo vincente, senza uno sforzo collettivo propedeutico all’autonomia della persona con disabilità, e «riveste un ruolo determinante la famiglia, senza la quale non si può agire con successo sui ragazzi: è necessario condividere un forte patto di alleanza». Al momento tra le diverse realtà attive ad Asti, Roma, Pistoia, Liguria e all’estero, i ragazzi seguiti sono 55. Vengono portati avanti corsi in aula per la formazione iniziale, alternanze scuola/lavoro, fino ad assunzioni a tempo determinato ed indeterminato nello staff operativo delle strutture. Ogni risorsa sta costruendo il proprio futuro professionale e la propria autonomia personale, e l’impresa sta agevolando questo tipo di lavoro, stimolando le strade di talento e favorendo l’inserimento sociale di cittadini attivi. «L’obiettivo più ambizioso di Albergo Etico e della sua Accademia dell’Indipendenza, risulta inserire persone con disabilità in qualità di protagonisti veri della società e come potenziali risorse del mercato del lavoro». Albergo Etico oggi sta lavorando per implementare l’idea di turismo come fattore di responsabilità, ma anche la convinzione che rendere spazi aperti ed accessibili rappresenti un vantaggio competitivo per tutti. Quella di Etico è una sfida innovativa che mira a coniugare un’offerta di qualità a una reale inclusione sociale in un progetto sostenibile, anche dal punto di vista economico e con un forte impatto sociale. Per questo affiancare l’esperienza di Albergo Etico con quella del Ristorante stellato Ma.Ri.Na., unitamente alla grande vocazione all’assistenzialismo e all’integrazione che ha sempre distinto l’attività della colonia, rappresenta un punto di partenza vincente per recuperare l’edificio dei BBPR, una realtà mai vista prima, il primo ristorante etico al mondo. 101
Gli enti finanziatori
È una questione recente, risalente a soli venti anni fa, con la Legge 68/99 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, «la promozione dell’inserimento e dell’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato». Dal 1999 ad oggi, la suddetta legge è stata ampiamente modificata, incrementando gli strumenti di tutela per i lavoratori disabili e per le fasce deboli. A partire dal 1° gennaio 2018 le aziende con 15 dipendenti sono obbligate all’assunzione di una persona disabile. Molti istituti di credito, sia pubblici che privati, si sono mossi a favore di questo tema mettendo a disposizione , con dei bandi rivolti alla popolazione e alle imprese, le proprie risorse economiche. Sono nati dei programmi specifici quali il Social Impact Banking di Unicredit che, come riportato nel loro sito “rappresenta l’impegno di UniCredit nel contribuire allo sviluppo di una società più equa e inclusiva, attraverso l’individuazione, il finanziamento e la promozione di iniziative che hanno un impatto sociale positivo. Il progetto troverà la prima applicazione in Italia, dove abbiamo la presenza più significativa, per essere poi esteso a tutti i paesi in cui operiamo.” In Lombardia nello specifico Fondazione Cariplo emette annualmente bandi legati all’impegno sociale uniti alla salvaguardia del patrimonio pubblico. Queste risorse per l’effettiva realizzazione del progetto risultano quanto più pertinenti per le intenzioni che si vogliono conseguire e per il circolo virtuoso che si vuole attivare. 102
Stakeholders del progetto:
MA.RI.NA. ALBERGO ETICO UN ALBERGO, UNA SCUOLA, UNA CASA, UN FUTURO
103
Il primo ristorante etico al mondo
IL FULCRO DELLA COLONIA NEL TEMPO Durante tutta la sua vita, la colonia ha conservato come punto focale la cucina, sempre al centro delle dinamiche che caratterizzavano l’uso dello spazio progettato dai BBPR.
ALBERGO ETICO Nasce dall’esperienza di due ristoratori che hanno colto e sviluppato l’impatto che una persona con disabilità porta in una struttura alberghiera.
Ma. Ri. Na Guida Michelin 2020
AUTONOMIA E OPPORTUNITA’ DI LAVORO Il frutto di questo processo sonoragazzi autonomi e capaci di reinserirsi a piano titolo nella società che li ospita.
ALBERGO L’albergo è poi il luogo dove i ragazzi imparano: non solo un mestiere, ma anche competenze e autonomie di base, relazionali e di gestione.
104
“Bene
Locale render
Cucina
OBIETTIVI E SVILUPPI FUTURI
ACCADEMIA DELL’INDIPENDENZA Nasce come foresteria per accoglierei i ragazzi. Viene qui esercitata l’autonomia abitativa, come gestione e responsabilità del luogo.
Servizio
Ad ora, in soli 4 anni, l’albergo etico è presente in ben 7 Paesi . L’obiettivo per il prossimo anno è arrivare a 50 sedi in 10 Paesi in tutto il mondo.
CASA L’approccio parte dal patto formativo con le famiglie: esse svolgono una parte fondamentale nella crescita e formazione dei ragazzi.
Qualità/Prezzo Atmosfera
“Sup
Spetta cucina mette e profe
1938
e, non benissimo”
e stile anni ‘90. Forse rlo più moderno?
perlativo”
acolare la qualità della a , accoglienza che e a proprio agio, calda essionale
1956
“Eccellenza unica”
Eccezionale come sempre!
2019
COME RIATTIVARE IL CUORE DELLA COLONIA?
“Peccato ”
La location sotto ad un condominio in una piazzetta anonima del paese è alquanto triste.
La Tavola
L’eccellenza culinaria è un tema molto rilevante in Lombardia. I ristoranti riconosciuti dalla famosa guida Michelin sono numerosi, e nei pressi di Legnano ne troviamo ben 3.
“Cibo sensazionale”
L'unica pecca per cui non do la quinta stella è la location, la sala risulta un pò austera e l'arredamento tende essere un pò vecchio
“Sorprendente ”
Da fuori un posto un po' anonimo. Dentro suona tutta un'altra musica. Personale preparatissimo!
cq Acquerello
Ma.Ri.Na N
LEGNANO GNA GN NA AN AN
LEGNANO
Ristorante ETICO e Scuola di Alta Formazione professionale
Didattica frontale
Laboratori di cucina
Confronto con esperti
La nuova colonia si configura nell’ospitalità e nell’assistenzialismo che l’ha sempre caratterizzata: la scuola di alta formazione e la sua foresteria, assieme all’opportunità lavorativa del risorante stellato conformano un luogo attento alla formazione personale e umana, nonchè nuovo polo culinario lombardo.
Possibilità di pernottamento
105
Il progetto Intervenire sulla complessità del sistema architettonico esistente a partire dall’analisi dettagliata del progetto originario con l’obiettivo di stabilire un dialogo fra le varie fasi di sviluppo della colonia.
IL progetto: dall’analisi del contesto alle decisioni progettuali
LE ANALISI PRELIMINARI Nella prima fase è stata condotta un’analisi in parallelo tra la città di Legnano e la colonia elioterapica: è stato riscontrato come l’edificio dei BBPR rappresenti un caso esemplare portatore da un lato della grande vocazione all’assistenzialismo e all’accoglienza della comunità legnanese, dall’altro della tendenza al processo di riuso e trasformazione del proprio patrimonio architettonico. Quest’ultimo infatti, spesso nel corso della storia di Legnano, dopo aver vissuto una fase di declino, è stato recuperato, in maniera significativa e dinamica; a prova anche del fatto che la cittadinanza non ha mai perso l’occasione di reintegrare edifici che hanno segnato in maniera molto forte determinati periodi della storia del Comune nel Nord-Ovest milanese. Sempre nella prima fase sono state analizzate le funzioni che ha ospitato dal 1938 ad oggi; in particolare si è osservato come la cucina, ambiente centrale dell’impianto planimetrico, abbia rivestito un ruolo cruciale all’interno del sistema colonia. LA RICERCA DI UNA FUNZIONE FUTURA Da queste considerazioni è stata ritenuta efficace e pertinente, al fine di recuperare l’edificio, ricercare una funzione che comportasse la riattivazione della cucina. Sono state effettuate analisi sulle imprese che rappresentano un’eccellenza nel territorio legnanese e limitro108
fo al Comune stesso ed è stato individuato il ristorante Ma.Ri.Na., attività con sede ad Olgiate Olona (15 minuti di distanza da Legnano) che da oltre venti anni viene riconosciuta a livello nazionale con la certificazione della Guida Michelin con una stella. Al tempo stesso, per non voler rinunciare alla vocazione all’assistenzialismo, alla cura e alla reintegrazione delle fasce più deboli della popolazione, che la colonia ha dimostrato di assolvere in maniera superba dal giorno della sua costruzione, è stato individuato un modello innovativo di fare turismo, di accoglie e di formare le persone con disabilità al fine di inserirsi in contesti lavorativi di eccellenza. E’ l’esperienza di Albergo Etico, un’impresa piemontese che sta riscrontando grande successo per la capacità di coniugare un’offerta di qualità a una reale inclusione sociale in un progetto sostenibile, anche dal punto di vista economico e con un forte impatto sociale. Per questo affiancare l’esperienza di Albergo Etico (che prenderebbe forma con la realizzazione di una Scuola di Alta Formazione Professionale che prepari figure professionali legati al mondo della ristorazione) con quella del Ristorante stellato Ma.Ri.Na. rappresenta un punto di partenza vincente per recuperare l’edificio dei BBPR, una realtà mai vista prima, il primo ristorante etico al mondo. GLI ENTI FINANZIATORI Dal punto di vista finanziario sono stati individuati programmi di finanziamento quali il “Social Impact Banking” (promosso da Unicredit) che finanzia iniziative non solo per le performance economiche delle iniziative che sostiene ma anche per l’impatto sociale che possono generare. Dei programmi di finanziamento affini ai primi ma destinati al solo territorio lombardo, sono promossi da Fondazione Cariplo. 109
I TEMI DELL PROGETTO DEL TEAM BBPR Avvicinandosi alla scala del progetto è stata analizzata la planimetria del progetto originario con l’obiettivo di individuare i temi da cui poi muovere nella successiva fase di progetto. I temi individuati sono i seguenti: 1. Il Portico-Ballatoio che costituisce non solo una schermatura quanto invece un filtro tra l’ambiente artificiale interno e l’ambiente naturale esterno, fondamentale per lo svolgimento delle attività della colonia elioterapica. 2. La simmetria dell’impianto planimetrico ormai non più percepibile nè tantomento raggiungibile se non richiamata attraverso un’operazione spaziale di successione di ambienti accomunati da funzioni, fruizione degli utenti. 3. La presenza di percorsi separati che potessero scindere la fruizione dell’edificio per tre categorie di utenti, ciascuna delle quali quindi aveva un diverso modo di vivere il suo soggiorno nella colonia. 4. L’ingresso a nord nel progetto originario che comportava in origine il vivere gli ambienti della colonia in maniera progressiva, e, lentamente, la totalità del complesso architettonico si disvelava fino ad aprirsi verso il parco a sud attraverso un ampia vetrata interamente apribile nella parte inferiore.
110
LO STATO ATTUALE E’ stato poi fondamentale constatare che al di là delle idee progettuali dei BBPR, l’edificio nel corso della sua storia ha subito una serie di interventi che lo hanno portato ad essere un organismo molto più articolato, eterogeneo, disorganico, dalla dubbia qualità dell insieme ma che costituisce la verità, il tangibile presente di quella che oggi è la colonia elioterapica. I TEMI DEL PROGETTO Proprio per questo il progetto si relaziona in maniera sostanziosa con gli interventi avvenuti principalmente nel secondo Dopoguerra in modo da ricucire un legame fra le varie parti, oggi slegate, del bene architettonico. 1. Isolando la struttura a pilastri in calcestruzzo armato dell’odierno CPS, sono state ripensate le aperture e i tamponamenti dei prospetti. 2. Sono state completate le volumetrie dell’intervento anni ‘70 tramite l’inserimento di portici-ballatoi, che hanno lo scopo non solo di richiamare l’elemento originariamente collocato in facciata ma anche di scandire un ritmo di progressivo disvelamento degli ambienti della colonia. Scorci, aperture e chiusure, dilatazioni e restringimenti dello spazio contribuiscono ad una esperienza dinamica e personale del visitatore. 3. E’ previsto l’inserimento di un edificio-padiglione di un solo piano, collocato a nord, che funga da nuovo punto d’ingresso delle diverse tipologie di utenti. 4. E’ proposta la demolizione della parete collocata nell’ala est del refettorio al fine di recuperare l’originaria decorazione risalente agli anni ‘30 progettata da 111
Lucio Fontana. 5. È prevista la demolizione del cordolo della piscina nell’ala est del refettorio mantenendo la presenza dello scavo, coperto da una pedana calpestabile che faccia tuttavia cogliere la presenza di un vuoto. 6. Dopo aver ispezionato le fondazioni ed ispezionato l’attuale stratigrafia della pavimentazione, è proposto l’inserimento di mattonelle di graniglia dal color giallo e grigio su fondo di color “terra rossa” (che caratterizzavano l’edificio in origine). In corrispondenza della soglia della vetrata continua a sud viene posata una fascia in lastre di beola bianca mentre laddove un tempo sorgeva il ballatoio viene ripristinata l’originale pavimentazione in lastre quadrate di beola grigia con inserti specifici, (simili a “pietre d’inciampo”) dello stesso materiale, in corrispondenza dell’attacco a terra degli elementi verticali (pilastri e setti laterali) del portico andato distrutto. 7. È previsto il consolidamento del degrado della Parete centrale del refettorio, esposta a sud, rimuovendo gli interventi in malta di riparazione a diversa granulomentria di aggregati, sostituendo la malta con intonaco di calce bianco. L’intervendo prevede la riverniciatura delle spalliere e delle porte di servizio; vengono rivestiti con intonaco di calce bianco i vuoti generati dalla presenza di scatole di derivazione prive delle componenti impiantistiche e che di conseguenza lasciano intravedere porzioni di muratura. 8. È previsto il consolidamento del degrado dei pilastri, segno indelebile della successione di eventi cui la colonia è andata in contro dal 1938 ad oggi; i pilastri mostrano l’originaria struttura in calcestruzzo armato, portano i segni delle diverse funzioni assegnate all’edificio (ad esempio l’ala della piscina), al deperimento generale cui 112
Il progetto: l’intervento sul costruito, il completamento delle forme, il volume finale
Addizioni: i portici costituiscono il nuovo percorso di ingresso al complesso della colonia; a questi si aggiunge un corpo basso con funzione di accoglienza dei nuovi utenti. Addizioni: volume d’ingresso
Addizioni: portici e ballatoi
Attacco a terra preesistenze mantenute Demolizioni preesistenze
Colonia elioterapica, 1938
Addizioni al volume iniziale: nella prima fase del 19561982 la destinazione a centro di rieducazione per motulesi ha comportato l’aggiunta del volume collocato a nord-ovest; nella seconda fase, tra il 1998-2019, con il centro psico-sociale si è aggiunto il volume a nord-est, oggetto di demolizioni nel nostro intervento 113
Programma funzionale
Primo Piano Ambienti riservati alla Scuola di formazione professionale: aule, uffici amministrazione, spazio comune Aree comuni di studio Area destinata al pernottamento degli studenti della scuola di formazione
Piano Terra Ambienti riservati ai dipendenti del ristorante: spogliatoi e uffici amministrativi Cucina Luoghi d’incontro: il volume-caffetteria d’ingresso e la sala del ristorante Mensa della Scuola Ambienti riservati alla Scuola: accettazione, spogliatoi, aule e locali servizio Sala conferenze
114
Nuovo sistema dei flussi e dei percorsi delle diverse tipologie di utenze
Ingressi e Percorsi Utenti Scuola di formazione professionale Dipendenti ristorante Ingressi pubblico
Punti di snodo Utenti Scuola di formazione professionale Dipendenti ristorante Pubblico
Luoghi di incontro Cucina-Ambiente comune-Caffetteria: Studenti scuola di formazione-personale ristorante Ingresso-Refettorio-sala principale del ristorante: luogo d’incontro di tutti gli utenti della nuova colonia
115
Planivolumetrico della Colonia con l’inserimento del nuovo volume
116
Scala 1:1000 0m
10
25
117
Planimetria Piano Terra
0 m 2,5
118
5
7,5
10
15
119
L’INTERVENTO DI RESTAURO Area d’interesse:
Parete Sud del refettorio della Colonia Cenni storici e caratteristiche: La parete oggetto di studio rappresenta il fondale scenico della stanza del refettorio. Ha funzione portante e costituita da una muratura in laterizio, e porta i segni ancora visibili per quanto corrotti dal tempo e dall’incuria delle originali decorazioni di Lucio Fontana. In origine doveva presentarsi come una scenografia di color rosso vivo in stucco lucido definita da una griglia ortogonale dove la dimensione orizzontale prevale su quella verticale. Lo stesso disegno della parete in analisi lo si ritrovava anche nelle pareti di fondo delle due ali laterali. Ad arricchire ulteriormente la parete erano collocati su di essa due bassorilievi probabilmente in terracotta smaltata e invetriata dello stesso Fontana, andati ormai perduti, sostituiti a seguito della Seconda Guerra Mondiale da due bassorilievi in gesso raffiguranti un corridore e un nuotatore.
Il metodo di analisi: Nella tavola di analisi la parete d’interesse è stata riportata 4 volte, ciascuna con l’obiettivo di mostrare un aspetto differente. L’ortofoto mostra l’esattezza dello stato di fatto, l’analisi dei materiale l’individuazione del campionario materico con cui si ha a che fare, l’analisi dei degradi per avere una prima idea di quelli che potrebbero essere i problemi di cui l’edificio soffre. E infine la sovrapposizione delle ultime due per cercare una correlazione tra materiali, degradi, tenendo conto degli elementi costruttivi interessati. Sono poi state elaborate delle schede a campione, riportate nelle pagine successive 120
Scheda di approfondimento e rilievo del degrado con proposte di intervento e conservazione n. 1 C.1
3
d
Materiale interessato: 3
Localizzazione del degrado:
Gesso.
Elemento decorativo, bassorilievo.
La mancanza di elementi costituenti i due bassorilievi in gesso collocati nella parte superiore della parete sud interessano l’arto sinistro e il collo della figura del “corridore” e la cornice perimetrale della figura del “nuotatore”.
Descrizione del degrado: d
Possibili cause:
Mancanza: Perdita di elementi tridimensionali (braccio di una statua, ansa di un’anfora, brano di una decorazione a rilievo, ecc.).
Alterazione della composizione chimica del materiale a seguito di stress termici (incendi ripetuti) a cui si aggiunge un lungo periodo di abbandono ed esposizione ad agenti atmosferici ed umidità.
Elemento costruttivo: C.1
Proposta di intervento di degrado e conservazione: Verifica preliminare dello stato fisico-materico dei maniufatti e della loro sicurezza statica. Successiva rimozione degli elementi in via di distacco e pulitura con spazzole morbide di saggina e accantonamento degli stessi per il successivo recupero. Inserimento negli appositi alloggiamenti di nuovi elementi lapidei simili per cromia agli originali (color grigio chiaro). L’intervento si pone l’obiettivo di fare emergere il contrasto tra l’intervento di conservazione e lo stato di fatto, caratterizzato dalla presenza di cromie scure legate agli incendi che hanno colpito la colonia negli anni ‘90.
Quantità degrado: 1 mq ca. 121
Scheda di approfondimento e rilievo del degrado con proposte di intervento e conservazione n. 2 E.4
Materiale interessato: 2
Rinzaffo, miscela composta da legante, probabilmente cementizio e aggregati a grana grossa (> 4mm). (2)
2
e
Localizzazione del degrado:
Rivestimento, rinzaffo.
La lacuna di una porzione significativa di rivestimento superficiale della parete interessa in particolar modo una porzione collocata ad est in cui non solo sono venuti a mancare i tre strati di finitura superficiale che si sono succeduti nel tempo ma anche lo strato di arriccio.
Descrizione del degrado: e
Possibili cause:
Lacuna: perdita di continuità di superfici (parte di un intonaco e di un dipinto, porzione di impasto o di rivestimento ceramico, tessere di mosaico, ecc.).
Gli strati di rivestimento superficiale potrebbero essere venuti a mancare a causa o di trasformazioni antropiche che hanno comportato aggiornamenti tecnologici dell’edificio o per effetto della dilatazione dell’armatura metallica oggi visibile al centro dell’area interessata.
Elemento costruttivo: E.4
Proposta di intervento di degrado e conservazione: Verifica preliminare dello stato fisico-materico dei maniufatti e della loro sicurezza statica. Verifica dello strato di intonaco attiguo alla zona interessata dalla lacuna ed eventuale intervento di preconsolidamento o di riadesione per le parti distaccate dal supporto. Verifica dello stato di conservazione del supporto murario in corrispondenza della lacuna e eventuali interventi di consolidamento puntuale o di sigillatura dei giunti della muratura e dei lembi delle porzioni di intonaco instabili; pulitura con mezzi meccanici del supporto murario; stesura di un nuovo strato di intonaco di calce bianco, in uno o più strati, in relazione allo spessore di quello esistente. L’intervento è finalizzato a proteggere l’apparato murario da possibili agenti di degrado e per mettere in evidenza una porzione di parete il cui strato di rivestimento superficiale originario è andato ormai perduto per sempre.
Quantità degrado: 0.4 mq 122
Scheda di approfondimento e rilievo del degrado con proposte di intervento e conservazione n. 3 E.2
1.2
a
Materiale interessato: 1.2
Localizzazione del degrado:
Intonaco di finitura di colore ocra.
Rivestimento, Intonaco giallo-ocra.
Il distacco dello strato di finitutra giallo-ocra, cronologicamente l’ultimo che è stato steso sulla superficie della parete, interessa in maniera diffusa l’interezza della porzione presa in considerazione; da cui la difficoltà di effettuare una stima chiara della quantità del degrado.
Descrizione del degrado: a
Possibili cause:
Distacco diffuso dei rivestimenti superficiali: soluzione di continuità tra strati di un intonaco, sia tra loro che rispetto al substrato, che prelude, in genere, alla caduta degli strati stessi.
Alterazione della composizione chimica del materiale a seguito di stress termici (incendi ripetuti) a cui si aggiunge un lungo periodo di abbandono ed esposizione ad agenti atmosferici ed umidità.
Elemento costruttivo: E.2
Proposta di intervento di degrado e conservazione: Nella fase preliminare va preconsolidato il film pittorico e dell’intonaco a rischio; viene effettuata la pulitura preliminare del materiale incoerente attraverso una spolveratura o qualora il colore fosse particolarmente decoeso la pulitura sarà effetuata attraverso il tamponamento con interposizione di un foglio di carta giapponese. Dopodiché avviene la fase di pulitura finale per diffusione ad impacco con supportante e solvente appropriato alla situazione e alla tecnica pittorica; segue il consolidamento e ricoesione della pellicola pittorica al supporto. Valutare la necessità di intervenire di modo da ottenere un maggiore consolidamento interstrato, e consolidamento dell’intonaco pittorico agli strati di riferimento sottostanti. Proteggere la superficie con prodotti minerali.
Quantità degrado: 96 mq ca. 123
Scheda di approfondimento e rilievo del degrado con proposte di intervento e conservazione n. 4 E.3
Materiale interessato: 1.3
Tinta acrilica di colore giallo vivo collocata fra lo strato di finitura originario e l’ultimo, di colore giallo-ocra.
1.3
g
Localizzazione del degrado:
Tinta acrilica gialla.
La polverizzazione dello strato di finitura superficiale intermedia interessa più porzioni della parete sud con particolare concentrazione nel basamento e nella fascia sommitale. Il materiale presenta una consistenza polverosa e si disgrega al tatto forse per mancanza di coesione fra le parti.
Descrizione del degrado: g
Possibili cause:
Polverizzazione: decoesione che si manifesta con la caduta spontanea del materiale sottoforma di polvere o granuli.
Decoesione fisico-chimica dei materiali a granulometria fine costituenti l’impasto della tinta steso sulla parete. Possibili fattori di accelerazione del degrado potrebbero essere gli stress termici provocati dagli incendi e lo stato di abbamnìndono avanzato.
Elemento costruttivo: E.3
Proposta di intervento di degrado e conservazione: Verifica preliminare dello stato fisico-materico dei maniufatti e della loro sicurezza statica. Verifica dello strato di intonaco attiguo alla zona interessata dal degrado ed eventuale intervento di preconsolidamento o di riadesione per le parti distaccate dal supporto. Verifica dello stato di conservazione del supporto murario in corrispondenza della lacuna e eventuali interventi di consolidamento puntuale o di sigillatura dei giunti della muratura e dei lembi delle porzioni di intonaco instabili; pulitura con mezzi meccanici del supporto murario. Pulitura con spray ad acqua deionizzata e successivo consolidamento con aspersione di latte di calce o con resina acrilica in solvente nebulizzato a bassa pressione.
Quantità degrado: 7 mq ca, ma il degrado è diffuso per tutta la parete in modo omogeneo. 124
Scheda di approfondimento e rilievo del degrado con proposte di intervento e conservazione n. 5 E.2
1.2
c
Materiale interessato: 1.2
Localizzazione del degrado:
Intonaco di finitura di colore ocra.
Il deposito superficiale interessa lo strato di finitutra giallo-ocra collocato nella fascia sommitale della parete sud. Il degrado diviene sempre più evidente salendo verso l’alto e sfuma a metà dell’altezza della parete.
Elemento costruttivo: E.2 Rivestimento, Intonaco giallo-ocra.
Descrizione del degrado: c
Possibili cause:
Deposito superficiale: Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali polvere, terriccio, guano, ecc. Ha spessore variabile, generalmente scarsa coerenza e scarsa aderenza al materiale sottostante.
Alterazione della composizione chimica del materiale a seguito di stress termici (incendi ripetuti), carbonizzazione dello strato di rivestimento superficiale con conseguente alterazione cromatica (nero fuliggine).
Proposta di intervento di degrado e conservazione: Consolidamento della pellicola del deposito superficiale (fuliggine) al fine di garantire l’adesione ed il fissaggio dello strato cromatico al supporto con applicazione di prodotto consolidante e riaggregante. Il consolidamento può essere eseguito a pennello con tecnica adeguata alle caratteristiche e allo stato di conservazione delle varie aree interessate previa esecuzione di campionature per definirne gli assorbimenti. Valutare la necessità di intervenire di modo da ottenere un maggiore consolidamento interstrato, e consolidamento della patina agli strati di riferimento sottostanti.
Quantità degrado: 66,5 mq ca. 125
Sezione in corrispondenza dell’aula della Scuola di Formazione 126
Sezione in corrispondenza dell’ala ovest della Colonia 127
Vista della Parete sud del Refettorio 128
Sezione in corrispondenza dell’ala est della Colonia: demolizione parete di fondo e pedana 129
Nuova Pavimentazione della Colonia 130
Nelle pagine precedenti: Zoom in scala 1:20 di alcuni nodi del progetto. 1. Sezione in corrispondenza dell’aula della Scuola di Formazione. 2. Sezione in corrispondenza dell’ala ovest della Colonia. 3. Vista della Parete sud del Refettorio. 4. Sezione in corrispondenza dell’ala est della Colonia: demolizione dell’attuale parete di fondo e nuova pedana a coprire la piscina. 5. Nuova Pavimentazione della Colonia. 131
La nuova Colonia vista da Sud 132
133
Il nuovo ingresso e i portici collocati nel retro 134
135
La corte interna collocata a nord 136
137
La nuova ala est: il ristorante Ma.Ri.Na. 138
139
140
Il nuovo refettorio: il ristorante Ma.Ri.Na.
141
Bibliografia
M. Turri, G. D’Ilario, E. Gianazza, A. Marinoni, Profilo storico della città di Legnano, Landoni Editore, Legnano, 1984. F. Augelli (a cura di), La Manifattura di Legnano: storia e progetti di Riuso, Mondadori, Milano, 2016. G. Borsa (a cura di), L’Ospizio Sant’Erasmo di Legnano: dal Medioevo al duemila, Legnano: Consiglio d’Amministrazione dell’Ospizio Sant’Erasmo, 2000. M. Labò, A. Podestà (a cura di), Rivista Mensile di Architettura e Tecnica Costruzioni Casabella, n. 167-168, novembre-dicembre 1941, Editoriale Domus S. A., Milano, Corso Sempione. A. Pica, Tratto da “Una colonia elioterapica”, in Rivista Mensile di Architettura e Tecnica Costruzioni Casabella, n.129, settembre 1938, pp. 4-11, Editoriale Domus S. A., Milano, Corso Sempione. G. D’Ilario (a cura di), 1903-2003: Ospedale di Legnano, un secolo di storia, Azienda ospedaliera Ospedale civile, Legnano, 2003. E. Fioretto, S. Nodari (a cura di), Estratto “Colonia elioterapica di Legnano, Architetti BBPR 1938” tratto dalla ricerca “Ex Colonia elioterapica di Legnano 1938-2011” condotta nel Laboratorio di Restauro, Politecnico di Milano, A.A. 2010-2011. G. Carbonara, Trattato di Restauro Architettonico, UTET, Torino, 2003. _ vol. I Teoria e metodi del restauro _ vol. II Gli elementi costruttivi tradizionali _ vol . IV La valutazione nel progetto di restauro S. Valtieri (a cura di), Vademecum per un progetto di Restauro Architettonico, GB Editori, Roma, 2007. M.P. Sette, Il restauro in architettura: quadro storico, UTET, Torino, 2001. G. Botticelli, Metodologia di restauro delle pitture murali, Centro DI (Documentazione internazionale sulle arti), 1996 S. Rinaldi, Tecniche di pittura murale dall’alto Medioevo al Quattrocento, Lithos Editrice, 1998. Istituto centrale del restauro, Dimos, Parte 1: tecniche di esecuzione e materiali costitutivi, Parte 2: Fattori di deterioramento, 1978. 144
sitografia
Sito ufficiale del Comune di Legnano: http://www.legnano.org Lombardia Beni Culturali: http://www.lombardiabeniculturali.it Sito Ufficiale di “Albergo Etico”: https://www.albergoetico.it Sito Ufficiale di “Guida Michelin”: https://www.viamichelin.it Sito Ufficiale di “Unicredit”: https://www.unicredit.it/it/chi-siamo/noi-e-il-sociale/social-impact-banking.html Sito Ufficiale di “Fondazione Cariplo”: http://www.fondazionecariplo.it/it/index.html Approfondimento sulle Colonie in epoca fascista: http://www.lecolonie.com/colonie_elioterapiche.htm Intervento di Restauro conservativo, schede di intervento conservativo, Leonardo Angelini Architetto: http://www.studioangelini.it/area/lavori/Roncobello/files/PDF/I%20 schede%20di%20intervento.pdf Abaco dei degradi, IUAV (Venezia): http://www.iuav.it/Ateneo1/docenti/architettu/docenti-st/Paolo-Facc/materiali-/abaco_degradi.pdf Interventi di stuccatura e integrazioni mancanze: https://www.restauroeconservazione.info/interventi-di-stuccatura-intonaci/ Consolidamento, protezione, piano metodologico e intervento di restauro della Loggia di Piazza, presso Bassano del Grappa (VI): http://www.storiadibassano.it/la-loggia-di-piazza-prima-e-dopoil-restauro/il-consolidamento-e-la-protezione-piano-metodologico-e-intervento.html
145