esclusiva malagò
«ILNAPOLI ECCELLENZA D’EUROPA» esclusiva LOPEZ
«AVANTICON BENITEZ»
poster di inler
speciale cartoline
EDITORIALE
sceltesbagliate riflessinegativi di Riccardo Giammarino
R
isale al 23 febbraio l’ultimo successo del Napoli in campionato (2-0 col Sassuolo al San Paolo), poi inizia la parabola negativa degli azzurri: tre sconfitte (contro Torino, Verona e Roma) e due pareggi (Inter e Atalanta) per un totale di due punti in cinque partite. La Roma, pagando lo scotto di giocare su più fronti, con una rosa dimezzata dagli infortuni, ha offerto più volte la possibilità agli azzurri di accorciare le distanze, pareggiando contro Juventus e Chievo e perdendo contro la Sampdoria. Il Napoli non ha mai approfittato dei numerosi passi falsi, perdendo l’occasione di agguantare il secondo posto e facendosi addirittura raggiungere e superare anche da Lazio, Fiorentina e Sampdoria, rispettivamente a +8, +2 e +1. Con la zona Champions che si allontana si compromette non solo questa stagione, ma anche il futuro. Le scelte dei titolari in campionato (preferire De Guzman ad Hamsik, Callejon, ormai stremato, a Gabbiadini, Britos a Koulibaly) sono la dimostrazione che si è i abbandonata la corsa per concentrare al meglio le forze in Europa League. Se così fosse sarebbe una scelta discutibile quanto egoista. La possibilità di arricchire il palmares dell’allenatore con quattro trofei in due anni sicuramente fa più gola rispetto ad un secondo po-
sto che darebbe meno lustro, ma che garantirebbe al Napoli la qualificazione diretta in Champions, che ormai
GRAZIE DI CUORE Aprile 2012, nasce È Azzurro. Il numero 0 è “figlio” de “Il Brigante”. Oggi, quando il nostro mensile festeggia i primi tre anni di vita, quando è diventato una rivista autonoma in tutto e per tutto, sentiamo più che mai di dire grazie a tutti i lettori. A quanti ci hanno confortato con il loro appoggio, con le loro inserzioni, seguendoci mese dopo mese, apprezzando i nostri sforzi, le nostre iniziative, il nostro progetto. Grazie alle migliaia di persone che non ci hanno fatto mai mancare sostegno, consigli, preziosi suggerimenti. A loro e a quanti altri entreranno a far parte della nostra famiglia, promettiamo un impegno sempre maggiore per la qualità dei servizi, delle interviste, delle inchieste, ma anche del prodotto editoriale in tutte le sue forme. Intanto, a testimonianza del miglioramento che vogliamo offrirvi, da questo mese la foliazione è passata dalle originali 36 alle 40 pagine, mantenendo sempre come tema principale il Napoli e le sue imprese, ma anche con resoconti sulle società campane che rappresentano in altri sport la nostra regione, e servizi legati al mondo della cultura, dello spettacolo, del turismo, delle auto e delle moto, degli eventi, nell’ottica di un Sud sempre più positivo e propositivo. Grazie a tutti. Di vero cuore.
manca da due anni (l’ultima volta che gli azzurri hanno giocato nell’Europa che conta sono stati trascinati da Mazzarri) e pesa non poco sul bilancio del club. Certo, anche la vittoria dell’Europa League consentirebbe al Napoli di giocare la Champions nella prossima stagione, ma perché scegliere di abbandonare il campionato con così tanto tempo d’anticipo, con pochi punti da guadagnare per raggiungere il secondo posto e con i quarti di finale ancora da giocare (contro una delle squadre favorite per la vittoria)? Non si può guardare solo il bicchiere mezzo pieno. Se, facendo i debiti scongiuri, il Napoli non riuscisse a battere il Wolfsburg o dovesse essere sconfitto in semifinale, sempre facendo i debiti scongiuri, la stagione risulterebbe fallimentare, anzi un disastro, perché ormai il secondo posto sarebbe stato abbandonato da troppo tempo e i punti da recuperare sarebbero troppi. Basti guardare le squadre milanesi che fine hanno fatto senza gli introiti della Champions per un paio d’anni. Sarebbe impossibile per il Napoli trattenere giocatori d’alto profilo e sarebbe impossibile per il Napoli anche rinnovare un contratto da 3,5 milioni di euro netti l’anno ad un allenatore in scadenza. ©Riproduzione riservata
3
sommario
Direttore responsabile Riccardo Giammarino Capo Redattore Carlo Zazzera
il record
Tanti ex azzurri sulle panchine di B
pag. 26-27
Progetto Grafico Allinone Lab S.r.l. Impaginazione Francesco Cardamone Foto Pietro e Sonia Mosca Stampa Grafica Cirillo Scafati (Sa) Autorizzazione richiesta al Tribunale di Napoli
DAVID LOPEZ
Hanno collaborato a questo numero Simona Buonaura, Laura Caico, Rino Dazzo, Giovanni Marino, Bruno Marra, Silver Mele, Pasquale Tina, Gianluca Vigliotti
«Avanti con Benitez»
pag. 9-12
europa league
Ferrara «Wolfsburg? Meglio subito»
pag. 14-15
sanzullo
«Punto a Mondiali e Olimpiadi»
pag. 30-31
IL primo 2000 in a
Gaetano e Kean finora i più votati
pag. 16-17
AUTO
Un giaguaro d’alluminio
Il numero è stato chiuso martedì 7 aprile 2015 Tiratura Copie 10.000 Distribuzione Edialba S.r.l.
pag. 32-33
Piazza Garibaldi, 136 80142 Napoli (Na) Tel +39 081 554 22 52 giammarinoeditore.it info@eazzurro.it
il profilo
MOTO
La cometa di Inler
pag. 19-22
in visita a...
Corriere del Mezzogiorno Voce del Sud
4
pag. 24-25
Una Suzuki “leggermente” cattiva
pag. 34-35
eventi
L’ultimo libro di Santanelli
pag. 36-37
PROSSIMAUSCITA
23MAGGIO
ESCLUSIVA CON MALAGÒ
INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL CONI
«unsanpaolo all’altezza deLnapoli»
RAZZISMO E SICUREZZA «APPLICHIAMO LE LEGGI ANTI HOOLIGANS» DE LAURENTIIS «LA SUA È UNA POLITICA LUNGIMIRANTE» di Carlo Zazzera photo credits: Archivio CONI-Mezzelani GMT
5
ESCLUSIVA CON MALAGÒ
N
apoli, ma non solo. Il presidente nazionale del CONI, Giovanni Malagò, ci ha concesso un’intervista esclusiva nella quale ha affrontato a trecentosessanta gradi i temi più caldi dello sport italiano, con realismo ma con la consapevolezza che questo mondo può e deve crescere tanto.
Lei ha detto che, in caso di qualificazione del Napoli in finale di Coppa Italia non sarebbe giusto spostare la sede da Roma, perché sarebbe una sconfitta per lo Stato e per lo sport. Ritiene che ci siano le condizioni perché si possa gestire questo evento e in che modo?
Partiamo dal calcio. Il razzismo territoriale non sembra essere stato sconfitto. Cosa pensa si possa fare nel concreto per risolvere il problema?
«Confermo che si tratterebbe di una sconfitta perché certificherebbe un’impotenza assoluta. Non solo si deve giocare a Roma ma si deve dimostrare che c’è un’Italia che si ribella a quello che è successo. Bisogna semplicemente far vincere la legalità, affermare il senso civico di chi va allo stadio per divertirsi e assistere a una festa di sport. E si deve onorare la memoria di Ciro Esposito, evitando che episodi del genere possano dominare ancora le cronache. Non deve più succedere».
«Non si può essere indulgenti, né cercare di risolverlo rinunciando a combatterlo. Credo sia necessario intervenire in modo mirato, con l’identificazione chirurgica delle singole persone che si macchiano di questi incresciosi comportamenti, chiamandoli a rispondere dei loro atti. Non c’è altra soluzione, non è possibile far pagare le società con la responsabilità oggettiva». Lo stesso discorso vale per la violenza, negli stadi e fuori. Le attuali norme non sembrano riuscire ad assicurare l’ordine pubblico, come si può intervenire? «A ottobre è stata approvata una nuova legge che ha inasprito i contenuti dei provvedimenti contro i fenomeni di violenza legati agli stadi, come l’allargamento della portata del Daspo, il blocco alle trasferte e l’arresto differito anche contro chi intona cori o innalza striscioni che incitano alla discriminazione razziale o etnica. Il problema è che ormai certi episodi avvengono lontano dagli impianti e spesso vengono compiuti da tifoserie straniere, quasi ci fosse la certezza di poter mettere in atto comportamenti altrove vietati. È la testimonianza di un problema che va affrontato e risolto, senza mezze misure. Come ho già più volte affermato, bisogna applicare il principio della tolleranza zero: non ho potere di legiferare ma è necessario adottare gli stessi provvedimenti che vennero applicati in passato nei confronti degli hooligans».
6
De Laurentiis ha detto che investirà per la ristrutturazione del San Paolo solo se verrà approvata una legge all’inglese per la sicurezza negli stadi. Pensa sia possibile che questo accada? «Il CONI, come già detto, non ha il potere di legiferare, ma ribadisco che è assolutamente necessario utilizzare la tolleranza zero contro ogni episodio di violenza collegato allo sport. L’auspicio è che si trovi una soluzione perché una realtà importante come il Napoli possa avere uno stadio all’altezza delle ambizioni». Gli stadi di proprietà sono in prospettiva la maggiore fonte di guadagno, insieme ai diritti tv, per le società di calcio. Dopo il suo incontro con De Laurentiis e De Magistris e le parole del presidente se la sente di dire che il 1° luglio i lavori di ristrutturazione potranno partire? «I lavori sono indispensabili e partiranno a luglio, in base all’accordo raggiunto tra sindaco e presidente del Napoli. Credo sia un atto doveroso nei confronti della città, dei cittadini, ma soprattutto dei tifosi. Ho ascoltato dei discorsi promettenti, credo che l’intesa
ESCLUSIVA CON MALAGÒ
Cosimo Sibilia, presidente del CONI Campania, consegna a Malagò l’Annuario dello Sport Campano 2014/2015
«La vicenda è inverosimile perché somma un insieme di irresponsabilità che alla fine portano gli addetti ai lavori a declinare ogni responsabilità e questo è totalmente inaccettabile. Dopo che c’erano state diverse avvisaglie l’altro anno, con la storia particolare del Bari, che ha avuto una fortunata conclusione, e la vicenda del Siena, che invece è finita male, era doveroso che qualcuno verificasse che non si ripetessero episodi del genere. Anche se questa situazione ha battuto tutti i record per l’indebitamento creato in poco tempo». Lei ha citato, nel corso della sua ultima visita a Napoli, dati interessanti sull’aumento dell’attività sportiva di base in Italia. Possono crescere ancora questi numeri nei prossimi anni e in che modo?
contempli le rispettive esigenze e, in assoluto, ritengo che più che costruire nuovi impianti sarebbe opportuno sistemare quelli che già esistono». Il Napoli, sul piano gestionale, è una delle società più sane d’Italia. Questa è la strada che dovrebbero seguire anche le altre società, come mai questo non è ancora accaduto? «Il calcio riesce spesso, in modo anche incredibile, a farsi del male. La Serie A oggi è considerato il quarto campionato d’Europa e come numero spettatori è il quinto al mondo perché davanti c’è quello messicano e, secondo alcuni, anche quello indiano. La cosa brutta è che eravamo i primi. Servirebbe un esame di coscienza da parte di chi ha gestito le cose negli anni
passati». Qual è il suo pensiero sul presidente del Napoli e sul suo decennio alla guida del club? «L’amicizia con Aurelio va oltre il calcio ma credo che i numeri parlino in modo esaustivo. Il Napoli, in pochi anni, è tornato protagonista in Italia e ha abbracciato una dimensione di eccellenza anche in Europa, partecipando con pieno merito alla Champions League e, ora, all’Europa League. Si tratta di risultati conseguiti grazie a un politica lungimirante e una pianificazione proficua, che testimonia la bontà delle scelte operate dalla proprietà, nell’ottica di una crescita costante». Caso Parma. Com’è stato possibile arrivare a questa situazione?
«Gli ultimi dati dell’ISTAT hanno evidenziato una crescita dell’1% nel numero dei praticanti rispetto al 2013 e, contestualmente, in base ai riscontri del Ministero della Salute, è emerso che – nella fascia tra gli 8 e i 9 anni – è diminuita di oltre un punto la percentuale dei bambini in sovrappeso e di quasi un punto quella relativa all’obesità. Si tratta di segnali incoraggianti, ma è chiaro che occorre continuare a lavorare sull’approccio culturale perché va radicata una nuova mentalità che, attraverso le opportune sinergie istituzionali, valorizzi il concetto di sport per tutti come straordinario strumento di benessere». In compenso, però, al Sud c’è una profonda crisi, legata anche alla mancanza di strutture. La Campania è il fanalino di coda per l’attività giovanile. Quali strumenti ha il CONI ha per invertire questa tendenza?
7
ESCLUSIVA CON MALAGÒ «Il Paese paga stili di vita inadeguati e un’oggettiva carenza infrastrutturale, in particolare al Sud. Serve partire dalla base, costruendo un rapporto d’interazione con il mondo della scuola. Il progetto “Sport di classe” è un primo passaggio importante, poi occorrono impianti all’altezza, per questo mi auguro che si faccia sistema, con un’interazione pubblico-privato che parta, però, da una mappatura precisa delle strutture esistenti per ottimizzare gli interventi e per favorire la diffusione della pratica agonistica a tutti i livelli. Infine, c’è da sfruttare il traino di entusiasmo e di emozioni regalato dai grandi eventi, occasioni di rara efficacia per avvicinare e coinvolgere i giovani grazie all’esempio virtuoso dei campioni». Recentemente ha visto lo stato in cui versa il PalaVesuvio, una delle strutture costruite con la legge 219\81, che non sono più gestite dal CONI, in attesa di una nuova convenzione col Comune di Napoli. In che tempi pensa che si possa
giungere a una soluzione, con quale formula e come crede che questi impianti debbano essere gestiti in futuro per renderli utilizzabili dagli sportivi, ma anche sostenibili per gli affidatari?
ze, sarebbe un’invasione di campo. Mi auguro che venga archiviata ogni tipo di problematica per consentire l’immediata disponibilità dell’impianto, in base a procedure all’insegna della correttezza e della trasparenza».
«Bisogna lavorare per chiudere le convenzioni su questi impianti, è una priorità assoluta. Assegnarle ai Comitati Regionali delle Federazioni che poi le devono destinare alle associazioni che fanno sport, soprattutto a questi livelli. Al PalaVesuvio ho apprezzato i progetti e la prospettiva di una gestione all’insegna di sport e legalità».
Roma 2024. Napoli si è proposta per ospitare alcuni eventi. Lei ha sottolineato che per far parte del progetto servono strutture e infrastrutture. Su quali impianti crede che la città debba puntare?
A Napoli c’è anche una situazione complessa legata allo stadio Collana. Quale crede che sia la scelta migliore per l’affidamento della struttura? «Il Collana va recuperato e valorizzato perché è un patrimonio inestimabile e consente di promuovere – in modo efficace – lo sport per tutti. Non entro nel merito delle dispute di competen-
«Napoli ha tante potenzialità, non lo scopriamo oggi. Si terranno sicuramente in considerazione impianti e realtà storiche, ma voglio anche sottolineare che sono riflessioni premature e da valutare in base alle nuove regole dettate dal CIO, senza però interpretarle con una mentalità eccessivamente estensiva. Abbracciare una logica disinvolta e pensare a una delocalizzazione accentuata renderebbe, di fatto, la candidatura più fragile». ©Riproduzione riservata
Malagò con Aurelio De Laurentiis e con il presidente del Circolo Canottieri Napoli, Edoardo Sabbatino In basso a sinistra, un momento della conferenza stampa con il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e il presidente del CONI Campania Cosimo Sibilia Sotto, la consegna del Collare d’oro al Circolo Canottieri Napoli
8
ESCLUSIVA CON DAVID LOPEZ
«SOGNOL’EUROPALEAGue perdedicarlaamiamoglie» di Riccardo Giammarino e Pasquale Tina
U
na vita da mediano. Un compito difficile. Bisogna coprire le spalle ai compagni più celebrati con attenzione e disciplina, doti che David Lopez dimostra anche nella vita quotidiana. Dimenticate il cliché del calciatore divo. È un ragazzo simpatico e senza
grilli per la testa. Non ha neanche un tatuaggio, un’anomalia in un mondo dominato da canoni prestabiliti anche per quanto riguarda il look. Quello del catalano è semplice ed essenziale, quasi una proiezione del suo modo di stare in campo.
Napoli è una splendida città i tifosi sono molto passionali
9
ESCLUSIVA CON DAVID LOPEZ Dall’Espanyol al tanto di insulti Se l’aspettava?
Napoli con su Twitter.
«No. Sono arrivato in una grande squadra con prospettive importanti. Purtroppo c’è chi mi ha criticato senza conoscermi realmente». Chi l’ha aiutata? «Sicuramente mia moglie, ma anche la società, i compagni di squadra e naturalmente Benitez».
Si augura una conferma di Benitez anche nella prossima stagione? «Ovviamente sì. Per me sarebbe importantissimo. Mi ha portato qui e continua ad aiutarmi quotidianamente». È il tecnico giusto per vincere in futuro? «Credo di sì. Ha il curriculum giusto e una grande esperienza. Ha vinto tanti titoli. Per noi è molto prezioso. Poi ovviamente deciderà lui cosa fare».
Com’è il suo rapporto con l’allenatore?
Cosa pensa di Napoli?
«Ottimo. Mi ha parlato sin dal primo giorno, mi ha invitato a stare tranquillo e ha contribuito alla mia crescita»
«È una città molto bella. C’è il mare, la gente è passionale. I tifosi con me sono sempre stati squisiti nella vita di tutti i giorni»
Ha avuto modo di fare il turista? «Poco perché giochiamo tanto. Ho visitato il centro storico e il lungomare». Quali sono i suoi hobby? «Mi piace molto il cinema»
non temo il wolfsburg ho fiducia nel gruppo ci esaltiamo con le big
10
ESCLUSIVA CON DAVID LOPEZ
Qual è il suo attore preferito? «Adoro Will Smith». E il genere che di solito sceglie? «Di tutto un po’. Guardo qualunque cosa, a mia moglie piacciono le commedie romantiche. In Spagna andavo spesso al cinema, qui no perché devo ancora perfezionare l’italiano». È uno dei più assidui nel seguire le lezioni. Come mai? «Non avrei mai pensato di imparare questa lingua che mi affascina. Studio tanto perché così riesco ad ambientarmi meglio» Un po’ di napoletano lo parla? «No. Ma con Insigne qualche parolina ho imparato».
Con chi ha legato di più nello spogliatoio? «Siamo un ottimo gruppo. Ovviamente ho uno splendido rapporto con Callejon e Albiol che è un ragazzo molto divertente. Anche con Higuain mi intendo bene». Ripercorriamo un po’ il film della sua carriera. Dove ha cominciato? «Ho fatto tutta la trafila delle giovanili nell’Espanyol». Catalano ma non sostenitore del Barcellona, dunque. «Esatto. Io tifo per l’Espanyol» Ha sempre giocato a centrocampo? «Sì, è sempre stato il mio ruolo. Qualche volta sono stato schierato difensore centrale, ma sporadicamente».
ho un rito: entro in campo sempre col piede destro Quali sono i modelli a cui si ispira? «Ne ho due. Xabi Alonso e Sergio Busquets. Mi piacciono molto. Sono degli esempi anche per la carriera che stanno facendo». Ha anche giocato nella nazionale catalana, non è vero? «Mi è capitato una volta. È stata una bella esperienza. Ho avuto modo di confrontarmi con campioni come Piquè e Fabregas». Quale vittoria ricorda particolarmente nel Napoli? «Ne ho due».
11
ESCLUSIVA CON DAVID LOPEZ
La rivoluzione di Benitez I
Prego. «Il successo al San Paolo con la Roma. Facemmo una grande prestazione e poi ovviamente la Supercoppa di Doha con la Juventus. È stato un sogno che si è avverato» Ne esprima un altro. Le piacerebbe vincere l’Europa League? «Assolutamente sì. Ma ora dobbiamo pensare al Wolfsburg». Che tipo di squadra affronterete? «Una big. Ha elementi di grande qualità, ma ho fiducia nella nostra forza. Noi di solito ci esaltiamo con le grandi, quindi proveremo a passare il turno». In finale chi le piacerebbe affrontare? «Ci vorrei prima arrivare, a quel punto andrebbe bene qualsiasi avversario. Certo sarebbe bello confrontarsi con il Siviglia. Ne riparliamo, comunque, se arriviamo a Varsavia. Se vincessi la Coppa, vorrei dedicarla a mia moglie
12
Andrea che è sempre con me e che mi sostiene». Chi vince la Liga? «Difficile fare un pronostico. Dico Barcellona anche se, da tifoso dell’Espanyol, non mi farebbe molto piacere». E il Napoli cosa può fare? «Proveremo ad ottenere il massimo». Ha una scaramanzia prima di scendere in campo? «Sì». Le va di raccontarcela? «Entro in campo sempre con il piede destro, ma non chiedetemi il motivo. È l’unico accorgimento che ho. Il numero di maglia, ad esempio, non ha un significato particolare». Come mai non ha tatuaggi? «Non fanno parte del mio modo di essere». ©Riproduzione riservata
nternazionalizzare il marchio. È questa da sempre la “mission” di Aurelio de Laurentiis. Il presidente del Napoli, dopo dieci anni sulla plancia di comando, è quanto mai vicino al raggiungimento del traguardo. E se il taglio di questo nastro non è più una chimera lo si deve senza alcun dubbio ad una sua brillante intuizione: l’ingaggio di Rafa Benitez. Non entriamo nel merito del discorso tecnico ma proviamo a fare un’analisi più ampia. Oggi non siamo più solo la città che si considera diretta emanazione del sangue di San Gennaro, con una tifoseria che ha legato a doppio filo il proprio successo con la manifestazione di un prodigio calcistico, e questo perché Rafa Benitez ha introdotto il Napoli alla modernità della passione sportiva vissuta senza la necessità religiosa di affidarsi al miracolo. Insomma, è ora chiaro a tutti che non si raggiungono gli obiettivi per volere Divino, la squadra non deve affrontare guerre di appartenenza, i suoi successi non devono riscattare la cittadinanza. La passione non è più figlia del sangue della provenienza geografica ma della bellezza, moderna e universale, del gioco. Da subito è stato chiaro che l’unica soluzione di crescita e maturazione per squadra e società fosse l’apertura del guscio partenopeo al mondo circostante. L’operazione è stata soprattutto culturale: Rafa Benitez ha intaccato immediatamente l’alibi preconfezionato della assoluta specificità storica e sociale nella quale la cittadinanza si illude di vivere, che renderebbe qualunque tentativo di miglioramento vano e di cui è figlio l’atavico immobilismo cittadino. Napoli, invece, deve capire di essere una città come le altre, alla quale possono applicarsi modelli di sviluppo già adoperati altrove con successo. Il meglio di Benitez è il vasto racconto del calcio ad una città che può finalmente essere adulta. Che non deve mendicare una vittoria o cercare un ricordo di cui diventare serva. I servi, infatti, non camminano spalla a spalla con i propri padroni. E per questo si può partire dal calcio. Magari ancora insieme De Laurentiis e Benitez. ©Riproduzione riservata
Carlo Alvino
CODICE AZZURRO
salvateilcapitanohamsiK di Vittorio Raio
M
olti, e io tra loro, mettono in evidenza che Hamsik è il capitano di una della squadre big d’Europa più sostituito. I numeri si stanno facendo allarmanti al di là del pensiero dello slovacco uomo di grande spessore prima di essere un perfetto professionista. Marek ha elogiato Benitez nel giorno in cui per la quarta volta è stato eletto “miglior calciatore della Slovacchia” e ha dedicato il premio ai compagni di squadra del Napoli e della Nazionale. Quando gli è stato chiesto il perché delle tante sostituzioni, se fosse amareggiato per le scelte di Benitez, ha replicato senza il minimo accenno di polemica. Da capitano ha vestito i panni del perfetto soldatino, allineato e coperto: «Non capita soltanto a me... Siamo in tanti e ci sono tante partite da disputare... Nessun problema... L’importante è che il Napoli vinca». Queste parole forniscono l’ennesima dimostrazione dell’uomo-Hamsik, della sua fedeltà alla maglia, di quanto e come abbia sposato il progetto-De Laurentiis. Non a caso giustamente il presidente lo tiene in grandissima considerazione. Non solo come calciatore. Ciò premesso, non si può fare a meno di sottolineare che il fenomeno sostituzioni-Hamsik va al di là di quanto detto dallo stesso Hamsik. Si potrebbe obiettare: ma se sta bene al calciatore perché sposare un credo diverso? Perché dire che non è giusto, non dimenticando che, Benitez a parte, se un atleta viene più volte messo fuori non è solo per un puro... divertimento del tecnico? Queste righe sono utili per fare riflessioni che vanno al di là del Marek-pensiero in quanto ci sono numeri che anche Marek non può ignorare, che possono servirgli per meditare. Sulle proprie responsabilità e su quelle di altri. Mino Raiola solo due
anni fa, parlando di Hamsik disse che il valore dello slovacco si aggirava attorno ai 50 milioni di euro. Un’esagerazione? Se sì, di poco. Quando Mazzarri lasciò il Napoli, Hamsik valeva almeno 40-45 milioni e tante squadre europee lo corteggiavano. Una cifra importantissima e richieste di prestigio ricordando anche i 5 milioni sborsati dal Napoli al Brescia per aggiudicarselo. Oggi, quanto vale il cartellino di Hamsik? Ho interpellato quattro operatori di mercato: la media è tra i 15 e i 20 milioni «se non trovi un benefattore», «se non trovi uno che straveda per Hamsik». Ovvero, il capitale del Napoli si è di fatto dimezzato, forse più che dimezzato. Una mazzata incredibile, un peccato. Una mazzata derivante da prestazioni non da Hamsik (con Benitez non si è mai visto il vero Hamsik, soprattutto per continuità, non si è mai visto l’Hamsik che avevo etichettato come l’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto per i suoi gol), ma anche dalle decisioni dell’allenatore talvolta non condivisibili. Marek non può aver dimenticato come si fa ad essere un campione. Il cartellino di Hamsik ha perso quotazione anche per alcune esclusioni e per le tante sostituzioni. Troppe, alcune inspiegabili. In 45 incontri Marek è stato sostituito ben 22 volte (quasi il 50%), ha terminato le partite solo 9 volte, è subentrato 8 volte, è rimasto in panchina in 4 occasioni e 2 volte non è stato convocato. Sono i numeri, aggiornati a Roma-Napoli, di questa strana stagione di Hamsik, il capitano del Napoli, non l’ultimo aggregato. È il caso di dire, facendo il verso al capolavoro di Steven Spielberg “Salvate il capitano Hamsik”? ©Riproduzione riservata
13
EUROPA LEAGUE
Ferrara:WolfsburG MEgliooracheinfinale
di Gianluca Vigliotti
C
ome accadde nel 1989, il cammino del Napoli in Europa League, passa ancora una volta per la Germania. Dopo aver battuto 26 anni fa Bayern Monaco e Stoccarda gli azzurri, per alzare il trofeo continentale, dovranno adesso eliminare il Wolfsburg. Ciro Ferrara, che ha indossato la maglia azzurra 323 volte, con 247 presenze in Serie A e 12 gol, 47 in Coppa Italia con 2 reti, una in Supercoppa italiana, ed infine 28 presenze nelle coppe europee con la storica rete realizzata nella finale di Stoccarda su assist di Maradona, è il grande testimone di quell’indimenticabile avventura. L’ex capitano del Napoli racconta anche altri particolari che caratterizzarono nel 1989 le due trasferte in Germania: «Il ricordo è legato ai tantissimi tifosi del Napoli che ci seguirono, e a tutti quelli che vivevano in Germania. Il loro desiderio di vederci trionfatori ci diede una grande motivazione. C’è, inoltre, un episodio che non dimenticherò mai: a Monaco, nella semifinale contro il Bayern, mi rimase impressa la scena di Diego che durante il riscaldamento palleggiava danzando con il pallone. Noi tutti pensavamo solo a riscaldarci senza pallone e corren-
do avanti e dietro. Maradona invece scherzava ed era tranquillissimo, che invidia!». Nel 1989 il Napoli contro Bayern e Stoccarda giocò in casa la gara di andata. Fu un vantaggio? «Non credo lo fosse in quel momento ed in partico-
lare dopo il risultato che ottenemmo». Oltre al successo del 1989, Ferrara ricorda anche un episodio negativo accaduto l’anno dopo quando il Napoli fu eliminato in Coppa Uefa dal Werder Brema perdendo in Germania 5-1: «Crollammo nella ripresa. Ci sovrasta-
TUTTOSUiTedeschi Tra i pali spicca l’esperienza dello svizzero Benaglio. I centrali difensivi, uno dei punti deboli del Wolfsburg, sono Naldo e Knoche. Rodriguez è uno dei migliori terzini sinistri in Europa. A centrocampo, oltre alla classe di Luiz Gustavo,
14
il Wolfsburg si affida al mediano francese Guilavogui. In attacco, il vero punto di forza della squadra, alle spalle di Dost, che ha già realizzato 16 reti in gare ufficiali, si alternano De Bruyne, Vieirinha, Caligiuri, Schurrle, e Perisic.
EUROPA LEAGUE
Non lo dicono ma ci temono attenti al loro ritmo
rono dal punto di vista fisico. Per quello che riguarda il campo invece commettemmo tanti errori individuali che ci costarono una brutta sconfitta». Parlando della sfida con il Wolfsburg Ciro Ferrara ritiene che giocare in trasferta la gara di andata dei quarti può essere un vantaggio per il Napoli: «Certamente sì, per due motivi: l’attacco del Napoli è in grado di fare un gol in trasferta, il San Paolo può fare la differenza al ritorno». Ma la sfida tra Napoli e Wolfsburg può essere considerata una finale anticipata di Europa League? «Mi verrebbe da dire di sì ma purtroppo sono solo i quarti di finale. Fino ad ora i sorteggi hanno dato una
Lo stadio
Il Wolfsburg gioca alla Volkswagen Arena, un impianto di 30mila posti di proprietà della nota marca di auto.
Il cammino
Si è qualificato ai quarti di finale di Europa League eliminando nei sedicesimi lo Sporting Lisbona e negli ottavi l’Inter. Nel girone di qualificazione si era classificato secondo dietro l’Everton, eliminando Lille e Krasnodar. In campionato, è secondo in classifica alle spalle della corazzata Bayern Monaco.
mano al Napoli ma ora cominciano le sfide dure. Meglio eliminare subito una pretendente al titolo che trovarsela in finale». Il Wolfsburg è una delle maggiori sorprese di questa stagione. Merito degli investimenti realizzati dalla società tedesca negli ultimi due anni? «In Germania hanno lavorato molto meglio di noi in programmazione. Il Napoli dovrà fare molta attenzione ai ritmi alti dei tedeschi. La storia mi insegna che non mollano mai, ma che ci temono. Credo proprio che anche loro non avrebbero voluto incontrare il Napoli ai quarti». ©Riproduzione riservata
Ranking Uefa
La formazione tedesca occupa attualmente la posizione numero 71 con il coefficiente di 30,711, mentre il Napoli ha raggiunto il 22° posto con il coefficiente di 78,535.
Palmares
Storico l’unico successo in Bundesliga ottenuto dal Wolfsburg nella stagione 2008-09.
15
IL PRIMO 2000 IN A
GAETANOEKEAN IPIùVOTATI di Silver Mele
È
azzurro il viaggio tra le giovani speranze che vivono la passione tirando calci ad un pallone. Potrebbe diventarlo ad altissimi livelli, a patto che la lunghissima serie di componenti necessari alla fine coincidano, evitando le trappole che rendono minato e incerto il cammino. Il giro per i campi dove il calcio è legge sacra, momento di divertimento per i più piccoli e anche di aspettative, talvolta eccessive, per i genitori, ci porta a scrutare il futuro. La favola dei Rivera, dei Buffon, o dello stabiese Donnarumma, giovanissimi predestinati (si spera che il terzo, portiere per vocazione di famiglia, riesca a dar seguito alle premesse milaniste), è incentivo ai pronostici.
16
Tascone, il tecnico
Poche altre guide, dello spessore e dell’esperienza di Carmine Tascone, direttore generale della Damiano Promotion, storica fucina di campioni, possono essere tanto d’aiuto. Da giocatore su campi più o meno nobili a scopritore sopraffino di talenti, attraverso la parentesi vincente da allenatore: è insomma difficile che Tascone si sbagli, sebbene sia solito ripetere che “la strada per arrivare è lunghissima”. La chiacchierata telefonica con Carmine ci fa aprire gli occhi su Salvatore Esposito, centrocampista classe 2000, ceduto in compartecipazione alla Casertana. Duttile e dotato di grande personalità, Esposito si muove a piacimento davanti alla difesa e le cronache delle gare
IL PRIMO 2000 IN A
CLASSIFICA
Dal numero di febbraio É Azzurro sta chiedendo a dirigenti, procuratori, allenatori ed ex calciatori, di indicare il primo giocatore nato nel 2000 che potrebbe esordire in serie A. Di seguito la classifica dei giovani più votati fino a ora.
A sinistra la nazionale Under 15 Sopra, Carmine Tascone; sotto, Diego Nappi
3 / Gianluca Gaetano - Napoli 3 / Kean - Juventus 2 / Matteucci - Empoli 1 / Meli - Fiorentina 1 / Pellegri - Genoa 1 / Gennaro Esposito - San Vitale 1 / Seno - Genoa 1 / Telesi - Sampdoria 1 / Caiazzo - As Posillipo 1 / Ghidotti - Fiorentina
1 / Lonoce - Lecce 1 / Sportelli - Milan 1 / Schiro - Inter 1 / Merola - Inter 1 / Vigolo - Milan 1 / Stanzani - Fiorentina 1 / Salvatore Esposito - Casertana 1 / Micillo - Napoli 1 / Ingrosso - Roma
Hanno votato: Enrico Fedele, Gennaro Iezzo, Luca Pasqualin, Antonio Rocca, Marco Sommella, Dario Canovi, Carmine Tascone, Diego Nappi
dei giovanissimi nazionali rossoblu lo confermano. Ma Carmine Tascone è uno che va oltre, dall’occhio molto lungo. Così comincia a raccontarci di un tale Salvatore Montaperto, attaccante formidabile del 2002. Figlio di quel Montaperto, prodotto delle giovanili del Napoli, che per i numeri e la forza avrebbe meritato una carriera sicuramente più importante. Inter, Sampdoria, Genoa e Napoli seguono da tempo Montaperto jr e su di lui Tascone è pronto a scommettere.
Nappi, il procuratore
Continua tutti i giorni a visionare partite e ragazzi anche Diego Nappi, agente FIFA che rappresenta gli interessi di Jacopo Dezi e di Sebastiano Luperto. Il primo gioca in B nel Crotone, il secondo può divenire il centrale azzurro del prossimo futuro. Ma è proprio ai giovanissimi del Napoli che Nappi rivolge l’attenzione. Gianluca Gaetano, fratello del Primavera Felice, non è certo una scoperta. Il trequartista del 2000 ha ammaliato anche il ct della Nazionale under 15 Antonio Rocca ed è tassello insostituibile per l’allenatore di club Carnevale. Per intenderci, Gaetano ha numeri da leader, il compagno di squadra Salvatore Micillo è il centrocampista di personalità, agonisticamente cattivo, con buona tecnica, che non sfugge all’osservatore. Altra maglia, stesso obiettivo che è la serie A: quello che coltiva con la Roma Gabriele Ingrosso. Terzino sinistro bravissimo nella doppia fase, cresciuto tanto in rendimento nell’ultimo anno. I tre nomi di Nappi, con loro un’unica certezza: nel velocissimo mondo del pallone il futuro di questi ragazzi è già iniziato... ©Riproduzione riservata
C’ÈGIÀUNA2000 NELLASERIEA FEMMINILE
Spesso le donne sono più veloci degli uomini. Anche nel calcio. Ha già esordito in serie A, infatti, la prima ragazza nata nel 2000. Si tratta di Giada Greggi, quindici anni compiuti a febbraio e già un punto fermo della Res Roma. “Non pensavo fosse già pronta – spiega il CT della nazionale femminile under 17, Enrico Sbardella - e invece ha mostrato tante qualità. È un centrocampista che abbina quantità e qualità, con i dovuti accorgimenti potrei paragonarla a Marchisio. Ha grandi margini di miglioramento, è molto umile e cerca sempre di migliorarsi. L’ho portata in nazionale e voglio capire se è davvero pronta per i massimi livelli”. (C.Z.)
17
IL PROFILO
lacometadiInler ilbagliorecheilluminailcieloazzurro di Bruno Marra
I
n una sera d’aprile del 2011 ci fece male, male da morire. Prese la mira e tirò dal pianerottolo di casa sua, la palla s’infilò giusto all’incrocio del nostro giardino, nella bisettrice di sessantamila cuori spezzati. Era un Napoli-Udinese che ci svegliò dal sogno. Quella notte Napoli non dormì con gli occhi gonfi di lacrime, nel riflesso di quello che poteva essere e non è stato. Ma lui, come un uomo d’onore, non aprì bocca, non proferì parola, non esultò, abbassò la testa e pensò: scusatemi, presto sarete la mia famiglia. Proprio nel mese di aprile di quattro anni fa la nostra Terra vide per la prima volta la “cometa di Inler”. Una parabola dalla scia luminosa che annunciò il futuro sotto le stelle del San Paolo.Il destino è fatto così, porta segni e regala profezie per chi sa coglierle. E sul volto di Gökhan c’era già riflesso il cielo azzurro, una Guardia Svizzera al servizio del Regno di Napoli. Inler è un Signore del centrocampo e non solo per il talento, ma soprattutto per l’intelligenza, il garbo, la personalità con la quale conduce la sua vita quotidiana e dirige la sua presenza nel gruppo. L’uomo di fiducia di tutti, il compagno ed il fratello al quale si può chiedere un consiglio in ogni momento. Perché questo ragazzo metà turco e metà svizzero ha un’anima cosmopolita ed un’eleganza comportamentale che è pari solo alla classe calcistica. Ha amato Napoli sin da subito, gli piace il calore, la passione e l’entusiasmo di questa città apparentemente antitetica alla sua formazione emotiva e caratteriale, ma che in realtà si sposa felicemente con il suo mondo interiore. Uomo solare e libero pensatore, riflessivo in mezzo al campo così come nel privato. Come quando da piccolino in famiglia era il piccolo “Gögi”, che appena vedeva un pallone lo schiantava con potenza
inaudita. Ma il padre, che faceva il calciatore amatoriale, gli spiegò che quella palla prima di colpirla forte la doveva accarezzare. Nacque lì il suo tiro tagliato, il colpo secco con le “tre dita” che è diventata un’abbagliante “cometa”. È il suo marchio d’autore stampato a fuoco in questi quattro anni da “turco napoletano”. Inler fila dritto, non si fa ammaliare dalle sirene dei complimenti, né si fa piegare dal soffio delle critiche. È sempre lui il trascinatore del centrocampo, lo sprint finale parte ancora dai suoi piedi e dal suo cervello. Adesso che è di nuovo aprile, come quattro anni fa, quando Napoli per la prima volta vide la cometa di Inler. La stessa che oggi illumina il nostro cielo, il nostro sogno, il nostro regno. Il bagliore di “Gögi”, la Guardia Svizzera verso una meravigliosa Primavera azzurra. ©Riproduzione riservata
19
22
L’INIZIATIVA
UNACOLLEZIONE CHEFAGOL...A
33
ALTRE OTTO CARTOLINE DELLE RETI AZZURRE
A
nche questo mese sarà possibile spedire una cartolina ai tifosi avversari con il ricordo dei gol segnati dal Napoli. Arriva a quota 40 la collezione delle reti segnate dagli azzurri in campionato, immortalate da Pietro Mosca e allegate al nostro giornale. In questo numero troverete la rete segnata nella sfortunata gara persa contro la Juventus (1-3) da Britos, ma anche quella del successo contro la Lazio (0-1) di Higuain, quelle messe a segno dallo stesso centravanti argentino contro il Genoa (2-1), l’autorete di Cesar e il primo gol di Gabbiadini in maglia azzurra contro il Chievo (1-2), e la prima rete dell’ex doriano allo stadio San Paolo contro l’Udinese, insieme alla prima della gara segnata da Mertens, nella partita vinta 3-1 contro i friulani. Il terzo gol di quell’incontro lo troverete nel prossimo numero, insieme alle successive reti segnate dal Napoli. Anche questi otto scatti andranno ad arricchire la collezione completa, che proseguirà fino a fine stagione. Un regalo per i collezionisti ma anche un’occasione per inviare ai tifosi avversari per uno sfottò goliardico.
Per poterle raccogliere tutte sarà possibile scrivere (info@eazzurro.it) o telefonare (081 5542252) alla redazione e richiedere quelle mancanti al costo di 50 centesimi l’una. ©Riproduzione riservata
33 / Napoli-Juventus 1-3 / Gol di Britos 34 / Lazio-Napoli 0-1 / Gol di Higuain 35 / Napoli-Genoa 2-1 / 1° Gol di Higuain 36 / Napoli-Genoa 2-1 / 2° Gol di Higuain 37 / Chievo-Napoli 1-2 / Autogol di Cesar 38 / Chievo-Napoli 1-2 / 2° Gol di Gabbiadini 39 / Napoli-Udinese 3-1 / 1° Gol di Mertens 40 / Napoli-Udinese 3-1 / 2° Gol di Gabbiadini
34
35
36 37
38
39 40 23
IN VISITA A...
cORRIERE deLMEZZOGIORNO lOSPORTVISTODASUD di Rino Dazzo
L’
autorevolezza, la serietà, il prestigio: il Corriere del Mezzogiorno è l’alter ego meridionale del Corriere della Sera. L’approfondimento, l’analisi, i retroscena visti e svelati da Sud. Anche nello Sport, affidato dal 2006 a Monica Scozzafava. «Sono sempre stata appassionata di calcio e tifosa del Napoli», racconta dalla sua postazione nella redazione di San Nicola alla Dogana, a due passi da Palazzo San Giacomo e dal Maschio Angioino. «Ho mosso i primi passi a Canale 21, nel 1991. Mi occupavo di cronaca, conducevo i tg quando alla direzione c’era Antonio Sasso. I primi approcci col calcio li ho avuti qualche anno dopo scrivendo per Supersport 2000, il mensile di Maurizio Romano. Poi ho lavorato anche a La Città di Napoli, al Roma e, nel 1997, sono approdata al Corriere del Mezzogiorno». Nove anni alla cronaca, prima di passare allo sport: «L’ho chiesto io, mi faceva piacere occuparmi di calcio, del Napoli in particolare. Era l’anno della serie B ed ebbi modo di vivere da vicino la promozione».
24
All’inizio, però, fu come rompere un muro: «Il calcio è un ambiente prevalentemente maschile, ancora oggi sono poche le donne che se ne occupano in prima persona su un quotidiano. La principale obiezione che mi muovevano alcuni colleghi era che non potevo scrivere di calcio visto che non ci avevo mai giocato. Mi sono inserita pian piano, soprattutto all’inizio guardavo tutte le partite che potevo». Una sorta di corso accelerato riuscito talmente bene che nel 2011 Monica Scozzafava è stata chiamata da Aurelio De Laurentiis a dirigere l’area comunicazione del Napoli: «Un’esperienza meravigliosa, che mi ha dato la possibilità di vivere dal di dentro l’esperienza della Champions e della Coppa Italia vinta sulla Juventus. Ho lasciato dopo un anno perché mi mancava la possibilità di raccontare quotidianamente le notizie. Ma sarò sempre grata al presidente per l’opportunità».
La sensibilità femminile ha aiutato molto Monica nel suo lavoro, anche nello sport: «Ancor di più mi aiuta il fatto di provenire dalla cronaca, cosa che mi consente di avere una visuale a 360 gradi di quello che accade, una capacità di analisi che prescinde dalla tecnica e dalla tattica in senso stretto. La personalità, la mentalità, il carattere sono componenti essenziali di una squadra di calcio e sono aspetti particolarmente interessanti anche per il nostro pubblico». Ogni giorno il Corriere del Mezzogiorno dedica una pagina al Napoli: «Per le partite di car-
IN VISITA A... A sinistra, in alto, Paolo Grassi; In basso Donato Martucci Sotto, Monica Scozzafava, responsabile della redazione sportiva
De laurentiis deve compiere l’ultimo passo lottare per lo scudetto benitez? un esempio di professionalità tello approntiamo degli speciali di 16 pagine, poi abbiamo un sito internet che recentemente ha acquisito i diritti della Lega Pro. In redazione, tra l’altro, molto spesso diamo vita a dibattiti molto accesi: i tifosi del Napoli qui sono circondati». Il direttore, Antonio Polito, qualche tempo fa ha fatto outing: è interista. Juventino, invece, è il vice caporedattore Paolo Grassi: «Insieme al caporedattore Carmine Festa, abbiamo deciso di potenziare molto lo spazio dedicato allo sport soprattutto sul web, un po’ perché ce lo chiedevano i lettori, un po’ per sopperire agli spazi ridotti che abbiamo sul cartaceo. Grande attenzione riserviamo alle categorie minori, ma anche al basket, alla pallanuoto, a tutti gli sport. La mia fede? È un problema, ogni volta devo inventarmi scuse per assentarmi quando gioca la Juve». Da “osservatore esterno”, Grassi promuove però il Napoli: «De Laurentiis sta per chiudere il nono bilancio consecutivo in utile e Benitez si sta disimpegnando bene. Fondamentale, però, sarà l’approdo
in Champions». Monica Scozzafava annuisce: «Il Napoli è l’unica squadra italiana ad essere stabilmente in Europa, De Laurentiis ora deve compiere l’ultimo passo: lottare per lo scudetto. Benitez? Un esempio di professionalità, l’unico rammarico è aver abbandonato troppo presto i sogni di tricolore». Della redazione sportiva fanno parte anche tre collaboratori: Donato Martucci, Fabio Mandarini e Carmelo Prestisimone. «È una testata che mira
a cogliere aspetti diversi rispetto alla cronaca in sé, a raccontare storie piuttosto che eventi», sottolinea Martucci, al Corriere dal 2007. «Ho avuto modo di seguire tante vicende legate al Napoli. La più curiosa? La presentazione di Lavezzi e Hamsik nel 2007, con la contestazione a Castel Volturno. Chi l’avrebbe mai detto che in pochi mesi…». ©Riproduzione riservata
25
IL RECORD
tantiexazzurri
sullepanchinedellab
D
i questo passo, potrebbe diventare una norma federale: per allenare in serie B occorrerà aver giocato o allenato a Napoli. È una provocazione, ovviamente. Ma neanche tanto. In questa edizione del campionato cadetto gli ex azzurri in panchina, per ora, sono addirittura nove, tra quelli in corso e gli avvicendati. La lista è nutrita e comprende esponenti del Napoli di trenta e più anni fa (Tesser), dei primi anni ‘90 (Baroni), di fine millennio (Lopez e Novellino) e dei primi anni 2000 (Stellone, Rastelli, Dionigi e Marcolin). E c’è anche chi, come Gautieri, ha giocato nel Napoli di De Laurentiis.
26
Sognando la promozione Bomber di razza, in coppia con Stephan Schwoch ha trascinato il Napoli alla promozione in A nel 2000. Ora Roberto Stellone - 37 anni, il tecnico più giovane della B - sogna di ripetere l’impresa col Frosinone, con cui ha già vinto il campionato di Lega Pro. «Ho avuto la fortuna di militare in grandi squadre», ricorda. «L’esperienza col Napoli è stata fondamentale, così come i trascorsi al Genoa e al Torino. Da allenatore mi sento pronto per la serie A. Mi auguro di tornare in una piazza dove sono stato da calciatore, Napoli sarebbe il massimo. Da bambino, però, mi piaceva il Milan». Spera nel grande salto anche Massimo Rastelli, classe 1968, di Torre del Greco, ex attaccante azzurro nel 2001-02. Il
IL RECORD suo Avellino orbita ad alta quota dall’inizio del campionato ed ha prenotato un posto nei playoff, in cui spera di raggiungerlo Marco Baroni con il suo Pescara. «Il gol alla Lazio resterà il ricordo più bello della mia carriera, così come quell’annata magnifica coronata dallo scudetto», sottolinea l’ex difensore, 51 anni, autore della rete nella sfida decisiva per il secondo tricolore partenopeo. «Entrare al San Paolo sarà sempre un’emozione unica per me. Ci sono stato due anni a Napoli, giusto per rendermi conto di quanto questa città viva di calcio. Tornare da avversario in A col Pescara? Ci spero ma è difficile, siamo partiti piano. Vediamo che succede, senza fare proclami».
In lotta per la salvezza
La permanenza in cadetteria è invece l’obiettivo di Attilio Tesser, 56 anni, timoniere della Ternana. Originario di Montebelluna, ha debuttato in A col Napoli nel lontano 1978 e c’è rimasto due stagioni. Più vicina nel tempo l’esperienza partenopea di Dario Marcolin, capitano azzurro forse nell’annata più tribolata, la stagione 2003-04, quella del fallimento. Non è un caso che l’attuale allenatore del Catania, classe 1971, volga il suo sguardo al Napoli di oggi: «Da allenatore, ma anche per la mia esperienza da commentatore tv, ho seguito spesso la squadra di Benitez. Dall’esterno mi sembra che sia più concentrata sulla fase offensiva che su quella difensiva, aspetto che probabilmente in Italia andrebbe curato maggiormente».
Poi è toccato al “Gaucho”, Carmine Gautieri, 45 anni a luglio, un mese con la maglia del Napoli ad inizio 2005: Spinelli lo ha allontanato dal Livorno al termine del girone d’andata. Non ha resistito neppure il tecnico della promozione del 2000, Walter Novellino, esonerato dal Modena dopo 28 gare, anche se l’esperienza più incredibile è stata quella di Davide Dionigi, bomber azzurro dal 2002 al 2004. La sua avventura al Varese è durata una settimana: presentazione, due sconfitte e addio.
(R.D.)
©Riproduzione riservata
Fine della corsa
A sinistra, Dario Marcolin In alto, Marco Baroni In basso, Roberto Stellone
Ci sono poi quelli la cui avventura è terminata in anticipo. Il primo è stato Giovanni Lopez, 37 anni, due campionati a Napoli tra il 1998 e il 2000, esonerato dal Vicenza dopo 11 giornate, pochi mesi dopo la promozione in B.
27
CURIOSITÀ
GEMELLIDIVERSI Daniel Fonseca
Guido Baldari
(Ex attaccante del Napoli)
(Ufficio Stampa Calcio Napoli)
Dario Marcolin
Vangelīs Moras
(Allenatore del Catania)
(Difensore Hellas Verona)
Eric Cantona
Salvatore Caiazza
(Ex attaccante francese)
(Responsabile sport Il Roma)
ilpremio
Francesco De Luca, responsabile della redazione sportiva de Il Mattino, ha vinto il premio giornalistico “Beppe Viola”, dedicato al giornalista della Rai scomparso nel 1982. A Francesco le congratulazioni vivissime da parte della redazione di È Azzurro e di tutta la Giammarino Editore.
L’edicolante Pasquale Marino
Massimo Sparnelli
(Allenatore Vicenza)
(Vicepresidente Ussi Campania)
28
Lino Di Spiezio, via A. De Curtis, Monterusciello
CURIOSITÀ
L’ex concorrente del Grande Fratello, Francesca Fioretti, promise uno spogliarello ai tifosi del Napoli in caso di scudetto.
FIORETTIEPROMESSE
La promessa sarà rinnovata in caso di vittoria dell’Europa League?’
Lafrase
“Non puoi solo andare là fuori e battere l’avversario. Devi impressionarlo al punto che non vorrà mai più vederti” (George Best)
29
NUOTO
SANZULLO «MONDIALI E OLIMPIADI I PROSSIMI TRAGUARDI LA CAPRI-NAPOLI UN SOGNO PER IL FUTURO»
IlMARATONETA DELMARE di Carlo Zazzera
N
on è vero che il mare non bagna Napoli, come sosteneva Anna Maria Ortese. Mario Sanzullo lo ha dimostrato arrivando ad eccellere nelle gare di nuoto in acque libere, in una città storicamente piena di campioni cresciuti nelle piscine. Il giovane talento del Circolo Canottieri, che a giugno compirà 22 anni, ha già trionfato in una tappa del circuito della Coppa del Mondo, ultimo di una serie di successi incredibili alla sua giovane età. Sembra strano, ma a Napoli non è facile trovare atleti che nuotino in mare. Com’è nata questa sua passione? «Ho iniziato a disputare qualche gara
30
a 16 anni, vincevo e mi divertivo e questo mi ha fatto capire che poteva essere la mia strada. Dopo i primi Campionati Italiani sono entrato nelle Fiamme Oro, che insieme al Circolo Canottieri Napoli sono la mia seconda famiglia. Grazie agli allenamenti di Luca Piscopo e a tutto lo staff tecnico del circolo, guidato da Lello Avagnano, e alla dirigenza sono riuscito ad arrivare ad alti livelli».
una gara da 10km, che non mi è congeniale, e c’è solo un posto disponibile con tanti concorrenti di valore. Io sono il più giovane del gruppo italiano, ma se penso che nel 2013 a Barcellona ho vinto su quella distanza, qualificandomi per i Mondiali, ci posso provare. Se andasse male so che avrò un’altra occasione nel 2020, ma di sicuro sarebbe meglio arrivarci il prima possibile».
Non si può non pensare che lei punti alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, o è un sogno proibito?
La strada è ancora lunga e passa dai risultati di quest’anno. Quali sono gli obiettivi del 2015?
«Le Olimpiadi sono il sogno di tutti. Farò il possibile per provare a partecipare, anche se la selezione sarà in
«Il programma prevede il maggior numero possibile di tappe della Coppa del Mondo. Servono per accumulare
NUOTO
vincere per la prima volta in coppa del mondo è stata una grande emozione esperienza, che in questo tipo di prove è fondamentale. Dovrei riuscire a farne altre due prima delle selezioni per i Mondiali in estate. Quella sarà una prova difficile, perché si gareggerà in un lago, a Kazan in Russia, una situazione più simile a una piscina che al mare aperto». Pensa che questo tipo di condizione non la avvantaggi? «Per chi ama nuotare in mare il lago è una costrizione. Io amo questo sport proprio perché si nuota in condizioni diverse da quelle della piscina, con tanti fattori che possono influenzare la gara. Penso alla traversata dello Stretto di Messina, che ho vinto negli ultimi due anni e alla quale parteciperò nuovamente a fine estate. Le correnti sono decisive ed è quello che rende la gara ancora più bella». Di sicuro nuotare in un fiume le porta bene, visto il successo conquistato in Argentina, la sua prima vittoria in Coppa del Mondo su una distanza di 25km. «È vero, anche se devo ammettere che rispetto a una classica 25km quella è stata più facile, perché nuotavamo con il favore della corrente. È stato molto divertente, abbiamo fatto un bel
gioco di squadra con Simone Ercoli, col quale ci siamo alternati al comando fino allo sprint finale. Lui ha tentato di anticiparmi in un tratto controcorrente ma io l’ho passato all’ultima boa e ho vinto. è stato molto emozionante perché in Argentina questa disciplina è molto seguita e all’arrivo c’era una grande folla ad accoglierci». Anche all’arrivo della Capri-Napoli, ogni anno, ci sono tanti appassionati, che attendono da tempo un napoletano all’arrivo… «È ancora troppo presto per me. Se dovessi partecipare sarebbe per provare a ottenere un risultato di prestigio, ma serve una preparazione specifica perché è una gara di 37km che dura otto ore. Non è semplice, l’idea c’è, ma non a breve termine. Prima o poi, però, spero di provarci». Quanto conta la preparazione in gare simili? «Sono delle gare atipiche, diverse dalle gare di fondo in piscina. Il lavoro in allenamento è importante, serve a prepararsi mentalmente. è necessaria molta abilità anche per gestire i cambi di ritmo e per non perdere tempo nei rifornimenti». ©Riproduzione riservata
31
AUTO
UNgiaguarod’alluminio
Jaguarhapresentatoanewyorklaxf di Giovanni Marino
T
almente leggera da poter camminare sull’acqua: questa l’allusione suggerita dalla presentazione londinese ordita dalla Jaguar facendone camminare un esemplare sull’acqua per circa duecento metri guidata da Jim Dowdell, stuntman che ha lavorato in molti film realizzati oltreoceano. Ma la vera primadonna è lei, la nuova XF che si è svelata lo scorso 1° aprile al salone di New York, mostrandosi in tutta la sua leggerezza (80 kg in meno rispetto alla pregiatissima concorren-
32
za) grazie alla scocca interamente realizzata in alluminio. Confermando la consolidata raffinatezza e sofisticata ricchezza dei particolari, la nuova Jaguar XF offre straordinarie proporzioni, eleganza e purezza di linee, con una resistenza aerodinamica eccezionalmente ridotta. Gli interni propongono una sapiente combinazione di lussuosi materiali contemporanei e finiture, con la tradizionale maestria artigianale Jaguar e con una tecnologia allo stato dell’arte. Nuovi anche
il sistema d’infotainment InControl Touch Pro e il quadro strumenti TFT con touchscreen da 12,3 pollici. «La nuova tecnologia, compreso il nostro nuovo touchscreen da 10,2 pollici, si combina accuratamente con materiali che “coccolano e rassicurano”. La nuova XF trasmette, all’interno come all’esterno, un chiaro senso di serenità e di forza e sono orgoglioso che il mio team abbia realizzato tutto questo» ha detto Ian Callum, Jaguar Director of Design.
AUTO La gamma dei motori Gli intrinsechi vantaggi della costruzione in alluminio si integrano con la raffinata e potente gamma di motori della nuova XF. Il 3,0 litri V6 diesel bi-turbo, disponibile al lancio (arriverà in Europa in giugno), beneficia di una serie di avanzate tecnologie che aumentano ulteriormente l’efficienza e la raffinatezza, portando l’erogazione di potenza a 300 CV e la coppia ad un fantastico valore di 700 Nm. Tutti gli altri motori sono abbinati esclusivamente alla trasmissione automatica
Soluzioni tecnologiche Il leggero e rigido corpo vettura rappresenta un aspetto fondamentale per la superba dinamicità di guida mentre l’avanzata tecnologia degli ammortizzatori passivi garantisce un eccezionale comfort di marcia, ma anche una migliore gestione da parte del sistema Adaptive Dynamics, che determina le ottimali impostazioni degli ammortizzatori in base alle condizioni di guida. Il Jaguar Configurable Dynamics, sviluppato originariamente per la F-TYPE, offre il massimo in termini di controllo e consente al
otto rapporti. Il 2,0 litri benzina turbocompresso ad iniezione diretta sviluppa 240 CV e 340 Nm di coppia, mentre il famoso 3,0 litri V6 benzina sovralimentato sarà disponibile nelle versioni da 340 e 380 CV. In Italia, successivamente al lancio, dopo circa sei mesi, saranno introdotti i propulsori 2,0 litri diesel Ingenium nelle versioni da 163 CV/380Nm e 180 CV/430Nm, che saranno offerti con la trasmissione manuale a sei rapporti e il cambio automatico a otto rapporti, appositamente ottimizzati per questa vettura.
guidatore di personalizzare le impostazioni degli ammortizzatori, dello sterzo, del motore e del cambio automatico a otto rapporti. Le sue potenzialità vengono rafforzate anche da un avanzato sistema di controllo utilizzato per la prima volta sulla F-TYPE, l’Intelligent Driveline Dynamics (IDD), che offre la guidabilità di una trazione posteriore con i benefici, in termini performance e aderenza, di una trazione integrale. Per rendere ogni viaggio più sicuro e rilassante, la nuova XF offre una vasta gamma di avanzati sistemi di assistenza alla guida ed è anche la prima Jaguar ad offrire fari full-LED. ©Riproduzione riservata
33
MOTO
nuovagsx-s1000abs
unasuzuki“leggermente”cattiva
A
ggressiva, agile, vestita il poco che basta Sveglia ragazzi, stiamo parlando della moto e non della modella! Anche se la nuova Suzuki GSX 1000 S, con o senza ABS, a modo suo una top model pure lo è. Con questa nuovissima e muscolosa “nuda”, infatti, la casa di Hamamatsu irrompe nell’affollatissimo ed agguerrito settore delle naked ad alte prestazioni e lo fa a modo suo, fondendo performance estreme e tecnologia per dare vita ad un modello che punta, dritto e senza compromessi di sorta, al vertice del settore. La creatura made in Japan
34
arriva in questi giorni nelle concessionarie accompagnata da armi affilate come gli artigli di una fiera pronta a ghermire la sua preda. Il design è aggressivo e senza compromessi, la scheda tecnica descrive una moto capace di prestazioni assolute, agilità e peso contenuto entro livelli fino ad ora inesplorati. In più, in occasione del debutto sul mercato e fino al 31 maggio, viene proposta ad un prezzo assai invitante: 11.990 €.
MOTO Tecnologia e leggerezza per un buon manico Con 209 kg di peso in ordine di marcia (195 kg a secco), la nuova GSX-S1000 stabilisce il nuovo record del suo segmento, addirittura inferiore a quello della “sorellina” GSR750 ABS (213 kg), caratteristica che unitamente all’altezza della sella di appena 810 mm (anche qui il valore più contenuto della categoria) depongono a favore di un carattere estremamente appagante, intuitivo e coinvolgente. Ma non lasciatevi ingannare: a tutta questa leggerezza si contrappone il 4 cilindri in linea da 999 cc della se-
rie GSX-R 1000 K5, dunque di diretta derivazione agonistica già campione del Mondo Superbike e sul quale i tecnici sono intervenuti migliorando le doti di progressività lungo tutto l’arco di erogazione. Nuovi i pistoni, ora più leggeri, ed il profilo delle camme adattato per un uso stradale, oltre a numerose modifiche di dettaglio tese a perfezionare il raffreddamento e l’efficienza termica. Il risultato di questi interventi si traduce in ben 146 cavalli di potenza massima per 106 Nm/9.500 giri di coppia, per una guida elettrizzante tra le curve e nei tratti veloci quanto sfruttabile e fluida nell’impiego cittadino e nel turismo.
Un nuovo controllo della trazione Su questa nuova creatura debutta un innovativo quanto necessario (visto il caratterino) sistema di controllo della trazione impostabile su tre differenti livelli ma eventualmente escludibile, che permette una guida fluida e sicura in ogni situazione. Con un interasse di soli 1.460 mm, il compatto telaio a doppio trave in alluminio assicura un carattere estremamente intui-
tivo e le sospensioni completamente regolabili assicurano la possibilità di scegliere con facilità il set-up ideale, tra massimo comfort o massimo agonismo. Le pinze freno Brembo radiali a 4 pistoncini sono accoppiate ad un doppio disco anteriore da 310 mm e sistema ABS Bosch di serie, a garanzia della necessaria sicurezza anche nelle condizioni più gravose.
(G.M.)
©Riproduzione riservata
35
EVENTI
religiosemilitari epiedidifficili
di Simona Buonaura
S
erata di cultura e grande partecipazione quella che si è svolta presso il foyer del Centro produzione Rai di Napoli per la presentazione dell’ultimo lavoro letterario di Manlio Santanelli “Religiose, militari e piedi difficili” della Giammarino Editore. A porgere i saluti a tutti i presenti il critico teatrale Giulio Baffi che ha moderato l’incontro dando la parola agli ospiti che hanno voluto portare la loro testimonianza di affetto e stima all’autore, quali il direttore del Centro
36
Produzione Rai di Napoli Francesco Pinto, l’assessore alla Cultura e al Turismo del comune di Napoli Nino Daniele, l’editore Gino Giammarino, Maria Rosaria Carotenuto e Antonia Lezza. Quest’ultime nel loro intervento hanno affrontato gli aspetti tecnico-filosofico-letterari del volume. Ultimo a prendere la parola l’autore che, con la sua solita ironia, ha voluto raccontare un aneddoto nel quale la madre di un suo amico dopo aver letto il libro con grande interesse alla fine
ha esclamato «ma ne succedono davvero tante a questo tuo amico!». Con questo episodio Santanelli ha voluto sottolineare come, a volte, sia difficile discernere la realtà dalla finzione narrativa. Ad impreziosire la serata due attori di lungo corso e grande carisma quali Isa Danieli ed Enzo Salomone che hanno letto alcuni racconti tratti dal libro, riscuotendo ogni volta scroscianti applausi da parte del numeroso pubblico intervenuto. ©Riproduzione riservata
EVENTI L’autore firma una copia del libro
Salomone recita alcuni passi tratti dal volume L’attore Lino D’Angiò con Vincenzo Martongelli
Santanelli e l’editore Gino Giammarino tagliano la torta a fine serata
37
EVENTI
UNcompleanno
spumeggianteallamela di Laura Caico / photo credit: Mariano Luise e Valerio Preziosi
P
orta, napoletano doc, ha riunito alla Mela una nutrita rappresentanza dell’avvocatura partenopea, che si è mischiata in allegria agli amici di una vita, compagni di scuola, di sport, di vacanze: il protagonista della serata ha ricevuto gli ospiti insieme alla splendida moglie Mariella Carlomagno, ai suoceri Bruno e Patrizia, ai cognati Chicco con la fidanzata Marisa Apostolo Ford e Marcello con la fidanzata Mila Catello. A fare gli onori di casa l’intera famiglia dalla madre Paola De Miranda con il marito Eduardo Russo e la deliziosa figlia Renata, al fratello Pierluigi con la moglie Maria e il padre Francesco Pio, noto penalista, molto attivo fra Napoli e Roma. ©Riproduzione riservata
38
Tanti i volti noti, tra cui l’odontoiatra ed ex gieffino Alessandro Lucaks con Shalana Santana, l’armatore della flotta Grimaldi Mario Fuduli con Ilaria Leone, Alessandro Aloschi, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli, Francesco Caia, il consigliere regionale Luciano Passariello con Francesca, il commercialista Francesco Pellone con Monica, i notai Fabrizia Satta Flores ed Enrico Troisi, gli avvocati Francesco del Vecchio e Fabio Fulgeri con Paula, Christian Borgonovo con Lalage Lancia, Alessandra Prisco, Mariastella Turizio, l’imprenditore Giancarlo Carità con Tiziana Russo, l’armatore Attilio Ievoli con Fiammetta, il noto illusionista Mister Angie (al secolo Angelo Fedele), Susa Cappabianca, Francesco Baratta, Claudia De Luca, Stefania Landolfi, Roberto Ferrigno, Luca Mastrangelo, Ismaraj Leguiferas, Beppe Gallone, Sisa Ambrosio, Dario Cecere, Raffaele Granato di Corigliano, Francesco e Claudia Florio, Marco e Francesca Ghionni, Enza e Carlo Carbone, Marcello Simeone e Paola,Vincenzo Catuogno e Silvana, Francesco Golia, Ninni Magliulo e Valentina, Stefano Scala, Valentina Della Vecchia, Simona De Luca Picione.