èAzzurro ottobre 2015

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WWW.EAZZURRO.IT ANNO4 NUMERO10 ottoBRE2015 €2,00



EDITORIALE

mcrafa,ilfallimento dell’internazionalizzazione

di Riccardo Giammarino

N

apoli è sempre stata una città particolare e forse è l’unica che con l’internazionalizzazione non ha mai avuto un rapporto di sottomissione. Napoli accoglie chiunque, mescola lingue, culture, musiche e sapori con il resto del mondo da sempre, ma senza rinunciare alla propria identità. Già nel lontano 1799 ci fu il primo tentativo di globalizzazione del Meridione ad opera dei francesi, che furono respinti dai lazzari una volta capito il tranello della finta rivoluzione, che altro non era che un cambio di potere. L’internazionalizzazione è sinonimo di omologazione, di appiattimento culturale quando non è un processo naturale (non lo è mai), ma dettato dall’alto e nel corso degli anni ha mutato più volte forma. Oggi il simbolo di questo fenomeno è il McDonald’s a cui anche la rivoluzionaria Cuba s’è dovuta aprire. Con Napoli anche la nota multinazionale ha avuto poco successo, d’altro canto parliamo della città che ha inventato la pizza. Genuina e popolare, è un simbolo che ci tocca prendere in considerazione. Mentre il McDonald’s è fallito ben tre volte in città

(unico caso d’Europa), la pizza è stata esportata ed imitata in tutto il mondo. C’è una predisposizione naturale nel rispondere all’omologazione con l’identità che sfocia nella napoletanizzazione del mondo. Ma il calcio cosa c’entra? Col senno di poi è più facile fare un’analisi su quanto accaduto nell’ultimo biennio calcistico che non è troppo distante dagli episodi in cui cibo, musica e cultura napoletani hanno globalizzato il mondo. Con McRafa Benitez s’è cercato di internazionalizzare il Napoli e, guarda caso, la maggior parte delle critiche lo accusavano di non avere un’identità di gioco, di non mostrare attaccamento alla maglia e di essere chiuso ai consigli dei meno esperti. Con Sarri non è stato fatto in alcun modo un passo indietro, ma si è data una forma alla squadra. Oggi il Napoli ha un proprio gioco che ha imposto senza timore sui principali campi d’Italia e in Europa. Il Napoli di Sarri è come la pizza e la canzone napoletana, quello di Benitez come il McDonald’s e la musica tecno. Ma esattamente come i giacobini francesi del ‘99 che si chiusero a Castel

Sant’Elmo e bombardarono il proprio popolo per servire la rivoluzione francese, molti Rafaeliti sembrano sperare che il Napoli perda per difendere l’idea del proprio beniamino perdendo di vista la maglia azzurra. L’internazionalizzazione ha sempre perso a Napoli, in tutte le sue forme. Identità e mentalità sono gli ingredienti vincenti per una squadra realmente internazionale. ©Riproduzione riservata

2013: Caceres a Torino distrugge la Porsche; 2014: scontro dell’auto di Caceres a Montevideo; 2015: la Ferrari di Caceres finisce contro una fermata del bus a Torino. Ma non sa guidare o è uno sfasciacarrozze?

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sommario

Direttore responsabile Riccardo Giammarino Capo Redattore Carlo Zazzera

pino porzio

Progetto Grafico Allinone Lab S.r.l.

«Da PalExtra i campioni di domani»

Impaginazione e copertina Francesco Cardamone

pag. 30-31

Foto Pietro e Sonia Mosca Stampa Grafica Cirillo Scafati (Sa) Autorizzazione Tribunale di Napoli n° 28 del 9/7/2015

PRANDELLI

Hanno collaborato a questo numero Rino Dazzo, Vera De Luca, Giovanni Marino, Bruno Marra, Pasquale Tina, Gianluca Vigliotti

«È Sarri l’uomo giusto»

pag. 11-14

INCHIESTA Serie A, il campionato degli stranieri

pag. 15-17

Il personaggio Marcos-Calimero-Allan senza macchia nè paura

pag. 19-22

Il numero è stato chiuso martedì 6 ottobre 2015

MOTORI

Tesla Model X e MV Augusta F3 RC

pag. 32-33

Tiratura Copie 10.000 Distribuzione Edialba S.r.l.

TURISMO Cipro, la patria di Venere

pag. 34-35

EVENTI

www.eazzurro.it Piazza Garibaldi, 136 80142 Napoli (Na) Tel +39 081 554 22 52 info@eazzurro.it

Moda e salute a villa Diamante

pag. 36-37 www.giammarinoeditore.it

europa league Assalto al Midtjylland

pag. 24-25

VIDEOGIOCHI

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14novembre

eventi

Fifa 16 e PES 2016 il calcio in console

PROSSIMAUSCITA “A Napoli non piove mai”

pag. 26-27

pag. 38


ESCLUSIVA CON HYSAJ

«NAPOLINELCUORE COMELAMIATERRA»

«I PRIMI ANNI IN ITALIA SONO STATI MOLTO DIFFICILI ORA MI SENTO A CASA»

di Rino Dazzo

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ESCLUSIVA CON HYSAJ

È

arrivato in punta di piedi, senza scaldare più di tanto il cuore dei sostenitori azzurri. Ha fatto fatica, nelle prime uscite, a guadagnare stima e consensi. Poi, però, è riuscito a far breccia anche nei cuori degli scettici. Tanto che, dopo Napoli-Juventus, la prestigiosa rivista francese France Football lo ha inserito nella top 11 europea della settimana. Indomito, generoso, polmoni d’acciaio e grinta da vendere, Elseid Hysaj porta nel nome un segno del destino. «Elseid significa “capo”», racconta orgoglioso. «È un nome di derivazione araba, egiziana in particolare». Proprio come un capo, il signore della fascia non ha avuto paura del grande salto. Da Empoli a Napoli, con vista sull’Europa. Quella che sta assaporando con la maglia azzurra e quella che spera di conquistare, da protagonista, con la sua nazionale.

Dove può arrivare questa squadra?

Hysaj, in poche settimane ha già conquistato il San Paolo: se l’aspettava?

Cosa?

«All’inizio è stata dura. Non è facile passare da una realtà di provincia ad una grande squadra come il Napoli, ad una grande città come Napoli, con una tifoseria bella e appassionata. È tutto nuovo, tutto più difficile, ma quando le cose vanno bene Napoli è il massimo. Non c’è nulla di più esaltante per un calciatore».

Mi ha colpito il calore dei napoletani sono simili alla mia gente

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«Lontano, ma solo se si continuerà a lavorare sodo, con applicazione e costanza. Per il momento continuiamo a ragionare gara dopo gara. La partita che ci aspetta è sempre la più importante». Si sarà fatto un’idea del campionato. «Certo. Siamo solo all’inizio ma Inter e Roma sembrano ben attrezzate. Ci sono poi squadre destinate a crescere e a salire in classifica come noi e la Juve, ma non solo». Il tormentone di questo avvio di stagione è: Hysaj a destra o a sinistra? «Indubbiamente per me è più facile giocare a destra perché il mio piede preferito è il destro, ma chi mi ha visto faticare a sinistra nelle prime partite deve considerare una cosa».

«Tutta la squadra non era al top della forma. Probabilmente giocare a sinistra adesso, con una preparazione più accurata e con tutta la squadra in una condizione diversa, avrebbe portato ad altre valutazioni sulle mie prestazioni».


ESCLUSIVA CON HYSAJ Conosce bene Sarri: c’è qualcosa di lui che non è stata ancora raccontata? «Il mister non ha segreti, si mostra per quello che è, non nasconde niente. Chi ha la pazienza di osservarlo non può non apprezzarlo».

Torniamo ai discorsi di campo. Ad aprile con l’Empoli ha battuto sonoramente gli azzurri: quanto è cambiato il Napoli rispetto ad allora?

Che impressione ha avuto di Napoli?

«Tanto. Nell’aspetto tattico anzitutto, ma anche a livello mentale. Ora ci sono più movimenti da parte di tutti, un’attenzione specifica alla fase difensiva, una maggiore cura dei dettagli».

«Una città magnifica e un ambiente ancora più bello. Napoli non è come la raccontano, mi è bastato viverci un paio di mesi per rendermene conto».

Il Napoli ha versato cinque milioni di euro all’Empoli per il suo cartellino, facendo di lei il calciatore albanese più pagato di sempre.

Cosa l’ha colpita di più dei napoletani?

«Una cosa che mi inorgoglisce, è un record di cui sono onorato. Non avverto il peso della pressione, anzi, è uno stimolo a far sempre meglio».

«Il loro calore umano, la loro capacità di accoglienza, così simile a quella della gente della mia Albania». La sua famiglia si trova bene? «Benissimo. Abbiamo scelto di vivere fuori città, ma in un posto vicino al mare. In questo modo ci sentiamo davvero a casa». Qual è il primo posto che è andato a visitare? «Mergellina. Gliel’ho detto che siamo gente di mare».

Dopo il cambio di casacca ha dichiarato: “Napoli è un sogno che si avvera”. Perché? «Perché è la squadra di Maradona, una squadra che seguivo sin da bambino. Mi ha sempre colpito per la sua tifoseria, per la passione della gente, tutte cose che sto constatando di persona. Oggi più che mai sono contento di aver scelto il Napoli». Un altro sogno che potrebbe avve-

rarsi è quello con la sua nazionale. «L’Albania non si è mai qualificata ad un grande torneo, possiamo farlo ora con gli Europei. Entreremmo nella storia. Faremo di tutto per centrare l’obiettivo, non è impossibile». Proprio dall’Albania è partito giovanissimo per sbarcare in Italia. «Come per tutti gli stranieri, nei primi tempi è stato tutto più difficile. Ci si

Seguivo il napoli fin da bambino è un sogno poter giocare nella squadra di maradona sono orgoglioso di essere il giocatore albanese più pagato di sempre

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ESCLUSIVA CON HYSAJ

sente persi, in un paese di cui non si conosce la lingua e dove tutto è diverso. La mia famiglia è stata fondamentale per me». Ha bruciato le tappe. Titolare all’Empoli a 18 anni, poi subito convocato in nazionale. Ora che ha 21 anni ed è a Napoli sembra quasi un veterano. «Sin da piccolo ho sempre giocato coi grandi. Non so, forse mi vedevano più bravo, ma è una cosa che mi ha sempre motivato molto. Le difficoltà non mi hanno mai spaventato». Chi le ha trasmesso la passione per

il calcio?

re a far bene in campo».

«Mio padre Gezim. È lui che mi ha portato agli allenamenti. Mi ha insegnato tante cose».

Come trascorre il tempo libero?

Come si prepara prima di scendere in campo? «Vivo sempre un mix di sensazioni, un concentrato di gioia, paura, emozione. Non si sa mai cosa potrà riservare una partita». Ha dei riti scaramantici? «No, preferisco concentrarmi e pensa-

«Con la mia famiglia. Faccio di tutto per accontentarli, per regalare serenità. Sono sempre pronto ad accompagnarli in giro, Napoli offre tanti posti da visitare. Rispetto ad Empoli è come la notte e il giorno. Qui è tutto un altro mondo». Qual è il suo piatto preferito? «Tutto quello che cucina mia mamma Shpresa (ride, ndr). Anche lei ha un nome particolare, significa “speranza”.

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ESCLUSIVA CON HYSAJ

voglio giocare tanto per aiutare società e tifosi a vincere il più possibile

Vado matto per i fagioli con la carne, una pietanza tipica albanese che fa lei». Il suo idolo da bambino? «Javier Zanetti, un campione dentro e fuori dal campo. Ma anche Igli Tare, uno dei primi albanesi a farsi valere in un campionato difficile come quello italiano». Quanti tatuaggi ha?

«Sì. Sono molto legato a due in particolare, a quello raffigurante l’infinito con le iniziali della mia famiglia e ad un altro che ho sul braccio e che mi raffigura con la maglia della nazionale e con quella della mia squadra di club».

Questo significa che ce ne sono altri in programma?

Le piace navigare in internet? «Non molto. Non ho profili Facebook o Twitter, ma una pagina Instagram curata da due amici».

Segue anche altri sport? «Non proprio, ma ogni tanto mi diverto a giocare a tennis, a ping pong e a pallavolo». Qualche palleggio con sua sorella Rigelta, che è pallavolista?

«Quattro, per ora».

zuoli. Siamo una famiglia di sportivi».

«Proprio così. Ha 16 anni, gioca a Poz-

Il suo augurio più grande per questa stagione? «Continuare a giocare con regolarità e aiutare la squadra a vincere. Se lo meriterebbero il mister, i miei compagni, ma soprattutto la società e i tifosi che sono unici». ©Riproduzione riservata

IL CT dell’albania, giovanni de biasi

«elseidarriveràinalto» E

lseid Hysaj raccontato da chi lo conosce bene, il suo allenatore in nazionale. Gianni De Biasi è stato tra i primi a credere nel ragazzo di Scutari, tanto da averlo lanciato giovanissimo in una delicata sfida di qualificazione mondiale in Norvegia. Mister, perché ha puntato subito su Hysaj? «Quante me ne disse il presidente della federazione albanese, persino che ero pazzo: far debuttare un diciottenne in nazionale, fuori casa e contro un avversario difficile. Ma i fatti mi hanno dato ragione. L’ho fatto

perché Hysaj è un ragazzo d’oro ed un ottimo calciatore». Lei però lo fa giocare sempre a destra. «A mio giudizio è il ruolo che meglio esalta le sue caratteristiche. Dirò di più, ha ancora margini di miglioramento. Sono convinto che l’esperienza a Napoli gli gioverà molto, lo aiuterà ad avere una consapevolezza ancora maggiore delle sue qualità». L’avvio di stagione è stato incoraggiante.

«Non ne avevo dubbi. Naturalmente anche Hysaj ci ha messo un po’ ad ambientarsi in una realtà nuova e così prestigiosa, ma adesso è uno dei punti di forza. Le sfide difficili non lo intimoriscono, anzi lo esaltano e Napoli è davvero una sfida stimolante». Dove può arrivare? «Molto in alto, con il Napoli e con la nazionale. Io lo seguo sempre, sono sicuro che farà bene». (R.D.) ©Riproduzione riservata

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CARTOLINE

TORNALACOLLEZIONE

DEIGOLdelnapoli LE PRIME OTTO CARTOLINE DELLE RETI DEL CAMPIONATO 2015-16

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rosegue per il secondo anno consecutivo l’esclusiva iniziativa editoriale di É Azzurro. I tifosi del Napoli, infatti, da questo numero e per tutta la stagione potranno trovare, allegate al giornale, le cartoline delle reti messe a segno dalla squadra nel corso del campionato 2015-16. Saranno otto ogni mese, una in ogni copia, e per collezionarle tutte sarà possibile scrivere (info@eazzurro.it) o telefonare (081 5542252) alla redazione e richiedere quelle mancanti al costo di 50 centesimi l’una. I primi otto scatti, realizzati da Pietro Mosca, hanno immortalato le marcature messe a segno da Hamsik nello sfortunato esordio a Sassuolo (2-1), la splendida doppietta di Higuain nel pareggio interno contro la Sampdoria (2-2), le reti segnate da Insigne e Allan nel 2-2 in trasferta contro l’Empoli e i primi tre gol, che portano le firme di Higuain, Allan e Insigne, nel trionfale successo interno (5-0) contro la Lazio al San Paolo. Le altre due reti, e quelle degli incontri successivi, le troverete a partire dal prossimo mese.

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©Riproduzione riservata

1 / Sassuolo-Napoli 2-1 / Gol di Hamsik 2 / Napoli-Sampdoria 2-2 / 1° Gol di Higuain 3 / Napoli-Sampdoria 2-2 / 2° Gol di Higuain 4 / Empoli-Napoli2-2 / 1° Gol di Insigne 5 / Empoli-Napoli2-2 / 2° Gol di Allan 6 / Napoli-Lazio 5-0 / 1° Gol di Higuain 7 / Napoli-Lazio 5-0 / 2° Gol di Allan 8 / Napoli-Lazio 5-0 / 3° Gol di Insigne

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PRANDELLI

«equilibrioecompetenza

èsarril’uomogiusto» L’EX CT AZZURRO IN ESCLUSIVA «un tecnico che insegna calcio saprà confermarsi» di Pasquale Tina

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errazza con vista privilegiata sul campionato. Cesare Prandelli per il momento se la gode. Aspetta l’occasione giusta per rientrare in panchina dopo l’esperienza al Galatasaray che probabilmente non rifarebbe. La fretta, nel suo caso, è stata cattiva consigliera e i pochi mesi in Turchia hanno confermato il vecchio adagio. Meglio attendere la chiamata più consona alle sue caratteristiche per ricominciare con slancio dopo l’esperienza alla guida dell’Italia, un “interregno” durato quattro anni tra gioie (vice campione europeo e terzo alla Confederations Cup) e una sola vera delusione (l’eliminazione al primo turno nel Mondiale in Brasile). «Non ho fretta», ripete. Per ora preferisce apprezzare il panorama di una serie A che promette scintille. Si aspettava un campionato senza padroni? «No, assolutamente no». Cosa accadrà? «Sarà sicuramente una serie A affascinante, come non accadeva da anni. Ci sono tante squadre che possono lottare per qualcosa d’importante». Vuole fare una griglia? «Dico che i valori usciranno e quindi

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NAPOLI-FIORENTINA è UN CONFRONTO TRA REALTà DI ALTO LIVELLO SONO TORNATE A ESSERE DUE SQUADRE DI VERTICE

le solite cinque o sei squadre saranno protagoniste. Ma se i club blasonati avranno problemi, attenzione alle formazioni organizzate che possono dar fastidio a tutte». Entriamo nel dettaglio. Una Juve così incerta era prevedibile? «I bianconeri hanno avuto coraggio nel cambiare e non hanno aspettato che il ciclo fosse finito. Gli acquisti sono stati importanti, ma sono arrivati ad agosto. Ci vuole tempo». Fiducia ad Allegri? «Assolutamente sì. Deve lavorare con questo gruppo e sono convinto che la risalita in classifica è garantita».

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Il Napoli le piace?

deve essere?

«Sì. La scelta di Sarri è stata significativa. Deve ovviamente essere sostenuto, il suo è un progetto tecnico da seguire. Doveva solo avere il tempo di conoscere le caratteristiche dei giocatori. La vittoria con la Juve è stata straordinaria».

«È difficile definirlo adesso considerando la grande incertezza. La mentalità deve essere quella di un campionato di vertice e magari migliorarsi rispetto allo scorso campionato».

Sarri, dunque, è l’uomo giusto?

«Non spetta a me decidere. Posso dire che lo seguivamo anche noi già quando era al Verona, ma bisognava aspettare i tempi tecnici per la convocazione. È sicuramente un centrocampista interessante».

«Ha scalato tutte le categorie e questo è un fattore da non sottovalutare. Denota equilibrio e competenza. Ha la capacità di insegnare calcio. Il suo Empoli era la conferma. Sono convinto che ci riuscirà anche a Napoli». Ma l’obiettivo degli azzurri quale

Jorginho è da nazionale?

Tra le note positive del campionato c’è la “sua” Fiorentina.


PRANDELLI «È una delle sorprese. La vittoria contro l’Inter ci ha fatto capire che è arrivato un allenatore come Paulo Sousa che ha una mentalità europea». In che senso? «Ha avuto continuità di gioco. Poche squadre vanno a Milano ad affrontare l’Inter in questo modo. L’intensità fa la differenza, è così soprattutto in Europa. Ho avuto la sensazione che siamo di fronte ad una Fiorentina che interpreta al meglio questo concetto». Merito di Paulo Sousa? «Ripeto, sta facendo bene, poi ovviamente serve continuità per dare seguito alle buone prestazioni. Sicuramente può essere una novità da seguire: in mezz’ora ha schiacciato l’Inter. Ovviamente, come accade sempre, anche gli episodi condizionano». Il 18 c’è Napoli-Fiorentina. Saranno due protagoniste? «Secondo me sì. Lo hanno già dimostrato, ormai sono abituate alle posizioni di vertice della classifica e due anni fa hanno dato vita anche ad una finale di Coppa Italia. Ora ci sono due nuovi allenatori che però partono da una base importante. Potrà essere un bel confronto tra realtà di livello».

Quale sarà la possibile sorpresa? «Dico il Torino. Ha una continuità impressionante. Ventura può essere molto soddisfatto, la sua squadra sta mostrando crescita e maturità. I granata hanno dimostrato carattere recuperando contro Fiorentina e Frosinone. Il gruppo non ha dimostrato isterismi e questo è un aspetto molto positivo. La base tecnica è evidente, il progetto è ben preciso. Posso fare anche un altro nome?».

«Aggiungo anche il Sassuolo. Gli ingredienti sono simili». Cosa ne pensa della nazionale? «Conte ha un solo problema». Quale?

Prego, dica pure.

«Una volta in nazionale arrivavano giocatori pronti e in grado di fare la differenza da subito. Adesso non è più così perché spesso gli italiani non sono protagonisti nei club, quindi tocca a lui fargli fare esperienza con la maglia az-

Claudio Prandelli fu protagonista di alcune scene del film “Vacanze di Natale a Cortina 2011”, il sedicesimo “cinepanettone” prodotto dalla FilmAuro.

Come altre pellicole di questo filone, il successo al botteghino fu enorme: quasi 12 i milioni incassati solo durante il periodo di permanenza del film nelle sale cinematografiche.

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TORINO E SASSUOLO SONO LE SORPRESE DEL CAMPIONATO DUE SQUADRE IN CRESCITA CON UN BUON PROGETTO TECNICO

zurra. Per il resto l’impianto tecnico è importante, così come l’idea di gioco». Balotelli può ancora dire la sua con l’Italia? «Questo non lo so. Ne stanno parlando tutti bene, c’è una grande considerazione del nuovo Balotelli. A livello tecnico non è mai stato in discussione. Dipende unicamente da lui».

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E Prandelli quando tornerà in corsa? «Non dipende da me. Noi allenatori siamo scelti, quindi non possiamo condizionare nessuno. In questo momento mi godo le partite con calma e serenità. Poi valuteremo». Le piacerebbe tornare in Italia? «Conta il progetto. Non fa nessuna dif-

ferenza il campionato, posso dire che mi intrigherebbe una nuova esperienza all’estero». C’è una nazione che preferisce? «No. Ripeto, dipende sempre da cosa ti propongono. Ormai siamo nell’epoca del calcio globalizzato». ©Riproduzione riservata


INCHIESTA

serieA

ilcampionato deglistranieri

C

ento titolari. Anche meno, a esser precisi. Ormai gli italiani in serie A sono quasi una rarità. E Antonio Conte non ha mancato di sottolinearlo: «Sono sempre più pochi e la competitività della nazionale diminuisce». Il grido d’allarme del Ct di una delle formazioni azzurre meno forti di sempre è il segnale di una crisi di cui, probabilmente, Figc e Lega si sono accorte troppo tardi, dopo che la serie A ha perso un posto nelle coppe europee e la nazionale è sprofondata fino al diciassettesimo posto del ranking Fifa, prima di trarre ossigeno dalle sofferte vittorie su Malta e Bulgaria. Quali sono le squadre più “italiane” del

campionato? Quali quelle più internazionali? Mettetevi comodi e prendete nota. Autarchia al potere C’era una volta il Piacenza, l’unica formazione tutta italiana a calcare i campi della serie A in tempi moderni. Correva l’annata 1993-94 e l’undici guidato da Gigi Cagni ha fatto la storia della massima serie, anche se a fine stagione fu costretto a tornare subito in cadetteria. Oggi la squadra più autarchica del campionato è il Sassuolo, con 26 giocatori in rosa eleggibili per la nazionale di Conte. Si resta in Emilia con i

21 italiani del Bologna, quindi al terzo posto con 20 un’altra neopromossa, il Frosinone. A quota 18 Atalanta e Chievo, due squadre abituate a tirar su talenti dal vivaio, mentre con 16 seguono Carpi, Verona e Sampdoria. Alto anche il numero di italiani nel Milan (15), nel Torino, nel Palermo e nell’Empoli (14 a testa), mentre si assesta a quota 12 il Genoa. E la Juventus, zoccolo duro della nazionale? Appena undici italiani, anche se tutti – o quasi - di qualità. Campioni di ieri e di oggi come Buffon, Chiellini, Bonucci, Barzagli e Marchisio, ma anche di domani come i talenti Sturaro e Rugani.

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INCHIESTA Disamor di patria Sei squadre in serie A presentano meno di dieci italiani in rosa, considerando anche giovani della Primavera inseriti in organico per “fare numero” oppure i terzi portieri. Si tratta della Lazio con 8, dell’Udinese con 7, di Fiorentina, Napoli ed Inter (6 a testa) e della Roma: gli italiani allenati da Garcia sono soltanto 4. E dire che le due squadre della Capitale hanno ottimi vivai, molto ben organizzati, in grado di arrivare fino in fondo nei campionati o nelle coppe di categoria sia con la Primavera che con Allievi e Giovanissimi. Pochi, però, i giovani che trovano sbocco in prima squadra, come il biancoceleste Cataldi e il romanista Florenzi. Udinese ed Inter da tempo seguono una filosofia “internazionale” nell’allestimento degli organici, la stessa filosofia seguita da alcune stagioni dalla Fiorentina. Il Napoli? De Laurentiis in estate aveva parlato di italianizzazione della rosa, ma il processo è solo all’inizio. Dal mercato in entrata è arrivato un solo italiano (Valdifiori), uno è rientrato da un prestito (Dezi), un altro è stato valorizzato dal vivaio (Luperto). Tante, invece, le new entry straniere: Reina, Gabriel, Chiriches, Hysaj, Allan,

ATALANTA 18 italiani 2 napoletani Guglielmo Stendardo D Giulio Migliaccio C BOLOGNA 21 italiani 1 napoletano Antonio Mirante P* CARPI 16 italiani 2 napoletani Gaetano Letizia D* Marco Borriello A CHIEVO 18 italiani 1 napoletano Gennaro Sardo D EMPOLI 14 italiani 1 napoletano Raffaele Maiello C

El Kaddouri, Chalobah. Un discorso a parte merita Jorginho, brasiliano di nascita ma disponibile – all’occorrenza – a sposare il progetto azzurro: se solo arrivasse una telefonata da Conte… Figli di Napoli Il capoluogo partenopeo e la sua provincia rappresentano da sempre uno dei serbatoi più prolifici del massimo campionato. Quest’anno ce ne sono 25. Il Genoa è la squadra che ne an-

FIORENTINA 6 italiani 1 napoletano Luigi Sepe P FROSINONE 20 italiani 2 napoletani Adriano Russo D Daniele Verde A* GENOA 12 italiani 3 napoletani Antonio Donnarumma P Armando Izzo D* Giuseppe Panico A

novera di più, ben tre: il difensore Izzo, il portiere di riserva Donnarumma ed il bomber di scorta Panico. Due napoletani per Atalanta (Migliaccio e Stendardo), Frosinone (il difensore Russo ed il trequartista Verde, in prestito dalla Roma), Milan (l’esperto Nocerino ed il portiere prodigio Gianluigi Donnarumma, fratello minore del genoano Antonio), Sassuolo (Cannavaro e Floro Flores), Torino (Vives e Quagliarella) e Udinese (dove lo svincolato Lodi ha raggiunto l’intramontabile Di Natale).

LAZIO 8 italiani Nessun napoletano MILAN 15 italiani 2 napoletani Gianluigi Donnarumma P Antonio Nocerino C NAPOLI 7 italiani 1 napoletano Lorenzo Insigne A* PALERMO 14 italiani 1 napoletano Giuseppe Pezzella D

SASSUOLO 26 italiani 2 napoletani Paolo Cannavaro D* Antonio Floro Flores A* TORINO 14 italiani 2 napoletani Giuseppe Vives C* Fabio Quagliarella A* UDINESE 7 italiani 2 napoletanì Antonio Di Natale A* Francesco Lodi C

INTER 6 italiani 1 napoletano Danilo D’A mbrosio D

ROMA 4 italiani Nessun napoletano

H. VERONA 16 italiani 1 napoletano Ferdinando Coppola P

JUVENTUS 11 italiani Nessun napoletano

SAMPDORIA 16 italiani Nessun napoletano

Totale 268 italiani 24 napoletani

Per ogni squadra sono indicati il numero di calciatori italiani in rosa e i nomi dei napoletani (con l’asterisco i possibili titolari)

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INCHIESTA Un solo napoletano tra le fila azzurre (Insigne), così come per Bologna (Mirante), Chievo (Sardo), Verona (Coppola), Inter (D’Ambrosio) e Palermo (il baby difensore Pezzella). Anche l’Empoli e la Fiorentina ne annoverano uno, Maiello gli azzurri e Sepe i viola, entrambi in prestito proprio dal Napoli. Juventus, Lazio, Roma e Sampdoria sono le quattro formazioni di serie A in cui non figurano napoletani in rosa. I titolari

A sinistra Quagliarella, in alto Cannavaro, in basso Di Natale

Quanti italiani giocano con continuità? Non tantissimi, purtroppo. Il Sassuolo, manco a dirlo, ne ha nove su undici, seguito dal Bologna con sette, ma la media generale è decisamente più bassa. Più è alto il livello della squadra, meno italiani si riscontrano nel suo undici titolare. Già alla Juventus ce ne sono quattro o cinque, ma con le altre big si arriva a percentuali ancora inferiori: tre per la Lazio ed il Napoli, due per la Roma, uno o due per l’Inter, così come per la Fiorentina. Il paradosso all’Udinese: quando Di Natale per logiche di turnover parte dalla panchina, spesso a scendere in campo è un undici completamente straniero. Ancor meno sono i titolari

napoletani. Quelli col posto più o meno assicurato sono Mirante a Bologna, Letizia a Carpi, Verde a Frosinone, Izzo al Genoa, Insigne a Napoli, Cannavaro e Floro Flores a Sassuolo, Vives e Quagliarella a Torino, Di Natale ad Udine. Le nuove regole La Figc, di concerto con l’Uefa, si è inventata una soluzione d’emergenza per tamponare l’emorragia. Da questa stagione sono entrate in scena le rose a 25, i cosiddetti over 21, la cui lista va presentata a inizio campionato. Di questi 25 tesserati, 4 devono essere cresciuti nel settore giovanile del club (devono cioè essere stati tesserati dalla società per almeno 36 mesi dai 15 ai 21 anni) e altrettanti devono essere di formazione italiana (come sopra, ma presso qualsiasi club italiano). Ci sono poi le liste under 21, da cui è possibile attingere liberamente. Basteranno questi accorgimenti a salvare il calcio italiano, o meglio gli italiani nel calcio? Per il momento il numero dei tesserati in A – e dei titolari – è aumentato del 20%. (R.D.) ©Riproduzione riservata

IL PARERE DELL’EX CT, DINO ZOFF

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a cosa ne pensa al riguardo un mito come Dino Zoff? «Sono preoccupato», ammette l’ex portiere di Napoli, Juventus e della nazionale campione del mondo in Spagna. «Vero è che di italiani bravi ce ne sono sempre di meno, vero anche, però, che i nostri club prendono troppi stranieri». Anche tra i portieri: «Un tempo gli italiani erano considerati i migliori del mondo, oggi in serie A quanti ne sono? Buffon resta il numero uno, dopo di lui ci sono Perin e Sportiello, ma la scuola italiana si è inaridita tant’è che anche i brasiliani adesso sono considerati più bra-

vi dei nostri». Ma la crisi del calcio italiano coinvolge tutti i reparti, non solo gli estremi difensori: «Quando ero io il commissario tecnico avevo più scelta. Oggi Conte ha una trentina di convocabili veri, io nel 2000 ne avevo quasi il doppio». E di chi è la colpa? «Delle società che preferiscono pescare giocatori a buon mercato all’estero anziché investire sui nostri giovani. Poi magari si ricordano che il nostro calcio è in difficoltà e lanciano allarmi, ma quando ormai è troppo tardi». (R.D.) ©Riproduzione riservata

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umiltàeconsapevolezza pertrovarecontinuità I

l Napoli ha intrapreso la sua strada. E se ci chiediamo dove porterà, la risposta potrebbe anche essere quella parola formata da otto lettere che val la pena di non pronunciare almeno fino alle vacanze di Natale. La classifica potrebbe ingannare in tal senso: dodici punti. Meno sei dalla capolista Fiorentina. Ma il punto è un altro. La squadra di Maurizio Sarri è un corpo unico che si muove insieme, gioca bene con sincronia di movimenti. E soprattutto si diverte da morire. È il Napoli migliore degli ultimi sei anni, con un percorso di crescita che ha dei numeri significativi. Diciotto gol fatti nelle ultime sei partire e uno solo subito. Il bilancio del primo ciclo di ferro cui era chiamata la squadra di Sarri tra campionato ed Europa League è addirittura andato oltre le più rosee aspettative. La prima riflessione: sono stati gli acquisti di Reina, Hysaj, Valdifiori e Allan a migliorare così tanto una squadra che lo scorso anno aveva incassato 54 gol ed era stata peraltro mortificata sui campi della provincia italiana? Il portiere è sicuramente un valore aggiunto, ma l’ossatura della squadra era già forte una stagione fa. I top player ce li aveva Benitez e ce li ha oggi Sarri. Il vero cambiamento sta nel modo di giocare e nell’intensità. Sta nella testa dei singoli e in quella della squadra tutta. L’allenatore è colui che oltre ad insegnare calcio ha un compito forse ancora più arduo, quello di creare il gruppo. L’ex tecnico dell’Empoli era arrivato con la priorità di quest’ultima missione. Voleva bel gioco ma anche divertimento. Divertirsi per divertire, fu questa la sua massima quando si presentò alla tifoseria partenopea. Non era semplice. Era arrivato da Empoli con una sola stagione in serie A. Senza medaglie al petto e con una bacheca di titoli ineso-

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rabilmente vuota. Davanti aveva ex stelle del Real Madrid, peraltro demotivate e scontente. Aveva un talento come Lorenzo Insigne che non riusciva ad esprimere la sua forza tecnica, l’imprevedibilità. Che non si era mai sentito al centro del progetto. Sarri si trovava di fronte a una schiera di difensori bistrattati e mortificati dagli eventi. A loro avrebbe dovuto rinnovare la fiducia con il rischio (grande) di finire sulla graticola per colpa delle loro disattenzioni. Un anno solo di contratto e la volontà di dimostrare che invece il Napoli poteva competere con le grandi. Il suo lavoro è iniziato nello spogliatoio, conquistando la credibilità di un gruppo ancora scosso dal preliminare di Champions perso a Bilbao un anno fa. Giocatori che si leccavano le ferite della semifinale di Coppa Italia e di quella di Europa League. Ebbene, ha scelto la via del dialogo. Ha spiegato la sua filosofia calcistica, stando sempre un passo indietro. Ha chiesto fiducia ma mai ha dato l’impressione del prof in cattedra. Senza protagonismo inutile, insomma. Ha iniziato il suo ciclo non benissimo, ma è stato pronto a correggere gli errori. Con umiltà e consapevolezza. Chi cambia è uomo intelligente, chi si ostina dà agli altri la sensazione dell’uomo solo al comando. No, Sarri ha cercato complicità con la sua squadra, il confronto. Una mossa furba che ha pagato. Il suo Napoli sorride, corre, gioca bene e si diverte. Troppo presto, certo, per gridare alla vittoria. Ma battere in sequenza Bruges, Lazio, Juventus, Legia Varsavia e Milan con prestazioni autorevoli non è una casualità. È piuttosto la continuità e la crescita. È la maturità di un gruppo che si è affidato al suo allenatore. Che gli crede ed è ripagato dai risultati. La forza di questo Napoli è tutta qui.

Monica Scozzafava

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IL PROFILO

di Bruno Marra

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uesto matrimonio s’ha da fare. Per una volta l’adagio manzoniano viene ribaltato dalla caparbietà di un romanzo cominciato sotto traccia già da qualche anno. Un vero e proprio colpo di fulmine culminato nell’happy end di holliwoodiana memoria. Allan ed il Napoli, il principe azzurro e la sua “legittima” compagna da onorare nella gioia e nel dolore, nella passione e nell’amore. Un’estate fa la storia di noi due. Il centrocampista brasiliano ed il presidente De Laurentiis si erano dati un appuntamento col destino. E finalmente dopo tanto desiderarsi è arrivato il colpo di fulmine agognato. Perché Napoli è la dimora naturale dei guerrieri. Quelli senza macchia e senza paura, che difendono il territorio in un’immensa trincea, aggrappati alla maglia come una seconda vita, a guardia di una fede eterna ed infinita. Allan Marques Loreiro è un napoletano “inside” nato casualmente in Sudamerica. Ma non chiamatelo brasiliano, perché lui non è solamente giallo-oro, è orgogliosamente carioca. Quelli che se vedono davanti un paulista gli si annebbia la vista. “Marcus” come lo chiamano gli amici da bambino, è piccolo e nero che sembra Calimero, ma dentro ha il vero ruggito del guerriero. Il suo posto è semplicemente un “barrio” di Rio de Janeiro quello che i latini indicano come i quartieri più poveri e indigenti della contea. Una finestra sull’Oceano chiamata Madureira, un puntino sulla costa che si divide tra asfalto, spiaggia e foresta. Lui non c’è nelle selezioni della speranza, quei

vagoni di ragazzini che indossano le scarpette per sopravvivere ancor prima che per giocare. A lui tocca la fazenda, perché è esile, minuto e bassino. Ma non avevano fatto i conti col suo cuore da gigante. Dalla periferia di Rio si sposta quasi a piedi per cercare il sentiero della gloria. Uno dei più grandi sodalizi carioca apre le porte a giovani talenti. É il Vasco da Gama, un Club storico che prende il nome da un leggendario esploratore portoghese che baciò le coste dell’America Latina circa seicento anni fa. Marcus va in campo e corre per dieci. Non è più Calimero. É un predestinato. Gioca come “volano”, un centrale jolly che attacca e copre all’ultimo respiro. La sua eco arriva fino in Italia. L’Udinese di Pozzo sente il profumo dell’affare. Neppure 3 milioni ed Allan arriva a casa nostra. Più di 100 gare in tre stagioni da protagonista assoluto in Friuli. Lo vuole mezzo mondo, ma Napoli lo insegue da oltre un anno. Un colpo di fulmine che si corona lo scorso luglio, una promessa d’amore che si infiamma di passione. Un’estate fa, la storia di noi due. Allan e il Napoli, il guerriero che giura fedeltà all’azzurro davanti all’altare. Questo matrimonio s’ha da fare. Quando il romanzo del destino vale più di mille parole... ©Riproduzione riservata

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CODICE AZZURRO

ilnapolinonrinculapiù di Vittorio Raio

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apoli ringrazia Emery e Mihajlovic. Entrambi sostengono di aver rifiutato le offerte di De Laurentiis per venire a guidare il Napoli. Ad entrambi va il grazie di Napoli. Grazie perché i loro no hanno fatto sì che De Laurentiis scegliesse l’opzione-Sarri che destò non una sola perplessità. La più benevola? Il Napoli è passato dal superpagato e pluridecorato Benitez (3,5 milioni di euro dal Napoli) allo sconosciuto e sottopagato Sarri (solo 300mila euro dall’Empoli) per risparmiare. De Laurentiis ha fatto benissimo a difendere la propria scelta anche quando in avvio di stagione prestazioni e risultati hanno fatto sì che si alzassero le prime proteste, che vedovelle e orfanelli di Benitez emettessero lamenti e rimpianti. Oggi, vedovelle e orfanelli a parte, chi criticava, si esalta ed esalta gli altri dimostrando di non avere un modus in rebus. Parole di dolore che si alternano a quelle di elogio a seconda dei risultati, dei momenti. Senza il minimo senso dell’equilibrio. Sarri frena anche dopo spettacolari prestazioni come quelle espresse dalla sua “orchestra” alla Scala del calcio. E fa bene. «Il bambino che c’è in me tifa per il Napoli», ha detto regalando qualche titolo, ma subito dopo ha già iniziato a pensare al modo in cui affrontare la sosta

del campionato, al prossimo avversario, la Fiorentina che sta mostrando un calcio altrettanto spettacolare, che è in testa al campionato. Dunque, grazie ad Emery e a Mihajlovic. Hanno fatto sì che De Laurentiis scegliesse Sarri e che Sarri potesse misurarsi in una piazza difficile quanto esigente, in un piazza dove le ambizioni sono importanti. E, con umiltà e con silenzi eloquenti, ha iniziato a lavorare. I risultati che sta ottenendo non sono soltanto quelli numerici espressi dalle singole partite e dalla classifica, ma occorre tenere in considerazione tutto ciò che sta permettendo agli azzurri di essere indicati quale una bellissima realtà del calcio italiano e a De Laurentiis di poter sorridere pensando ai rimproveri ed agli insulti presi da anni nonostante il suo Napoli migliori di stagione in stagione e stazioni stabilmente in Europa, migliorando anche nel ranking Uefa. Quali i principali meriti di Sarri? Innanzitutto il Napoli non rincula più come spesso e colpevolmente capitava alla squadra di Benitez. Era un doppio vantaggio per gli avversari: morale, nel senso che capivano il disagio di quel Napoli; materiale, potendo portare attacchi e pericoli alla fase difensiva di quel Napoli. Oggi, gli avversari dispongono meno del pallone e quando ne sono in possesso vengono attaccati alti, raddoppiati o triplicati. Marcature a tutto campo, continui smarcamenti, padronanza del pallone, fraseggio di prima, pressing, condizione fisica ottima: sono alcuni dei fattori che stanno consentendo ai ragazzi di Sarri di battere la Juventus, di andare a dettare legge a San Siro, di umiliare il Milan e di rendere meno visibili ed importanti anche gli errori di Rizzoli: non visto il rigore su Insigne e non espulso Zapata per fallo da ultimo uomo su Higuain. A chi ha scritto “troppo poco per dare il rigore al Napoli”, replico: e il presunto fallo di Ferrari su Morata in Juve-Bologna? Proviamo ad essere seri almeno quando abbiamo la possibilità di riflettere. Sarri ha anche il merito di non essersi depresso quando è stato attaccato da più parti in avvio di stagione. Di aver coinvolto anche emotivamente i suoi ragazzi, a cominciare da Higuain, Albiol e Callejon, di aver recuperato Hamsik e Jorginho (depressi dalla “cura” Benitez), di aver dato un’organizzazione migliore al Napoli. E si avvantaggia di aver un Reina che sullo 0-4 a San Siro urla «Ragazzi, non mollate». Se poi il calcio di Sarri viene interpretato da fuoriclasse e campioni e non solo da ottimi calciatori, allora si può comprendere meglio perché il Napoli sta vincendo e sta dando spettacolo. Ma nessuno, se può, si esalti più di tanto. La vetta è lontana, i traguardi, lontanissimi. E la fase difensiva è ancora da migliorare. ©Riproduzione riservata

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EUROPA LEAGUE

assaltoalMidtjylland

di Gianluca Vigliotti

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he il Napoli fosse l’indiscussa favorita del girone D di Europa League nessuno ha mai avuto dubbi. Ma che i campioni di Danimarca del Midtjylland fossero a punteggio pieno in classifica insieme agli azzurri dopo due giornate era davvero impensabile pronosticarlo. Midtjylland-Napoli sarà dunque un vero e proprio scontro al vertice in programma giovedì 22 ottobre (ore 21.05) alla MCH Arena, un impianto di soli 11.500 posti. Riuscire a passare indenne la trasferta di Herning in Danimarca, per il Napoli significherà ipotecare il passaggio ai sedicesimi di Europa League. Il Midtjylland è l’autentica rivelazione di questa edizione dell’Europa League. Dopo aver superato nella prima giornata i più quotati avversari del Legia Varsavia, ha clamorosamente, ma con pieno merito, vinto anche in trasferta contro il Bruges. La formazione danese,dopo aver superato nel secondo turno preliminare il Lincoln, è stata

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estromessa dalla Champions League dall’Apoel ed è arrivata alla fase a gironi dell’Europa League dopo aver battuto nei play-off il Southampton di Graziano Pellè. Il club Si tratta di una società giovanissima, fondata solamente nel 1999 dalla fusione di due realtà sportive locali, l’Ikast e l’Herning Fremad. É alla sua prima partecipazione ad una fase a gironi di una competizione europea, raggiunta dopo aver vinto il primo storico titolo nazionale nella passata stagione. Anche quest’anno il Midtjylland comanda la classifica del campionato danese dopo le prime undici giornate. Grazie ai successi ottenuti in campo internazionale in questo scorcio di stagione, è balzata dal 200° al 137° posto in classifica nel Ranking UEFA. Positiva la storia recente della formazione con sede a Herning, situata nel-

la regione dello Jutland centrale ed a poco più di 300 km da Copenaghen. L’obiettivo del presidente Johnny Rune è quello di insediarsi tra le potenze del calcio scandinavo per giocare stabilmente le competizioni continentali. Altra curiosità: il Midtjylland scova i propri talenti grazie alla matematica. Rasmus Ankersen, dirigente del club danese, utilizza il metodo Moneyball applicando le statistiche al calcio, reclutando così giocatori da tutta la Danimarca e non solo. Il tecnico della squadra degli “Ulvene” (i Lupi), Jess Thorup, ha come modulo preferito il 4-1-4-1, che denota grande rispetto per la fase difensiva. L’allenatore danese è al suo esordio sulla panchina del Midtiylland. Tra le diverse esperienze di allenatore anche quella di selezionatore della nazionale under 20 e 21 danese. Una scelta, quella di Thorup, che si sposa perfettamente con la strategia del club, da sempre attento alla crescita e allo sviluppo del


EUROPA LEAGUE proprio settore giovanile, da cui hanno spiccato il volo giocatori come Simon Kjaer, calciatore del Fenerbahce, nonché ex Roma e Palermo, e Winston Reid, difensore del West Ham. La rosa Di ottima qualità anche la rosa della squadra. A centrocampo c’è l’esperto Jakob Poulsen, che dal 2012 al 2014 ha indossato la maglia del Monaco, ed ha collezionato oltre 30 presenze con la nazionale danese. Ad agire sulla fascia destra c’è la stella nascente, il ventenne Pione Sisto, il calciatore di maggior talento della squadra campione di Danimarca in carica. Sisto è un’ala che può, all’occorrenza, ricoprire tutti i ruoli del reparto offensivo. Danese nato in Uganda da genitori sudanesi, stella assoluta della squadra e sua principale fortuna anche a livello economico. Messosi prepotentemente in mostra nel corso dell’ultima edizione degli Europei Under 21, Sisto ha già attirato da tempo le attenzioni di tutte le big d’Europa che sono pronte ad assalti milionari per prenderlo. Anche Juventus e Manchester City lo seguono costantemente con grande attenzione. Il modesto Midtjylland per ora resiste, in futuro si vedrà. La formazione di Jess Thorup, vive anche dei gol di Morten Rasmussen conosciuto meglio solo come Duncan. Danese di Copenaghen, è l’attaccante di peso della squadra danese. É spesso l’unica punta schierata da Thorup, ed è capace di fare reparto da solo. Non è un grandissimo realizzatore, sono

infatti “solo” 33 le reti realizzate nei tre anni di carriera al Midtjylland, ma vanta 10 presenze con la maglia della nazionale danese. Prima di stabilirsi in Danimarca ha girovagato un po’ in tutto il mondo, con esperienze in Scozia, Turchia e Germania. É stato suo il gol che ha permesso alla squadra di battere il Southampton, strappando lo storico biglietto per la fase a gironi di Europa League. La sfida Il general manager del club, Claus Steinlein è già con la testa rivolta alla sfida con il Napoli: «É un club di grande storia e tradizione, noi guardiamo con grande interesse allo scontro con loro, per noi sarà una grande esperienza, di certo non vogliamo fare gli spettatori, ma vogliamo passare il turno. Il nostro stadio per le gare europee ha una capienza di 11.500 posti. É uno stadio perfetto, tutti gli spettatori, inclusi i tifosi ospiti, posso sentirsi sicuri. Noi come club ed anche la città di Herning, siamo pronti a dare il benvenuto e l’ospitalità ai tifosi del Napoli, sperando che vivano una bella esperienza in Danimarca. Molti dicono che il Napoli è favorito, io posso essere d’accordo. Ma può succedere di tutto. Nei preliminari di Europa League abbiamo eliminato il Southampton, una squadra della Premier League, e vogliamo qualificarci per giocare i sedicesimi di finale, anche se sappiamo che sarà molto difficile». ©Riproduzione riservata

napoli10elodeaportici

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ell’ambito della rassegna .“..ti presento un libro...”, organizzata dall’assessorato alla cultura del Comune di Portici, sarà presentato il volume della Giammarino Editore “2004-2014 Napoli 10 e lode”. L’appuntamento è per martedì 3 novembre, alle ore 18, a Villa Savonarola (corso Garibaldi, 200 - Portici). Interverrano il direttore di É Azzurro, Riccardo Giammarino, alcuni autori del volume e Vittorio Raio, che ne ha curato la prefazione. La Giammarino Editore, dopo il grande successo del libro sui primi dieci anni del Napoli targato Aurelio De Laurentiis, ha in programma altre iniziative editoriali che saranno annunciate nelle prossime settimane.

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VIDEOGIOCHI

fifa16epes2016 ilcalcioinconsole

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nche quest’anno il solito dilemma che da anni miete divisioni, litigi e passione tra gli amanti del calcio ha colpito senza pietà. Due videogiochi si contendono il monopolio degli allenatori che alla giacca e cravatta ed al campo preferiscono pantofole e divano, senza per questo vivere il calcio con meno passione, anzi. PES e Fifa anche quest’anno si contendono il grosso della platea a prescindere dalla console, che sia Playstation o Xbox. Non è un semplice gioco da scegliere, ma uno stile vita per condividere tra amici le emozioni del campo. Ogni anno la sfida è sulla giocabilità, sulla grafica e sulle varie modalità di gioco. Tra gli appassionati non si contano le relazioni finite per il troppo tempo dedicato alle partite virtuali con amici a discapito delle fidanzate, stessa cosa vale, naturalmente,

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per lo studio. Tra i due simulatori di sport la rivalità è stata immediata, entrambi sono nati nel 1995 e con l’evoluzione delle console, anche i giochi sono stati perfezionati. Oggi entrambi compiono vent’anni e la sfida è ancora apertissima. Originariamente PES (Pro Evolution Soccer) era il più quotato, Fifa ha preso il sopravvento con l’ingresso sul mercato della Playstation 3, valorizzando la possibilità di essere costantemente connessi a internet e, quindi, di poter aggiornare le rose delle squadre al termine di ogni partita. Da un paio d’anni PES ha iniziato a riconquistare terreno puntando tutto su una grafica più che realistica. PES 2016 Come l’argento o la luce del sole per i vampiri, la Konami ha cercato di tenere i napoletani lontani dal proprio

prodotto sbattendo in copertina a fianco al campione Neymar, lo juventino Morata. Ma i sospetti sulla fede calcistica del gioco sono aumentati quando, alla prima partita di prova, la Juventus aveva in campo Vidal, Pirlo e Tevez, mentre la porta del nostro Napoli era ancora (in)custodita da Andujar. Fortunatamente anche a PES è bastato collegare il modem per aggiornare le rose all’ultima partita giocata, con i top player in crescita di valori e i flop, ovviamente, in decrescita. Una grafica eccezionale fa da cornice ad una giocabilità sicuramente migliorata, ma non stravolta. Gli appassionati di questo gioco non cercano qualcosa di diverso, di troppo complicato. Più di quattrocento squadre, oltre diecimila giocatori con movimenti identici alla realtà e più di duemila volti fotorealistici per celebrare il primo ventennio tra i


VIDEOGIOCHI

campionati più importanti del mondo. FIFA 16 La giocabilità è l’arma vincente di questo gioco. Gli appassionati di PES sostengono che per imparare a giocare a Fifa ci voglia una laurea in biomeccanica. È realistico al punto tale che sembra di essere in campo. È stato fatto tanto lavoro per migliorare la fase difensiva: i difensori mobili sono in grado di chiudere gli spazi e cambiare rapidamente direzione utilizzando il gioco di gambe per restare incollati al proprio avversario, ma allo stesso tempo la nuova Intelligenza Artificiale difensiva ha dato ai giocatori una maggiore consapevolezza degli spazi pericolosi sul campo relativamente alla palla e alla posizione del loro avversario, così da permettere ai compagni di ripiegare per fermare gli inserimenti più complessi e chiudere gli angoli di attacco. Novità assoluta di quest’anno, come si può intuire dalla copertina, sono presenti le più importanti nazionali di calcio femminile. I valori delle ragazze sono pari a quelli dei

più grandi campioni del mondo. Ma, se non altro, è un modo di dare voce ad un settore in netta crescita. Il Napoli Oltre alla difficoltà iniziale di PES che schiera ancora gli azzurri con il 4-2-3-1 di Benitez, una volta fatti gli aggiornamenti ci si rende conto ancora meglio di quanto sia cresciuto il valore di alcuni giocatori. I valori della squadra sono tra i più alti in

Serie A in entrambi i giochi. Per PES l’attacco partenopeo è da 86/100, il centrocampo da 80 e la difesa da 74. Complessivamente è valutata una squadra da quattro stelle e mezzo (su cinque), ancora migliorabile. Per gli standard di FIFA, invece, l’attacco vale 82, il centrocampo 79, mentre la difesa 77. Anche per Fifa la valutazione complessiva è di quattro stelle e mezzo. I movimenti di alcuni giocatori sono incredibilmente simili alla realtà. Higuain a PES, Insigne ed Hamsik a Fifa, sembrano poter prendere vita da un momento all’altro. In entrambi i gioco le maglie sono identiche alla realtà, ma Fifa offre la possibilità di vestire, oltre le tre maglie Kappa, quella del primo scudetto. Insomma, è possibile vedere Higuain vestire la maglia Buitoni con cui Maradona scrisse la storia del Napoli. Poche differenze tra le singole squadre, ma allora quale scegliere tra PES e FIFA? Dipende da voi, più che la scelta di un videogioco, è uno stile di vita. ©Riproduzione riservata

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CURIOSITÀ1 ESCLUSIVA

loscatto

L’edicolante

Enzo Paudice, tifoso del Napoli e fan di Gonzalo Higuain

Edicola Megaride di Enzo Serio via Pietro Castellino, 156 - Napoli

Lafrase Il calcio è l’arte di comprimere la storia universale in 90 minuti [George Bernard Shaw]

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CURIOSITÀ1 ESCLUSIVA

NevEdremodellEbelle

È il nuovo volto della redazione di Mediaset Premium. Michela Persico, bergamasca, seguirà il campionato di serie A. O saranno i calciatori a seguire lei?

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MILLECULURE

«DAPALEXTRA ICAMPIONI DiDOMANI» L’OLIMPIONICO PINO PORZIO SPIEGA IL PROGETTO DELL’ASSOCIAZIONE di Carlo Zazzera

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Napoli i sogni si possono realizzare. Lo sanno i tanti atleti che hanno ottenuto successi nonostante le scarse strutture a disposizione. C’è chi ha avuto questa fortuna e ha deciso di mettere la propria esperienza a disposizione dei giovani, per dare loro una possibilità in più per provare a seguire la stessa strada. Questo è uno dei principi sui quali è

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nata PalExtra, il progetto dell’associazione Milleculure, ideato dall’argento olimpico Diego Occhiuzzi e realizzato, con la partecipazione di tutti i soci, quest’estate. A coordinare il lavoro, insieme ad altri collaboratori, è stato Pino Porzio, uno dei napoletani più vincenti, da atleta e da tecnico, considerato tra i più grandi della pallanuoto mondiale.

Come si è sviluppato il progetto PalExtra? «Abbiamo portato i giovani dei quartieri a rischio a praticare sport in modo gratuito, soprattutto chi ha meno possibilità. Ci siamo riusciti con la collaborazione di diverse associazioni, tra cui Fare Chiesa e Città, con il sostegno delle istituzioni pubbliche, dal Comu-


MILLECULURE ne al Coni, sia a livello nazionale che locale, e con l’appoggio di diversi soggetti del terzo settore». Un’esperienza che non finirà dopo questi primi mesi. «Il nostro è un progetto triennale, che vorremmo diventasse un appuntamento fisso per la città. Lo abbiamo voluto realizzare in uno dei luoghi più belli di Napoli, la Mostra d’Oltremare. Tra i nostri partner c’è anche il MIUR e questo ci permetterà di proseguire il lavoro nelle scuole durante l’anno, affiancando le attività che Patrizio Oliva, Diego Occhiuzzi e Pino Maddaloni svolgeranno nel periodo invernale nel Polifunzionale di Soccavo». Quanti ragazzi hanno preso parte al progetto? «Abbiamo avuto oltre tremila praticanti in poco più di tre mesi, con circa settemila presenze complessive, considerando genitori e accompagnatori. Abbiamo fatto praticare oltre venti discipline sportive, organizzando anche cineforum e convegni su temi legati all’educazione, dall’alimentazione alle regole dello sport, dalla legalità alle testimonianze dirette degli sportivi, per insegnare il rispetto delle regole. Siamo al primo anno e ancora non siamo riusciti a farci conoscere quanto avremmo voluto, eppure grazie al rapporto con le strutture sportive esistenti nelle aree più difficili della città siamo

riusciti a portare tanti giovani da noi, che speriamo possano proseguire le attività sportive nelle strutture vicine alle loro case». Da quali zone provengono i ragazzi che avete ospitato? «Le estrazioni sono molto diverse. Crediamo che questo sia un modo per permettere loro di socializzare e conoscere realtà differenti. Ci siamo riusciti grazie a un accordo con l’azienda dei trasporti che ci ha permesso ogni giorno di utilizzare due autobus per andare a prendere i ragazzi dalle periferie, portarli alla Mostra d’Oltremare e riportarli a casa. Abbiamo organizzato i gruppi per settimane, ma c’è anche chi è venuto per periodi più lunghi». Qual è il ruolo degli ex olimpionici

in questo progetto? «È determinante. Abbiamo creato uno scambio di esperienze con i ragazzi e abbiamo dimostrato loro che si può crescere a Napoli, fare sport ad alti livelli e diventare campioni. Hanno scoperto che i sogni si possono realizzare e questo sarà sicuramente uno stimolo per loro. Ci hanno posto tante domande intelligenti, vuol dire che sono pronti ad affrontare al meglio il futuro». Cosa possono fare le istituzioni per appoggiare questo progetto in modo ancora più concreto? «Si può fare tanto di più. Il nostro è un contenitore unico in Italia ed è a disposizione della città. Ci siamo fatti conoscere e speriamo che molte altre famiglie vengano a sfruttare questa opportunità che diamo loro. Grazie all’impegno della Fondazione con il Sud abbiamo potuto rendere le nostre attività gratuite per tutti. Speriamo che le istituzioni, cittadine e sportive, il prossimo anno ci aiutino ulteriormente. Per fare un esempio, anche solo avere a disposizione gratuitamente gli spazi ci permetterebbe di investire più fondi per le attività dei ragazzi. La Mostra d’Oltremare è una società per azioni, ma il Comune di Napoli è il maggior azionista e magari potrebbe intervenire in questo senso, per dare una mano ai giovani della città. Quello che risparmieremmo, infatti, sarebbe reinvestito totalmente nelle attività del progetto PalExtra». ©Riproduzione riservata

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MOTORI

teslamodelx

ilsuvelettrizzante

di Giovanni Marino

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e da qualche tempo le automobili a trazione elettrica si presentano sempre più come alternativa credibile per un futuro ormai vicino, bisogna dire che il recente scandalo Volkswagen - destinato a coinvolgere molti altri marchi motorizzati con gli antiquati

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propulsori a benzina e gasolio – ha dato una bella mano alla presentazione della nuovissima “Tesla Model X”. E così Elan Musk, presidente dell’azienda di Palo Alto, in California, ha potuto giocare sul velluto durante la presentazione di questo straordinario

quanto avveniristico SUV a trazione elettrica, condendola con allusioni e messaggi non troppo cifrati all’industria automobilista “made in Germany”. Comunque, a questo modello, tra poco in consegna per i primi clienti convinti dell’idea al punto da pagare i


MOTORI

mvaugustaf3rc

adrenalina inbellavista

132.000 dollari richiesti per la prenotazione, i numeri per stupire davvero non mancano. Anche perché si tratta del modello più lussuoso della gamma e dunque del più completo sotto il punto di vista degli optional, soprattutto quelli del tutto originali, a partire dalla motorizzazione. Due piccoli propulsori elettrici, sistemati vicino alle batterie, portano la “X” da 0 a 100 Km orari in appena 3,3 secondi, spingendola fino al limite dei 250, ed un’autonomia di 400. Trazione integrale, Automatic emergency braking e Side collision avoidance, Autopilot con AutoSteer e all’AutoPark la rendono tra le auto più sicure tra quelle in circolazione, che il SUV di Tesla si dice pronto a sfidare in qualsiasi “Crash-test”. Ma è certamente sull’ambiente che Musk si è giocato la scala reale e non solo quello esterno alla sua ultima creatura. Presentando infatti il “Bioweapon defence mode”, una specie di miracoloso filtro dell’aria capace di lasciare fuori dall’ovattato e silenziosissimo clima interno perfino virus e batteri, il numero uno di Palo Alto ha dichiarato: «Ci abbiamo lavorato ben prima che le ultime vicende dimostrassero l’importanza della pulizia dell’aria». Chissà mai con chi ce l’avesse… Ultima segnalazione per le porte posteriori completamente automatiche, le “Falcon Wing Doors” (porte ad ala di falco), che nonostante l’ingombro si aprono in soli 30 centimetri di spazio. Insomma, la risposta ai problemi dell’ambiente sembrerebbe avere una strada tracciata. Ovviamente, a patto che se ne incentivi la richiesta di mercato rendendo le auto elettriche oggetto di desiderio intelligente. ©Riproduzione riservata

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na livrea talmente affascinante da dover essere venduta col telo copri moto del Reparto Corse, altrimenti... abbaglia! Stiamo parlando della nuova MV Augusta F3 RC che, prodotta in edizione limitatissima (100 esemplari nella cilindrata da 675 cc e 250 in quella divertentissima da 800), indossa fedelmente la veste grafica delle moto di Jules Cluzel e Lorenzo Zanetti certificata con un autografo per fiancatina dei due piloti. In più, la firma della AMG. Abbiamo detto di una moto bellissima da vedere, ma il pezzo forte è il motore, universalmente riconosciuto come il propulsore di media cilindrata più avanzato e potente mai costruito. Tre cilindri in linea inclinato di 35° frontemarcia, distribuzione con 4 valvole in titanio e doppio albero a camme in testa: tradotto in cavalli, 128 a 14500 giri/min per la versione da 675cc, e ben 148 a 13000 giri/min per la sorella maggiore. Velocità massima, rispettivamente 260 e 270 km/ orari. Prezzi: 15.600 euro per la 675 e 17.210 euro per la 800. (G.M.) ©Riproduzione riservata

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TURISMO

Cipro lapatria diVenere di Vera De Luca

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alimera! Sarà il saluto che vi rivolgeranno i cortesi abitanti di Cipro, incontrandovi per le viuzze dei paesi di questa felice terra baciata dal sole e bagnata dall’azzurro Mar Mediterraneo nel quale ci sentiamo tutti uniti nello spirito di pace e fratellanza. E allora pronti a partire per un “taksidhi” (viaggio) nell’isola di Afrodite dove, secondo la leggenda, nacque la dea dell’amore dalla schiuma del mare sulla spiaggia di Petra Tou Romniou. Sui Monti Troodos vi sono dieci chiese in stile italo-bizantino, che l’Unesco ha dichiarato “Patrimonio Culturale dell’Umanità”. Tra le più interessanti quella di Stavros tou Agiasmati, a tre chilometri dal villaggio montano di Platanistasa, che custodisce il più completo ciclo di affreschi della seconda metà del XV secolo. E ancora la piccola cappella di Panagia tou Moutoulla, con un tetto spiovente in legno ed affreschi risalenti al 1280; la Chiesa di Panagia Podithou, nei pressi del villaggio di Galata, eretta nel 1502, che apparteneva un tempo ad un monastero. Passeggiando nei prati e nei viali in primavera si possono ammirare colori nelle diverse tonalità del giallo: i limoni, le fresie, il ranuncolo, i cespugli di

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senape, l’erba medica marina. I fiori e i loro profumi sono i protagonisti accanto ai piatti tipici ciprioti. Infatti, anche nei piccoli villaggi dell’entroterra di Cipro la tradizione gastronomica è molto sentita e numerosi sono i festival a tema in calendario nel periodo autunnale. Così, il villaggio di Kyperounta, ai piedi dei Monti Troodos, festeggia il Festival delle Mele il 10 e 11 ottobre, mentre il 4 ed il 18 nei villaggi di Koilani e Vouni è possibile degustare i vini, assistere a performance musicali, spettacoli folcloristici e osservare i metodi di produzione del tradizionale “palouze”, budini di mosto d’uva e del “shoushouko”, la tipica “collana” di mandorle rivestita di

mosto d’uva. A Lemesos si celebra il Festival del Vino che, nato nel 1961, l’anno successivo in cui Cipro ottenne l’indipendenza, é diventato un evento annuale della tradizione isolana. Ogni anno la città diventa il polo d’attrazione per migliaia di ciprioti e turisti, che si danno appuntamento ai giardini municipali. In dieci giorni si celebra la ricca e millenaria tradizione vinicola dell’isola. Il Museo del Vino cipriota è invece situato nel villaggio di Erimi, nel cuore della zona di produzione vitivinicola, per condurre il visitatore in un affascinante viaggio attraverso la storia dell’enologia. Le delizie del palato vengono poi preparate da professionisti del settore e servite con maestria


TURISMO

quattro campi con diciotto buche l’isola è il paradiso degli amanti del golf

sia nelle taverne sia negli alberghi a cinque stelle forniti di magnifiche Spa, in cui sfruttando le proprietà benefiche dell’acqua di mare si effettuano trattamenti rivitalizzanti per la cura del corpo. Oltre alla talassoterapia Cipro è ricca anche di acque termali. Nella cittadina di Miliou vicino Polis, nel lontano 1920, i bagni terapeutici si effettuavano in un’ampia vasca riscaldata riempita manualmente che dava l’opportunità agli abitanti del luogo di curarsi. Oggi nell’albergo - resort Agioi Anargyri - circondato da alberi secolari, è possibile un relax completo grazie alle abbondanti acque termali sorgive. Per chi cerca sistemazioni in aree rurali le può trovare sul sito di Agrotourism Company, la società ufficialmente riconosciuta dal CTO (Cyprus Tourism Organization), che sta gestendo la trasformazione delle case tradizionali - situate in aree particolarmente suggestive dell’entroterra - in strutture di soggiorno per le vacanze. Il Direttore dell’Ente Nazionale per il Turismo di Cipro di Milano, Christos Tsiakas, riferisce di come Cipro sia diventata una

destinazione leader nel Mediterraneo per il golf. Vi sono infatti quattro campi da golf tutti a 18 buche, fruibili in ogni stagione dell’anno e tra questi l’Eléa Golf Course, realizzato dal campione Nick Faldo. Il campo si trova a soli otto chilometri dall’aeroporto internazionale di Paphos, che insieme a quello di Larnaka, collega l’Italia grazie ai voli diretti dell’Aegean da Milano Malpensa a Larnaka e il volo low cost operato da Vueling da Roma Fiumicino, operativo da fine giugno, oltre alla riconferma degli altri voli low cost di Easyjet e Ryanair. Intanto il comparto crocieristico con la nuova Limassol Marina, progetto ultimato alla fine del 2014, ha cominciato ad accogliere yacht e i primi residenti nelle ville ed appartamenti, proponendo nel Mediterraneo una novità per il settore yachting e vela, frutto del disegno di un team di architetti ed ingegneri di fama internazionale. Il turismo culturale attrae un sempre maggior numero di visitatori nei siti archeologici e nei musei, nei quali sono esposti manufatti che consentono un percorso

tra storia, cultura e mitologia. Una tappa dell’itinerario culturale la si può fare a Paphos, con le case di Dioniso e Teseo ed i loro pregevoli mosaici romani tra i più raffinati del Mediterraneo Orientale, realizzati nel periodo che va dal II al V secolo d.C. Poco lontano si possono visitare le cosiddette “Tombe dei Re”, monumentali tombe sotterranee scavate nella roccia con colonne doriche in cui venivano seppellite personalità dell’epoca. Ancora da vedere nelle vicinanze di Paphos: l’Odeon, oggi utilizzato per spettacoli teatrali e musicali, ed i resti della più grande basilica paleocristiana bizantina dell’isola, la Panagia Chrysopolitissa, nel cui cortile è collocata la colonna di San Paolo dove, secondo la leggenda, l’Apostolo fu flagellato. Se il clima e la vacanza balneare in estate rappresentano il piatto forte di Cipro, il periodo autunnale è il momento migliore per visitare l’isola dell’amore che si presenta in tutta la sua accattivante bellezza. ©Riproduzione riservata

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recento selezionatissimi invitati, esponenti del jet set campano, hanno partecipato all’esclusivo “Fashion & Health Event”, un progetto della “Maridì Communication”, lo scorso 15 settembre a Villa Diamante. Special guest della magica serata sotto le stelle Benedetta Valanzano, volto noto della tv e del teatro e da qualche tempo anche “work in progress” nel mondo della musica italiana. La kermesse, condotta dalla giornalista Maridì Sessa, ha inteso coniugare in maniera singolare ed a valorizzare tutto ciò che rappresenta il “bello” al femminile, dall’eleganza degli outfit da

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indossare per sentirsi à la page in ogni ora del giorno, ad un gradevolissimo look da conquistare e da esibire grazie ad uno stile di vita sano ed equilibrato coadiuvato da terapie mediche mirate e assolutamente naturali. Come ouverture, per il Fashion, sulle note “live” del sax Gianluca Scala, in pole position “Grilli Pellicceria”, in passerella con una splendida collezione Autunno-Inverno 2015-16, rappresentata da modelli unici e pregiati, realizzati in visone e cincillà, ispirati ad un design contemporaneo ma très chic. A seguire, una griffe già nota ad AltaRoma Moda, “Mutadesign” di Odi-

le Orsi, in esposizione ai Mercati di Traiano a Roma nella mostra promossa qualche mese fa da Stefano Dominella, presidente della Maison Gattinoni, dal titolo “L’Eleganza del Cibo”, in omaggio al tema dominante di Expo 2015. La fascinosa Odile Orsi ha presentato in anteprima a Napoli, “Around”, una luxury capsule collection ispirata al “viaggio”, dalle strade ai suoni di Londra, passando per le luci e la vita by night parigina, fino ad arrivare a Roma, alle immagini delle locandine dei film anni ‘50. Dulcis in fundo, per la moda, l’estroso Ramas, un brand di tendenza nel


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mondo della gioielleria, che ha sfilato bijoux, innovativi nelle forme e preziosi nei materiali quali pietre dure come il turchese, l’agata, la perla ed il corallo accostati all’oro, l’argento il bronzo rosa, in un discorso di contaminazioni etniche, senza mai tralasciare l’esaltazione dello stile e del made in italy rigorosamente artigianale.

Per il discorso “Health”, ovvero “salute”, molto interessante l’intervento della dottoressa Maria Teresa Ferrari, direttore responsabile della Femir Salus, lo storico plesso polidiagnostico posizionato nel cuore di Napoli, che, dopo avere illustrato in maniera sintetica ed esaustiva tutte le “specialistiche mediche” operanti all’interno della sua

azienda, ha lanciato il “Progetto Terme” insieme alla dottoressa Marianna Maffei. Gran finale con un prelibato light dinner e torta augurale, illuminata da mille fiammelle in un’atmosfera molto soft curata nei particolari da Diego e Stefania Chiaiese di Zebby Animation. ©Riproduzione riservata

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rande festa con il cast del film “A Napoli non piove mai”. Villa Diamante, location di una delle scene clou del primo lungometraggio diretto e scritto da Sergio Assisi, ha accolto attori e tecnici dopo l’anteprima nazionale al Metropolitan. Per gli ospiti,

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risotto con zucca, speck e fonduta di provola preparato dallo chef, t-shirts, ombrelli e borse con il logo ufficiale del film e la megatorta preparata da Napoli Cafè per salutare il lancio del film. ©Riproduzione riservata




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