EDITORIALE
RICONQUISTIAMOLAVETTA
L
o abbiamo già affermato a inizio stagione, lo ribadiamo a qualche mese di distanza. La parola d’ordine di questo campionato è equilibrio. Sia in campo che fuori, specialmente nei giudizi. Lo stesso Sarri, nei momenti di massima esaltazione della piazza, è stato bravo a tenere i piedi ben piantati per terra: «Siamo gli stessi di inizio anno ed in parte gli stessi dell’anno scorso». I due gol di Higuain nel finale al Dall’Ara hanno addolcito la peggiore prestazione, ad oggi, del Napoli, ma non sono stati sufficienti a difendere il primo posto. Quel primo posto in classifica conquistato meritatamente partita dopo partita con grinta ed umiltà, ma durato una sola settimana perché proprio queste due componenti sono venute meno, con la complicità di un prevedibile calo fisico dei titolarissimi e di un arbitraggio pessimo, come nel classico stile Mazzoleni. La partita col Bologna ci serva da lezione. Il Napoli non può abbassare la guardia anche perché non giova della stessa “protezione” di cui, invece, sono attenzionate altre squadre. Per un’intera settimana la stampa nazionale ha
fatto pesare al Napoli di aver battuto l’Inter, facendo risultare gli sconfitti i vincitori morali della gara per la forte voglia di vincere mostrata sul campo e non premiata dalla fortuna che ha salvato il Napoli dall’arrembaggio nerazzurro durato venti minuti. Gli azzurri, per quanto sia stata la partita peggiore della stagione, a Bologna hanno costruito almeno sette occasioni da gol, due pali e oltre il 60% del possesso palla. Ma poco importa, l’approccio alla partita è stato sbagliato e per alcuni tratti è sembrato di rivedere il fantasma del Napoli di Benitez. Ora c’è la Roma, ora è il momento di non gettare via ciò che si è costruito in questi mesi. Chi ha deciso di scendere dal carro forse non è mai stato convinto ed è pregato di non risalirci nei momenti positivi della squadra. Il Napoli deve tornare ad affermare la propria identità di gruppo vincente e l’organizzazione di gioco che ha contraddistinto gli azzurri sino ad oggi permettendogli di esprimere il miglior calcio d’Italia sia in fase offensiva che in quella difensiva, aspettando i giusti innesti (anche qui serviranno scelte
equilibrate) che possano far rifiatare giocatori come Allan e Hamsik, che garantiscono un efficace filtro dinanzi la difesa, o l’instancabile Callejon, giocatore fondamentale nel 4-3-3 perché capace di fare da raccordo sulla fascia garantendo una maggiore copertura e Higuain. Ma nel frattempo c’è la Roma da battere e la vetta della classifica da riconquistare. ©Riproduzione riservata
La Gazzetta dello Sport ha riportato, senza citare la fonte, parte della nostra intervista con Albiol. Ora sappiamo che tra i suoi pregi ce n’è un altro: sa copiare
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sommario INCHIESTA
Cinquanta esperti: Napoli campione d’inverno
pag. 10-13
Direttore responsabile Riccardo Giammarino Capo Redattore Carlo Zazzera
TIRO A SEGNO
Progetto Grafico Allinone Lab S.r.l.
I campioni napoletani al centro del mondo
Impaginazione e copertina Francesco Cardamone
pag. 30-31
turismo
Stampa Grafica Napolitano Nola (Na)
Guatemala, terra di vulcani
pag. 32-33
Tutti pazzi per Mary Bruscolotti
Il numero è stato chiuso lunedì 7 dicembre 2015
pag. 15-17
Tiratura Copie 10.000
mercato
Distribuzione Edialba S.r.l.
cinema pag. 18
Autorizzazione Tribunale di Napoli n° 28 del 9/7/2015 Hanno collaborato a questo numero Rino Dazzo, Vera De Luca, Michele Gibelli, Bruno Marra, Luigi Russo Spena, Pasquale Tina
la signora scudetto
Perchè sarà difficile rinforzare il Napoli
Foto Pietro e Sonia Mosca
Natale con il boss
pag. 34-35
eventi
www.eazzurro.it Piazza Garibaldi, 136 80142 Napoli (Na) Tel +39 081 554 22 52 info@eazzurro.it
Il successo del Ragù versione 2.0
pag. 36 www.giammarinoeditore.it
Il personaggio Sarri, il rivoluzionario di Bagnoli
pag. 19-22
ex in panchina
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16gennaio
eventi
Quanti tecnici passati da Napoli
PROSSIMAUSCITA
pag. 24-25
Iezzo e Grava: «Il Napoli è da scudetto»
pag. 38
ESCLUSIVA CON CHIRICHES
«ilnapoli
unagrandefamiglia» «la città è speciale adoro il calore della gente»
di Pasquale Tina
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ESCLUSIVA CON CHIRICHES
L’
eleganza è un po’ il suo marchio di fabbrica. Lo dimostra al centro della difesa ma non solo: modi garbati e un tono di voce misurato. Non c’è bisogno di alzarlo, del resto, per farsi capire ed apprezzare dal pubblico. I tifosi del Napoli lo hanno capito: si può contare, ad occhi chiusi, su uno come lui. È una risorsa preziosa del reparto arretrato. Sta offrendo prestazioni di ottimo livello. Vlad Chiriches, però, guarda avanti con la consapevolezza di chi può fare ancora tanto. In campo, ovviamente, e fuori: il suo italiano non è ancora perfetto e allora si rifugia spesso nell’inglese, retaggio della sua esperienza al Tottenham. Quali sono le differenze tra la Premier e la serie A? «In Inghilterra si gioca un calcio più fisico, in Italia comanda la tattica». Le piace il campionato italiano?
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«Assolutamente sì. Mi trovo a mio agio». Qual è il suo obiettivo? «Voglio migliorare in modo da poter giocare anche di più». Ma il Napoli può vincere lo scudetto? «È presto per parlarne. Manca ancora tanto tempo e noi dobbiamo fare bene partita per partita. È l’unico modo che conosco per essere protagonisti». Ma quali sono le rivali in ottica tricolore? «C’è un grande equilibrio. Inter e Fiorentina sono forti e l’hanno dimostrato, ma io non dimentico neanche Roma e Juventus che possono ancora recuperare». Qual è il suo rapporto con Sarri? «È un grande allenatore. Lavora tanto
SARRI è un grande allenatore lo seguiamo con dedizione fin dal primo giorno
ESCLUSIVA CON CHIRICHES
per migliorare giorno dopo giorno e ci trasmette tanto. Lo seguiamo tutti con grande dedizione». Qual è la qualità di questo Napoli?
e siamo molto concentrati in partita». Higuain è l’attaccante più forte della serie A?
«Quando ero un ragazzino, facevo l’attaccante. Per questo il mio idolo è Ronaldo, l’ex Fenomeno di Inter e Real Madrid». Perché ha cambiato ruolo?
«Siamo uniti come gruppo». Ha legato con un compagno in particolare?
«Assolutamente sì. Ha qualità indiscutibili e naturalmente può vincere anche il titolo di capocannoniere». Lei si è sbloccato a Bruges.
«Non posso fare un solo nome proprio per quello che ho appena detto. Siamo come una grande famiglia». Subite pochi gol. Qual è il segreto?
«Qualche gol in carriera l’ho sempre segnato. Posso essere pericoloso di testa oppure nelle deviazioni sui calci piazzati. Del resto ci sono abituato».
«Lavoriamo tanto durante la settimana
In che senso?
«Giocavo nelle giovanili dell’Ardealul, avevo quindici anni e un mio allenatore mi propose di arretrare il raggio d’azione. Secondo lui avrei fatto meglio. Ha avuto ragione». Si descriva come difensore. «Non mi piace molto parlare di me. Preferisco che lo facciano gli altri. Posso dire che sono sempre molto
coppa italia, esordio del napoli contro il verona Con le gare del 3 dicembre si è concluso il quarto turno di Coppa Italia. Dagli ottavi scenderanno in campo le big della serie A. Il Napoli affronterà il 16 dicembre al San Paolo il Verona (ore 19, diretta su Rai 2) in gara unica. In caso di successo la squadra di Sarri giocherà contro la vincente di Inter-Cagliari. A fianco trovate tutti gli incontri degli ottavi di finale.
Lazio-Udinese Juventus-Torino Inter-Cagliari Napoli-Verona Roma-Spezia Genoa-Alessandria Sampdoria.Milan Fiorentina-Carpi
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ESCLUSIVA CON CHIRICHES
germania, spagna e francia sono le favorite all’europeo con la romania vogliamo superare almeno il primo turno
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sereno e cerco di non perdere mai la calma».
«È una buona squadra e sono convinto che potrà ancora migliorare».
È anche il capitano della Romania. Qual è l’obiettivo all’Europeo?
Parliamo un po’ di lei. Quali sono i suoi hobbies?
«Proveremo a superare la prima fase e poi capire dove possiamo arrivare».
«Amo lo sport in generale, non sono il calcio».
Quali sono le sue favorite?
Cosa segue?
«Direi Germania, Spagna e Francia».
«Il tennis soprattutto e il nuoto. Sono discipline che mi appassionano davvero tanto».
Ha appena affrontato l’Italia. Cosa ne pensa del gruppo di Conte?
Quali sono i suoi idoli?
ESCLUSIVA CON CHIRICHES
spero di restare a napoli il più a lungo possibile sto studiando l’italiano e i compagni mi aiutano col napoletano ma non posso dire cosa mi hanno insegnato
«Roger Federer in primis. È davvero un grande. Cerco di seguire sempre i suoi match. E poi ho sempre apprezzato Michael Phelps, un fuoriclasse in piscina». Cosa ne pensa di Napoli? «La adoro. Sto cominciando anche a visitarla. Abito nella zona di Posillipo e posso dire che il panorama è mozzafiato. Amo molto anche il calore della gente. È una città davvero bella». Ci racconta l’incontro con il padre
di Tullia Ciotola, la ragazza napoletana morta nel rogo della discoteca di Bucarest?
«Assolutamente sì. Mi trovo bene e spero di poter giocare in maglia azzurra molto tempo».
«Mi aveva contattato su instagram suo zio chiedendomi un incontro. Ho accettato di buon grado e ho regalato al papà la maglia della Romania che abbiamo utilizzato nell’amichevole con l’Italia. Era una divisa personalizzata perché c’erano tutti i nomi delle vittime. Gliel’ho donata molto volentieri».
Ma l’italiano lo sta imparando?
Vuole rimanere a lungo a Napoli?
«Sì, seguo le lezioni». Al napoletano ci hanno pensato i compagni? «Conosco qualcosina (sorride, ndr) ma niente che possa ripetere». ©Riproduzione riservata
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INCHIESTA
UNPLEBISCITO perilnapoli ehiguain M
ancano solo quattro giornate alla conclusione del girone di andata del campionato 2015-16. Un campionato che, come avevamo preventivato, si sta svolgendo sotto l’egida dell’equilibrio, del più
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assoluto equilibrio. Non c’è una squadra-lepre, né un’altra altrettanto forte che la insegue. Juventus e Roma, oggi, guardano le spalle delle formazioni di testa dopo aver dominato nelle ultime stagioni. A
quattro giornate dalla fine abbiamo chiesto a cinquanta superesperti due pronostici: quale sarà la squadra campione d’inverno e chi sarà in testa alla classifica dei cannonieri. Le risposte, ed in molti hanno
INCHIESTA
tenuto a precisarlo, non sono state condizionate dalle classifiche, dai numeri, dalle statistiche, ma soprattutto dal gioco espresso dal Napoli, che ha convinto tutti in tantissimi incontri, e dalla forza di un fantastico
Higuain. Così la quasi totalità dei votanti ha scelto il Napoli quale primo al giro di boa, dando fiducia all’Inter come principale avversaria, seguita dalla Fiorentina. Roma e Juventus, pur indicate da alcuni, non godono
della stessa fiducia. Per Gonzalo Higuain, invece, il primo posto nella graduatoria dei cannonieri è stato indicato da quasi tutti gli intervistati. È stato un plebiscito per il Napoli e per Higuain. A buoni intenditori...
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INCHIESTA Quali squadre saranno ai primi posti alla fine del girone d’andata?
Chi sarà in testa alla classifica dei cannonieri?
Sandro Abbondanza
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Eugenio Albarella
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Salvatore Aronica
1) Napoli 2) Inter 3) Juventus
Higuain
Salvatore Bagni
1) Napoli 2) Inter 3) Roma
Higuain
Osvaldo Bagnoli
C’è grande equilibrio, difficile fare un pronostico
Higuain è il grande favorito
Francesco Baldini
1) Napoli 2) Inter 3) Juventus
Higuain
Ottavio Bianchi
Non faccio una classifica ma il Napoli è la migliore del lotto scudetto
Higuain come centravanti è uno dei migliori al mondo, ha tutti i titoli per vincere
Roberto Bordin
I primi tre posti se li contenderanno Napoli, Inter e Fiorentina
Higuain è il più forte di tutti
Peppe Bruscolotti
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina e Juventus
Higuain
Tarcisio Burgnich
1) Napoli e Inter 3) Fiorentina
Higuain
Igor Budan
Il Napoli ha tutto per arrivare primo: calcia- Higuain favorito su Eder tori gioco entusiasmo, occhio a Roma e Juventus
Faustinho Cané
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Antonio Careca
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Gedeone Carmignani
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Alberto Cavasin
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Fulvio Collovati
1) Napoli 2) Inter 3) Juventus
Vincerà Higuain con distacco, non c’è corsa
Franco Colomba
1) Napoli 2) Fiorentina 3) Inter
Higuain
Antonello Cuccureddu
1) Napoli 2) Inter e Fiorentina 4) Juventus
Higuain
Nando De Napoli
1) Napoli 2) Inter 3) Roma
Primo Higuain, poi Insigne ed Eder
Gianni Di Marzio
1) Napoli 2) Inter 3) Juventus
Higuain
Davide Dionigi
1) Napoli 2) Inter e Fiorentina 4) Roma
Higuain
Corrado Ferlaino
1) Napoli 2) Roma 3) Fiorentina
Higuain
Ciro Ferrara
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Giovanni Francini
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina, occhio alla Roma
Higuain
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INCHIESTA Quali squadre saranno ai primi posti alla fine del girone d’andata?
Chi sarà in testa alla classifica dei cannonieri?
Filippo Fusco
1) Napoli 2) Roma 3) Inter
Higuain
Giuseppe Galderisi
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina, attenti però Higuain senza dubbio a Juventus e Roma
Gianni Improta
1) Napoli 2) Roma 3) Fiorentina
Higuain
Cristiano Lucarelli
1) Napoli 2) Inter 3) Roma
Higuain
Pierpaolo Marino
1) Napoli 2) Inter 3) Juventus
Higuain
Sandro Mazzola
1) Napoli e Inter 3) Fiorentina
Icardi
Luciano Moggi
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Emiliano Mondonico
1) Napoli 2) Fiorentina e Inter 4) Roma
Dico chi arriverà secondo, Kalinic, perché il primo posto sarà di Higuain, è da stabilire quanti gol farà
Vincenzo Montefusco
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Walter Novellino
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Claudio Onofri
1) Napoli 2) Inter 3) Roma e Juventus
Higuain vincerà a gennaio e a maggio
Fausto Pari
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain non ha rivali
Eraldo Pecci
1) Fiorentina 2) Napoli 3) Inter
Higuain
Sergio Pellissier
1) Napoli 2) Inter 3) Juventus
Higuain
Giorgio Perinetti
1) Napoli 2) Inter 3) Roma
Higuain
Igor Protti
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Roberto Pruzzo
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Alessandro Renica
1) Napoli 2) Roma 3) Fiorentina e Inter
Higuain
Moreno Roggi
1) Fiorentina e Napoli 3) Inter
Higuain
Francesco Romano
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Beppe Savoldi
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina e Roma
Higuain
Gigi Simoni
1) Inter 2) Napoli 3) Roma
Higuain
Roberto “Pampa” Sosa
1) Napoli 2) Inter 3) Juventus
Higuain
Stefan Schwoch
1) Napoli 2) Inter 3) Roma
Higuain
Fabio Viviani
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
Giuseppe Volpecina
1) Napoli 2) Inter 3) Fiorentina
Higuain
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IL PREMIO
ATLETACAMPANODELL’ANNO2015 TANTISFIDANOINSIGNE D
opo aver vinto la prima edizione nel 2014, Lorenzo Insigne è ancora in testa alla classifica del premio “Atleta campano dell’anno 2015” di É Azzurro. Il fantasista del Napoli è in testa dopo un mese di votazioni, con un vantaggio non molto ampio su due giovanissimi talenti della nostra regione, lo schermidore, campione del mondo a squadre di sciabola, Luca Curatoli, e la campionessa europea e mondiale Youth di pugilato, Angela Carini. Alle loro spalle un altro pugile, Valentino Manfredonia, e un altro schermidore, Diego Occhiuzzi, che precedono la rivelazione della serie
Luca Curatoli
A, Gianluigi Donnarumma, i canottieri campioni del mondo, Marco Di Costanzo e Matteo Castaldo, e la giovanissima promessa del nuoto, Sveva Schiazzano. A seguire tanti altri nomi di tantissime discipline sportive. A gennaio vi comunicheremo il vincitore, al quale sarà consegnato il premio nelle settimane successive. Per votare potete scrivere una mail (info@ eazzurro.it) o contattarci sulla nostra pagina Facebook (www.facebook. com/eAzzurro). Tra i votanti saranno sorteggiati tre nominativi che vinceranno un abbonamento di un anno alla rivista. ©Riproduzione riservata
Lorenzo Insigne
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1 - Lorenzo Insigne 2 - Luca Curatoli 3 - Angela Carini 4 - Valentino Manfredonia 5 - Diego Occhiuzzi 6 - gianluigi Donnaruma 7 - marco di costanzo 8 - matteo castaldo 9 - sveva schiazzano 10 - Altri
Angela Carini
23% 20% 19% 13% 8% 6% 3% 3% 2% 3%
LA SIGNORA SCUDETTO
tuttipazzipermary
di Riccardo Giammarino
N
on è solo il titolo di un celebre film, ma è una storia vera che testimonia che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. È la storia del Napoli. È la storia di Mary Bruscolotti, moglie del capitano e bandiera del Napoli fino alla conqui-
sta del primo scudetto nell’‘87, nonché il giocatore con più presenze in azzurro. All’interno dello spogliatoio era Peppe a tenere saldi gli equilibri della squadra: «Fuori dal campo ognuno è libero di scegliersi il tipo di vita che preferisce, ma quando si
gioca vestiamo tutti la stessa maglia, dobbiamo essere un’unica cosa» ci ha raccontato l’ex capitano. E fuori dal campo? Fuori dal campo ci pensava lei a portare positività e mantenere sani gli equilibri della squadra. Mary, la signora scudetto.
Perché la signora scudetto?
Quale?
ndr) per la squadra e la domenica la vittoria era garantita».
«Sono sempre stata molto cattolica, andavo spessissimo alla Basilica di San Pietro ad Aram, conoscevo tutti i monaci lì, ma solo nell’‘86 uno di questi, vedendomi arrivare mi salutò dicendo “Ecco la signora scudetto” era inizio campionato, e lo scudetto poi lo vincemmo sul serio».
«Le domeniche in cui il Napoli giocava in trasferta io andavo lì a messa e poi mi trattenevo a mangiare con i monaci. La prima volta che mi invitarono vidi che il Napoli vinse e da allora ho pranzato lì tutte le volte che il Napoli andava in trasferta».
Organizzavate casa?
spesso
cene
a
«Casa nostra, soprattutto l’anno dello scudetto, era sempre aperta a tutti e c’era un viavai continuo di gente».
C’erano altri riti portafortuna?
Perché?
«Si, ne avevamo tantissimi, ma in particolare quello che è diventato più famoso era quello del mercoledì: pasta e patate con provola (ricetta segreta,
«È una cosa che mi usciva naturale, in un gruppo di tante persone era facile che potessero nascere gelosie e pettegolezzi, le nostre feste erano uno
È rimasta legata a quel luogo quindi? «Certo. In realtà sono molto scaramantica ed avevo anche un rito che mi portava fortuna».
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LA SIGNORA SCUDETTO ro alla carriera chiese a Peppe di portarglielo. Mio marito, inizialmente disse che non se la sentiva, aveva un valore troppo importante. E se succedeva qualcosa? Ma Diego ha insistito “E dai Peppe, non dire cretinate…”. Quel trofeo ha dormito tra me e mio marito, non lo mollava un attimo. Possiamo dire che è stato difensore anche del Pallone d’oro di Maradona». Tra i giocatori del Napoli, invece, chi era più presente a casa vostra?
modo per stare bene insieme, ci divertivamo tutti in modo genuino. Ho sempre cercato di smorzare gli atteggiamenti negativi sul nascere. Una volta organizzammo una festa in maschera perché il 13 febbraio era il compleanno di Carnevale ed a mezzanotte San Valentino, c’era anche una giuria che votava il costume più bello. Ferrara venne vestito da carcerato con la palla al piede, che risate. Poi a mezzanotte presi una cesta con i Baci Perugina e li diedi a tutti. Molte volte quando facevamo le feste i tifosi salivano sui muretti per vedere Maradona».
«Tutte, e con tutte ho conservato un bellissimo rapporto. In particolare con Claudia, l’unico vero amore di Diego. Facevamo tutto insieme. Una volta, quando nacque Dalma, lei e Diego avevano deciso di non far uscire alcuna foto della bambina. I giornali l’avrebbero pagata tantissimo. Un giorno vennero da noi con una fotografia della neonata e la dimenticarono sul divano. Noi non la trovavamo più, che ansia! Poi scoprimmo che era finita tra due cuscini del divano e gliela restituimmo». Si fidavano molto di voi…
Chi frequentava maggiormente tra le compagne dei giocatori?
«Si, quando Diego vinse il Pallone d’o-
mary, mauro e la pasta e patate Poco prima di iniziare l’intervista squilla il telefono di Mary. Una telefonata inaspettata: Massimo Mauro, ex giocatore del Napoli, oggi telecronista a Sky Sport, chiama per informare i vecchi amici che sarebbe tornato a Napoli in vista della partita contro l’Inter: «Che dici se ci mangiamo una cosa insieme?» ha domandato alla signora scudetto che, accomodantemente, ha risposto «Certo, è un piacere, potremmo andarci a mangiare un pizza, che ne dici?» «No, Mary - ha rilanciato Mauro - che dobbiamo fare con questa pizza? Io voglio la pasta e patate!»
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«Tutti, ma Maradona e Giordano più degli altri. Tutt’oggi quando Bruno viene a Napoli resta a dormire qui. Abbiamo conservato veramente un ottimo rapporto. Ma anche Careca. Una volta in cucina preparò la caipirinha e la portò agli ospiti. C’erano quasi sempre tutti, spesso venivano anche attori o cantanti come Nino D’Angelo o Tullio De Piscopo. Era una festa continua che contribuiva, naturalmente, a rafforzare gli equilibri della squadra. Ci sentivamo tutti parte di un qualcosa di bello». E Diego? Qual era il suo piatto preferito? «Diego era un ragazzo umile, simpatico e adorabile. Soprattutto all’inizio stava sempre da noi, mi ha dovuto minacciare per farmi andare a mangiare a casa sua “Mary, se non venite da me non vengo più”. Era uno scugnizzo con un gran cuore. Una volta stavamo facendo dei lavori a casa, lui salì e propose di mangiarci qualcosa insieme. C’era un bel po’ di disordine per casa e non ero preparata ad avere ospiti, così risposi di andare al ristorante.
LA SIGNORA SCUDETTO “Ma dai, Mary, non ti preoccupare, arrangiamo uno spaghetto aglio, olio e peperoncino” disse spostando i vari scatoli attorno a noi. In realtà mi faceva strano cucinare un piatto semplice per Maradona. Poi mi telefonò dicendo che non aveva mai mangiato un piatto così buono. Usai un olio forte particolare. Qualche tempo dopo mi chiese se ne avessi una bottiglietta per lui, mandò Carmando a prendersela, per portargliela in Argentina. Era impossibile non volergli bene».
Mary Bruscolotti con Mabel Bertoni
Come avete vissuto i giorni della festa dello scudetto? «Noi donne in tribuna impazzimmo, esultammo, saltammo in piedi sui sediolini. Dopo ci chiamò Allodi per fare un tour de force su Rai 1, Rai 2 e Rai 3. Quando finimmo pensai “Menomale che doveva essere la nostra festa, s’è fatto tardi e ci mangeremo solo un panino”. Quando poi uscimmo con l’auto, i tifosi erano impazziti, si avvicinavano ai finestrini e mandavano baci come se fossimo dei santi. Arrivati a casa, un gruppo di tifosi fece una scritta con i fuochi “Viva Peppe Bruscolotti”. Poi fe-
steggiammo a casa nostra con i tifosi che ci lanciavano le sciarpe chiedendo autografi. Non so quante bottiglie di champagne abbiamo aperto. Da casa nostra entravano ed uscivano persone in continuazione, alcune penso di
averle conosciute lì. Fino alle 5 di mattina stemmo sul terrazzo a cantare, saltare e festeggiare con i tifosi. Che giorni, non li dimenticherò mai, a volte se ci penso non mi sembra vero». ©Riproduzione riservata
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MERCATO
PERCHÉSARÀDIFFICILE RINFORZAREILNAPOLI di Michele Gibelli
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a sempre il mercato di gennaio è stato definito come quello di riparazione. Riparare i guasti fatti in estate, rimediare agli errori commessi durante la fase principale del calciomercato. Manca meno di un mese al via del primo mercato del 2016. Già da tempo quotidiani, radio, televisioni, siti riportano notizie di trattative, indiscrezioni e il Napoli è spesso in prima linea per possibili acquisti o eventuali cessioni e prestiti.
Cosa serve davvero? A guardare quanto sta facendo il Napoli è sin troppo facile dire: servono un difensore di spessore, un centrocampista che renda più consistente il reparto e un attaccante. Perché la gara con il Bologna qualche indicazione l’ha fornita, perché gli impegni su tre fronti (campionato, Europa League e Coppa Italia) e tanto ravvicinati, le possibili squalifiche ed eventuali infortuni, i campi pesanti che metteranno a più dura prova la condizione fisica e renderanno più complicati i recuperi rappresentano aspetti che impongono una seria riflessione su come rendere più folto e competitivo l’organico. Sin troppo facile capirlo. Senza voler assolutamente disconoscere che il Napoli può (deve) essere rinforzato in ogni settore del campo per i motivi sopra esposti, non va però trascurato un altro aspetto. Sin troppo facile agire quando le cose non vanno per il verso giusto. Il compito, di Giuntoli nel caso, diventa un po’ più complicato quando c’è da operare su un organico che al momento si sta rivelando competitivo sia per il gioco espresso, sia per i risultati. Qualcuno potrebbe obiettare: e la partita a Bologna? Il Napoli pur giocando peggio rispetto a tante altre
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gare, come singoli e come squadra, ha creato una decina di occasioni da rete. Sfortuna ha voluto che agli errori degli azzurri (in tutti i reparti) si sono aggiunti la sfortuna (palo) e gli errori di Mazzoleni da non sottovalutare: ricordando la vergogna di Pechino e pensando al futuro (Juventus e Milan devono recuperare). Alla fine, qualcosa verrà fatto, ovviamente sfruttando i suggerimenti di Sarri, ma il rischio di andare a rompere certi equilibri interni che si sono creati grazie al lavoro oscuro quanto prezioso dell’allenatore, il rischio che il o i nuovi arrivati abbiano bisogno di un periodo di ambientamento (credo tattico del trainer da imparare e da attuare e conoscenza dei nuovi compagni) esistono senza ombra di dubbio. Ecco perché bisognerà intervenire con enorme attenzione. Equilibri dello spogliatoio Non capita tutti i giorni di avere due capitani quali Hamsik e Maggio che disciplinatamente e con grande senso
Andrea Poli
di appartenenza accettino di far panchina. Hamsik ha vissuto due anni di inferno con Benitez; Maggio si è visto soffiare il posto da Hysaj e non ha fiatato, anzi quando c’è stato da essere vicino a Insigne (in tutti i sensi), è stato il primo a frenare certi ardori del giovane compagno. Dunque, occhio a non inserire qualche spirito allegro, qualche galletto, qualche pedina che possa rompere questo splendido equilibrio, uno dei segreti dei successi del Napoli targato-Sarri. Equilibri in campo Il Napoli gioca a memoria, al di là dei calciatori che Sarri utilizza nelle partite di campionato o in Europa. Guardarlo è una goduria per gli occhi. Il cuore dei tifosi batte forte e la ragione, dimenticando che manca ancora tanto alla fine del torneo, che le insidie sono di vario genere e numerose (da Bologna è arrivata un’indicazione salutare), va a farsi benedire: i tifosi sognano il terzo scudetto. Inserire altri elementi in questo scacchiere sarà da saggi (i disponibili non sono mai troppi), ma quando ci sarà da scegliere, non bisognerà valutare solo gli aspetti tecnici, il valore del calciatore, ma anche le caratteristiche degli uomini che dovranno vestire l’azzurro. Sarà fondamentale. Basterà citare un piccolo, grande esempio: nel Napoli di Maradona mancava uno che dettasse i tempi del gioco, che facesse ragionare la squadra. Pierpaolo Marino, d’accordo con Ferlaino, andò ad acquistare Ciccio Romano in serie B che si rivelò grande, utilissimo, umile. Maradona lo battezzò la “tota” del Napoli e il Napoli fece il salto decisivo di qualità. E vinse lo scudetto. ©Riproduzione riservata
IL PROFILO
ILRIVOLUZIONARIODIBAGNOLI
di Bruno Marra
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esto la tuta per dare lo smoking alla mia squadra. Questo titolo gli “garberebbe” molto per battezzare la sua biografia. Lui che ha sdoganato la spartanità del lavoro in un fregio di eleganza, conferendo alla rivoluzione accenti di sobrietà ed eccellenza. Maurizio Sarri è il “Chinasky” del calcio italiano, come l’alter ego di Charles Bukowski, il suo mentore esistenziale, che mollò il lavoro di postino e cominciò a fare lo scrittore. Smise di occuparsi delle lettere degli altri e iniziò a scrivere le lettere sue, prima che “Post Office” diventasse il racconto più letto del mondo. Proprio come Maurizio, “il secco” che notte tempo triturò lo stereotipo del posto in banca per abbracciare l’avventura di allenatore. Smise di occuparsi degli investimenti degli altri e cominciò ad investire su di lui, sulla sua passione per il pallone. Partendo da zero. Anzi da meno di zero, “Less then Zero” come l’impeto visionario dell’opera prima di Bret Easton Ellis, camminando per le strade più svariate in lungo e in largo “On the Road” nella forza ipnotica della “beat generation” di Jack Kerouac. Dalla polvere all’altare, senza l’ecumenicità manzoniana e più dell’epopea napoleonica. Dalla polvere dei campetti di Figline all’altare del San Paolo, la nuova Cattedrale. “I grandi uomini sono più soli” diceva il maledetto Buk, e Sarri ha cominciato come un uomo solo, stretto alle sue idee e avvolto nel suo cappotto, con il mano la sua “signorina”, la sigaretta amica di sempre che gli si accendeva come una lampadina
tra le dita, a far luce nelle incertezze di una vita. A Napoli è nato, nella contraddizione di Bagnoli, affacciato all’esigenza tra bellezza ed indigenza. Il padre smise la tuta dell’Italsider per cercare miglior vita in Toscana. Cinquant’anni dopo Maurizio si è rimesso quella tuta come un profeta in patria, in una nemesi storica che riporta in paradiso la classe operaia. La sua voce ha i graffi delle corde vocali di un concerto di Woodstock, sarà per questo che in allenamento gli piace urlare: «questa palla facciamola cantare!». Perché per lui il calcio è una sinfonia di squadra. Una crescente melodia tra la carezza di un violino e la prepotenza di una batteria. La sua rifondazione è perimetrale, quasi minimalista, attento ad ogni minuzia, partendo dalle fondamenta come un manifesto marxista. Puntare all’utopia per raggiungere il sogno. L’uomo artefice del proprio destino, tra l’illuminismo rigido di Kant e il trascendente visionario. La coscienza individuale che diventa alchimia, tra la critica della ragion pura e l’elogio della follia. Ed avevi ragione “Chinasky”! Fanculo il posto in banca, manda tutto all’aria! Che qui c’è da scrivere l’ultimo capitolo di Napoli milionaria. Perché la vita è un romanzo senza retorica, come una lampadina che d’improvviso si accende tra le dita, a far luce sulle certezze di un profeta. Benvenuti alla rivoluzione sarriana. L’uomo con la tuta ha regalato un altro smoking alla sua squadra. ©Riproduzione riservata
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CODICE AZZURRO
ILNAPOLICOMEIPHONE6S
di Vittorio Raio
I
l Napoli come iPhone 6s. Sì, proprio così, nel senso che nel Napoli di Sarri “È cambiata solo una cosa. Tutto”. Sì, tutto rispetto ad un anno fa nonostante per molti undicesimi la formazione sia rimasta eguale come del resto tutto l’organico. È arrivato un nuovo allenatore tra l’iniziale scetticismo di parte della critica (vi ricordate la litania del “ridimensionamento” del progetto?) e di una corposa fetta della tifoseria. Il torto di De Laurentiis? Aver voluto risparmiare prendendo Sarri dopo Benitez: dall’ingaggio di Rafa di 3,5 milioni di euro all’anno, a quello di Sarri di solo 300mila euro all’Empoli. Il torto di Sarri? Aver fatto una lunga gavetta in squadre non rinomate, arrivare al Napoli da tecnico dell’Empoli. Errori di valutazione, scarsa memoria in quanto ci sono stati illustri precedenti: Sacchi, Lippi, Conte, Allegri, tanto per citarne solo alcuni. Il nuovo allenatore, con umiltà e senza clamori o smargiassate, senza proclami e fandonie da raccontare ai creduloni, a coloro che per inesperienza si lasciano facilmente affascinare e abbindolare, ha iniziato a trasformare abitudini, dentro e fuori del campo, di tutti. Titolarissimi, titolari e seconde linee. Dalla posizione sul terreno di gioco, al tocco del pallone, sino ai modi di stare in campo senza lasciarsi andare, senza dimostrazioni di insofferenza. Con le parole, con gli esempi, con la forza del convincimento ha coinvolto anche fuoriclasse e campioni come Higuain, Reina, Hamsik, Insigne, Albiol, Callejon, Mertens. Tutti a calarsi con semplicità nel “nuovo” Napoli, tutti a sposare un nuovo credo ta tt i c o. Un credo assimilato sin dai giorni di Dimaro, un credo che ha affascinato anche gente esperta, proveniente da club prestigiosi. La bontà del credo tecnico-tattico di Sarri, già emersa negli anni ed in particolare ad Empoli, è pian piano (ma neanche tanto considerando che i risultati sono venuti in tempi brevissimi) emersa. Per il gioco, a tratti spettacolare, per i risultati che sono evidenti, per le classifiche in campionato e in Europa League.
Senza essere un santone, un mito o un vate del calcio, Sarri ha amalgamato il gruppo (qualche incidente di percorso è stato immediatamente sistemato e archiviato grazie anche all’intelligenza dei big del gruppo, dei capitani – complimenti a Maggio), giorno dopo giorno gli ha fatto assimilare idee e credo calcistico. Così se ad Empoli tutti erano entusiasti per il gioco espresso da Maccarone, Tonelli, Pucciarelli e dagli altri, a Napoli quel gioco, più o meno lo stesso gioco, ha destato ancora più sensazione e ha raccolto ancora maggiori consensi in quanto interpretato, senza alcuna offesa per gli altri, da calciatori del calibro di Higuain, Hamsik, Insigne… Nel Napoli è cambiato l’equilibrio tra i reparti; nel Napoli è cambiata la fase difensiva: è una squadra che produce e concretizza molto e subisce poco (la prestazione di Bologna, come singoli e come squadra non annulla quanto di bello e di proficuo fatto prima); nel Napoli è cambiato Higuain che per sua stessa ammissione oggi rende di più ed è più sereno; nel Napoli è cambiato il vento e hanno ritrovato un’identità calciatori fondamentali come Hamsik e Jorginho (distrutti o ignorati da Benitez); nel Napoli non ci si esalta più per una vittoria (tante) e non ci si demoralizza più per qualche risultato avverso (pochi); nel Napoli è cambiato lo spirito con il quale si va in campo, quando c’è da affrontare formazioni di prestigio o squadre di secondo e terzo livello, quando si giocano gare “inutili” come quella con i belgi a qualificazione già ottenuta: è sempre lo stesso in quanto Maurizio Sarri pretende sempre il massimo per concentrazione, determinazione e applicazione. A Napoli è cambiata anche la posizione degli iniziali scettici: oggi, si dannano per andare in soccorso di chi procede bene nel cammino o fanno di tutto per far sì che Sarri si sbilanci in pronostici che alla distanza possono rivelarsi un boomerang in quanto il cammino è ancora lungo e irto di insidie di vario genere (Bologna docet). Quando si dice la coerenza... Nel Napoli è cambiata solo una cosa. Tutto. E Bologna deve solo rappresentare un incidente di percorso in cui sono riemersi alcuni errori del Napoli di Benitez (fase difensiva in primis) e quelli, egualmente gravi e condizionanti, del solito Mazzoleni. ©Riproduzione riservata
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EX IN PANCHINA
quantitecnici passatidanapoli di Rino Dazzo
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ue fanno la Champions, uno sogna i Mondiali, un altro lotta per non retrocedere. E poi c’è quello che allena i giovani, quell’altro alle prese con un’esperienza all’estero, altri due che fanno gli emiri tra dune e grattacieli. La maggior parte, però, sgomita nelle categorie minori. Di chi si parla? Degli ex azzurri che ora fanno gli allenatori. Un piccolo esercito col patentino da tecnico e con un passato – in certi casi glorioso, in altri un po’ meno - da calciatore del Napoli. Pronti per un veloce viaggio nello Stivale? Bene, preparate il passaporto perché serve pure quello: il tour prevede tappe anche fuori confine.
una pallonata nelle terga da Lavezzi quando allenava il Cagliari, è al timone della Juventus. Un altro ex azzurro in massima serie è Roberto Stellone, che in A ci è arrivato da protagonista col Frosinone dopo due promozioni consecutive. Bomber azzurro dal 1999 al 2003, 30 reti in 90 presenze (con Schwoch compose la coppia d’attacco della promozione in A nel 2000), in Ciociaria sta facendo bene anche tra i grandi. «Mi piacerebbe allenare un giorno in una piazza dove sono stato da calciatore», ha dichiarato ad È Azzurro. «Una squadra come Genoa, Torino e naturalmente... Napoli». Tra i cadetti
Allenatori di serie A I suoi trascorsi in azzurro sono stati tutt’altro che esaltanti. Massimiliano Allegri è arrivato a Napoli nell’autunno del 1997, chiamato da Galeone per assumere le redini di una squadra destinata allo sbando e ad una ingloriosa retrocessione. Per Allegri, raffinato mediano dai piedi buoni, appena 7 presenze in quell’anno maledetto: ora, dopo aver vinto col Milan e rimediato
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Lo stesso sogno di Stellone, probabilmente, lo coltivano i tanti ex azzurri alla guida di formazioni di B. Quello messo meglio è Massimo Rastelli, al Napoli nel 2001-02, che viaggia spedito con il Cagliari verso una promozione quasi annunciata. Punta in alto pure Massimo Oddo, un altro dei protagonisti della promozione del 2000, che sogna di riportare in A il Pescara, con cui ha fallito il salto di categoria
per un pelo – anzi, per un palo – negli ultimi playoff. In rampa di lancio anche Marco Baroni col suo Novara. Dopo qualche difficoltà iniziale, l’autore del gol che ha consegnato al Napoli il secondo scudetto sta portando i piemontesi nelle altissime sfere del campionato. Buono, finora, anche il lavoro di Alfredo Aglietti all’Entella. Il paradosso, per un ex attaccante come lui – nel 1996-97 faceva coppia con Caccia nel Napoli di Simoni – è che la sua squadra incassa poco, ma segna ancora meno. Due ex azzurri, addirittura, operano ad Avellino. Non senza difficoltà. Attilio Tesser, ruvido mastino che giunse giovanissimo in riva al Golfo nel 1978 per restarci due stagioni, non è ancora riuscito a far decollare gli irpini verso posizioni di classifica più tranquille. Gennaro Iezzo, angelo custode delle ultime due promozioni del Napoli in B e in A, naviga nei bassifondi del campionato Primavera. In Lega Pro Parecchi ex Napoli anche in terza serie. Arturo Di Napoli, ad esempio, guida una nobile decaduta, il Messina.
EX IN PANCHINA Centravanti azzurro nel 1995-96 e nei primi mesi della stagione successiva, 5 gol in totale, “Re Artù” ha poi girato in lungo e in largo l’Italia, diventando idolo – tra gli altri – dei tifosi peloritani e della Salernitana. Ora è ripartito proprio dallo Stretto, dopo un’esperienza a Malta: «Adoro questa città e questa squadra, mi sono mosso in prima persona per trovare imprenditori disposti ad investire in questo club. Stiamo facendo bene, importante aver ricreato entusiasmo tra i tifosi. Il Napoli? Un onore aver giocato in maglia azzurra. Ero giovanissimo, mio padre da bambino mi portava sempre a seguire il Napoli quando giocava al Nord». Del Foggia è guru e beniamino dei tifosi l’ex trequartista Roberto De Zerbi, in azzurro dal 2006 al 2008, mentre sempre in Puglia c’è stato un avvicendamento tra ex attaccanti del Ciuccio: Checco Moriero ha sostituito Beppe Incocciati sulla panchina del Martina. Simone Boldini, difensore che ha giocato con Maradona, allena il Renate. Finite, invece, le avventure dell’ex stopper Francesco Baldini alla Lucchese (risoluzione consensuale) e dell’ex ala Antonino Asta con il Lecce (esonero). Roba da dilettanti Pure in serie D è all’opera una fiorente colonia di ex azzurri, colonia capeggiata da Oscar Magoni che sotto il Vesuvio ha giocato per tre stagioni e mezza, dal 1999 al 2002. Ora allena la Pro Sesto: «Ho preso tanto da molti tecnici con cui ho lavorato, non ho un solo ispiratore anche se ovviamente Ulivieri è stato ed è un punto di riferimento. Il Napoli? Lo seguo sempre
Nella pagina a fianco Fabio Cannavaro e Bruno Giordano sopra Massimo Rastelli
con affetto, può essere l’anno buono». In Toscana, sulla panchina del Sansepolcro, c’è un ex compagno di Magoni, Davide Mezzanotti, appena 5 presenze nel Napoli 1998-99, in serie B. A Campobasso, invece, è sbarcato da qualche settimana Massimiliano Favo, promessa mai del tutto sbocciata del centrocampo azzurro negli anni ‘80. A Marsala allena Rosario Pergolizzi, ex terzino nel Napoli della Ma.Gi.Ca., versione 1987-88, che in passato ha guidato anche l’Ascoli. Dal Savoia, in Eccellenza, è invece ripartito il Pampa Sosa dopo la poco felice esperienza al Sorrento. Chiusura anticipata per due ex attaccanti del Ciuccio. Davide Dionigi è stato esonerato ai primi di ottobre dal Matera, Ciccio Baiano si è dimesso lo scorso 20 ottobre dallo Scandicci. Gli “stranieri” C’è poi chi per luogo di nascita, vocazione o caso ha scelto di cercar fortuna all’estero. Laurent Blanc, libero nel Napoli di Ranieri (1991-92), è il timoniere
del Paris Saint-Germain che, dopo la tripletta dell’anno scorso, ha già ipotecato l’ennesimo scudetto e può lanciare l’assalto alla Champions. In Francia opera un altro ex difensore, William Prunier, passato alla storia come uno dei maggiori bidoni azzurri: è il tecnico del Marsiglia, ovviamente Riserve. Fabio Cannavaro, dopo la controversa fine dell’esperienza in Cina al Guangzhou, è ripartito dall’Al Nasr, club di Dubai in cui ha allenato anche Walter Zenga. Nella vicina Doha, all’Al Arabi, si è accomodato invece Gianfranco Zola, reduce da un sostanziale flop alla guida del Cagliari. Dall’altra parte del mondo, in Paraguay, Ramon Diaz, il “puntero triste” del Napoli che rischiò la retrocessione nel 1982-83, insegue il sogno mondiale con la nazionale Albiroja: dopo quattro giornate delle qualificazioni è terzo in classifica, a pari punti col Brasile e davanti alla “sua” Argentina. L’esperienza più “incredibile”, però, è senza dubbio quella di Bruno Giordano, uno degli eroi del primo scudetto, in Ungheria. «Quando il Tatabanya mi ha chiamato non ho avuto esitazioni, anche se è un club di serie C. Qui ci sono strutture all’avanguardia e la società ha un passato glorioso: ha giocato in Coppa Uefa contro Vicenza e Bologna». Gli ungheresi hanno anche giocato contro lo Stoccarda nell’anno in cui Klinsmann e soci affrontarono il Napoli in finale di Uefa, vincendo la partita di ritorno. Ora, con Giordano in panchina ed il sempreverde bomber Rocchi sono risaliti dall’ultimo posto della classifica, centrando 16 punti in 9 gare. «Per ora l’obiettivo è far crescere questi ragazzi, che sono molto validi. Poi chissà». ©Riproduzione riservata
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INIZIATIVE
proseguelaraccolta deigoldegliazzurri C
ontinua la collezione delle cartoline dei gol del Napoli del campionato 2015-16. Questo mese potrete trovare la terza serie, con altri otto scatti, realizzati da Pietro Mosca. Grande protagonista Gonzalo Higuain, autore di ben cinque degli otto gol. Si parte dalle due reti messe a segno nel big match contro la Fiorentina (2-1) da Insigne e dall’argentino, per passare al gol decisivo contro il Chievo a Verona (0-1). Sempre Higuain è protagonista contro il Palermo (2-0) insieme a Mertens e contro l’Udinese (1-0). Chiudiamo con i gol di Insigne e ancora dell’argentino nello 0-2 a Verona contro l’Hellas. In ogni numero ne trovate una, per richiedere le cartoline mancanti al costo di 0,50€ l’una, potete contattare la redazione via mail (info@eazzurro. it) o telefonicamente (0815542252).
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17 /Napoli-Fiorentina 2-1 / 1° Gol di Insigne 18 / Napoli-Fiorentina 2-1 / 2° Gol di Higuain 19 / Chievo-Napoli 0-1 / Gol di Higuain 20 / Napoli-Palermo 2-0 / 1° Gol di Higuain 21 / Napoli-Palermo 2-0 / 2° Gol di Mertens 22 / Napoli-Udinese 1-0 / Gol di Higuain 23 / Verona-Napoli 0-2/ 1° Gol di Insigne 24 / Verona-Napoli 0-2/ 2° Gol di Higuain
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corrivecchiettocorri... L
a medicina dello sport negli ultimi decenni ha fatto veramente progressi enormi nel campo della fisiologia, della cardiologia, nella scienza della nutrizione, nella riabilitazione degli infortuni, assumendo un aspetto sempre più di una medicina d’equipe dove affluiscono varie esperienze. Questo è il motivo per cui sportivi agonisti hanno raggiunto risultati eccellenti che fino a pochi anni fa erano impensabili. Anche la sinergia con preparatori atletici e fisioterapisti ha contribuito a tali risultati. Credo però che la medicina dello sport abbia avuto il grande merito di non essere stata settoriale, cioè rivolta solo a sportivi professionisti, ma anche al grande popolo di amatori di qualsiasi età e sesso, dando sempre consigli utili e qualificati affinché l’attività motoria fosse fonte di benessere. In questa ottica quindi ha il merito di aver rivolto lo sguardo anche alle persone anziane che in passato erano quasi escluse per vari motivo dallo sport, per pregiudizi, per scarsa conoscenza. Oggi è opinione comune, direi codificata, che l’attività motoria, anche alla luce di numerosi studi, è necessaria agli anziani per vivere meglio. L’anzianità porta una serie di problematiche fisiche dovute ad un processo del tutto naturale. Il mio scopo oggi è dare alcune delucidazioni semplici e soprattutto comprensibili affinché l’anziano possa trarre giovamento da tali nozioni, lungi da me fare una trattazione troppo specifica. Negli anziani la prima regola è quella di rivolgersi al proprio medico di fiducia e quindi sottoporsi a visita ed esami per valutare lo stato fisico prima di intraprendere qualsiasi attività motoria perché diciamo sùbito che nessuno sport è precluso all’anziano sotto attento controllo medico. La regolare attività fisica unitamente ad una corretta alimentazione hanno la capacità di limitare lo sviluppo e la progressione di patologie croniche come il diabete, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia. Tutti gli organi vengono influenzati positivamente dal moto come, ad esempio, l’apparato cardiocircolatorio. Il cuore di una persona allenata presenta a riposo una frequenza cardiaca inferiore, una gittata cardiaca superiore per cui i tessuti sono più irrorati ed ossigenati. Anche la massa muscolare che con il progredire dell’età perde in forza ed elasticità risente favorevolmente del movimen-
to aumentando appunto la forza muscolare, condizione necessaria per la prevenzione delle fratture, dando all’anziano più sicurezza ed autonomia. I muscoli della respirazione traggono anch’essi benefici, così pure il metabolismo degli zuccheri, quindi nei diabetici il metabolismo dei grassi aumentando il colesterolo Hdl, il cosiddetto colesterolo buono, diminuendo i trigliceridi benefici sul peso, riducendo l’obesità addominale, nell’osteoporosi contrastando la demineralizzazioine delle ossa. Vi è poi un aspetto importante, forse poco trattato, ma di vitale importanza, cioè l’aspetto psicologico. L’attività fisica dà anche benefici dal punto di vista delle relazioni sociali poiché l’anzianità porta inevitabilmente a ridefinire i propri ruoli per diversi motivi. Per esempio il pensionamento, la morte di un caro, moglie o marito, a volte problemi economici, i vari acciacchi dell’età. Lo sport aiuta a ridefinire questi aspetti più facilmente perché il movimento dà gioia, vi è la possibilità di fare nuove amicizie con persone che condividono la stessa attività che col tempo diventa vera passione. A tal proposito vi vorrei raccontare un’esperienza vissuta in prima persona. Sono un podista amatoriale, presidente onorario dell’associazione podistica “Il Laghetto”, formata da circa 150 amatoriali di diversa età. Molte persone, compresi gli anziani, mi chiedono consigli che io da buon podista dispenso volentieri. Un giorno si avvicina un signore distinto che con molta discrezione mi chiede se anche lui poteva fare attività motoria alla sua età (73 anni). Risposta: «Se lo desidera, certamente sì». Persona distinta, ma dall’aspetto un po’ triste: avevo raccolto il suo disagio. Il racconto sarebbe lungo, ma a distanza di quasi due anni, Alfredo (nome di fantasia) è un’altra persona. Ogni mattina fa la sua passeggiata, ha conosciuto un gruppo di persone che passeggiano con lui, non è più triste. Al contrario ho riscoperto in lui una grande ironia. Ha ripreso in mano la sua vita. Sarebbe troppo lungo elencarvi altri aspetti positivi. Ribadisco che l’attività motoria dev’essere regolare, a moderata intensità, di tipo aerobico, 3-5 volte a settimana per un minimo di 30 minuti, se è possibile 50-60 minuti. Le attività aerobiche sono la passeggiata, la passeggiata veloce, nuoto, pilates (ginnastica dolce), la cyclette, il tennis, il ciclismo e il ballo.
Lino Russo
Specialista in medicina dello sport ©Riproduzione riservata
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CURIOSITÀ1 ESCLUSIVA
L’edicolante Edicola Iommi via Caldieri Napoli
Lafrase
Se non fossi diventato un cantante sarei stato un calciatore... o un rivoluzionario. Il calcio significa libertà, creatività, significa dare libero corso alla propria ispirazione [Bob Marley]
ilpremio
Il giornalismo sportivo napoletano conquista ancora Roma. Da sinistra: Gianfranco Coppola, Consiglio direttivo Aips Europa (stampa sportiva internazionale); Francesco De Luca, Premio Coni-Ussi 2015 per “Stampa scritta-Cronaca e tecnica”; Alessandra De Stefano, Premio Coni-Ussi 2015 “Televisione”; Franco Esposito, Segnalazione particolare Concorso Letterario Coni 2015, sezione Narrativa; Angelo Carotenuto, 2° Premio Concorso Letterario Coni 2015, sezione Narrativa; Marco Lobasso, 1° Premio Concorso Letterario Coni 2011, sezione Saggistica.
loscatto
A sinistra il piccolo Diego Marsico, al centro Giuseppe Di Carluccio, a destra Maurizio Esposito
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CURIOSITÀ1 ESCLUSIVA
NevEdremodellEbelle
Alessandro Matri da agosto è un calciatore della Lazio. Scegliendo Roma ha reso felice la sua fidanzata, Federica Nargi, che è tornata a vivere nella sua città natale. Chi non avrebbe fatto di tutto per renderla felice?
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TIRO A SEGNO
tsnnapoli IL CLUB ULTRACENTENARIO VANTA QUATTORDICI SCUDETTI
icampionipartenopei alcentrodelmondo di Luigi Russo Spena
C’
è da sfatare un mito: il tiro a segno non è uno sport per soli uomini, né tantomeno per soli adulti. Se correttamente responsabilizzati ed educati all’uso dell’arma, anche i bambini possono avvicinarsi al tiro. L’età minima per poter cominciare è infatti dieci anni e le categorie vanno dai giovanissimi fino ai master. Uno sport per tutti, dunque, che comprende moltissime specialità. A Napoli il poligono di via Campegna è uno dei punti di riferimento per gli appassionati, come spiega il presidente, Francesco Caiafa: «La sezione di Napoli del Tiro a Segno è una realtà da oltre 150 anni. Il nostro poligono è una delle strutture più grandi d’Italia e comprende cinque diversi stand per le armi a fuoco, di cui
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uno in galleria per i grossi calibri, per un totale di più di 70 linee, oltre a uno stand per l’aria compressa, che vanta ben 60 linee con due impianti di bersaglio mobile». Ma il TSN Napoli non è celebre solo per le sue dimensioni e la sua storia. È da sempre una fucina di talenti. La sezione è infatti la più titolata d’Italia, avendo conquistato tredici scudetti consecutivi, dal 1995 al 2007, più uno nel 2009, occupando sempre posizioni di vertice anche in ambito internazionale. Atleti di spicco, ad esempio, sono i pluricampioni italiani Francesco Grimaldi e Dario Di Martino: quest’ultimo ha recentemente conquistato la sua seconda medaglia d’oro juniores agli Europei di Maribor, in Slovenia, nella
pistola standard. Ci sono molti esempi anche di atlete di spicco, come le junior Serena Prestianni (pistola 10m) o Federica Fiorentino (carabina aria compressa 10m), che hanno sfiorato il podio a livello nazionale. Tra le varie discipline una menzione particolare la merita il Bench Rest, nel quale si utilizzano carabine di precisione e si spara da seduti. Qualcuno potrebbe pensare che sia facile, ma non è affatto così. I bersagli misurano appena 5 centimetri di diametro, e sono situati a una distanza di 50 metri, risultando a malapena visibili a occhio nudo. Il cerchio più interno, che vale 10 punti se colpito, misura 6 millimetri. Nel Bench Rest, dunque, qualunque elemento, anche quello ap-
TIRO A SEGNO
Nella pagina a fianco, a sinistra, il campione del mondo Giovanni Atzeni; nelle altre foto i momenti di alcune gare
parentemente più insignificante, può fare la differenza. E questo lo sa bene Giovanni Atzeni, campione del Mondo 2015 di Light Varmint a Brisbane: «È fondamentale per questa disciplina avere grandi competenze tecniche e ottime capacità di calcolo. Bisogna conoscere la balistica e prevedere il moto del proiettile, tenendo in considerazione tutti i fattori ambientali, dalla velocità e direzione del vento all’intensità dell’illuminazione, che potrebbe influire sulla percezione del tiratore». Il TSN Napoli ha conquistato medaglie anche nel bersaglio mobile a 10m, specialità nella quale si tira in piedi con la carabina. La squadra composta da Diego Mola, Angelo Mangiameli e Vincenzo Gallo si è classificata prima ai Campionati Italiani per più di dieci anni di seguito. «Per primeggiare nella nostra specialità occorre molto allenamento – spiega Mola - e serve molta forza muscolare. La nostra carabina può arrivare a pesare 5,5 kg. La nostra disciplina presenta una differenza fondamentale rispetto alle altre, oltre
al movimento del bersaglio: una volta imbracciato il fucile ed essere andato in puntamento, non si può abbassare l’arma per tentare di riprendere la mira. In gergo si dice che non si può “rinunciare al tiro”. Questo complica le cose, perché se durante il posizionamento hai sbagliato qualcosa non puoi rimediare. È molto impegnativo, ma noi amiamo questa disciplina. La nostra carabina è il nostro cuore». Ma al poligono non sono solo le armi moderne a fare fuoco. Esiste infatti una specialità, l’Avancarica, nella quale si tira con pistole e fucili d’epoca. Anche in questo caso non mancano i campioni come Luigi Piscopo, che si è classificato terzo al Campionato Italiano nella specialità “Pennsylvania”: «È un vero peccato che l’Avancarica in Italia non si pratichi quasi più – spiega Piscopo -. È una specialità complessa e particolarmente affascinante. In Francia si pratica in costume, in occasione di rievocazioni storiche, purtroppo da noi questa cultura è andata persa». ©Riproduzione riservata
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TURISMO
GUATEMALA
TERRADIVULCANI
di Vera De Luca
«M
a è ‘o ver’…?”», è questo il motto che nei giorni scorsi è apparso sui cartelloni pubblicitari della nostra città; con lo stesso stupore i miei amici mi hanno chiesto se davvero avevo affrontato un viaggio di oltre 14 ore di aereo per raggiungere terre così lontane. Il Guatemala è una delle mete insolite e straordinarie che vale la pena di visitare, ricco com’è di una propria cultura indigena e di bellezze naturali incontaminate. Negli ultimi anni gli italiani sono tra i visitatori europei più interessati a conoscere questo affascinante paese dove i progressi fatti sono notevoli sia sul piano della sicurezza sia su quello dello sviluppo economico, che si basa principalmente sul turismo. Al turista non resta altro
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che scegliere uno degli itinerari più interessanti: da Antigua a Panajachel sul lago di Atitlan; le città di Chichicastenango e Livingston; la navigazione del Rio Dulce fino a proseguire per il grande lago di Izabal; la visita all’alba al Parco Nazionale di Tikal. Ma andiamo con ordine e partiamo dalla visita alla capitale Guatemala City che ha già un piede nel futuro e l’altro ostinatamente piantato nel passato. C’è un progetto per restaurare il quartiere storico cittadino e Guatemala City cerca un ruolo come centro culturale. I lineamenti della città moderna spesso riflettono la sua antica origine, miscela di culture nazionali. È d’obbligo anche andare a scoprire Antigua Guatemala, costruita più di
450 anni fa e rasa al suolo nel 1773 da un terremoto devastante. Situata tra magnifici vulcani - Agua, Fuego e Acatenango - la città-museo conserva ancora splendidi palazzi coloniali che sono sopravvissuti a sedici terremoti e a numerose inondazioni e incendi. Per la cronaca Antigua è stata progettata da un architetto ferrarese, Gio Battista Antonelli, che ha costruito anche l’Avana, entrambe sul modello utopico rinascimentale della città ideale già sperimentato a Ferrara. Le chiese della città hanno perso quasi tutto il loro splendore barocco: i lavori di restauro e ristrutturazione, resi necessari dai vari terremoti, le hanno spogliate della loro eleganza e bellezza. Sopravvivono, tuttavia, alcuni pre-
TURISMO gevoli esempi, in particolare La Merced, la Iglesia de San Francisco e il Convento de las Capucinas (oggi un museo). La Casa K’ojom è un affascinante museo dedicato alla musica e alle cerimonie maya; visitando il locale cimitero, si potrà scoprire il mondo delle antiche credenze maya. Antigua oggi è un centro importante per l’economia del paese: agricoltori ed artigiani, si recano nel mercato del Parque Central per comprare e vendere caffè, banane, cereali, frutta, zucchero di canna, ortaggi e manufatti. Per gli amanti dello shopping consigliamo anche il mercato di Chichicastenango situato a 150 chilometri da Città del Guatemala. Qui gruppi di ambulanti usciti dal retro delle varie bancarelle presentano la loro merce e insistono per iniziare la trattativa e non trattare può costituire un’offesa. Per i più fortunati si potrà anche assistere ad una cerimonia sciamanica. Gli abitanti del luogo seguono una fede religiosa composta di elementi cattolici e riti tradizionali maya nelle zone circostanti la chiesa di Santo Tomás e presso il tempio di Pascual Abaj, dedicato alla divinità maya della terra. Nella chiesa, costruita su un tempio maya, si è trovato il manoscritto Popol Vuh, libro illustrato maya da molti definito la bibbia di questo popolo che contiene storie e leggende sacre e nel quale si narra delle origini del mondo. Sul lago Atitlan, che nella lingua dei locali significa “il posto delle grandi acque”, il cratere di un vulcano ha creato un bacino azzurro che costituisce la maggiore attrattiva turistica della
provincia di Solola proprio perché è attorniato dalla corona dei tre vulcani Toliman, Atitlan e San Pedro, perfettamente conici e alti più di 3.000 metri, regalando visioni mozzafiato dai “miradores” che lo circondano. A completare la sua bellezza naturale, incantevoli villaggi indios sorgono sulle sue sponde: case minuscole in muratura con il tetto in lamiera dove tutti indossano i costumi tradizionali ed i bambini sono tutti bellissimi. Qui tutto è all’insegna della magia e non è difficile incontrare un autentico sciamano che parla del “Popol Vuh”. Sotto la volta della foresta umida i visitatori possono, poi, scoprire un mondo dove la natura detta legge: Tikal è un polmone di verde che sorge nel dipartimento di El Petén dove c’è la riserva della biosfera maya, con i suoi due milioni di ettari e cento specie protette estremamente rare come la scimmia urlatrice che vive solo qui. Con la fine dei maya la foresta si è impossessata del loro antico impero, la città è rimasta isolata dal mondo esterno protetta e preservata e non a caso è stata riconosciuta dall’Unesco quale “Patrimonio dell’umanità” oltre che “Riserva Naturale Mondiale” con i suoi 550 chilometri quadrati. La giungla che circonda il sito archeologico di Tikal lo rende unico nel suo genere. Il sito è una delle creazioni architettoniche ed urbanistiche più alte che il genio di questo popolo seppe creare durante la sua esistenza. La città venne fondata probabilmente intorno all’800 a.c. ma solo nel periodo “classico”, durante i primi cinquecento
anni della nostra era, tra il rigoglio della giungla vennero edificati splendidi edifici quali piramidi altissime, che si ergono maestose al di sopra della foresta, acropoli, palazzi e templi le cui ripide pareti si innalzano per oltre 44 metri e, benché il paesaggio circostante sia stato disboscato, il fitto manto verde della foresta pluviale rende la visita davvero indimenticabile. Chi visita per la prima volta il Guatemala si trova a vivere un’esperienza umana straordinaria che rimane a lungo nel cuore e nei ricordi e quando, poi, si sceglie di partire tra novembre ed aprile, lontano dalla stagione delle piogge, i visitatori possono godere appieno della natura incontaminata. Il clima somiglia ad un’eterna primavera dal momento che il territorio gode di una posizione geografica privilegiata dove confluiscono microclimi diversi e grazie a ciò il territorio guatemalteco offre un paesaggio estremamente vario: dalle imponenti montagne (inclusi 33 vulcani di cui tre attivi), alle giungle del bassopiano, alle foreste tropicali, ai laghi e fiumi dalle acque cristalline. Inoltre sono presenti 44 aree protette ed altre 60 sono allo studio. Se in termini ambientali le foreste umide sono i polmoni della Terra, quelle del Guatemala sono seconde soltanto all’Amazzonia per il loro contributo all’atmosfera. Da sottolineare che il Guatemala ospita oltre a Tikal altri due luoghi dichiarati “Patrimonio dell’umanità” dall’Unesco: La Antigua Guatemala e Quiriguà. ©Riproduzione riservata
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CINEMA
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on più il solito cinepanettone, ma una commedia d’azione che innova il mondo dei classici film natalizi del panorama italiano. “Natale col Boss”, l’ultimo prodotto della FilmAuro, che sarà nelle sale da mercoledì 16 dicembre, è una sfida per il regista,
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Volfango De Biasi: «Ho sempre amato le commedie americane d’azione che fondono umorismo e bravi attori a scene emozionanti e trame fitte ed avvincenti – spiega il regista -. Amo molto il genere e girare scene d’azione o di tensione e virarle al comico è stata
un’esperienza splendida, di cui ringrazio i miei produttori, che hanno deciso di puntare ancora su questo gruppo e su questa inedita avventura». Di sicuro Aurelio De Laurentiis, dopo i tanti successi maturati sul campo con il Napoli, a Natale potrà festeggiare anche il
CINEMA
successo al botteghino della sua ultima produzione. Il film gioca con tante contaminazioni, dalla commedia d’azione americana anni ‘80 a quella nostrana più classica ed è nutrita, con continui confronti e scambi, del repertorio creativo dei quattro protagonisti, Lillo & Greg e i bravissimi Francesco Mandelli e Paolo Ruffini, che hanno dato vita a una splendida coppia di poliziotti decisamente imbranati ma onesti. Una menzione di merito va anche allo straordinario impegno di Peppino di Capri in un doppio ruolo “pulp” che avrebbe intimidito attori molto più esperti. È proprio il celebre cantante, prestato in quest’occasione al mondo del cinema, a raccontarci la sua esperienza «È stata divertente la convocazione a Napoli, all’hotel Vesuvio. Uno si aspetta un invito alla partita del Napoli di lì a un’ora e invece tutt’altro: la proposta attoriale di un doppio ruolo, quello di
un boss mafioso e Peppino di Capri. Il buon Aurelio aveva premeditato il tutto, compresa la mia accettazione della proposta, conoscendo il mio carattere sempre in cerca di nuove emozioni». Come si è trovato con il resto del cast? «Attori e regista mi hanno supportato moltissimo incoraggiandomi sempre più in quest’intrigante avventura. Non nascondo la mia emozione e il grande rispetto per artisti “di chiara fama”. Secondo un loro giudizio... me la sarei cavata alla grande! Me lo auguro. Al pubblico il verdetto finale».
nuovo disco, ho avuto il tempo di fare anche questo: “Le canzoni d’amore”, titolo del CD appena uscito, ma la vera sorpresa è stato “Natale col Boss”. Chi non vorrebbe somigliare a Leonardo Di Caprio? Purtroppo mi son dovuto accontentare, per un fatale equivoco si intende, di uno “stonato” Peppino di Capri surclassato da un pericoloso boss mafioso». Tre buoni motivi per andare a vedere “Natale col Boss”?
Avrebbe mai immaginato di recitare nel film di Natale? Che cosa ha provato quando le hanno proposto il suo ruolo?
«È decisamente una storia intrigante e ricca di sorprese. Anche se ci scappa qualche “parolina” di troppo, è consigliabile alla classica “famiglia italiana”. Questo è il film che ci aiuterà a trascorrere momenti di serenità, spensieratezza, con un sorriso in più, che in questo periodo non guasta».
«A Natale normalmente si esce con un
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LA TRAMA Alex e Dino (Lillo e Greg) sono due affermati chirurghi plastici abituati a cambiare i connotati dei loro pazienti con pochi e delicati colpi di bisturi. Leo e Cosimo (Paolo Ruffini e Francesco Mandelli) invece sono due maldestri poliziotti sulle tracce di un pericoloso e potente boss di cui nessuno conosce il volto. Alex, Dino, Leo, Cosimo e il Boss (Peppino Di Capri) inciam-
peranno l’uno nella vita dell’altro, in una commedia piena di equivoci, colpi di scena e grandi risate, in cui ognuno alla fine cercherà di... salvare la “faccia”. La canzone dei titoli di coda “Fiumi di Champagne” è del rapper Gué Pequeno (membro anche dei Club Dogo) con Peppino di Capri ed il ritornello è sulle note di “Champagne”, storica hit del cantante partenopeo.
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EVENTI 1 ESCLUSIVA
ilsuccessodelragù versione2.0 “R
agù”, il testo di Rosi Padovani che riscosse ampi consensi anche al Napoli Teatro Festival, adesso completamente rivisto dall’autrice ed intitolato perciò “Ragù 2.0”, è stato portato in scena dalla irresistibile coppia Antonella Morea e Federica Aiello nello “Spazio & Idee” della Giammarino Editore lo scorso 5 dicembre. Divertente e gustosa, la commedia miscela le confidenze intime e inconfessabili di due amiche alla preparazione di un classico ragù napoletano che viene cucinato e raccontato dalle due attrici, diventando causa di scontro tra le varie scuole di pensiero sulla preparazione della tradizionale pietanza. Alla fine, gli spettatori hanno potuto degustare uno squisito piatto di paccheri al ragù, mettendo in pratica quello che si è visto nella commedia. ©Riproduzione riservata
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EVENTI 1 ESCLUSIVA
napolarteporta latradizione asandomenico
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na location d’eccezione, il chiostro di San Domenico Maggiore, ha ospitato “Natale Napolarte nel chiostro”, kermesse organizzata dall’associazione Napolarte. Dal 5 al 13 dicembre oltre settanta artisti hanno esposto al pubblico le proprie opere. Presepi, sculture e quadri sono stati i veri pro-
tagonisti. «L’intento della kermesse - ha spiegato il presidente di Napolarte, Armando Vano (nella foto a destra) - è di promuovere le eccellenze locali della nostra tradizione, salvaguardando arte, musica e cultura». Tra gli illustri ospiti della serata inaugurale, ha dato il pro-
prio supporto all’iniziativa anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. L’inaugurazione si è poi conclusa con il concerto di un’ensamble composta da magistrati che, diretti da Mariarosaria Esposito ,hanno intonato le canzoni classiche napoletane. ©Riproduzione riservata
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EVENTI 1 ESCLUSIVA
iezzoegrava:«napolidascudetto» S
traordinario successo per il dibattito allo storico pub vomerese Goodfellas sul tema “È un Napoli da 10 e lode?”. Hanno discusso sul momento della squadra i due ex azzurri Gennaro Iezzo e Gianluca Grava con i giornalisti Vittorio Raio, Pasquale Tina, Silver Mele e Riccardo Giammarino moderati da Carlo Zazzera. «Questo Napoli può puntare allo scudetto» è stato il pensiero comune dei due ex. Nel corso della serata l’editore Gino Giammarino ha omaggiato entrambi gli ex giocatori con la maglia del Brigante, in quanto hanno continuato a lavorare sul territorio, favorendo la crescita delle eccellenze campane nello sport. ©Riproduzione riservata
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