Editoriale
I
Anno nuovo, soliti errori di Riccardo Giammarino
l 2014 azzurro si è chiuso con due trofei in bacheca: la Coppa Italia vinta contro la Fiorentina a Roma e la Supercoppa italiana contro la Juventus a Doha. Un Napoli eccelso nelle coppe, all'altezza del passato di Rafa Benitez che ha portato alla gloria Valencia, Liverpool, Inter e Chelsea, ma che ancora non è riuscito a trovare la giusta concentrazione anche durante il campionato, dove troppi punti sono stati sprecati. L'unico rimpianto dell’anno solare è stato la doppia sfida con l'Athletic Bilbao che con tanta nonchalance ha fatto perdere agli azzurri la possibilità di giocare la Champions e di investire una somma più consistente nel mercato. Ma tutto questo appartiene al passato.
a discapito dei meridionali. Gli azzurri hanno perso la partita a centrocampo dove Pogba, Vidal, Marchisio e Pirlo (anche se non al 100%) hanno espresso tecnica e fisicità nettamente superiore rispetto a Gargano e David Lopez schierati dagli azzurri. Ma è fuori da ogni discussione che un arbitraggio scandaloso, di cui ci parlerà in maniera più approfondita Vittorio Raio nel suo Codice Azzurro, abbia condizionato la partita in favore dei bianconeri. Non contenti del furto sul campo gli ospiti hanno continuato davanti le telecamere. Ilaria D’Amico ha provocato Benitez dicendogli che è di parte perchè membro del Calcio Napoli, dimenticando il conflitto d'interesse della propria relazione con il signor Buffon. L’allenatore
È iniziato il 2015 e neanche ‘na tazzulella ‘e cafè ha più lo stesso sapore. Napoli ha cominciato l'anno con una grande perdita a cui ha reagito dando al mondo un esempio di civiltà, compostezza ed appartenenza. L’improvvisa scomparsa di Pino Daniele è stata sicuramente il primo grande trauma del nuovo anno. Oltre centomila persone si sono riunite in piazza del Plebiscito per rendere omaggio al cantante partenopeo, intonando i suoi brani più significativi. Ma ancora più da brividi è stata la prima partita del 2015 al San Paolo. Ospite d’onore: la Juventus sconfitta venti giorni prima in Supercoppa. I cinquantacinquemila presenti avrebbero fatto sciogliere l'intero Polo Nord provocando un’emergenza climatica quando, all'ingresso delle squadre in campo, hanno cantato Napul’è, un dipinto della città. Alla vigilia del match il presidente De Laurentiis ha affermato che Napoli-Juventus è il vero derby d’Italia e il campo ha risposto offrendo l'immagine storica di un Sud depredato, di un'Italia costruita
bianconero Allegri, in conferenza stampa, con arroganza ha imposto di non parlare di arbitraggi, ma della partita alzando la voce quasi come se avesse la coda di paglia. Rafa Benitez si è, invece, adeguato alla compostezza napoletana e con eleganza principesca ha risposto che quando succedono questi episodi contro la Juve in Italia si può solo sorridere e dire “ci può stare” con un pizzico di goliardia. Insomma, anno nuovo vita nuova? Nun tanto! Bisogna, però, voltare pagina più rapidamente possibile. Il campionato è lungo e anche l’Inter, grazie agli acquisti di gennaio, entra di diritto nella lotta al terzo posto. Oltre il campionato dove, quindi, non bisogna abbassare la guardia, ci sono anche altre due competizioni non meno importanti: la Coppa Italia e l’Europa League. Nella prima il Napoli esordirà agli ottavi il 22 gennaio contro l'Udinese e in Europa League affronterà i turchi del Trabzonspor ai sedicesimi il 19 febbraio. La stagione è ancora lunga e Napoli sogna di chiudere il 2015 con almeno un altro trofeo in bacheca.
GENNAIO 2015
3
sommario pag. 10-11
Direttore Responsabile
RICCARDO gIAmmARInO
Buon 2015
Capo Redattore
CARLO ZAZZERA Progetto Grafico, Impaginazione FRAnCESCO
CARDAmOnE Foto
PIETRO E SOnIA mOSCA Stampa
gRAFICA CIRILLO
Scafati [Sa] Autorizzazione Richiesta al
pag. 12
pag. 14-17
TRIbunALE DI nAPOLI Hanno collaborato a questo numero: RInO DAZZO
gIOVAnnI mARInO bRunO mARRA SILVER mELE
pag. 22-23
pag. 24-25
PASquALE TInA Il numero è stato chiuso
lunedì 12 gennaio 2015 Tiratura
COPIE 10.000 DISTRIbuZIOnE: EDIALbA S.R.L.
Il pronostico pag. 10-11 Alinei, Bagni e Canè «Il Napoli arriverà...»
Il ricordo pag. 22-23 I tweet per Pino Daniele ambasciatore di Napoli
Codice Azzurro pag. 13 Paolo Tagliavento parrucchiere per Signora
Motori pag. 28-29 Mazda CX3 e CX5 e Ducati 1299 Panigale
Il concorso pag. 12 Insigne vince il premio “Atleta campano dell’anno”
La denuncia pag. 14-17 Grava sul settore giovanile «Così ci rubano il futuro»
Focus pag. 20-21 I “quartieri spagnoli” di Castel Volturno
4
Scherma pag. 24-25 Luca Curatoli il nuovo talento della sciabola
Teatro e cinema pag. 30-31 “Pera, pesca o albicocca?” e “Si accettano miracoli”
Piazza garibaldi, 136 80142 napoli
Tel. 081 20 15 31
www.giammarinoeditore.it info@eazzurro.it
Il pros simo n umero sarà in edicol 14 F a il
EBBRA I
O
Eventi pag. 32-33 Una festa a Villa Mazzarella per salutare il 2014 GENNAIO 2015
Esclusiva con Riccardo bigon
«Il Bayern come modello»» P
di Riccardo Giammarino e Pasquale Tina
ochi fronzoli e tanta sostanza al servizio del Napoli. È la missione di Riccardo Bigon. L’azzurro è un affare di famiglia: prima suo padre Albertino, da giocatore ma soprattutto da allenatore del secondo scudetto, poi lui. Direttore sportivo che fa del lavoro il suo comandamento laico. La riservatezza è una parte integrante del carattere: le emozioni sono chiuse in un cassetto che apre in esclusiva per È Azzurro.
GENNAIO 2015
5
Esclusiva con Riccardo bigon
Cosa significa Napoli per lei? «Tanto. Mio padre ci ha giocato e poi allenato ottenendo grandi risultati. È un rapporto che va al di là della sfera professionale. È un vero e proprio sentimento che regala emozioni e gioie».
Cosa ricorda dello scudetto del 1990? «A quel tempo giocavo, quindi non ero sempre in tribuna a godermi quella squadra. Ero sugli spalti a Bologna quando il Napoli vinse 4-2 e poi al San Paolo contro la Lazio nella gara che sancì la conquista del tricolore. Ovviamente partecipai ai festeggiamenti sulla nave».
Bigon con Pasquale Tina e Riccardo Giammarino
crescita societaria al di là della singola stagione. Io ormai sono alla sesta con il Napoli».
Ripercorriamo la sua carriera. Ha cominciato alla Reggina. «È stata un’esperienza fondamentale. Sono entrato in questo mondo direttamente in serie A, dove sono ininterrottamente da undici anni. Ho avuto la fortuna di lavorare con un presidente competente come Foti, dal quale ho imparato tanto.
Ho cominciato con un allenatore come Mazzarri che è un altro maestro. Li ringrazio per questo. Sono stati due motori molti forti per la mia carriera».
Ci racconta com’è nata l’ipotesi Napoli? «Era il 2009. Ricevetti una chiamata da Chiavelli (consigliere delegato, ndr) che mi chiese la disponibilità ad un incontro. Ero tra Pescara e Giulianova e cercavo giocatori per la Reggina. Ovviamente dissi sì. Ero in auto: cambiai subito strada, in
“Ringrazio De Laurentiis per la grande opportunità che mi ha dato” A lei dopo due Coppe Italia e la Supercoppa manca lo scudetto. Le piacerebbe eguagliare suo padre? «La risposta è scontata. Chiaramente sarebbe bello riuscirci. Per un dirigente, comunque, la prospettiva è diversa. L’allenatore ha soprattutto il risultato sul campo da raggiungere, un direttore sportivo ha obiettivi ampi come la programmazione, la formazione della rosa e la
6
GENNAIO 2015
Esclusiva con Riccardo bigon
direzione Roma».
Come mai De Laurentiis pensò a lei? «Reja gli parlò bene di me. Mazzarri ovviamente fu d’accordo. Ringrazierò sempre il presidente per l’opportunità che mi ha dato».
Direttore sportivo a tutto tondo. Quali sono i suoi compiti? «Secondo molti il mio lavoro si esaurisce con l’acquisto dei calciatori. Ovviamente non è solo questo. Devo creare le condizioni giuste affinché tutti i professionisti che lavorano nell’area tecnica possano esprimere al meglio le loro qualità. La resa di un magazziniere, ovviamente nel rispetto dei ruoli, è importante quanto quella di un portiere. Tra i miei compiti ovviamente c’è il rapporto con la squadra scouting, un settore all’avanguardia, visto che teniamo anche dei corsi a Coverciano, come docenti».
“Gabbiadini e Strinic due ottimi colpi. I grandi rimpianti: Bale e Vidal” Ci spiega come lavora la sua equipe? «Faccio una premessa: dobbiamo inserire calciatori che siano compatibili al nostro contesto. Per trovare i giocatori è fondamentale sfruttare le informazioni. Noi ne accumuliamo tante. Naturalmente è importante che i miei collaboratori abbiano lo stesso sentimento calcistico perché bisogna percorrere la stessa direzione. Organizzo riunioni ogni tre settimane, ma non
basta. Faccio in modo che la mia equipe possa vedere anche degli allenamenti della squadra a Castel Volturno in modo che possa rendersi conto di cosa cerchiamo,
Il DS con Gabbiadini e Strinic. Sotto: Rafael
quando sono in giro per il mondo. Abbiamo un sistema collaudato e all’avanguardia: le relazioni delle partite mi arrivano in pdf via mail un secondo dopo il fischio finale attraverso un programma che abbiamo ideato. Tutto confluisce nella nostra banca dati che raccoglie a pure le diverse segnalazioni che riceviamo. Il nostro è un metodo innovativo, voluto fortemente da De Laurentiis. Abbiamo a portata di mano i profili di migliaia di calciatori secondo una scala di valori». Cosa convince un giocatore ad accettare Napoli? «La nostra serietà. Un esempio: Benitez. Quando siamo andati a parlargli, il campo aveva già fatto tanto per noi. Abbiamo dimostrato con i risultati la nostra professionalità. Siamo gente credibile».
Entriamo nel dettaglio. Da quanto tempo inseguiva Gabbiadini? «Lo notai nel 2010. Giocammo un’amichevole a Rovereto contro il Cittadella (2-1 per gli azzurri, ndr) e Gabbiadini fu protagonista realizzando un gol. Parlai subito dopo la partita con il direttore sportivo dei veneti, Stefano Marchetti, e gli chiesi dettagli sul giocatore. Da allora, mi sono sempre informato con il suo procuratore, Stefano Pagliari, sulla GENNAIO 2015
possibilità di acquistarlo. Stavolta si sono create le condizioni e abbiamo affondato il colpo».
Quanto può dare Gabbiadini al Napoli? «Mi baso sui numeri che sono abbastanza chiari. E’ un giovane, classe ‘91, che ha sempre fatto tanti gol. Nel calcio questo è importante, poi ha fatto tutta la trafila nelle nazionali giovanili. È un mancino, ha una buona struttura fisica e ha caratteristiche universali. Ha potenzialità di livello e può crescere ancora».
L’idea Strinic com’è nata? «Me ne parlò Reja qualche anno fa, quando allenava l’Hajduk. Mi disse che aveva talento. Allora giocava terzino sinistro, esterno alto e a volte anche mezz’ala in un centrocampo a tre. Poi l’abbiamo affrontato anche con il Dnipro. Ovviamente lo abbiamo visionato dal vivo e abbiamo deciso di presentare un’offerta qualche mese fa. Siamo riusciti a chiudere presto la trattativa. È l’ennesima dimostrazione della forza del club: a mezzanotte e un minuto del 5 gennaio abbiamo già depositato due contratti».
Il mercato in entrata è finito? «Volevamo fare queste due operazioni e ci siamo riusciti centrando così i nostri obiettivi. Teoricamente non ci saranno altri acquisti, ma se si dovessero creare le condizioni per sfruttare un’opportunità, saremmo pronti a coglierla».
7
Esclusiva con Riccardo bigon
Qual è stata la trattativa più difficile? «Ne dico due. Rafael e Vargas. Il portiere brasiliano era seguito anche da Roma, Inter e squadre straniere. Per quanto riguarda il cileno, ho trascorso diverse notti insonni per definire l’affare considerando la concorrenza di Zenit San Pietroburgo e Chelsea».
Cosa non ha funzionato con lui? «Evidentemente non c’erano le giuste condizioni affinché potesse dare il meglio. Probabilmente fu un errore anticipare l’operazione di sei mesi. Pensavamo potesse ambientarsi, invece faticò ad inserirsi e questo fu un duro colpo alla sua autostima. Non è riuscito a rendere al meglio nel Napoli, ma non si può negare che sia un buon giocatore”.
Avrà un rimpianto sul mercato? «Sì qualcuno ce l’ho».
Il primo? «Gareth Bale. Nel 2010, ero arrivato da poco al Napoli, e avevamo un’emergenza sulla fascia sinistra. Ci serviva un mancino e lui giocava poco nel Tottenham con Redknapp in panchina e si poteva acquistare,
8
era molto giovane e non ci furono le giuste condizioni. Avremmo dovuto investire 10 milioni di euro. Peccato».
profondo. Per me è un onore lavorare con lui. È un professionista di livello incredibile che ha vinto tutto. L’intesa è molto importante nel quotidiano. Benitez tiene conto del giudizio degli altri, il nostro è davvero un bel confronto».
Qual è stato il giocatore più sorprendente che abbia mai acquistato? «Ovviamente Cavani. Eravamo tutti convinti della sua forza. Ricordo che il suo acquisto fu anche contestato perché fu ceduto Quagliarella. Poi conquistò tutti: ha segnato 104 gol in tre anni. Davvero incredibile».
Cosa ne pensa della riforma Tavecchio? «Direi che è positiva. Dobbiamo restare al passo con le altre nazioni e noi club dobbiamo adeguarci in qualche modo. Ovviamente va applicata nei modi giusti. Il problema semmai è un altro».
Il secondo? «Arturo Vidal. Mi sono mosso con anticipo. Incontrai ad aprile il suo agente, Felicevich, in occasione di Bologna-Napoli e Si sbilanci. Benitez resterà a Napoli? poi mi recai in gran segreto a Leverkusen «I presupposti per un rinnovo ci sono. Il per parlare con il Bayer. Ho ancora il fax rapporto è ottimo e si lavora bene. Ovviacon la loro richiesta. Se il giocatore non mente non contano solo questi aspetti fosse partito per la Coppa America, quando si stipulano i contratti. Parlerà con probabilmente il presidente De l’avrei spuntata. Laurentiis e de“È un onore lavorare con Invece lui partì, cideranno cosa Benitez, un professionista fare. Benitez prese tempo e poi si fece sotto comunque non che ha vinto tutto” la Juventus e ha mai escluso l’affare si comdi poter replicò». stare».
Com’è il suo rapporto con Benitez? «È molto
Quale? «Si fa fatica a produrre calciatori italiani dai campionati giovanili. Non sono pronti. Il campione si afferma a prescindere, gli altri fanno fatica. La formula del campionato Primavera è sbagliata. Purtroppo in Italia il risultato è troppo condizionante e a volte è difficile portare avanti un progetto».
Quanto tiene in considerazione il settore GENNAIO 2015
Esclusiva con Riccardo bigon
giovanile? «È un tema che mi sta molto a cuore. Mi sono sempre occupato anche a Napoli del vivaio, poi è arrivato Gianluca Grava che è una persona eccezionale e con la quale lavoro in sintonia».
Il San Paolo le dà mai dei brividi? «Assolutamente sì. Quando lo stadio canta è qualcosa di incredibile. È impossibile rimanere indifferenti».
Cambiamo per un attimo argomento. Cosa fa Bigon quando non lavora? «Mi dedico prevalentemente alla mia famiglia, a mia moglie Bianca e ai miei due bambini, Albertino e Ludovica. Ho poco tempo libero e quindi quando posso ne approfitto per stare con loro».
Quali sono i suoi interessi? «Il cinema, ma riesco ad andarci poco, una volta al mese. Mi piace molto leggere».
I suoi autori preferiti? «Ultimamente ho letto la serie di Marco Malvaldi sui delitti del Bar Lume e i sei gialli della scrittrice svedese Camilla Lackberg. E poi ovviamente quelli del nostro team manager, Paolo De Matteis…».
È scaramantico? Ha qualche rito quando conclude una trattativa? «Uno solo. I giocatori firmano il contratto sempre con la stessa penna».
Eccola. Come mai proprio questa? «È quella del Bayern Monaco, ricevuta in occasione del nostro incontro in Champions League».
C’è un motivo particolare? «Vedo nel Bayern Monaco il punto più alto del calcio europeo. È un vero e proprio modello. È un piccolo punto di riferimento per il Napoli».
C’
Riflessioni d’autore
I playoff per uno scudetto più avvincente
era una volta (e c’è ancora, da
splendido ottantenne) Rino Tommasi
e la sua fissa per i playoff nel calcio.
Secondo il più grande telecronista di tennis e di pugilato che la televisione italiana abbia mai
avuto, è questo l’unico sistema per impedire che
lo scudetto diventi una lotta monotona. A ren-
dere la competizione più avvincente basterebbe anche solo l’ipotesi che la squadra finita ottava nella stagione regolare potesse arrivare a combattere per il titolo. Se questo davvero dovesse rappresentare
il futuro della serie A, c’è una squadra sicuramente già avvantag-
giata: il Napoli. Almeno questo Napoli di Benitez. Sembra fatto ap-
posta per la grande sfida, il momento del dentro o fuori. Ha fallito solo la sfida con l’Athletic Bilbao, e quell’eliminazione ha fortemente
condizionato tutta la stagione. Ma fu quasi un incidente, frutto di un colpo di sole forse irripetibile. Aver visto il cammino percorso dai
baschi nel girone di Champions League ha fatto crescere i rimpianti,
soprattutto per gli effetti che ha prodotto l’uscita dalla Grande Europa. Grandissimo con le grandi, piccolo con i piccolissimi: questa
la diabolica trasformazione del Napoli nel 2014. Il primo proposito per il nuovo anno è così diventato scontato: non si possono più per-
dere punti possibili.
Ecco perché, se ci fossero già stati i playoff, le conseguenze nefaste
di un agosto infernale sarebbero state recuperabili. Invece la riforma
è ancora molto eventuale, nell’agenda delle novità trova spazio
esclusivamente il dibattito per la tecnologia da adottare in campo. E così Higuain e Callejon, Hamsik e Koulibaly possono concentrarsi
solo per la corsa ad handicap più dura che si possa immaginare. Non si viaggia a velocità impossibili e il dettaglio rende la fatica più
sopportabile. E compatibile con altri obiettivi. Una coppa, anzi una
Supercoppa, il Napoli l’ha già portata a casa; aver poi battuto la Juventus dopo una serie infinita di rigori ha reso la vittoria quasi epica.
Anche se la festa vera, quella popolare, s’è vissuta a Napoli e non a Doha. Una manifestazione di entusiasmo che ha evocato antiche celebrazioni, non più considerate irripetibili.
Non si vive solo di ricordi, raccontando quando in campo c’era Lui. Lui, superDiego, non è mai stato clonabile, meglio trasformare Ca-
stel Volturno in una fabbrica di campioni. Gabbiadini è il primo candidatoa completare una maturazione già iniziata. Campioncino è
considerato da sempre, un talento puro che ha bisogno di esplodere presto. A Napoli potrebbe essere giunto al momento giusto. Per sé
e per la squadra. C’è un’Europa da riconquistare e un sogno da cul-
lare. E se un giorno non lontanissimo dovessero arrivare pure i playoff il gioco dello scudetto sarebbe anche più divertente.
Bigon mostra la penna del Bayern con cui fa firmare i nuovi acquisti. A sinistra Cavani GENNAIO 2015
Massimo Corcione
9
Il pronostico
«Il Napoli vincerà lo scudetto» «Macchè, arriverà secondo» «No, al massimo sarà terzo» Alinei, presidente di “Momenti Azzurri” e inguaribile ottimista, ha addirittura scommesso Bagni e Canè sono più cauti: «Il tricolore è ormai andato ma la zona-Champions per noi è certa»
P
rimo, secondo o terzo? Tifosi illustri ed ex campioni la vedono così. C’è chi coltiva ambizioni di tricolore, chi prova ad analizzare limiti e difetti della rosa, chi si fa forza sui progressi mostrati dalla squadra nell’ultimo periodo. Dino Alinei, ad esempio, è un inguaribile ottimista. Per il presidente dell’associa-
10
zione ‘Momenti Azzurri’ il Napoli non è ancora tagliato fuori dalla lotta scudetto: “C’è di mezzo una scommessa...a inizio anno dissi che il Napoli era finalmente pronto per vincere lo scudetto e scommisi con alcuni amici meno fiduciosi”. In ballo c’è la gloria, dunque, ed anche il portafoglio. “Diciamo che le speranze sono un po’
GENNAIO 2015
Il pronostico Dino Alinei
scese”, ammette Alinei. “Però sono ancora ottimista. Il Napoli ha manifestato un problema: mentalità ed approccio sbagliato alle partite. Spesso si è concesso la presunzione di pensare che i tre punti fossero già in tasca, giocando con molta superficialità e perdendo contro squadre “piccole”. Ma la rosa c’è. Continuo a dire che il Napoli non è inferiore alla Juventus né tantomeno alla Roma. Forse si dovrebbe intervenire nella fase difensiva. Sarebbero utili due difensori d’area. Koulibaly è forte, ma è giovane, ha bisogno di una guida d'esperienza. Il gap in classifica, comunque, è significativo”. Ma qual è la posta in palio nella scommessa? “Una cena. Se il Napoli vince lo scudetto sarà la mangiata più saporita di sempre”. Non ha scommesso con nessuno, ma anche Salvatore Bagni è fiducioso sul futuro del Napoli, anche se non ai livelli di Alinei: “Pensavo potesse fare di più, come tutti, ma al termine del girone di andata ho la certezza che il Napoli ha grandi possibiGENNAIO 2015
lità di recupero”, sostiene il Guerriero del primo scudetto azzurro. “Minimo arriva terzo, ma può ancora aspirare a recuperare posizioni, almeno una. È troppo più forte delle altre, secondo me è praticamente alla pari con Juventus e Roma. Basta vedere come gioca, a volta basta un Napoli al 40% per vincere le partite. Magari giochicchia per un’ora, poi accelera e in dieci minuti segna due gol”. Ecco perché per Bagni ci sono speranze di secondo posto, giusto per mantenersi cauti con i pronostici ottimisti: “Finora la squadra di Benitez ha avuto un rendimento normale ed è messa bene in classifica. Figuriamoci se trova continuità e risultati anche con le piccole. La svolta della stagione, per me, può essere stata la partita di Doha. Mi auguro sia stata una Bilbao all’incontrario, soprattutto per i tifosi. Prima della Supercoppa il San Paolo era vuoto, dopo ha ritrovato entusiasmo e presenze. In trentamila per un allenamento, roba che solo a Napoli si vede. Ecco perché penso che il Napoli possa arrivare almeno secondo. Sperando di sbagliarmi e che possa essere smentito dallo scudetto”. Facendo gli scongiuri e incrociando le dita, ecco il terzo parere: Faustinho Cané prova a far prevalere la logica al cuore, la ragione al sentimento, i freddi dati alle calde speranze. “Juventus e Roma sono troppo avanti, ma quel che è peggio, non vedo da parte di Benitez una predisposizione ad Salvatore Bagni adeguarsi al calcio italiano. L’allenatore non ha mai cambiato alcune abitudini, anche quando le cose non andavano bene. E nel frattempo il divario dalle prime due si è fatto pesante”. Il terzo posto, almeno quello, è alla portata nonostante i limiti mostrati dagli azzurri in larghi tratti del girone d’andata: “In estate si parlava dello scudetto, ma le scelte di mercato non hanno portato grossi risultati. Bisognava trattenere Reina e fare giusto un paio di operazioni, in questo modo il Napoli sarebbe stato in corsa con Juventus e Roma per il titolo, non con la Lazio e le altre per il terzo posto”. (R.D.)
Faustinho Canè
11
Il concorso
Insigne “Atleta campano dell’anno” L’infortunio capitato lo scorso novembre non ha frenato la corsa di Lorenzo Insigne verso la conquista del premio “Atleta campano dell’anno” ideato e promosso dalla nostra testata. Il campione azzurro ha trionfato con il 44% dei voti, superando con ampio margine il secondo in classifica, il pugile casertano Clemente Russo, che a sua volta ha staccato di poco Antonella Del Core, la pallavolista partenopea reduce dal quarto posto al Mondiale. Una classifica, nelle prime posizioni, molto varia, con atleti di sei discipline sportive diverse, di cui ben quattro donne. Da notare che l’altro calciatore presente nei primi posti è il bomber del Borussia Dortmund Ciro Immobile, che con Insigne ha formato la coppia d’oro del Pescara promosso in serie A tre stagioni fa. Tra i nostri lettori che hanno votato sono stati sorteggiati tre abbonamenti di un anno alla rivista, che andranno ai signori Pasquale De Rienzo, Salvatore Esposito e Luisa Russo.
Q
di Bruno Marra
uant’è bella giovinezza che ti fugge tuttavia, chi vuol esser lieto sia del doman non v’è certezza. Il celeberrimo sonetto di Lorenzo dè Medici, detto Magnifico, riecheggia Secoli dopo nelle pieghe del romanzo di un altro Lorenzo, anch’egli denominato il Magnifico per l’arte pedatoria e la classe innata che vanno in rima baciata. Insigne è il nuovo Lorenzo il Magnifico che, a differenza dei versi della poesia medicea, ha il balsamo della giovinezza ma anche una granitica certezza di un futuro azzurro e radioso. Da Frattamaggiore alla Nazionale maggiore passando per il sogno di una vita di giocare con la sua squadra del cuore. E’ un sublime endecasillabo sciolto quello di questo ragazzo che oggi rappresenta l’Oro di Napoli a buon diritto. Il 2014 è stato il suo anno, quello della consacrazione sia come uomo che come calciatore ed è meritatissimo il premio “atleta campano dell’anno” che gli è stato conferito a testimonianza della sua grande escalation. Una crescita iperbolica che ha avuto il suo momento magico nella finale di Coppa Italia: un doppio colpo di genio che sotto il cielo della Capitale ha strappato il candido giglio della Signora in Viola. Solo l’infortunio a novembre, proprio con la Fiorentina, non gli ha permesso di essere protagonista in Supercoppa a
12
1 - Lorenzo Insigne (calcio)
44%
3 - Antonella Del Core (pallavolo)
9%
2 - Clemente Russo (pugilato) 4 - Stefania Pirozzi (nuoto) 5 - Ciro Immobile (calcio)
6 - Luca Curatoli (scherma)
11 % 8% 7%
6%
7 - Cristina Chirichella (pallavolo) 5% 8 - Irma Testa (pugilato)
4%
10 - Altri
3%
9 - Alessandro Velotto (pallanuoto) 3%
Doha, ma la sua forza di volontà sarà la linfa per tornare più forte di prima. Insigne incarna il prototipo napoletano del “sogno americano”. Un ragazzo di periferia che si è fatto da solo ma che non ha mai dimenticato le radici. Conoscere e condividerne la quotidianità mi ha dato modo di apprezzare la sua natura semplice e genuina come il sorriso e l’entusiasmo contagioso che ogni giorno porta con sé a Castelvolturno. E non passa momento in cui non ricordi le partite di quando era piccolo sotto i portici di casa con il mitico Supersantos, sempre “titolare” nonostante fosse il più piccolo. Proprio per la sua esile corporatura l’Inter lo scartò in un provino. Poi arrivò il Napoli di De Laurentiis e cambiò il suo destino, come in un happy ending hollywoodiano. Oggi sul corpo ha tatuato tre numeri in fila: 18-9-2013. La data di Napoli-Borussia Dortmund, quando al San Paolo segnò il suo primo gol in Champions su un favoloso calcio di punizione all’incrocio. Eppure se gli chiedete quale è stato il suo capolavoro più bello lui ve lo spiega in ogni dettaglio: “presi la palla a centrocampo, saltai tutti gli avversari e poi feci il ‘sombrero’ al portiere. Ero bambino e giocavo in un torneo di Natale...”. Un gol da predestinato che gli mette ancora i brividi. Anche ora che nei suoi occhi brilla l’Oro di Napoli. GENNAIO 2015
Paolo Tagliavento, parrucchiere per Signora
P
di Vittorio Raio
aolo Tagliavento, parrucchiere per Signora. Sì, proprio così perché quando vede la Vecchia Signora, la Juventus dà il... meglio di sè. Per uno shampoo o per una permanente conferma della Juve in testa alla classifica, per una messa in piega o per un taglio alle aspirazioni degli avversari, il suo operato è sempre a misura delle attese della Signora. Così il Napoli è stato punito al di là dei propri demeriti e limiti. Il parrucchiere per Signora ha concesso un gol in netto fuorigioco alla Juve agevolandola vistosamente nel successo finale. De Laurentiis, a fine gara, ha giustamente protestato. Eguale il pensiero di Benitez (sarcastico) e di Maggio verso il parrucchiere per Signora che ogni volta fa di tutto per rendere più bella la Vecchia Signora. Facilmente commentabili i pensieri espressi di Marotta e di Allegri. “La Juve è stanca delle accuse”, ha dichiarato il dirigente. E noi siamo stanchi dei soprusi e dei furti. Anche in casa. “Arbitriamoci da soli”, ha osservato l’allenatore. Non se n'é accorto? Già accade... Meglio essere sconfitti come la Juve a Doha e trovare la forza di reagire che derubato, come il Napoli al San Paolo, e sentirsi inerme. La verità è che quando la Juventus non riesce ad essere più forte, è più potente. Al di là dell'umorismo c'è da restare senza parole per quanto si continua a vedere sui campi in Italia. De Laurentiis ha detto: “Arbitri incompetenti o in malafede. Fermate Tagliavento!”. Io dico da anni che: 1) la Juventus è forte non solo come squadra, quindi non ha bisogno di... parrucchieri per vincere, invece si nota che spesso c’è chi si prodiga per farla sentire addirittura imbattibile; 2) a essere limitato o scarso il Napoli è autosufficiente, non lo aiutate! Due dati: gli azzurri viaggiano a meno 9 rispetto al rendimento dello scorso campionato e hanno già incassato ben 24 gol avendo una fase difensiva disastrosa (a maggio del 2014 finirono il torneo a – 39 reti al passivo). Tornando a Tagliavento, cinque anni fa Gabriele Romagnoli, giornalista de La Repubblica, scrisse che l’arbitro-parrucchiere di Terni aveva fatto sapere che “Mi affascinano le regole”. Quali?, chiedo ricordando che lui non è nuovo per quanto riguarda i… tagli adatti alla Vecchia Signora del calcio italiano. Basterà ricordare un Napoli-Juventus 3-3 del 2011. Prima fece ripetere un rigore che Ham-
GENNAIO 2015
sik aveva realizzato in quanto in area erano entrati molti calciatori, poi, quando Hamsik lo calciò di nuovo, sbagliandolo, non lo fece ripetere nuovamente nonostante in area fossero entrati tanti altri calciatori. Solo incongruenze? Chissà, anche perché non ricordiamo altri rigori fatti ripetere dal parrucchiere-Tagliavento. Di certo la frase di De Laurentiis fa riflettere e non poco. Ma, vedrete, che Tagliavento continuerà a fare il parrucchiere per Signora… Non a caso faceva parte dei sei arbitri che decisero a favore della Juventus anche nella Supercoppa a Pechino nel 2012. Rileggendo quell'articolo di Repubblica mi viene da sottolineare anche un altro passaggio del giornalista: “.... Paolo Tagliavento, arbitro, 38 anni, una moglie (conosciuta in serie D, ma che di calcio capiva così poco da chiedergli: «Oggi hai vinto?)...”. Già, sarebbe interessante sapere se domenica sera Tagliavento ha... vinto. No, non sto malignando, non sto scrivendo che ha vinto in quanto dodicesimo uomo in campo della Juventus (anche se molte sue decisioni sono state a vantaggio della squadra di Allegri), ma se ha vinto grazie al giudizio dell'osservatore degli arbitri che è venuto a giudicare lui e i suoi collaboratori. Sarebbe interessante sapere come è stata valutata la direzione del parrucchiere di Terni e dei suoi collaboratori, se anche il supervisore, dall'ultima fila della tribuna stampa del San Paolo, ha apprezzato il... taglio a misura per la Signora, sempre in bianconero in quanto raramente va a farsi il colore. Quali gli errori di Tagliavento? Non aver ammonito Pirlo dopo pochi minuti per un fallaccio su Higuain; aver permesso alla Juventus, due volte in vantaggio, di perdere tempo (senza alcuna sanzione) soprattutto durante le rimesse laterali o con sceneggiate in occasione di presunti infortuni (su tutti, quello di Lichtsteiner, pronto a rotolarsi per il dolore verso l'interno del campo e miracolosamente guarito quando ha visto che l'arbitro aveva fatto continuare l'azione); di aver concesso il gol di Caceres (1-2) in netto fuorigioco; sul retropassaggio di Chiellini a Buffon non è stata concessa la punizione a due in area. Ha fatto anche discutere la rete annullata al Napoli per un fallo di Koulibaly su Buffon: l'ultimo tocco di classe del parrucchiere?
13
Grava: «Così ci La denuncia
I
di Rino Dazzo
n campo era il “soldatino”, l’avversario che i più grandi – da Del Piero a Ronaldinho, da Ibrahimovic a Kakà – soffrivano terribilmente ogni volta che se lo ritrovavano contro. Ora Gianluca Grava ha appeso le scarpette al chiodo e indossato i panni del dirigente. Aurelio De Laurentiis ha voluto che restasse nel Napoli, gli ha consegnato le chiavi del settore giovanile azzurro. Un rapporto profondo quello tra il presidente e Grava, più in generale quello tra Grava e il Napoli. Un legame indissolubile da dieci anni. “Era il dicembre del
2004, giocavo a Catanzaro, in B. Quando il mio procuratore mi comunicò al telefono che c’era la possibilità di giocare nel Napoli non capii più niente. Era il sogno della mia vita che diventava realtà”, racconta Gianluca con gli occhi lucidi mentre sfoglia l’album dei ricordi: “La promozione in A, l’esordio da
capitano a Udine in quel 5-0, tante partite magiche, come l’ultima al San Paolo contro il Siena in cui non riuscivo neanche a trovare le parole per salutare tutti. Certo, ho
vissuto anche momenti difficili. La sconfitta di Avellino, oppure l’infortunio che mi ha tenuto fuori dal campo per un bel po’. O l’inchiesta scommesse. Sempre, però, ho avuto al fianco persone che mi hanno incoraggiato, sostenuto, amato. Napoli è un treno che passa una sola volta nella vita, Napoli ti rende speciale anche se non ti chiami Higuain, Lavezzi o Cavani”. Gianluca è salito sopra quel treno colorato GENNAIO 2015
rubano il futuro» La denuncia
d’azzurro e non l’ha più lasciato, anche scoprendo una dimensione nuova, dietro la scrivania: “Da calciatore si è impegnati due o tre ore al giorno, da dirigente non si
hanno amato da subito: “Quando sono arrivato non c’era niente, ci ho scritto anche una tesi quando sono diventato direttore sportivo. Non avevamo sede, strutture, pal-
smette mai. Avere a che fare coi giovani, però, è molto bello. Il mio obiettivo? Vorrei che tutti i nostri ragazzi possano comprendere davvero cosa significhi per un napoletano, un campano, indossare questa maglia, quanta emozione si provi nello sbucare fuori dalla scaletta degli spogliatoi del San Paolo”. Parla e s’emoziona Grava, il “soldatino” dal cuore tenero che i napoletani
loni, a volte neanche l’acqua calda negli spogliatoi. Ora è tutto più facile. Ed è importante che il Napoli sia diventato una società florida e organizzata. Dirò sempre grazie ad Aurelio De Laurentiis per quello che ha fatto, per l’opportunità data a me come calciatore e dirigente. E per quello che ha fatto per far diventare grande il Napoli, anche a livello giovanile. Non siamo più un punto di partenza, ma di arrivo”. Il
GENNAIO 2015
settore giovanile azzurro può vantare numeri importanti. Grava si fa aiutare da un prezioso collaboratore, Cristiano Mozzillo, per sviscerarli con precisione: “Le squadre sono sette, i calciatori tesserati circa 200, i tecnici 24. Ogni squadra, poi, ha a disposizione uno staff sanitario dedicato”. Un piccolo esercito, dunque. Con le sue strutture all’avanguardia: “Tutte le squadre si allenano in un unico centro, a Sant’Antimo. Un fiore all’occhiello”. Benitez vorrebbe almeno la Primavera con sé a Castel Volturno: “Indubbiamente allenarsi al fianco della prima squadra agevolerebbe i ragazzi dal punto di vista psicologico. Anche conquistarsi una chiamata però è uno stimolo. In ogni allenamento della prima squadra ci sono almeno due giovani della Primavera
Armando Anastasio
15
La denuncia in gruppo. Benitez è molto attento, con lui c’è un rapporto splendido. Dà a tutti i ragazzi più meritevoli la possibilità di allenarsi con i grandi ed è molto importante. Del resto, se un ragazzo ha qualità, riesce ad emergere comunque”. L’esempio lo fornisce proprio la storia di Gianluca Grava: “Da giovanissimo, alla Casertana, c’erano tre squadre che condividevano lo stesso campo. Alla fine sono arrivato fino in serie A”. Un bell’esempio, come è bello lo spirito che anima tutta la società partenopea. Grande e proficua, per intenderci, anche la sinergia con Bigon: “Anche con lui c’è un confronto continuo su qualsiasi decisione del settore. Lo reputo una persona seria e competente, defilato nelle vittorie ma nei pochi momenti difficili sempre pronto a metterci la faccia. Un po’ come me, di poche parole ma con il suo credo: il lavoro”. I ragazzi del vivaio vanno lasciati crescere senza troppi assilli legati ai risultati: “Cosa ha chiesto la società per il Viareggio, che sta per iniziare? Semplice, di fare tesoro di que-
Sebastiano Luperto
16
sta esperienza. Il Napoli non chiede mai di vincere a tutti i costi a livello giovanile, in Primavera come nelle altre categorie. Molto più importante fornire alla prima squadra giocatori validi, maturi, pronti”. Ma perchè in Italia, a Napoli in particolare, è così difficile lanciare i giovani? “Più il Napoli diventa forte, più è dura per un giovane riuscire ad emergere. Se la Lega desse l’ok alla creazione di una seconda squadra, potrebbe essere un vantaggio per i ragazzi ed anche per i club. Ma mi chiedo: a Napoli l’ambiente è pronto ad aiutare, a supportare i giovani? Soprattutto quelli nati qui? Non dimentichiamoci che Cannavaro e Insigne sono quelli che negli ultimi anni hanno raccolto più fischi al San Paolo”. Ce la sta mettendo tutta Grava per provare a cambiare le cose, scuotere le coscienze, evitare
la “fuga di talenti” che in qualche caso è una fuga pianificata da qualcuno che ha a cuore i propri interessi, non quelli dei ragazzi e tanto meno quelli del Napoli: “Il rapporto col territorio è fondamentale, in particolare con le scuole calcio e chi le gestisce. In Campania siamo tutti ‘malati’ del Napoli, poi però se un giocatore lo chiede una società del Nord, glielo si vende per quello che vale. Se lo chiede il Napoli, gli si chiede la luna. Non si fa così”. Ma c’è un altro fenomeno inquietante: “Per regolamento i ragazzi al di sotto dei 14 anni non possono essere tesserati fuori regione. Spesso molte scuole calcio che fanno? Non ce li danno. Preferiscono aspettare che un giocatore di 12, 13 anni ne faccia 14 sperando di ricavare di più. Cosa succede? Molto semplicemente, che il ragazzo perde due anni. Magari si brucia. O magari finisce in qualche club di secondo, terzo piano. Ma quello che non sopporto è un’altra cosa ancora”. Quale? “Spesso si parla anche male
GENNAIO 2015
La denuncia
Alfredo Bifulco
GENNAIO 2015
in giro del Napoli e davvero non ne capisco il motivo. Questo club ha sempre pagato tutti con puntualità, si è sempre comportato correttamente anche nelle trattative. Solo in Campania ragazzini di 12 anni hanno già un procuratore. Solo qui”. Si arrabbia il “soldatino” quando pensa a certe cose: “Rispetto, educazione e senso di appartenenza: queste sono le caratteristiche più importanti, quelle che ogni ragazzo del vivaio deve avere. Io, ad esempio, su certe cose non transigo”. La maleducazione più di ogni altra: “La scuola è fondamentale, non esiste futuro senza impegno e valori. Non è un caso che a Natale il Napoli abbia regalato kit scuola ai ra-
gazzi del 2003 e del 2004. Non salutare, poi, è una gravissima mancanza di rispetto. Oppure tenere i capelli fuori posto. Una volta ho dovuto sospendere dieci giocatori dei Giovanissimi Nazionali, era un’occasione importante come la Nike Cup. Ma il risultato passa in secondo piano davanti ad altre cose. Oggi si giocano tre partite con la Primavera, con gli Esordienti e ci si sente arrivati. Non è così. E dovrebbero capirlo anche i genitori”. Ma i nuovi Insigne come si chiamano? “Potrebbero esserlo Luperto, Bifulco, Romano. O anche Anastasio, Tutino. Dipende da loro. Senza dimenticare Sepe, Dezi, Maiello che stanno facendo bene in prestito. Quanti nomi, vero? E dire che ne parlano tanto male del settore giovanile del Napoli”.
17
Focus
I “quartieri spagnoli” di Castel Volturno
D
di Silver Mele
a oltre quindici mesi parla spagnolo il Napoli e non solo sul terreno di gioco. Laddove Rafa Benitez ha varato una graduale rivoluzione ispanica con i nomi di Albiol, Callejon, Rafael, Zapata, Higuain quindi David Lopez, Andujar e Michu nell’ultimo mercato estivo. La lingua ufficiale è infatti la stessa anche dietro le quinte. Lo staff tecnico scelto da Rafa ha tre sole varianti al tema: Giovanni Paolo De Matteis, Fabio Pecchia e Corrado Saccone, rispettivamente team manager, allenatore in seconda e preparatore atletico di supporto al titolare, si sono da tempo adeguati. Benitez guida un progetto che fa leva sulla professionalità e sulle competenze di Paco De Miguel Moreno, Xavi Valero, Antonio Gomez Perez e Pedro Jimenez Campos. I primi due lo accompagnano sin dai tempi del Liverpool. Paco De Miguel è lo stakanovista della preparazione fisica. Gli toccò presto rispondere a quanti, ed erano in tanti, gli chiedevano di come si potesse mantenere una buona condizione senza le estenuanti corse nei boschi o gli intensi lavori senza palla che avevano caratterizzato la precedente gestione
20
Mazzarri-Pondrelli. “Io e Benitez ci capiamo al volo” è quanto ha sempre sostenuto il 41enne madrileno che continua a curare in maniera scrupolosissima anche il proprio personale stato di forma. Da Dimaro a Castel Volturno, Paco De Miguel spesso li chiude gli allenamenti della squadra, allungando a perdifiato la falcata che è tipica di un buon mezzofondista in salutari ripetute. Sostenitore del turnover, quando interrogato sul tema, ribadisce la convinzione comune a quella di Rafa: “Prevenzione degli infortuni, riduzione del calo delle prestazioni e grande competitività all'interno della rosa: erano questi i segreti di Valencia e Liverpool, garantiti dalla giusta rotazione degli interpreti”. Xavi Valero, statuario e riccioluto di Castellion de La Plana, dismessi i guantoni del portiere incontrò subito Benitez. Dal 2007 lo segue, dapprima il Liverpool, poi Inter, Chelsea ed ora Napoli. Nelle quarantotto partite del Chelsea fu per Rafa l’analista dei video, nella prima, vera esperienza tattica. In azzurro è stato l’angelo custode di Reina, in una stagione molto positiva per l’estremo difensore, oggi si trova a gestire anche gli stati
GENNAIO 2015
Focus
Antonio Gomez
Paco De Miguel
Xavi Valero
d’animo di Rafael, sul quale tuttavia non ha mai avuto dubbi. Antonio Gomez Perez ci capita spesso di incontrarlo, nell’ascensore comune del San Paolo che porta in tribuna stampa. Prima delle partite o magari tra i due tempi. È l'espertissimo tattico, colui cui è affidato il compito di seguire la partita dall'alto e registrare ogni passaggio, ogni traiettoria. Un lavoro scrupolosissimo, supportato dalle immagini video, che già in serata arriveranno nelle mani di Benitez. Pochi sanno che Gomez fu un forte centrocampista con le maglie di Real Madrid, Siviglia e Albacete. Nella stagione 1995/96 fece gol per i Galacticos al Valladolid allenato proprio da Rafa Benitez. Pedro Jimenez Campos, analista degli avversari, c’era persino con il Tenerife al fianco di Rafa, poi è rimasto al Valencia, al Liverpool, all'Inter, ha “saltato” il Chelsea e si è riavvicinato a Na-
poli. Un’attenzione assoluta per la comunicazione è intanto ciò che Benitez sta dimostrando nel suo secondo percorso italiano. Conferenze stampa mai scontate e messaggi sapientemente veicolati dal sito internet ufficiale di un manager che è anche, a richiesta, editorialista di grandi testate. Il concetto di staff alla spagnola si chiude con Juanfran Sanchez, addetto stampa di Rafa: i suoi occhi e le sue orecchie, seppur lontani, tutto leggono e sentono. Il rispetto e la comunicazione con le tante testate della rete hanno ottenuto in cambio una critica attenta e finora mai frontale dal mondo di internet. Frutto di quel dialogo che costituisce il manifesto del pensiero di Benitez: scambio di cultura o meglio ancora gemellaggio tra napoletani e spagnoli, quello che dalle pagine di storia già racconta di un binomio vincente.
Fuoriclasse, fenomeni, straordinari calciatori, capitani coraggiosi o di lungo corso, leader in campo o riferimento negli spogliatoi per compagni e tifosi: in 82 ritratti il libro dei ricordi di oltre 88 anni di storia del Napoli, il club più importante del Sud Italia. è la ratio di “I Campioni che hanno fatto grande il Napoli” il volume scritto da Giampaolo Materazzo e da Dario Sarnataro, edito dalla Newton Compton uscito il 27 novembre in tutte le librerie d’Italia. Con la prefazione di Gianfranco Lucariello, il libro consta di 352 pagine e delle pregevoli illustrazioni a colori di tutti i campioni. Un’opera che raccoglie, in brevi o più approfondite monografie, le gesta e i sentimenti dei Campioni, i retroscena relativi ai loro arrivi a Napoli, gli aneddoti inediti, le frasi celebri, le cifre, i migliori gol o le più indimenticabili partite, ciò che hanno rappresentato per i tifosi. Campioni che sono tali perché fuoriclasse o perché
hanno lasciato un segno indelebile nella storia del Napoli per dedizione alla causa partenopea o anche solo grazie alla scintilla di amore eterno scoccata in un attimo con il popolo azzurro. Maradona, Careca, Sivori, Jeppson, Sallustro, Vinicio, Pesaola, Vojak, Krol, Cavani, Hamsik e Higuain tanto per citarne alcuni, ma anche bandiere come Gramaglia, Bruscolotti, Canè, Juliano e Ferrario o napoletani doc come Montefusco, Improta, Ferrara e Cannavaro. Insieme ai 68 Campioni anche le retrospettive di altri 14 “indimenticabili”, scelti stavolta tra i dirigenti, presidenti e allenatori che hanno reso unica la storia azzurra: da Garbutt e Monzeglio sino a Bianchi e a Benitez, da Ascarelli e Lauro sino a Ferlaino e a De Laurentiis. “I campioni che hanno fatto grande il Napoli”, in edizione pregevole, si trova in tutte le librerie d’Italia al costo contenuto di 9,90 euro.
I campioni che hanno fatto grande il Napoli
GENNAIO 2015
21
Tanti tweet per l’ambascia Per Pino, il ricordo di un amore
Eric Clapton: “We just heard that our friend Pino Daniele passed away yesterday January 4 after suffering a heart attack, our condolences to his wife and five children, he was 59. We will miss you Pino...”
Laura Pausini: “Rimani per sempre tu Pino Daniele. Con la tua arte unica. Grazie per avermi permesso di conoscerti da vicino. Per cantare con te e per te”. Lorenzo Jovanotti: “Ciao Pino. Ciao uomo fatto di musica, amico generoso e artista grandissimo. Grazie di essere passato di qua a portare tutta questa bellezza” James Senese: “è come se fosse mio figlio, mio fratello, anzi, peggio ancora. è stato tremendo. Non credo ci sarà un altro Pino Daniele forse tra 50 anni". Aurelio De Laurentiis: “Con lui scompare un'icona della musica napoletana italiana internazionale” Renzo Arbore: “Se ne va il vero innovatore della canzone napoletana d’autore, il poeta di una Napoli che lui voleva rinnovare. Un erede dei grandi compositori napoletani'' Antonello Venditti: “Non ho più lacrime”
Diego Maradona: “Ciao Pino, resterai sempre nei nostri cuori”
22
Barbara D’Urso: “Trent’anni di cose importanti vissute insieme... La tua arte e il tuo sorriso con me e con tutti noi per sempre”
Samanta Cristoforetti: “Napule è a voce de' creature che saglie chianu chianu e tu sai ca nun si sulo”
Vincenzo Montella: “Grazie per le emozioni” Franco Porzio: “Pino Daniele , da napoletano mi hai dato emozioni pari al grande Maradona !!! La tua musica ci accompagnerà sempre nella ns vita! Tvb” Ciro Immobile: “Pino Daniele – sambaccussì…Che mito….rip Pino sei stato un grande”. Ciro Ferrara: “No, Pino no…Napule è Pino Daniele!!! Grazie per quello che ci hai regalato. Ciao amico” Fabio Cannavaro: “Cià guagliò, ci mancherai”
Luigi De Magistris: “Lui è morto ma la sua musica sarà eterna, Pino è Napoli e con la sua terra ha un legame inscindibile, infinito e indistruttibile” Stefano Caldoro: “Napoli perde una delle sue migliori voci. Un artista internazionale che ha raccontato e valorizzato la sua terra come pochi” Edoardo Bennato: "Non è facile mettere insieme testi poetici ed evitare la retorica, specie se c'è di mezzo Napoli. Pino c'è riuscito. Perdiamo un grande musicista e io perdo un amico” Enzo Gragnaniello:“Ricordo quando comprò la chitarra, io lo prendevo in giro: ma sai suonare?”
GENNAIO 2015
atore di Napoli Per Pino, il ricordo di un amore
Eugenio Bennato: “Pino ci lascia il miracolo della sua arte, profondamente nuova e profondamente napoletana e diventa il simbolo di una voce popolare che si contrappone alla volgarità del presente” Fiorella Mannoia: “Pino Daniele ci ha lasciato. Un dolore immenso, sono attonita, non trovo altre parole”
Gokhan Inler: “Pino Daniele era un artista unico, figlio di questa città... Rip” Nino Buonocore: “Ha fuso il blues con la cultura partenopea. è stato uno dei più grandi artisti: tradurre in poesia tutto questo non è facile. è stato cantore della nostra realtà e del quotidiano" Gianni Morandi: “Ciao Pino, voglio ricordarti così e ringraziarti per tutto quello che ci hai lasciato” Fausto Leali: "Vorrei non credere ma purtroppo è vero...anche il grande Pino Daniele ci ha lasciati e pensare che il 31 era sul palco in grande forma. Non è possibile, incredibile. Rip amico mio... "
Giorgia: “Troppo dolore e troppo grande per stare dentro alle parole. Pino, un pezzo di storia e della musica di tutti, artista immenso e amico vero” Biagio Antonacci. “Piango un artista che tanto ci lascia e che non ha bisogno di rinascere... Ai tuoi figli ed a chi ami... Riposa in musica. Tuo fratellino Biagio. P.S: quando incontrerai mio Padre digli che qui stiamo tutti bene!” Gino Paoli: “Era e rimarrà un musicista e artista sublime, cantautore, chitarrista, e voce amata in Italia e nel mondo. Nella sua musica c’è il racconto di una città, Napoli, sospesa tra rabbia e poesia, dolore e illusione” GENNAIO 2015
Sud, voglio murì cu te Sud, scavame ‘a fossa, voglio murì cu te ‘mmiez’ ‘e penziere d’ ‘a gente dint’ ‘a chest’aria ‘e turmiente. Sud, scavame ‘a fossa, voglio muri’ cu te... ‘’ncopp’ ‘o presepio a natale, dint’ a ‘nu cuopp’ ‘e giurnale. E ogge, ca i’ passo ‘a ‘nu munno a n’ato, a me mme pare quase tutt’ ‘o stesso. ‘E mmamme, ‘e figlie, ‘e viecchie, ‘e mariuole, si stanno a Sud fanno cchiù rummore. nuje nun simmo mangiaspaghetti, nuje nun simmo né terrone e né fasciste: nuje ch’ammo jettato ‘o sanghe int’a sta Storia, partimmo pe’ turna’ addo’ simmo nate. Partimmo, pe’ gghì a truva’ chello ch'ammo lassato. ma pecché? Sud, scavame ‘a fossa, voglio muri’ cu te!
Brano inedito di Pino Daniele mai inciso
23
e d n a m i s o 10 do f i t i r e v r pe rcello Lippi ha
più presenze 3) qual è il calciatore con e coppe? o nat nel napoli tra campio
poli ha se4) quale attaccante del na dastadion, lo sun Ra gnato l'ultimo gol al se demofos che stadio dell'Aik, prima lito?
Ferlaino 6) In quale anno Corrado poli? na del e diventò president
Sivori e José 7) In quale stagione Omar dal napoli? Altafini furono ingaggiati gianni Im8) Com’era soprannominato prota?
che, dopo aver 9) Come si chiamava il dg per l'Inter, lavorato per la Juventus e guidò anche il napoli?
i Le soluzion o d n fo sono in a in alla pag
cessore di 10) quale portiere fu il suc li? po Dino Zoff nel na
i s r e v i d ” i “Gemell
o la mA.gI.CA.? 5) quali calciatori formavan
Maurizio Sarri
Allenatore dell’Empoli
Luigi Sepe
Portiere dell’Empoli
Fortunato Cerlino
Pietro Savastano di “Gomorra”
Gökhan Inler
Centrocampista del Napoli
Sebastiano Lupe
Raùl Albiol
Difensore del Napoli
rto
e s a r f La
“
Difensore d
el Napoli
l , co a o ltim ell e u in qu mo, r i n pri e fi tri, om gli al sere c es r to oè nd to pe vuto quin te r o he c “ se spet i do rto e ny mpre e s a ir ri re en i se Fin uto a av o, qu ag d v i f i c erz l D ese e o d d d ss t e a , v ic org sif ta s cla ondo las atle jorn b c c e s a lior b al
a t g en mi nist mm ondo l ten o c ec de ic ov ica s palle m i d s ah iu alle Ibr lo g e h c
“
2) In quale campionato ma allenato il napoli?
ha vinto la
“
li 1) In quali stagioni il napo Coppa Italia?
1 presenze) 4) Edinson Cavani 3-94 3) Giuseppe Bruscolotti (51 1986-87; 2011-12; 2013-14 2) 199 Allodi 10) Pietro Carmignani Risposte:1) 1961-62; 1975-76; 6 8) Il baronetto di Posillipo 9) Italo 6) Il 18 gennaio 1969 7) 1965-6 5) Maradona, Giordano e Careca
24
GENNAIO 2015
L’edicolante
Foto d’epoca
maradona incontra a Castel del Piano, nel 1984, Rino marchesi, suo primo allenatore nel napoli. (foto Il Mattino)
Edicola Fabio gargiulo - via Petrarca, napoli
ie l g o m a t s e u q Ha ” a s n e p “ r e d j i e Sne ora n g i S a i h c c e V alla Due foto delle e splendida Yolanth di lie Cabau, mog Wesley Sneijder, che pensa di tornare in Italia. Dopo aver militato nell’Inter, l’estroso centro e es nd campista ola sembra interessato all’offerta della Juventus.
GENNAIO 2015
25
P
robabilmente è il talento più limpido tra i giovani sportivi napoletani. Luca Curatoli, a soli vent’anni, è riuscito a conquistare nella scherma, specialità sciabola, tutti i titoli giovanili, da quello italiano all’europeo, fino a una doppia storica medaglia d’oro mondiale, individuale (primo italiano dopo 27 anni) e a squadre (prima volta in assoluto per l’Italia). Il 2015 può essere l’anno della sua consacrazione anche a livello assoluto e per Napolisarebbe un grande successo, essendo uno dei pochi atleti di vertice che non vuole abbandonarela città che sembra aver già trovato, con lui, l’erede di un campione come Diego Occhiuzzi.
Luca Curatoli, la sciabola napoletana
«Il
Lei crede che a Napoli si possa fare sport ad alti livelli? «Certamente. Il calcio attira molto pubblico e anche per questo gli altri sport, compresi quelli olimpici, sono meno praticati.Le strutture ci sono, anche se non tutte in condizioni ideali, come ad esempio la sala scherma del Circolo Posillipo che io conosco bene. In questo caso la crisi societaria si riflette anche sui settori sportivi, come penso accada anche in altri club. Con il nuovo presidente mi auguro che cambi qualcosa, anche se io mi alleno da tempo nella sala del Club Schermistico Partenopeo, con il mio maestro, Leonardo Caserta, e il preparatore atletico Roberto De Cesare. Ma resto sempre un atleta del Posillipo, adesso tesserato anche con la Polizia di Stato». Il 2014 le ha portato due successi storici ai Mondiali giovanili. A distanza di qualche mese che sensazioni prova? Luca Curatoli col maestro Leonardo Caserta
«Mi sono reso conto col tempo di cosa avevo fatto. È stata una grandissima impresa, ma ora devo lasciarmela alle spalle, pur consapevole del risultato ottenuto, perché il bello deve ancora venire e voglio migliorare negli anni per ottenere gli stessi successi anche a livello assoluto».
L’approccio con i “grandi” com’è stato? «Non è stato un impatto traumatico perché già negli ultimi due anni avevo fatto alcune gare assolute. Due anni fa in Coppa del Mondo raggiunsi una finale a Chicago e vinsi un oro in una prova a squadre con Occhiuzzi, Samele e Murolo, al posto di Montano. È però un altro mondo, anche solo disputare la gara in due giornate cambia molto la preparazione. Gli avversari sono tutti difficili da affrontare e in ogni provadevo dare sempre il massimo».
26
Nel 2015 quali obiettivi si è posto? «In Coppa del Mondo sarebbe positivo raggiungere una finale. In estate mi piacerebbe partecipare alle Universiadi e punto a fare bene GENNAIO 2015
Luca Curatoli, la sciabola napoletana
bello deve ancora venire»
«Ho caratteristiche simili a Diego Occhiuzzi ma devo crescere tanto» di Carlo Zazzera agli Europei under 23».
Nel 2016, invece, ci saranno le Olimpiadi di Rio. Traguardo possibile? «A Rio ci sarà solo la prova individuale e l’Italia porterà due soliatleti, che dovranno anche qualificarsi. Al momento penso sia molto difficile, lo dico per scaramanzia ma anche con obiettività, però farò di tutto per provarci».
Pur non finalizzato alle Olimpiadi, l’ingresso nella nazionale per la prova a squadre di sciabola è un obiettivo? «È soprattutto un sogno.Non so se prima di Rio sarà possibile ma ci proverò, sarebbe una grande soddisfazione tornarci da titolare».
Cosa pensa quando le dicono di essere il nuovo Occhiuzzi? «È piacevole ma non lo sono ancora. Devo lavorare molto e in due anni potrò capire quali sono le potenzialità che vanno sviluppate». Alla sua età Occhiuzzi non aveva vinto quanto lei, ma poi ha GENNAIO 2015
conquistato l’argento olimpico. Pensa di poter fare meglio? «A me piacerebbe poter fare più di lui e mi auguro che possa accadere. Le capacità ci sono, finora ho dimostrato quanto valgo e spero di poterlo dimostrare sempre più spesso, anche tra i campioni assoluti».
Il vostro rapporto com’è? «Andiamo d’accordo, anche se a volte in pedana qualche piccolo screzio capita. Tra noi c’è sempre una sana competizione, sia in allenamento che in gara. A nessuno dei due piace perdere, neanche in allenamento. Lui è più grande, ha esperienza e prova a farmi stare con i piedi per terra».
Che differenze ci sono tra voi sul piano tecnico? «Abbiamo caratteristiche abbastanza simili.Lui ha una parata molto forte ed entrambi abbiamo il punto di forza nell’attacco. Fisicamente siamo diversi, perché Diego è molto muscoloso mentre io sono più alto e agile, ma abbiamo avuto lo stesso maestro e questo ci porta a essere simili in pedana».
27
Auto
Quelli che aspettano...CX 3
I
Intanto lifting in casa Mazda di Giovanni Marino
n apertura del nuovo anno 2015, che vedrà in primavera il lancio sul mercato della piccola crossover CX 3, Mazda ritocca la sorellina intermedia dei suoi SUV, la CX 5, presentata circa tre anni fa. Le modifiche riguardano innanzitutto il frontale, con la nuova e più originale mascherina resa maggiormente personale da
cinque listelli cromati orizzontali, le nuove luci a led, fari fendinebbia e paraurti. Totalmente rinnovato anche il design dei cerchi in lega, bruniti e con cinque doppie razze, che contribuiscono anche nella vista laterale a rendere più aggressiva la vettura. Nuove le finiture per gli interni e, nella versione top della gamma, l’impianto audio surround Bose, studiato appositamente per Mazda CX-5 e strutturato con ben nove altoparlanti: tre sono alloggiati nel cruscotto, due woofer si trovano nelle portiere anteriori, due
28
diffusori nelle portiere anteriori e due dietro i sedili posteriori. Collegando i dispositivi attraverso la porta USB, la presa AUX oppure la connettività Bluetooth, è possibile personalizzare l’ascolto regolando a proprio piacimento gli otto canali di equalizzazione mentre la tecnologia di compensazione del rumore AudioPilot regola l'acustica in funzione del rumore di fondo. Al centro il nuovo sistema multimediale Mazda Connect con schermo da sette pollici touchscreen, sincronizzabile con tutti i moderni smartphone. Inoltre, l’adozione del freno a mano a comando elettronico ha permesso una migliore gestione degli spazi nel tunnel centrale. Prezzi e motorizzazioni restano invariati, come l’opzione tra 2 e 4 ruote motrici. Grande attesa per la CX 3, direttissimamente derivata dalla Mazda 2, dalla quale adotta, insieme al pianale, anche il propulsore diesel 1.5 litri Skyactive-D. Avrà una lunghezza di poco superiore ai quattro metri (4,27 per la precisione) con un passo di 2,57 ed un’altezza di 1,55 metri. Nelle intenzioni della casa di Hiroshima, offrire un prodotto giovane, dinamico ed innovativo che, però, si scontrerà duramente con la concorrenza in uno dei segmenti più agguerriti. GENNAIO 2015
moto
Ducati: in arrivo la nuova
1299 Panigale S
che giro di prova al Mugello, ha dichiarato: “Mi aspettavo un aumento di performance, ma il risultato finale è andato ben oltre le aspettative. Non si tratta solo di sensazioni, ma di risultati concreti. Sono riuscito a ottenere un best lap che ha stupito anche me: 1’55”3! Un tempo davvero incredibile per una moto di serie - con fari, frecce e specchietti - reso possibile non solo grazie alla poderosa spinta del nuovo Superquadro da 205 CV, dotato di un ‘schiena’ impressionante”.
A
lla bandierina del 2015 la Ducati si presenta con una nuova creatura destinata a turbare i sonni dei bikers. Si tratta della nuova Panigale 1299 S, una supersportiva caratterizzata da componentistica di altissimo livello, performance elettrizzanti e design iconico. Grazie a valori di alesaggio da 116 mm e corsa da 60,8 mm, il motore da 1285 cm³ della nuova Panigale ha un rapporto alesaggio/corsa da 1,91 unico al mondo. Sul nuovo Superquadro (così chiamato proprio per il rapporto esasperato tra alesaggio e corsa) grazie anche ad un nuovo impianto di scarico, la potenza è stata incrementata fino a 205 CV a 10.500 giri/minuto, valore di riferimento per un bicilindrico di produzione, mentre la coppia è stata portata a 144,6 Nm a 8.750 giri/minuto. Una moto di serie ma capace di stupire anche Alessandro Valia, tester ufficiale Ducati Motor Holding che, tornato ai box dopo qualGENNAIO 2015
La 1299 Panigale S è dotata dell'esclusivo sistema di sospensioni semi-attive Öhlins Smart EC, che si interfaccia con la piattaforma inerziale Bosch per rispondere in maniera dinamica alle mutevoli condizioni della strada e della guida. In modalità Event Based il sistema adatta in tempo reale i freni idraulici delle sospensioni alla diverse fasi di guida. Ad esempio aumentando il freno idraulico nella forcella in frenata e diminuendolo poi nella successiva accelerazione. Sarà disponibile da inizio primavera a partire da 20.990 euro franco concessionario.
29
Teatro
Pera, pesca o albicocca? Ritmo e risate al Bracco
D
al giorno di Natale al Teatro Bracco si è rappresentato “Pera, pesca o albicocca?”, divertentissimo testo di Gaetano Liguori, che esordì originariamente come ‘A scoperta, portato in scena da Tullio del Matto, Gianni Ferreri e dal tutt’oggi riconfermato Davide Ferri. Protagonista della storia è un brillantissimo e maturo Rosario Verde nei panni di Pasquale, un insegnante di chimica vittima dell’amore incondizionato dei sua moglie Maria (Caterina De Santis: devo aggiungere aggettivi?) per lo squattrinato fratello Giacinto (un incontenibile Davide Ferri) in virtù del quale viene costretto a sopportare, ospitare e finanziare il cognato completo di signora. Forse anche per sfuggire all’amara realtà quotidiana, Pasquale nel tempo libero si rifugia nel suo piccolo mondo alternativo dove si trasforma in ricercatore e scienziato, ossessionato dal sogno di “scoprire” un rivoluzionario rimedio capace di frenare la caduta dei capelli e contemporaneamente favorirne la ricrescita. Improvvisamente ed in maniera casuale, il composto da lui preparato e conservato in assortite bottigliette per succhi di frutta si rivelerà funzionante, ma innanzitutto c’è da scoprire anche quale è il farmaco che funziona tra quelli sperimentati. E poi c’è una complicazione. Bisogna fare i conti con un devastante effetto collaterale che ha alterato la personalità di tutti i protagonisti della storia, scienziato compreso. Legittime e violente le proteste della moglie Maria la quale, con la complicità del fratello Giacinto, impone al povero Pasquale di trovare l’antidoto atto a cancellare i disastrosi danni provocati dalla inusitata “scoperta”. Lo spettacolo, che si avvale dei moderni costumi di Maria Pennacchio e della elegante scenografia firmata da Tonino Di Ronza, si conferma estremamente godibile in un mix di tempi esplosivo tra classica farsa e sitcom televisiva.
30
GENNAIO 2015
Cinema
Il miracolo delle lacrime secondo un grande Siani Fabio De Luigi e Alessandro Siani
C
i aveva lasciato con il successo amaro de “Il principe abu- il licenziamento. sivo”, costretti a digerire il trionfo di un Alessandro Siani Risultato, un mese di servizi sociali da scontare nella casa famiglia che dipingeva i napoletani con stereotipi e luoghi comuni di suo fratello Don Germano (Fabio De Luigi), parroco di un picche piacciono fin troppo ad un certo Nord. È stato un grandissimo colo borgo del nostro Sud. La situazione della parrocchia e di tutto piacere assistere alla proiezione di questa sua nuova creatura. il paese è disperata, ci vorrebbe un miracolo e Fulvio, che ha men“Si accettano miracoli” ractalità manageriale, ne mette su conta infatti, con gusto, uno artificiale in quattro e garbo e giusta misura, la moquattr’otto, facendo lacrimare derna favola in cui tre frail santo patrono. telli, separati e dalle strade Divertente, addirittura delicato assai diverse, si ritrovano e e poetico in alcuni frangenti, di un miracolo falso che difinalmente comico senza sconventerà effettivamente tale e finare negli slang del napoleli cambierà. tano di oggi, che troppo spesso Il personaggio di Fulvio si dimentica di essere stato la (Alessandro Siani) è il talingua di uno Stato europeo gliatore di teste cinico e per confinarsi al livello di un senza scrupoli di una grossa miserabile dialetto. Complimultinazionale il quale, dopo menti ad Alessandro Siani, ma aver fatto il lavoro sporco lianche a Fabio De Luigi e Secenziando gli impiegati riterena Autieri, Ana Caterina nuti in esubero dall’azienda, Morariu, Giovanni Esposito, subisce lo stesso trattamento. Giacomo Rizzo, Paolo TrieSiani e Ana Caterina Morariu Fulvio non trova la necessastino, Maria Del Monte, comria filosofia con la quale accetplici di questo piccolo ma ben tare questa legge del contrappasso e reagisce con la più classica riuscito miracolo girato tra la Costiera amalfitana (Scala, Atrani, delle “capate” (leggi: testata in faccia) al collega che gli comunica Conca dei Marini) e Sant’Agata de’ Goti in provincia di Benevento. GENNAIO 2015
31
Eventi
Una festa a Villa Mazzarella per salutare il 2014
U
n brindisi come buon augurio per il nuovo anno, ma anche un momento di festa tra i tanti amici della famiglia allargata della Giammarino Editore. Lo scorso 23 dicembre, a Villa Mazzarella, oltre cento persone si sono riunite per festeggiare il Natale e parlare delle tante iniziative svolte dalla casa editrice nel corso dell’anno e delle attività future, a partire dalla collaborazione con Capitan Cooking. Presenti gli autori di molte delle pubblicazioni della Giammarino Editore, da Alfonso Russo a Roberto Della Ragione, da Manlio Santanelli a Rosi Padovani e Sergio Zazzera, e tanti au-
32
GENNAIO 2015
Eventi
tori del volume “2004-2014 Napoli 10 e lode” (Rino Dazzo, Riccardo Giammarino, Gianluca Gifuni, Silver Mele, Pasquale Tina e Carlo Zazzera, con l’autore della prefazione Vittorio Raio). La torta
finale, realizzata da Sabatino Sirica, è stata dedicata proprio al libro, uscito a settembre, che racconta la storia degli ultimi dieci anni del Napoli, con la riproduzione della copertina.
“2004-2014 Napoli 10 e lode” a Striano e Bologna
23 gennaio - Striano nei locali del bar Macapi
31 gennaio - Bologna
Due serate-evento organizzate grazie alla collaborazione di Maurizio Criscitelli, presidente del club Napoli di Bologna GENNAIO 2015
33
L’iniziativa
CARTOLINE: EDIZIONE SPECIALE DEDICATA AL TRIONFO DI DOHA
N
on abbiamo saputo resistere alla tentazione. Le cartoline, oltre ad essere un ricordo della stagione e quindi dei veri pezzi da collezione, nascono anche per essere un originale e goliardico modo di prendere in giro amici e parenti tifosi di altre squadre. Così per questo mese si ferma la serie di scatti rivolti ai gol degli azzurri in campionato per un’edizione speciale che vi consentirà di “provocare” gli amici di fede bianconera con otto immagini significative della vittoria della Supercoppa italiana giocata a Doha contro la Juventus. Come sempre una cartolina diversa in ogni giornale e per richiedere le altre, a soli 0,50 centesimi l’una, basterà contattare la redazione a info@eazzurro.it oppure telefonando al numero 081-201531.
1
3
1) Il primo gol di Higuain 2) Il secondo gol di Higuain 3) L’esultanza di Higuain 4) La gioia di Rafael 5) Di Koulibaly l’ultimo rigore degli azzurri 6) Rafael para il rigore decisivo a Padoin 7) Il capitano alza la Supercoppa 8) La squadra festeggia la vittoria
Otto momenti significativi della vittoria della Supercoppa per un’edizione speciale
2
5
4
RACCOGLILE TUTTE 6
34
Le cartoline che potete trovare in questo numero:
7
8
GENNAIO 2015