EDITORIALE
crediamoci di Riccardo Giammarino
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olemiche, polemiche e ancora sterili polemiche, di quelle che non hanno nulla a che fare con le critiche costruttive. Un vecchio fenomeno che da anni accompagna le estati napoletane, senza dare fiducia a chi si prodiga per rendere ancora più competitiva una squadra con delle basi già solide. Successe il primo anno di serie A, quando furono acquistati Lavezzi ed Hamsik, succede ancora oggi. Il post-Benitez c’ha riservato delle scommesse. Ogni dopoguerra lo fa. Benitez è stato un nome, un palmares, ma all’atto pratico ha arrecato dei danni significativi alle tasche del nostro Napoli. Con Sarri e Giuntoli, De Laurentiis ha inaugurato una nuova era. È l’inizio del rinascimento napoletano. In copertina abbiamo titolato “L’alba di una nuova era”, ma dall’alba di una giornata è prematuro giudicare il tempo dell’intera settimana. Il nuovo Napoli è in costruzione, molte meno chiacchiere e molto più operaio. Ma occorre la fiducia di tutti. Qualcuno in un momento di contestazione ha affermato addirittura «Meglio la retrocessione» che è come se per un fastidio al dito si decidesse di amputare tutta la mano, o augurarsi la disgrazia di un figlio disobbediente. Il Napoli va sostenuto sempre e comunque. L’umiltà e la grinta sono gli ingredienti base della squadra di Sarri. Il primo tassello è stato un ritorno di fiamma e tornare sui propri passi è sempre una scelta coraggiosa. Reina è uno dei simboli di questa nuova squadra, per il suo grande carisma, per la sua professionalità e per l’amore che ha coltivato per la città. Questo è lo spirito che deve animare la prossima stagione a dispetto di quell’atteggiamento da impiegato (con il massimo rispetto per la categoria) che ha contraddistin-
to l’allenatore dei galacticos, in fuga verso Liverpool appena possibile. Un pendolare, insomma. Le poche parole di Sarri ispirano fiducia, ma senza chissà quali proclami. Dice che purtroppo non avrà tempo per godersi la città, che le strutture non sono come le ha descritte il suo predecessore e che i veri campioni già vestono l’azzurro. La pensa così anche Faouzi Ghoulam che, accostato più volte a club di spessore internazionale, ha ribadito di giocare già in una squadra di alto livello.
SMS Caro Benitez, lei nel Napoli è stato incapace di spiegare, imbarazzato nell’ammettere e grottesco nel negare le sue responsabilità.
Con Valdifiori e Allan il centrocampo acquista un’ossatura solida, qualche altro innesto è necessario per completare il reparto difensivo, mentre quello offensivo gode già di ottimi interpreti. Higuain gioca ininterrottamente da due anni e un vice andrebbe preso per non rischiare il calo come lo ha avuto Callejon. Già il finale di campionato, per l’argentino, non è stato felicissimo, nelle partite decisive contro Dnipro e Lazio è apparso molto meno lucido. Stessa impressione che ha destato in finale di Copa America sbagliando un’occasione importante al 92’ e un calcio di rigore. Ma tecnicamente Higuain resta il centravanti più forte del campionato italiano. Non ha nulla da invidiare a Eric Cantona se non nell’atteggiamento. Ma anche lui va fermamente sostenuto. Se, come ha detto Vico, la storia è ciclica, dopo le macerie c’è il boom, una forte ripresa. I presupposti sono buoni, non ci resta che attendere. ©Riproduzione riservata
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sommario
Direttore responsabile Riccardo Giammarino Capo Redattore Carlo Zazzera
il primo 2000 in a «Gianluca Gaetano talento in crescita»
pag. 26-27
Progetto Grafico Allinone Lab S.r.l. Impaginazione Francesco Cardamone Foto Pietro e Sonia Mosca Stampa Grafica Cirillo Scafati (Sa) Autorizzazione richiesta al Tribunale di Napoli
IL NUOVO TECNICO
Hanno collaborato a questo numero Maria Elena Borriello, Laura Caico, Rino Dazzo, Vera De Luca, Francesco Di Santo, Michele Gibelli, Giovanni Marino, Bruno Marra, Pasquale Tina
«Il mio Napoli sarà così»
pag. 10-12
ANCHE I MURI PARLANO La passione per il Napoli tra le strade della città
pag. 13-15
CANOTTAGGIO Giuseppe Abbagnale «Il futuro è nostro»
il ritiro Tutti gli appuntamenti di Dimaro
pag. 16
pag. 30-31
Tiratura Copie 10.000
motori Fiat 124 Spider e Yamaha YZ 2016
Il numero è stato chiuso martedì 7 luglio 2015
pag. 32-33
Distribuzione Edialba S.r.l.
Piazza Garibaldi, 136 80142 Napoli (Na) Tel +39 081 554 22 52 giammarinoeditore.it info@eazzurro.it
il profilo Maggio, il Top Gun napoletano
pag. 19-22
GLI AZZURRI A CENA «Fuori casa mangiamo così»
pag. 24-25
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turismo Il bio sul Taburno
pag. 34-35
eventi Pizza Gourmet sbarca a Milano
pag. 36-37
PROSSIMAUSCITA
8AGOSTO
MERCATO
CONL’equilibrioSIVINCE di Pasquale Tina
LE CERTEZZE REINA E VALDIFIORI PER RIPARTIRE I SOGNI DARMIAN E ALLAN PER DIFESA E CENTROCAMPO
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MERCATO
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n palazzo solido dipende dalle fondamenta. Che in gergo calcistico fanno rima con difesa e centrocampo. Il Napoli deve rinforzarsi soprattutto dietro. La ricerca dell’equilibrio tattico è una necessità per Maurizio Sarri, quasi una sorta di comandamento (sportivo) da seguire con grande determinazione durante la sua gestione. «Non credo che tutti i problemi possano risolversi solo con il mercato». Sacrosanto. Ma qualche rinforzo può essere molto utile alla causa. De Laurentiis sta concentrando i suoi sforzi sui due reparti che nella scorsa stagione hanno creato diversi grattacapi. Il centrocampo Valdifiori è già una certezza. A lui saranno consegnate le chiavi del gioco. Dovrà verticalizzare, ma anche proteggere il reparto arretrato rallentando il ritmo. Al suo fianco avrà bisogno di un mediano specialista soprattutto in fase d’interdizione. Recuperare palloni e magari smistarli. È la miscela di Allan, il 24enne brasiliano che è pronto al grande salto. Il Napoli sta facendo sul serio con l’Udinese mettendo sul piatto
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soldi (circa 11 milioni) e i cartellini di Britos e Inler, da destinare al Watford, altra società – assieme al Granada – della galassia Pozzo. Lo svizzero, a dire il vero, non sembra intenzionato a trasferirsi in Inghilterra, ma la sinergia non è a rischio. Al Friuli, infatti, andrà Duvan Zapata che inizialmente voleva la Sampdoria. Il Napoli l’ha convinto ad accettare l’Udinese. La formula è quella del prestito biennale, ma il colombiano firmerà prima il rinnovo del contratto fino al 2020. Allan, dunque, è destinato alla maglia azzurra con o senza Inler. Nel mirino resta anche Soriano, altra soluzione che piace. Il 24enne, nato in Germania ma originario della provincia di Avellino, è molto duttile: può giocare da mezz’ala o da trequartista. Ha una clausola rescissoria di 10 milioni di euro ma il Napoli si sta concentrando soprattutto su Diego Perotti. Il pressing con il Genoa è diventato insistente: l’argentino ha rifiutato il Watford e sarebbe entusiasta di vestire la maglia azzurra. El Monito si è rilanciato con i rossoblù dimostrando di aver superato i problemi fisici che hanno condizionato la sua ascesa quando era al Siviglia. Sembra tornato ai livelli di qualche anno fa e il Napoli
Sopra Allan In basso Perotti a sinistra Maksimovic
MERCATO
si cerca un esterno vrsaljko in vantaggio su darmian se parte henrique obiettivo oikonomou
A destra Oikonomou In basso a sinistra Vrsaljko a destra Darmian
ha fiutato l’affare. È prevalentemente un esterno di fascia, ma con Gasperini ha giocato anche da centrale dimostrando di gradire la nuova posizione. La difesa Due innesti se non addirittura tre. Dopo il ritorno di Reina, un terzino destro è necessario considerando l’addio di Mesto che non ha rinnova-
to il contratto. Un’alternativa a Maggio è fondamentale e il Napoli l’ha individuata. Si tratta di Sime Vrsaljko, croato del Sassuolo, pronto al grande salto. Il San Paolo è quasi una sorta di chiodo fisso. Il suo procuratore ha trovato immediatamente l’intesa con il diesse Giuntoli. Tutto dipende dai due club, dunque: il sì può regalare a Sarri un giovane talento anche duttile perché può giocare su entrambe le fasce. Vrsaljko ha già una discreta esperienza internazionale e si fa preferire a Darmian soprattutto per una questione economica. Urbano Cairo ha sparato altissimo per il suo gioiello. La quotazione è superiore ai 20 milioni di euro, cifra che ha fatto spaventare tutte le pretendenti, tranne il Manchester United. Il Napoli, dunque, ha virato altrove considerando che senza la cessione di Ghoulam ha bisogno di un solo esterno basso. Poi serve almeno un centrale. L’identikit di Sarri è chiaro: giovane e possibilmente veloce. Questa caratteristica è fondamentale per il suo gioco tanto che uno come Astori è in ribasso considerando che non è un fulmine di guerra. I sogni dell’allenatore sono due: Rugani e Romagnoli. Il primo, però, è stato dichiarato incedibile dalla Juventus che potrebbe darlo solo in prestito, il secondo costa tantissimo. La Roma vuole 25 milioni di euro, un prezzo che assomiglia ad una dichiarazione d’incedibilità. Il Napoli comunque continua a monitorarlo e nel frattempo ha chiesto informazio-
ni pure su Maksimovic, serbo del Torino che a Sarri piace molto. Anche in questo caso, il club granata non farà sconti: servono almeno 10 milioni di euro. Nella lista c’è sempre il greco Oikonomou che potrebbe completare il reparto, qualora andasse via pure Henrique. Il brasiliano era in lista di sbarco già a gennaio e quindi non si escludono sorprese.
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MERCATO
Le cessioni José Maria Callejon sembra vicino all’addio. Della partenza dello spagnolo se ne parla da tanto, ma di concreto non c’è nulla. L’Atletico Madrid è inte-
ressato e adesso potrebbe decidere di accelerare dopo aver incassato i 34 milioni di euro dal Barcellona per Arda Turan. Il “bonifico” sarà ufficiale al termine delle elezioni presidenziali, quindi i colchoneros probabilmente aspet-
Callejon sembra vicino all’addio zapata dovrebbe accettare il prestito all’udinese britos potrebbe andare in inghilterra
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teranno ancora. Il Napoli, dal canto suo, non intende svenderlo e pretende almeno 20 milioni per lasciarlo partire. In bilico ci sono sia Ghoulam che Mertens. Il franco-algerino è stato accostato a tutti i grandi club, Arsenal, Psg e adesso proprio all’Atletico Madrid. In caso di maxi-offerta (circa 15 milioni) può partire. Il belga, invece, è stato nel mirino dell’Inter ma non gli dispiacerebbe restare a disposizione di Sarri per capire, almeno nel primo periodo del ritiro, quale sarà il suo ruolo nel progetto tattico. Andrà via, invece, Edu Vargas, protagonista di un vero e proprio paradosso. Nelle squadre di club fa fatica, in nazionale si trasforma. È stato il capocannoniere della Coppa America e questo titolo lo ha rivalutato. Il Napoli spera di incassare una somma vicina ai 10 milioni di euro. Il cileno ha estimatori soprattutto in Inghilterra. L’Arsenal ci sta facendo un pensierino. E Higuain? La stagione del Pipita non si è chiusa nel migliore dei modi con il rigore fallito proprio nella finale contro il Cile che assomiglia tantissimo a quello calciato alle stelle con la Lazio. Il Napoli si è affrettato a comunicare in tempi non sospetti il valore della
Sopra Callejon In basso Britos, a sinistra Zapata Nella pagina a fianco Vargas
MERCATO
capocannoniere in coppa america edu vargas sarà ceduto per fare cassa
clausola rescissoria. L’argentino vale 94 milioni e 736mila euro, una cifra che di fatto taglia fuori tutti i principali club europei che non investirebbero
così tanto per l’attaccante, comunque autore di 29 gol nell’annata appena conclusa. Molto, però, dipenderà anche dalla sua volontà. Finora non si è
ciao,dino
É
stato ricordato da tanti come il dirigente che portò al Napoli Diego Armando Maradona. Nel giorno in cui Dino Celentano ci ha lasciati, di lui si è scritto e si è detto soprattutto di quella lunga, estenuante, meravigliosa trattativa di cui Dino fu eccellente protagonista unitamente ad Antonio Juliano. Furono, infatti, loro due a chiudere con il Barcellona nel 1984 l’acquisto più importante della storia del Napoli. É Azzurro, il mensile che Dino amava leggere (sinceri e calorosi i complimenti all’amico Gino Giammarino), vuole ricordare soprattutto l’Uomo Dino Celentano. Di lui si parlava e si scriveva poco in quanto non amava pubblicizzare la vita che conduceva tutti i giorni, non preferiva far sapere
quanto faceva, stare sotto i riflettori, non rendeva pubblici i gesti di amore infinito che hanno caratterizzato e contraddistinto i suoi 71 anni. La Giammarino Editore vuole soprattutto evidenziare e ricordare la figura di quest’Uomo che aveva accumulato un immenso patrimonio di benemerenze e di affetti per il suo carattere ge-
ancora espresso. Sarri, dal canto suo, lo ha già messo in cima alla lista dei suoi pensieri. «Può ancora esplodere». Il tecnico, dunque, sarebbe pronto al recupero psico-fisico di un bomber che ha pochi eguali in Italia per classe e bagaglio di colpi. Quando è in condizione, è praticamente immarcabile, ma gli è mancata la necessaria continuità nei momenti chiave della stagione. ©Riproduzione riservata
nuino, spontaneo, generosissimo. Un gentiluomo di stampo antico. La sua vita è stata un inno all’altruismo, alla bontà. La sua vita è stata completamente dedicata alla famiglia che oggi lo ricorda come un punto di riferimento fondamentale venuto a mancare fisicamente, ma che resterà tale quotidianamente nei giorni che seguiranno. L’amore per la famiglia, per il lavoro, l’amore per la vita, verso tutti, l’amore per il suo Napoli. Un Uomo che ha vissuto così non poteva che essere apprezzato da tutti quanti hanno avuto il piacere e l’onore di averlo conosciuto. Ciao, Dino. Sarai sempre nei nostri cuori. ©Riproduzione riservata
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SARRI
«REALIZZOUNSOGNO GUIDAREILMIONAPOLI»
di Michele Gibelli
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aurizio Sarri, un napoletano alla guida del Napoli. Come lo furono in precedenza Luigi De Manes, Egidio Di Costanzo, Rosario Rivellino, Gennaro Rambone, Gianni Di Marzio, Giovanni Galeone, Enzo Montefusco. Nato a Napoli e tifoso del Napoli, Sarri. Da sempre, nonostante poi sia andato a crescere e a vivere in Toscana, il neo tecnico partenopeo è orgoglioso di es-
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sere venuto alla luce a Bagnoli, dove il papà lavorava all’Italsider. «Non sarà semplice allenare a Napoli, ma ce la metterò tutta. Perché sono nato a Napoli, perché amo il Napoli, perché verrò pagato per allenare il Napoli e per fare bene alla guida del Napoli. Ecco, una delle mie massime: vengo anche retribuito per fare qualcosa che adoro», ha detto Sarri.
È bello ascoltare le sue parole mentre ritornano alla mente quelle di Benitez. «Devo imparare il napoletano - disse lo spagnolo nel giorno della presentazione nel 2013 -. Ora non sono Rafa, ma Rafè. Voglio conoscere la città ed il sentimento dei tifosi. Tutti i giocatori mi hanno detto l’ambiente del San Paolo com’è, in strada mi hanno fermato in tanti e si vede che la gente ha passio-
SARRI
ne. Sono milioni di tifosi. Questo è più di un club. Qui tutto profuma di calcio e spero di fare bene, se inizialmente non lo faremo spero ci sia un aiuto perchè poi lo faremo». Sarri: «Napoli, seguimi, ci divertiremo», ha titolato il Corriere dello Sport l’1 luglio. Da qualche anno, c’è il marchio-Napoli sulle panchine di serie A. Si alternano, ma più di un allenatore è nato all’ombra del Vesuvio. Tre, ad esempio, i tecnici nati a Napoli e in provincia come nella stagione 2012-13. Non era mai successo in precedenza: Ciro Ferrara alla guida della Sampdoria, dopo due anni dalla sua uscita dalla Juventus; poi, Vincenzo Montella e Giuseppe Sannino, dopo le grandi soddisfazioni a Catania e a Siena, furono chiamati a condurre la Fiorentina e il Palermo.
Ora, dopo la brillante stagione all’Empoli, tocca a Sarri fare il salto di qualità: «È stato bello e gratificante essere chiamato da De Laurentiis, un uomo di estrema intelligenza. Pensavo già di dover restare fermo un anno, quando ho avuto la sua telefonata. La trattativa è stata lunga, ma il finale è stato fantastico per me. Realizzo un sogno: guidare il mio Napoli». Sarri è notoriamente un grande lavoratore. Questo principio lo trasmette ai suoi calciatori senza fare alcuna distinzione: «Ho sempre fatto di tutto per trasformare la mia passione nel mio lavoro quotidiano. Piano piano ci sto riuscendo, piano piano mi sto realizzando. L’ambizione ha un’importanza fondamentale. Sin dai primi giorni la trasmetterò alla squadra. Il mio stato d’animo? È sempre lo stesso. Amo il
lavoro al di là dei confini dove opero, dei bacini di utenza dove milita il club che guido». Dicono che sia una persona estremamente seria, ma al momento opportuno ama anche fare la battuta giusta: «Non penso che per fare il fantino uno debba avere un passato da cavallo... So che a Napoli sarà tutto più complesso, più complicato, dovendo guidare calciatori che vengono da metodologie diverse. Ecco perché conto molto anche sull’aiuto e sul sostegno della società. Per quanto riguarda i campioni che ci sono in una squadra, in Italia c’è una concezione che io non condivido: chi guadagna di più deve correre di meno. Il mio pensiero? Ritengo che sia esattamente il contrario, quindi... ». Idee chiarissime anche sulla pressione che Napoli e i media gli metteranno.
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SARRI «Lo ribadisco: so che non sarà semplice. I discorsi sulla pressione li ho sempre ascoltati, anche altrove. Metterò il massimo impegno, ma non mi farò venire di certo l’esaurimento nervoso. Personalmente combatto da sempre contro lo scetticismo, ad iniziare da quando allenavo in prima categoria.
Dunque, sono abbastanza testato. So bene che sarà tutto diverso rispetto ad Empoli, ma non ho alcuna paura». Ottimi propositi, bella personalità e una grande attestato per Sarri. È arrivato da Arrigo Sacchi che già aveva approvato la scelta di De Laurentiis di affidare il Napoli all’ex tecnico dell’Empoli:
«È il migliore». Il neo allenatore del Napoli ha incontrato Sacchi pochi giorni orsono: «Gli ho detto che mi sono innamorato di questo lavoro grazie a lui. Sacchi ha sorriso e ha risposto che mi considera il suo erede. Complimento più bello non avrebbe potuto farmi». ©Riproduzione riservata
il sarri-pensiero 1) Umile, forte, affamato: il mio Napoli sarà così 2) Higuain? È tra i più forti attaccanti del mondo 3) Non faccio proclami, ma sono felice di allenare la squadra per la quale tifo 4) Quando De Laurentiis mi telefonò, pensai ad uno scherzo. È stato coraggioso a puntare su di me 5) Sono ritornato a Bagnoli: è rimasto tutto come una volta. Che emozione! 6) Un solo anno di contratto? De Laurentiis lo aveva fatto anche con Benitez 7) Spero di lanciare tanti giovani napoletani 8) Rinforzi? Sono già contento così e poi si può migliorare con il lavoro, non solo con il mercato 9) Hamsik trequartista? Lo vedo interno o mezzala, ma soprattutto lo vedo fortissimo 10) L’Europa, esperienza nuova per me, non mi fa paura 11) Preferisco il 4-3-1-2 , ma valuterò se adottarlo 12) L’anno scorso il Napoli aveva una fase offensiva fortissima, ma il poco equilibrio vanificava quella qualità. Ebbi l’impressione che il Napoli potesse battere il Barcellona in una gara secca e poi perdere con l’Empoli 13) Il mio idolo da ragazzo? Juliano, ma ovviamente anche Maradona e Careca 14) Mi piacerebbe avere un San Paolo con gli spettatori più vicini al terreno di gioco 15) L’eredità di Benitez? Non mi soffermo su questo particolare. So che De Laurentiis mi ha voluto
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VOCI DI POPOLO
ancheimuriparlano
di Riccardo Giammarino
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in dall’antichità i muri hanno raccontato la storia delle varie civiltà che hanno popolato la Terra, principalmente attraverso disegni. Così oggi abbiamo tracce di assiri, babilonesi, persiani, maya, ma cosa succede se una squadra di calcio si fonde letteralmente con la civiltà locale? Napoli ne è una grande testimonianza. Il Napoli non è inteso come una “semplice” squadra di calcio, ma è una ragione di vita. Un popolo derubato anche della propria identità, in un contesto stori-
co-sociale che tende a dividere e mettere gli uni contro gli altri, la domenica diventa un corpo unico. Tutti insieme per amore. Amore per una maglia, ma ancor di più per quel che rappresenta: l’intera città con tutte le sue contraddizioni. Un amore viscerale e incondizionato che ha lasciato le proprie tracce sui muri della città come ogni storia d’amore con tutte le sfumature dei forti sentimenti. Gioia e gratitudine, ma anche amarezza e disperazione. Sulla strada che porta all’arena di
Fuorigrotta, se si presta attenzione, si notano ancora le celebrazioni dello scudetto del 1987, la vernice blu scuro è ancora visibile e dà voce a quelle mura che gridano ancora “Napoli campione d’Italia”. Proseguendo il tour flegreo, a pochi passi dal San Paolo, caratteri cubitali ringraziano nuovamente i protagonisti di quell’impresa, i guerrieri che portarono a casa il tricolore per la prima volta a nome dell’intera città. Si legge a stento “la città ringrazia i principi azzurri”. Resiste da quasi
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VOCI DI POPOLO trent’anni, ventotto per l’esattezza. La vernice è sbiadita dal tempo quanto è nitido nei cuori e nelle menti dei napoletani il ricordo dell’emozioni di quel felice periodo.
L’era dei due scudetti è raccontata in tutti i modi fino a diventare mitologia, come a largo Celebrano, dove oltre la maglia tutto il resto è noia. Quella maglia che parla di un calcio diverso
da quello moderno, forse non pulito ma più vero, in cui il Napoli è riuscito a trionfare. L’artefice principale di quei successi, il protagonista assoluto della storia calcistica napoletana è senza ombra di dubbio Diego Armando Maradona. In città manca solo una statua per rendergli omaggio, poi è idolatrato in qualsiasi altro modo. A piazzetta Nilo ne viene ricordato addirittura l’aspetto esoterico: quale giocatore ha un altarino con lacrime e capelli in teca conservati come se fossero una reliquia? Ponticelli dichiara il suo amore eterno all’ex numero 10, come ogni prima storia d’amore importante. Per tantissimi anni Maradona è stato tenuto lontano dalla sua Napoli per i problemi con il fisco, ma i napoletani hanno sempre dimostrato di non averlo mai dimenticato: “chi ama non dimentica” e “Napoli ti ama” suonano come la storia che ha dato vita alla celebre canzone del Surdato ‘nnammurato, un ragazzo che, costretto a partire per il fronte, deve dire addio alla propria amata. Il cuore di Napoli non dimentica neanche i momenti bui, quando la squadra non ha brillato e i tifosi hanno chiesto undici Salvatore Carmando in campo. Lo storico massaggiatore che ha accompagnato Maradona alla vittoria del Mondiale dell’‘86 e protagonista dell’episodio noto come “la monetina di Bergamo” che ha concesso al Napoli il secondo scudetto. Una vita in azzurro, la città non lo ha dimenticato e ne continua a parlare. Ma spazio anche ai tempi moderni.
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VOCI DI POPOLO
Dopo il Medioevo degli anni ‘90 la città si è innamorata nuovamente di un argentino, Ezequiel Lavezzi. Lo ha adottato e cresciuto come uno scugnizzo. Dopo cinque stagioni in azzurro, vincendo la prima coppa Italia dell’era De Laurentiis nel 2012, ha salutato Napoli per andare a giocare al Paris Saint-Germain. Ha abitato in via Marechiaro, il Pocho, sul mare. All’ingresso della sua vecchia dimora sono ancora presenti le preghiere dei tifosi: “Non andare all’Inter, Pocho resta e vinci con noi!” oppure “Sei l’anima del Napoli” e ancora “Sei il nostro fulmine”. La sua partenza è stata una brutta ferita per i tifosi, come per un genitore quando un figlio decide di andar via di casa per crescere. Ancora oggi la città è divisa sul Pocho, qualcuno fa finta di averlo dimenticato, qualcun altro espone la sua foto (anche con la maglia della nuova squadra) con orgoglio, come se il figlio partito si fosse realizzato. I sentimenti contrastanti provati dalla città per Lavezzi hanno fatto da anticorpi per Edinson Cavani. Grandissimo campione che è entrato di diritto nella storia del Napoli realizzando 104 gol in tre anni. I tifosi avevano il cuore anestetizzato, ma c’hanno provato comunque ad accendere la fiamma dell’amore per l’uruguaiano. Non ha funzionato, il suo ritratto sulle mura è stato ricoperto di insulti alla sua partenza, l’ipocrisia e l’egoismo non sono stati ben accettati. La seconda coppa Italia dell’era De Laurentiis, invece, non ha lasciato ai napoletani un vero
motivo per cui festeggiare. A Roma il 3 maggio 2014 è morto il calcio. Ciro Esposito, il tifoso assassinato poco prima della finale, è una ferita che brucia troppo. Tutta Napoli è diventata Ciro Esposito, bersaglio mediatico in un primo momento, poi vittima ancora in attesa di giustizia. D’amore non si
muore ci continuano a raccontare le mura della città e ancora a rimarcare la civiltà partenopea “Scampia non vuole vendetta, ma solo giustizia”. Se i muri potessero parlare? Beh a Napoli lo fanno... ©Riproduzione riservata
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RITIRO A DIMARO
ARRIVANOiNOSTRI di Rino Dazzo
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iciannove giorni, dall’11 al 29 luglio. Quasi quanto un Giro d’Italia, un Tour de France o un Europeo. Più di un’Olimpiade, appena meno di un Mondiale. Tre settimane, giorno più, giorno meno, il tempo che occorre a Maurizio Sarri e al suo staff per gettare le fondamenta di una grande stagione. Per costruire un gruppo vincente e coeso. Per conoscere a fondo i calciatori, mettere a punto scelte e valutazioni. Tre settimane da raccontare, insomma, come amava cantare Fred Bongusto. Un periodo proficuo di preparazione in cui il nuovo Napoli deve prendere forma. La cornice è quella nota, ormai familiare per tifosi e inviati. La Val di Sole è pronta ad accogliere la comitiva azzurra per il ritiro extra-large. Dimaro-Folgarida - proprio così: dal dicembre scorso in seguito a un referendum la cittadina trentina ha aggiunto alla propria denominazione quella della frazione principale in quota – diventa la casa del Napoli. Prevista un’invasione di 50mila sostenitori partenopei. Il menù per allietarne la permanenza è quello di sempre: tanto calcio, ma anche spettacolo e cultura. E così tra allenamenti, partite, momenti per autografi, foto ricordo e giochi nel villaggio, c’è spazio in agenda per incontri, serate e conferenze.
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L’arrivo Il primo allenamento è fissato per il pomeriggio di sabato 11 luglio. Subito dopo la sistemazione allo SportHotel Rosatti e il ristoro, tutti in campo per le prime sgroppate sul campo di Carciato, quello dal manto erboso perfetto, talmente curato da ospitare funghetti commestibili ai suoi bordi. Il giorno dopo, in teatro, la prima conferenza stampa del tecnico. Poi, da martedì 14, via alle serate. Si parte con lo spettacolo in piazza Madonna della Pace dello chansonnier Guido Lembo, grande amico di De Laurentiis e del Napoli, animatore delle notti mondane dalla sua Capri alle Alpi. Poi, venerdì 17, il primo incontro al Teatro Comunale tra quattro calciatori ed il pubblico. Domenica 19, quindi, il tradizionale spettacolo di Made in Sud, tappa ormai immancabile del ritiro azzurro. Le prime amichevoli Martedì 21 luglio è la data da segnare in agenda col circoletto rosso: è quella della prima partita del Napoli di Sarri. Avversaria di turno, la rappresentativa trentina dell’Anaunia (Eccellenza). Location, il campetto di Carciato con ingresso a pagamento. La serata successiva, al Centro Congressi di Folgarida, il tecnico e due giocatori incontrano i tifosi. Probabile
anche una comparsata di De Laurentiis: l’anno scorso il presidente improvvisò una piacevole chiacchierata sul palco col giornalista Marino Bartoletti. Venerdì 24, poi, di nuovo in campo a Carciato: c’è la “solita” amichevole con la Feralpi Salò, avversaria diventata ormai abituale del Napoli durante il soggiorno in Val di Sole. Gli ultimi appuntamenti Secondo programma, domenica 26 avrebbe dovuto essere l’ultimo giorno di permanenza per gli azzurri tra le Alpi. Poi, com’è noto, Sarri ha chiesto e ottenuto il prolungamento. Cinque giorni di bonus, poi ridotti a tre per la nota questione dei concerti al San Paolo, per cementare ancor di più il gruppo tra corse nei boschi, ripetute e sedute tattiche riprese da droni e telecamere. Dopo la presentazione ufficiale della squadra in piazza, in cui gli organizzatori hanno promesso clamorose novità, e la consueta “benedizione” del cardinale Sepe, mercoledì 29 c’è il rompete le righe. Alle 19 l’ultima amichevole, contro un’avversaria internazionale di caratura decisamente più elevata, poi in serata la partenza verso Napoli e un agosto di grande calcio. ©Riproduzione riservata
lascommessasarri lacertezzareina L’
unico punto di contatto è che per tutti e due sarà il secondo campionato di serie A. Di più in comune Maurizio Sarri e Pepe Reina non hanno nulla, se non ovviamente tanta voglia di fare bene con il Napoli. È la strana coppia del nuovo ciclo inaugurato da De Laurentiis, il primo al battesimo con un grande club, il secondo all’ultima tappa di una carriera ricca di trionfi. La scommessa Sarri e la certezza Reina, perché la scelta di Pepe rappresenta la garanzia di avere un leader all’interno dello spogliatoio. Un riferimento indispensabile per il gruppo che lo scorso anno non è stato capace di gestire i momenti di difficoltà. «Pepe è la squadra» parole pronunciate da Xabi Alonso al matrimonio di Josè Maria Callejon sul suo ex compagno al Bayern Monaco. Più chiaro di così. Sarà per tutti come un fratello maggiore e per Sarri un valido punto di riferimento. Per questi motivi il ritorno del portiere spagnolo travalica le considerazioni tecniche, gli interrogativi legittimi sulle sue condizioni dopo un anno di inattività, dubbi in gran parte fugati dai test sostenuti a Roma. Ha voluto il Napoli a tutti i costi nonostante ci siano state le occasioni per mollare tutto, a cominciare dalla dichiarazione del presidente sui motivi del mancato accordo dell’anno precedente: «La moglie non voleva stare a Napoli». Uno scambio di persona, evidentemente, subito corretto da De Laurentiis, considerando che Reina e la signora Jolanda (cinque figli, complimenti) durante l’inverno sono tornati in città almeno tre volte, una volta addirittura solo per partecipare al compleanno di Valeria Maggio, la moglie di Christian, arrivo in serata, partenza per Monaco il giorno dopo. Non a caso Sarri ha subito accolto con entusiasmo la decisione di De Laurentiis di riprendere il portiere spagnolo. Del resto il nuovo allenatore del Napoli per vincere la sua personalissima scommessa e le diffidenze che lo accompagneranno nei primi mesi napoletani avrà bisogno di tutti, a co-
minciare dai giocatori più carismatici e soprattutto esperti. Anche di Higuain, ovvio, e in tal senso l’opera di persuasione che potrà esercitare Reina sul Pipita, convincendolo a restare in azzurro, potrà essere determinante. Da Benitez a Sarri, un rischio che ha scelto di correre il presidente, eppure ripensando al passato non dovrebbero esserci brutte sorprese perché a parte Donadoni, tutti gli allenatori voluti da De Laurentiis non hanno mancato le attese. Ma gli angoli andranno comunque smussati. Ad Arezzo, dieci anni fa, quando cominciò la moda degli scarpini colorati, Sarri storse subito il naso, per lui, un cultore della tuta, l’unica divisa da indossare in panchina, quasi un sacrilegio la rinuncia alla scarpetta nera. Sfumature, pensando alla grande occasione, probabilmente irripetibile, che gli si prospetta da qui ai prossimi dodici mesi. Non avrà problemi ad adattarsi alle dinamiche di marketing di un grande club, l’importante sarà modulare e tarare la sua grande dedizione e applicazione al lavoro sulle esigenze di un gruppo di campioni. Perché fino a prova contraria e aspettando la fine del mercato, questo al momento è il Napoli di Sarri e Reina, un gruppo in grado di lottare per la Champions, con una certezza in più in porta e una scommessa da vincere in panchina. Sarri e Reina, così diversi ma in fondo già indissolubilmente legati l’uno all’altro.
Massimo Ugolini
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CODICE AZZURRO
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di Vittorio Raio
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a una lacrima sul viso, ho capito tante cose...”. È l’inizio della splendida canzone presentata a Sanremo nel 1964 da Bobby Solo, ma è anche la prima riflessione fatta quando abbiamo visto il viso di Rafa Benitez bagnarsi di lacrime nel giorno della presentazione al Real Madrid. Da qualche lacrima sul viso, uno capisce tante cose. La prima, la più immediata: i forti dubbi sul suo amore per Napoli e per i napoletani. È fuggito da Napoli la mattina dopo l’ultima apparizione, dopo l’ultima sconfitta al San Paolo contro la Lazio, dopo l’ultima mortificazione ricevu-
come le sue nel giorno della presentazione al Real Madrid. Lacrime napulitane e lacrime spagnole. Il bosco dei salici piangenti è fitto, tuttora. C’è gente che ha gettato veleno, mancando di rispetto all’uomo prima che all’allenatore, su Sarri (“Siamo passati da Benitez a Sarri, c’è aria di ridimensionamento”), c’è gente che aspetta eventuali passi falsi del neo trainer per cantare il de profundis e per accusare De Laurentiis di aver lasciato che Malitez scegliesse il Real Madrid. A chi la minzion d’onore? Sarebbe una bella corsa tra orfanelli prostrati ed avviliti e vedovelle inconsolabili e
ta dal calcio italiano. Ed è dei giorni scorsi il cambio nel sito personale dell’allenatore spagnolo: non esiste più la versione in italiano. Significativa scelta. Quelle lacrime a Madrid, per la sua squadra del cuore, hanno definitivamente sancito il momento migliore della sua permanenza a Napoli: quello della sua partenza da Capodichino. In quel momento ha finito di fare danni. Rafa ha lasciato quasi tutti senza grandi rimpianti. Senza fanfare, senza trombe, senza rullo di tamburi, con una “cerimonia sobria” come si addice a chi va via da sconfitto. Chi in una sola stagione è riuscito a perdere il treno per la Champions ben tre volte: Bilbao in avvio, Dnipro sul finire e in campionato dove è stato superato da Roma, Lazio e nell’ultima giornata anche dalla Fiorentina. Le sue lacrime hanno ricordato quelle dei suoi vari laudatori, dei proprietari di lingue felpate, dei turiferari ed adulatori in servizio permanente effettivo nei due anni di permanenza del tecnico sulla panchina del Napoli. Ghiandole lacrimali e salivari nel giorno del mesto addio
depresse. Tutti uniti in un unico, significativo coro: “Salve Rafa, a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime...”. Non si conosce ancora quale sarà l’organico definitivo che verrà messo a disposizione di Sarri, quindi non si può immaginare il tipo di lavoro dell’allenatore, né si possono pronosticare i risultati che riuscirà ad ottenere. Di certo e comunque, chi ha memoria non potrà avere rimpianti di chi ha lasciato Napoli di corsa, di chi ha vinto qualcosa, ma ha anche macchiato l’immagine del club con decisioni strane, con sconfitte umilianti e con dichiarazioni assurde. Di certo non si potrà rimpiangere neanche l’altro spagnolo, Unai Emery che si è esibito in una sterile quanto inopportuna ed ingrata esternazione: “De Laurentiis ha cercato un colpo ad effetto prendendo me”. Ma davvero crede in quello che dice questo Emery... to signore?
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IL PROFILO
iltopgunazzurro di Bruno Marra
È
nato tra i castelli vicentini che ispirarono William Shakespeare per scrivere il romanzo d’amore più famoso del mondo. Montecchio è la città che diede origine alla storia di Romeo e Giulietta che divenne leggenda struggente. Quella è la dimora che alberga nell’animo di Christian Maggio, ragazzo profondo e romantico che è diventato un pilastro del Rinascimento napoletano.
romantico dei castelli vicentini volare sulle ali della libertà. La corsia di sorpasso del Top Gun azzurro, il Red Carpet e quell’atto di devozione sul sentiero di Christian. L’inchino davanti al suo popolo e la dedica del cuore di una lunga storia d’amore. ©Riproduzione riservata
Arrivò nel 2008 e da allora, come in un copione shakespeariano, il suo idillio con Napoli è stato un crescendo rossiniano. Il suo atto d’amore lo consumò poco dopo aver cominciato la sua avventura a Fuorigrotta. Un inchino che fu un gesto di devozione ma anche di rivoluzione. Il San Paolo si ritrovò con le Curve squalificate per una cervellotica sentenza della Giustizia Sportiva che punì il Napoli per un “treno fantasma”, ancor oggi appartenente alla fervida fantasia di un fumetto di Dylan Dog, distrutto in una trasferta a Roma prima del match all’Olimpico. La risposta arrivò sul campo la settimana successiva e quella più stentorea la diede proprio Christian, il Cavaliere senza macchia e senza paura, che segnò contro la Fiorentina il gol vittoria e se ne andò a festeggiare sotto la Curva vuota inchinandosi come gesto simbolico davanti ad un intero popolo. Da allora quello è diventato il suo Red Carpet, il tappeto rosso da Oscar. Un volo a planare del Top Gun azzurro su quella fascia destra che da sette anni è il sentiero di Christian, una freccia devastante ed un’ascesa esaltante fino ad inchinarsi davanti alla sua gente. Maggio oggi è un napoletano vero, grazie ad un cordone ombelicale stretto con la nostra terra in maniera solida e viscerale, che porta a corredo oltre 200 partite con la nostra maglia ed un’incisione sul cuore: la nascita di Mattia, frutto dell’amore e gioia eterna germogliata nella nostra terra. Sensazioni ed emozioni che vivrà ancora per altri anni per il premio fedeltà arrivato con il rinnovo del contratto e l’investitura di affetto e stima per la sua luminosa carriera. A 33 anni è un simbolo di professionalità ed un riferimento assoluto per valori etici e umani. È lui il nostro “capitano italiano”, una fascia che divide con Hamsik in perfetta simbiosi, per rappresentare fieramente l’animo autarchico dello spogliatoio azzurro. Perché il San Paolo vuole ancora rivedere il Cavaliere
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L’INIZIATIVA
ALTRIOTTOGOL DACOLLEZIONARE P
enultimo appuntamento della stagione con le cartoline dei gol segnati dal Napoli nel corso del campionato appena finito. Anche in questo numero potrete trovare otto immagini, realizzate da Pietro Mosca, con le reti messe a segno nella parte finale della stagione. Si inizia con l’ultima rete, di Higuain, segnata nel 4-2 sulla Sampdoria, per proseguire con l’autogol
di Laurini e il gol di Hamsik nella pesante sconfitta di Empoli (4-2) contro quello che è diventato, poi, l’allenatore del Napoli, Maurizio Sarri. Troverete anche le tre reti messe a segno nell’ampio 3-0 contro il Milan, da Hamsik, Higuain e Gabbiadini, per finire, in questo numero, con i gol del 2-2 esterno di Parma, ancora di Gabbiadini e Mertens. L’iniziativa proseguirà anche
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il prossimo mese, con gli ultimi gol del campionato che completeranno la collezione ideata e realizzata dalla nostra testata. Come sempre, in ogni numero troverete una cartolina, per ricevere quelle mancanti sarà possibile contattare la redazione (0815542252 – info@eazzzurro.it) e richiederle al costo di 0,50€ l’una. ©Riproduzione riservata
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/ 4° gol di Higuain 57 / Napoli-Sampdoria 4-2 Gol di Laurini (aut.) 58 / Empoli-Napoli 4-2 / 2° Gol di Hamsik 59 / Empoli-Napoli 4-2 / 1° Gol di Hamsik 60 / Napoli-Milan 3-0 / Gol di Higuain 61 / Napoli-Milan 3-0 / 2° Gol di Gabbiadini 62 / Napoli-Milan 3-0 / 3° 1° Gol di Gabbiadini 63 / Parma-Napoli 2-2 / 2° Gol di Mertens 64 / Parma-Napoli 2-2 /
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AZZURRI A CENA
«fuoricasa
mangiamocosì» di Francesco Di Santo
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al sugo dello scorfano reale con molto Pepe, alla bresaola light di Insigne in stile Inzaghi: azzurri, pronto in tavola. Ed è un trionfo di sapori che, bene o male, non prescinde mai dalla dieta. Non può, non potrebbe: occhio alla linea, per carità, l’allenatore pesa tutti. Però Napoli è mare e monte, Golfo e Vesuvio, e tutto sommato dopo la partita va bene anche un po’ di mozzarella. O magari la pizza o una bistecca polacca. Ma sì, tutti a tavola: meglio se dopo un gol alla Roma. E allora, è proprio dall’aneddoto di una cena offerta da Higuain alla squadra, dopo la meravigliosa mezza rovesciata incorniciata al San Paolo con i giallorossi, che comincia il viaggio nelle tradizioni culinarie dipinte d’azzurro. Tradizioni, vabbè, si fa per dire: passio-
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ni è meglio, sì. Perché è davvero una passione grande quella che Walter Gargano, tanto per citarne uno, nutre per la classica frittata patate e cipolle. Un must per il Mota, ai tavoli di Regina Margherita, il salotto sul Lungomare di Marco Iorio dove, quasi quotidianamente, si possono incontrare i giocatori del Napoli a pranzo e a cena. Insieme con Fabio Cannavaro, of course, reduce dall’esperienza sulla panchina cinese del Guangzhou: il Pallone d’oro e capitano della Nazionale campione del mondo di Berlino, infatti, è socio di Iorio. I giocatori, dicevamo: Gargano e Hamsik, gli irriducibili, e poi anche Maggio, Callejon, Reina, Higuain, Andujar, Zapata e Insigne. Il più light di tutti: bresaola, pomodorini, grana e via. Non sgar-
ra mai, Lorenzino: dieta ferrea e via di acqua minerale naturale. Gli stranieri sono tutti appassionati di mozzarella, cosa di cui erano ghiottissimi anche Lavezzi e Cavani, praticamente immancabili ai tavoli di Regina Margherita, e poi dei paccheri con i pomodori del Vesuvio. Fermo restando le bruschette e il pesce fresco. Non lontano dal Lungomare, in zona Santa Lucia, c’è poi il ristorante Borgo Antico, dove Marco, il titolare, ospita spesso tanti calciatori e in testa gli spagnoli - Albiol, Callejon e Lopez -, nonché Gabbiadini. Manolo, appassionato di carne e frequentatore, come molti altri compagni del resto, di una delle migliori bracerie in assoluto: la Fattoria del Campiglione di via Campana. Un cult per gli amanti del genere: carne
AZZURRI A CENA
argentina e italiana, polacca e austriaca. Una delizia con una cantina da 10 e lode. Il più affezionato di tutti, all’epoca, era Edy Reja, il mister; mentre Rafa amava girare anche per gli stellati (tipo Taverna Estia, a Brusciano): chissà Sarri per cosa opterà. Le tane degli amanti del pesce, invece, sono dislocate dalla città a Pozzuoli:
da Cru…do Re, in zona Lungomare, a Marechiaro, dove tra Cicciotto e la Finestrella circolano spesso, oltre ai Cannavaro, anche Inler, Mertens e tavolta lo stesso Higuain. Dries e Gonzalo si dilettano con il pescato del giorno - insieme con Albiol, Reina, Callejon e Koulibaly – dal Tarantino, sul porto di Pozzuoli. La passione del Pipita: pomodorino fresco, basilico, vongole e pecorino. Crudo e cotto, delizie. Le medesime che i brasiliani, Jorginho e Rafael, assaporano ancora a Pozzuoli e ancora con vista sul porto e le isole, Da Bobò, un altro punto di ritrovo storico dei giocatori azzurri negli anni. Da anni. Tra gli azzurri, ovviamente, non mancano gli appassionati di sushi: Inler e Ghoulam, i più accesi. E se lo svizzero gira, con predilezione per il ristorante giapponese dell’hotel Romeo, l’algerino fa invece tappa fissa da Jap-One, in centro città (a due passi da Piazza dei Martiri). Henrique e gli altri colleghi brasiliani non possono invece che tuffarsi, quando è possibile, nelle atmosfere della terra d’origine: ecco Churrà, la churrascaria di Varcaturo che cuoce carne brasiliana al momento, e in continuazione. Curiosità: Albiol, vomerese d’adozione, a volte si concede un hamburger al Doc Pub di via Bernini. ©Riproduzione riservata
Nella pagina accanto, Doblas, Reina e Behrami da Tarantino In alto a sinistra, Insigne, sopra, Higuain In basso a sinistra, Gargano con la moglie, Miska Hamsikova, da Regina Margherita. Sotto Mertens da Tarantino
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IL PRIMO 2000 IN A
«GianlucaGaetano
talentoincrescita»
di Maria Elena Borriello
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e giovani promesse del calcio, classe 2000, nate negli anni della crisi che ha investito il nostro Paese e il settore calcistico, continuano a crescere con questo spettro, ma vivono di sogni. Ambiscono a vivere di calcio, ad arrivare ad alti traguardi, magari approdare in serie A. Vedremo quali tra queste favole del domani diventerà realtà per prima.
loro percorso. È indubbio che il calcio italiano viva un momento di difficoltà, c’è bisogno di un cambiamento radicale. Bisogna credere in questi talenti, sostenerli, anche se è difficile. A volte basta stare vicino a questi ragazzi, che affrontano un momento di maturazione. E, parlando del Napoli, iniziare a dare un’attenzione maggiore al settore giovanile».
«Gianluca Gaetano ha talento, ha qualità - spiega il procuratore sportivo Gaetano Fedele -. Credo che l’idea della Figc debba essere quella di portare avanti ragazzi italiani con capacità, agevolando anche, talvolta, il
Anche Ciro Muro, ex trequartista del club partenopeo, spera sia un ragazzo della cantéra azzurra ad esordire in A: «Mi piacerebbe che fosse un ragazzo del Napoli. Ci sono molti stranieri, i nostri hanno meno spazio
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e questo li penalizza. Se andiamo a guardare anche i settori giovanili del Nord, ci sono tanti ragazzi stranieri e pochi italiani. Ecco perché parliamo sempre di crisi dell’Italia. Mi auguro con tutto il cuore che si ritorni a com’era una volta, a tre stranieri per squadra. È giusto permettere ai giovani di crescere bene, metterli in vetrina, anche perché l’Italia ne ha bisogno. Il trequartista del Napoli Gianluca Gaetano, che si sta facendo largo anche nella Nazionale Under 15, mi piace. L’anno prossimo dovrà accedere agli Allievi. Speriamo che riesca a superare questa fase e
IL PRIMO 2000 IN A
In alto, da sinistra, Gaetano Fedele, Ciro Muro, Sandro Abbondanza
che possa emergere in club importanti». Dello stesso parere Sandro Abbondanza, ex giocatore del Napoli, attualmente impegnato nel progetto Europa Cesa, che si dice perplesso sul lavoro delle società: «Purtroppo, pensano poco ad investire sui giova-
ni; è sempre stato un problema questo ed ultimamente si è acuito. Invece di impiegare denaro per mettere su un settore giovanile importante, preferiscono prendere i giovani dall’estero. Ci auguriamo che ci siano dei miglioramenti, anche perché la Campania è ancora un territorio
fertile dal punto di vista calcistico. Se ci fossero società in grado di valorizzarli non sarebbe male». Il suo 2000 favorito è il “baby” attaccante del Napoli, Nicola Andreozzi: «A me piace molto, lo conosco ed è un ottimo centravanti». ©Riproduzione riservata
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CLASSIFICA Dal numero di febbraio É Azzurro sta chiedendo a dirigenti, procuratori, allenatori ed ex calciatori, di indicare il primo giocatore nato nel 2000 che potrebbe esordire in serie A. Di seguito la classifica dei giovani più votati fino a ora. 6 / Gianluca Gaetano - Napoli 4 / Kean - Juventus 2 / Matteucci - Empoli 2 / Pellegri - Genoa 1 / Andreozzi - Napoli 1 / Artal - Bari 1 / Beltrame - Udinese 1 / Caiazzo - As Posillipo 1 / Ermacora - Udinese 1 / Gennaro Esposito - San Vitale 1 / Salvatore Esposito - Casertana 1 / Ghidotti - Fiorentina 1 / ingrosso - Roma 1 / Lonoce - Lecce
1 / Meli - Fiorentina 1 / Merola - Inter 1 / Micillo - Napoli 1 / Millico - Torino 1 / Pelliccia - Napoli 1 / Petruzzelli - Bari 1 / Schiro - Inter 1 / Seno - Genoa 1 / Sportelli - Milan 1 / Stanzani - Fiorentina 1 / Telesi - Sampdoria 1 / Vigolo - Milan 1 / Zola - Genoa
Hanno votato: Enrico Fedele, Gennaro Iezzo, Luca Pasqualin, Antonio Rocca, Marco Sommella, Dario Canovi, Carmine Tascone, Diego Nappi, Raffaele Ametrano, Michele Sbravati, Malu Mpasinkatu, Gennaro Scarlato, Francesco Montervino, Antonino Asta, Gaetano Fedela, Ciro Muro, Sandro Abbondanza
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CURIOSITÀ
loscatto
Grande festa al ristorante Convivium di Cuma del gruppo di Ultràmici, perfetta l’organizzazione di Alberto Feola e Paolo Fusco
Lafrase Le cose strane del calcio: magari un allenatore fa bene e viene esonerato, uno fa male e viene ingaggiato dal Real... (Fabio Cannavaro a Il Mattino)
L’edicolante 28
Cartoleria Giornali e Riviste di Barbara Fiorillo Via Principe di Piemonte 77 Casoria (NA)
CURIOSITÀ
NevEdremodellEbelle
Dopo l’esperienza negativa in Germania Boateng si consola al mare con la sua “magnifica Satta”
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CANOTTAGGIO
INTERVISTA AL PRESIDENTE FEDERALE GIUSEPPE ABBAGNALE
«GLIATLETICAMPANI SONOILFUTURODELL’ITALIA» di Carlo Zazzera
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apoletani a capo delle federazioni sportive nazionali in Italia? Al momento solo uno. Giuseppe Abbagnale, attualmente al vertice della Federcanottaggio, però, non ritiene questo un problema, ma pone l’obiettivo su un altro punto. «Sono uno dei pochissimi presidenti ad avere un passato sportivo significativo. Questo credo sia un aspetto nuovo e mi auguro che nel futuro ci possa essere una maggiore presenza di ex atleti, in modo da portare un rinnovamento, dando agli sportivi la loro giusta dimensione, anche sul piano politico, in un contesto che conoscono da vicino».
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La sua federazione, dopo la delusione di Londra 2012, l’ha scelta per guidare la ripartenza. A che punto siete? «Il momento è positivo. Conosco le difficoltà di arrivare a un appuntamento olimpico per essere nella ristretta cerchia che punta alle medaglie. Per costruire una nazionale così ci vuole tempo, in questi tre anni stiamo lavorando per ricostruire la squadra, partendo anche da ragazzi giovanissimi. Alcuni di questi saranno alla prima esperienza olimpica e dovranno crescere. Non abbiamo un gruppo
così ampio per competere in tutte le specialità. Cercheremo di qualificare quanti più equipaggi possibili, sperando che i più esperti possano regalarci qualche medaglia a Rio». In questo anno che ci separa dalle Olimpiadi, invece, che obiettivi vi siete prefissati? «Vogliamo provare a ottenere il maggior numero di qualificazioni possibili, così da impostare la prossima stagione solo sulla preparazione olimpica, senza dover prima puntare su altre manifestazioni».
CANOTTAGGIO per me sono tutti figli, ma è naturale che con lui ci sia un’atmosfera diversa. Come tutti i padri mi auguro che possa coronare i suoi sogni e le sue aspettative sono anche le mie. Cerco, però, di non far sembrare ingombrante il suo cognome. Purtroppo quando vince sembra che sia una cosa normale, ma non è così. Ha grandi responsabilità che cerco di alleviare provando a non fargli sentire il peso del nostro nome». Sopra, il quattro senza con a bordo i napoletani Di Costanzo, Vicino e Castaldo con Lodo Sotto, Abbagnale con il figlio Vincenzo. In basso, con il fratello Carmine e Di Capua
«Vogliamo ottenere subito le qualificazioni per prepararci al meglio per le Olimpiadi di Rio» La Campania si sta rilanciando, come conferma l’organizzazione dei campionati italiani giovanili a Lago Patria. Che altro serve per crescere ancora? «Non è sufficiente quello che abbiamo fatto finora. Siamo all’inizio di una sfida con la quale vogliamo valorizzare il territorio e far crescere un ambito sportivo che ha grande storia. Mi auguro che istituzioni e amministrazioni vicine a Lago Patria possano prendere spunto per investire risorse, non in modo sporadico, che possano servire per valorizzare l’area, creando un indotto legato al turismo sportivo e agli eventi». Quali sono gli atleti campani su cui la federazione può puntare di più e in vista di quali traguardi?
non gareggiano più per i circoli locali. Di sicuro Marco Di Costanzo, Peppe Vicino, Giovanni Abagnale, Vincenzo Abbagnale sono alcuni di quelli che possono puntare a risultati importanti, vedremo quale sarà la loro crescita nei prossimi mesi». Vincenzo Abbagnale è suo figlio. Che rapporto c’è tra di voi? «Non ho mai fatto l’allenatore, sono sempre stato un dirigente e gli atleti
Come si spiega che a Napoli i circoli abbiano prodotto maggiori risultati nel canottaggio che nella vela, pur avendo a disposizione il mare e non un lago come campo d’allenamento? «In Campania si è creata una scuola di canottaggio e questo è un risultato universalmente riconosciuto. Il frutto di questo lavoro si sta protraendo nel tempo. Il canottaggio è uno sport più di basso profilo, servono minori risorse economiche e credo che nella regione si sia creato un meccanismo virtuoso. Lo si ritrova nelle risorse umane, con tecnici che negli anni hanno saputo lavorare tirando fuori il meglio dai ragazzi». È sufficiente questo per arrivare ai massimi traguardi? «Il canottaggio campano ha qualche difficoltà, non possiamo negarlo. Ad esempio, una delle prime società, il Posillipo, ha risentito di problemi economici riducendo il budget per la disciplina e le conseguenze si sono viste subito nei risultati. Mi aspetto che i club campani possano tornare allo splendore di una volta, dando continuità ai risultati avuti a partire dagli anni Ottanta». ©Riproduzione riservata
«Abbiamo diversi canottieri di valore in regione, anche se molti purtroppo
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AUTO 1 ESCLUSIVA
alfaromeoduetto?
no,fiat124spider
di Giovanni Marino
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nizialmente, con un accordo commerciale firmato con la nipponica Mazda, gli uomini marketing della FCA avevano stabilito di far tornare sul mercato una nuova “spider” derivata dalla fortunata MX5 nipponica ma con il nome di “Duetto” e la griffe dell’Alfa Romeo. Poi, c’è stato un contrordine e si è deciso di richiamarsi ad una scoperta dello stesso periodo: la Fiat 124 Spider, che fu sul mercato dal 1966 al 1985. Un’auto che ha riscosso un notevole successo alla sua uscita, ma forse ancor di più quando, cessata la produzione della fabbrica torinese, fu il
genio della carrozzeria Pinifarina a realizzare, principalmente per il mercato USA, la Spideramerica, molto più affascinante con i più grandi ed avvolgenti paraurti cromati, dotati di ammortizzatori per i piccoli urti, e le grandi luci di posizione laterali, obbligatorie per il mercato statunitense. Ma questa è storia di ieri. A fine novembre 2015 (ma potrebbe esserci un’anticipazione a settembre nell’ambito del Salone di Francoforte) quella che verrà presentata sarà la nuova Fiat 124 Spider il cui lancio commerciale è stato previsto per il prossimo
anno. Manterrà il leggero pianale e la trasmissione posteriore del modello prodotto negli stabilimenti di Hiroshima (dove sarà realizzata anch’essa) ma verrà motorizzata con propulsori italiani turbo da 1400 e 1750 cc, montati però longitudinalmente anziché trasversalmente, le cui potenze arriveranno ai 200 cavalli della grintosa versione “Abarth”, che però arriverà nelle concessionarie un po’ più avanti. Tra i dubbi ancora in corso, quello dei posti: saranno 2 secchi come nella Mazda o con un divanetto posteriore per ospitare altri 2 passeggeri come fu per la vecchia Fiat 124 Spider? Ultimo appunto per i tifosi del Napoli. Ricordo che ogni auto del marchio FCA acquistata porta acqua (ma soprattutto fatturato ed euro) alla Juventus. In un ennesimo dubbio, dunque, meglio acquistare una bella Mazda MX5 che, tra l’altro, è l’auto da cui deriva questo pur simpatico ritorno al passato. Alla prossima ©Riproduzione riservata
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MOTO 1 ESCLUSIVA
presentateamaggiora Lenuoveyamahayz2016
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a Yamaha ha scelto l’impianto di motocross a Maggiora quale cornice per la presentazione delle nuove off-road YZ250F e YZ450F della gamma 2016. Le novità sulle nuove moto della casa dei tre diapason sono state presentate e spiegate da Erik Eggens, MX Manager di Yamaha, che ha aperto l’incontro con la stampa scendendo nei particolari tecnici: «Per YZ450F stavamo cercando partenze più veloci, più controllo e un carattere del motore più gestibile e lineare. Abbiamo introdotto un nuovo dispositivo di partenza, l’electronic launch control system (LCS) e altre evoluzioni al motore, come i nuovi alberi a camme a fasatura rivista e il perfezionamento di frizione e cambio. Per migliorare la gestione della moto, la trazione e il grip all’anteriore abbiamo scelto un’ammortizzazione più efficace, più potenza in frenata e una stabilità superiore. Ancora una volta, abbiamo ottenuto il risultato prefisso con nuovi setting delle sospensioni, la revisione dell’offset forcella e
modifiche al design del telaio. Infine, il disco del freno è stato maggiorato a 270 mm». Passando poi a parlare della versione da 250 cc, il manager olandese ha spiegato che «...ovviamente YZ250F condivide molte caratteristiche con la sorella maggiore, ma c’erano altri obiettivi per il 2016. Abbiamo ottenuto più spinta ai medi e bassi regimi e aumentato la gestibilità del motore con il nuovo pistone alleggerito, la biella hi-tech, l’albero motore ottimizzato e il nuovo disegno del contralbero di bilanciamento, la nuova mappatura della centralina per ottimizzare l’allungo e le stesse innovazioni a frizione e cambio adottate dalle YZ450F. Le medesime modifiche alle sospensioni e l’adozione di un freno a disco maggiorato hanno messo a punto le prestazioni in termini di maneggevolezza, potenza frenante e controllo». (G.M.) ©Riproduzione riservata
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TURISMO
ILBELLOdelbio
SULmonteTABURNO di Vera De Luca
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er promuovere il turismo e l’economia del territorio del Taburno, patria della biodiversità, che è sinonimo di alimentazione sana e genuina, sono state interessate oltre 1100 imprese, istituzioni e associazioni di categoria che saranno fianco a fianco nella promozione del territorio e dei prodotti tipici attraverso la creazione del Marchio d’Area (MdA) “Terre del Taburno”, uno dei pochi istituiti in Campania. Il marchio consentirà alle imprese del GAL Taburno, ai co-
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muni, al Parco naturale regionale del Taburno-Camposauro di potersi promuovere nell’ambito di una strategia di comunicazione integrata. Per il presidente del GAL, Mario Grasso, con il marchio d’area beneficeranno di nuova visibilità vini come la Falanghina del Sannio, Taburno Docg e Sannio Doc, ma anche la Mela annurca campana, il famoso Caciocavallo Silano e il Pecorino del Sannio, lo stesso Parco naturale del Taburno, strutture ricettive e di ristorazione, agriturismi e centri
sportivi. «Sotto un unico brand potremmo sviluppare un’offerta turistica integrata con ricadute importanti sull’economia locale, l’occupazione e lo sviluppo delle attività di promozione del territorio, delle imprese e delle produzioni, alimentari e artigiane - spiega Grasso -. Attraverso la promozione del Marchio d’Area sarà possibile costruire un’offerta integrata e conquistare l’attenzione del mercato turistico aumentando i flussi di visitatori sul territorio».
TURISMO L’App Terre del Taburno Per scoprire i 23 comuni appartenenti al GAL Taburno, una società consortile di tipo misto pubblico e privato, costituita nel 2009, che si propone di indirizzare le proprie iniziative al sostegno ed alla promozione dello sviluppo economico nelle aree del Taburno con l’utilizzo delle risorse comunitarie, è disponibile, per smartphone e tablet IOS, una guida turistica multimediale, l’App Terre del Taburno, contenente informazioni per guidare il turista in visita al territorio, nell’ambito del progetto promosso dallo stesso GAL Taburno. Per ogni comune sono disponibili informazioni sulla storia, i principali luoghi d’interesse, i prodotti tipici, nonché informazioni di utilità pubblica e i riferimenti di tutte le strutture di ristorazione e ricettive della zona. Il Sannio accoglie i visitatori, che arrivano da Napoli con l’acquedotto Carolino, che dal 1997 è patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Progettato da Luigi Vanvitelli su commissione di re Carlo di Borbone, fu realizzato per portare l’acqua, che proveniva dalle sorgenti del Fizzo a Bucciano, alla Reggia di Caserta. Le eccellenze del territorio Promosso dal GAL Taburno nell’ambito del progetto di marketing territoriale si è svolto un press tour per andare alla scoperta delle eccellenze del territorio di oltre tredicimila ettari, che si sviluppa attorno al massiccio del
Taburno e alle sue tre cime: Taburno, Camposauro e il Pentime. Le montagne sono caratterizzate da faggete e pini bianchi ma anche da numerose sorgenti. Montesarchio è il comune più grande della provincia sannita dopo Benevento. Guidati da Francesco Saverio Barbato abbiamo ripercorso la storia dell’antica Caudium. Egli ci ha ricordato che sono ancora riscontrabili in zona le tracce della via Appia sulla quale sono transitati tanti pellegrini, al tempo di Goffredo di Buglione. Il Castello, edificato per fini militari e di ordine pubblico (nelle sue segrete furono imprigionati numerosi dissidenti politici), oggi ospita il museo archeologico nazionale del Sannio Caudino. Interessante anche la visita nel territorio di Frasso Telesino dove sono stati avviati campi sperimentali di orzo per la produzione della birra artigianale BirTa aromatizzata alla mela annurca. All’azienda di Raffaele Lombardi di Sant’Agata de’ Goti, che coltiva e distribuisce la mela annurca e che è partner del progetto BirTa, che ha la peculiarità di essere stagionata in botti usate per affinare il vino aglianico, abbiamo provato le mele ma anche tante torte preparate con la gustosa mela IGP “Annurca rossa del Sud”. Vero e proprio gioiello è poi Sant’Agata de’ Goti, tra le città più antiche dell’Italia meridionale, che sorge su un costone tufaceo su cui, un tempo, si estendeva l’antica città caudina di Saticula i cui abitanti sono citati da Virgilio nell’Eneide.
Storia e prodotti tipici Siamo poi giunti a Campoli del Monte Taburno, andando così alla scoperta di una località per lo più vocata all’agricoltura e che è operosa e attiva con i suoi mille e cinquecento abitanti. Il motivo del nostro tour era proprio raccogliere le ciliegie dagli alberi ed assistere alla Sagra organizzata dalla Pro Loco. La varietà più pregiata è quella “imperiale” ma è molto saporita e apprezzata anche quella denominata “ferrovia”. Insieme alla vicina Tocco Caudio, Campoli produce oltre il 50% delle ciliegie del Sannio. A Campoli del Monte Taburno, fondata nel periodo normanno, si produce anche un ottimo pane casareccio cotto a legna. Il sindaco ci ha parlato anche della Festa della Mietitura, in onore di San Donato, che si svolgerà il 6 e 7 agosto, che precede “Calici di Stelle”, prevista per dall’8 al 10 agosto. Il territorio del Taburno su cui si coltivano 60 tipologie di vini su circa undicimila ettari può contare su un IGT, su un DOCG, prodotto in 13 comuni sanniti nelle tipologie rosso, rosato e riserva, su tre DOC. Il più diffuso è il “Sannio”, che si coltiva praticamente in tutti i comuni del Beneventano, mentre il grande bianco DOC, invece, è rappresentato dalla Falanghina, che deve il suo nome al termine “falanga”, il palo utilizzato per appoggiare i ceppi di vite, è coltivato su oltre 2600 ettari e rappresenta l’80% di tutta la produzione regionale. ©Riproduzione riservata
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EVENTI
pizzaGOURMET
sbarcaamilano
di Laura Caico
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na proposta da intenditori. Il famoso pizzaiolo partenopeo Giuseppe Vesi ha portato a Milano la sapienza familiare dell’arte bianca, aprendo il suo spazio “Pizza Gourmet” nello storico ristorante “Giannino” in via Vittor Pisani, il più “in” del momento, che riapre completamente rinnovato e impostato su un nuovo concept informale e attento al turismo straniero: stanchi di sushi e alghe orientali, i meneghini più esperti in campo gastronomico, sempre a caccia di novità alimentari, sono accorsi a frotte all’inaugurazione (insieme a personaggi televisivi come Cristiano Malgioglio, Elenoire Casalegno, il presentatore di Tiki Taka Pierluigi Pardo, il fashion blogger Mariano Di Vaio, Barbara D’Urso) per degustare quello che è già un trendy cittadino, ovvero il trancio di pizza con verdure, che fa bene al cuore e alla linea. Nell’articolata lista di proposte targate
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Vesi, infatti, ci sono ben due must che promettono di battere la concorrenza, ovvero la Vegetariana con fior di latte di Agerola, peperoni, zucchine e melanzane biologiche, basilico e olio extravergine di oliva biologico, e la Vegana Gourmet con mozzarella di soia, pomodorini gialli del Vesuvio, cipolla rossa di Tropea Igp, olive Taggiasche, olio extra vergine di oliva Dop. Si arricchisce, così, la tradizione di una delle insegne storiche della città, creata a Milano da Giannino Bindi nel 1899 e salita alla ribalta della notorietà con la stella Michelin di Davide Oldani: i tempi cambiano, le cucine si allineano alle nuove esigenze del mangiare sano, senza tempi morti e senza appesantire la digestione, specialmente durante i pranzi di lavoro. Ecco nascere così l’idea di abbinare al ristorante anche un’altra location per servire la pizza, il cibo più amato del
EVENTI mondo e attentamente studiato e imitato anche all’estero, come dimostra la circostanza che tra i pizzaioli migliori del mondo si annoverino persino i giapponesi, ligi al millimetro al disciplinare della pizza e, quindi, perfetti esecutori. Ma, naturalmente, il vessillo di tale bontà appartiene alla terra di Partenope dove Vesi prolunga una storia generazionale di tutto rispetto non solo con le sedi al centro storico di Napoli in piazza Miraglia, via San Biagio dei Librai e piazza Bellini, dove lavora con i suoi fratelli Ferdinando e Salvatore, ma pure con i suoi locali “Pizza Gourmet” al Vomero, in viale Michelangelo, e “Focaccia Gourmet”, in via Bernini, in dirittura d’arrivo per una festosa inaugurazione a fine estate. Tra gli ingredienti della “ricetta vincente” di Giuseppe Vesi, anche l’altissima qualità dei prodotti a km zero utilizzati (frutto di una ricerca paziente e selettiva), presìdi Slow Food e di aziende che adottano il No Ogm ed il biologico: all’antica arte della pizza napoletana si unisce, quindi, la ricerca per il cibo e i condimenti buoni e genuini, tra cui l’eccellente Farina Petra del Molino Quaglia macinata a pietra proveniente da grani italiani, il Sale marino integrale di Trapani, i Capperi e l’Origano
di Salina, le Alici di Menaica, latticini campani, pomodori corbarini in acqua e sale, tonno di Cetara, basilico e ortaggi di stagione, carni e i salumi di Nero Casertano, selezioni di carne Maremmana. Tra i “dettagli che fanno la differenza” in primo piano gli impasti
soffici e assolutamente digeribili, con un terzo del sale abitualmente utilizzato altrove, con cornicioni soffiati a lievitazione unica direttamente in panetti, per un minimo di 24 ore, il che conferisce massima leggerezza all’inimitabile pizza gastronomica, biologica, con prodotti provenienti da filiera corta, selezionati e certificati che costituisce l’inconfondibile “firma” di Vesi. Tra le sue pizze più richieste, primo posto assoluto va a “La Regina Margherita” con pomodoro San Marzano Dop, fior di latte di Agerola, olio extra vergine Dop, basilico, seguita da “Il Piennolo”, con mozzarella di bufala Campana Dop del Consorzio, pomodorini del piennolo del Vesuvio Dop Presìdio Slow Food, arricchita da olio extra vergine Dop e basilico: le nuove frecce all’arco dell’inarrestabile Giuseppe - tra gli ospiti d’onore al concorso nazionale “Pizza Chef” insieme a esperti di grido tra cui Gianfranco Vissani, Luigi Cremona e Gioacchino Bonsignore - sono già state scagliate in terra ambrosiana cogliendo perfettamente il bersaglio, ampliando il suo crescente impegno sul territorio in difesa della tradizione, della qualità e della napoletanità. ©Riproduzione riservata
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EVENTI
MODIGLIANILESFEMMES
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on solo arte. La mostra Modigliani-Les Femmes, happening dell’estate napoletana, spazia dalle opere del grande artista alle iniziative strettamente legate alla città, dalla pizza ai cocktail, fino alla sartoria. L’evento, organizzato dall’Istituto Amedeo Modigliani, è stato presentato con una grande festa per oltre 400 invitati all’Agorà Morelli. Nel sottosuolo della città sono esposte 50 opere dell’artista livornese che raffigurano ritratti di donne, il suo ideale della bellezza. Arricchiscono e contestualizzano la mostra oltre 90 tra foto e documenti d’epoca, spesso inediti, relativi alla vita del grande pittore. Un corredo tecnologico di video, filmati, animazioni in compositing e App, rende questa
mostra un evento straordinario di comunicazione e di divulgazione culturale, raggiungendo il grande pubblico con i nuovi metodi di fruizione esperienziale applicati al bene culturale. A fare da corredo all’iniziativa, come già detto, diverse iniziative collaterali. Il pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo ha scelto di rendere omaggio al celebre artista con la Pizza Modigliani, che prevede tutti ingredienti di agricoltura biologica e particolarmente selezionati: farina tipo zero biologica, farina integrale biologica, pomodoro bio GustaRosso, ricotta al carbone vegetale e fiordilatte misto bufala “Il Casolare”, olio bio delle “Terre Francescane” e una spruzzata di acqua di mare. La
pizza riprende colori e forma della tavolozza utilizzata per dipingere da Amedeo Modigliani e sarà inserita fino al termine della mostra nel Menù Modigliani. Ci sarà anche una versione fritta che avrà gli stessi ingredienti ed una forma allungata ad emulare i famosi colli di Modì. Proprio i colli hanno ispirato anche uno speciale cocktail del Gran Caffè la Caffettiera di piazza dei Martiri, che viene servito in bicchieri a collo lungo per ricordare quelli dipinti dall’artista livornese. Ed è stata presentata lo scorso 8 luglio anche una novità sartoriale: un foulard realizzato da Marinella e ispirato ai dipinti di Modigliani.
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In alto a sinistra Gino Sorbillo con la pizza Modigliani A destra il vice presidente dell’Istituto Modigliani, Franco Sensi, e l’assessore ai giovani del Comune di Napoli, Alessandra Clemente In basso a sinistra un momento dell’inaugurazione. A destra il cocktail Modigliani
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