IL BRIGANTE SETTEMBRE 2015

Page 1

il Brigante

www.ilbrigante.it

MAGAZINE PER IL SUD DEL TERZO MILLENNIO

IL FOCUS

L’INTERVISTA

ANNO 15 - N. 51 SETTEMBRE 2015 € 2,00

LA RACCOLTA

Parla l’AD di Cleperin L’uva e le sue romantiche fasi Il rapporto Sv imez L’azienda casertana prima che venga lavorata e quei dati scontati per essere imbottigliata che penalizzano il Sud che sfida la camorra

SALVATORE MISTICONE

Non solo Scapece e Made in Sud L’attore-geometra si racconta con tanti aneddoti e curiosità



IMPRESSIONI DI SETTEMBRE

settembre 2015

Q

uanto verde tutto intorno a ancor piú in là, sembra quasi un mare l'erba, e leggero il mio pensiero vola e va ho quasi paura che si perda…” Questi versi sono tratti da un brano di grande successo della Premiata Forneria Marconi, “Impressioni di settembre” a cui, naturalmente assai più modestamente, ci siamo ispirati per il titolo di queste poche righe che ci introducono a questo numero 51 di Settembre 2015. Un settembre nero che va dall’uso smodato delle pistole in strada a Napoli alla copertina del n° 38 del settimanale “l’Espresso”, qui riportata. Il periodico di casa De Benedetti fotografa con un lungo quanto approfondito focus quello che noi meridionali gridiamo da anni. Inascoltati, nella migliore delle ipotesi, bacchettati come “abitudinari del lamento” ed invitati a rimboccarci le maniche senza aspettare eterni assistenzialismi di sorta nella peggiore, ma più diffusa, delle eventualità. L’ultimo della serie è stato proprio quel Matteo Renzi che, però, non si è accorto che alla Festa dell’Unità di Milano mancava proprio il Sud. Un Mezzogiorno relegato in un modesto spazietto ricavato alle dieci della domenica mattina ed affidato alla conduzione di Debora Serracchiani, nonostante oggi il Partito Democratico amministri tutte le Regioni dell’ex Regno delle due Sicilie. Altro che “Stati generali del Sud”!

l’Editoriale

G INO G IAMMARINO

Attenzione, non che ci si aspettasse qualcosa di diverso da PierMatteo, figlioccio segreto di Silvio Berlusconi e Angela Merkel. Anzi, il suo approccio è stato perfettamente coerente con il “rimboccatevi

le maniche” (= non vi aspettate niente, dovrete fare da soli) di cui sopra. Ma almeno un minimo di attenzione verbale, per quanto ipocrita, non avrebbe guastato. Ma il settembre nero del Sud, potete starne certi, continuerà con l’attenzione su “Napoli Violenta”, anche quella curiosamente scoperta solo quando altre problematiche di carattere economico vorrebbero strategie e fondi appositamente dedicati. La febbrile genialità di Angelino Alfano già prepara l’Esercito, che tra l’altro è già pagato e dunque rappresenta un intervento

semplicemente militare invece che straordinario, mentre all’informazione di regime viene affidato il compito di denigrare Napoli, la Capitale ed il simbolo del Sud. Un compito che, bisogna riconoscerlo, viene svolto ininter-

rottamente e con una abnegaz i o n e degna di altra causa da oltre centocinquanta anni, in collaborazione con una discreta fetta di ascari meridionali. Come meravigliarsi dei prodigiosi risultati raggiunti

con un tale lavorìo?

Dall’altra parte, poi, un altro Matteo (Salvini), stila un manifesto attualmente in dodici punti, tra i quali brilla uno che richiede interventi straordinari per le zone depresse del Nord: ricordo male o fu proprio la Lega, con la collaborazione del fido Tremonti, a negare una misura del genere per il Sud con la scusa che l’Europa non lo consentiva?! Per non parlare dei tanti, troppi, opinionisti che hanno parlato di una “meridionalizzazione” di Roma per definire l’iceberg di “Mafia Capitale”: evidentemente, un lapsus freudiano per chi, quando parla di una mafia e di una capitale, è abituato ad associare immediatamente le due definizioni a Napoli. Ripartiamo, così, in questo settembre dove, allegramente, c’è chi pesta l’uva e chi, più a Nord, l’identità meridionale, immaginando il lungo viale dal tappeto erboso ingiallito dalla prossimità dell’autunno, percorso, come sempre, dal padre dei luoghi comuni antimeridionali, Benedetto Croce, in coppia con la madre dei cretini. Un ménage che continua a funzionare alla grande, visto che lei è sempre incinta…


Sommario

pag. 24

pag. 36

settembre 2015

pag. 20

pag. 26

pag. 8

pag. 6

pag. 32

In questo numero...


Sommario 3

Editoriale

6

Il focus Dati Svimez, niente di nuovo per il Mezzogiorno l’incontro la politica in terrazza la politica Ambasciatori nel cuore d’Europa Il congresso Confassociazioni ed il futuro possibile l’economia Azienda del Sud che traina una del Nord l’impresa Intervista all’AD di Cleperin l’allarme Il deserto avanza. Sopratutto nel Sud Italia Il progetto Il primo parco dell’aereospazio si farà a Caserta la riforma università: nuova beffa in arrivo per i dottori l’identità la misteriosa morte di Ippolito Nievo Il raduno Moto in Sud: in marcia verso i confini del Regno la tradizione Settembre andiamo alla festa dell’uva la competizione Cantari e Radici del Sud orgoglio meridionale l’arte Scavi pompei: nuove scoperte a porta Nola la rievocazione le origini della cucina mediterranea la gastronomia uva e passa, il profumo del mosto Il premio Matera, non solo cultura ma anche moda Il personaggio Salvatore Misticone si racconta la lettura

8 10 12 13 14 17 18 20 22 24 26 28 30 31 32 34 36 38

Italia 1915: in guerra contro Giolitti-Nuovo viaggio in Italia

39 40

Dispacci al capobanda I siciliani, i meridionali e Salvini la storia Quante falsità sul passato del brigante Crocco

settembre 2015 DIREttORE RESpONSAbIlE GINO GIAMMARINO

VICE DIREttORE SIMONA BUONAURA

HANNO COllAbORAtO: SILVIA BASSI ALFREDO CALDERALE VITTORIO CROCE GABRIELLA DILIBERTO ANTONIO GENTILE VALENTINA GIUNGATI ROSI PADOVANI RAFFAELE SANTILLO SERGIO ZAZZERA

piazza Stazione Centrale piazza Garibaldi, 136 - 80142 Napoli www. il br igan te.it info@ ilb rig ant e.com tel. 081 5542252

pROGEttO GRAFICO FRANCESCO CARDAMONE

FOtOGRAFO CIRO ANDREOTTI

StAMpA ARTI GRAFICHE NAPOLITANO NOlA (NA)

La rivista è stata chiusa il giorno 7 Settembre alle ore 14:00 Autorizzazione Tribunale Napoli n. 5159 decreto 22/11/2000 ANN O 15 - N UMER O 51


IL SUD NEL RAPPORTO SVIMEZ UNA CONFERMA IN NEGATIVO 6

il Focus

D

alle anticipazioni del Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2015, presentato lo scorso 30 luglio a Roma, emerge un quadro a dir poco desolante per il Sud, sempre più alla deriva e distanziato dal resto del Paese. Nel 2014, per il settimo anno consecutivo, il Pil del Mezzogiorno è ancora negativo, i consumi della famiglie meridionali sono crollati di quasi il 13%

negli ultimi 6 anni, gli investimenti nell’industria sono sotto il 59%, il divario di Pil pro capite è tornato ai livelli di 15 anni fa, nel 2014 oltre il 60% dei meridionali guadagna meno di 12mila euro annui. Questi sono solo alcuni degli aspetti più emblematici, che fotografano una Italia divisa e disuguale, dove il Sud scivola sempre più nell’arretramento.

SUD PEGGIO DELLA GRECIA? Dalle anticipazioni Svimez, negli ultimi 12 mesi, il Pil è calato nel Mezzogiorno

settembre 2015

RAFFAElE SANtIllO

dell’1,3%, rallentando la caduta dell’anno precedente (-2,7%), con un calo superiore di oltre un punto percentuale rispetto al Centro-Nord (-0,2%). Il peggior andamento del Pil meridionale nel 2014 è dovuto soprattutto ad una più sfavorevole dinamica della domanda interna, sia per i consumi che per gli investimenti. Anche gli andamenti di lungo periodo confermano un Paese spaccato e diseguale: negli anni di crisi 2008-

Conferenza Svimez

2014 il Sud ha perso -13%, circa il doppio del pur importante -7,4% del Centro-Nord. La crisi nel 2014 si attenua nella maggior parte delle regioni del Centro-Nord, molto meno in tutte quelle del Sud. A livello regionale nel 2014 segno negativo per quindici regioni italiane su venti; si distinguono soltanto le Marche quasi stazionarie (+0,1%), lo +0,3% dell’Emilia Romagna e del Trentino Alto Adige, +0,4% del Veneto. Miglior performance in assoluto a livello nazionale per il Friuli Venezia Giulia, +0,8%. Le

regioni del Centro-Nord oscillano tra il -0,3% del Lazio e della Toscana e il 1-1% dell’Umbria. Piemonte e Valle d’Aosta segnano -0,7%. Nel Mezzogiorno la forbice resta compresa tra il -0,2% della Calabria e il -

CALABRIA REGIONE PIU’ POVERA In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2014 è sceso al 53,7% del valore nazionale, un risultato mai registrato dal 2000 in poi. In valori assoluti, a livello

1,7% dell’Abruzzo, fanalino di coda nazionale. In posizione intermedia la Basilicata (-0,7%), il Molise (-0,8%), la Campania (1,2%). Giù anche la Sicilia (-1,3%), e Puglia e Sardegna, allineate a -1,6%. Guardando agli anni della crisi, dal 2008 al 2014, le perdite più pesanti sono al Sud, con profonde difficoltà in Puglia (-12,6%), Sicilia (-13,7%), Campania (14,4%). Situazione ancora più negativa in Basilicata (16,3%) e Molise (-22,8%). Insomma, nel periodo 2001-2014 il Sud molto peggio della Grecia.

nazionale, il Pil è stato di 26.585 euro, risultante dalla media tra i 31.586 euro del Centro-Nord e i 16.976 del Mezzogiorno. Nel 2014 la regione più ricca è stato il Trentino Alto Adige, con 37.665 euro, seguito dalle Valle d’Aosta (36.183), dalla Lombardia (35.770), l’Emilia Romagna (33.107 euro) e il Lazio (30.750 euro). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l’Abruzzo (22.927 euro); seguono la Sardegna (18.808), la Basilicata (18.230 euro), il Molise (18.222 euro), la Puglia (16.366), la Campa-


settembre 2015

nia (16.335), la Sicilia (16.283). La regione più povera è la Calabria, con 15.807 euro.

NEL MEZZOGIORNO IL CROLLO DEI CONSUMI I consumi continuano a calare al Sud, mentre riprendono a crescere nel resto del Paese. In generale nel 2014 i consumi pro capite delle famiglie del Mezzogiorno sono stati pari al 67% di quelli del Centro-Nord. Anche nel

2014 gli investimenti fissi lordi hanno segnato una caduta maggiore al Sud rispetto al Centro-Nord: -

4% rispetto a -3,1%. Dal 2008 al 2014 sono crollati del 38% nel Mezzogiorno e del 27% nel CentroNord, con una differenza tra le due ripartizioni di 11 punti percentuali. A livello settoriale, crollo epocale al Sud degli investimenti dell’industria in senso stretto, ridottisi dal 2008 al 2014 addirittura del 59,3%, oltre tre volte in più rispetto al già pesante calo del Centro-Nord (- 17,1%). Giù anche gli investimenti nelle costruzioni, con un calo cumulato del -47,4% al Sud e del - 55,4% al Centro-Nord; in agricoltura, (-38% al Sud, quasi quattro volte più del Centro-Nord, -10,8%). Il Sud è

7

il Focus umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente.

NEL 2014 OCCUPATI AL SUD COME NEL 1977 Nel 2014 occupati al Sud come nel 1977; tra il 2008 ed il 2014 c’è stata una caduta dell’occupazione del 9%, a fronte del -1,4% del Centro-Nord, oltre sei volte in più. Delle 811mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro nel periodo in questione, ben 576mila sono residenti nel Mezzogiorno. Nel Sud, dunque, pur essendo pre-

sente appena il 26% degli occupati italiani si Desertificazione industriale del sud concentra il 70% delle perdite determinate dalla ormai a forte rischio di crisi. Nel 2014 i posti di desertificazione industria- lavoro in Italia sono crele, con la conseguenza sciuti di 88.400 unità, tutti che l’assenza di risorse concentrati nel Centro-

Nord (133mila). Il Sud, invece, ne ha persi 45mila. Il numero degli occupati nel Mezzogiorno torna così a 5,8 milioni, sotto la soglia psicologica dei 6 milioni; il livello più basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche dell’Istat. Segnali di un debole miglioramento nell’ultimo periodo: tra il primo trimestre del 2014 e quello del 2015 gli occupati sono saliti in Italia di 133mila unità, di cui 47mila al Sud e 86mila al Centro-Nord. In calo le persone in cerca di occupazione, scese in Italia nel primo trimestre 2015 a 3 milioni 302mila unità, 145mila in meno rispetto all’anno precedente.

AL SUD LAVORA UNA DONNA SU CINQUE Le donne continuano a lavorare poco: nel 2014 a fronte di un tasso di occupazione femminile medio del 51% nell’Ue a 28 in età 35-64 anni, il Mezzogiorno è fermo al 20,8%. Ancora peggio se si osserva l’occupazione delle giovani donne under 34: a fronte di una media italiana del 34% (in cui il Centro-Nord arriva al 42,3%) e di una europea a 28 del 51%, il Sud si ferma al 20,8%. Tra i 15 e i 34 anni è quindi occupata al Sud solo una donna su 5. Dal 2008 al 2014, inoltre, i posti di lavoro per le donne sono cresciute di 135mila unità al CentroNord, mentre sono scesi di 71mila al Sud. Quanto ai tipi di lavoro, crescono nel periodo in questione del 14% le professioni non qualificate, mentre diminuiscono del 10% le qualificate.


LA POLITICA IN TERRAZZA 8

l’Incontro

settembre 2015

PROVE PER UN LABORATORIO

M

etti una bella serata di luglio, un po’ di fresco dopo il caldo insopportabile della giornata e tanti amici uniti dalla passione per la propria terra intorno ad un tavolo per progettare e ragionare del possibile. Meglio se su una terrazza, quella della redazione de Il Brigante, testata ma soprattutto laboratorio di elaborazione del pensiero meridionale. Una bella esperienza che, naturalmente, verrà ripetuta con altri protagonisti che verranno invitati senza preclusioni di sorta e con chi, pur invitato per questa serata, non ha potuto in quanto realizzata nei primi giorni di agosto e dunque passibile dei trasferimenti per le meritate vacanze. Nel ricordarvi che “Brigantiggì”, la nostra trasmissione televisiva, ha già dedicato una puntata all’evento e che sul nostro sito il brigante.it, appena rinnovato e tornato in rete, è disponibile il video integrale, passiamo ai protagonisti. Cominciamo dal padrone di casa, Gino Giammarino.

Innanzitutto, che senso ha avuto questa serata? Facile capirlo, soprattutto se si considera che è l’iniziativa è partita da una testata storica come “Il Brigante” che da anni cerca di ascoltare e dare voce a tutti nel nome del dialogo aperto e dell’onestà intellettuale. Il tutto finalizzato a essere sempre più un

modello di laboratorio politico permanente che realizzi finalmente l’istanza, la richiesta, che viene dal Sud e dalle regioni dell’ex Regno delle Due Sicilie, ossia, dalla macro-regione meridionale. Una proposta politica avanzata direttamente da chi la politica meridionalista l’ha fatta da tanti anni. Qui abbiamo tanti rappresentanti, sentiremo le loro tesi. Per il Brigante significa aprire le porte per creare un humus che c’è, è sentito, ed è la propria identità sepolta sotto la cenere, che finalmente si va riscoprendo e ritrovando. Un laboratorio aperto a tutte le anime, per celebrare la vera rivoluzione meridionalista: cancellare gli egoismi e gli autoreferenzialismi, tutto quello che ha bloccato il Sud in questi anni, per marciare uniti verso la definitiva cancellazione della questione meridionale. Questa sera è l’inaugurazione di un nuovo ciclo di incontri durante il quale interrogarsi? Come noi da 15 anni sosteniamo “kennedianamente”, ci siamo chiesti cosa potevamo fare per la nostra terra, non avendo elettori ma solo lettori, rispondendoci che si poteva cercare di mettere insieme le forze che cercano negli elettori il consenso, per un progetto di politica autonoma da parte di tutto il Sud.

Inizialmente l’argomento principale era uno: le ele-

zioni comunali di Napoli per il 2016. Si è aggiunta, poi, la questione RenziSaviano con il Sud che per l’ennesima volta ha ricevuto la bacchettata toscopadana sull’alzarsi le maniche per risolvere da

da parte delle Stato italiano ci possa essere un intervento serio in favore del Mezzogiorno, io lo ritengo quasi un sogno, impossibile. Ritengo che se il Sud e la comunità meridionale non interven-

solo i propri problemi. Ma ecco la prima domanda con le risposte dei singoli rappresentanti dei movimenti intervenuti…

gono da sole per smuovere questa situazione non ci saranno altre soluzioni.

Anticipazioni del rapporto Svimez 2015 che è molto chiaro: il Sud è in retrocessione. Da una parte c’è Renzi che dice che bisogna rimboccarsi le maniche, dall’altra c’è Saviano che replica. Intanto il Sud è abbandonato a se stesso? Antonio Civita Gentile (L’Altro Sud) Il Sud è completamente abbandonato da tutti, non c’è altra definizione. Il rapporto della Svimez non fa altro che confermare questo quadro che noi sappiamo porci al di sotto della Grecia. Ora, pensare che

Mario Picariello (Siamo Tutti Briganti) Rimboccarci le maniche è un concetto che ci appartiene. Storicamente noi meridionali e napoletani lo abbiamo sempre fatto, però è quasi un paradosso invitarci a farlo senza dare niente in cambio. Gennaro De Crescenzo

(Movimento Neoborbonico)

E’ una tragedia, però poi ci sono le beffe di contorno. Quelli che denunciano questi dati sono piagnoni come dice Renzi e quelli che denunciano queste cose, come Saviano, i quali dicono che dobbiamo stare molto attenti, non ai politici nostri, che lui


9

settembre 2015

dovrebbe anche conoscere in tanti anni di studi, ma alle nostalgie borboniche. Siamo incudine e martello.

Fiore Marro (Comitati Due Sicilie) Gruppi come Comitati delle Due Sicilie, Insorgenza, la vostra testata, anche se siamo voci flebili, continuiamo a protestare per questa situazione. La cosa assurda è che questo fatto non comincia da ora e neanche nel momento in

cui fummo invasi dai piemontesi. Addirittura nel 1911, un rapporto Svimez ci teneva sullo stesso piano di quelli del Nord.

Nando Dicè (Insorgenza) Il Sud è in mezzo ad una tenaglia: da un lato la politica dell’Italia unita che coincide sempre con gli interessi del Nord, e dall’altro quelli dei poteri locali che di solito coincidono con i poteri malavitosi. Un ragionamento che continua da troppo tempo.

Tony Quattrone

(Meridionalisti Democratici)

Da un po’ di tempo che escono le statistiche, Svimez dà delle informazioni che sono dei dati indicativi. Non si tratta di piccoli gruppi meridionalisti e

neoborbonici che danno delle informazioni contestate, ma sono dati molto chiari sulla situazione economica del Sud. Tale che non si riesce ad uscire senza qualche cosa di dirompente, una decisione di governo per il Sud, un qualche cosa che ci metta in rete per poter superare una condizione che è completamente in stallo.

Enrico Durazzo (Napolimania) Da cittadino comune quale sono, spero che tutti questi gruppi, dai neoborbonici ai Briganti ed agli insorgenti, napoletani veraci che difendono la nostra identità, si uniscano. Solo così potranno essere una grossa forza e dire la loro, contare, perché saranno seguiti da tutti, perché la gente si è scocciata dei soliti politici, delle solite manfrine, delle solite ruberie. Prossime comunali a Napoli nel 2016. Abbiamo chiesto se sarà un banco di prova affinché i gruppi meridionalisti possano fare fronte comune ed alzare finalmente la voce.

Antonio Civita Gentile (L’Altro Sud) In questi ultimi anni, abbiamo visto che ogni gruppo di meridionalisti che si sia avventurato singolarmente, purtroppo non ha registrato grossi risultati. Posso portare le esperienze di altre regioni italiane e anche d’Europa, che ci insegnano che dove ci sia la capacità di mettersi

l’Incontro insieme, di unirsi, di fare fronte comune, si riescono ad avere risultati anche importanti.

Mario Picariello (Siamo Tutti Briganti) Questa, finalmente, dovrebbe rappresentare la prima vera condizione di unità tra le parti. Sarebbe opportuno che tutti coloro che hanno agito in termini di movimento territoriale, in termine di partito e quindi sviluppo politico del concetto identitario, tra le varie associazioni e anche le varie individualità che si sono espresse in questi anni, finalmente capiscano che è arrivato il momento di unire le forze. Gennaro De Crescenzo

(Movimento Neoborbonico)

Non so se ci sarà già la possibilità nelle prossime comunali di compattare questo fronte, anche perché ritengo che sia una non facile operazione. E questo non perché sia difficile mettere intorno ad un tavolo 20 anime, ma perché molto spesso ci rendiamo conto che quelle venti anime non sono venti ma 3,4/5 sono i gruppi che fanno qualcosa, che sono veri e non sono virtuali, da Facebook, sono pochi e i militanti sono altrettanto pochi e questo significa poche risorse e quindi pochi voti

Fiore Marro (Comitati Due Sicilie) Noi dobbiamo metterci assieme, indicare una figura. A me già da tempo sta balenando questa idea, visto che un anno fa, dal sondaggio realizzato da un quotidiano circa il sindaco che i napoletani avrebbero voluto venne fuori proprio il nome di Gennaro De Crescenzo, attuale presidente

del Movimento Neoborbonico. Io penso che se diamo forza a questa idea, se ci mettiamo tutti insieme, credo che ci sia spazio per tutti e che sia il momento per metterci la faccia e andare oltre l’ostacolo.

Nando Dicè (Insorgenza) Abbiamo la possibilità di ragionare fuori dallo schema di destra e sinistra. Se noi analizziamo i dati delle Regionali vediamo che il bipolarismo sulla città di Napoli non esiste più, non esiste più la destra e la sinistra, ma esistono due interlocutori nuovi: i grillini che con le loro ultime percentuali potrebbero fare il colpaccio già al primo turno, ed in costante crescita. E poi c’è De Magistris, che da due anni a questa parte ha smesso di fare il sindaco e si sta preoccupando solo della rielezione.

Tony Quattrone

(Meridionalisti Democratici)

Abbiamo problemi grossi: chi da un lato denuncia una situazione terribile per quanto riguarda i nostri territori e poi nega che ci sia bisogno di un meridionalismo. Tutte le volte che i meridionalisti provano a mettersi insieme fanno l’errore di fare accordi a tavolino forse troppo vicini alle elezioni, mentre invece andrebbero fatti dei programmi e una lotta comune. Andrebbero fatte tutte una serie di iniziative e poi mirare a fare iniziative elettorali.

Enrico Durazzo (Napolimania) Penso e spero che sia il momento opportuno. Come si dice: “L’acqua bolle e acalamm’ ‘a pasta!”


10

la politica

settembre 2015

AMbASCIAtORI NEl

C

i sono momenti nei quali l’impegno di rappresentare la nazione delle Due Sicilie, il nostro Mezzogiorno, ti investe di grande responsabilità e onore. Entrare nelle strutture politiche, culturali ed economiche dell’Europa unita come ambasciatori di un popolo dotato di una identità plurisecolare, è un’emozione incontenibile che modifica la tua stessa percezione della realtà.

L’Italia, vista , ormai, solo come una gabbia che soffoca ogni espressione di

ANtONIO GENtIlE

estenuanti, ma sempre esaltanti dal punto di vista dei risultati ottenuti.

L’esigenza di trovare una giusta rappresentanza politica per il nostro Sud, autonoma dallo stato italiano e dai partiti nazionali, responsabili della condizione coloniale nella quale è mantenuto il Mezzogiorno, ha portato ad un incontro con i dirigenti dell’European Free Alliance presso la sede centrale di via Boomkwekerijstraat a Bruxelles, durante il quale si è discusso del tema dell’allargamento del partito europeo verso il sud Europa, oggi, sempre più luogo

vivono milioni di persone. Garantito nel futuro, da parte dell’organizzazione europea, il monitoraggio

autonoma, hanno rappresentato un momento significativo della missione europea de L’Altro Sud e

Bruxelles

Political advisor dell'EFA Eva Bidania Ibargutxi

libertà, come un perverso strumento di annientamento sociale e identitario, sembra un’entità estranea, lontana anni luce dalle istanze quotidiane della gente comune. Ed è proprio questa responsabilità d’appartenenza che ha recentemente guidato la missione europea dei rappresentanti del movimento meridionalista L’Altro Sud e della raffinata organizzazione di Blu Elite. Una missione durata sette giorni, con ritmi intensi ed

di grandi cambiamenti e di ampi processi di emigrazioni che condizioneranno non poco il futuro dell’Europa.

Non meno interessante, poi, l’incontro con i delegati dei Greens (It’s about the people) durante il quale si è posta particolare attenzione sulla tragica situazione della “Terra dei fuochi” in Campania e sulla criminale politica della trivellazioni che il governo italiano porta avanti con effetti devastanti per l’ambiente dei territori nei quali

costante della situazione ambientale delle regioni del Sud Italia. La missione europea, poi, è continuata con l’interessantissimo meeting a Bruxelles con la Federal Union of European Nationalites, una struttura ombrello che raccoglie 90 organizzazioni di 33 paesi e che cura il tema dell’autonomia e delle minoranze nazionali.

Anche in questo caso è stato affrontato l’argomento della difesa dell’identità storica e culturale del Sud Italia, con particolare rilievo alla lingua e alle leggi italiane relative alla tutela della minoranze nazionali. Ma se l’identità culturale, la nazionalità ritrovata e l’organizzazione politica

di Blu Elite, l’incontro con alcune realtà di lavoratori e di piccoli imprenditori meridionali, si è caratterizzato come l’aspetto più emozionante e costruttivo della trasferta belga. Gli incontri si sono tenuti nelle città di Bruxelles, Anversa, Brugge e sono serviti a conoscere le real-

Minatore Marcinelle


settembre 2015

11

la politica

l CuORE D’EuROpA tà storiche di queste comunità di lavoratori. All’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, particolarmente intenso fu il flusso di manodopera

tori si mantennero costanti fino alla catastrofe mineraria di Marcinelle (8 agosto 1956) che determinò la morte di 136 italiani e la successiva fine dell’emi-

L’attivissimo imprenditore meridionale, in collaborazione con la consorte, l’ar-

ra, nella quale è facile riscontrare quel senso tutto siciliano di autonomia.

Gioielli della collezione in esposizione presso la struttura Sensi di Bruxelles

verso le miniere di carbone del Belgio. La scarsità di fonti energetiche necessarie alla ricostruzione europea rendeva fondamentale l’utilizzo di questo carbone e, con appositi trattati d’emigrazione, si garantiva una certa quantità di carbone per ogni lavoratore inviato in Belgio.

Però, a fronte di questa opportunità lavorativa, c’erano le drammatiche condizioni di vita dei lavoratori nei bacini industriali belgi, che si aggravarono enormemente negli anni ’50 con la caduta dei prezzi del carbone nei mercati mondiali e la successiva chiusura delle miniere. Un disastro che colpì decine di migliaia di addetti. Comunque, i flussi emigra-

gentina Maria Garcia, ha dato vita, in uno dei migliori quartieri della capitale belga, ad una innovativa attività che mette insieme abiti raffinati, gioielli preziosi molto originali e cucina tipica siciliana, suppor-

Grande, infine, la simpatia espressa per Napoli e i napoletani da Maria Garcia che ricorda il forte legame della capitale partenopea con il popolo argentino. Una missione, quella bel-

tata da prodotti di qualità provenienti dal Sud Italia. Il successo garantito da questa iniziativa aprirà certamente la strada ad ulteriori favorevoli sviluppi.

ga, dunque, molto costruttiva, che ha evidenziato la necessità, per il Meridione d’Italia, di agire e di rappresentarsi in maniera del tutto autonoma per tutelare i propri interessi e difendere la sua stessa sopravvivenza politica ed economica.

grazione ufficiale. Attualmente, la comunità italiana, e nello specifico quella meridionale, è bene integrata nella società belga. La stessa regina del Belgio, ricordiamo, è l’italiana Paola Ruffo di Calabria. Attualmente, risulta che circa 50.000 italiani presenti in Belgio (il 25%) sono siciliani, altri in quantità minore provengono dalla Puglia, dalla Campania, dall’Abruzzo. L'imprednitore Gregorio Arena con la sua famiglia Tra le varie realtà imprenditoriali incontrate, certamente la più coinvolgente è stata quella messa su dal siciliano Gregorio Arena. Una straordinaria realizzazione che vede insieme Art, home, Fashion, Fine Food, denominata “Sensi” e posta in Rue de la Régence a Bruxelles.

Rimane, comunque, sempre forte il legame di Gregorio Arena verso la propria terra e la propria cultu-


“IL FUTURO POSSIBILE”

il Congresso

12

settembre 2015

COSÌ LO VEDE CONFASSOCIAZIONI

A

Roma presso la prestigiosa location del Tempio di Adriano si è svolta la conferenza di Confassociazioni dal titolo ‘Il futuro possibile: scenari per l’Italia 2015-2016”. Tanti i personaggi che han-

tario Ministero Economia e Finanze. Grande soddisfazione per l’esito della giornata l’ha espressa Angelo Deiana, Presidente di Confassociazioni, a margine del convegno “I numeri parlano chiaro. 201 associazioni professionali, più di

Un momento della conferenza

no preso parte alla giornata ed hanno animato il dibattito tra cui Giorgia Abeltino, Responsabile delle Public Policies di Google, Giancarlo Cremonesi, Presidente della Camera di Commercio di Roma, Luigi Di Maio, Vice Presidente della Camera dei Deputati, Maurizio Gasparri, Vice Presidente del Senato della Repubblica, Corrado Passera, Presidente di Italia Unica, Domenico Rossi, Sottosegretario Ministero della Difesa, Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria, Michele Vietti, già Vice Presidente del CSM, Enrico Zanetti, Sottosegre-

350mila professionisti iscritti, un tasso di crescita impressionante, più di 400 persone che hanno affollato durante tutta la giornata una prestigiosa location come quella del Tempio di Adriano. Insomma è stato un grande giorno fatto di persone, idee, proposte durante il quale, insieme ad un parterre di grandi protagonisti dell'economia e della finanza, abbiamo analizzato le nostre #30AzioniXlItalia. 30 Azioni per un futuro migliore del sistema Paese”. “Noi non chiediamo niente al Paese - ha continuato il Presidente di Confassociazioni - se non infrastrut-

ture come giustizia ed equità. Da veri e propri azionisti, invece, vogliamo investire nel sistema Italia le nostre competenze, capacità e abilità per provare ad assicurare ai giovani e ai nostri figli un futuro migliore. È per questo che è necessario un cambio di passo perché per troppo tempo noi italiani siamo stati obbligazionisti, quasi creditori nei confronti del Paese. È arrivata l’ora del salto di qualità: dobbiamo passare da creditori passivi a investitori attivi. Sul dove dobbiamo andare non ci sono dubbi - ha infine concluso Angelo Deiana - uno degli scopi più importanti è stressare la visione di lungo periodo e la selezione reputazionale per tutti noi e per il Paese. Questa è la piattaforma di base delle nostre #30AzioniperlItalia. Il tempo delle parole è finito. È ora di passare alle soluzioni da proporre e da realizzare. Tutte le proposte di Confassociazioni hanno dos-

sier sottostanti fatti di cifre, numeri e simulazioni. Non quindi ragionamenti da “think tank” ma soluzioni pragmatiche da “do tank”. Soluzioni da mettere a disposizione di chiunque abbia a cuore il futuro del nostro Paese”.

Gli fa eco Salvo Iavarone, presidente di Confassociazioni International che ha dichiarato: “Siamo estremamente soddisfatti della nostra riunione al Tempio di Adriano. Partecipazioni autorevoli come Maurizio Gasparri, Corrado Passera, Aurelio Regina, Luigi Di Maio, e tanti altri, hanno prodotto un ampio ed interessante dibattito. Ora è necessario restare concentrati ed attenti sul percorso da compiere, considerando il successo della conferenza come un punto di partenza, e non come un traguardo raggiunto. Lavoreremo con questo spirito”.


settembre 2015

SUD…BUONE NUOVE! 13

l’Economia

Non solo retrocessione e dati negativi ma anche storie di coraggio e grandi successi

Laminazione sottile acquisisce Ariflex

I

l gruppo imprenditoriale Laminazione Sottile di Napoli, leader nella trasformazione dell’alluminio, che fa capo alla famiglia Moschini, ha acquisito la Ariflex di Spinetta Marengo di Alessandria, un’azienda che si occupa di imballaggio flessibile, in crisi da mesi con circa 60 dipendenti.

Il Gruppo meridionale integrando con un nuovo prodotto la loro offerta si rafforza, diventando punta di

importante annuncio che sancisce ancora di più il rapporto che lo lega al Meridione d’Italia. Nato

Osvlad Zuegg

diamante estremamente competitiva su tutto il mercato internazionale. Volevamo approfondire questo importante passo che dimostra quanto il Sud sia vincente e sempre attivo ma la Direzione generale di rado rilascia interviste preferendo non comparire sui media. V.G.

sulle Alpi, vicino Merano, ama la montagna, ma è in Campania che svolge gran parte della lavorazione della sua frutta infatti ha dichiarato: «Faremo dell’Italia del Sud il più grande frutteto del Mediterraneo, recuperando le varietà autoctone, così come i viticoltori hanno fatto con i vitigni antichi, come in Irpinia hanno riscoperto l’Aglianico». Il presidente e amministratore del Gruppo inoltre aggiunge: «Abbiamo popolato le colline di alberi: qui crescono albi-

ti piantando prima i cereali, poi i nuovi alberi. Abbiamo chiesto ai giovani di dedicarsi al lavoro nei campi, avvalendosi dei nostri agronomi, alle aziende agricole di collaborare. Siamo convinti che il futuro di queste terre passi per l’agricoltura». In particolare l’Irpinia è terra prediletta: «La materia prima è di eccezionale qualità, soprattutto la frutta gialla. In media collina, si estendono vasti campi sperimentali, gli stessi lungo i quali corrono i filari dei vitigni autoctoni dell’Aglianico di Taurasi e del Fiano di Avellino conclude Zuegg. Il tipo di tessitura dei suoli e la quota altimetrica (300450 mt) permettono di testare specie arboree particolari come l’albicocco nelle varietà Portici e Pellecchiella, adatte alla preparazione di molte ricette. E di introdurre colture non propriamente appenniniche, come la pera Williams e le fragole. Riscoperta anche la coltivazione di varietà autoctone di fico, i cui frutti negli anni ‘60 rappresentavano una importante fonte di

Frutteto

Una storia diversa, il Sud che soccorre il Nord, un lavoro che ha permesso una grande sinergia delle due imprese dando vita alla Ips Ariflex (Industrial Packaging Solutions Ariflex).

La Zuegg realizzerà al Sud il più grande frutteto del Mediterraneo Oswald Zuegg presidente e amministratore della multinazionale delle marmellate Zuegg ha dato un

Laminazione

cocchi, peschi, fichi, anche castagni, peri e meli. Abbiamo acquistato e preso in affitto terreni abbandonati, li abbiamo prepara-

reddito per l’economia rurale della zona. Gli agronomi puntano i terreni migliori: l’obiettivo è di realizzare nuovi impianti.


14

CLEPRIN AZIENDA A TRE STELLE SIMBOLO DELLA LOTTA ALLA CAMORRA

l’Impresa

L

a Cleprin, fabbrica di detersivi industriali e detergenti ecocompatibili di Sessa Aurunca, nella notte del 24 luglio ha subito un incendio doloso con vari focolai. L’imprenditore e amministratore Antonio Picascia insieme al socio Franco Beneduce, porta avanti da anni la lotta al crimine organizzato con cui ha fatto condannare in più occasioni alcuni esponenti del clan Esposito. La presenza delle istituzioni e delle associazioni si è mostrata già con atti concreti. Abbiamo intervistato l’Ad Antonio Picascia che ci ha raccontato la vita di chi sceglie la legalità…

L’azienda ha riscontrato problemi e pressioni sul territorio sin dall’inizio? «L’azienda è stata costituita nel 1991, io e il mio socio l’abbiamo rilevata nel 1995 e incontrato gli “scarafaggi” il 7 gennaio 2007, abbiamo avuto una telefonata da una persona che consideravamo un amico che ci invitava a prendere un caffè, al bar invece di trovare questa persona c’erano due individui criminali che noi non conoscevamo. In modo molto civile, ci chiesero un posto di lavoro ma noi subito chiarimmo di non averne bisogno. Questi con tranquillità ci dissero che questa persona lunedì iniziava a lavorare e venerdì sarebbe venuta in azienda per conoscerci. Noi ne parlammo e decidemmo che qualunque

settembre 2015

VAlENtINA G IuNGAtI

fosse stata la richiesta e la persona, avremmo detto di no. Il venerdì, arriva questo funzionario del comune Arturo di Marco con il fratello del Boss Gaetano di Lorenzo, Giovanni di Lorenzo. Fu un crescendo di minacce e violenza verbale, poi uscirono fuori, si misero sul piazzale dell’azienda e iniziarono a confabulare. Io cosi presi la macchina fotografica e fotografai loro, le auto e le targhe. Poi presi l’auto e mi diressi a Mondragone dai Carabinieri, fu un breve tratto ma il viaggio più lungo della mia vita perché stavo lasciando la vita che

Ad Antonio Picascia

avevo fatto fino a quel momento senza sapere cosa sarebbe successo. Mi ha portato in un mondo nuovo, mi ha fatto conoscere delle persone eccezionali, i Carabinieri furono gentilissimi e precisi, molto umani, mi rassicurarono dicendo che avevo scelto la squadra vincente».

Ci sono stati altri episodi e atti intimidatori? «Incontrai Cantone al quale esposi la denuncia, da lì

ci sono state una serie di situazioni, dopo la richiesta del posto di lavoro chiesero soldi, anche quella denunciata, dopo pochissimi giorni furono arrestati e condannati, patteggiarono ammettendo il reato. Da li iniziò una storia tanto positiva dal punto di vista dello Stato, di Confindustria, delle Banche, della Procura, il Sindacato ma tanto brutta da parte della società civile totalmente assente che ci ha ignorati. Arriviamo nel 2008 i media ribadivano che Caserta era abbandonata, lo Stato era assente ma io non riscontravo questa cosa, a latitare erano i cittadini

sociali che operano sul territorio dei beni confiscati per raccontare un’altra vita, un’altra possibilità e in questo contesto abbiamo subito denunce anonime, nel 2010 per quasi tutto il mese di agosto ci è stato riversato il percolato davanti l’azienda, anche in quel caso abbiamo denunciato e sono stati arrestati. Continuavano le nostre testimonianze, più ci conoscevamo e ci ritrovavamo in un ideale, una rete di persone che non volevano lasciare la nostra terra, che non deve essere la terra dei fuochi, ma Campania Felix. Abbiamo deciso di parteci-

Solidariet del Comune di Cellole

perché lo Stato interpellato risponde immediatamente».

Com’è nata la cooperazione con le associazioni?

«Presi parte ad un’intervista sulla Rai e da quel momento entrai in un’altra vita ancora, cominciai ad essere cercato da Libera, Confindustria, comitato Don Peppe Diana, Nco per delle testimonianze, abbiamo iniziato un percorso insieme alle cooperative

pare alla rete di economia sociale dove il mondo non profit delle cooperative, insieme alla Camera di Commercio di Caserta, insieme a Libera, insieme al Comitato Don Peppe Diana e una serie di enti e con alcuni attori profit vogliono raccontare un’altra economia sociale; abbiamo frequentato fiere, abbiamo incontrato il mercato equosolidale, immaginato insieme all’Università di Salerno una linea di pro-


settembre 2015

dotti bio che avessero un’impronta ambientale vicino allo zero. A seguito di questi nostri atteggiamenti ci sono state attribuite le tre stelle della legalità, un modo per definire la legalità delle aziende».

Cos’è accaduto il giorno dell’incendio e come si sono evolute le cose? «La mattina del 23 ero in Confindustria a parlare con i colleghi per spiegare che è conveniente oltre che giusto avere un atteggiamento etico, il pomeriggio sono venuto in azienda e la sera alle 19 abbiamo incontrato il dottor Cantone nel Festival della legalità, “Artigiani del Bene”, che si teneva sul bene confiscato Alberto Varone con la cooperativa “Al di là dei sogni”, dove abbiamo parlato dell’eticità, del fare e non solo del dire. La sera mi è arrivata la telefonata: in quattro ore erano andati in fumo venti anni di lavoro, l’azienda distrutta per due terzi, i vigili del fuoco hanno combattuto soprattutto per far si che il fuoco non si diramasse alle abitazioni contigue. Hanno lavorato fino al mattino dopo, noi abbiamo continuato a lavorare per cercare di mettere al sicuro quel

15 poco che ci rimaneva. Il lunedì, anche se simbolicamente, abbiamo fatto partire due pedane, martedì abbiamo messo in funzione la macchina che fa le eco dosi (questi nuovi prodotti bio studiati con l’Università di Salerno che

insieme a Nco proponiamo nel mercato equosolidale e alla Coop con cui dovremmo chiudere un accordo) mercoledì abbiamo messo in funzione il primo miscelatore, ne avevamo diciassette, ora ne abbiamo tre ma abbiamo fatto girare il meccanismo, l’impianto antincendio è stato ripristinato, con un terzo dell’azienda che si è salvata abbiamo ricominciato».

Le sue denunce al Clan Esposito sono state un gesto di coraggio ma poi effettivamente è stato aiutato dalle istituzioni? «Avere dalla propria parte le istituzioni è fondamentale, otto anni fa quando denunciai, la società civile era assente; oggi invece la società è diventata responsabile, si sono fatti vedere più amministratori locali, si è mosso grazie alla rete, e questa è la chiave, la rete funziona, ti aiuta e ti protegge. È venuto anche Don Luigi

l’Impresa

Ciotti il quale ci ha confortati non solo con parole umane ma ci ha rassicurato dicendo che Libera per quel po’ che può fare, metterà in piedi una concreta solidarietà per ricostruire l’azienda, perché questi scarafaggi non hanno fat-

Cleprin in fiamme

to un danno solo a noi ma a tutti. Quando arriva il Vescovo, quando si è rotto quel silenzio assordante di otto anni fa, quando il Presidente della regione manda

il suo assessore alle attività produttive in visita privata di domenica per verificare che cos’era successo, allora io devo dire che qualcosa è cambiato e forse il prezzo pagato è equo. Anche il presidente di Confindustria Caserta Luciano Morelli, mi ha nominato membro di Giunta dell’Associazione dando così un segnale forte per dire che l’Associazione di categoria ci è vicino. Il 5 agosto il ministro dell’Agricoltura Martina, il Viceministro e una serie di deputati e senatori nonché il Generale dell’Arma dei Carabinieri, Finanza e Forestale hanno presentato il testo approvato della Legge Naz. Agricoltura Sociale, per testimoniare che lo Stato è presente, è con noi. Se non abbiamo paura di restare soli, la Rete ci aiuta, non ci abbandona».



settembre 2015

È

17

l’Allarme

Il DESERtO AVANZA SOpRAttuttO NEl SuD ItAlIA

a rischio desertificazione quasi un quinto del territorio nazionale, il 41% del quale nel Sud, oltre la metà del territorio in Sicilia, Puglia, Molise e Basilicata. Nel mondo già due miliardi di persone

vivono in aree siccitose e questo acuirà i fenomeni migratori. Il rischio è di passare alla ‘conca di polvere’, un punto di non ritorno.

“Le aree siccitose coprono oltre il 41% della superficie terrestre e vi vivono circa 2 miliardi di persone. Il 72% delle terre aride ricadono in paesi in via di sviluppo, la correlazione povertà-aridità è dunque chiara. Se si guarda all'Italia, gli ultimi rapporti ci dicono che è a rischio desertificazione quasi 21% del territorio nazionale, il 41% del quale si trova nel sud. Sono numeri impressionanti che raccontano di un problema drammatico di cui si parla pochissimo”, dice Mauro Centritto, direttore dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio

nazionale delle ricerche e coordinatore della conferenza che questo tema vuole invece portare all’attenzione dell’opinione pubblica e degli stakeholder: “Siccità, degrado del territorio e desertificazione nel mondo”, incontro che ha avuto luogo presso il Padi-

glione Italia di Expo- Milano. “In Sicilia le aree che potrebbero essere interessate da desertificazione sono addirittura il 70%, in Puglia il 57%, nel Molise il 58%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%” continua il ricercatore. Uno scenario inquietante, che non lascia spazio a dubbi sull’urgenza di azioni strategiche per arginare o mitigare i cambiamenti climatici. “Entro la fine di questo secolo le previsioni parlano, per il bacino del Mediterraneo, di aumenti delle temperature tra 4 e 6 gradi e di una significativa riduzione delle precipitazioni, soprattutto estive: l'unione di questi due fattori genererà forte aridità. Parados-

salmente, mentre per mitigare i cambiamenti climatici sarebbe sufficiente cambiare in tempo la nostra politica energetica, per arrestare la desertificazione questo non sarà sufficiente, poiché il fenomeno è legato anche alla cattiva gestione del territorio”, aggiunge Centritto. “Le conseguenze di quest’inadeguata gestione sono sintetizzate nella espressione inglese Dust bowlification, da dust, polvere, e bowl, conca. È un concetto

conche di polvere sono un punto di non ritorno”. La diffusione di questi territori sempre più inospitali acuirebbe ovviamente le ondate migratorie in atto. “Ad essere colpiti dalla siccità sono infatti i paesi del bacino Mediterraneo, tra i più fragili dal punto di vista ambientale e antropico. Molte persone che arrivano da noi non fuggono dalla guerra, ma da aree rese invivibili dalla desertificazione, sono rifugiati ambientali. E il loro nume-

differente dalla desertificazione, giacché anche i più estremi deserti sono comunque degli ecosistemi (le aree aride includono il 20% dei centri di biodiversità e il 30% dell’avifauna endemica), mentre le

ro è destinato a crescere esponenzialmente nel prossimo futuro. Occorre un approccio sistemico al problema, capace di riportare in equilibrio ecologico i territori a rischio” conclude l’esperto.


il progetto

R

18

settembre 2015

Il pRIMO pARCO DEll'AEROSpAZIO? IN ItAlIA SI FARÀ Al SuD

ealizzare il primo parco dello Spazio in Italia, riqualificando l'area militare denominata ex "Macrico" (Magazzino centrale ricambi mezzi corazzati) della città di Caserta, oggi di proprietà dell'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (IDSC). È questo l'obiettivo del Distretto Tecnologico Aerospaziale della Campania (DAC) che, in collaborazione con l'Unione degli Indu-

oltre 100 mila metri quadrati, sarà uno dei più grandi Parchi urbani al mondo, di pubblico interesse, con spazi verdi a disposizione della città, dedicato al settore aerospaziale e alla diffusione della cultura scientifica, con istallazioni "leggere". Stimati 1.000 nuovi posti di lavoro e circa 550mila presenze annue, grazie alle quali verrà dato un forte impulso all'economia del territorio. Il costo dell'intero investimento pubblico – privato è

striali della Provincia di Caserta, ha presentato nell'ambito dell'assemblea generale dei soci dell'Unione degli Industriali presso la Reggia di Caserta, lo studio di fattibilità per la costruzione del nuovo Polo. Sul progetto il neo Governatore, Vincenzo De Luca, ha espresso di recente il suo forte appoggio. Il Parco tematico, in particolare, verrà realizzato seguendo i modelli di successo della "Citè de l'Espace" di Tolosa e del "Kennedy Space Center Visitor Complex" di Orlando. Con un'estensione di

valutato in circa 58 milioni di euro. La nascita della "Citè de l'Espace" di Tolosa ha portato un incremento del PIL del 2%. Significa nuovi alberghi e ristoranti, nuove linee di trasporto (bus e treni), nuove iniziative commerciali, nuovi operatori turistici, nuove iniziative tecnologiche e plusvalore immobiliare. In un contesto socio economico come quello di Caserta si stima che l'aumento del Pil indotto dalla nascita del Parco dell'AeroSpazio sia di molto superiore al 2%. La Campania ha tutte le caratteristiche per essere

la prima regione in Italia a realizzare con successo questo progetto. Nel sistema economico regionale, infatti, la filiera produttiva aerospaziale riveste un

Italia, dopo la Lombardia, raggiungendo un valore di 1,6 miliardi, mentre è al primo posto per numero di addetti, pari a 8.404 unità. Si posiziona al terzo posto

ruolo di primissimo piano, rappresentando un elemento di sviluppo del territorio sia in termini di presenza industriale sia per l'elevato contenuto delle conoscenze tecnologiche. In termini di fatturato la Campania si classifica come seconda regione in

per il livello delle esportazioni conseguito, che raggiungono un valore di circa 800 milioni. Per sostenere tale iniziativa, il DAC e l'Unione degli Industriali di Caserta hanno già costituito, nel gennaio 2014, il Comitato Promotore del Parco dell'Ae-


settembre 2015

rospazio, che si avvale di un gruppo di esperti divulgatori scientifici, urbanisti ed economisti per la proposta di un progetto completo e articolato, ben inserito nell'idea di Caserta futura e che sia un'occasione di crescita sostenibile e compatibile della città. Al Comitato per il Parco dell'AeroSpazio partecipano enti di rilievo come l'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), Telespazio, il Planetario di Caserta , Associazione Italiana per gli Studi sullo Sviluppo Locale (AISLo ). Anche l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) appoggia l'iniziativa del Parco dell'AeroSpazio. Il Parco dell'AeroSpazio si caratterizzerà per la presenza di due macro-aree tematiche: una riservata all'Aeronautica e la seconda allo Spazio e all'Astrofisica, realizzando un percorso che dalla storia passi attraverso il presente per condurre i visitatori verso il futuro. "L'obiettivo – afferma il Presidente del Distretto Aerospaziale della Campania, Luigi Carrino - è di realizzare una virtuosa fusione tra l'esigenza di tutelare la destinazione del Macrico, creando al contempo, in quell'area, uno

19

il progetto

dei più grandi Parchi Urbani al mondo con all'interno spazi di diffusione della cultura scientifica, e di dare anche un contributo, che potrebbe essere decisivo, alla ripartenza dell'economia del territorio". "Il potenziale di attrazione di flussi turistici derivante dall'effetto combinato della Reggia (la storia e la cultura del passato) e del Parco dell'Aerospazio (la scienza e la tecnologia del futuro), in equilibrio ai due lati della città e con il Corso Trieste a unirli è davvero elevato e rappresenta un'occasione forse unica e ultima per Caserta", ha concluso il Presidente del DAC, Luigi Carrino. "Il progetto del Parco dell'AeroSpazio è un'idea che si sta concretizzando e nella quale crediamo fortemente", ha detto il Presidente dell'Unione degli Industriali di Caserta Luciano Morelli. "Il Parco permetterebbe di recuperare una zona oggetto di sogno da parte dei casertani da lunghissimi anni. Ci aspettiamo la partecipazione dei privati e l'adesione di tanti cittadini" ha concluso il Presidente dell'Unione degli Industriali di Caserta, Luciano Morelli.

Giammarino Ediotre presenta Oltre l’amore di Roberto Della Ragione Dopo il successo di “l’amore prima di tutto” Roberto Della Ragione torna in libreria con il nuovo libro “Oltre l’amore” con la prefazione, tra gli altri, del sindaco di bacoli Josi Gerardo Della Ragione dal 1° settembre in tutte le librerie


I

la Riforma

20

settembre 2015

FEStA DI lAuREA CON SORpRESA pER l 4 luglio scorso si è appreso che all’art.13 del disegno di legge contenente Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche approvato dal Senato della

Bernardo Giorgio Mattarella

Repubblica era stato presentato, nella Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati, un emendamento sulla valutazione della laurea nei concorsi necessari per accedere al pubblico impiego. Secondo tale emendamento la delega avrebbe dovuto prevedere <<la possibilità di valutare la laurea in rapporto a fattori inerenti all’istituzione che l’ha assegnata>> e <<la

AlFREDO CAlDERAlE

possibilità di valutare il voto rispetto al voto medio di classi omogenee di studenti>>. Secondo la prima regola una laurea conseguita in una università valutata più meritevole vale di più di una laurea

governo, accantonando per ora la controversa normativa, ha promesso che mediterà più approfonditamente sulla questione. Il tema del valore legale del titolo di studio è oggetto di riflessioni da molto

problema sfrondandolo da ogni furore ideologico. Essi hanno precisato che il valore legale dei titoli di studio <<è un insieme di cose diverse>>, una <<nebulosa>> sicché <<parlare genericamente

conseguita in una università considerata meno meritevole. Stando alla seconda regola, un 110 e lode, poniamo, in giurisprudenza attribuita da una università i cui studenti di giurisprudenza si laureano in media con 100 vale di meno di un 110 e lode attributo da una università che licenzia i suoi studenti di giurisprudenza, in media, con 80. Scopo di questa ultima disposizione è <<impedire che gli studenti scelgano un certo indirizzo solo perché il meccanismo di valutazione è più generoso>>. La conferenza dei Rettori italiani (CRUI) ha immediatamente vociato il suo dissenso. Il presiedente, prof. Paleari, ha dichiarato che in realtà, mentre si differenziavano i titoli di studio, si stava pensando di abolirne il valore legale. L’emendamento è stato subissato di critiche di diverso spessore e il

tempo. Si rileggano i saggi di Luigi Einaudi che, fino al 1959, aveva a più riprese tuonato contro il valore legale della laurea accusato di contraddire la libertà di insegnamento, dato che il contenuto dei corsi era fissato dallo Stato in modo più o meno stringente, e di creare caste professionali in lotta tra loro. Si ricordi il pensiero di Salvatore Pugliatti, rettore dell’Università di Messina negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, il quale, nel pieno della contestazione studentesca, vedeva nella eliminazione del valore legale del titolo di studio e dei concorsi per titoli lo strumento per fare ridiventare fonte di istruzione e cultura l’università ridotta a fabbrica, appunto, di titoli. Da qualche tempo, però, studiosi del calibro di Sabino Cassese e Bernardo Giorgio Mattarella hanno definito i reali contorni del

e vagamente della sua abolizione è una pericolosa semplificazione>>. Se è del tutto irrealistico, oltre che contrario all’art. 33 della Costituzione, pensare di abolire il valore legale del titolo di studio e l’esame di abilitazione all’esercizio di alcune professioni, per esempio, per i medici e gli avvocati, meccanismo, sia detto per inciso, che funziona anche nel mondo anglosassone, qualunque cosa si senta dire in contrario; se per concorrere a una cattedra universitaria non è obbligatorio possedere la laurea, anche se è altamente raccomandabile averla e appartenere a una cordata o scuola autorevole; se i privati possono assumere valutando liberamente il titolo di studio del candidato o prescindendone del tutto, allora il problema del valore legale della laurea si pone, in concreto, per i concorsi pubblici. Bisogna


settembre 2015

21

la Riforma

R I “DOttORI” DEl MEZZOGIORNO! sapere, però, che le norma cardine della materia, ossia l’art. 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, non contiene alcun riferimento al valore legale del titolo di studio, ma esige, tra l’altro, <<procedure selettive volte all’accertamento della professionalità

Sabino Cassese

richiesta>>. Ne consegue che anche attualmente sarebbe possibile valutare i curricula dei candidati attribuendo, con adeguata motivazione, un diverso valore ai titoli di studio a seconda delle università che li hanno rilasciati. In realtà, le commissioni non sono solite fare questa valutazione per non correre rischio di affrontare davanti al giudice amministrativo il giudizio innescato dal candidato che abbia impugnato gli atti del con-

corso. Come è stato acutamente osservato, il problema essenziale è, dunque, mutare la prassi amministrativa più che il quadro normativo e sensibilizzare i giudici. Anche in questa prospettiva è, però, necessario tenere a mente alcune

stica non è quella di intervenire formalmente sui meccanismi, necessariamente complessi e magari poco praticabili, della valutazione dei titoli di studio, ma quello di centralizzare tali concorsi e tenerli a scadenze regolari affidandosi a una unica commis-

poco a poco la differenza tra <<Atenei di serie A e di serie B>>. Poiché, stando alle discutibilissime graduatorie in circolazione, le università meno virtuose sono quasi tutte nel Mezzogiorno d’Italia, è evidente che santificare tale frattura significa infiggere un

concrete distinzioni. Esistono grandi concorsi, ad esempio quelli per accedere alla magistratura, al notariato, alla Banca d’Italia, tanto selettivi che il numero dei vincitori è pressoché costantemente inferiore al numero dei posti in palio. Rispetto a essi è quindi inutile prevedere ulteriori elementi di selezione dei candidati. Esistono poi i concorsi banditi da enti locali, camere di commercio ed enti vari rispetto ai quali esiste un problema serio di reclutamento clientelare e poco trasparente, che è necessario affrontare con procedure migliori per premiare i candidati più meritevoli. Al riguardo, la proposta più sensata e reali-

sione di esperti che svolga bene il suo compito. Stando così le cose, il sospetto della CRUI è più che fondato. È probabile che il governo voglia cominciare da questo punto, relativo allo specifico problema che si è esaminato, per formalizzare

altro colpo durissimo a quest’area economicamente e socialmente agonizzante, come ha ribadito l’ultimo rapporto della SVIMEZ. Anche per tale motivo, bisognerà riparlare del sistema universitario italiano.


22

l’Identità

Q

settembre 2015

lA MIStERIOSA MORtE DI IppOlItO NIEVO

ualche anno fa Fazi editore ha pubblicato un romanzo storico di Paolo Ruffilli dal titolo “L'isola e il sogno” (Roma 2011, pp. 208) interamente dedicato alla vita, breve ma avventurosa, di Ippolito Nievo, l'autore de “Le confessioni di un italiano”, opera uscita postuma nel 1867. In realtà, però, va detto, che la vita del nostro non fu per niente romanzata ma ebbe risvolti drammatici e, nello stes-

VIttORIO CROCE

so tempo inquietanti, che gettano una luce cupa sulla ridondante epopea risorgimentale.

Ma procediamo con ordine. Ippolito era nato nel 1831 a Padova da un'agiata famiglia. Giovanissimo aveva partecipato attivamente ai moti del 1848. Ma era stato soprattutto l'incontro con Giuseppe Garibaldi a condizionare la sua vita tanto che nel 1859 si arruolò nei Cacciatori delle Alpi per poi indossare la camicia rossa e partecipare, l'anno seguente, alla

Ippolito Nievo

spedizione dei Mille. Il giovane Ippolito si comportò così bene in Sicilia che il generale di rosso vestito lo nominò vice-intendente generale della spedizione. Il Nievo compilò un diario in cui annotò con precisione certosina tutti gli accadimenti che si verificarono dal 5 al 28 maggio del 1860. In seguito fece ritorno a Torino soddisfatto di aver dato il suo apporto alla causa dell'unità nazionale. Nel frattempo, però, le cose avevano preso una piega non proprio prevista. Garibaldi, infatti, era stato messo da parte senza troppi riguardi (il 9 novembre aveva abbandonato Napoli e si era ritirato nel bucolico esilio di Caprera) e ogni cosa veniva vagliata e decisa dal re Vittorio Emanuele II e dal suo perfido primo ministro Camillo Benso conte di Cavour, attraverso una gestione di luogotenenza che aveva insediato a Napoli alcuni fedelissimi alla corona sabauda. L'aver esautorato completamente Garibaldi, però, si rivelò assai pericoloso. Il generale, infatti, godeva ancora, e non solo in Italia, di moltissime simpatie e la sua impresa era stata esaltata da tutti gli organi di informazione del continente europeo. La manovra sabauda, insomma, rischiava di far esplodere una polveriera i cui effetti avrebbero anche potuto

essere destabilizzanti per una nazione, quella italiana, che si era appena costituita e che si reggeva su gambe malferme. Ma ecco allora che il diabolico conte di Cavour ne pensò un'altra delle sue. Per mezzo di alcuni suoi emissari iniziò a far circolare voci sull'allegra gestione finanziaria che avrebbe caratterizzato la spedizione di Garibaldi in Sicilia. Erano soltanto voci oppure c'era qualcosa di vero? Difficile saperlo con matematica certezza. Sta di fatto che il gigantesco fiume di denaro raccolto grazie alle generose sottoscrizioni effettuate sia in 'Italia che all'estero (specialmente in Inghilterra), che poi aumentò considerevolmente grazie alla confisca dei depositi finanziari del governo borbonico sull'isola, raggiunse la stratosferica cifra di 600 milioni di lire.

Garibaldi affidò l'amministrazione di tale ingente patrimonio ad Agostino Bertani, medico milanese di fervente fede repubblicana, di fatto il “cassiere” della spedizione dei Mille. Nessuno ha mai potuto accertare se Bertani abbia impiegato quel denaro o, per lo meno una parte di esso, per fini che niente avevano a che vedere con la campagna garibaldina. Una cosa però è certa: all'improvviso il medico meneghino diventò ricchis-


23

settembre 2015

simo, il che prima non era. Una circostanza che, al di là della subdola manovra di Cavour, fece ingenerare moltissimi sospetti. Bertani tentò di difendersi dalle

dell'impresa garibaldina. Una missione che anche Garibaldi vedeva di buon occhio, conoscendo la zelo e la precisione del giovane Ippolito, anche

una imponente documentazione cartacea che stivò in sei capienti casse, si imbarcò sul vapore “Ercole” per far ritorno a Napoli.

Copertina del libro su Nievo

accuse presentando un rendiconto in cui vennero elencate nei dettagli le entrate e le uscite della spedizione. Ma neanche questa operazione riuscì a dissipare dubbi e perplessità sul suo operato. Anche perché da quei conti risultava un residuo di 17 milioni di lire che, però, stranamente, in cassa non c'era. Dov'erano finiti quei soldi? Mistero. Né Bertani seppe giustificare il clamoroso ammanco. Ed è proprio in questo momento che torna alla ribalta il nostro Ippolito Nievo che da vice intendente aveva curato la gestione finanziaria della spedizione lavorando a stretto contatto di gomito con il Bertani.

Anzi, mentre quest'ultimo dirigeva il tutto da Genova, egli si trovava proprio lì, in Sicilia. Per questo a Torino pensarono bene di affidare al Nievo il delicato incarico di tornare sull'isola per cercare di recuperare ogni sorta di documentazione sulla gestione finanziaria

Piroscafo Ercole

perché in tal modo sperava di mettere fine a quella ridda incontrollata e denigratoria di voci. Nievo, nel suo diario, aveva annotato con precisione maniacale ogni cosa. Compreso il numero degli arruolati, le paghe ad essi corrisposte, i costi delle forniture militari e le spese di gestione. Spesso si era trovato in disaccordo con i responsabili della guerra del governo dittatoriale, riscontrando una enorme confusione e conti che non quadravano. Ippolito si imbarcò sul vapore “Elettrico” a Napoli il 15 febbraio del 1861 e giunse a Palermo tre giorni dopo. Verso la fine del mese, dopo aver raccolto

Sulla nave, al comando del capitano Michele Mancino, vi erano 63 marinai, 12 passeggeri e 233 tonnellate di merci. Nella notte tra il 4 e il 5 marzo, giunti quasi in vista dell'isola di Capri e, quindi, molto vicini alla meta, la nave improvvisamente si inabissò. Non ci fu alcun superstite. Si trattò, in effetti, di una strana circostanza. Forse quella vecchia carretta aveva avuto un cedimento strutturale. O forse no. Stanislao Nievo, pronipote di Ippolito, parecchi anni dopo, parlò senza mezzi termini di affondamento provocato da una esplosione. L'Ercole, insomma, fu fatto saltare in aria e

l’Identità sprofondare negli abissi marini proprio per distruggere prove lampanti di situazioni poco lecite e compromettenti. Ma per chi? Per Garibaldi o per i suoi amici/nemici di Torino? Una domanda alla quale, ormai, nessuno potrà più dare risposta.

La scomparsa di quei documenti, nei quali si trovava di certo la chiave per risolvere il mistero, non placò le polemiche tra cavouriani e garibaldini che anzi proseguirono roventi per un bel pezzo. E se i primi continuavano ad evidenziare l'allegra gestione finanziaria e le ruberie dei garibaldini nel periodo della dittatura siciliana, questi ultimi, invece, parlavano di misteriosi agenti del primo ministro entrati in azione per cancellare scomode verità. Come quelle contenute nei bauli di Ippolito Nievo finiti in fondo al mare del golfo di Napoli e non più ritrovati. È questa una pagina tanto inquietante, quanto poco conosciuta, estrapolata tra i tanti e controversi eventi che portarono all'unità d'Italia. Eventi che non furono tutti eroici né

tanto meno edificanti. Ma questo la vulgata storica dominante non potrà mai riconoscerlo.


il Raduno

24

settembre 2015

MOTOINSUD DA SCAFATI AI CONFINI NORD

G

DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

rande forza di volontà, amore per la propria terra, la propria storia e...la propria moto! Miscelando attentamente questi elementi così apparentemente distanti Carmine Di Somma è riuscito ad orga-

nizzare una due giorni di moto per veri "bikers" che è partita da Scafati per raggiungere prima Gaeta e poi Civitella del Tronto toccando gli antichi confini del Regno delle Due Sicilie e i luoghi più significativi disseminati sull'itinerario prescelto.

«L’idea del raduno- afferma Di Somma – nasce da una curiosità di riscoprire l’antico confine Nord del Regno delle due Sicilie. Per puro caso girando in rete mi sono imbattuto in immagini che ritraevano dei cippi che L’ organizzatore rappresentavano delle sen- Carmine Di Somma tinelle degli antichi confini.


25

settembre 2015

Uno dei cippi raggiunti

E da grande appassionato di moto che sono ho pensato di unire l’utile al dilettevole con questa manifestazione. Così ho cominciato a studiare il percorso ed ho scoperto che diversamente da come credono in molti, dell’antico confine fanno parte anche la zona inferiore del Lazio, l’Abruzzo, la parte bassa delle Marche e questo magari anche per una deficienza

La tappa di Capua

da parte dei libri di storia che ancora oggi perpetrano informazioni se non del tutto errate sicuramente poco corrette». Prima tappa Scafati, dicevamo, qui i centauri sono stati accolti dall'amministrazione comunale di Scafati nelle persone del sindaco Pasquale Aliberti, dell'Assessore Daniela Ugliano e del consigliere Patrizia Sicignano. Sem-

Il gruppo ai nastri di partenza

il Raduno

L’arrivo a Civitella del Tronto

Antonio Ciano - Fiore Marro - Gennaro De Crescenzo

pre a Scafati Il Brigante, nella persona del nostro editore Gino Giammarino, ha consegnato alle autorità ed ai partecipanti la nuova maglia realizzata da Napolimania per i 15 anni della testata, disponibile da questo mese (per maggiori informazioni consultare pag. 16 del giornale). Poi Caserta e Capua prima di proseguire direttamente verso Gaeta. Tanti amici noti del mondo meridionalista ad attenderli, da Gennaro De Crescenzo a Fiore Marro, da Pompeo De Chiara, e Giovanni Salemi ed Antonio Ciano a Gaeta. Il gruppo è partito in ritardo sulla tabella di marcia ma non nei buoni propositi infatti ha subito recuperato lungo il tragitto, perché per riscoprire la nostra vera

storia, come diceva l'antico maestro Manzi, "...non è mai troppo tardi". Il Brigante, che ha già collaborato alla realizzazione di questo tour, sta mettendo a punto il progetto, in cantiere già da tre anni, del “Rally delle fortezze” in collaborazione con Carmine Di Somma.

Pompeo De Chiara

LA TAPPA IN DETTAGLIO: DA SCAFATI A CASERTA A CAPUA, A GAETA, A TERRACINA, PASSANDO PER ITRI, FONDI, ENOLA, LA VALLE DEL LIRI, ARCE, SORA, AVEZZANO, LA VALLE DEL SALTO, L'ABRUZZO NELL'AQUILANO E NEL TERAMANO, PER SCONFINARE NELLO STATO PONTIFICIO NEI TERRITORI DI NORCIA , E DI NUOVO NELLA CAPITALE, NAPOLI.


26

la tradizione

settembre 2015

SEttEMbRE

ANDIAMO… AllA FEStA DEll’uVA SERG IO ZAZZERA

S

iano benedetti Noè e il giorno in cui egli scoprì il vino. Certo, gli eccessi sono eccessi, e quello di mostrarsi nudo ai figli fu un comportamento quanto mai sconveniente; tuttavia, a sua discolpa egli ben poté invocare l’ignoranza dello stato di ebbrezza indotto dal consumo di una bevanda, fino a quel momento ignoti entrambi (dico: la bevanda e lo stato di ebbrezza), tanto più che immediatamente egli si rivestì. Del resto, fin allora il Diluvio universale lo aveva reso particolarmente esperto soltanto di acqua, che, però, è tutt’altra cosa, volete mettere. Poi, la sua scoperta fu divulgata e l’uomo la trovò di proprio gradimento, fino ad appropriarsela, senza peraltro incorrere – salvo casi rari, benché stavolta riprovevoli – nell’atteggiamento indecente, nel qua-

Solopaca

le era incorso il suo progenitore-scopritore. E il gradimento della bevanda fu tale, che, in ulteriore prosieguo di tempo, alla materia prima impiegata per la sua produzione – vale a dire, l’uva – l’uomo medesimo volle dedicare addirittura una festa, le cui origini si perdono nella notte dei tempi: certo si è ch’essa doveva essere in uso già in età rinascimentale, quando il Magnifico Lorenzo dei Medici compose il “Trionfo di Bacco e Arianna”. Né l’Italia è l’unico stato nel quale ha trovato spazio una celebrazione del genere, ché tante se ne svolgono altrove, e una perfino nella città brasiliana di Caxias do Sul, nello stato di Rio Grande do Sul. Il momento in cui la diffusione della “Festa (o Sagra) dell’uva” raggiunse la sua punta massima in tutt’Italia, coincise col periodo fascista: su preci-

sa disposizione del Ministero dell’agricoltura, il 28 settembre 1930 fu celebrata la prima “Giornata nazionale dell’uva”, che di lì a poco divenne una vera e propria festa popolare, con la finalità di far fronte alla crisi del consumo interno di uva, favorendone altresì l’esportazione, mediante l’introduzione di agevolazioni fiscali. Le quali, peraltro, si ponevano in assoluto contrasto con la politica antialcolica del regime, ma si sa che la fame fa uscire il lupo dal bosco. E i prefetti pretendevano che, all’esito dello svolgimento, di ciascuna sagra fosse fornita loro una documentazione fotografica, per poterne verificare la corrispondenza alle direttive ministeriali. Le Feste dell’uva sono tuttora diffuse sull’intero territorio nazionale; e, se la più rinomata in assoluto, menzionata perfino nell’altrettanto celebre canzone, intitolata “’Na gita a li Castelli”, è quella che si svolge a Marino, sui Castelli Romani, non le è da meno quella che, più

Canicattì

vicino a noi, ha luogo a Solopaca, in Valle Telesina, territorio di aglianico, falanghina e coda di volpe. A caratterizzarla è il corteo storico dei duchi Ceva-Grimaldi, feudatari del luogo, seguito dalla sfilata dei carri allegorici dell’uva, addobbati con grappoli bianchi e neri, aperta, a sua volta, da una statua della Madonna Addolorata, realizzata anch’essa con chicchi d’uva nera, che ricorda il momento in cui, durante il ‘700, in quello stesso periodo dell’anno, nella cittadina si svolgeva la festa dell’Addolorata. L’allestimento di ciascuno dei carri, rappresentativi dei venti rioni del paese e dei comuni vicini (Castelvenere, Cerreto Sannita, Faicchio, Frasso Telesino, Guardia Sanframondi, Melizzano, San Lorenzello, San Lorenzo Maggiore, San Salvatore Telesino, Telese Terme e Vitulano), è curato da un “maestro carraiolo”; al carro meglio addobbato un’apposita commissione assegna un premio. Inoltre, dopo una


27

settembre 2015

la tradizione

ni di Agrigento, Sciacca, Raffadali, Camastra e Racalmuto, con i loro carrettini caratteristici decorati, che prendono parte alla sfilata, cui fanno

sospensione, verificatasi una trentina d’anni fa, ha ripreso vita la sagra che è organizzata a Ravello, in frazione Sambuco, dove decorazioni di festoni, pendenti da “ciaraóni” di castagno, fanno da cornice ai chioschi dei produttori vinicoli, nei quali sono offerti ai visitatori grappoli d’uva e bicchieri di vino dell’annata precedente, insieme con salsicce grigliate e fagioli di produzione locale, mentre sulla

piazza si svolgono giochi a squadre e balli popolari. Feste dell’uva hanno luogo un po’ dappertutto, nel territorio che fu un tempo del Regno delle Due Sicilie: il loro teatro è costituito, fra l’altro, dalle città di Donnici, in Calabria; di Adelfia, Bitonto,

terizzarla erano il raduno dei carri dei Dopolavoro delle frazioni S. Lucia, Pregiato e S. Arcangelo e la loro successiva sfilata lungo il corso; al termine,

Procida

Castellaneta, Cisternino, Grottaglie e Rutigliano, in Puglia; di Ragusa, Santa Croce Camerina, Modica, Scicli e Caltagirone, in Sicilia. In quest’ultima regione, poi, una festa particolare ha luogo a Canicattì, la cui protagonista è l’uva Italia, della quale la cittadina è la maggiore produttrice e ha ottenuto nel 1997 il riconoscimento del marchio I.G.P., cui è seguita, otto anni dopo, l’istituzione di un apposito

Consorzio per la tutela e la promozione di tale prodotto. Si tratta di una qualità di uva, ottenuta dall’incrocio tra le specie “bicane” e “moscato d’Amburgo bianco”, per la prima volta, intorno agli anni trenta del secolo scorso. Alla sagra partecipano anche i comu-

Annibale Carracci, Trionfo di Bacco e Arianna

seguito altre manifestazioni folkloristiche, accompagnate dall’offerta di prodotti locali (frutta, formaggi, olive). E anche la Basilicata celebra, a Rionero in Vulture, il re dei vini del Sud, vale a dire, l’agliani-

co.

Uva aglianico

Mentre tutte queste feste continuano a svolgersi, viceversa, nel corso della seconda guerra mondiale (1940) si è estinta quella che vedeva protagonista la cittadina di Cava dei Tirreni, durata soltanto dieci anni. A carat-

l’uva che li decorava era donata, soprattutto ai militari, in sacchetti tricolori, mentre al carro meglio addobbato era assegnato un premio. E non tardò a estinguersi anche quella che si svolgeva, ancora negli anni cinquanta, a Napoli, nella Villa comunale, con gli stand dai quali pendevano piccole “féscene” piene di uva, mentre da altri banchetti venivano offerti al pubblico bicchieri di vino. Al termine di ciascuna festa, ha inizio la vinificazione, il cui ciclo si concluderà verso la metà di novembre: non a caso, il proverbio recita: «A San Martino ogni mosto diventa vino». E sarà questa l’occasione per altri festeggiamenti; non ultimi, quelli di Procida, di grande richiamo turistico, nei quali il vino nuovo diviene protagonista di una “kermesse”, cui fanno da contorno tutti i possibili prodotti locali, sia della terra, che del mare. Poi, quello stesso vino terrà compagnia all’uomo, durante le fredde sere invernali, trascorse innanzi al ceppo che brucia nel camino: «chi vuol esser lieto, sia».


L

la Competizione

28

settembre 2015

SElEZIONE DEl SINDACO 2015

’azienda, con lo stesso vino, aveva già guadagnato il riconoscimento nell’edizione 2012 del Concorso Enologico Internazionale Tre anni ed è subito bis. “La Guardiense”, con il “Cantari” – Aglianico riserva 2011, ha vinto la Medaglia d’Oro al XIV Concorso Enologico Internazionale “La Selezione del Sindaco”, che si è tenuto in Portogallo (nella città di Oeiras), organizzato dall’associazione nazionale “Città del Vino” e da Recevin, la rete europea dei comuni a vocazione vitivinicola. Al concorso, che ha registrato la partecipazione di oltre 1.100 vini provenienti

MEDAGlIA D’ORO Al CANtARI da ogni parte del mondo, sono state impegnate ben dieci commissioni guidate da: Helena Mira (Portogallo), Antonio Ventura (Portogallo), Marta Simoes (Portogallo), Roberto Cipresso (Italia), Luigi Salvo (Italia), Maria Roginska (Francia), Arina Antoce (Romania), Osvaldo Amado (Portogallo), Pedro Sa (Portogallo) e Luciano Parrinello (Italia). Il “Cantari” de “La Guardiense” ha ottenuto un punteggio di 87,2/100, in una competizione nella quale, per la prima volta, le medaglie d’oro assegnate hanno superato quelle d’argento (168 contro 129), evidenziando l’eccellenza delle etichette ammesse a concorso, tut-

te ottenute da vini di vitigno autoctono. Per questo nettare del sodalizio guardiese si tratta dell’ennesima attestazione; infatti, al “Cantari”, negli anni, sono stati conferiti premi, tra gli altri, da Bibenda, I Vini di Veronelli, Annuario dei Migliori Vini Italiani e da Gambero Rosso. Continua, dunque, la meritevole iniziativa de “La Guardiense” tesa alla valorizzazione dell’Aglianico; un progetto mirato e confortato dal prestigioso “Oscar per la migliore innovazione del vino”. Il “Cantari”, ottenuto da uve Aglianico al 100%, è fermentato in acciaio inox e invecchiato in barrique di Allier e Troncais per 12, e

poi essere venduti in un’asta pubblica. La festa avrà il suo momento clou domenica 13 settembre, quando nel centro cittadino si svolgerà la tradizionale sfilata di carri allegorici fatti con l’uva e il corteo storico. I carri allegorici, che sfilano alla festa dell’uva sono vere opere d’arte, realizzati con chicchi di uva incollati uno ad uno dai bravi maestri carraioli di Solopaca, che ogni

anno, con grande fantasia e bravura ne propongono sempre di nuovi con temi sempre diversi. Dal 1998 oltre ai carri si è aggiunto alla sfilata della Festa dell’Uva anche un corteo storico ispirato ai personaggi della famiglia ducale dei Ceva-Grimaldi, che hanno governato Solopaca per circa due secoli.

imbottigliato a primavera due anni dopo la vendemmia. E’ un vino dal colore profondo, dal profumo intenso che si fonde alle note speziate e dal gusto dall’imponente struttura tannica, che ne fanno un “compagno” ideale per piatti elaborati e carni dalla cottura prolungata.

PROSSIMI APPUNTAMENTI DI...VINI

FESTA DELL’UVA Solopaca (Benevento) fino al 17 Settembre 2015 Anche quest’anno a Solopaca si svolgerà una della più belle feste tradizionali della Campania: “la festa dell’uva”, o festa del vino, che si svolge fin dal 1700, da quando la Confraternita locale celebrava la Festa dell’Addolorata raccogliendo doni, e soprattutto uva, trasportati su carri addobbati, per

AGLIANICA WINE FESTIVAL – XVII EDIZIONE Rionero in Volture (PZ)– Palazzo Fortunato – 25/27 Settembre 2015 Aglianica Wine Festival è una delle manifestazioni enoturistiche più importanti a livello nazionale, in cui migliaia di appassionati e cultori di questo meraviglioso nettare, provenienti

da tutte le regioni d’Italia si ritrovano nel Vulture per degustazioni di vino, per assaggi di prodotti alimentari (dai salumi ai formaggi), per seminari sul gusto, per dibattiti sull’Aglianico e, più in generale, su tutti i vini italiani. Piatto forte della proposta di Aglianica è la grande enoteca dell’Aglianico, in cui si posso-

no degustare tutte le etichette in commercio, ed apprezzare il complesso e variegato panorama produttivo dell’Aglianico del Vulture. Il tutto è naturalmente completato da un ricco programma di animazione culturale, musica, artisti di strada, con un’attenzione anche per i più piccoli.


settembre 2015

29

la Competizione

RADICI DEL SUD

S

IL VINO MERIDIONALE SI RISCATTA …E CONVINCE GLI ESPERTI INTERNAZIONALI

i propone come la nuova frontiera del vino italiano il panorama dell’autoctono del mezzogiorno così come si è imposto all’attenzione della vasta platea di qualificati conoscitori che sono intervenuti alla decima edizione di Radici del Sud. Attraverso le numerose attività pensate per entrare nel merito di una realtà ancora poco conosciuta a livello internazionale e che necessita di essere semplicemente valorizzata, le oltre 380 etichette dei 181 produttori di vino da vitigno autoctono meridionali che hanno animato la manifestazione barese hanno conquistato l’ammirazione dei tanti giornalisti e wine buyers interessati provenienti da diverse regioni del mondo che, nei sette giorni di degustazioni, conferenze, approfondimenti e tour nelle zone di produzione proposti, hanno

potuto confrontarsi tra loro e direttamente coi produttori. Al di là dei riconoscimenti ottenuti dai vini che si sono distinti nelle varie categorie prese in considerazione nel concorso e del relativo prestigio conseguito dai vari produttori, l’elemento di rilievo più determinante che rende la manifestazione unica nel

suo genere è di consentire un vantaggioso scambio culturale tra le aziende vinicole e i principali operatori sui mercati di tutto il mondo che in virtù delle loro conoscenze specifiche sono in grado di cogliere e anticipare le tendenze indicativamente di più ampio successo. Da una parte Radici del Sud riesce in modo coinvolgente e appassionante a fornire agli specialisti del settore anche molto lontani da questa realtà la profonda conoscenza del mondo dell’autoctono meridionale, nonché a consolidarla anno dopo anno, e dall’altra si adopera perché le aziende vinicole si interfaccino in modo utile e vantaggioso con i più qualificati ed esperti professionisti in grado di orientare le loro

scelte sulla base di una solida e comprovata cognizione di causa in riferimento alla grande varietà e potenzialità insite nel comparto del vino da vitigno autoctono meridionale. Per proporsi come strumento sempre più efficace a disposizione dei produttori nella prossima edizione gli organizzatori perfezioneranno ancora una volta il tiro operando delle sostanziali modifiche al proprio palinsesto che sono già in fase d’elaborazione. L’appuntamento è dal 7 al 13 giugno 2016 a Bari che si è rivelata in quest’ultima edizione la sede più strategica a tutti gli effetti proponendosi come polo accentratore di ogni costruttivo impegno volto alla valorizzazione del comparto dell’autoctono del Sud.


l’Arte

30

settembre 2015

POMPEI, NUOVE SCOPERTE NELLA NECROPOLI DI PORTA NOLA

N

Calchi orta Nola 3D

el dicembre 2014 la British School at Rome e l’IIlustre Colegio Oficial de Doctores y Licenciados en Letras y Ciencias de Valencia y Castellòn, Departamento de Arqueologia, ed il Museo de Prehistoria e Historia de La Diputación De Valencia hanno stipulato una convenzione triennale con la Soprintendenza Speciale per Pompei,

Ercolano e Stabia per lo studio della necropoli in località Porta Nola a Pompei. Il progetto si pone come obbiettivo lo studio della popolazione di Pompei e, in maniera più ampia, l’andamento del popolamento in epoca Romana, utilizzando i dati desunti dall’area di indagine. Lo studio della necropoli permette, infatti, di indagare le caratteristiche sia fisiche che sociali degli abitanti di Pompei, oltre a conoscerne le abitudini alimentari, lo stile di vita ed i costumi funerari. Il progetto intende infatti investigare differenti ceti sociali attraverso diversi tipi di sepolture, di cui Porta Nola offre un esempio emblematico. La ricerca è anche ampliata e integrata

con lo studio dei 15 calchi rinvenuti nell’area di Porta Nola. TOMBA DI OBELLIUS FIRMUS La tomba, di cui l’iscrizione ricorda il sontuoso funerale offerto da un pagus a M. Obellius Firmus, edile e duoviro in età neroniana, fu scoperta e parzialmente indagata negli anni ’70 del secolo scorso; in essa fu ritenuto esserci un’unica sepoltura marcata da una columella marmorea al di sotto della quale fu scavata l’urna cineraria in vetro. Le nuove ricerche del 2015 hanno consentito di rinvenire anche una seconda deposizione all’interno della tomba; l’urna cineraria in ceramica aveva come corredo una moneta di Nerone, databile tra 66 e 69, che offre un

indicatore per definire cronologicamente la struttura. Sono stati, inoltre, recuperati oltre 200 frammenti di osso pertinenti al letto funerario, di cui alcuni anche coperti da tracce di una lamina d’oro.

Porta Nola Necropolis

Il progetto non si è limitato allo scavo ma anche al restauro del monumento funebre, effettuando la pulizia ed il consolidamento dei settori deteriorati del complesso.

OFFERTA ESCLUSIVA PER IL BRIGANTE

Ai lettori che prenoteranno la crociera presentando questo coupon

IN OMAGGIO

UN FAVOLOSO SET DI VALIGIE TRE PEZZI PERSONALIZZATO

(Da ritagliare lungo il tratteggio)


U

31

settembre 2015

la Rievocazione

lE ORIGINI DEllA CuCINA

MEDItERRANEA

n pranzo tipico della Pompei di duemila anni fa è stato al centro dell’Expo Milano 2015 grazie all’evento archeo-enogastronomico “A tavola con gli Antichi Romani mens sana in corpore sano”. La degustazione, che ha ricevuto più di 5.000 adesioni, è stata curata da Gian Marco Carli, giovane “archeo-chef” del ristorante “Il Principe” di Pompei era inclusa nell’ambito del convegno dal tema “Le origini della dieta Mediterranea”, con la partecipazione di Rita Mulas, ricercatrice, promotrice di progetti alimentazione e salute. Di seguito l’archeo-chef illustra come i romani si rapportavano al cibo e quali erano le loro abitudini alimentari. SCRITTURE GOLOSE I testi più antichi che

Mensa tipica Villa dei Misteri Pompei

riguardano la Cucina Romana cominciano con le ricette di Catone il Censore (150 a.C.) inserite nel suo trattato sull'agricoltura ‘’De Agricoltura". Poco più di un secolo dopo (37 a.C.) appaiono ‘’I Rerum rusticarum libri tres’’ di Varrone e nel 50 d.C. é la volta di Columella con il “De re rustica”. L'ultimo degli scrittori georgici fu Plinio

con “Naturalis Historia” intorno al I sec. d.C. e dopo di lui il famoso gastronomo Apicio (IV sec. d.C.) con il “De re coquinaria’’. Da tutte queste opere si evince la chiara discendenza della Cucina Mediterranea che oggi il mondo intero invidia all'Italia, ma soprattutto alla Campania, famosa per i prodotti della sua generosa terra. *Erbe aromatiche: alloro, aneto, mirto, menta, rosmarino, salvia e timo. *Legumi e verdure: tra gli scapece (da Apicio) di verdure rimane un classico quello delle zucchine marinate in aceto e varie spezie. *Frutta fresca e secca * Formaggi ovini e caprini: la “Cassata di Oplontis” (ricotta di capra, miele e frutta secca), é I'antenata della cassata siciliana, affresco che si trova in uno dei triclini della Villa di Poppea ad Oplontis. È

"Lagane" cui si fanno risalire le attuali lasagne, le prime descrizioni dei maccheroni compaiono nel Xll sec. In libri di viaggio e ricettari Arabi in cui i vermicelli sono indicati con il termine "Atria". *Salse: la salsa più usata era il Garum o Liquamen. *Miele: i Romani mescolavano sapori acri e dolci. *Vino: era speziato e condito e diluito con acqua.

I cibi che I romani non fecero in tempo a conoscere *Pomodoro, zucchero, patata, caffè, cacao.

LA GIORNATA E IL CIBO I Romani, dato che Ia vita di quei tempi era regolata dal sole, si alzavano presto, facevano una robusta colazione (lentacolum) a base di pane, formaggio, frutta secca e miele; verso mezzogiorno facevano uno spuntino leggero

Mensa tipica antica Pompei

dappertutto che a Pompei vediamo su affreschi e mosaici testimonianze riguardanti il cibo e le bevande. *Olio d'oliva: l'olio campano é il migliore sin dall' antichità perché privo di qualsiasi acidità. * Cereali (Alica, farro o spetta, pasta, pane...): Cicerone ed Orazio (I sec. d.C.) erano ghiotti di

secunda) in genere a base di frutta e dolci. Gli schiavi addetti al banchetto servi-

(Prandium) e dopo essersi recati alle terme verso le tre o le quattro del pomeriggio iniziavano a cenare (Coena), si stendevano sui letti tricliniari e, appoggiato il gomito ai cuscini, davano inizio al Convivium che si apriva con abbondanti antipasti (Gustatio) cui facevano seguito i piatti forti (mensa prima) e, a chiusura, il dessert (Mensa

vano, il Cellarius (il nostro sommelier) soprintendeva alle bevande facendo portare I'aperitivo, il Mulsum (vino con miele e spezie), e poi i vini che accompagnavano la Mensa Prima

Gian Marco Carli chef

venivano filtrati e conditi con spezie (Vino conditum) e diluiti con acqua, e, dulcis in fundo, sul dessert vino passito (Vino passum). Nel corso di un banchetto intrattenimenti di vario genere venivano offerti agli ospiti: musiche, danze, esibizioni di giocolieri ed acrobati, declamazioni di componimenti poetici.


la Gastronomia

32

settembre 2015

uVA E pASSA Il profumo del mosto ROSI pADOVANI

N

inetta affannava, dopo la corsa si era fermata a riprendere fiato. Nel buio della cantina un rigo di sorriso, sottilmente compiaciuto, le illuminava il volto di seduzione.La bocca carnosa, con quella virgola impertinente accanto alla fossetta, quasi a disegnare una parentesi provocante, invitava, tentatrice demoniaca, mentre la pioggia fuori scrosciava e l’effluvio intenso del mosto si mescolava al suo profumo selvatico cominciando a stordire d’amore…oh, il ribollir dei tini! Per Bacco! Esclamò Nino, invocando, con questo, proprio quel Dio delle vigne di Lucio Battisti,

dove si fa l’amore e l’acqua scorre ma non bagna… Impalato, bocca aperta, tutto bagnato, in estasi, oh quanto è bella l’uva fogarina e quanto è bello andarla a vendemmiar! Fu l’unica espressione idiotica che Amore riuscì a profferire quando la raggiunse, davanti a quella visione dionisiaca di dolcezza e peccato, ma veniale, carità di Dio, di ingenuità e provocazione propriamente femminei, oste, il vino è generoso, troppi bicchieri ne ho tracannati, pensò… ma ancora non aveva che solamente annusato il profumo del mosto, e già ne era perdutamente ubriaco d’amore. Fu così che li trovarono, abbracciati e avvinati, limpidi, intensi, effervescenti, decisamente fruttati, fragranti e amabili, di corpo, senza tannini e con sentori di zagare e fiori d’arancio! Cin-cin! Talvolta è bene cogliere l’uva al momento opportuno, e non girare i tacchi delusi denigrando sentendosi inadeguati, perché per farsi furbi non sempre bisogna essere volpi, ma afferrare al volo le occasioni preziose della vita che portano alla felicità. …e si coltivano grano, barbabietole, viti e ulivi. Così da bambini recitavamo a pappardella la

lezione di geografia, senza comprendere bene di quali meraviglie stavamo riferendo. Ma percorrendo in lungo e largo lo stivale, l’occhio si perde nell’orizzonte di morbide distese di vigna, precise nel loro allineamento, generose nella loro produzione, virtuosamente adagiate al caldo sole mediterraneo, faticosamente e diligentemente curate da mani espertissime. Grappoli rilucenti dorati o vermigli, ricchi di preziosissimi contenuti alleati della salute, D.o.c., D.o.c.g., Indicazione geografica, vino del contadino;

specchio di regioni e tradizioni diverse, indicatore di profumi e sentori variegati, tutti preziosi e unici. In vino veritas! Un bicchiere genuino fa buon sangue e porta bene, ma anche perdersi nello sfavillio di cristalli delle più sofisticate degustazioni d’alto rango, o mescerne un boccale in tegame per arricchire di profumo una pietanza saporita, e quindi in ogni caso, mentre vado a preparare queste polpettine anconetane della nonna… bevo alla salute vostra!


settembre 2015

33

la Gastronomia

CAMPIONATO PIZZAIUOLI: PER LA PRIMA VOLTA VINCE UNA DONNA

polpettine della nonna (dette anconetane) In verità non so perché la nonna le chiamasse così, in casa girava una leggenda metropolitana circa l’origine di questo piatto legato alla fuga dalla guerra, sfollati nei pressi di Ancona, dove la famiglia di mio padre si era andata a nascondere, mentre lui, appena diciottenne, era in prima linea…ma questa è un’altra storia. Ingredienti: 500 g di carne macinata magra 3 tuorli 3 spicchi d’aglio Sale, pepe prezzemolo q.b. Vino rosso corposo 750 cl una foglia di alloro un cucchiaio raso di farina

In una ciotola capiente mescolate la carne (senza pane!) con le uova, il sale a piacere, un po’ di pepe, tanto prezzemolo tritato e due spicchi d’aglio premuti nel premi aglio. preparate un impasto sodo, e staccate tante palline piccole come una noce, che friggerete in abbondante olio bollente. Da parte, in un tegame largo, ponete a soffriggere un filo d’olio con l’ultimo spicchio d’aglio, l’alloro, versate il vino, stemperate il cucchiaio di farina e ponete tutte le polpettine che farete cuocere fin quando hanno assorbito tre quarti del sugo, muovendole delicatamente con un cucchiaio di legno. Spegnete e portate in tavola su un bel piatto di portata versando sopra il sugo rimasto, accompagnate da patatine al forno croccanti o verdure, e naturalmente un bel bicchiere di vino rosso!

Lidia Bastianich presiede la giuria del XIV Trofeo Caputo

È donna ed è napoletana il nuovo campione del mondo dei pizzaiuoli. A portare a casa il XIV Trofeo Caputo è Teresa Iorio, della pizzeria “Le Figlie di Iorio” al borgo degli orefici. Quarantaduenne, figlia d'arte, lavora con una brigata tutta al femminile: due sorelle e una nipote. Una squadra speciale che ben conoscono gli avventori della sua attività al centro della città. È salita sul podio piangendo, Teresa, orgogliosa di alzare il suo trofeo tra Carmine e Antimo Caputo, promotori del Campionato che ha portato a Napoli ben 500 pizzaioli provenienti da tutto il mondo. “Sono felicissima” ha dichiarato Teresa “dedico questa vittoria a mia madre. La dedico a mio padre Ernesto che mi ha insegnato l'arte. Quando stendo il disco di pizza penso sempre a lui”. È la prima volta nella storia del Trofeo Caputo che la vittoria si tinge di rosa. “Non immaginavo che potesse succedere” racconta Teresa “Condivido la mia vittoria con tutte le donne che si impegnano nella loro attività”. Al secondo posto si è classificato Giulio Russo e al terzo Yuka Oda. La Iorio ha primeggiato nella categoria pizza STG (Specialità Tradizionale Garantita), molte altre le categorie di gara: Pizza classica, Pizza senza glutine, Pizza a metro, Pizza in Teglia, Pizza di stagione, Pizza Juniores, Free Style, Pizza più veloce e Pizza più larga. I concorrenti sono Teresa Iorio - vincitrice XIV Trofeo stati valutati da una giuria di esperti, presieduta da Lidia Bastianich. Tra i giurati, anche lo chef stellato Gennaro Esposito. Intanto, si avvicina sempre di più il traguardo per candidare la pizza come patrimonio Unesco. Fino ad ora, le firme raccolte sono 400 mila. I 500 pizzaioli di sono impegnati a portare 500 firme ciascuno per raggiungere, a fine anno, la quota di 1 milione di firme.


34

MATERA, NON SOLO CULTURA MA ANCHE MODA

il premio

settembre 2015

Intervista al vincitore Daniele Desiati SIlVIA bASSI

tore lucano Mango scomparso recentemente seguito dalla lettura della lettera della moglie Laura Valente.

CONOSCIAMO MEGLIO IL VINCITORE DEL PREMIO

A

Daniele Desiati vincitore Premio Moda Città dei Sassi

nche quest’anno la moda ha brillato a Matera con il premio "Città dei Sassi", sensualità, passione, originalità, internazionalità nel segno dello stile e dell'eleganza, questi gli elementi che hanno caratterizzato la settima edizione del Concorso Internazionale per Stilisti dell'Alta Moda. Lo scopo del concorso è di individuare, valorizzare e premiare creativi, designers per scoprire stilisti emergenti e/o di professionisti nel campo della moda femminile e di valorizzarne il talento nella splendida cornice dei "Sassi" di Matera. La manifestazione, presentata da Veronica Maya, si è svolta nella splendida Piazza San Francesco d'Assisi di Matera ed ha visto trionfare sugli altri concorrenti Daniele Desiati. Il Premio Moda al Cinema, dedicato quest'anno all'attrice Anita Ekberg icona del cinema e dello stile

nel mondo e il Premio Moda "Matera 2019" è stato assegnato allo stilista venezuelano Johanth Chacon. Molto lo spazio dedicato ai giovani stilisti con le sfilate dei concorrenti ma anche dei veterani dell’alta moda come lo stilista di origine lucana, Michele Miglionico inoltre ha voluto fare un omaggio alla città di Matera e alla Basilicata con undici outfits che si ispirano alle madonne venerate nella sua regione. Il couturier ha scelto come base musicale, per narrare la terra di Basilicata, uno struggente canto dei Kailia "La Carpinese" del compositore Giovanni Chirico che offre uno spaccato vero di quella che era la società rurale nei tempi passati e mostra nella sua melodia i legami con altre culture musicali del Mediterraneo e ricca di colori ritmici, sfumature sonore che arrivano dal mare. Momento commovente è stato l'omaggio al cantau-

Daniele Desiati 22enne Fashion Designer tarantino, single. Diplomato nel 2011 presso il liceo artistico della sua cittadina Lisippo in designer dell'oreficeria e restauro dei metalli preziosi. Da sempre amante dell'arte e del disegno. Ha conseguito poi

Delle tue creazioni è piaciuto molto il sofisticato connubio tra sperimentazione e tradizione sartoriale. Come si fa a coniugare queste due caratteristiche? «Devo ammettere che è piuttosto difficile da spiegare. È stato un qualcosa di davvero spontaneo e naturale, ma credo che tutto questo sia stato possibile attraverso i miei studi continui. La moda per me è arte allo stato puro, quindi ho associato al rigoroso

Johanth Chacon vincitore Premio al Cinema

diverse specializzazioni nel campo moda. Attualmente è in cerca di lavoro, naturalmente la sua speranza è di trovarlo proprio nel mondo della moda. A parte questo riconoscimento a Matera Daniele annovera anche il premio STONE (miglior collezione con inserti e accessori) ricevuto dal presidente del concorso Matteo Marzotto. Lo abbiamo contattato per conoscerlo meglio:

Made in Italy ,la mia sensibilità artistica e il mio gusto personale per il ''bello e ben fatto''. La sperimentazione è molto importante, ma molto spesso può risultare esagerata, di conseguenza definirei il tutto "quel tocco di personalità che contraddistingue sempre", associato alle migliori tecniche artigianali, che reputo parte fondamentale di una collezione».


settembre 2015

Che donna è quella che sceglie di vestire con gli abiti da te creati? Le donne di oggi sono femminili o hanno perso un po' il fascino della donna d'altri tempi? «Mentre disegnavo e creavo i miei abiti, immaginavo l'essenza assoluta della mia città e della mia terra. Trovo che la donna debba essere considerata come un'opera d'arte, da ammirare incessantemente. La donna che ho scelto di vestire è sicuramente una donna vitale e piena di speranza, forte e consapevole della sua bellezza. Una donna che non teme di mostrarsi e di mostrare tutta se stessa, una donna che veste e indossa l'essenza di una città».

C'è qualche stilista al quale ti ispiri? Hai lavorato con qualche maison?

«Purtroppo non ho ancora avuto occasione di lavorare con qualche maison, ma confesso che è uno dei miei sogni da sempre e di sempre. Qualche anno fa ho avuto la grande possibilità, attraverso l'Accademia Sitam Lecce, di visitare la fondazione Micol Fontana, e in quella particolare

35

occasione mi innamorai perdutamente di ogni singolo abito. Sono proprio le sorelle Fontana la mia massima ispirazione, padrone assolute del Made in Italy, le loro linee, i loro canoni e la loro classe senza tempo, proprio come il grande Fausto Sarli, altro grande mito della moda italiana, maestro della bellezza e dell'eleganza».

Pensi che a Taranto, ed al Sud in generale, ci siano opportunità di poter uscire fuori dal guscio e farsi conoscere su scala internazionale? Anche dal punto di vista di un’adeguata formazione

il premio «Certamente è molto difficile emergere in questo settore come in tanti altri. Il Sud in genere, proprio come Taranto, offre di certo meno ambienti e possibilità rispetto ad una qual-

Quali sono i tuoi obiettivi professionali?

«Continuerò a studiare, perché ovviamente in questo settore non si finisce mai di imparare. Io disegno abiti sin da bambino, ed è la sola cosa che so fare, disegnare e creare abiti. Mi piacerebbe davve-

MIchele MIglionico e Veronica Maya

Paolo Fumarulo, Annarita Del Piano, Enzo Centonze, Veronica Maya, Sabrina Gallitto, Stefania Coralluzzo

ro moltissimo poter lavorare con qualche maison e crescere facendo esperienze, confrontandomi con tanti colleghi. Sogno un mio marchio, le mie collezioni, un'azienda, ma essendo un giovane ragazzo molto umile, vorrei semplicemente lavorare e vivere dignitosamente, anche per ricambiare i sacrifici dei miei genitori ai quali devo TUTTO».

Gattinoni

siasi capitale della moda. Però credo fermamente che non importi dove si studi ma "come si studi" poiché non tutti hanno le stesse possibilità. Io devo tanto al Sud, a Lecce, a Matera devo tantissimo alla mia terra che in questi ultimi anni in particolare valorizza sempre più i giovani come me. Quindi sì le opportunità ci sono anche se poche, spero aumenteranno basta coglierle al momento opportuno sempre e solo con tantissima umiltà».


il personaggio

S

36

settembre 2015

SAlVAtORE MIStICONE: DA GEOMEtRA A pARtNER DI bEN StIllER Al CINEMA

alvatore Misticone conosciuto dal pubblico come il Signor Scapece della fortunata pellicola “Benvenuti al Sud” è anche un apprezzato cantante lirico ed un entusiasta animale da palcoscenico, insomma un istrionico personaggio del mondo dello spettacolo. Lo abbiamo incontrato ed in esclusiva per i lettori de il Brigante abbiamo voluto raccontare il Salva-

Con il direttore Gino Giammarino

tore Misticone inedito partendo da quando era un xxx geometra

Lei prima di entrare nel mondo dello spettacolo era geometra, ci racconti la tua storia professionale «Io mi vanto di essere nato geometra perché mi ha dato il contatto con il mondo, la normalità magari delle persone che sanno anche pagare le bollette; perché i miei colleghi che non sono nati geometra e forse nemmeno artisti, non lo sanno fare! Io appartengo strettamente al mondo della normalità e quindi tra le varie cose vanto anche

SIMONA buONAuRA

questa di essere chiamato geometra».

Poi c’è un rapporto particolare anche con il mare da dove nasce? «Io ho questa passione immensa per il mare che ha ereditato da papà che era pescatore sportivo, perché un tempo i figli seguivano i padri ora un po’ meno. Mi ricordo di queste straordinarie albe vissute con lui... ricordi indelebili. Mi è rimasta questa passione che ho continuato a coltivare, ho una barca da trentasei anni, non l’ho mai cambiata e sono socio della Lega Navale, sono stato prima socio della Lega Navale di Napoli e poi mi sono trasferito alla Lega di Procida. La mia vita è infatti cambiata perché a un certo punto della vita devi svoltare, io avevo questa necessità, e sono stato molto aiutato dalla mia compagna attuale Luciana che mi ha spinto su questa strada dell’arte».

Il rapporto con la musica lirica invece lo ha appreso dalla famiglia di sua madre? «Si, quella di mamma era una famiglia molto agiata napoletana e il nonno era un appassionato di lirica per cui mandò tutte le figlie femmine a studiare lirica a Roma, allora era un lusso notevole farlo, e sono state tutte grandi interpreti, la più grande è stata la sorella di mamma che era Annina Dapuzio che è stata insignita allora dal duce

Nel ruolo del sig. Scapece in Benvenuti al Sud

come migliore cantante italiana insieme a Toti Dal Monte. Allora si cantava sul serio! La lirica è un po’ diversa, io chiesi alla mia maestra Carcavallo Mores: “ma quando è che uno diventa tenore?” Lei disse “è semplice, pensate all’arena di Verona, 80 musicisti, 80 coristi, dodicimila persone chi mangia il pop corn ecc i coristi cantano, i musicisti suonano e voi cantante senza microfono e si sente. Allora potete dire di essere diventati tenori”. I teatri lirici sono senza microfono, io ho fatto per il fondo di cultura di Mosca una tournée nella seconda metà degli anni novanta in teatri acustici, quindi grande responsabilità ed emozione». …ma anche grande soddisfazione.. «Questo si ma è veramente dura, perché tu devi essere sempre perfettamente in voce, perché là o ti esce o te ne vai!» Arriviamo ad oggi.. è un attore conosciuto al grande pubblico. Non tutti sanno però che il suo primo successo è nato in teatro con Tato Russo… «Si lo ringrazio sempre. Avvenne per caso, io pas-

savo dal Bellini e andavo all’ufficio del Comune di Napoli, vidi una folla raggruppata mi informai e scoprii che stavano facendo dei provini per un musical. Volli provarci e feci il provino in tarda serata perché non ero prenotato ma fui scelto e Tato Russo ebbe il coraggio dopo un mese di mettermi in scena e poi ho lavorato con lui fisso al Bellini per quasi tre anni».

Invece al cinema il successo arriva con Benvenuti al Sud.. «Si, io avevo fatto anche molti altri film perché ero entrato per combinazione nell’ambiente televisivo e cinematografico. Il mio primo lavoro televisivo veramente importante con mamma Rai è stato le ragazze di Piazza di Spagna con Romina Mondello, la Belvedere. Fui scelto per combinazione, accompagnai un amico attore a Roma, io non dovevo fare niente invece mi videro e non mi fecero fare nemmeno il provino con grande disappunto dell’amico mio che poi però ho aiutato». Lei ha recitato in film


37

settembre 2015

come Benvenuti al Sud, Benvenuti al Nord e nel Principe Abusivo di Siani. A suo avviso il napoletano che è raccontato in questi film è il reale napoletano o c’è qualcosa che poteva essere stata detta e non è stata detta? «Bella domanda questa.. diciamo che viene sempre rappresentata la parte buona del napoletano, che spesso è un po’ tradita dai soliti luoghi comuni che non aiutano. Io sono dispiaciuto di operazioni come Gomorra che creano dei problemi sia a noi napoletani che alla città. Uno che li vede pensa: “stann nguaiat!”. Per carità sono bravi, è raccontato bene, ma l’argomento è

sce. Io penso sia più meritevole di un attore un buon medico che riesce a salvare vite anche se nessuno lo ferma per una foto». Ci racconta qualche chicca del film? «si tratta del film Zoolander 2 diretto da Ben Stiller. Lui anche è entrato per caso in questo mondo. Lavorava in un ambito di Durante l’intervista contorno nella cinematofare cabaret. Li rimprovegrafia, gli è capitata l’occarai, dissi voi siete attori, sione ed ha saputo farsi state facendo una bella notare. Anche a me è capicarriera e loro dissero “ma tato, pensate al personagqua si guadagna qualcosa gio di Scapece non immain più”. Dopo due o tre anni ginavo che potesse avere Nando Mormone il produttanto successo». tore di Made in Sud mi propose di fare qualcosa con Un’altra domanda sul loro, io ne fui ben lieto cinema. È vero che sta anche perché ce sta ‘na girando un film con Gli cosa e sord. Il teatro è più Arteteca? duro e meno redditizio».

Sul set di Zoolander 2 con Ben Stiller

quello e non si esce dagli stereotipi». Rimaniamo nel cinema.. ha da poco finito di girare un film con Ben Stiller. È diventato internazionale… «Già avevo esperienze del genere perché avevo lavorato con Banderas in costa Brava, una bella persona molto semplice, è stata la mia prima esperienza internazionale. Poi ho lavorato con Bob Hoskins nel Pinocchio per la BBC facevo il carbonaio. Molti immaginano che ci si diverte, io lo prendo con serietà perché è un lavoro, certo ti dà certe soddisfazioni… la gente ti ricono-

«Sì. Gli Arteteca hanno cominciato a lavorare nella compagnia dove ero l’interprete principale, avevamo fatto questo racconto musicale su Enrico Caruso il grande tenore, scritto da me e diretto da Salvatore Ceruti, e facemmo oltre cento repliche e sia Enzo che Monica lavoravano in questo episodio ed erano bravi. Io non conoscevo il mondo del cabaret infatti a Siani l’ho conosciuto sul set di Benvenuti al Sud, perché io facevo solo teatro, musical, cantante negli istituti di cultura e ad un tratto seppi che i due ragazzi si erano messi a

A proposito di Made in sud ci sono tanti cabarettisti e anche comici, può essere considerato un laboratorio? «Nando Mormone di cui ho grande stima ha un laboratorio con tutti comici nuovi, sta curando questi nuovi ragazzi con Maria Bolignano che fa da guida a e si spera che loro facciano una trasmissione di riflesso a Made in Sud per poi essere presentati anche loro. Devo dire che sono veramente bravi, oggi conta l’immediatezza della battuta perché la gente un po’ si scoccia, un po’ non ha tempo. Noi a settembre non faremo Made in Sud lo faremo all’inizio dell’anno prossimo perché come suggeriva Nando possiamo studiare delle cose nuove e diverse per il pubblico». Per concludere secondo lei lo stato dell’arte a che punto è in Italia e in particolare al Sud? «Io sono per il teatro però

il personaggio

succede che il teatro è un luogo di pensiero ed è molto legato alla situazione della società in quel momento, se c’è una situazione di crisi anche economica, di poca serenità il teatro trova difficoltà anche perché costa, non è più finanziato, un biglietto non arriva mai a meno di venticinque euro. Continuerò certamente a farlo poiché amo il teatro di tradizione soprattutto dopo aver scoperto Viviani che è il sangue della cultura teatrale, mi hanno chiamato Ingrid e Lara Sansone per La Morte di Carnevale, spero di trovare il tempo per questa esperienza sia perché le stimo sia perché quando stiamo insieme al Sannazaro è come ricostruire la famiglia del vecchio teatro napoletano».

Al teatro con Nunzia Schiano


I

38

la lettura

settembre 2015

“Nuovo viaggio in Italia” Roberto Napoletano

l Premier Matteo Renzi nel corso dell’incontro con la comunità italiana a Tokyo ha esortato gli italiani a credere in se stessi, persuaso dall’idea che l’Italia possegga risorse e potenzialità, tanto da essere considerata un punto di riferimento nel mondo. Il Premier ha ribadito questo concetto anche riferendosi al Mezzogiorno: il Sud deve guardare al futuro con grinta, determinazione e voglia di fare. A credere nelle potenzialità del Sud è il Direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano che nel libro, appena uscito in libreria, “Nuovo Viaggio in Italia”, sottolinea come la ripresa dell’Italia possa arrivare

anche dal Mezzogiorno: “Sono certo che questa Italia bella, forte, con il suo capitale di talento e di creatività, ci sarà e, per tornare a esserci, dovrà ripartire proprio dal suo Sud”. In particolare attraversando il Mezzogiorno il Direttore del Sole 24 Ore racconta un luogo ricco di contraddizioni, in cui senza dubbio regnano spaesamento, confusione e disordine, ma è anche una terra popolata da artigiani e imprenditori che nel corso degli anni hanno portato alto il valore dell’italianità, in alcuni casi perfino esportandolo all’estero. Tanti i nomi che compaiono e tante anche le realtà positive come i Sassi di

G

Matera che hanno valso alla città il titolo di capitale europea della cultura. Un grande traguardo per una città e una Regione che fino a non molti anni fa appartenevano a un Sud minore, ma che oggi anche grazie alla comunità cittadina hanno saputo risollevarsi e farsi conoscere al mondo: “Un riscatto costruito con determinazione (…) perché il Mezzogiorno e il Nord del Paese possano ripartire insieme investendo sul capitale di risorse umane, imprenditoriali, artigianali, artistiche, che sono il tratto più profondo della nostra comunità”.

Edizioni Best Bur, pagine 376-Euro 11,00

“Italia 1915 in guerra contro Giolitti” Luigi Compagna iolittismo e antigiolittismo si fronteggiarono a lungo. Qualche riflesso della loro contrapposizione si riproporrà nel secondo dopoguerra: fra Croce e Parri alla Consulta; fra Valiani e Togliatti qualche anno dopo. Per qualche verso, la stessa decisione di partecipare nel 1915 alla Grande Guerra apparve un "piccolo" colpo di Stato, realizzato grazie al potere estero (non certo al potere neutro) della monarchia. In questa storia, con l'eccezione di Croce (il cui pensiero politico, come ebbe a documentare Galasso, risale soprattutto alla sua storiografia), l'atteggiamento del liberali-

smo italiano - da Salvemini a Einaudi, da Mosca a Gobetti, da Albertini a De Viti De Marco parve sempre ansioso di andare ben oltre Giolitti. Anche tale atteggiamento, talora non privo di pregiudizi, viene qui rievocato accanto alle assai più giolittiane memorie di Bacchelli e di von Bülow. Riferimento continuo la vicenda del "maggio radioso", quando i biglietti da visita dei parlamentari giolittiani furono di fatto una resa alla piazza e quando nazionalisti, interventisti democratici, conservatori salandrini, fuori del Parlamento videro riconoscersi prerogative ben più forti del loro peso, della loro storia, del loro stesso futuro. Da quando era nato, lo Stato nazionale era sempre riuscito a prevalere sull'antiparla-

mentarismo; allora proprio non fu così.

Edizioni Rubbettino, pagine 192 - €12


C

39

settembre 2015

I SICIlIANI, I MERIDIONAlI E SAlVINI: lA tEStIMONIANZA DI ENZO MAIORANA* presiome dente dell'associazione Noi Meridionali ho sempre pensato che una federazione tra movimenti che difendono il Sud e la Lega Nord, nonostante le offese ricevute, possa essere utile ma SOLO con un rapporto paritario. Tanto ne siamo convinti da averla realizzata circa 14 anni fa nella imminenza delle elezioni europee. Non avendo il tempo di raccogliere le firme su tutto il territorio nazionale accettammo la proposta del sen. Calderoli, allora responsabile della Lega (Bossi stava male), la quale prevedeva che noi avremmo presentato nostri candidati nel meridione e nelle isole (Sicilia e Sardegna) sotto il simbolo della Lega Nord, mentre -di contro- i leghisti si sarebbero impegnati nella comunicazione a chiarire la nostra posizione di meridionalisti. Inoltre si erano impegnati a farci entrare nel Governo Berlusconi con un sottosegretario allo sviluppo del Mezzogiorno che avremmo scelto tra noi. La Lega -nonostante l'impegno- non fece alcun chiarimento, e comunque, pur con le enormi difficoltà del simbolo "padano", riuscimmo ad avere circa 60000 preferenze dai soli nostri amici, ma i nostri voti sono riusciti solo a far eleggere un eurodeputato in più al Nord. Quanto al sottosegretario per lo sviluppo del Mezzogiorno, non se ne seppe più nulla. Questo è potuto succedere perché noi meridionali non avevamo né una forza contrattuale, né quella

Dispacci al capobanda

ribellati sarebbero stati allontanati dallo stesso Salvini: mai avrebbero rischiato la loro speranza di essere rieletti. Dunque, l'unica via per i meridionali è quella di dar vita ad un proprio progetto politico meridionalista che possa anche dialogare con la Lega ma in autonomia e con una propria forza contrattuale in grado di imporre il rispetto dei propri Diritti e della propria Dignità, in modo che mai più possa verificarsi che una leghista (Donatella Galli) in occasione delle ultime amministrative nel Nord abbia realizzato un volantino con la scritta "I MERIDIONALI SONO PER ME COME GLI EBREI PER HITLER E VANNO MESSI NEI FORNI CREMATORI". E senza ricevere alcuna reprimenda, non solo dal "meridionalista" Salvini ma, cosa ancora più grave, dai responsabili delle regioni del Sud del progetto salviniano. *(Pres. "Noi Meridionali")

mediatica di denunciare i fatti. La Lega Nord continuò ad inveire contro i meridionali al punto da arrivare, con il Salvini allora parlamentare, a mettere in rete un video dove, insieme ad altri leghisti, cantando si invitavano "...anche i cani a scappare perché stavano arrivando i meridionali...", puzzolenti perché non si lavavano. Oggi i siciliani ed i meridionali con l'adesione ai circoli "Noi con Salvini" stanno correndo gli stessi rischi. Alle prossime elezioni nazionali daranno i loro voti a Salvini ed alla Lega Nord senza partecipare al programma elettorale che dovrebbe prevedere dei punti a favore della Sicilia e, più in generale, di tutto il Meridione. Di fatto in occasione dell'ultimo convegno nazionale della Lega giganteggiava uno striscione "IL NORD PRIMA DI TUTTO", seppure Salvini ben sapesse che stavano pardirettore Per scrivere al tecipando anche i siciliani stro Sud sui fatti del no ail ed i meridionali in rappreinviare una m e. sentanza dei loro circoli: nt com a info@ilbriga nessun rispetto per la nostra sensibilità nonostante chieda i nostri voti!!! Questo perché non ha Caro presidente, alcun interesse a difende- innanzitutto la ringrazio re anche i meridionali in per questa testimonianza quanto ne avrebbe di certo che, se da una parte racun dissenso tra i suoi elet- conta uno dei tentativi di tori del Nord. Gli unici a cui dialogo cercati da movimenti meridionalisti in quetiene. sti anni con il partito per Avrebbero dovuto reagire i l’indipendenza della Padaresponsabili delle regioni nia, dall’altra cancella in un del Sud che, al contrario, sol colpo la facciata cultuse ne sono guardati bene essendo stati scelti da Sal- rale e identitaria che la vini tra i parlamentari meri- Lega-Nord vorrebbe darsi dionali che storicamente per accreditare ufficialhanno pensato solo al pro- mente un proprio ruolo da prio vantaggio personale e referente di un discorso mai al nostro. Se si fossero autonomista e federalista, sia su basi storiche che

politiche. Ne viene fuori la vera faccia di un partito che, propagandatosi alla nascita sotto la bandiera del federalismo da perseguire a tutti i costi, si è accontentato di una confusionaria modifica del Titolo Quinto della seconda parte della Costituzione, concessa dai Governi ProdiD’Alema-Amato, sia per far cadere il Governo Berlusconi di allora, sia per guadagnare un consenso elettorale al Nord, in quel momento in caduta libera. Lasciando da parte l’ipocrita confusione leghista tra federalismo e secessione, di certo rimase il tradimento dell’idea stessa del federalismo, sacrosanta alleanza tra popoli diversi da attuarsi nel rispetto delle singole identità, col risultato di una riforma che, mettendo sullo stesso piano Regioni, Comuni, Municipalità e Stato Centrale, ha generato anarchia e caos istituzionale al posto dello snellimento della burocrazia (e dei costi) promessi. Il discorso andrebbe opportunamente approfondito, e la brevità di una risposta dovuta ad un dispaccio potrebbe creare altrettanta confusione, seppure non istituzionale. Resta aperto un inquietante interrogativo: se la Lega-Nord (appunto) difende gli interessi del proprio territorio ed elettorato con le unghie e con i denti, senza alcun rispetto per le istanze dei meridionali, è più colpevole la rappresentanza politica dell’inesistente Padania o quei sudditi delle Due Sicilie, ancora una volta convinti di essere i più furbi e non doverne pagare il conto?


Q U A N T E FA L S I TÀ S U L PA S S AT O DEL BRIGANTE

la Storia

40

settembre 2015

CROCCO!

L

EttORE D’AlESSANDRO

a sanguinaria storia del brigantaggio nelle Province Meridionali negli anni postunitari continua ad essere ricordata dalla storiografia accademica per la drammatica piaga sociale di un popolo che essa rappresentò nel neonato regno d’Italia. Il fenomeno insurrezionale passò, quindi, come nefasta eredità di miseria e malvivenza della decaduta corona borbonica, fattasi poi sostenitrice in esilio di tali bande combattenti contro il tricolore. La propaganda culturale italiana provvide poi a creare l’immagine stereotipata del crudele brigante assassino, avido solo di ricchezze e delitti, per l’opinione pubblica nazionale ed internazionale.

Il processo odierno di rivisitazione culturale su tale fenomeno sociale di rivolta popolare contro gli organi istituzionali piemontesi nelle province meridionali, ha rotto però quel secolare muro di omertà sul reale e veritiero caso politico del brigantaggio. Si sono, pertanto, finalmente aperti taluni archivi giudiziari (il cui accesso agli studiosi della materia è stato negato per oltre un secolo) portando a conoscenza dell’opinione pubblica diverse verità celate circa taluni “fatti violenti” scoppiati in

epoca post-unitaria.

NUOVO SCENARIO SOCIOPOLITICO DEL MEZZOGIORNO

Da tali ricerche è emerso uno scenario socio-politico del Mezzogiorno di fine ottocento, spesso inedito ed alquanto diverso da quello descritto dalle cronache ufficiali del tempo (libri,giornali) o dalle varie commissioni parlamentari costituite per affrontare tale problematica. Un caso di cronaca “deviata” è la cronistoria fatta dallo studioso Cardinali riguardante le vicende della reazione borbonica, tra le quali si accenna al brigante Crocco, frequentatore del palazzo del Quirinale, allorquando la corte di re Francesco II di Borbone si ritirò in Roma dopo la caduta di Gaeta. L’opera del suddetto scrittore, “I briganti e la corte pontificia” del 1862, delineò un quadro losco e tenebroso circa l’impresa di guerriglia attuata dal ribelle Carmine Donatelli di Rionero, detto Crocco.

Sulle origini di costui, l’autore scrisse che proveniva da quelle fila di “individui interessati, infingardi e demoralizzati…che dopo essersi occultati per vario tempo nell’ombra delle foreste col pugnale dell’assassino insidiando la vita dÈ passeggeri, preferirono le insegne sanguinarie dÈ

Crocco

nemici d’Italia al vessillo glorioso di Savoja”. Tale umile pastore di capre, poi avventato “bandito” servì però inizialmente alla causa rivoluzionaria garibaldina. Difatti, costui con “coraggio personale” combatté le guarnigioni regie nel suo circondario con l’illusione di un cambiamento radicale del sistema sociale, tanto decantato dai profeti liberali della libertà promessa dal Regno d’Italia. L’amara delusione del Donatelli per un “perdono” mancato -o a detta del Cardinali- per semplici “favori” (forse la semplice richiesta di un’opportunità di sopravvivenza) lo indussero ad avvicinarsi ai “partigiani del cessato governo borbonico”. La banda Crocco prese d’assalto il paese di Ripacandida, occupando la caserma della guardia nazionale e saccheggiando “le case dÈ ricchi”.

Crocco si unì, poi, ad altro ribelle, Saccomanno, per muoversi alla presa di Venosa, località occupata

senza eccessiva resistenza della guardia locale. Il Cardinali, quale cronista filo-unitario evidenziò allora gli orrori e nefandezze compiute da questi “banditi” nelle loro scorrerie, sostenendo la diffusione di quell’immagine-etichetta di veri personaggi sanguinari e violenti, bramosi solo di ricchezze e rapine, senza fare un minimo accenno alle ragioni del reale malcontento. Il clamore dei successi di tali partigiani legittimisti avverso le truppe italiane, generò spontanee rivolte antigovernative


41

settembre 2015

in altri paesi lucani, quale Avigliano, Caraguso, Ruoti, Rapalla che ritennero “minor male…qualche prete o reazionario che levas-

non si limitarono, tra l’altro, ai citati scontri in borghi piccoli e mal difesi, bensì puntarono anche su città più importanti, come Melfi.

se la bandiera della sedizione”. Crocco, accolto trionfalmente quale generale di S.M. re Francesco II, passò per Lavello, dove una sommossa fu capeggiata dall’arciprete don Ferdinando Maurizio, eletto poi cappellano dell’armata. Queste azioni “brigantesche”, a detta del Cardinali ed altri storici risorgimentali, non furono mai ritenute forme di guerriglia di liberazione da quelle autorità piemontesi, considerate invece forze militari straniere occupanti. Crocco ed i suoi soldati

Ivi, un comitato reazionario, collegato a Roma e a Napoli, formato anche da taluni individui “di non umile famiglia”, anticipò l’arrivo di detti briganti, assaltando “gli archivi municipali e giudiziari”, aprendo le prigioni.

Il Cardinali descrisse con parole calunniose la rivolta di questo “basso popolo” che “al consueto grido di viva Francesco II” si scagliò con “ferocia ed ingordigia…con tanti furti e ruberie” sui rappresentanti del regno d’Italia. Tale cit-

www.ilBrigante.it

Dacci oggi il nostro Sud... quotidiano ON LINE

la Storia tadinanza insorta, con a capo Aquilecchia e Colabella, accolse con acclamazione ed onori “sua Eccellenza il generale Crocco” ed i suoi uomini, legittimi combattenti di quelle terre usurpate. Ma, nonostante questo sentito parteggiare dei cittadini locali (forse con maggiore impeto rispetto all’arrivo del Garibaldi), lo storico intese evidenziare la cupidigia e bramosia del suddetto brigante, preso solo a “cumulare danaro” e trasportare seco “vari muli carichi d’oro e di oggetti di valore”. La cronaca della rivolta si concluse con l’intervento dell’esercito italiano, che sopraggiunse in grandi forze per debellare la banda di banditi, ritiratasi nel frattempo in Monteverde e Carbonara, ove trovò sostegno dalla locale guardia nazionale.

“Se io ammetto una organizzazione, non sarò più nulla; mentre restando in questi boschi sono onnipotente, nessuno li conosce meglio di me...” È da annotare, inoltre, la scandalosa considerazio-

ne dello stesso autore circa la “terribile giustizia” adempiuta dall’esercito sabaudo sugli inermi cittadini di Pontelandolfo e Casalduni, paesi rei di aver “stretto causa comune” con i briganti. “I due villaggi furono inesorabilmente condannati alle fiamme” e donne, bambini ed anziani furono trucidati dalle “mille spade dei valorosi commilitoni”. Questa reazione di “briganti” e di “borbonici” fu per anni (sia durante il Regno d’Italia che con la Repubblica) ritenuta eccessiva manifestazione di un disagio,frutto di quell’ignoranza oscurantista attribuita alle popolazioni dell’ex Regno delle Due Sicilie sin dall’epoca della propaganda giacobina (con massima espressione nell’opera del Gladstone). Tali combattenti per l’autonomia delle terre meridionali e l’indipendenza dal centralismo piemontese furono i precursori, ancora oggi dimenticati dalla recente storiografia, delle odierne rivendicazioni federaliste di taluni partiti dell’Italia settentrionale.


l’Agenda

42

settembre 2015

Appuntamenti del meridionalista

FESTIVAL DEL GELATO MEDITERRANEO Sapri – 25-26-27 Settembre Nella splendida cornice del Golfo di Policastro avrà luogo il primo Festival del Gelato Mediterraneo, organizzato da Cicas Sapri e dal Consorzio Gruppo Eventi da un’idea dello chef glacier Enzo Crivella, già vincitore del premio “Gelatiere dell’anno 2013”. La kermesse vuole essere l’appuntamento di settore di riferimento del Centro-Sud Italia e, oltre a degustare i gelati preparati dagli ospiti e dalle gelaterie artigianali di Sapri, si potrà prendere parte a laboratori del gusto dedicati alle scuole e ai seminari aperti a tutti gli operatori del settore. Non mancheranno esposizioni di aziende produttrici di attrezzature per la realizzazione del gelato. MATERA BALLOON FESTIVAL Festival internazionale delle mongolfiere – dall’8 all’11 Ottobre Dopo il successo della prima edizione, ritorna il Matera Balloon Festival, pronto a spiccare il volo nel cielo limpido di Basilicata. Gli occhi voleranno toccando con mano la bellezza verticale di uno scenario spesso incontaminato, a volte rude, ma sicuramente sorprendente nei particolari. L’obiettivo del festival internazionale di mongolfiere della città dei sassi, patrimonio mondiale dell’UNESCO e, dal 17 ottobre 2014, capitale europea della cultura 2019, è sviluppare il turismo di questa meravigliosa terra attraverso un mezzo diverso, divertente e capace di grandi slanci… per aria.

OTTOBRATA ZAFFERANESE Catania- fino al 25 Ottobre L’ottobrata zafferanese è un importante evento fieristico-culturale che si svolge tutte le domeniche del mese di ottobre nel centro storico di Zafferana Etnea. Indiscussi protagonisti di ciascuna domenica sono i prodotti tipici della terra e i loro derivati: l’uva, il vino, la mostarda, il miele, le mele, la frutta di stagione, i funghi porcini dell’Etna e le altre varietà, l’olio, le olive e le conserve sott’olio. Il visitatore, lungo il percorso del centro storico, può anche prendere parte ad eventi culturali molti importanti come convegni e dibattiti sui temi inerenti alla tutela e al riconoscimento delle qualità dei prodotti locali, proiezioni dei documentari sull’Etna e sul suo territorio, escursioni alla scoperta di luoghi affascinanti, esibizioni di gruppi musicali e di ballo, mostre fotografiche e tanto altro.

NAPOLI FILM FESTIVAL XVII Napoli dal 28 Settembre al 4 Ottobre Mariano Rigillo, per la prima volta in una web series, Felice Imparato, Marina Confalone, Nunzia Schiano, Ernesto Mahieux, sono tra i protagonisti dei 34 cortometraggi che si contenderanno il Vesuvio Award per il progetto "SchermoNapoli" al Metropolitan nell'ambito della 17ª edizione del Napoli Film Festival. Le opere selezionate sono complessivamente oltre 70, nelle varie categorie. I mille volti della città saranno raccontati, infatti, anche dai 20 documentari che ci faranno conoscere aspetti e storie inedite (PAN Palazzo delle Arti Napoli), tra questi anche opere prime di alcuni degli studenti del centro di formazione FILMaP. Mentre 17, come le edizioni del festival, sono i prodotti audiovisivi realizzati dalle scuole di ogni ordine e grado della Campania su vari aspetti del mondo giovanile che saranno presentati all’Institut Français Napoli. FORUM DELL’EUROPA DEI POPOLI Villa Porro Pirelli (Varese) – 18-20 Settembre 2015 #APL 2015 . Semi di indipendenza per una nuova Europa. Organizzato con il supporto finanziario del Parlamento Europeo (EP)




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.