The Shape of Basic - Alice Giachi

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THE SHAPE OF BASIC

BASIC DESIGN 1+2 A.A 2020/2021

Alunna: Alice Giachi Docenti: Francesco Fumelli Elisa Del Lungo


COS’È IL BASIC DESIGN?

Il Basic Design è una disciplina che coinvolge due momenti cardine della propedeutica estetico –formale del design. Il primo è riferibile al passaggio dall’educazione del gusto del designer basato esclusivamente sull’apprendimento delle tecniche del disegno artistico (copia dai modelli del passato e dai calchi) di tradizione accademica a quello dello studio dei principi morfostrutturali dell’ornamento; il secondo, invece, è legato all’introduzione della Formlehre (insegnamento della forma) e della Gestaltungslehre (insegnamento della configurazione) sia pratica che teorica,si parla infatti per la prima volta di basic design in termini didattici nelle scuole tedesche di Ulm, Hochschule für Gestaltung e la Bauhaus di Weimar.

Se vi chiedono «che cosa fa un designer?» potete rispondere con sicurezza: «attribuisce una forma, una configurazione, agli oggetti del mondo che ci circonda». La cosa per cui ci pagano è la qualità che noi attribuiamo a questa forma. Giovanni Anceschi


INDICE 01. p.8

02. p.14

03. p.22

LA RIVISTA

04.

DALL’ELICA ALLA VESPA

05.

SCHEDE LEZIONE

06.

p.37

p.48

p.58

TANGRAM

IKEA

LOGHI SMO

07. p.98

08.

IMMAGINE COORDINATA

10. p.128

LAMASCHERINA CHE VORREI

11.

p.110

p.154

09.

12.

p.116

LA PERCEZIONE

p.168

KIRIGAMI

PANCA IN LEGNO

ERRORI DI PROGETTAZIONESMO


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LA RIVISTA

FONT Per i capitoli il testo è “ Futura Condensed Medium ” con corpo 65 pt. e interlinea 72 pt. mentre per i numeri 110 pt. Per i titoli il font utilizzato è “ Futura Condensed Medium ” con corpo 16 pt. I titoli introduttivi in un testo sono “ Helvetica Light ” con corpo 26 pt. e interlinea 30 pt. oppure corpo 44 pt. Il font utilizzato per le colonne di testo è “ Helvetica Light ” con corpo 10 pt. e interlinea 13 pt.

La rivista si sviluppa in 12 capitoli contenenti le esercitazioni di basic 1 e 2. Ognuno ha un suo colore e un illustrazione che riprende l’argomento trattato nel capitolo. In questa rivista ho cercato di riflettere la mia personalità, da un lato la vivacità e la voglia di sperimentare nuove idee simboleggiato dai molteplici colori utilizzati e dall’altra le illustrazioni in bianco e nero che riflettono il mio lato più riflessivo e solitario. Ho anche riportato i miei gusti personali e interessi, non a caso sono presenti dei piccoli approfondimenti sulla moda.

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LA RIVISTA

NUMERI CAPITOLI TITOLI CAPITOLI TITOLI TITOLI corpo di testo

Nelle copertine di inizio capitolo in basso a destra sono inseriti degli elementi grafici realizzati da Rokas Aleliunas. Mentre all’interno sempre nello stesso punto ho messo 4 quadratini colorati che riprendono i colori principali della pagina, l’ultimo di essi è sempre nero, dato che vi è inserito il numero della pagina, il primo è dello stesso colore della copertina di inzio capitolo. #e7edbe #cfe4bd #a5d3b5 #000000

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LA RIVISTA

La gabbia è una struttura invisibile, composta da linee verticali ed orizzontali, utili per capire come posizionare i vari blocchi di testo e le immagini su di una pagina. In altre parole, parliamo di una sorta di rettangoli che vengono disposti su un foglio in bozza, allo scopo di riuscire a delineare in modo semplice l’impaginazione di un prodotto. Ogni testo deve essere racchiuso in una gabbia, quest’ultima deve essere equilibrata con gli altri testi ed eventuali immagini della pagina.

GRIGLIA I margini scelti per l’impaginazione sono di 12,7 mm, mentre la griglia utilizzzata per la maggior parte dell’impaginato è composta da tre colonne con uno spazio di 8 mm. Ho deciso di strutturare la rivista in questo modo perchè mi ricorda le riviste di moda che solitamente leggo,il testo in tre colonne a volte frammentato da foto, infatti mi risulta più scorrevole e leggibile.

In ogni pagina in alto a sinistra è presente il titolo dell’argomento trattato mentre nella parte destra il corso ( basic 1 o 2). FORMATO La rivista è stata progettata in un formato A4 verticale ( 210x297)

210 mm

297 mm

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LA RIVISTA

LA COPERTINA Nella copertina ho cercato di riassumere quello che poi si sviluppa all’interno della rivista, riproponendo gli elementi grafici e i colori. Per il titolo ho preso ispirazione dal film “The shape of water” cambiandolo in “The shape of basic” (tradotto la forma del basic ) con il font Helvetica Light tutto maiuscolo, con corpo 52 pt. Le prime tre versioni riprendono quei piccoli quadrati che si trovano in fondo a destra di ogni pagina, colorati con i colori delle pagine di inzio capitolo, nella quale sono inseriti alcuni di quegli elementi grafici che sono proposti in tutta la rivista. La prima ha solo quattro colori mentre le altre due sei, una con lo sfondo bianco e una in nero. L’ultima proposta invece è più neutrale, oltre al bianco e il nero, l’unico colore è il beige,questa non ci introduce ad una rivista colorata, come fanno le altre, ma consente di svelare di volta in volta i molteplici colori usati.

COPERTINA DEFINITIVA La copertina che ho scelto è la seconda proposta perchè meglio anticipa lo stile dell’impaginato , è semplice e allo stesso tempo colorata e con elementi grafici. Il font del titolo è “ Futura Condensed Medium ” con corpo 79 pt. Le scritte in basso in “ Helvetica Light ” con corpo 13 pt.

#c8b8fc #e7edbe #f6b8d1 #c3e0fc #ffffc0 #d4b693

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DALL’ELICA ALLA VESPA

VE

SP A

Corradino D’Ascanio Dall’elica alla vespa

In questa esericitazione ci è stato richiesto di fare un impaginato su formato A4 su Corradino D’Ascanio. Con 2 pagine di contenuti, la copertina e il retro, utilizzando un testo e delle immagini fornite dal docente da usare obbligatoriamente,con la possibilità di allegare nuovi materiali.

Francesco Fumelli


Corradino D’Ascanio

Il Paperino

Dall’elica alla Vespa

L’ing. Corradino D’Ascanio è noto come l’inventore della Vespa, lo scooter per antonomasia, nato nel 1946 dalla riconversione alla produzione civile della Piaggio, dopo la parentesi della guerra. Non è altrettanto noto che D’Ascanio, 16 anni prima (1930) riuscì per la prima volta al mondo a far volare un elicottero. Ed esiste un legame forte tra l’elicottero e la Vespa, o meglio tra il D’Ascanio progettista aeronautico e la filosofia della Vespa come mezzo di motorizzazione di un paese che si risollevava dopo una pesante guerra. D’Ascanio, dopo una carriera brillante nel settore aeronautico, in Italia e negli USA arriva a concretizzare nel 1930 il primo elicottero capace di volare davvero, ben quattro secoli dopo le irrealizzate e disegnate intuizioni di Leonardo Da Vinci. La prima commessa viene dal Ministero dell’Aeronautica, ma il Ministero stesso non vede ancora in quel veicolo ancora così apparentemente fragile una macchina adatta all’uso militare e i finanziamenti sono dirottati altrove. Il rapporto di D’Ascanio con Piaggio deriva proprio dalla sua seguente collaborazione con la Piaggio di Pontedera

Oggetto della collaborazione la progettazione di un’elica per aeroplani, che si dimostrerà talmente efficace da essere diffusa ed acquistata da tantissime fabbriche di aerei in tutto il mondo.” E sempre per Piaggio - nel 1939 - D’Ascanio insiste nel realizzare un prototipo del primo elicottero “moderno molto più maturo dei suoi precedenti e già simile a quelli attuali. Durante un bombardamento nel 1943 (in piena seconda guerra mondiale) questa macchina verrà parzialmente distrutta e solo nel 1949 - a guerra terminata - D’Ascanio potrà ricostruirla e migliorarla, arrivando al prototipo finale del PD3. Macchina che si alzò in volo nel 1950 e dimostrò ottime doti di guidabilite stabilità. Da notare che il tutto avveniva ancora nel pieno disinteresse all’elicottero da parte dell’Aeronautica Militare assai poco lungimirante, se si pensa al ruolo bellico fondamentale che tale veicolo assumerà solo pochi anni dopo (si pensi agli Apache nella guerra del Vietnam). Piaggio cesserà di li a poco ogni studio su questo tipo di velivolo,nonostante l’evoluzione netta ottenuta da D’Ascanio con il successivo PD4. Piaggio chiude quindi la sua avventura con l’elicottero per la mancanza di finanziamenti, curioso notare come tale veicolo farà invece - a partire dal 1952 -la fortuna della Augusta, altra azienda Italiana, che ne aveva visto e compreso le potenzialità. Finita la seconda guerra mondiale

PD3

D’Ascanio esamina il Paperino ma subito lo scarta, lo ritiene troppo motociclistico e in ogni caso rifiuta un progetto non da lui impostato. Per suo carattere è abituato a gestire un progetto da zero a disegnare e costruire le singole parti direttamente. Ma il Paperino è inadatto anche come concetto, Corradino

D’Ascanio vuole un veicolo più comodo, con una maggiore protezione protezione e che possa essere guidato senza sporcarsi i vestiti in ogni condizione meteo, dove si possa sedere con una posizione più automobilistica e dove sia agevole cambiare la ruota bucata se sia necessario farlo, anche grazie alla presenza della ruota di scorta (un concetto prettamente automobilistico). Per realizzare la Vespa quindi riparte da zero, e affianca soluzioni tecnologiche di derivazione aeronautica (a lui note) come il telaio monotubo per la ruota anteriore a sostituire la forcella. Il telaio della vespa è un

telaio di origine automobilistica, autoportante, leggero ma robusto e protettivo. Insomma il D’Ascanio ingegnere aeronautico affronta il tema scooter partendo da presupposti molto diversi dai concetti motociclistici. La prima Vespa prende forma nel 1945 e nel 1946 cominciano ad uscire gli esemplari di produzione dai nuovi stabilimenti Piaggio, appena ricostruiti.

blema della struttura e la tipologia della forma. La “morfologia” della Vespa è la sua struttura principale, una fusione tra funzione ed espressività raramente cosi’ presenti e integrate in un prodotto industriale. Un anno dopo la prima Vespa, esce la prima versione del motofurgone Ape, che usava all’anteriore la struttura della Vespa cui veniva aggiunto un cassone multifunzionale al posteriore. Nel 1949 la Vespa giunge alla seconda serie e nel 1953 le Vespa prodotte saranno 600.000. La Vespa si è sempre saputa rinnovare, anche a dispetto del suo restare sempre simile a se stessa, anche grazie a sapienti operazioni di marketing, campagne promozionali e pubblicitarie anche molto famose

ed importanti di cui il Museo Piaggio conserva memoria nei poster, altrimenti speciali,ed altro materiale di promozione che costituisce una testimonianza dell’efficacia della buona comunicazione d’impresa. La Vespa insomma, deve molto all’elicottero ed è più simile ad una automobile che ad un motociclo di quanto si potrebbe pensare.

La prima Vespa del 1946

PD4 la Piaggio, oltre al problema di ricostruire gli stabilimenti bombardati, deve riconvertire la produzione in ambito civile dopo la produzione bellica. Enrico Piaggio conferisce nel 1945 a D’Ascanio, il compito di studiare un veicolo capace di rendere possibile ed economico il trasporto privato individuale. Il tema progettuale posto a D’Ascanio riguarda un veicolo a due ruote, poco costoso da produrre e facile da guidare. Enrico Piaggio mostra a D’Ascanio il Paperino, veicolo che Piaggio aveva già assemblato negli stabilimenti di Biella , proprio per cercare di realizzare uno “scooter” per uso generale.

A livello di design la Vespa non si mostrava aggressiva, la sua rotondità anzi la faceva percepire come veicolo rassicurante ed affidabile, adatto a percorsi sia stradali che sconnessi, non in difficoltà nelle dissestate strade di un paese appena uscito da un conflitto. Il rifiuto di D’Ascanio di partire da un mezzo precedente (il Paperino) gli ha permesso un approccio razionale e sintetico, centrato sugli elmenti del problema. La Vespa è un prodotto di design concepito da una mente pragmatica, abituata a risolvere problemi di strutture leggere ed affidabili (come nei progetti aeronautici) ma capace anche di immedesimarsi senza preconcetti nel pubblico per interpretarne le esigenze e richieste di una motorizzazione semplice e diffusa, molto diverse dai concetti della “motocicletta” un veicolo complesso, difficile da guidare e costoso da manutenere, più “sportivo” e meno “turistico”. E Vespa è invece un veicolo strutturalmente semplice, facile da produrre e da manutenere, facilissimo da guidare. La sintesi perfetta del progetto Vespa è nella scocca portante, che risolveva al tempo stesso il pro-

Vespa 125 del 1953

Vespa 125 Primavera del 1967


IMPAGINATO DALL’ELICA ALLA VESPA

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Festeggiamenti in occasione della milionesima Vespa della Piaggio, Pontedera (PI) 28 aprile 1956.

Alice Giachi

2 3 V 3 S P 4 0 4 1 9 4 6

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IMPAGINATO DALL’ELICA ALLA VESPA

Dato che le immagini all’interno sono colorate, nella copertina e nel retro ho scelto due immagini in bianco e nero, che risaltano grazie ai cerchi colorati. Per il fronte ho scelto un’immagine tratta dal film Vacanze romane (Roman Holiday) è un film del 1953 diretto da William Wyler, interpretato da Gregory Peck e Audrey Hepburn.

FONT Il font utilizzato per le colonne di testo è “ Minion Pro Regular ” con corpo 11 pt. e l’interlinea 13,2 pt. Mentre per il titolo principale il corpo è di 24 pt. per le didascalie 18 pt. Il font in copertina è scritto con lettere maiuscole “ Minion Pro Regular ” con corpo 92 pt.

TITOLO COPERTINA Titoli

L’immagne ritrae i due protagonisti a bordo di una vespa in una strada trafficata di Roma. Questa Vespa 125 è un modello del 1952 (la V30T), ed è detta anche “Farobasso”, a causa del fanale posto sul parafango anteriore anziché sullo sterzo.

corpo di testo

FORMATO Il formato utilizzato è un A4 verticale (210 x 297)

In tutto l’impaginato son ripetuti cerchi di varie dimensioni a ricordare la rotondità delle ruote. I cerchi sono di colore rosso, opacizzati nella copertina e nel retro sono opacizzati al 42% , nell’interno al 20%, i colore dominante è quindi il rosa antico. Invece di usare direttamente il colore ottenuto ho deciso di agire in questo modo perchè sovrapponendo i vari cerchi si ottengono altri colori lo stesso ponendoli sopra le foto.

Festeggiamenti in occasione della milionesima Vespa della Piaggio, Pontedera (PI) 28 aprile 1956.

La foto nel retro invece riprende l’interno, raffigurante Corradino D’Ascanio nel 1956 che festeggia il milionesimo esemplare della Vespa

Alice Giachi

Ho anche inserito un codice a barre come a simulsre una rivista vera e propria, su cui è scritta la nascita della Vespa (23 aprile 1946).

#cd1719

2 3 V 3 S P 4 0 4 1 9 4 6

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03 IL

FUTURISMO

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FUTURISMO

Agli inizi del 1900 si impose in italia un movimento artistico d’avanguardia chiamato Futurismo, il suo scopo era quello di distruggere le basi dell’arte tradizionale ed esaltare alcuni aspetti della società contemporanea, in particolare il progresso, la velocità e la forza. Movimento che ebbe come fondatore Filippo Marinetti che nel 1909 in Francia pubblica su Le Figaro il manifesto di fondazione Futurista. Il manifesto esprime un programma teorico, una posizione ideologica che spesso precede la pratica, ma la prima regola applicata dai futuristi sarà l’abolizione, nell’immagine, della prospettiva tradizionale, per un moltiplicarsi di punti di vista che esprimano, con intensa emozionalità, il suo dinamico interagire con lo spazio circostante. All’inizio del ‘900, tutto il mondo dell’arte e della cultura è in evoluzione, spinto dai cambiamenti politici, per le guerre e per la veloce trasformazione della società.

Nel 1910 a Milano un gruppo di giovani artisti si lascia entusiasmare dalle proposte di marinetti e decidono di aderire al movimento firmando il “manifesto dei pittori futuristi” e il “manifesto tecnico della pittura futurista”. Tra gli aderenti troviamo Boccioni, Carlo Carrà (1881-1966), Luigi Russolo (18851947), Giacomo Balla (1871-1958) Gino Severini, Antonio Sant’Elia (1888-1916).

L’ idea futurista venne applicata anche a tanti aspetti della vita quotidiana, nel design, nella moda, nelle pubblicità fino ad arrivare alla cucina e ai giocattoli.

I loro scopi sono quelli di ispirarsi alla vita moderna, al progresso, alla scienza, ribellandosi ai riferimenti del passato e della bellezza tradizionale. Tutto ciò che riguardava il mondo della tecnologia e della meccanica non era mai stato preso in considerazione dall’arte eprchè considerate prive di elementi estetici. Soggetti urbani, le città caratterizzata da una violenza e velocità accentuata portano i futuristi a concentrarsi sulla rappresentazione del tempo e dello spazio.

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FUTURISMO

GIACOMO BALLA “ Il design italiano è nato con Giacomo Balla, il primo a dare un carattere di autonomia culturale all’oggetto rispetto all’architettura. Movimenti come l’inglese Arts & Crafts o il tedesco Buhaus, con i loro rigidi codici geometrici, perseguono l’idea dell’oggetto coordinato con l’arredamento, mentre grazie a Balla si impone un’intuizione rimasta fondamentale nella tradizione italia: quella del prototipo, del pezzo unico e autonomo”. Balla disegnò arazzi e plafoniere, paralumi e cassapanche, cravatte, borse, mobili da negozio, armadi, giocattoli. Sempre con uno stile dinamico, rifiutando forme statiche e in qualche modo anche tristi, grigie.

MODA

Per Balla (1871-1958) il mondo era teatro. E gli spazi del vivere e dell’ abitare una scenografia da cambiare all’ occorrenza. Una volta, per ospitare l’ amico Filippo Tommaso Marinetti, trasformò completamente casa, incunabolo del design italiano, per il quale creò «paraventi, arredi smontabili, armadi letterari e una camera per bambini dove i mobili erano personaggi delle novelle In collaborazione con gli eredi di Giacomo Balla, Cassina riporta in vita, un paravento dai toni vivaci per dividere e completare le diverse aree della casa con una forte impronta artistica.La trama riportata lungo i tre pannelli in legno tamburato è infatti un disegno originale ideato da Giacomo Balla nel 1917.

“L’umanità si vestì sempre di quiete, di paura, di cautela o d’indecisione, portò sempre il lutto, o il piviale, o il mantello. Il corpo dell’uomo fu sempre diminuito da sfumature e da tinte neutre, imprigionato da panneggiamenti. […] Noi futuristi vogliamo liberare la nostra razza da ogni neutralità, dall’indecisione paurosa e quietista, dal pessimismo. Noi vogliamo colorare l’Italia di audacia e di rischio futurista, dare finalmente agl’italiani degli abiti bellicosi e giocondi” Nel 1915 Giacomo Balla e Fortunato Depero lanciano il manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo” che propone un rinnovamento della vita di tutti i giorni attraverso l’arte. L’ideazione di questi fiori, la cui prima intuizione risale all’osservazione da parte di Balla di un giardino primaverile mosso dal vento, hanno forme non esistenti in natura, sono dipinti con colori squillanti e vivaci e sono pensati dall’artista come miglioramento della “decadente” flora naturale Come i veri fiori hanno la funzione di arredare, colorare, profumare un ambiente. L’artista arriva alla creazione di queste opere attraverso un processo di stilizzazione formale. Agli odori dei fiori vengono associati forme e colori che li traducono visivamente. I fiori possono essere quindi triangolari, conici oppure sferici.

Con queste parole, l’11 settembre 1914 Giacomo Balla propone Il Vestito Antineutrale contro la vecchia moda borghese, noiosa, malinconica, decadente.

Balla cambia il proprio guardaroba e, spinto anche da ragioni economiche, si diletta a produrre oggetti e tessuti fatti da sé in casa, grazie anche al sostegno della moglie Elisa. In nome della praticità e della semplicità, a partire dal 1904 si dedica alla ricerca di una propria personale immagine di vestito per distinguersi dai raffinati borghesi dell’ambiente milanese. In un primo momento dunque, la moda futurista riguarda principalmente la sfera maschile. Dopo i primi progetti di abiti a quadretti e in tinta unita. Nella seconda parte, invece, Balla chiarisce che i nuovi abiti futuristi dovranno essere aggressivi, comodi e facili da mettere e togliere. Igienici, cioè tagliati in modo che ogni punto della pelle possa respirare nelle lunghe marcie e nelle salite faticose. Disegni e i colori dinamici delle stoffe, (triangoli, coni, spirali, ellissi, circoli) che ispirino l’amore del pericolo, della velocità e dell’assalto, l’odio della pace e dell’immobilità.

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FUTURISMO

FORTUNATO DEPERO Rifiutato all’Accademia di Vienna, decoratore per l’Esposizione Universale e disegnatore di lapidi, il nome di Depero è legato ai numerosi manifesti, all'iconica bottiglietta del Campari e alle copertine di Vanity Fair e Vogue che lo consacrano precursore della grafica pubblicitaria e del marketing di prodotto come li conosciamo oggi. 1926: Depero partecipa alla XV . Biennale d’Arte di Venezia dove presenta un dipinto ad olio dedicato al commendator Campari, intitolato “Squisito al selz”, dove è illustrato un omino a cui viene servito un Campari con una spruzzata di Seltz, l’aperitivo più in voga in quel momento.

Nel 1932 progettò il design dell'iconica bottiglia di Campari: la forma a calice rovesciato, senza etichetta e con una texture inconfondibile che ha reso l'aperitivo italiano famoso in tutto il mondo. Un prodotto innovativo e frizzante già nella confezione, rivoluzionaria rispetto alle forme dolci e levigate in voga all'epoca e per la quale Depero si ispirò ad alcuni lavori precedenti.

L’ESPERIENZA AMERICANA

Depero sperimentò nuovi lettering e studiò illustrazioni dai colori accesi, caratterizzate da un forte impatto visivo; per catturare l’attenzione del consumatore non temeva di realizzare figure astratte e frastornanti. D’altronde l’arte della pubblicità deve essere “gioconda, spavalda, esilarante ed ottimista”, ma anche concisa ed esplicita. L’artista crea decine e decine di manifesti colorati per Campari, ma solo pochi di questi vengono utilizzati, in quanto l’azienda apprende che il cliente-tipo è medio-borghese. Si tratta quindi di clienti abituati a leggere tutti i giorni il giornale piuttosto che guardare muri colmi di manifesti. Le opere più utilizzate sono infatti i bozzetti in bianco e nero, gli unici ad avere la possibilità di essere stampati

Un lato solitamente poco noto della produzione di Depero, ma che ne denota l’internazionalità, è la sua fase americana, dal 1928 al 1930. Un lungo soggiorno in cui ebbe modo di conoscere a fondo quella che era la città moderna per eccellenza: New York. Qui la sua attività fu assai vasta, collaborò ai manifesti del Roxy Theatre, illustrò libri per l’infanzia e le copertine di varie riviste, fra cui Harper’s Bazaar, imponendo il suo stile costruzionista, dallo schietto sapore teatrale; solo per le copertine di Vogue fece un’eccezione, adattandosi al gusto Art Déco dell’editore.

Ma realizzò anche opere indipendenti, legate alla sua visione della società americana e di New York, di cui seppe vedere la strabiliante modernità, ma anche il contraddittorio squallore, e la sua fede futurista nelle possibilità delle tecnologia si incrinò irreparabilmente, tanto che decise di rientrare in Italia nel 1930. Sintomatico di questo sentire, Big Sale, triste e grottesca scena di un mercato nero ad Harlem, dove i colori accesi, brillanti sotto le ingannevoli luci della città e i piani geometrici sfalsati contrastano con l’accostamento di ambulanti e gangster, di prostitute appena intraviste, di misero caos urbano. L’American Dream mostrava le sue crepe

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CAMPARI

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I MANIFESTI CAMPARI É Gaspare Campari l’ inventore, tra decine di altri liquori, dell’aperitivo rosso che ancora oggi porta il suo nome; liquorista originario di Cassolnovo sarà protagonista di un grande sviluppo che interesserà molti mercati internazionali. Fu però il figlio Davide a trasformare l’azienda, egli intuì che la pubblicità ha un ruolo strategico e fondamentale che può rendere il marchio e il prodotto indelebili nella mente delle persone. Decise così di commissionare ai migliori artisti emergenti dell’epoca dei cartelloni pubblicitari dove fosse ben visibile la scritta Campari definendo, in questo modo, i tre capisaldi della comunicazione Campari: un logo riconoscibile, un colore distintivo e un prodotto di qualità. Oltre a depero furono tantissimi gli artisti che diedero il loro contributoper Campari.

Nel 1890, Mora artista e illustratore realizza i primi manifesti per pubblicizzare Campari. Ritraggono scene della vita quotidiana di una città in fermento, Mora in questo caso, vuole rappresentare lo stile di vita cosmopolita della Belle époque.

Leonetto Cappiello, pubblicitario e illustratore, che realizza una serie di manifesti tra cui il celebre Spiritello avvolto nella buccia d’arancia, immagine ancora oggi nella memoria di molti.

Nel 1926 Marcello Nizzoli realizza per Campari questo manifesto, un vero brano di natura morta permeato di valori formali postcubisti e di atmosfere vagamente metafisiche.

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CAMPARI

Nel 1930 nasce Camparisoda. In questi anni la creatività di Fortunato Depero, pittore, scultore e pubblicitario, racconta Campari. Egli inventa la famosa bottiglietta a cono monodose: è il primo drink già pronto ad essere messo in vendita al mondo. Grazie alla sua praticità e innovazione, Camparisoda rivoluziona il processo produttivo dell’azienda.

La “Donna Campari” fa il suo ingresso tra gli anni 50/60, modificando nettamente l’immagine del prodotto. La bottiglia prende le sembianze di un vestito, indossato da una donna stilizzata che corre da sinistra verso destra. Immagine che si può ricondurre ai tempi di rivoluzione che riguardavano la sfera femminile dell’epoca; la conquista dell’indipendenza e di una maggiore rilevanza sociale.

Nel 1964 l’artista e designer Bruno Munari realizza il cartellone “Declinazione grafica del nome Campari”. Il progetto si basava su un’idea intensa: un flusso di immagini potenzialmente infinito, senza interruzioni, compatibile con il sistema del cartellone. Sul fondo rosso spiccavano le icone grafiche della scritta Campari.

I cartelloni pubblicitari negli anni ‘80 erano campagne pubblicitarie firmate. Il grande regista Federico Fellini, che per la prima volta ha lavorato per il mondo dell’adv, ha firmato uno spot Campari. Franco Scepi ha diretto uno spot, la cui attrice principale era Kelly Le Brock, la famosa donna in rosso: “Campari, It’s Fantasy”.

Il pittore Ugo Nespolo cambia l’approccio comunicativo di Campari, attraverso il concetto di passione rossa. Ha usato anche toni trasgressivi per esprimere la sua idea di passione. Le nuove campagne sono andate in TV e sulla stampa e hanno simboleggiato i quattro valori del marchio: passione, internazionalità, unicità e distinzione. Alla fine degli anni ‘90 il famoso regista Tarsem di origine indiana firma lo spot “Il Graffio”, la prima pubblicità che utilizzava il tema dell’omosessualità femminile in Italia.

Nel 1992, Glaser ha progettato un vivace poster Campari per promuovere il suo famoso aperitivo, meglio conosciuto per il suo utilizzo nei cocktail Negroni. Il poster raffigura una vista trapezoidale di un tavolo coperto da un panno a scacchi verdi, rosa, viola e gialli, sopra il quale è una bottiglia di liquore e un bicchiere del suo liquido rosso scuro che si rovescia.

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SUPERSTUDIO


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SUPERSTUDIO

LE ORIGINI Agli inizi degli anni 60 a Firenze un gruppo di studenti comincia a manifestare una certa insofferenza verso l’arretratezza culturale dell’architettura. Hanno parecchie idee, e sono motivati dalla volontà di progettare un mondo nuovo: ludico per la sua discendenza con la Pop Art, analitico per la sua familiarità con l’arte concettuale e politico, perchè intendono fare del mondo un posto migliore in cui vivere. “L’alluvione voleva anche dire fine della razionalità: l’irrazionale era entrato all’interno di questa città rigorosa, geometrica, perfetta e l’aveva completamente sconvolta, sostituendo ai marmi e alle pietre un pavimento liquido, in cui i monumenti galleggiavano, isolati” L‘esondazione dell’Arno del 1966 fu il punto di rottura, che fece nascere Superstudio, fondato da Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, a cui si aggiungeranno Gian Piero Frassinelli, Roberto e Alessandro Magris, e Alessandro Poli. Un movimento di visionari che poneva fine all’idea di architettura come generatrice di relazioni. L’architettura viene vista come uno strumento per cambiare il mondo e la società in pieno stile avanguardistico. L’architettura radicale in particolare, di cui i Superstudio fanno parte, considera come primo elemento essenziale per il cambiamento la complessità e intravede

nella molteplicità dei linguaggi un fattore positivo. Questo punto di vista li accompagna nei progetti iniziali racchiusi tra il ’65 e il ’68. Natalini stabilisce le tre categorie di ricerca base: l’architettura dei monumenti, l’architettura delle immagini e l’architettura tecnomorfa. Da questo punto di partenza Superstudio elabora i lavori di architettura concettuale e i vari progetti che racchiudono tutti questi ambiti vengono raccolti nel primo catalogo “Un viaggio nelle regioni della ragione”. Con la mostra “Superarchitettura” organizzata insieme agli Archizoom, altro gruppo radicale, si inaugura l’attività sperimentale che continua negli anni successivi e incrocia trasversalmente design, video e progetti utopici. Nel 1971 realizzano “Monumento Continuo” un modello architettonico per un urbanizzazione totale.

Nello stesso anno realizzano le “Dodici città ideali” e nel 1973 “Cinque storie del Superstudio: vita, educazione, cerimonia, amore, morte” dove “utopia, pessimismo e ironia si integrano a una ricerca volta alla demistificazione del linguaggio e a una rifondazione teorico-filosofica dell’architettura”.

Esempio del loro approccio è Gherpe, una lampada da tavolo moderna prodotta da Poltronova. Il prodotto interpreta la forma della conchiglia del Nautilus, un mollusco la cui “abitazione” ha una particolare sezione a spirale. Cristiano Toraldo ricorda: “forse influenzato dal mio vivo interesse per la biologia marina, una mattina d’estate del 1967 ho sognato una forma per metà animale e per metà artificiale. Una volta nel mio studio mi misi subito al lavoro, e costruii un modello con diverse strisce progressivamente più lunghe di fogli colorati fissati su un blocco di legno con una sola vite”. La lampada è poi prodotta con lastre di perspex trasparente, tagliate al laser e modellate a caldo, di colore bianco, rosso o rosa fluorescente. Facendo ruotare le grandi squame attorno al perno centrale si cambiano l’aspetto e gli effetti luminosi della lampada. Il suo scopo primario è quello di trasformare la percezione emotiva di un ambiente, cambiando il modo in cui vediamo normalmente lo spazio e gli altri oggetti quotidiani.

I Settanta sono stati anni di transizione e ripensamento, ma anche di utopie visionarie con cui si sono rivoluzionati parametri, pensieri, stili e prospettive. Quaderna è nata proprio nel 1970. Natalini e compagni stavano lavorando nel ’69 agli “Istogrammi”: oggetti costruiti sulla base di un reticolo spaziale a maglia ortogonale, adattabile alle diverse scale, dal design all’urbanistica (il celebre “Monumento continuo”). Una sorta di “Paesaggio artificiale” estensibile a piacere, neutro e forte al tempo stesso. Superstudio pensa dapprima a un unico piano quadrettato “con gambe”, che diventa tavolo o spazio per dormire, ma anche sedia, letto, panca, armadio, sgabello. Nasce una famiglia di mobili unica e irripetibile, icona basata su forme

geometriche regolari rivestite di laminato bianco quadrettato (creato appositamente da Abet Print, si chiamò Misura) e caratterizzata da forme molto rigorose, semplici e perfette. «Non pensammo mai a un futuro tutto a quadretti, a un mondo tutta bellezza e ragione. Rimossi i riquadri neri dai piani dei tavoli, questi restano solo scacchiere per angeli», affermavano i componenti di Superstudio. La collezione ha ricevuto numerosi premi ed è esposta nei principali Musei del mondo.

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BASIC 1

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BASIC 1

TAN GRAM

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TANGRAM

PRIMA ESERCITAZIONE

BASIC 1

Illustare una breve storia in un formato A4, utilizzando tuti i pezzi del tangram per ciascun elemento, deve essere tutto dello stesso colore e non è possibile utilizzare alcun tipo di testo Il tangram è un gioco che ebbe origine nella Cina Imperiale durante la dinastia Tang, la parola deriva da “ TAN ” cinese e “ GRAM ” immagine. Questo rompicapo dalla forma quadrata si può scomporre in altre sette forme geometriche, un paralllelogramma, cinque triangoli e un quadrato con i quali si possono determinare infinite combinazioni di figure. È anche conosciuto come “ Le sette pietre della saggezza ” si diceva che le abilità dimostrate in questo gioco fossero la chiave per ottenere saggezza e talento, a primo impatto sembra una cosa semplice ma in realtà richiede concentrazione, percezione spaziale e molta fantasia. Ci sono però delle regole, la prima è ogni figura deve essere fatta usando tutti i sette pezzi, e la seconda che questi devono essere usati disponendoli su uno stesso piano e non possono essere sovrapposti o disposti usando le tre dimensioni.

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SECONDA ESERCITAZIONE

BASIC 1

SECONDA ESERCITAZIONE

Creare 4 tavole “tematiche” di lato 20x20, questa volta è possibile usare più pezzi dello stesso tangram ed è consentito l’ uso del colore sia per lo sfondo che per le varie forme. Ad ogni tavola graffica deve essere affiancata un’immagine fotografica che è stata di ispirazione.

STABILITÀ & BILANCIAMENTO

DINAMISMO

CALMA & RILASSAMENTO

RABBIA

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TERZA ESERCITAZIONE In un formato A4 verticale e partendo da un tangram tradizionale realizzare una tavola “tematica”. Potete usare l’intera pagina A4 o una porzione lo sfondo lo potrete anche colorare, potrete usare quante copie vorrete dei sette pezzi del singolo tangram, colorandoli e disponendoli liberamente, anche sena che si tocchino o che siano allineati. Il tema edlla tavola è : “Questo sono io “

QUARTA ESERCITAZIONE

BASIC 1

Realizzare un tangram non tradizionale e ricavare alcune composizioni.

Il tangram non tradizionale che ho realizzato ha la forma delle picche della carta da gioco, dalla quale ho ricavato due composizioni, un razzo e una lampadina.

Questa sono io con la mia solita faccia arrabbiata e le braccia conserte. La costellazione del capricorno che rappresenta la mia testardaggine, creatività e riflessione. Una colazione a base di cappuccino e cornetto e Il logo Netflix per i film e le serie che guardo costantemente.

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INFLUENZAMENTO ORDINE DI LETTURA

BASIC 1

GIOVANNI ANCESCHI Come artista, è stato fra i fondatori del movimento dell’Arte cinetica e programmata (un’arte che negli anni sessanta era già metamorfica, immersiva e interattiva). Come designer ha sviluppato in Italia e all’estero, progetti d’immagine coordinata, d’exhibition design, e alcuni esempi di multimedia, hypermedia e interaction design.

Su un formato A3 verticale, attribuire un colore piatto a piacere, e piazzare le prime cinque cifre (1,2,3,4,5), nell’ordine, in un carattere tipografico (unico) a piacere (non sono ammessi caratteri calligrafici o disegnati adhoc dallo studente). Ci si deve aiutare definendo preventivamente nella pagina 5 aree verticali (guide) variabili. Le cifre possono essere ingrandite o rimpicciolite ma non deformate,possono essere spostate verso l’alto o abbassate lungo l’asse verticale e ruotate o capovolte ma non rese speculari (riflesse). In ogni modo le cifre non devono mai sovrapporsi e non devono mai sovrapporsi neppure le bande ideali verticali (guide) che contengono le cifre.

Interessato in modo particolare alla rinascita degli interessi e degli studi sulla questione della propedeutica del design che coincidono con quelli della fondazione di una teoria della configurazione (Basic design), distinta da quella della raffigurazione o teoria della rappresentazione schematica.

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LOGO IKEA

BASIC 1

IKEA

IKEA è un gruppo di società olandese apparso in Svezia nel 1943. È specializzata nella progettazione, produzione e vendita di mobili e complementi d’arredo, per i quali ha aperto oltre 400 negozi. Le prime due iniziali la “I” e la “K”, fanno riferimento al fondatore del marchio, Ingvar Kamprad, che creò IKEA nel 1943, a soli 17 anni. La “E” e la “A” invece riguardano l’infanzia di Kamprad e ricordano la fattoria in cui è cresciuto l’uomo, Elmtaryd, e il villaggio più vicino, quello di Agunnaryd A ikea niente è lasciato al caso, tutti i nomi assegnati ai vari elementi di arredamento non sono casuali, ma sono legati a cose, luoghi e persone svedesi tramite un sistema particolare; Sedie, divani e tavoli ad esempio vengono nominati come le località svedesi, il settore illuminazione è ispirato alle unità di misura, ai mesi, ai giorni e alle stagioni in svedese, Scrivanie e le sedie girevoli ai nomi maschili scandinavi;

Il catalogo IKEA Poiché Älmhult, il luogo in cui è stata fondata IKEA, si trova in una remota area della Svezia, era difficile raggiungere i potenziali clienti nelle città più grandi. Per questo, nel 1951 è nato il Catalogo IKEA e Ingvar aveva già deciso che IKEA avrebbe venduto mobili a prezzi bassi:

«Perché i bei prodotti sono accessibili solo a pochi privilegiati? Dev’essere possibile offrire funzionalità e buon design a prezzi bassi.» I prezzi presenti nel primo Catalogo IKEA erano così bassi che le persone inizialmente erano scettiche sulla qualità dei prodotti, così Ingvar ha deciso di trasformare una vecchia officina di Älmhult in uno showroom dove la gente poteva vedere e provare i prodotti prima di acquistarli. 51


GLI ELEMENTI DEL MARCHIO

BASIC 1

EVOLUZIONE DEL MARCHIO IKEA

Colore

I colori sono quelli della bandiera svedese, il giallo primario e il blu ciano per ricordare l’origine dell’azienda

1950

1952

1955

1958

1962

1965

1977

1978

1979

1981

1983

2019

#0c58a5 #fddc04

“Siamo fatti per cambiare”

Font Il logo è caratterizzato da un font con lettere maiuscole in grassetto, probabilmente basato sul font Magnum Sans Serif Extra Black, ma con serif quasi invisbili

Pay-off

Logo Il logo è emblematico, il LOGOTIPO IKEA è inserito all’interno di un’ellisse gialla che a sua volta è posta in una forma rettangolare

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BASIC 1

Settembre 2020

Ikea continua la sua ricerca per diventare il mezzo per una preziosa notte di sonno, questa volta in una serie di straordinarie pubblicità stampate di Mother London. L e tre pubblicità, che costituiscono la seconda puntata della campagna Tomorrow Starts Tonight di Ikea , che sfida la negligenza del sonno celebrando la verità che più dormi, più esci dalla vita.

Ogni annuncio utilizza un'accattivante fusione visiva per confrontare il sonno con prodotti di moda che promettono gli stessi risultati. Le immagini sono state scattate dalla fotografa, Amy Currell, utilizzando modelli su larga scala progettati da Andy Knight Ltd per ospitare la biancheria da letto Ikea.

"Tomorrow Starts Today" che posiziona i rivenditori di articoli per la casa come esperti del sonno. Tre pubblicità che falsificano prodotti di moda come bevande energetiche, creme antietà e integratori vitaminici, ma con i prodotti per il sonno Ikea inseriti giocosamente nelle scene. Il punto è che non ci sono davvero scorciatoie per i benefici fisici di una buona notte di sonno. 55


06

BASIC 1

LOGOTIPI

LOGOTIPI

L’idea base di progettazione del logo può essere fatta risalire all’antica Grecia, quando i sovrani usavano monogrammi per le proprie monete, la parola dal greco λόγος – logos che significa “parola” e τύπος – typos che invece significa “lettera”) I reperti archeologici testimoniano appunto che i greci furono i primi ad usare i loghi nel loro sistema socio-culturale. La parola logo si riferisce ad un simbolo, nome o marchio, che sia progettato per un facile riconoscimento da parte del pubblico. Le prime monete avevano dei monogrammi o loghi dei governanti o delle città. Questi primi esempi di logo comprendevano i marchi dei costruttori, orefici, filigrane dei fabbricanti di carta e per le famiglie nobili.

La moderna progettazione di un logo, però, risale al Rinascimento, intorno al tredicesimo secolo. È allora che, infatti, orafi, produttori di carta e molti altri usavano dei segni in oro, filigrana su carta o impronte digitali su ceramica. Era l’inizio della ricerca di una “identità” con l’obiettivo di rendersi riconoscibile al prossimo, all’acquirente.

MARCHIO Il marchio è un segno formato da elementi visivi e testuali (logotipo + pittogramma) usato per identificare prodotti o i servizi di un’azienda da quelli delle altre. Può essere reso sotto forma geometrico o ad un segno astratto.

LOGOTIPO

Il logo o logotipo è una rappresentazione grafica che simboleggia un’azienda, un prodotto,una band e molte altre cose. Per essere efficace è necessario che sia immediatamente riconoscibile anche se di piccole dimensioni. I logo può essere formato da una scritta, un simbolo o acronimo o una combinazione di questi.

Il logo può essere formato esclusivamente dal logotipo rappresentato da un lettering che riproduce unespressione fonetica, è quindi la parte pronunciabile.

PITTOGRAMMA

PAY-OFF

Il pittogramma è la parte simbolica e quindi non leggibile. Possono essere “iconografici” in cui il significato del simbolo è evidente, oppure degli “ideogrammi” cioè un oggetto che non riguarda in maniera diretta il core business, ma sono astratti.

Il logo può essere accompagnato da uno slogan o un playoff, è la parte verbale che ha il compito di riassumere l’essenza dell’azienda. Alcuni esempi famosi sono: -Nike, Just do it -Adidas, Impossible is nothing -Apple, Think different

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BASIC 1

TIPOLOGIE

LOGO ACRONIMO Costituito solo da caratteri, utilizzato quando il nome del marchio è troppo lungo o difficile da pronunciare. Generalmente le iniziali del nome di un brand o di un prodotto. H&M non è altro che l’acronimo di due nomi Hennes & Mauritz. La prima parola significa “lei” in lingua svedese, mentre la seconda è il nome del negozio rilevato dal fondatore. Oppure le iconiche CC incrociate, Coco Chanel.

LOGO MASCOTTE Il logo mascotte raffigurano dei personaggi illustrati, perfetto per essere il portavoce del marchio, aggiungendo personalità. A volte il personaggio è rappresentato in maniera cartoonesca e molto divertente, come il logo Michelin. Solitamente siamo abituati a vedere l’uso di mascotte soprattutto durante le partite delle squadre americane baseball o NBA.

LOGO TESTUALE Basato soltanto sul nome, il lettering in questo caso è fondamentale, è il logo più comune, semplice ed inequivocabile. Hanno quindi un forte tratto distintivo e per quanto possibile in un mondo globalizzato, devono avere una buona dose di originalità. Si tratta di progetti basati esclusivamente su elementi come font, stile e colore. Molto spesso il logo testuale è usato monocromatico.

LOGO EMBLEMA Il logo emblema o stemma è costituito da un carattere inscitto in una icona. Si tratta di un elemento grafico che consente, in prima approssimazione, di richiamare alla mente, con immediatezza e precisione, varie organizzazioni o individui come una persona, una famiglia, un gruppo sociale, un territorio.

LOGO SIMBOLICO Il logo simbolo è un marchio figurato quando il suo pittogramma è chiaramente riconoscibile. Un logo simbolico è composto da un simbolo, più o meno stilizzato, senza alcun tipo di testo e senza il nome dell’azienda. Il simbolo può ricordare il tipo di attività svolta o rifarsi ad altri aspetti aziendali. In genere i colori del logo sono poi anche utilizzati per tutta la comunicazione coordinata

LOGO ASTRATTO Il Logo astratto ha le stesse caratteristiche del Pittogramma, ma con una differenza: l’immagine non rappresenta un elemento concreto, bensì una figura astratta. La figura dovrebbe rimandare, in qualche modo, ad un’immagine o ad un concetto reale (come il logo di Pepsi, che ricorda la cola nella bottiglia); a lei resta infatti il compito di rappresentare i valori dell’azienda, nonché di renderla riconoscibile, allo stesso modo del Pittogramma.

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LOGO GEOMETRICO

LOGO GEOMETRICO

BASIC 1

Studio delle matrici geometriche

61


LOGO GEOMETRICO Studio delle composizioni deformando le matrici geometriche

BASIC 1

Studi compositivi applicando i GRUPPI di SIMMETRIA

Simmetria Assiale rispetto all’asse Verticale

Simmetria Assiale rispetto all’asse orizzontale

Simmetria Translatoria Orizzontale

Simmetria Translatoria Verticale

Simmetria Driedrica

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BASIC 1

LOGO GEOMETRICO VARIANTI CROMATICHE (bianco & nero, scala di grigi)

EDEDED

9D9D9C

VARIANTI CROMATICHE (colori)

DADADA

C6C6C6

B2B2B2

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706F6F

575756

1D1D1B

FFFFFF

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BASIC 1

LOGO GEOMETRICO EFFETTI GRAFICI PERCETTIVI / TEXTURE

PATTERN

EFFETTI TRIDIMENSIONALI

VARIABILI DIMENSIONALI

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LOGO NATURA

LOGO NATURALE

BASIC 1

Studio delle matrici geometriche

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LOGO NATURALE Studio delle composizioni deformando le matrici geometriche

BASIC 1

Studi compositivi applicando i GRUPPI di SIMMETRIA

Simmetria Assiale rispetto all’asse Verticale

Simmetria Assiale rispetto all’asse orizzontale

Simmetria Translatoria Orizzontale

Simmetria Translatoria Verticale

Simmetria Driedrica

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BASIC 1

LOGO NATURALE VARIANTI CROMATICHE (bianco & nero, scala di grigi)

EDEDED

9D9D9C

VARIANTI CROMATICHE (colori)

DADADA

C6C6C6

B2B2B2

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706F6F

575756

1D1D1B

FFFFFF

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LOGO NATURALE EFFETTI GRAFICI PERCETTIVI / TEXTURE

BASIC 1

PATTERN

EFFETTI TRIDIMENSIONALI

VARIABILI DIMENSIONALI

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LOGO ACRONIMO

LOGO ACRONIMO

BASIC 1

Studio delle matrici geometriche

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BASIC 1

LOGO ACRONIMO Studio delle composizioni deformando le matrici geometriche

Studi compositivi applicando i GRUPPI di SIMMETRIA

Simmetria Assiale rispetto all’asse Verticale

Simmetria Assiale rispetto all’asse orizzontale

Simmetria Translatoria Orizzontale

Simmetria Translatoria Verticale

Simmetria Driedrica

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BASIC 1

LOGO ACRONIMO VARIANTI CROMATICHE (bianco & nero, scala di grigi)

EDEDED

9D9D9C

VARIANTI CROMATICHE (colori)

DADADA

878787

1D1D1B

B2B2B2

C6C6C6

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LOGO ACRONIMO EFFETTI GRAFICI PERCETTIVI / TEXTURE

BASIC 1

PATTERN

EFFETTI TRIDIMENSIONALI

VARIABILI DIMENSIONALI

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LOGO LIBERO

LOGO LIBERO

BASIC 1

Studio delle matrici geometriche

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BASIC 1

LOGO LIBERO Studio delle composizioni deformando le matrici geometriche

Studi compositivi applicando i GRUPPI di SIMMETRIA

Simmetria Assiale rispetto all’asse Verticale

Simmetria Assiale rispetto all’asse orizzontale

Simmetria Translatoria Orizzontale

Simmetria Translatoria Verticale

Simmetria Driedrica

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BASIC 1

LOGO LIBERO VARIANTI CROMATICHE (bianco & nero, scala di grigi)

EDEDED EDEDED EDEDED

EDEDED

EDEDED EDEDED EDEDED

EDEDED EDEDED EDEDED

VARIANTI CROMATICHE (colori)

DADADA DADADA DADADA DADADA

DADADA

DADADA DADADA DADADA DADADA DADADA DADADA

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C6C6C6

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BASIC 1

LOGO LIBERO EFFETTI GRAFICI PERCETTIVI / TEXTURE

PATTERN

EFFETTI TRIDIMENSIONALI

VARIABILI DIMENSIONALI

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LOGO A LETTURA MULTIPLA

LOGO A LETTURA MULTIPLA

BASIC 1

Studio delle matrici geometriche

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BASIC 1

LOGO A LETTURA MULTIPLA Studio delle composizioni deformando le matrici geometriche

Studi compositivi applicando i GRUPPI di SIMMETRIA

Simmetria Assiale rispetto all’asse Verticale

Simmetria Assiale rispetto all’asse orizzontale

Simmetria Translatoria Orizzontale

Simmetria Translatoria Verticale

Simmetria Driedrica

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BASIC 1

LOGO A LETTURA MULTIPLA VARIANTI CROMATICHE (colori)

VARIANTI CROMATICHE (bianco & nero, scala di grigi)

EDEDED

9D9D9C

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BASIC 1

LOGO A LETTURA MULTIPLA EFFETTI GRAFICI PERCETTIVI / TEXTURE

PATTERN

EFFETTI TRIDIMENSIONALI

VARIABILI DIMENSIONALI

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07 IMMAGINE IMMAGINE COORDINATA

COORDINATA

IMMAGINE COORDINATA

Per l’immagine coordinata ho scelto il logo libero,la sua matrice geometrica è un po complessa, composta dalla sovrapposizione di ellissi,cerchi e gocce sulle quali però domina l’occhio centrale. Al logo ho affiancato una scritta che ne enuncia il nome “RAINHOUSE”, il carattere usato è Helvetica Light tutto in maiuscolo. La scritta viene ripetuta tre volte, la prima più evidente e spessa, le altre con solo i bordi, per che proprio come la pioggia la scritta va a dissolversi verso il basso.

Infografica-immagine-coordinata In quanto immagine, si riferisce alla percezione che l'ambiente, inteso come gruppo di potenziali destinatari del messaggio, ha delle rappresentazioni visive dell'entità in questione. L'immagine diventa coordinata quando i differenti fenomeni comunicativi risultano coerenti l'uno con l'altro. Questa coerenza si riferisce tradizionalmente a elementi di comunicazione visiva quali, ad esempio, loghi, colori, caratteri tipografici, impaginazione e presentazione grafica dei documenti, impostazione della comunicazione commerciale e promozionale. L'immagine coordinata è quindi il mezzo attraverso il quale, a prescindere dal numero, dalla complessità e dalle dimensioni di questi fenomeni comunicativi, l'immagine risultante è percepita all'esterno come proveniente dalla stessa entità.

BASIC 2

Come è ben visibile, il logo raffigura una nuvola che piange, ho deciso di realizzarla perchè è un disegno che realizzavo frequentemente ed è quindi diventato un elemento che mi rappresenta. Per i colori ho ragionato a lungo, volevo che fosse semplice, in bianco e nero ma non mi convinceva appieno, ho quindi deciso di colorare una delle quattro gocce di rosa, in modo che spiccasse in quale modo.

RAINHOUSE RAINHOUSE RAINHOUSE

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Ho pensato a Rainhouse come ad un negozio specializzato in prodotti impermeabili, non si limita ad ombrelli ma arriva fino ai capi di abbigliamento, spesso capita di essere fuori e avere una borsa in tela e tutto il suo contenuto viene rovinato.

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BIGLIETTO DA VISITA

BASIC 2

Il biglietto da visita è una tessera con nome e informazioni generiche o specifiche di un determinato possessore. Il biglietto da visita è spesso utilizzato per lavoro e contiene la ragione sociale e il logo dell’azienda, ha quindi lo scopo di presentarla a livello grafico e informativo. La maggior parte dei biglietti da visita sono realizzati su un cartoncino da 350g/mq, il formato più usato è 88 mm x 55 mm. Tale dimensionamentoè strettamente corelato alle carte di credito, poichè possano essere adatte ad essere inserite in un portafoglio o portatessere.

88 mm88 mm

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+39 3911923940 +39 3911923940 www.rainhouse.com www.rainhouse.com

RAINHOUSE RAINHOUSE

rainhouse@gmail.com rainhouse@gmail.com

RAINHOUSE RAINHOUSE

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BASIC 1

BUSTE

220 mm

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133 mm

133 mm

RAINHOUSE

RAINHOUSE

184 mm

RAINHOUSE

RAINHOUSE

220 mm

110 mm

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184 mm

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Il formato più comune per le buste da corrispondenza commerciale è il DL (11x22cm), destinato ad accogliere un foglio A4 piegato in tre parti. Questa busta può presentare un ritaglio di carta nel lato anteriore, ricoperto da materiale plastico trasparente: questo ritaglio è chiamatofinestra e consente di vedere il nome del destinatario quando la busta è ancora sigillata. Formato C4 (22,9 x 32,4 cm) destinato a contenere il formato A4 (21 x 29,7 cm). Formato C5 (16,2 x 22,9 cm) destinato ai fogli A5 (come un A4 piegato in due). Formato C6 (11,4 x 16,2 cm) per un foglio A6 (un A4 piegato in 4).

133 mm

184 mm

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CARTA INTESTATA

La carta intestata è quel particolare foglio di carta che fornisce immediatamente informazioni sia circa il soggetto al quale è indirizzata la lettera, sia circa il mittente. Si chiama “intestata” proprio perché in cima (in testa al foglio) è presente il logo o il design identificativo dell’azienda o del professionista e, nella parte restante del foglio, c’è tutto lo spazio vuoto che serve per contenere il testo di una lettera o un messaggio particolare. La carta intestata serve sia per comunicare con i propri clienti, sia per presentarsi ai potenziali, sia per inviare fatture e fax.

OGGETTI PROMOZIONALI

BASIC 2

Per questo motivo deve sempre essere ben leggibile in ogni sua parte e deve immediatamente apparire professionale. La scelta della grammatura e del tipo di carta è molto importante, soprattutto se si decide di stampare a colori e si vuole ottenere una certa resa. Se sappiamo che i nostri fogli di carta intestata saranno spediti principalmente via fax, forse vale la pena (ed è più economico) utilizzare direttamente carta usomano, facendo una versione più economica della nostra carta intestata

210mm

297mm

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BASIC 2

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OGGETTI PROMOZIONALI

BASIC 2

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08 LA

MOODBOARD

BASIC 1

MASCHERINA CHE VORREI

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LA MASCHERINA

BASIC 1

LABEL MASK Ho deciso di realizzare una mascherina con oggetti facilmente reperibili nelle nostre abitazioni, mascherina che chiunque sappia utilizzare ago e filo può realizzare. Il telaio interno è formato dai ferretti che si usano per stringere le mascherine, incrociati come una crinolina, un accessorio della biancheria intima femminile utilizzato nel corso del XIX secolo; Questa è coperta da un tessuto leggero nero che a sua volta è ricoperto da un tessuto ottenuto cucendo insieme le etichette di lavaggio dei vestiti, che sono di un tessuto molto resistente ma anche traspirante. Ho deciso di usare le etichette perchè siamo soliti a strapparle dai vestiti perchè ci provocano prurito, fastidio, e poi vengono buttate via senza svolgere il loro compito, ho quindi voluto rendere protagonista questo tessuto che a mio gusto è anche esteticamente gradevole e accattivante. I bordi sono cuciti in modo arricciato, in modo che i lacci delle scarpe utilizzati come elastico, se tirati possono regolare la dimensione della mascherina. Questo è poi chiuso da un nodo disfabile che permette di regolare ancora meglio il tutto.

É stato particolarmente divertente realizzare questa mascherina, anche solo per il fatto che mi sono messa a cercare etichette in tutti gli armadi di casa. Le etichette utilizzate variano da quelle clasiche bianche a nere e con marchi di moda.

La mascherina si può facilmente regolare, sciogliendo il nodo e tirando le estremità. Basterà inserire il laccio nel piccolo cappio attaccato ad essa e farlo passare dietro per poi inserirlo dentro la campanella che si è venuta a formare e poi tirare.

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LA MASCHERINA

BASIC 1

“Sembro un bandito però mi piace” Adele 11 anni

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LA PERCEZIONE

LA PERCEZIONE

La percezione visiva è il processo di elaborazione delle informazioni provenienti dal mondo esterno attraverso gli occhi ed elaborati dal cervello. La percezione non è una copia della realtà, ma è una nuova interpretazione della nostra mente percepita attraverso gli organi di senso. Nelle ricerche sulla percezione visiva nella prima metà del Novecento riprese fiato e sistematicità la corrente di pensiero innatista con la teoria della Gestalt, definita da un gruppo di psicologi tedeschi, tra cui Kurt Koffka, Max Wertheimer e Wolfgang Köhler. . Il vocabolo gestalt proviene dal tedesco e significa letteralmente “forma”,ma in senso lato può essere tradotto anche come “rappresentazione”.

BASIC 1

Negli anni Venti, a Berlino, una corrente della psicologia prese questo nome (Gestaltpsychologie) in virtù degli studi che in quegli anni i suoi aderenti andarono a compiere. Il motto che fungeva anche da fondamento alla teoria consisteva nella affermazione: “Il tutto è più della somma delle singole parti”. Questa frase rivela perfettamente in quale direzione vertessero gli studi condotti dalla corrente tedesca: scoprire perché il cervello umano tenda a interpretare come un unico messaggio l’insieme di elementi diversi, e di come la nostra mente raggruppi le informazioni che in ogni momento riceviamo in categorie da noi stessi prestabilite.

Max Wertheimer (1880-1943)

La Percezione è il processo psichico che opera la sintesi dei dati sensoriali in forme dotate di significato. Gli assunti allo studio della percezione variano a seconda delle teorie e dei momenti storici. Le principali discipline che si sono occupate di percezione sono la psicologia, la medicina e la filosofia. L’Esperienza, nella conoscenza è il momento in cui interviene la sensazione. Riguardo alla sensibilità interiore è la percezione intuitiva, immediata, di un sentimento o un’emozione. Nella filosofia della scienza è il fondamento delle osservazioni scientifiche basate sulle «sensate esperienze» e sulle «dimostrazioni necessarie».

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LEGGI DELLA GESTALT

BASIC 1

In campo grafico, questo studio della percezione diventa fondamentale nel momento in cui va a toccare il modo con cui l’occhio umano “legge” un determinato schema e ne riconosce e distingue le forme, i gruppi che lo compongono, l’unitarietà del messaggio. Per la teoria della gestalt, pertanto, è l’insieme il nucleo fondante, mentre i singoli elementi che lo vanno a comporre non hanno, presi singolarmente, alcuna importanza e significato.

Legge dell’esperienza passata:

Legge della pregnanza:

Legge della chiusura:

Elementi che per la nostra esperienza passata sono abitualmente associati tra di loro tendono ad essere uniti in forme. Un osservatore che non conosce il nostro alfabeto non può vedere la lettera E in queste tre linee spezzate.

Quanto più le immagini sono regolari, simmetriche, semplici, tanto maggiore è la probabilità che hanno d’imporsi alla nostra percezione.

Percepiamo come appartenenti allo stesso gruppo gli elementi che fanno parte di una figura chiusa; la mente preferisce vedere forme chiuse che aperte. Parti di un oggetto mancanti sono completati dalla percezione visiva in modo che appaia come un oggetto intero.

Legge della continuità di direzione:

Le modalità secondo le quali si costituiscono le forme sono state classificate e descritte come “leggi della forma” e sono state elencate da Wertheimer nel 1923 nel modo seguente:

Legge della vicinanza:

Legge del destino comune:

Legge della somiglianza:

Legge della figura-sfondo:

Gli oggetti che sono vicini l’uno all’altro ed appartenenti allo stesso contesto, tendono ad essere visti come un gruppo. Nel design di un’interfaccia possiamo utilizzare questo principio per rendere più chiara la struttura della pagina (divisione in paragrafi di un testo).

Gli elementi con un movimento uguale tra loro e diverso dagli altri vengono raggruppati tra loro In una configurazione tendono a unificarsi le linee con la stessa direzione od orientamento o movimento, secondo l’andamento più coerente, a difesa delle forme più semplici ed equilibrate.

gli elementi vengono uniti in forme con tanta maggior coesione quanto maggiore è la loro somiglianza. Utilizzare elementi, colori o simboli che visivamente collegano un’informazione ad un’altra aiuta a rendere accessibile e facilmente navigabile anche un sito con grandi quantità di contenuti.

Il fenomeno rende l’idea che nel percepire un campo visivo, alcuni oggetti assumono un ruolo di primo piano mentre altri passano in secondo piano. Il campo visivo viene così suddiviso in due parti principali ma non è possibile osservare sia la figura e lo sfondo nello stesso tempo.

Sovrapponendo due elementi, le loro linee vengono unite secondo continuità di direzione, Nell’ immagine compaiono quattro segmenti, ma noi ne identifichiamo automaticamente due

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ILLUSIONE OTTICA

ILLUSIONE OTTICA

BASIC 1

Una illusione ottica è una qualsiasi illusione che inganna l'apparato visivo umano, facendogli percepire qualcosa che non è presente o facendogli percepire in modo scorretto qualcosa che è presente. In base al meccanismo che ne è causa quindi, si hanno tre categorie di illusioni:

L’illusione della maschera vuota.

- Ottiche, quando sono causate da fenomeni puramente ottici e pertanto non dipendenti dalla fisiologia umana; - Percettive, in quanto generate dalla fisiologia dell'occhio. Un esempio sono le immagini postume che si possono vedere chiudendo gli occhi dopo avere fissato un'immagine molto contrastata e luminosa; - Cognitive, sono quelle illusionicausate da inferenze inconsce di vario tipo che il cervello compie sul mondo. Un esempio è la celebre illusione coniglio-papera: l’interpretazione ambigua dell’immagine ha la capacità di cambiare continuamente grazie alle nostre conoscenze sul mondo.

Richard Gregory è stato un pioniere della psicologia cognitiva. Gran parte del suo lavoro scientifico ha coinvolto lo sviluppo e l'interpretazione delle illusioni visive, che ha usato come strumento per elaborare i meccanismi percettivi coinvolti nel modo in cui il mondo visivo è normalmente percepito. Era anche un inventore, sviluppando una tecnica per visualizzare oggetti microscopici in tre dimensioni e un metodo per acquisire immagini nitide del telescopio attraverso un'atmosfera instabile.

(a) e (b) (cappello nero) mostrano la vista frontale e laterale veramente convessa; (d) (cappello bianco) mostra l’interno della maschera; appare convesso sebbene sia veramente cavo; (c) è curiosamente confuso in quanto parte della cavità interna è vista come convessa, combinata con la faccia veramente convessa. Questo è ancora più sorprendente con la vera maschera rotante. Osservando la maschera vuota con entrambi gli occhi, sembra convessa, fino a quando non viene vista da un metro o giù di lì. La conoscenza dei volti dall’alto verso il basso si confronta con le informazioni segnalate dal basso verso l’alto. Il volto si inverte ogni volta che viene superata una distanza di visione critica, come conoscenza ‘verso il basso’ o ‘verso l’alto’ i segnali vincono

Illusione ottica di Cafe Wall Gregory osservò questo curioso effetto ottico, nelle mattonelle della parete di un café, del St Michael's Hill, Bristol. Questa illusione ottica fa sì che delle linee orizzontali parallele sembrino essere inclinate. Questa illusione si crea quando file sfalsate di tessere scure e chiare alternate sono circondate da una linea visibile di malta. Idealmente, la malta è una tonalità da qualche parte tra i due colori delle piastrelle. L’effetto illusorio è influenzato sia dalla posizione delle piastrelle che dallo spessore e dal colore della malta tra di loro. Se le fughe vengono rimosse, non ci sono più illusioni di linee diagonali.

C

a b c d

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ILLUSIONE OTTICA

Esistono moltissime tipologie di illusioni ottiche, e una chiara categorizzazione è difficile da effettuare, soprattutto perché a volte la natura dell'illusione non è comprensibile fino in fondo. Un punto di riferimento importante può essere la categorizzazione di Richard Gregory. Secondo oltre alle tre principali classi di illusioni ottiche, (fisiche,fisiologiche,cognitive) esistono altri quattro tipi di illusioni: ambiguità, distorsioni, paradossi e finzione ILLUSIONI OTTICHE GEOMETRICHE Sono illusioni cognitive in cui viene percepita erroneamente la geometria dell’immagine o parte di essa. Per esempio linee parallele vengono percepite come divergenti, convergenti o curve. In altri casi due elementi che hanno la stessa dimensione sono percepiti con dimensione differente. L’effetto può essere causato dal fatto che un’area di colore chiaro tende ad essere percepita come più ampia della stessa area di colore scuro. Questo principio viene utilizzato in architettura per aumentare o diminuire l’altezza o la dimensione apparente di stanze o facciate scegliendo opportunamente i colori.

BASIC 1

Illusione di Ebbinghaus (figura a) Due cerchi di dimensioni identiche sono posti uno vicino all’altro e uno è circondato da cerchi grandi mentre l’altro è circondato da piccoli cerchi; il primo cerchio centrale appare quindi più piccolo del secondo cerchio centrale Illusione di Jastrow (figura b) I due segmenti sembrano di misure diverse quando sono poggiati uno accanto all’altro, ma se sovrapposti coincidono perfettamente. l’illusione di Jastrow, che fa si che tra due figure identiche che hanno un lato lungo e uno corto, quella inferiore ci appaia più lunga se il lato corto di quella superiore è vicino al lato lungo di quella inferiore. Illusione di Hering (figura c) Quando osserviamo le due linee orizzontali sembra che siano curve, ma in realtà sono perfettamente rette. La distorsione apparente viene prodotta a causa del disegno sullo sfondo, che stimola la prospettiva e genera un’impressione falsa di profondità.

a

b

c

ILLUSIONI PROSPETTICHE

ILLUSIONI DI MOVIMENTO

FIGURE IMPOSSIBILI

Per rappresentare le immagini tridimensionali su una superficie piatta si utilizzano tecniche di proiezione prospettica, può succedere che la rappresentazione sia ambigua. È in questo caso che il cervello umano ricostruisce una rappresentazione che ritiene più normale, oppure rimane incerto tra due possibili situazioni.

Gli scienziati hanno scoperto che queste immagini attivano aree del cervello simili a quelle attivate ​durante il movimento oculare effettivo. Gli occhi effettuano continuamente piccoli movimenti impercettibili chiamati microsaccadi. Gli occhi si spostano cioè 400-500 volte al secondo. Se gli occhi fossero perfettamente immobili, il movimento appartente illusorio si arresterebbe. Inoltre c’è un altro dato di fatto: le microsaccadi non vengono percepite dal cervello, dunque il cervello ritiene che i nostri occhi siano “fermi” quando invece si stanno muovendo. Questo provoca un disallineamento tra l’immagine retinica e l’immagine percepita. Se si mantiene lo sguardo su uno dei cerchi, il movimento rallenta fino quasi a fermarsi. Se si osserva di nuovo l’insieme, tutto si rimette in movimento.

Una figura impossibile (o figura indecidibile) è un tipo di illusione ottica. Consiste in una figura bidimensionale, immediatamente e inconsciamente interpretata dal sistema visivo come se rappresentasse la proiezione di un oggetto tridimensionale.

La stanza di Ames Per effetto dell’illusione una persona in piedi in un angolo della stanza appare un gigante, mentre un’altra persona situata nell’angolo opposto sembra minuscola. L’effetto è così realistico che una persona che cammini da un angolo all’altro sembra ingrandirsi o rimpicciolirsi. La camera, in realtà, è distorta prospetticamente: la parete di sinistra è molto più lunga di quella di destra, mentre la parete di fondo è obliqua. Tuttavia la stanza, per una codifica culturale, un pre-giudizio visivo, è vista come “normale” ca) ed allora è la percezione delle persone ad essere distorta.

“Satire on false perspective” Nel 1754 viene pubblicato il libro dello studioso di disegno inglese John Joshua Kirby (1716-1774), L’illustratore di questa opera è il famoso pittore, disegnatore e incisore inglese William Hogarth (1697-1764), autore di irriverenti e famose stampe satiriche. Il gioco prospettico consiste nel confondere l’osservatore: il vicino e il lontano, il davanti e il dietro, il di qua e il di là vengono scambiati, grazie anche a un sottile gioco di proporzioni e di misure.

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ILLUSIONE OTTICA

BASIC 1

Elaborazione di un prodotto grafico: EFFETTI CINETICI

OP ART

Costumi da bagno "Op Art" di Sinz 1966, Gundlach

La grafica in stile Op Art, guidato da Bridget Riley e Victor Vasarely, ha avuto un impatto considerevole negli anni Sessanta , un decennio di cambiamenti sociali ed economici segnato dall'inizio del consumo di massa. Si adattava perfettamente allo stato d'animo allucinogeno degli anni Sessanta e all'estetica della conquista dello spazio. L’apice del successo del movimento apparve a metà degli anni Sessanta. Il termine di Optical Art è stato coniato per la prima volta nel 1964 in un articolo di Time Magazine. Ha poi ottenuto il riconoscimento pubblico nel 1965 con la mostra “ The Responsive Eye “ presentata al MOMA di New York, dove 99 artisti hanno presentato il loro lavoro. Di conseguenza, Op Art è diventata globale. Gli stilisti si sono ispirati all'op e alla pop art (due movimenti diversi) e hanno sperimentato motivi astratti (scacchiera, righe, punti), Motivi geometrici otticamente distorti in bianco e nero producevano un’intera gamma di movimenti su abiti, gonne, costumi da bagno, cappelli, impermeabili e persino calzature. Quando applicato al tessuto ha creato un nuovo look audace nella moda e negli accessori. L’obiettivo principale di Op Arts era ingannare l’occhio

Louis Vuitton uomo primavera/estate 2021 Christian Dior haute couture primavera 2018 Annakiki autunno/inverno 2021/22

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ILLUSIONE OTTICA

BASIC 2

Elaborazione di un prodotto grafico: VARIAZIONE DELLA PERCEZIONE

OGGETTO IMPOSSIBILE

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10

BASIC FORM 4

BASIC 2

KIRIGAMI

taglio piega a valle piega a monte

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VARIANTI

BASIC FORM 5

taglio

piega a valle

BASIC 2

piega a monte 133


VARIANTI

taglio

SIMMETRIA BILATERALE

piega a valle

piega a monte

BASIC 2

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SIMMETRIA TRASLATORIA

taglio

DOPPIO RIBALTAMENTO

piega a valle

BASIC 2

piega a monte 137


BASIC 2

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KIRIGAMI COMPLESSI

BASIC 2

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KIRIGAMI COMPLESSI

taglio

BASIC 2

piega a valle

piega a monte 143


BASIC 2

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PIRRA prima versione

LE CITTA’ INVISIBILI

BASIC 2

PIRRA A lungo Pirra è stata per me una città incastellata sulle pendici d’un golfo, con finestre alte e torri, chiusa come una coppa, con al centro una piazza profonda come un pozzo e con un pozzo al centro. Non l’avevo mai vista. Era una delle tante città dove non sono mai arrivato, che m’immaginavo soltanto attraverso il nome: Eufrasia, Odile, Margara, Getullia. Pirra aveva il suo posto in mezzo a loro, diversa da ognuna di loro, come ognuna di loro inconfondibile agli occhi della mente. Venne il giorno in cui i miei viaggi mi portarono a Pirra. Appena vi misi piede tutto quello che immaginavo era dimenticato; Pirra era diventata ciò che è Pirra; e io credevo d’aver sempre saputo che il mare non è in vista della città, nascosto da una duna della costa bassa e ondulata; che le vie corrono lunghe e dritte; che le case sono raggruppate a intervalli, non alte, e le separano spiazzi di depositi di legname e segherie; che il vento muove le girandole delle pompe idrauliche.

Da quel momento in poi il nome Pirra richiama alla mia mente questa vista, questa luce, questo ronzio, quest’aria in cui vola una polvere giallina: è evidente che significa e non poteva significare altro che questo. La mia mente continua a contenere un gran numero di città che non ho visto né vedrò, nomi che portano con sé una figura o frammento o barbaglio di figura immaginata: Getullia, Odile, Eufrasia, Margara: Anche la città alta sul golfo è sempre là, con la piazza chiusa intorno al pozzo, ma non posso più chiamarla con un nome, né ricordare come potevo darle un nome che significa tutt’altro.

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PIRRA prima versione

BASIC 2

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BASIC 2

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PIRRA seconda versione

taglio

BASIC 2

piega a valle

piega a monte

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BASIC 2

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LE CITTA’ CITTA’ INVISIBILI INVISIBILI LE

BASIC 2

BERENICE Anziché dirti di Berenice, città ingiusta, che incorona con triglifi abachi metope gli ingranaggi dei suoi macchinari tritacarne (gli addetti al servizio di lucidatura quando alzano il mento sopra le balaustre e contemplano gli altri, le scalee, i pronai si sentono ancora più prigionieri e bassi di statura), dovrei parlarti della Berenice nascosta, la città dei giusti, armeggianti con materiali di fortuna nell’ombra di retrobotteghe e sottoscale, allacciando una rete di fili e tubi e carrucole e stantuffi e contrappesi che s’infiltra come una pianta rampicante tra le grandi ruote dentate (quando queste s’incepperanno, un ticchettio sommesso avvertirà che un nuovo esatto meccanismo governa la città); anziché rappresentarti le vasche profumate delle terme sdraiati sul cui bordo gli ingiusti di Berenice intessono con rotonda eloquenza i loro intrighi e osservano con occhio proprietario le rotonde carni delle odalische che si bagnano, dovrei dirti come i giusti, sempre guardinghi per sottrarsi alle spiate dei sicofanti e alle retate dei giannizzeri, si riconoscano dal modo di parlare, specialmente dalla pronuncia delle virgole e delle parentesi;

dai costumi che serbano austeri e innocenti eludendo gli stati d’animo complicati e ombrosi; dalla cucina sobria ma saporita, che rievoca un’antica età dell’oro: minestrone di riso e sedano, fave bollite, fiori di zucchino fritti. Da questi dati è possibile dedurre un’immagine della Berenice futura, che ti avvicinerà alla conoscenza del vero più d’ogni notizia sulla città quale oggi si mostra. Sempre che tu tenga conto di ciò che sto per dirti: nel seme della città dei giusti sta nascosta a sua volta una semenza maligna; la certezza e l’orgoglio d’essere nel giusto - e d’esserlo più di tanti altri che si dicono giusti più del giusto - fermentano in rancori rivalità ripicchi, e il naturale desiderio di rivalsa sugli ingiusti si tinge della smania d’essere al loro posto a far lo stesso di loro. Un’altra città ingiusta, pur sempre diversa dalla prima, sta dunque scavando il suo spazio dentro il doppio involucro delle Berenici ingiusta e giusta. Detto questo, se non voglio che il tuo sguardo colga un’immagine deformata, devo attrarre la tua attenzione su una qualità intrinseca di questa città ingiusta che germoglia in segreto nella segreta città giusta:

Ed è il possibile risveglio - come un concitato aprirsi di finestre - d’un latente amore per il giusto, non ancora sottoposto a regole, capace di ricomporre una città più giusta ancora di quanto non fosse prima di diventare recipiente dell’ingiustizia. Ma se si scruta ancora nell’interno di questo nuovo germe del giusto vi si scopre una macchiolina che si dilata come la crescente inclinazione a imporre ciò che è giusto attraverso ciò che è ingiusto, e forse è il germe d’un’immensa metropoli... Dal mio disscorso avrai tratto la conclusione che la vera Berenice è una successione nel tempo di città diverse, alternativamente giuste e ingiuste. Ma la cosa di cui volevo avvertirti è un’altra: che tutte le Berenici future sono già presenti in questo istante, avvolte l’una dentro l’altra, strette pigiate indistricabili.

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BERENICE

taglio

BASIC 2

piega a valle

piega a monte

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11

PANCA IN LEGNO

PANCA IN LEGNO

Ho pensato ad una panca in legno da esterno sia per un lugo pubblico che privato. Per realizzarla mi sono ispirata ai mobili ikea, con forme semplici e dal facile montaggio. I posti a sedere sono sfalzati, intervallati da dei mobiletti, questo permette di sedersi all’aperto con amici restando comunque lontani e rispettando le norme Covid.

BASIC 2

Questi paralelepipedi rettangoli, possono essere utilizzati per mettere delle piante dentro dei vasi rettangolari oppure usati come librerie o porta oggeti , in quel caso vanno aggiunti degli sportelli colorati in plastica. Un luogo quindi dove potersi rilassare leggendo e prendersi cura delle piante.

La parte superiore invece può essere utilizzata per appoggiare le braccia oppure usato come tavolino, volendo questi quattro piani possono essere anch’essi utilizzati come posti a sedere.

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PANCA IN LEGNO

BASIC 2

Prospetto frontale

4.00

78

Prospetto laterale

Pianta 287

45.00

38.00

45.00

38.00

45.00

38.04

40

38.00

Prospettiva

163


PANCA IN LEGNO

BASIC 2

1.40

1.40

1.40

3.00

x2 x2

x6 5.00

15.00

15.00

5.00

40.00

x2

Avendo tutti i pezzi la stessa larghezza, sono anche costituiti dagli stessi incastri, le spine di giunzione sono di 3 cm x1.40 cm

x4

x3

Il legno scelto per la panca da esterno è il Teak. Ciò che rende i mobili in teak perfetti per il giardino è che questo legno sfida in modo del tutto naturale le influenze degli agenti esterni. I mobili da giardino in teak non devono quindi essere necessariamente verniciati, né coperti: anche senza nessuna manutenzione rimangono belli a lungo.

x2

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PANCA IN LEGNO

BASIC 2

Come ulteriore fissagio in ogni lato sono presenti due bocco metalliche (Aerzetix 104321,104322 ) dotate di una filettatura esterna che gli permette di essere avvitata nel legno e di incastonarsi in una precisa posizione grazie a questa i i vari pezzi saranno fissati più saldamente. Questa verà inserita nei fori fatti nel legno e poi avvitata con una semplice brugola.

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PANCA IN LEGNO

Prospetto frontale

Prospetto laterale

40.00

33.00

53

.80 55

0.93 0.77

Pianta

A sostegno della seduta una prima soluzione è l’aggiunta di un elemento obliquo. Il Tubolare rettangolare ai due estremi ha dei fori in modo da inserire dei chiodi per fissarli alla panca.

45.00

40.00

Soluzione 1

BASIC 2

R 0.49

x8

x4

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PANCA IN LEGNO

BASIC 2

Soluzione 2

9 35.7

35.7 9

Prospetto frontale

.21

54

54 .21

Prospettiva La panca si può anche adattare a luoghi più piccoli, avendo quindi due sedute base e un “mobiletto” solo centrale.

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PANCA IN LEGNO

BASIC 2

Prospetto frontale

Una seconda soluzione è quella di ribaltare la panca in questo modo la seduta sarà più resistente, senza però alterare la struttura.

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ERRORI DI PROGETTAZIONE

ERRORI DI PROGETTAZIONE

BASIC 2

KATERINA KAMPRANI Il design è nato per rendere più facile il nostro rapporto con gli oggetti, ma in molti casi ha virato verso un’estetica fine a se stessa del “design a tutti i costi” complicando strumenti che nella loro semplicità svolgevano perfettamente il loro compito. La designer greca Katerina Kamprani con il suo progetto Uncomfortable ha trasformato gli oggetti che usiamo ogni giorno in progetti di design volutamente cattivi, pensati per farci sentire frustrati. Oggetti di uso quotidiano deliberatamente scomodi, che rendono semplici compiti quotidiani come bere il caffè la mattina, innaffiare le piante o aprire la porta di casa, una vera sfida.

Cutlery set

“È facile ideare un dispositivo che funzioni bene quando tutto va secondo i piani. La parte più difficile, ma necessaria, del design è far sì che le cose funzionino anche quando qualcosa va storto.” Donald A. Norman

The unconfortable watering can

Engagement mugs

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BASIC 2

ERRORI DI PROGETTAZIONE

MULTIPRESA A SEI POSTI

LAMPADA DA TAVOLO CON PINZA

Il primo errore di progettazione che ho riscontrato è il problema della ciabatta per le spine, nonostante sia un oggetto molto comodo allo stesso tempo però causa delle difficoltà. Questa situazione è molto scomoda soprattutto per chi ha molti apparecchi tecnologici perchè nonostante ci siano sei posti per le spine non è possibile occuparle tutte perchè la maggior parte degli spinotti dei computer e dei telefoni sono grandi e occupano molto spazio, spesso infatti rimangono due posti liberi ma non è possibile inserire nient’altro.

Il secondo errore di progettazione indivaduato riguarda una lampada da tavolo, in particolare alla pinza per fissarla, quest’ultima si apre premendo con molta forza la parte metallica, ma non sempre è possibile agganciarla ad un supporto perchè ha una apertura molto limitata e bisogna fare uno sforzo eccessivo per consentire ai due lati di aprirsi abbastanza.

Ho ridisegnato l’oggetto cambiando completamente la forma che diventa quadrata e i posti per le spine sono disposti in modo che le spine non si sovrappongano le une sulle altre. Sarà quindi possibile utilizzare tutte e sei le spine contemporaneamente. Ho anche aggiunto un interruttore al centro in modo da spengere tutta la ciabatta senza dover staccare tutte le spine e uno scomparimento per poter arrotolare il filo una volta staccato dalla corrente.

Ho quindi sostituito la pinza con una morsa legata al tubolare metallico, in modo che semplicemente ruotando la manovella si puo regolare l’elemento verticale in base alla grandezza del tavolo o mobile in cui deve essere posto.

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