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Pensioni, focus Italia

PENSIONI

50 FUNDSPEOPLE I DICEMBRE FOCUS ITALIA

Mercer ha pubblicato la nuova edizione del Global Pension Index da cui emergono interessanti spunti per il futuro del nostro sistema pensionistico, ancora poco sostenibile e con una bassa quota di previdenza privata.

Valutare lo stato dell’arte del nostro sistema, confrontandolo con quelli di altri Paesi europei, è un’azione propedeutica alla comprensione delle azioni da intraprendere oggi, in un momento storico in cui il nostro Paese ha l’opportunità e i fondi per operare un cambiamento radicale tramite riforme strutturali. Il Global Pension Index, realizzato da Mercer in collaborazione con il CFA Institute, l’associazione globale dei professionisti dell’investimento, e Monash University, prova a rispondere a questa esigenza. Lo fa partendo dal raffronto tra 43 modelli pensionistici per una copertura dei due terzi (65%) della popolazione mondiale. In termini di metodologia, utilizza la media ponderata dei sotto-indici di adeguatezza, sostenibilità e integrità per misurare ogni sistema sulla base di oltre 50 indicatori. Secondo i dati del 2021, l’Italia si posiziona insieme alla Spagna in un gruppo di Paesi caratterizzati da uno sviluppo piuttosto basso, mentre un altro gruppo, costituito per esempio da Francia, Belgio, Svizzera, occupa in classifica posizioni più alte. Se guardiamo all’analisi più approfondita del sistema italiano, il report fa riferimento all’approccio multipilastro del nostro Paese, dove la pensione è costituita dalla contribuzione pubblica obbligatoria (I pilastro), dalle pensioni private integrative (II pilastro), e dalla somma aggiuntiva investita nella previ-

I RISULTATI 2021

Sistemi pensionistici mondiali a confronto

COMPLESSIVO ADEGUATEZZA SOSTENIBILITÀ INTEGRITÀ

84.2 83.5 82.0 77.1 75.2 75.0 73.3 72.9 71.6 70.7 70.0 69.8 68.3 67.9 67.4 67.0 64.5 61.8 61.4 60.7 60.5 59.6 59.6 58.6 58.4 58.1 55.2 55.1 55.0 54.7 53.6 53.4 53.0 51.8 50.4 49.8 49.0 48.3 45.8 43.3 42.7 41.5 40.6

IRLANDA PAESI BASSI DANIMARCA ISRAELE NORVEGIA AUSTRALIA FINLANDIA SVEZIA REGNO UNITO SINGAPORE SVIZZERA CANADA IRLANDA GERMANIA NUOVA ZELANDA CILE BELGIO HONG KONG SAR USA URUGUAY FRANCIA EMIRATI ARABI MALESIA SPAGNA COLOMBIA ARABIA SAUDITA POLONIA CINA PERÙ BRASILE SUD AFRICA ITALIA AUSTRIA TAIWAN INDONESIA GIAPPONE MESSICO COREA DEL SUD TURCHIA INDIA FILIPPINE ARGENTINA THAILANDIA

Fonte: Global Pension Index Report Highlights 2021. Nota: Nel report Mercer CFA Institute Global Pension Index, la Cina si riferisce al sistema pensionistico della Cina continentale. I sistemi pensionistici di Hong Kong SAR e Taiwan sono indicati separatamente in quanto hanno sistemi pensionistici diversi.

GENDER GAP NEI SISTEMI PENSIONISTICI DEI PAESI DELL’OCSE

50%

40%

30%

20%

10%

0%

GIAPPONE MESSICO AUSTRIA REGNO UNITO LUSSEMBURGO PAESI BASSI STATI UNITI FRANCIA ITALIA GERMANIA SVIZZERA SPAGNA CILE SVEZIA IRLANDA NORVEGIA TURCHIA OCSE34 GRECIA BELGIO PORTOGALLO FINLANDIA CANADA POLONIA LETTONIA COLOMBIA LITUANIA SLOVENIA AUSTRALIA UNGHERIA REPUBBLICA CECA ISLANDA SLOVACCHIA DANIMARCA ESTONIA

Fonte: Global Pension Index Report Highlights 2021, OCSE (2021), Towards Improved Retirement Outcomes for Women, OECD Publishing, Figura 1.1.

denza privata, oltre agli investimenti e al risparmio individuale in capo alle famiglie per garantire una vecchiaia sostenibile (III pilastro).

SISTEMA ADEGUATO...

L’Italia si trova in discreta posizione per integrità e adeguatezza, ma cade in basso in classifi ca nell’indice legato alla sostenibilità. Per meglio chiarire i tre fattori, chiamiamo adeguatezza la modalità con cui il sistema è disegnato, la sua governance, la crescita degli asset, il ROI: qui l’Italia è al 12° posto, miglior piazzamento in termini sia di posizionamento in classifi ca sia di distacco dalle prime posizioni. I motivi sono da rintracciare, per esempio, nel tasso netto di sostituzione rilevante e nella possibilità di trasferire la posizione pensionistica individuale da un fondo privato a un altro. La cattiva notizia è la presenza di un’età minima di accesso ai benefi ci pensionistici (pre-pensionamento) per i fondi privati, l’assenza di obbligo di contribuzione ai fondi pensione privati in caso di invalidità o congedo di maternità/paternità e una bassa pensione minima in funzione del reddito medio. In termini di integrità, il fattore che valuta la governance e il meccanismo adottato per la regolamentazione del sistema, l’Italia si classifi ca al 12° posto. Il valore di questo indice considera l’integrità del sistema pensionistico complessivo, ma con un’attenzione particolare al settore privato, ed è il più alto dei tre sotto-indici per l’Italia (74.9). Ciò che limita il posizionamento va riferito alla presenza di una regolamentazione dei fondi pensione che frena gli investimenti, a una bassa propensione delle istituzioni governative ad incentivare i fondi

L’INTRODUZIONE DI UN MODELLO DI PENSION CREDIT GARANTIREBBE CONTINUTÀ A CHI È OBBLIGATO A USCIRE DAL MERCATO DEL LAVORO

pensione e all’assenza di una garanzia della posizione individuale maturata all’interno dei fondi pensione. Ma a fronte di questo aspetti migliorabili, in Italia opera un importante regolatore per i fondi pensione (COVIP). Inoltre, i soggetti degli organi istituzionali dei fondi pensione devono soddisfare determinati requisiti imposti dal regolatore ed è obbligatorio defi nire una politica di investimento: tutti elementi che garantiscono controllo e integrità del nostro sistema pensionistico.

... MA POCO SOSTENIBILE

Dal 2014 l’Italia purtroppo si conferma fanalino di coda (17° posto) rispetto al valore della Sostenibilità, che misura la capacità del sistema pensionistico di continuare a garantire gli attuali livelli di erogazione nel futuro. Il debito pubblico elevato e la rilevante spesa pubblica per le pensioni, unitamente a un tasso di crescita economica reale basso, contribuiscono a portare il nostro Paese in fondo alla classifi ca. A fronte della buona pratica di assoggettare i fondi pensione a politiche e strategie d’investimento ESG, soffriamo per la presenza di una bassa quota di previdenza complementare integrativa sul PIL del Paese, nonostante un trend di miglioramento. Le possibili soluzioni da mettere in campo sono diverse: partiamo da un’anomalia tutta italiana in merito alla retribuzione. In Italia si fa riferimento sempre alla quota fi ssa, mentre negli altri Paesi, come in Gran Bretagna, si parla invece sempre più di quota variabile investita in pensione. Modifi care questo status quo porterebbe i lavoratori italiani a ragionare più in termini di vantaggi per il futuro e a investire maggiormente in previdenza. Un’altra caratteristica del nostro sistema è che i tre pilastri sopra citati non hanno un conteggio separato, con la conseguenza di avere un primo pilastro robusto ma agganciato al debito pubblico crescente e alla bassa crescita. Infi ne il sostegno che può offrire la previdenza complementare integrativa, seppur in crescita, è ancora molto basso e va stimolato.

In ultimo, l’introduzione di un modello di pension credit garantirebbe continuità previdenziale a chi fosse obbligato a uscire dal mercato del lavoro per un periodo della propria vita. Pensiamo alle donne che, con la pandemia, hanno in massa lasciato il proprio posto di lavoro per occuparsi dei propri cari. Con un’azione di questo tipo, si garantirebbe a questa categoria di continuare ad avere una minima pensione versata per poi, magari, essere spinte al rientro nel mondo del lavoro garantendo una continuità previdenziale. Su questo tema il report dedica ampio spazio al cosiddetto gender pension gap. Se si guarda a questo aspetto, possiamo dire che in Italia la situazione non è peggiore di quella di altri Paesi come USA, Francia, Olanda: l’entrata posticipata e l’uscita anticipata nel mondo del lavoro delle donne, tuttavia, potrebbe essere un elemento ulteriormente tutelato dal pension credit.

NER T PAR

L’OPINIONE DI

TERESA GIOFFREDA Client Relationship Manager, UBS AM

OBBLIGAZIONARIO ASIATICO, UN’ASSET CLASS A SÉ

Storicamente gli investitori hanno considerato l’allocazione obbligazionaria asiatica all’interno dell’asset class dei Paesi Emergenti, ma a nostro avviso l’Asia dovrebbe essere considerata come un asset class autonoma. La maggior parte dei rating dei titoli sovrani asiatici sono investment grade, la maggior parte dei Paesi ha surplus delle partite correnti e le principali economie asiatiche, come Cina, Indonesia e India, hanno un rapporto debito lordo/PIL migliore dei paesi sviluppati. Anche i crediti asiatici off rono un profi lo di rischiorendimento interessante, grazie a rendimenti a scadenza soddisfacenti, volatilità misurata e rischio di duration contenuto. In termini di spread, sui rating investment grade la diff erenza con Europa e Stati Uniti è relativamente bassa, ma è di gran lunga maggiore sulla parte high yield, con gli spread asiatici attualmente prossimi ai massimi storici. Sappiamo che questo dipende principalmente dal settore immobiliare, molto importante per l’economia cinese. Il governo è intervenuto con la politica delle “tre linee rosse” sui bilanci degli sviluppatori immobiliari, per assicurarsi che fossero fi nanziariamente sostenibili. Ci aspettiamo che la maggior parte di essi si muoverà verso la piena conformità entro la scadenza, ma arrivarci sta creando molta incertezza sulla forza fi nanziaria di alcuni di loro. Questa a sua volta sta causando volatilità a breve termine e soff erenza nel mercato, che si rifl ette in spread più ampi e rendimenti più elevati. Tuttavia, riteniamo che queste misure dovrebbero stabilizzare il mercato su un orizzonte temporale più lungo e migliorare la qualità complessiva del mercato immobiliare cinese.

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