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LA RESILIENZA DELLE BANCHE ITALIANE

La crisi del settore che ha colpito le banche regionali Usa e Credit Suisse non si trasformerà in un problema sistemico per le banche europee e italiane. Le banche centrali sono infatti intervenute mandando un segnale forte e positivo all’intero settore. Ci sono però alcuni problemi idiosincratici da valutare.

La tempesta di marzo, con il caso delle americane Svb e Signature Bank e il salvataggio di Credit Suisse, impone di certo cautela, ma non ci sono dubbi circa la solidità del settore bancario italiano che, rispetto a quello europeo, risulta più solido e capitalizzato che in passato. Dal nostro osservatorio non vediamo, infatti, rischi di capitale e liquidità per le banche italiane che, rispetto al crollo del 20072008, possono contare decisamente su più capitale. E questo garantisce più protezione sui depositi.

Dopo la Global Financial Crisis, infatti, le banche sistemiche sono state regolamentate in maniera più stringente, con stress test frequenti, e con una qualità degli attivi più elevata. Mentre se guardiamo agli Usa, le banche in difficoltà sono state quelle che hanno preso troppi rischi o che avevano delle situazioni di forte sbilancio tra attivo e passivo.

Il CET1 medio delle banche italiane è pari al 15.6% nel 4Q22, in crescita di +100bps QoQ e con un buffer di 700bps sullo SREP. Gli High-Qua- lity Liquid Assets rappresentano il 40% dei depositi a livello europeo, con le italiane ben al di sopra del 25 per cento. Nel corso degli ultimi anni le banche italiane hanno migliorato significativamente la propria efficienza, garantendo maggiore flessibilità nella gestione operativa. Oggi il settore presenta infatti livelli elevati sia di capitale che di liquidità, tra i più alti in Europa, anche grazie a un asset quality significativamente migliorata (con un NPE Ratio medio inferiore al 4%). Elementi che rendono le banche ben equipaggiate per fronteggiare un deterioramento dello scenario macro.

Problemi Idiosincratici

La crisi del settore che ha colpito le banche regionali Usa e Credit Suisse non si trasformerà in un problema sistemico per le banche europee e italiane. Le banche centrali, Fed e Snb, sono infatti intervenute rapidamente per garantire la liquidità al sistema e salvare i depositi (nel caso di Svb e Signature Bank), mandando un segnale forte e positivo all’intero settore. Tuttavia, alla luce del rapido aumento dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali stesse, è possibile che altri problemi “idiosincratici” possano verificarsi e che questo possa spingere le banche ad inasprire gli standard sui prestiti, aumentando i rischi di un forte rallentamento economico.

In termini valutativi, il settore bancario italiano ha registrato un de-rating, e tratta ora con un 2024E P/TE mediano del 0.5x a fronte di un ROTE > 9.5% e dividend yield > 8.5 per cento. Ci aspettiamo che la dinamica dei tassi continuerà a fornire un forte contributo al margine d’interesse delle banche nei prossimi trimestri e supporterà un livello di profittabilità strutturalmente superiore rispetto alla fase di tassi negativi. Con uno spread commerciale che a febbraio ha superato i 300bps (livello più alto da dicembre 2008) e un beta sui depositi su livelli ancora contenuti, riteniamo ragionevole che il ROTE medio converga al 10 per cento.

Posizione Neutrale

Nonostante questi elementi di supporto e le garanzie sulla liquidità fornite dalle banche centrali per fronteggiare

BANCHE ITALIANE: CET1 E BUFFER VS SREP

eventuali nuove fasi di stress, il nostro posizionamento sul settore finanziario nel suo complesso resta neutrale, privilegiando un approccio selettivo nelle scelte con una preferenza verso società con business model meno esposti al costo del rischio, un’ampia dotazione di capitale e di depositi (con beta basso), e spazio di re-pricing degli attivi come Banca Mediolanum, FinecoBank. Tra le banche, le nostre preferite sono Unicredit, BAMI, Mediobanca e Credem.

Riteniamo che gli eventi recenti rendono a questo punto inevitabile un impatto sulle scelte di politica monetaria, soprattutto da parte della Fed. Il rischio principale che vediamo con l’aumento dei timori di instabilità finanziaria (se non contenuta imme- diatamente) è che venga colpito uno dei principali canali di trasmissione dell’economia, ossia i prestiti bancari, con un deterioramento della volontà di concedere credito (sia in Europa che negli Usa), ma la velocità di reazione delle banche centrali ci porta ad essere più ottimisti sull’evoluzione.

Btp Resiliente

Il mercato continua a guardare con attenzione i dati sui depositi e prestiti. Se guardiamo agli Usa, i dati sui depositi e sugli aiuti che la Fed sta erogando al sistema creditizio statunitense dimostrano che a partire da aprile la situazione è migliorata, ma non siamo tornati ai livelli pre-fallimento della Silicon Valley. In Italia la situazione

Liquidit

Le banche europee sono strettamente controllate in termini di requisiti patrimoniali e di liquidità.

Al 2022, le banche italiane si trovavano in una posizione comoda sul fronte della liquidità, con un LCR medio del 281% e un NSFR medio del 166%.

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