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IL MONDO DEL LAVORO NON È PER I DISABILI

percorso dignitoso di inclusione lavorativa». Tra le proposte di cambiamento ci sarebbe l’introduzione di tutor, a carico dello Stato, che seguirebbero il dipendente durante le mansioni quotidiane.

Diverse le voci favorevoli a questa proposta del ministero della Disabilità. Tra queste, anche quella di Giovanni Ferrero, direttore della Consulta per le Persone in Difficoltà: «Sarebbe un’idea molto interessante - dice - poiché permetterebbe a un datore di lavoro

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AUTODETERMINAZIONE

Sulla propria pelle:

l’esperienza di Sergio

Quando scopre che sarebbe diventato cieco la mamma gli dice: non fare la vittima, studia e lavora. «Io vengo da questa scuola qua», dice Sergio Prelato, consigliere nazionale dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti (Uici). È iscritto all’Uici dall’età di 6 anni. Un giorno mentre rinnova la tessera si imbatte nella storia del fondatore dell’Unione, un po’ rivoluzionario come lui. Decide di dedicarsi ad abbattere tutte le barriere – architettoniche, sociali, culturali – che ostacolano l’autodeterminazione. Nel suo libro Pianeta Ciecagna (End Edizioni) racconta le storie semiserie di tre amici in un mondo che non sa ancora misurarsi con le disabilità.

SERGIO PRELATO Consigliere nazionale Uici di non dover pagare due persone». Ma non è l’unica questione. «È un problema culturale che si incontra nelle aziende - spiega Ferrero -. Bisogna far capire ai datori di lavoro che non tutte le persone disabili hanno bisogno di tutor. Penso ad esempio a una persona paraplegica in carrozzina. In quel caso basta che un posto di lavoro sia accessibile senza barriere architettoniche». Diverso invece il discorso rispetto a tutti coloro che hanno una disabilità intellettiva o cognitiva: «Per

INNOVAZIONE loro la figura del tutor è necessaria. In quel caso il datore deve assumere due persone al posto di una. Questo è difficile che avvenga nel settore privato».

Qual è la strada con meno pendenze? E il percorso senza buche? A rispondere ci pensa Kimap, applicazione ideata dalla start-up italiana Kinoa. Coordinata da Lapo Cecconi e Armando Dei, ha partorito quello che è l’unico navigatore brevettato a livello europeo per chi si muove in carrozzina. Nel mirino, molti obiettivi: “raccogliendo dati in tempo reale – spiega il professore dell’Università di Firenze, Lapo Cecconi – punta a garantire una mobilità senza barriere architettoniche, una piena accessibilità ai servizi pubblici e un turismo davvero sostenibile”. Da qui, pure l’idea di installare nell’app comandi vocali sugli itinerari per le persone cieche.

PICCOLI PASSI AVANTI

Nel 2021 il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali del Governo Draghi, Andrea Orlando, ha firmato due provvedimenti che hanno inasprito le sanzioni per le aziende che non rispettano il «collocamento obbligatorio» previsto nella leg- ge 68 del 1999. Infatti i datori sono tenuti a fare delle «assunzioni obbligatorie». In particolare devono comunicare agli enti competenti i prospetti informativi, contenenti una serie di informazioni che permettono di individuare i posti di lavoro e le mansioni disponibili per i disabili. Sullo stesso tema nel 2022 è stata istituita, sempre dall’ex ministro Orlando, la “Banca dati del collocamento obbligatorio”, per permettere un migliore monitoraggio delle imprese che rispetta-

SPORT E DISABILITÀ no gli obblighi imposti dalla legge 68/99.

Matteo Fanchini ha 50 anni ed è cieco da quando ne aveva 30. Sportivo da sempre, ha vinto diversi premi nello sci nautico e nel surf, agli europei e mondiali paralimpici. Continua sulla tavola, ma ora ha deciso di mettersi in gioco sulle due ruote. “Ho iniziato con la BMX – spiega – Le persone cieche vanno in bici, ma in tandem: questo limita la loro indipendenza. Voglio dimostrare che si può fare per mandare un messaggio soprattutto ai bambini non vedenti. Mi piacerebbe dare vita a dei corsi, nell’ottica di creare un progetto capace di attraversare l’Italia”. Per raggiungere questo traguardo Fanchini parteciperà al bando della Fondazione Hollman di San Francisco.

Le proposte per aumentare il numero di disabili comunque non mancano. Una delle più autorevoli è arrivata negli scorsi mesi da Marino Bottà, direttore generale Andel (Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro), che ha rilanciato un nuovo modo per impiegare le multe derivate dal mancato adempimento delle “adozioni lavorative” da parte delle imprese. Infatti le aziende con più di quindici dipendenti che non assumono la loro quota di lavoratori disabili, sono tenute a versare 8 mila euro a un Fondo Regionale. Secondo Bottà questi soldi potrebbero essere reinvestiti per pagare un datore di lavoro che offre un tirocinio retribuito a una persona che non è nelle condizioni di essere assunta. Utilizzando questo sistema, circa ottocento persone con disabilità stanno già lavorando nelle regioni che hanno aderito a questa proposta. L’obiettivo è quello di estendere questa pratica su tutto il territorio nazionale.

VITA QUOTIDIANA

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