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TORINO, UNA CITTÀ PER LA MUSICA

Non solo concerti: gli artisti si esibiscono in libertà per le strade come in nessun altro luogo. Nel 2022 oltre 7mila performance registrate con l’app Arthecity

di Chiara Comai

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In Sintesi

Una media di 20 esibizioni al giorno per le vie del centro

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Dal 2018 l’app Arthecity per prenotarsi

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Ogni 15 giorni un tavolo di confronto tra gli organizzatori degli eventi

Venti esibizioni al giorno per un totale di più di 7mila performance nell’arco di tutto il 2022. L’arte pullula per le strade di Torino, non importa quale sia il clima o la stagione. E la città ne è orgogliosa: «Siamo stati i primi a liberalizzare l’arte di strada, che sia musica, teatro o qualsiasi altra performance» racconta Marco Ciari, responsabile di Torino creativa, l’ente comunale che si occupa di offrire consulenze e sostegno alle attività culturali giovanili. Dal 2018, infatti, non c’è nessun limite all’arte tra le vie della città. Tramite l’applicazione Arthecity, chi vuole esibirsi nel centro storico può prenotare un posto per massimo due ore di permanenza, tra le 10 e le 22. Le postazioni sono 28, in punti strategici e distanziati tra loro per mantenere l’ordine e non disturbarsi a vicenda. E nei quartieri, c’è libertà assoluta. «Io nasco come artista di strada. Torino ti dà lo spazio senza dover chiedere neanche l’autorizzazione».

Racconta così Pietro Morello, che in città ha fatto crescere la sua musica, fino a portarla poi in giro per l’Italia. Nessun permesso, nessuna burocrazia: basta registrarsi su Arthecity e prenotare un posto. Non è scontato. In altre città italiane, per esempio, per esibirsi bisogna prima andare in Comune, spiegare la propria performance e, a quel punto, chiedere il nulla osta per esibirsi. Secondo Morello, è proprio questo che fa la differenza. «Sono buoni tutti a fare grandi spettacoli - spiega - non è facile invece accogliere chi si esibisce per strada». Morello nel 2021 è stato nominato ambasciatore del mondo dalla città di Torino, adesso suona in giro per il globo e racconta ai 3,2 milioni di follower su TikTok la musica e le sue missioni umanitarie. Nel bel mezzo di un tour italiano, Morello racconta l’amore per la sua città natale: «Gli artisti che sono emersi da Torino ci sono poi comunque ritornati, nessuno si è disamorato della città. Io per primo».

IDENTIKIT DELL’ARTISTA

Su Arthecity al momento ci sono 3.265 utenti, tra artisti singoli e gruppi. «Circa la metà sono torinesi» osserva Ciari, mentre gli altri sono professionisti che girano per l’Italia. Torino non è l’unica città a utilizzare questo sistema di pre- notazione, ognuno è organizzato a modo proprio. Arthecity è un’applicazione nata a Ferrara, utilizzata da più realtà, come Trieste, Piacenza, Genova, Ferrara. «Da quanto utilizziamo questo sistema il numero di multe è crollato - racconta Ciari - l’app non lascia equivoci: se ti prenoti, il posto è tuo».

L’identikit di un artista di strada è quanto più variegato possibile. Da studenti a professionisti già affermati, qualcuno per pagarsi l’affitto, altri lo fanno per guadagnare qualcosa in più. «Da un po’ di anni musicisti di qualsiasi livello scelgono la strada. Chi per emergere, chi per arrotondare, questo tipo di esibizioni per molti è ormai diventato una parte importante dell’attività lavorativa» riporta Ciani. Musica, teatro, magia, animazione e giocoleria sono le arti più gettonate, in netta minoranza invece chi si esibisce “da fermo”, come ritrattisti e cartomanti.

A CICLO CONTINUO

Non esiste una vera e propria stagionalità, tra inverno ed estate il numero di prenotazioni varia poco. Anche nel periodo di grandi eventi musicali per la città, come è stato Eurovision l’anno scorso, non si verifica un impatto negativo sull’attività degli artisti di strada che, anzi, sono avvantaggiati dalla massiccia presenza di turisti.

Le esibizioni per strada sono un aspetto cardine per la città, che da anni cerca di diventare punto di riferimento per la musica. Gli spazi ci sono, ma manca un po’ di spinta. Secondo Morello «Torino potrebbe impegnarsi di più, perché ha tutte le carte per diventare il punto di riferimento principale per la musica in Italia». Una competizione in primis con la vicina Milano, che sembra ancora difficile da superare in questo campo.

GLI ORGANIZZATORI

L’obiettivo di consolidare Torino come città della musica, però, è condiviso da tutti. Le principali associazioni culturali che gestiscono la scena musicale torinese, come

LA TECNOLOGIA A VOLTE NON BASTA: SPESSO LE CODE PER PRENOTARSI SONO LUNGHE

Tanti talenti, ma (in centro) pochi posti

di C. C.

S ull’app ci sono postazioni prenotate per le prossime tre settimane. È un po’ come avere il posto fisso». Antoine, artista di strada torinese, da tempo ormai non usa più l’app Arthecity per assicurarsi un angolo dove suonare. Innanzitutto perché va contro i principi del busking, l’arte di esprimersi per strada soprattutto facendo musica. «Si rischia di rendere istituzionale una cosa che di per sé è l’opposto», spiega Antoine. E poi «in centro [l’unica area dove serve prenotarsi] si esibiscono sempre gli stessi, è un grosso limite. Per esempio, mettiamo che arrivi un artista bravo dall’e- stero, vuole suonare e non gli lasci il posto perché non si è prenotato. È assurdo». Antoine in settimana insegna musica a scuola e dà lezioni private. Nel weekend si esibisce tra le vie della città. Il suo posto preferito è il Balon, dove «c’è molta più gente rispetto al centro». Non c’è il rischio di disturbarsi tra artisti?

«No, c’è un clima di solidarietà. Ci si conosce, ci si accorda, e spesso si suona anche insieme. È questo il bello del busking». Non tutti sono della stessa opinione. Ilaria, busker che abita vicino a Milano, lamenta il sovraffollamento degli artisti per le strade di Torino. «È una giungla, una lotta continua. L’ultima volta ho incontrato circa 17 colleghi in un pomeriggio». Eppure, per suo-

«È UNA GIUNGLA, UNA LOTTA CONTINUA. L’ULTIMA VOLTA HO INCONTRATO 17 COLLEGHI IN UN POMERIGGIO»

ILARIA ARTISTA DI STRADA nare in centro bisogna prenotarsi su Arthecity. «Ogni tanto l’app è sovraccarica e si blocca. Certi giorni arrivo a Torino e i miei colleghi si lamentano perché nessuno è riuscito ad assicurarsi la postazione». E a quel punto cosa si fa? «Ti metti in

Hiroshima Mon Amour, Offtopic e Cap10100, hanno manifestato nel concreto l’intenzione di cambiare le carte in tavola. Nella sostanza, i tre pilastri sono consorziati quindi esistono come soggetto unico, che dialoga con la città. «Abbiamo un tavolo che si occupa di musica» racconta Fabrizio Gargarone, direttore di Hiroshima Mon Amour. Un’operazione che va avanti da un paio d’anni, con incontri ogni 15 giorni. «Chi fa musica si vede e parliamo con la città». Rispetto ai tempi più recenti, secondo Gargarone si va verso la giusta direzione: «Quello che ha mosso Eurovision ha impressionato la politica».

Resta il problema delle impre-

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