MY-DRAFT
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APPROFONDIMENTI SUI TALENTI PAGINA 4
TUTTO QUELLO CHE C’è DA SAPERE SULL’EVENTO PIù ATTESO DELLA OFFSEASON
Storia ed evoluzione economica del draft PAGINA 8
I MOCK DRAFT DEGLI ESPERTI
INTERVISTE ESCLUSIVE CON JASMIN REPESA (CEDEVITA), DEJAN MILOJEVIC (MEGA VIZURA), GREG MCDERMOTT (CREIGHTON), NICOLA ALBERANI (VIRTUS ROMA) August2012
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INDICE
44
EUROPEI AL DRAFT, PARLANO REPESA E MILOJEVIC di Claudio Pavesi
46
EUROPA, HERE WE COME di Alessio Bonazzi
04
STORIA ED EVOLUZIONE DELL’ECONOMIA LEGATA AL DRAFT NBA di Claudio Pavesi
09 14
12
L’ULTIMA SFIDA DI MY-BASKET.IT di Gabriele Galluccio
GLI ERRORI COMUNI DEI GM DELLA NBA di Luca Ngoi
16
I MIGLIORI TALENTI DEL DRAFT PASSATI AI RAGGI X di Claudio Pavesi, Filippo Antonelli, Niccolò Costanzo e Luca Ngoi
LO STRANO CASO DEI SENIOR di Filippo Antonelli
41
38
INTERVISTA CON GREG MCDERMOTT di Gabriele Galluccio
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15 CURIOSITA’ SUL DRAFT di Gabriele Galluccio
MY-BASKET.IT redazione@my-basket.it REDATTORI Filippo Antonelli Luca Antonelli Alessio Bonazzi Niccolò Costanzo Luca Ngoi Claudio Pavesi GRAFICA E IMPAGINAZIONE Gabriele Galluccio
EDITORIALE
I MOCK DRAFT DEGLI ESPERTI di Claudio Pavesi e Niccolò Costanzo
50
INTERVISTA CON NICOLA ALBERANI di Gabriele Galluccio
LOTTERY DRAFT di Luca Antonelli e Luca Ngoi
Ultima, in questo caso, da intendere in ordine di tempo, perché la passione, l’impegno ed i sacrifici di questa piccola redazione non terminano di certo qui. A distanza di tre mesi dal primo numero, incentrato sulla March Madness e che ha riscosso un ottimo successo sia in termini di visite che di critica, abbiamo voluto provare a dare continuità a questo ambizioso progetto del magazine, costruendo un numero interamente dedicato al Draft NBA. Il nostro intento è di permettere a chiunque, intenditore dell’evento più atteso della off-season o meno, di acquisire informazioni di tutti i tipi e gusti. In questo numero troverete tanti approfondimenti, in particolare sui giocatori che saranno protagonisti nella notte del Draft, curiosità, corsi e ricorsi storici, interviste esclusive. Ma non è tutto, perché questo magazine è pensato anche per chi non mastica troppo la NBA, alla quale preferisce il basket europeo: quindi andiamo a scoprire i talenti che potrebbero far bene nel vecchio continente. Che altro dire, buona lettura!
COLLEGIALE
DRAFT NBA TALENTI NCAA storia
economia evoluzione legata al Draft
COLLEGIALE
DRAFT NBA TALENTI NCAA storia
evoluzione
economia Storia ed evoluzione dell’economia legata al Draft COLLEGIALE legata al DRAFT NBATALENTI NCAA storia economia legata al Draft COLLEGIALE DRAFT NBA TALENTI NCAA storia economia legata al Draft COLLEGIALE DRAFT NBA TALENTI NCAA storia economia legata al Draft COLLEGIALE DRAFT NBA TALENTI NCAA storia economia legata al Draft COLLEGIALE
DRAFT NBA evoluzione evoluzione
evoluzione
evoluzione
Il Draft è senza dubbio uno degli eventi più attesi da parte di un fan NBA ma anche da parte dei giovani talenti che, in questa magica serata, diventano finalmente professionisti realizzando il proprio sogno di giocare nel campionato cestistico più bello e competitivo del mondo. Si sa, la NBA è a tutti gli effetti un’azienda e, come tale, deve generare profitto. Anche i giocatori sono a loro volta delle piccole aziende dal momento che possono produrre guadagni per loro stessi e per la franchigia a cui appartengono. Ecco perché il Draft NBA è, era e sempre sarà un evento in cui non solo si pongono le basi per il futuro del basket giocato, ma anche per il movimento economico che ne deriva. Dal momento che il Draft nella sua storia ha cambiato spesso modalità, dobbiamo fare un passo indietro per spiegare come anche il marketing dei rookies si è evoluto.
DI CLAUDIO PAVESI
economia evoluzione legata al Draft storia
Il nostro viaggio comincia nel 1949, quando la BAA (Basketball Association of America) stava ufficialmente diventando quella che oggi conosciamo come NBA (il cambio di nome avverrà ufficialmente nel 1950) grazie all’assorbimento delle squadre della NBL (National Basketball League). Ai piani alti già allora c’era l’intenzione di rendere questa lega un fenomeno perlomeno nazionale, ma come si poteva rendere ciò possibile? D’altronde molte franchigie erano appena nate o erano appena state trasferite in una nuova città all’interno dello sconfinato territorio americano, quindi come poteva una squadra non legata al territorio attirare più pubblico delle squadre collegiali, che invece da molti anni vivevano in simbiosi con la loro zona di appartenenza? Semplice, legando giocatori “locali” alla rispettiva franchigia. E’ così che nacque la Territorial Pick, ovvero la possibilità per ogni squadra di rinunciare alla propria scelta al primo giro per scegliere, prima del Draft vero e proprio, un giocatore che avesse frequentato un college situato in un raggio di massimo 50 miglia dalla città della franchigia NBA in questione. Stiamo parlando di una mossa di marketing geniale: tantissimi tifosi, infatti, appassionati più al singolo giocatore che alla squadra, avrebbero riempito i palazzetti della franchigia NBA locale per seguire da vicino il giocatore che negli anni precedenti li aveva fatti cestisticamente innamorare in ambito collegiale, facendo di conseguenza avvicinare i già citati tifosi alla franchigia e formando nuove generazioni di fan o, se vogliamo vederli da un punto di vista economico, di consumatori. Se proprio vogliamo essere polemici, si può dire che la Territorial Pick fosse abbastanza ingiusta dal momento che perfino la squadra campione in carica poteva rinunciare alla scelta al primo giro per “rubare” la prima scelta assoluta, nel caso questa fosse cresciuta nelle sue vicinanze. Ciò nonostante non nacque mai alcuna polemica a riguardo, almeno fino a che non si presentò al Draft un certo Wilt Chamberlain. Wilt era
ovviamente il giocatore più ambito del Draft 1959 ma proveniva dal college di Kansas, il quale non si trovava all’interno di alcuna area legata a una franchigia NBA e per questo non avrebbe potuto essere scelto con la Territorial Pick, per la gioia dei Cincinnati Royals che in quell’anno possedevano la prima scelta assoluta. I Philadelphia Warriors però chiesero alla NBA di esercitare comunque l’opzione della Territorial Pick in quanto Wilt Chamberlain era cresciuto proprio a Philadelphia, città in cui aveva giocato anche a livello liceale, precisamente a Overbrook High School.
Wilt Chamberlain ai tempi di Overbrook High School
La proposta fu accettata dalla NBA, i Warriors scelsero Chamberlain con la Territorial Pick e si creò così un precedente che diede vita a una nuova norma: la possibilità di esercitare la Territorial Pick basandosi sul periodo pre-universitario quando il college di provenienza esulava dall’area di una qualsiasi franchigia NBA. I Cincinnati Royals dovettero così accontentarsi di Bob Boozer e non riuscirono a creare quello che sarebbe stato un asse piccolo-lungo da libri di storia, ovvero Oscar Robertson-Wilt Chamberlain. “The Big O” infatti sarà scelto al Draft dell’anno successivo proprio mediante la Territorial Pick. Per completezza va detto che la Wilt Chamberlain Rule fu utilizzata anche nel 1962 con Jerry Lucas, scelto dai Cincinnati Royals nonostante provenisse da Ohio State University, dato che crebbe nei dintorni di Cincinnati frequentando Middletown High School. Se pensate che da un punto di vista del marketing la Territorial Pick non abbia influito, vi sbagliate di grosso. Su ventidue giocatori chiamati con questa modalità, ben undici, ovvero la metà, sono poi entrati nella Hall of Fame e insieme hanno contribuito a un palmares formato da quattro Rookie of the Year, cinque MVP stagionali e ben ventinove titoli NBA (avete letto bene, ventinove). Immaginate quanti tifosi abbiano formato questi ventidue giocatori e quanti incassi abbiano portato alle rispettive franchigie. La Territorial Pick fu abolita nel 1966 a favore del sistema basato sul lancio della monetina secondo cui le squadre con i due record peggiori si sarebbero giocati la prima scelta assoluta con un banale testa o croce, un
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sistema rimasto in atto fino al 1985, anno della prima Lottery. E’ così che arriviamo finalmente al sistema attuale, che rende il Draft così imprevedibile e unico. Anche il singolo evento della Lottery fu una mossa di marketing geniale e studiata per la televisione. Quando fu introdotta, infatti, la NBA si trovava in un’era d’oro, rappresentata da stelle come Magic Johnson, Larry Bird e Michael Jordan, per cui anche l’evento in sé, caratterizzato solamente dall’assegnazione dell’ordine di scelta delle prime quattordici squadre (nel 1985 riguardava solo sette squadre, ndr), divenne un fenomeno mediatico impressionante. Trasmessa in tutto il mondo, la Lottery ha un ascolto medio di tre milioni di telespettatori, senza considerare quelli che al giorno d’oggi la vedono in streaming, e in certi anni gli ascolti hanno addirittura superato quelli del Playoffs di NHL, la lega professionistica di hockey, garantendo alla NBA notevoli introiti dai diritti di trasmissione televisiva. Gli anni passavano e la NBA diventava ogni giorno più conNBA ROOKIE SCALE 1995/96 osciuta e ricca. Di conseguenPICK 1° ANNO 2° ANNO 3° ANNO za anche i salari dei giocatori 1 $2,061,000 $2,370,200 $2,679,300 crescevano e i piani alti della 2 $1,844,000 $2,120,600 $2,397,200 Lega decisero di regolamen3 $1,656,000 $1,904,400 $2,152,800 tare gli stipendi dei giocatori 4 $1,493,000 $1,717,000 $1,940,900 scelti al Draft. Fu così che nel 5 $1,352,000 $1,554,800 $1,757,600 1995/96 venne introdotta la 6 $1,228,000 $1,412,200 $1,596,400 NBA Rookie Scale, ovvero l’uso 7 $1,121,000 $1,289,200 $1,457,300 di stipendi predefiniti in base 8 $1,027,000 $1,181,100 $1,335,100 alla posizione in cui un qual9 $944,000 $1,085,600 $1,227,200 siasi giocatore viene scelto al 10 $896,800 $1,031,300 $1,165,800 Draft. 11
$852,000
$979,800
$1,107,500
12
$809,400
$930,800
$1,052,200
13
$768,900
$884,200
$999,600
14
$730,400
$840,000
$949,600
15
$693,900
$798,000
$902,100
16
$659,200
$758,100
$857,000
17
$626,300
$720,200
$814,100
18
$595,000
$684,200
$773,400
19
$568,200
$653,400
$738,600
20
$545,500
$627,300
$709,100
21
$523,600
$602,200
$680,700
22
$502,700
$578,100
$653,500
23
$482,600
$555,000
$627,400
24
$463,300
$532,800
$602,300
25
$444,700
$511,500
$578,200
26
$430,000
$494,500
$559,000
27
$417,600
$480,200
$542,900
28
$415,500
$477,300
$539,500
29
$412,000
$473,800
$535,600
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Al momento della sua introduzione, questa norma era ancora piuttosto rudimentale: come si vede dalla tabella a sinistra, infatti, la Rookie Scale dell’epoca comprendeva solo i primi tre anni di contratto del rookie senza considerare l’opzione di rinnovo per ulteriori annate, come succede ora. Ma spieghiamo nel dettaglio. Dalla stagione 1998/99 la NBA ha cambiato la struttura della Rookie Scale in modo che i salari dei rookies scelti al primo giro non fossero solo predefiniti per quanto riguarda i primi tre anni (garantiti), ma venne anche imposto un lim-
August2012
mite alla percentuale di aumento salariale, nel caso la squadra esercitasse la team option per rinnovare il contratto del giocatore per un quarto anno. Nel nuovo sistema di Rookie Scale del 1998/99 venne regolamentata anche l’offerta massima possibile (in percentuale al rookie contract), in caso la squadra volesse presentare la qualifying offer al suddetto giocatore al termine del quarto anno di contratto, prima che questi possa testare la free agency. Anche in questo caso una tabella spiega meglio di mille parole. NBA ROOKIE SCALE 1998/99 PICK
1° ANNO
2° ANNO
3° ANNO
% AUMENTO 4° ANNO
% AUMENTO 5° ANNO
1
$2,679,300
$2,880,200
$3,081,200
26.1%
30.0%
2
$2,397,200
$2,577,000
$2,756,800
26.2%
30.5%
3
$2,152,800
$2,314,300
$2,475,700
26.4%
31.2%
4
$1,940,900
$2,086,500
$2,232,000
26.5%
31.9%
5
$1,757,600
$1,889,400
$2,021,200
26.7%
32.6%
6
$1,596,400
$1,716,100
$1,835,900
26.8%
33.4%
7
$1,457,300
$1,566,600
$1,675,900
27.0%
34.1%
8
$1,335,100
$1,435,200
$1,535,400
27.2%
34.8%
9
$1,227,200
$1,319,200
$1,411,300
27.4%
35.5%
10
$1,165,800
$1,253,300
$1,340,700
27.5%
36.2%
11
$1,107,500
$1,190,600
$1,273,700
32.7%
36.9%
12
$1,052,200
$1,131,100
$1,210,000
37.8%
37.6%
13
$999,600
$1,074,500
$1,149,500
42.9%
38.3%
14
$949,600
$1,020,800
$1,092,000
48.1%
39.1%
15
$902,100
$969,800
$1,037,400
53.3%
39.8%
16
$857,000
$921,300
$985,500
53.4%
40.5%
17
$814,100
$875,200
$936,300
53.6%
41.2%
18
$773,400
$831,500
$889,500
53.8%
41.9%
19
$738,600
$794,000
$849,400
54.0%
42.6%
20
$709,100
$762,300
$815,500
54.2%
43.3%
21
$680,700
$731,800
$782,800
59.3%
44.1%
22
$653,500
$702,500
$751,500
64.5%
44.8%
23
$627,400
$674,400
$721,500
69.7%
45.5%
24
$602,300
$647,400
$692,600
74.9%
46.2%
25
$578,200
$621,500
$664,900
80.1%
46.9%
26
$559,000
$600,900
$642,900
80.3%
47.6%
27
$542,900
$583,600
$624,300
80.4%
48.3%
28
$539,500
$580,000
$620,400
80.5%
49.0%
29
$535,600
$575,800
$615,900
80.5%
50.0%
Tuttavia l’NBA non obbliga le squadre a seguire questa norma in maniera oltremodo rigorosa, infatti i rookies possono firmare per una cifra che può scendere o salire fino al 20% del salario indicato quindi, in parole povere, un giocatore può firmare per una cifra variabile da un minimo dell’80% a un massimo del 120% della cifra predefinita dalla NBA. Questa elasticità è stata ovviamente inserita per favorire le squadre a gestire in maniera migliore il proprio spazio salariale. Inutile dire che
i giocatori più talentuosi (ad esempio gente come Wiggins e Parker se ci riferiamo al Draft attuale) sono più propensi a guadagnare il 120% della cifra predefinita.
no dalla NCAA alla NBA dopo un solo anno di college) e precedentemente abbiamo visto crescere anche i giocatori liceali che arrivavano direttamente in NBA. In passato, infatti, si preferiva scegliere con le prime chiamate giocatori esperti e già formati mentre successivamente si è preferito puntare sul potenziale, tanto che oggi vediamo sempre più freshman tra le chiamate della Lottery. Questi giovanissimi talenti sarebbero andati al Draft anche senza passare per il college, se la NBA non lo avesse proibito nel 2006, ma come dar loro torto? Ogni anno, infatti, i contratti garantiti destinati ai giocatori scelti al primo giro del Draft diventano
Ora è più facile capire perché per alcuni giocatori può essere una sconfitta essere scelti anche solo due o tre chiamate dopo rispetto alle previsioni, economicamente infatti la perdita è notevole. Consideriamo gli stipendi destinati ai rookies del Draft di quest’anno: se un giocatore destinato alla prima chiamata assoluta venisse scelto come quarto, non perderebbe solo il prestigio della prima chiamata ma vedrebbe svanire in pochi minuti circa 3’968’400 dollari garantiti in tre NBA ROOKIE SCALE 1995/96 anni. La prima scelta infatti gua- PICK 1° ANNO 2° ANNO 3° ANNO $2,061,000 $2,370,200 $2,679,300 dagnerebbe circa 1 2 $1,844,000 $2,120,600 $2,397,200 14’397’600 dollari $1,656,000 $1,904,400 $2,152,800 in tre anni (con le 3 4 $1,493,000 $1,717,000 $1,940,900 possibili variazioni $1,352,000 $1,554,800 $1,757,600 fino al 20% di cui 5 6 $1,228,000 $1,412,200 $1,596,400 abbiamo parlato), $1,121,000 $1,289,200 $1,457,300 mentre la quarta 7 8 $1,027,000 $1,181,100 $1,335,100 scelta porterebbe $944,000 $1,085,600 $1,227,200 a casa 10’429’200 9 10 $896,800 $1,031,300 $1,165,800 nello stesso peri$852,000 $979,800 $1,107,500 odo di tempo. 11 12 $809,400 $930,800 $1,052,200 Differenza non $768,900 $884,200 $999,600 da poco consid- 13 14 $730,400 $840,000 $949,600 erando che questi $693,900 $798,000 $902,100 soldi vanno a fini- 15 16 $659,200 $758,100 $857,000 re nelle tasche di $626,300 $720,200 $814,100 un ventenne che 17 18 $595,000 $684,200 $773,400 al 90% dei casi è $568,200 $653,400 $738,600 stato uno squat- 19 20 $545,500 $627,300 $709,100 trinato fino a pochi 21 $523,600 $602,200 $680,700 minuti prima. Questo è uno dei motivi per cui vediamo sempre più one-and-done (per chi non lo sapesse, sono i giocatori che passa-
sempre più remunerativi e al giorno d’oggi è quasi impossibile per un ragazzo, specie se proviene da una situazione disagiata, rinunciare a certe cifre. Se guardate nella tabella sottostante come sono cambiati i contratti in termini economici dal 1995/96 a quest’anno fino a come saranno nel 2019/20, non ci vorrà molto per capire l’impatto economico dei rookies nella Lega. Da questi discorsi capiamo come per un giocatore sia fondamentale la scelta dell’agente, dato che le abilità di quest’ultimo possono influenzare in primis lo stipendio (sulla base di quel 20% variabile di cui si parlava) e, cosa da non sottovalutare, anche la posizione in cui
NBA ROOKIE SCALE 2014/15
NBA ROOKIE SCALE 2019/20
PICK
1° ANNO
2° ANNO
3° ANNO
PICK
1° ANNO
2° ANNO
3° ANNO
1
$4,592,200
$4,798,900
$5,005,500
1
$5,454,100
$5,699,600
$5,945,000
2
$4,108,800
$4,293,700
$4,478,600
2
$4,860,000
$5,099,600
$5,319,200
3
$3,689,700
$3,855,800
$4,021,800
3
$4,382,200
$4,579,400
$4,776,600
4
$3,326,700
$3,476,400
$3,626,100
4
$3,951,100
$4,128,900
$4,306,700
5
$3,012,500
$3,148,100
$3,283,600
5
$3,557,900
$3,738,900
$3,899,900
6
$2,736,100
$2,859,200
$2,982,400
6
$3,249,700
$3,395,900
$3,542,100
7
$2,497,600
$2,610,200
$2,722,800
7
$2,966,600
$3,100,100
$3,233,600
8
$2,288,200
$2,391,200
$2,494,200
8
$2,717,700
$2,840,000
$2,962,300
9
$2,103,500
$2,198,100
$2,292,800
9
$2,496,200
$2,610,700
$2,723,100
10
$1,998,200
$2,088,100
$2,178,000
10
$2,373,200
$2,480,000
$2,586,800
11
$1,898,300
$1,983,700
$2,069,200
11
$2,254,600
$2,356,100
$2,457,500
12
$1,803,400
$1,884,600
$1,965,700
12
$2,141,900
$2,238,300
$2,334,700
13
$1,713,200
$1,790,300
$1,867,400
13
$2,034,800
$2,126,300
$2,217,900
14
$1,627,600
$1,700,900
$1,774,100
14
$1,933,100
$2,020,100
$2,107,100
15
$1,546,100
$1,615,700
$1,685,200
15
$1,836,300
$1,918,900
$2,001,500
16
$1,468,900
$1,535,000
$1,601,100
16
$1,744,500
$1,823,100
$1,901,600
17
$1,395,400
$1,458,200
$1,521,000
17
$1,657,300
$1,731,800
$1,806,400
18
$1,325,600
$1,385,300
$1,444,900
18
$1,574,400
$1,645,300
$1,716,100
19
$1,266,000
$1,322,900
$1,379,900
19
$1,503,600
$1,571,200
$1,638,900
20
$1,215,300
$1,270,000
$1,324,700
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$1,443,400
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$1,147,800
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$412,000
$473,800
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$1,000,700
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$911,400
$952,400
$993,400
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yourmagazine
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il giocatore verrà draftato. Se infatti un prospetto si lega con un agente che generalmente rappresenta molti All-Star, il suo prestigio aumenta di conseguenza. Il lavoro dell’agente al Draft è però uno dei più rischiosi di tutti. Jared Kernes, agente di giocatori NBA, infatti dichiarò a Forbes che solitamente è la compagnia per cui lavora l’agente a dover pagare ogni spesa, da quando il giocatore firma il contratto di rappresentanza fino al Draft. Queste spese includono vitto, alloggio, allenamenti con preparatori privati, fisioterapisti e tutti i trasporti nel periodo dei provini pre-Draft. Molto spesso le compagnie non vengono rimborsate dai giocatori per queste spese mentre alcune volte, la minoranza, coprono le spese con una percentuale sul primo contratto del giocatore rappresentato. Il rischio aumenta quando si decide di rappresentare un giocatore destinato a essere scelto nel secondo giro, dato che i contratti delle scelte del secondo round non sono per forza garantiti ma vanno a discrezione della franchigia. Kernes ha anche spiegato come il più delle volte l’agente non riceve un
chiunque può iscriversi al Draft anche senza aver mai giocato a basket? Precedentemente al Draft 2013 infatti un ragazzo (rimasto anonimo) ha mandato una mail alla NBA dicendo che lui, essendo laureato al college di Miami e rientrando nei limiti di età, voleva iscriversi al Draft 2013. La NBA gli rispose dicendogli che, avendo lasciato l’università nel 2010, si sarebbe potuto dichiarare al Draft 2011 e non a quello 2013, così divenne un normale free agent. Ovviamente questo ragazzo non ha mai trovato una squadra in NBA ma è un buon esempio per spiegare come certi traguardi siano accessibili a tutti. Se anche voi volete ripercorrere le sue gesta però ricordate quanto abbiamo detto in precedenza e cercatevi un bravo agente.
LOTTERY DRAFT Luca Antonelli e Luca Ngoi analizzano tutte le necessità delle 14 squadre della lottery, che hanno l’occasione di mettere una pezza sui buchi maggiori all’interno del loro roster.
guadagno diretto in percentuale dal primo contratto del giocatore. Ma allora perché rappresentare un rookie? Lo spiega ancora Kernes: per prima cosa per “farsi un nome” e invogliare altri rookie delle annate successive a firmare con loro ma anche e soprattutto per negoziare il secondo contratto del giocatore una volta esaurito il rookie contract. Su questo infatti l’agente di solito percepisce una cifra che si aggira attorno al 4% della cifra complessiva. Come avete potuto vedere il Draft è una scienza difficile anche per gli addetti ai lavori, non solo per quello che riguarda le scelte prettamente tecnico-tattiche ma anche e soprattutto per il fattore economico e di marketing. Ora però non pensate che il Draft sia un mondo in cui il denaro è l’unico padrone, resta sempre spazio per il fattore umano. Sapete infatti che
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3 - SIXERS
La ricostruzione dei Philadelphia 76ers è iniziata nella scorsa stagione con le scelte di Michael Carter-Williams (rookie dell’anno con un impatto mostruoso, soprattutto nella prima parte dell’anno) e del lungo Nerlens Noel (ai box per infortunio per tutte e 82 le partite), e proseguirà in questa grazie a due scelte nella lottery. Se con la decima Phila potrà prendersi qualche rischio, la scelta numero 3 dovrà per forza essere spesa per un giocatore molto importante, e quindi i Sixers dovrebbero puntare sul best available player, meglio ancora se fosse Andrew Wiggins.
4 - MAGIC 1 - CAVALIERS
Michael Beasley, seconda scelta del Draft 2008, assistito da Karnes
Milwaukee, per continuare la sua ricostruzione, deve quindi scegliere bene anche in questo Draft, e l’ideale sarebbe prendere un’altra ala (Parker o Wiggins), visto che Sanders sotto canestro rappresenta il futuro della franchigia e il backcourt sarà già composto da Knight e Mayo.
I Cleveland Cavaliers per il secondo anno di fila potranno scegliere con la pick numero 1 al Draft. Nella passata edizione del Draft i Cavs si fecero ingolosire dall’ala Anthony Bennett, autore però di una stagione veramente sottotono. Visto l’errore compiuto con la scelta di Bennett, non possono permettersi di sbagliare ancora la prima chiamata, se vogliono dare ad Irving una squadra competitiva per approdare ai Playoffs. I Cavs possono avere grande flessibilità salariale, se decideranno di non rinnovare Deng e di uscire dal contratto di Varejao, quindi a seconda delle decisioni che verranno prese su questi due giocatori possono aver bisogno di un’ala piccola o di un centro da questo Draft (ruoli in cui, appunto, ci sono i migliori giocatori a disposizione). La conferma di Deng nello spot di ala piccola e la scelta di un centro di livello (Embiid) sembrerebbe essere il miglior scenario per la franchigia di Dan Gilbert.
2 - BUCKS
La peggior squadra per record della passata stagione non ha avuto in dote la prima scelta al Draft, ma la pick numero 2 è comunque sinonimo di giocatore che può cambiare la storia della franchigia. Nella passata stagione a livello di rookie i Bucks hanno avuto il playmaker Wolters e l’ala greca Antetokounmpo che hanno discretamente figurato.
Anche i Magic dall’addio di Dwight Howard sono una franchigia in piena ricostruzione, e non avere una pick nelle prime 3 è stata leggermente una beffa, visto il record della Regular Season. I Magic spesso hanno azzeccato le decisioni in sede di Draft (ottima soprattutto la scelta del fisico e talentuoso Oladipo) ed anche quest’anno sono chiamati a confermarsi per poter ripartire del tutto. Il ruolo in cui i Magic avrebbero più bisogno di un giocatore di qualità è quello di playmaker visto che Jameer Nelson, su cui i Magic hanno una team option da 8 milioni di dollari, non è più in grado di offrire le sue solite prestazioni. In un Draft con Smart ed Exum, trovare una PG che possa fare la differenza non è poi così complesso.
5 - JAZZ
Gli Utah Jazz sono una delle franchigie con maggior spazio salariale a disposizione per la prossima stagione, con soli 16 milioni di dollari occupati dai giocatori in roster. I Jazz, con già giovani interessanti come Kanter, Burke ed Hayward (su cui possono estendere la qualifying offer) e la possibilità di aggiungere qualche free agent di buon livello, utilizzeranno questa quinta scelta per prendere un giocatore da quintetto. Ai Jazz servirebbe come il pane un’ala forte da affiancare a Kanter (come per esempio Randle o Vonleh), oppure potrebbero anche puntare su un piccolo da schierare nel backcourt al fianco di Trey Burke.
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13 - TWOLVES
7 - LAKERS
6 - CELTICS In piena fase di ricostruzione dopo l’epoca dei Fab Four, che ha portato 1 titolo e 2 NBA Finals, ci sono anche i Boston Celtics. Quest’ultimi non hanno tantissimo spazio salariale a disposizione, dovendo pagare stipendi di alto livello a Wallace, Bass e Green, e hanno come unica stella a roster Rajon Rondo. Ai Celt-
ics servirebbe quindi un giocatore in qualsiasi ruolo, a patto che non sia un playmaker. Forse sotto canestro, con a libro paga solo Sullinger, Olynyk e Brandon Bass, la situazione è ancora peggiore che nel reparto piccoli.
Un’altra franchigia storica che è in cerca di rilancio è quella dei Los Angeles Lakers che, dopo aver tentato e fallito l’esperimento dei Big Five con Howard e Nash, si trova ora a dover fare i conti con una difficile ricostruzione (frenata anche dal nuovo contratto a cifre super di Kobe Bryant). I Lakers avranno a disposizione un notevole margine salariale, ma sotto contratto hanno solo Bryant, Nash e Sacre (con Young che ha la Player Option per restare). Di conseguenza punteranno a scegliere il miglior giocatore a disposizione, meglio se nel reparto lunghi. La dichiarazione di amore verso i gialloviola di Randle poi potrebbe aiutarli ad arrivare ad un’ala grande dall’ottimo avvenire.
La posizione che sembra maggiormente bisognosa di un ritocco è quella di ala piccola. Corey Brewer continuare ad essere il titolare, vista anche la sua ultima parte di stagione, ma si può aggiungere qualcosa dalla panchina. Inoltre Minnesota ha tirato soltanto col 34 percento da tre la scorsa stagione (nonostante Kevin Love), dunque la scelta potrebbe cadere su un’ala o una guardia-ala con centimetri e un tiro più continuo rispetto a quello del già presente Chase Budinger.
14 - SUNS 10 - SIXERS
Con la loro seconda scelta di lotteria i Sixers possono davvero sbizzarrirsi e prendere anche qualche rischio. Coach Brown ha impostato un sistema fortemente improntato sull’attacco, ma durante l’ultimo anno non ha avuto i giocatori col talento adatto a renderlo veramente vincente. Per questo motivo il ruolo non è più di tanto importante: serve il giocatore ancora disponibile con il maggior tasso di talento puro. Se la scelta alla numero tre sarà Wiggins si potrebbe optare per un lungo da affiancare al rientrante Noel, oppure a una guardia che possa sfruttare gli scarichi illuminanti di Carter-Williams.
11 - NUGGETS
8 - KINGS
In California si ha un disperato bisogno di uno specialista nel tiro perimetrale. Inoltre Isaiah Thomas diventerà free agent, quindi anche un playmaker potrebbe essere utile. Durante tutti questi anni Sacramento ha cercato il talento grezzo, infarcendosi di giocatori forse non ancora pronti per la NBA (Cousins a parte). Quest’anno meglio puntare su un prospetto che possa contribuire da subito, e alla numero 8 è ancora possibile aggiudicarselo.
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9 - HORNETS
Anche gli Hornets, come i Kings, non hanno ancora sotto contratto un tiratore affidabile. Anche l’aggiunta a stagione in corso di Gary Neal ha cambiato poco le cose e Charlotte ha concluso l’anno tra le peggiori squadre della Lega nel tiro dalla lunga distanza. Il frontcourt, con Jefferson e Zeller, appare coperto, così come gli spot di ala piccola (Kidd-Gilchrist) e playmaker (Walker). Una guardia con tiro da fuori potrebbe aiutare a far compiere il vero salto di qualità alla squadra del North Carolina.
PJ Tucker diventerà free agent durante quest’estate, mentre Gerald Green si appresta ad entrare nel suo ultimo anno di contratto. Anche in questo caso la necessità impellente è quella di un’ala che possa offrire punti facili e veloci in quantità, e che al tempo stesso possa assicurare un futuro alla franchigia in questo ruolo. Anche Channing Frye uscirà dal proprio contratto, dunque un pensierino potrebbe essere fatto anche sullo spot di ala grande in uscita dalla panchina, ruolo per i Suns molto delicato e importante.
Denver ha uno dei roster più lunghi della NBA, dunque non c’è realmente bisogno di un giocatore in particolare. L’aggiunta di Aaron Brooks ha dato profondità al reparto esterni; il ritorno di Gallinari rende praticamente sicuro quello delle ali, mentre probabilmente manca ancora qualcosa nel settore lunghi, dove Hickson e Faried hanno svolto un grande lavoro, ma sono stati supportati a fasi alterne dalla panchina che manca di qualità.
12 - MAGIC
Anche per Orlando vale più o meno lo stesso discorso fatto per Philadelphia. Con la seconda scelta di lotteria si può rischiare qualcosa, e molto dipenderà da chi verrà selezionato con la prima. La massima priorità è un investimento per potenziare il reparto esterni, dopodichè si può pensare a quello dei “big men”. Nikola Vucevic sta emergendo sempre di più come giocatore affidabile e da doppia doppia quasi scontata ogni sera, dunque si potrebbe pensare a un suo cambio oppure andare su un’ala grande che possa contribuire da subito per rimpiazzare un Jason Maxiell che comincia a sentire il peso degli anni formando una coppia dal sicuro avvenire con il già presente Andrew Nicholson. August2012
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ANDREW WIGGINS
Cavaliers
4
16
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PG
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SF
F
Clippers
SF
SF
C.J. WILCOX
Jazz
SG
SHABAZZ NAPIER
Heat
29
K.J. MCDANIELS
PG
RODNEY HOOD
Raptors
26
SF
TYLER ENNIS
Celtics
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G
T.J. WARREN
Suns
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CLEANTHONY EARLY
Rockets
Nuggets
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GLENN ROBINSON III
Grizzlies
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SG
KYLE ANDERSON
Bulls
PF
PG
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12
SF
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DOUG MCDERMOTT
SF
Magic
15 18
F
SG
Suns
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Thunder
24
SG
Suns
SG
28
MITCH MCGARY
Spurs
C
SF
G
Nuggets
SG
PG
F
C
PF
K.J. MCDANIELS
Jazz
SF
SHABAZZ NAPIER
Heat
29
SG
ADREIAN PAYNE
Raptors
26
SF
JAMES YOUNG
Celtics
23
F
DOUG MCDERMOTT
Suns
20
MITCH MCGARY
Clippers
PF
PG
Thunder
SG
SF
CLINT CAPELA
Suns
PF
21 JUSUF NURKIC Thunder
24 27
C
GLENN ROBINSON III
Hornets
SF
P.J. HAIRSTON
Suns
30
C.J. WILCOX
SF
T.J. WARREN
Hawks
18
SG
KYLE ANDERSON
Magic
15
PF
GARY HARRIS
Hornets
12
F
JULIUS RANDLE
Celtics
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AARON GORDON
Kings
17
CLEANTHONY EARLY
Rockets
PF
JABARI PARKER
Sixers
6
NOAH VONLEH
Jazz
14
TYLER ENNIS
Grizzlies
25
JORDAN ADAMS
SG
JORDAN ADAMS
Bulls
22
P.J. HAIRSTON
Hornets
27
PF
C
11 DARIO SARIC
ZACH LAVINE
Bulls
19
21 ADREIAN PAYNE
PG
3
JOEL EMBIID
Bucks
8
RODNEY HOOD
T-Wolves
16
CLINT CAPELA
PG
NIK STAUSKAS
Sixers
2
5
MARCUS SMART
Lakers
13
JAMES YOUNG
Hawks
7
SF
DANTE EXUM
Magic
10
DARIO SARIC
ANDREW WIGGINS
Cavaliers
4
JOEL EMBIID
Hornets
30
JERAMI GRANT
PG
Celtics
9
AARON GORDON
Kings
14
ELFRID PAYTON
Bulls
19
SG
GARY HARRIS
T-Wolves
PF
1
DANTE EXUM
Sixers
6
11 ZACH LAVINE
NIK STAUSKAS
Sixers
13
PF
F
NOAH VONLEH
Jazz
8
JULIUS RANDLE
Lakers
10
PG
3
JABARI PARKER
Bucks
5
MARCUS SMART
Magic
7
SF
2
SG
BOGDAN BOGDANOVIC
Spurs
SF
IL MOCK DRAFT DI NICCOLO’ COSTANZO
IL MOCK DRAFT DI CLAUDIO PAVESI
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GLI ERRORI COMUNI DEI GM DELLA NBA Il periodo del Draft è quello di maggiore intensità lavorativa per gli scout e in generale per tutti i management NBA, che coronano in questi giorni un lavoro capillare svolto durante tutto il corso dell’anno nell’analisi dei prospetti che si affacciano al mondo del professionismo. Tra un workout e una riunione però molto spesso si commettono degli errori di valutazione, ed è sicuramente vero che il Draft è la più inesatta delle scienze, così come è vero che non è mai tutto chiaro dall’inizio, altrimenti Portland avrebbe scelto Jordan al posto di Sam Bowie. Cerchiamo di vedere quali sono gli errori più frequenti nei quali incappano gli addetti ai lavori e di offrire qualche consiglio utile per evitarli. Ovviamente non abbiamo intenzione di insegnare il lavoro a nessuno, dunque perdonerete un pizzico di ironia nella stesura di questo articolo, tanto per non prendersi troppo sul serio.
GUARDARE YOUTUBE
Youtube è un mezzo potentissimo, ma al tempo stesso altrettanto pericoloso. Da quando esistono i “mixtape” che descrivono le gesta di un giocatore, le aspettative sullo stesso vengono amplificate da video di tre minuti pieni zeppi di schiacciate, stoppate e crossover. Utilissimi per esaltare i tifosi, ma deleteri per un qualsiasi addetto ai lavori anche per farsi una prima opinione parziale. Se i prospetti americani sono facilmente osservabili dal vivo anche più volte durante l’anno, non si può dire la stessa cosa dei giocatori “international”, sicuramente più visionabili rispetto a qualche anno fa, e allora ecco che l’occhio ai video di Youtube scappa e può essere influenzato. Mai affidarsi alla tecnologia
Anche quest’anno, come già l’anno scorso, si iniziano a spargere le voci di possibili scambi di scelte molto alte per prendere giocatori già affermati. Cleveland resistette alla tentazione di cedere la prima scelta l’anno scorso, salvo buttare tutto alle ortiche selezionando il deludente Anthony Bennett, ma sono stati diversi i casi nel passato di squadre molto alte nel Draft che hanno voluto dar via la loro prima scelta. L’errore è sempre concettuale: se sei una squadra che deve rifondare in quanto viene da una o più stagioni negative è inutile assorbire un contratto pesante. Il Draft è fatto apposta per permettere alle squadre di ripartire da talenti giovani a prezzi tutto sommato modici e poco incisivi sul salary cap. In una classe talentuosa e profonda come quella di quest’anno, se fossi un General Manager non cederei alcuna scelta fino alla numero venti, dove sarà ancora possibile reperire giocatori dal sicuro avvenire.
PJ Tucker diventerà free agent durante quest’estate, mentre Gerald Green si apUn altro dei criteri fondamentali nella scelta di un giocatore presta ad entrare nel suo ultimo anno di è quello di inserirlo in una visione d’insieme. Molto spesso si contratto. Anche in questo caso la necescerca soltanto di aggiudicarsi il giocatore col potenziale migliore, dal maggior talento o in generale più pronto a scendere in sità impellente è quella di un’ala che possa campo, senza cercare di valutarne l’effettiva compatibilità con offrire punti facili e veloci in quantità, e che il proprio sistema di gioco e senza considerare le esperienze al tempo stesso possa assicurare un fupassate del giocatore stesso. Non ho mai avuto occasione di turo alla franchigia in questo ruolo. Anche osservare da vicino un tipico colloquio di un giocatore prima Channing Frye uscirà dal proprio contratto, del Draft, ma suppongo che in queste occasioni un GM possa dunque un pensierino potrebbe essere fatchiedere più o meno qualsiasi cosa al ragazzo che si trova davanti. Alcune di queste domande dovrebbero riguardare, se to anche sullo spot di ala grande in uscita non lo si sa già, quali tipi di sistemi offensivi e difensivi ha podalla panchina, ruolo per i Suns molto delituto sperimentare durante il suo percorso da giocatore. Se ad cato e importante. esempio un playmaker ha sempre e solo giocato la Princeton Michael Olowokandi, Hasheem Thabeet, Hamed Haddadi, RaOffense (sistema peraltro sempre più raro), o comunque un fael Araujo, Jackson Vroman, Sergei Karaulov e chi più ne ha sistema di gioco basato sull’attacco a metà campo non sarà più ne metta. Ditemi uno solo tra questi o altri giocatori dalla facile inserirlo in un sistema impostato sul contropiede e sul combinazione nome-cognome bizzarra che abbia almeno tiro veloce, dunque si potrà mettere in conto che se la scelconquistato un posto stabile in una qualsiasi rotazione NBA. ta dev’essere proprio quel playmaker egli necessiterà di più Impossibile, perché non ce ne sono. Non sarà una scienza estempo per adattarsi. Per tornare a un giocatore citato in precatta, ma le statistiche dimostrano che “se non sai pronunciedenza, questo è stato uno dei problemi di Derrick Williams a arlo, non sceglierlo”. Qualcuno potrebbe obiettare che Giannis Anche per Orlando vale più o meno lo stesso discorso fatto per Minnesota, dove si è trovato in un contesto totalmente op- Philadelphia. Antetokounmpo ha forse il cognome più stravagante di tutti posto quellodia cui era abituato al collegequalcosa, ad Arizona Con la rispetto secondaascelta lotteria si può rischiare e molto dipenderà quelli appena citati ed è già l’idolo delle folle a Milwaukee (oltre e anche per questo motivo così da chi verrà selezionato conhalafatto prima. Lafatica. massima priorità è un ad investimento aver effettivamente mostrato qualcosa di buono in camper potenziare il reparto esterni, dopodichè si può pensare a quello deiper “big po), ma avere un Antetokounmpo (presto ne avremo due men”. Nikola Vucevic sta emergendo sempre di più come giocatore affidabile perché quest’anno verrà con tutta probabilità scelto il fratello Jermareo Davidson sono dovuti passare? e da doppia doppia quasi scontata ogni sera, dunque si potrebbeThanasis) pensare a quanti un Scegliete a vostro rischio e pericolo. suo cambio oppure andare su un’ala grande che possa contribuire da subito
NOMI ESOTICI E STRANI
VALUTAZIONE DEL POTENZIALE
CEDERE UNA DELLE PRIME TRE SCELTE
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NON PENSARE AL PROPRIO SISTEMA
Tutto dipende dalla posizione nella quale ti trovi nell’ordine di chiamate, ma una cosa è certa: siamo in un’era nella quale l’importanza del potenziale e dei margini di miglioramento di un giocatore sono la caratteristica principale che gli scout tendono a valutare. In base a questo discorso, negli anni sono stati scelti in posizioni altissime giocatori poi rivelatisi clamorosi flop. Due casi su tutti? Hasheem Thabeet e Derrick Williams, che personalmente sono i primi due nomi che mi vengono in mente quando penso alle parole “errori al Draft”. Il primo in particolare fu scelto alla numero due da Memphis, e si pensava che in cinque anni non avrebbe lasciato scampo ai difensori NBA schiacciando in faccia a tutti e dominando la Lega. Adesso agita gli asciugamani ad Oklahoma City, e sostanzialmente i Grizzlies si trovano ad aver buttato via una scelta. Il dilemma più complicato da risolvere in questo momento per gli scout e i general manager NBA è: “rischio credendo nel potenziale a lungo termine o vado sul sicuro con un giocatore che possa contribuire da subito?”. Paradossalmente la tendenza è quella di rischiare di più con le scelte più alte, poiché se ti è toccata una scelta di lotteria si presume che tu abbia disperato bisogno di talento puro da far crescere e non di un giocatore mediamente buono, ma che non migliorerà più di tanto. L’enigma sembra insolubile, ma come dice il proverbio: “l’apparenza inganna”. La saggezza popolare non sbaglia mai.
12 - MAGIC
per rimpiazzare un Jason Maxiell che comincia a sentire il peso degli anni formando una coppia dal sicuro avvenire con il già presente Andrew
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La posizione che sembra maggiormente bisognosa di un ritocco è quella di ala piccola. Corey Brewer continuare ad es-
DI LUCA NGOI
sere il titolare, vista anche la sua ultima parte di stagione, ma si può aggiungere qualcosa dalla panchina. Inoltre Minnesota ha tirato soltanto col 34 percento da tre la scorsa stagione (nonostante Kevin Love), dunque la scelta potrebbe cadere su un’ala o una guardia-ala con centimetri e un tiro più continuo rispetto a quello del già presente Chase Budinger.iell che comincia a sentire il peso degli anni formando una coppia dal sicuro avvenire con il già presente Andrew Nicholson.
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I MIGLIORI TALENTI DEL DRAFT PASSATI AI RAGGI X
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n questa sezione del magazine, i nostri redattori Claudio Pavesi, Filippo Antonelli, Luca Ngoi e Niccolò Costanzo vi presentano 40 talenti da tenere d’occhio in questo Draft.
Di seguito potete trovare, in ordine alfabetico, le schede relative ai giocatori che gravitano intorno al primo giro, oltre a quelle dei talenti più interessanti del secondo round. Per ogni prospetto vi forniamo, insieme ai dati anagrafici e alle informazioni relative al college di provenienza, anche le statistiche della scorsa stagione, una previsione di scelta, la descrizione dei suoi punti di forza e gli aspetti del gioco su cui deve necessariamente lavorare per garantirsi una carriera di successo in NBA. Insomma, il materiale perfetto da tenere a portata di mano durante il Draft per capire che tipo di giocatore è stato appena scelto!
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THANASIS ANTETOKOUNMPO
Ala Piccola, International, Delaware 87ers (DLeague), 17/09/1992, 2.01m, 100kg
Statistiche: 12.0ppg, 4.3rpg, 2.1apg, 1.3bpg, 57% dal campo, 31% da tre, 66.3% ai liberi Previsione scelta: Inizio secondo giro
JORDAN ADAMS
Guardia, Sophomore, UCLA, 08/07/1994, 1.98m, 94kg Statistiche: 17.4ppg, 5.3rpg, 1.8apg, 48.5% dal campo, 35.6% da tre, 83.6% ai liberi Previsione scelta: Metà-fine primo giro
Jordan Adams è uno dei migliori cinque attaccanti puri di questo Draft. Mi prendo la responsabilità di quello che ho detto, ma è raro vedere un talento offensivo come quello della guardia di UCLA, che da forzatore assoluto di situazioni offensive e massimo fan dell’isolamento ha saputo in un anno limare (anche se non totalmente) questi suoi difetti trasformandosi in un giocatore molto efficace. Adams è capace di segnare realmente in tutti i modi anche se, come detto, quello
KYLE ANDERSON
Ala Piccola, Sophomore, UCLA, 20/09/1993, 2.06m, 104kg
Statistiche: 14.6ppg, 8.8rpg, 6.5apg, 48% dal campo, 48.3% da tre, 73.7% ai liberi Previsione scelta: Metà primo giro
Kyle Anderson è quasi certamente il prospetto più intrigante di questa classe Draft ma porta con sé molti dubbi. Anderson ha intuizioni tipiche di chi vive e respira pallacanestro, da playmaker di razza, anche se il suo fisico lo colloca in ben altre posizioni sul parquet. Tratta la palla in una maniera favolosa con entrambe le mani e la passa ancora meglio, due caratteristiche che gli permettono di avere spesso la meglio contro avversari più grossi, se invece si ritrova accoppiato con giocatori più piccoli riesce a trarre
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August2012
preferito rimane l’uno contro uno, dove è capace di esaltarsi andando a cercare quasi sempre la penetrazione al ferro. È una guardia realizzatrice pura, con istinti realizzativi di primo livello, ma il problema maggiore è quello dell’altezza, forse un po’ sottodimensionata per farlo esprimere da guardia anche al piano di sopra, dove dovrebbe adattarsi da playmaker pur non possedendo grande feeling per questa posizione. I poco meno di due assist a gara non depongono certo a suo favore, e inoltre la mancanza di un grande atletismo gli renderanno molto più difficile trovare la sua soluzione preferita, quella penetrazione al ferro della quale si è già parlato.
CONCLUSIONE - Di talenti offensivi grandi come case ne abbiamo visti molti in questi anni, scelti proprio nella posizione in cui potrebbe essere scelto Jordan Adams. Molti di questi non sono ancora riusciti a lasciare il segno, ma il talento da UCLA potrebbe essere molto efficace in una squadra con un buon quantitativo di talento in quintetto e con qualche bisogno di attacco dalla panchina. Adams può entrare in campo domani ed essere capace di segnare 15 punti in una partita, se messo nelle condizioni giuste. I dubbi fisici e sulla parte difensiva rimangono, ma in quella posizione un rischio è più che spendibile.
vantaggio dai suoi 206 centimetri e dalle sue infinite braccia (quasi 220 cm di apertura alare) tirando sulle loro teste. La tecnica di tiro è lenta ed elementare ma il rilascio alto lo rende difficilmente stoppabile. Anderson è anche un ottimo rimbalzista in difesa come confermano le statistiche e ciò lo rende un perfetto mix tra un’ala moderna e un playmaker vecchio stampo.
uno di quei giocatori che mostra il suo vero valore quando ha spesso la palla in mano e tanta libertà di creare, cosa che non dovrebbe avere nel suo immediato arrivo in NBA.
Non è tutto rosa e fiori. Anderson non viene soprannominato SlowMo per niente, è infatti molto lento e poco atletico. il vero punto debole resta la difesa: il poco atletismo lo porta a essere battuto dalle ali piccole mentre lo scarso tonnellaggio non gli permette di tenere le ali grandi in post basso. Inoltre Anderson è
CONCLUSIONE - Il numero 5 di UCLA è un talento raro ma non si sa quanto il suo tipo di gioco attuale sia applicabile alla NBA e di conseguenza non si sa se riuscirà ad adattarsi al piano di sopra con efficacia. Questi dubbi dovrebbero portare i GM a non considerarlo un futuro franchise player e di conseguenza a sceglierlo verso la fine della lottery e l’inizio della seconda metà del primo giro.
Thanasis, fratello di Giannis. E qui potremmo chiudere. Il fratello dell’ala dei Bucks stavolta non si è tirato in dietro. Eh si, perchè l’anno scorso, il greco di origine nigeriana, aveva preferito essere cauto e ritirarsi dal Draft al quale si era iscritto insieme al più quotato fratello, per via di grosse, grossissime problematiche tecniche che andavano sicuramente risolte nel giro di un anno di intenso lavoro. Thanasis infatti era un pessimo tiratore e un pessimo ball han-
dler, due qualità, decisamente richieste per un giocatore di 2.01, con una verticalità ed un atletismo assolutamente irreali. Un anno di D-League, soprattutto per quanto riguarda il tiro, gli ha fatto bene e, se prima era considerato assolutamente non pronto per il gioco della pallacanestro, non per la NBA, ad oggi sembra essere un prospetto con molti margini di miglioramento. D’altra parte, stiamo parlando di un giocatore con un fisico che non si è mai visto prima, anzi, si è visto, ma solo quest’anno, dato che Thanasis è secondo in atletismo forse solamente a suo fratello Giannis. Uno schiacciatore assolutamente mostruoso nonché stoppatore da Top Ten NBA
JORDAN BACHYNSKI
Centro, Senior, Arizona State, 06/09/1989, 2.18m, 112kg Statistiche: 11.5ppg, 8.2rpg, 0.5apg, 4bpg, 54.5% dal campo, 69.3% ai liberi Previsione scelta: Fine secondo giro
Ha chiuso l’esperienza universitaria come miglior stoppatore nella storia della Pac-12 (314 stoppate complessive) e, quest’anno, ha vinto anche il premio di miglior difensore della Conference. Arriva al Draft a quasi 25 anni perché, prima di frequentare Arizona State, ha speso due anni in una missione di mormoni in Florida. Bachynski è migliorato in maniera costante e consistente durante le stagioni che ha passato in Arizona: nonostante la stazza, è un centro dotato di
buona velocità e discreto atletismo. Si tratta di un classico giocatore d’area, con pochissima confidenza con il jump shot e la tendenza a difendere sempre e comunque nei pressi del proprio canestro. I movimenti in post non sono eccezionali, ma con la mano sinistra può fare male alla squadra avversaria. Certo, è difficile che possa diventare un’arma offensiva al piano di sopra, anche a causa della sua attitudine a non essere particolarmente aggressivo. Anno dopo anno, ha migliorato le sue percentuali al tiro libero, fino a raggiungere un decente 69.3%. In una lega che prevede la regola dei tre secondi difensivi, però, può ritagliarsi un suo spazio solo se dimostra di
già oggi, non può non far gola a molte delle squadre con un grosso deficit di atletismo (penso ai Timberwolves, ai Lakers), e adesso che il suo tiro è leggermente migliorato, e che a livello difensivo sembra essere uno dei prospetti migliori dell’intero Draft, Antetokoumpo è pronto al grande salto. CONCLUSIONE - Migliorando da tre, potrebbe realmente diventare un prezioso role-player a livello NBA, ma le possibilità che cada nel dimenticatoio sono veramente tante. Se dovesse arrivare in uno contesto disposto ad avere pazienza nei suoi confronti, potremmo trovarcelo nel giro di uno o due anni stabilmente in una rotazione.
possedere una sufficiente mobilità laterale per gli aiuti. CONCLUSIONE - Il centro canadese è un rischio che una squadra di buon livello si può tranquillamente permettere verso la fine del secondo giro. È difficile immaginare per lui un ruolo da protagonista in NBA, ma ha le caratteristiche per diventare un lungo da inserire in rotazione e bisogna tenere in considerazione che il numero dei centri puri in questo Draft non è elevatissimo. Non è da escludere, comunque, che possa attraversare l’oceano per qualche stagione anche in caso venisse scelto.
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BOGDAN BOGDANOVIC
Guardia, International, Partizan Belgrado (Serbia), 18/08/1992, 1.98m, 93kg Statistiche: 14.8ppg, 4rpg, 3.7apg, 45.4% dal campo, 32.5% da tre, 73.1% ai liberi Previsione scelta: Inizio secondo giro
Bogdanovic è stato uno dei protagonisti del Partizan che quest’anno ha vinto il campionato serbo. Una questione cruciale è quella riguardante il suo ruolo in campo: anche fisicamente, è una guardia fatta e finita, che per giunta potrebbe tener testa in difesa all’ala piccola della squadra avversaria. Eppure non ha problema alcuno a portare palla e a distribuire passaggi per i compagni. Certo, il suo ruolo primario resta quello della guardia e sembra difficile che, in NBA,
CLINT CAPELA
Ala Grande/Centro, International, Chalon (Francia), 18/05/1994, 2.08m, 100kg Statistiche: 9.4ppg, 6.9rpg, 1.2apg, 63.5% dal campo, 58.2% ai liberi Previsione scelta: Metà primo giro
Questo ragazzo svizzero è da tenere d’occhio perché in qualche anno potrebbe diventare uno dei migliori difensori della NBA. Alto e con braccia lunghissime (223 centimetri di apertura alare) non è solo un ottimo rimbalzista e uno stoppatore pazzesco ma sa difendere sul diretto avversario anche lontano da canestro grazie a movimenti laterali ottimi e rapidi. In attacco non è di certo un fenomeno ma Capela ha ottimi tempi nel chiamare palla ed è abilissimo
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JAHII CARSON
possa giocare da playmaker per più di qualche minuto a partita, anche perché non possiede un tiro efficace dal palleggio. Quando si muove lontano dalla palla, invece, diventa un tiratore affidabile. Attualmente, il tiro dalla lunga distanza desta ancora qualche preoccupazione e va senza dubbio migliorato in ottica del salto al di là dell’oceano. Bogdanovic è un buon atleta e un buon difensore, qualità che gli dovrebbero facilitare l’inserimento in rotazione in una squadra NBA. Un ultimo aspetto da tenere in considerazione: al Partizan ha giocato da titolare, con pochi minuti in panchina. È da valutare se possa trasformarsi o meno in un giocatore adatto
all’ingresso a partita in corso.
Playmaker,
CONCLUSIONE - Le recenti dichiarazioni portano a pensare che, in ogni caso, Bogdanovic trascorrerà la prossima stagione in Europa. Un fattore del genere potrebbe precludergli il primo giro, ma è difficile che finisca al di là della 35esima scelta. Bogdanovic è un giocatore di grande talento e ha tutte le qualità necessarie per imporsi, in futuro, a livello NBA. Bisogna solo capire quando avverrà il suo passaggio dal Partizan ad una squadra oltreoceano.
31/08/1992, 1.78m, 79kg
nel tagliare a canestro sui pick’n’roll e quando il suo marcatore si stacca per aiutare, per questo motivo infatti riesce a tenere percentuali realizzative molto alte. Un’altra dote di Capela consiste nel conoscere i propri limiti quindi difficilmente lo vedrete forzare o avventurarsi in giocate che non gli competono.
la cosa più difficile per lui, inoltre il basso tonnellaggio lo mette in difficoltà, specialmente a rimbalzo e in difesa, contro i lunghi più grossi che in NBA abbondano. Non è da escludere un ulteriore anno in Europa successivo al Draft.
Playmaker/Guardia,
CONCLUSIONE - Che Capela diventi un centro più fisico o un quattro più abile fronte a canestro cambia poco, il talento resta lo stesso, specie quello difensivo, anche se ovviamente ci vorrà tempo. Il fatto che non è ancora pronto per la NBA potrebbe costargli una scelta tra la seconda metà e la fine del primo giro ma qualcuno disposto a utilizzare una scelta in lottery per uno specialista difensivo potrebbe esserci.
giro
Il giovane talento dello Chalon è ancora molto grezzo, in attacco infatti non è in grado di costruirsi un tiro e soprattutto non sa giocare fronte a canestro, mancanza notevole per un giocatore decisamente sottopeso come lui che di conseguenza non sarà in grado di giocare da centro in NBA fin da subito. Certamente la traslazione ad ala grande sarà
Sophomore,
Arizona
State,
Statistiche: 18.6ppg, 4rpg, 4.6apg, 43.3% dal campo, 39.1% da tre, 71.9% ai liberi Previsione scelta: Fine secondo giro
Partiamo, com’è sempre meglio fare, dai pregi: Carson ha un atletismo spaventoso – sa schiacciare con facilità nonostante non raggiunga il metro e ottanta – e una velocità fuori dal comune. È un ottimo giocatore in transizione e può battere sempre e comunque il suo uomo dal palleggio. Il suo tiro da fuori è altalenante, ma nella sua seconda stagione al college ha comunque sfiorato il 40% dall’arco, anche se le sue percentuali da due punti non sono state confortanti.
La sua altezza, però, potrebbe essere un grosso problema a livello NBA: è difficile immaginarlo come un difensore affidabile al piano di sopra e, oltretutto, si troverebbe ad affrontare avversari con più centimetri e più chili. E l’attitudine difensiva non è mai stata una delle sue qualità principali. Anche le sue doti di passatore, nonostante i quasi 5 assist di media, non sono in primo piano. Ne consegue che Carson, a meno di consistenti miglioramenti in questi aspetti del gioco, potrebbe per di più occupare in NBA la posizione di playmaker di riserva, per garantire un po’ di freschezza ed imprevedibilità dalla panchina. Il giocatore, comunque, ha fatto benissimo nei suoi
JORDAN CLARKSON Sophomore,
Missouri,
07/06/1992, 1.98m, 85kg Statistiche: 17.5ppg, 3.5rpg, 3.4apg, 44.7% dal campo, 28.1% da tre, 83.1% ai liberi Previsione scelta: Fine primo / Inizio secondo
Arriva al Draft dopo un’ottima stagione a Missouri, la sua prima ai Tigers successivamente al transfer da Tulsa. Pur non essendo molto veloce o esplosivo ha un grande fisico per un giocatore destinato a fare il playmaker in NBA, parliamo infatti di un ragazzo di quasi 2 metri con una notevole quantità di muscoli, doti che gli permettono di giocare in maniera ottimale in post basso e di assorbire i contatti della difesa così da realizzare degli and-one. Come già detto non è es-
due anni ad Arizona State e merita almeno una chiamata al secondo giro. CONCLUSIONE - Per quanto non sia facile pensare che Carson possa diventare un giocatore da quintetto NBA o comunque con minuti importanti, un giocatore col suo talento vale il rischio di sceglierlo al secondo giro e di dargli la possibilità di provare a misurarsi con i parquet della NBA. Se l’esperimento dovesse funzionare, ci si troverebbe in casa un playmaker in grado di creare parecchi grattacapi alle difese avversarie.
plosivo ma, grazie soprattutto alla sua coordinazione nella corsa, è pericolosissimo in transizione. L’altezza gli permette vedere sopra la difesa e di avere una visione di gioco più ampia, anche sui pick’n’roll, situazione che sfrutta sempre molto bene.
standard NBA, inoltre deve imparare a tenere meno la palla in mano. Il difetto principale è il gioco perimetrale: il suo 28% da tre in stagione (32.5% in carriera in NCAA) permette alle difese di battezzarlo dall’arco. Non il massimo per un playmaker.
Clarkson è ancora lontano dall’essere un giocatore fatto e finito, infatti non è un grande difensore, specialmente sulla palla, lontano dal pallone invece le cose migliorano anche se non di molto. Il potenziale difensivo comunque c’è. La stella dei Tigers però è più una combo guard che un playmaker, infatti non è un passatore puro e anche a livello di creazione di gioco non si avvicina allo
CONCLUSIONE - Clarkson sarà quasi certamente un giocatore NBA dal minutaggio ridotto e dal potenziale non entusiasmante ma perfetto se si desidera un playmaker atipico dalla panchina in grado di soverchiare fisicamente il proprio marcatore. Dovrebbe essere scelto tra la fine primo giro e l’inizio del secondo anche se, personalmente, mi aspetto diversi pellegrinaggi in D-League. August2012
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DEANDRE DANIELS
Ala Piccola, Junior, Connecticut, 15/04/1992, 2.04m, 88kg
Statistiche: 13.1ppg, 6rpg, 0.4apg, 1.4bpg, 46.9% dal campo, 41.7% da tre, 78.7% ai liberi Previsione scelta: Metà secondo giro
Daniels ha giocato, a livello collegiale, le migliori partite della sua carriera nel miglior palcoscenico possibile: è stato uno dei protagonisti della scalata al titolo di Connecticut tra marzo e aprile e ha disputato un Torneo di altissimo livello. Dal punto di vista atletico, è uno dei giocatori più interessanti di questo Draft: veloce ed esplosivo, doti che gli permettono anche di dare un contributo tangibile in materia di aiuti difensivi. Nella metà campo offensiva, porta a
JOEL EMBIID
Centro, Freshman, Kansas, 16/03/1994, 2.13m, 109kg Statistiche: 11.2ppg, 8.1rpg, 1.4apg, 2.6bpg, 62.6% dal campo, 68.5% ai liberi Previsione scelta: Prime cinque chiamate
Il celebrato centro camerunense è senza dubbio il lungo più talentuoso del Draft nonostante abbia cominciato a giocare a basket a soli 17 anni. A rimbalzo è preciso e solido ed è anche un favoloso stoppatore, specialmente in aiuto, grazie ai 230 centimetri di apertura alare. Il meglio però lo regala in attacco. Spalle a canestro in post basso infatti è difficilmente difendibile grazie all’abilità di concludere a canestro con entrambe le mani, anche col semigancio, e grazie ai
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casa punti in modi diversi: spalle a canestro, penetrazione quando gli si presenta un mismatch favorevole e jumper abbastanza affidale dalla media e dalla lunga distanza. Ci sono però diversi motivi che rendono questo giocatore un materiale da secondo giro. Ad esempio, non possiede grandi qualità offensive vere e proprie. È uno di quei giocatori che sanno fare, offensivamente parlando, di tutto, ma senza eccellere in nessuna specifica parte del gioco. Se uniamo questa considerazione al suo peso, decisamente basso in ottica NBA, allora ci troviamo davanti ad un’ala piccola che potrebbe fare molta fatica ad affrontare pari ruolo con strutture fisiche più
solide della sua. Aggiungiamo, inoltre, che il suo contributo realizzativo è sempre stato altalenante nel corso della stagione. Infine, nonostante l’altezza, è difficile considerare Daniels come una possibile ala forte: fisicamente, non avrebbe scampo contro i giocatori NBA che occupano quella posizione. CONCLUSIONE - Daniels è una scommessa che, al secondo giro, vale la pena tentare. Non solo per il suo atletismo, ma anche per la possibilità di renderlo uno specialista in uno o più aspetti del gioco. Per diventare un giocatore NBA, infatti, il prodotto di UConn ha bisogno di qualche chilo in più e di trovare una collocazione precisa in attacco.
TYLER ENNIS
Playmaker, Freshman, Syracuse, 24/08/1994, 1.89m, 81kg Statistiche: 12.9ppg, 3.4rpg, 5.5apg, 41.1% dal campo, 35.3% da tre, 76.5% ai liberi Previsione scelta: Metà-fine primo giro
Anche in un Draft pieno di talento come questo trovare un playmaker puro e altruista come Tyler Ennis non è facile. Aveva iniziato l’anno a Syracuse su livelli stellari; con il passare dei mesi è stato un po’ ridimensionato, ma del resto era solo l’anno da freshman ed è comunque riuscito ad impadronirsi della squadra sul lato offensivo, dimostrandosi già un solido “floor general”. Il numero degli assist è elevato, ma nonostante questo ha diverse frecce al suo arco: dall’ottimo
DANTE EXUM rapidi movimenti dei piedi che si potrebbero paragonare a quelli di un pugile. Non ha mani educatissime nel tiro piazzato ma, considerando che fino a tre anni fa non aveva nemmeno mai preso una palla in mano, ha mostrato grandi miglioramenti e una buona tecnica di tiro su cui si potrà lavorare. Di Embiid colpisce anche l’intelligenza nel sapere scaricare la palla ai compagni quando viene raddoppiato o nelle situazioni in cui molti altri lunghi, anche più esperti, finirebbero per forzare un tiro. Le doti più straordinarie del centro di Kansas però restano la capacità e la volontà di imparare e di migliorarsi. Embiid dovrà comunque lavorare molto
dato che ha molta difficoltà a mettere palla per terra. I miglioramenti maggiori però dovrà farli in palestra. Non essendo molto esplosivo dovrà diventare più solido dal punto di vista muscolare, non a caso già in NCAA faceva fatica a chiudere a canestro di potenza mentre in difesa soffre contro gli avversari più potenti, specie se attaccato frontalmente. CONCLUSIONE - Normalmente parleremmo di una prima scelta ma l’infortunio alla schiena occorsogli in stagione e quello al piede del 19 giugno con conseguente operazione potrebbe frenare qualche GM. In ogni caso Embiid ha tutto per diventare il futuro punto di riferimento di una franchigia NBA.
Playmaker/Guardia, International, Australia Institute of Sport, 13/07/1995, 2.01m, 89kg Statistiche: / Previsione scelta: Prime dieci chiamate
Dante Exum è il talento grezzo per eccellenza. È un playmaker atipico, data la sua altezza, che lo rende un problema per ogni avversario diretto. Vede il gioco come pochi in questa classe di Draft, e questa caratteristica ha fatto in modo che la sua Australia avanzasse fino alla fase finale degli ultimi mondiali Under 19. L’arma principale nel suo repertorio offensivo è la penetrazione: eccelle nel puntare il ferro e ci arriva con grande continuità, inoltre sa concludere in diversi modi. Se gli avversari chiu-
tiro perimetrale (43 percento) alla penetrazione, che non usa così spesso ma che comunque va temuta in quanto può concludere con entrambe le mani. Quest’anno non ha mai perso più di due palloni in una partita, e in generale ne perde uno ogni 26 minuti: dati da assoluto veterano NBA e che potrebbero fargli guadagnare minuti importanti da subito. Preoccupa il lato fisico: è normo dimensionato e non è un grandissimo atleta, il che potrebbe penalizzarlo difensivamente visto che nel sistema di coach Boeheim ha solo dovuto giocare a zona implementando poco lo scontro uno contro uno, viceversa fondamentale al piano di sopra.
CONCLUSIONE - Ennis potrebbe rivelarsi il playmaker perfetto, ad esempio, per una Chicago, che ha spesso dovuto fare i conti col problema di sostituire in modo adeguato Derrick Rose. La sua affidabilità con la palla in mano lo rende appetibile per molte squadre alla ricerca di un creatore di gioco e di un regista nel senso più classico del termine. Nonostante i limiti difensivi ha notevoli margini di miglioramento, impara in fretta e potrebbe fare le fortune di chi lo sceglierà nella posizione in cui è pronosticato.
dono la linea di penetrazione, o forzano un’entrata scomoda riesce quasi sempre a scaricare fuori per un compagno, e lo fa con estrema precisione. In generale avere a disposizione un playmaker dall’altezza inusuale si rivela quasi sempre un vantaggio, e lo dimostra la recente esperienza di Carter-Williams, ma le incognite su questo ragazzo non mancano. Il problema più grande resta il tiro da fuori, che è ancora troppo discontinuo e che concede quindi agli avversari la possibilità di “battezzarlo” e di lasciargli un po’ di spazio, inoltre pur essendo un playmaker deve ancora perfezionare alcuni errori di forzature eccessive nella costruzione del gioco, che potevano essergli concessi in una squadra
come quella australiana della quale era il leader assoluto, ma che difficilmente potrebbero essergli perdonati in NBA. CONCLUSIONE - Exum potrebbe essere il giocatore che cambia il volto di una franchigia, ma allo stesso tempo potrebbe rivelarsi una cocente delusione per chi lo sceglierà. Il potenziale è lì da vedere, e il fatto che il ragazzo non abbia problemi comportamentali e voglia costantemente migliorare depone a suo favore, ma allo stesso tempo è un prospetto sul quale bisognerà lavorare molto, soprattutto fisicamente.
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AARON GORDON
Ala Grande, Freshman, Arizona, 16/09/1995, 2.06m, 95kg Statistiche: 12.4ppg, 7.8rpg, 2apg, 49.5% dal campo, 35.6% da tre, 42.2% ai liberi Previsione scelta: Lottery Pick
Il prodotto di Arizona ha vissuto finora una carriera senza intoppi: successi individuali e di squadra a livello liceale in California, MVP del McDonald’s AllAmerican Game, campione del mondo under 19 con Team USA e raggiungimento delle Elite Eight alla sua prima partecipazione al Torneo NCAA. Gordon è uno dei giocatori con maggiore potenziale all’interno di questo Draft: unisce ad un atletismo spaventoso la capacità di muoversi lontano dalla palla per es-
JERAMI GRANT
Ala Piccola, Sophomore, Syracuse, 12/03/1994, 2.03m, 95kg Statistiche: 12.1ppg, 6.8rpg, 1.4apg, 49.6% dal campo, 67.4% ai liberi Previsione scelta: Fine primo giro
Talento grezzo, non c’è definizione migliore per inquadrare quello che è ad oggi Jerami Grant. Grezzo perché, nel sistema di Syracuse, non si è distinto per le grandi capacità offensive. Certo, nel pitturato è velocissimo e può sfuggire al suo diretto marcatore, ma non ha movimenti spalle a canestro e, soprattutto, ha un raggio di tiro alquanto limitato. Da fuori, pur giocando in una squadra che prevede spesso e volentieri il bombardamento dall’arco, non ha
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sere innescato dal suo playmaker. Non essendo un gigante, potrebbe cercare nel corso del futuro di allontanare il suo gioco offensivo dall’area, anche perché non ama granché isolarsi spalle a canestro. Il suo tiro da fuori non è stato più di tanto efficace nel suo unico anno in NCAA, ma le sue percentuali dall’arco – anche se basate su poco più di un tentativo a partita – sono da tenere in considerazione. Il dato che preoccupa maggiormente è la percentuale dalla lunetta: un misero 42.2% che sarebbe inaccettabile tra i professionisti. Ora come ora, gli aspetti principali su cui lavorare – e che potrebbero renderlo un potenziale dominatore a livello NBA – sembra-
no proprio essere il tiro da fuori, il pick and roll e il gioco spalle a canestro, in cui comunque qualche movimento efficace potrebbe tornargli utile.
quasi mai tirato in stagione. Il sistema di Syracuse, però, ha messo in luce altre qualità di Grant: grazie al suo atletismo e alla sua rapidità, il giocatore si è rivelato una minaccia costante nella metà campo difensiva in una squadra che utilizza la zona 2-3. Bisogna valutare se sarà altrettanto efficace nella difesa individuale, ma le sue caratteristiche fisiche – se dovesse aggiungere anche un po’ di massa muscolare – dovrebbero rendergli agevole questo passaggio. Il difetto chiave, per Grant, potrebbe essere rappresentato dall’altezza: difficilmente potrà essere impiegato da ala forte, come capitava a Syracuse. Per questo motivo, dovrà per forza di cosa aumentare il numero dei suoi tiri da
fuori o finirà per risultare limitato e limitante in attacco, dal momento che non sarà facile sopraffare con la sola velocità gli avversari che si troverà davanti in NBA.
CONCLUSIONE - Un giocatore che entrerà in NBA appena 19enne, con delle caratteristiche fisiche del genere e ampio margine di miglioramento dal punto di vista tecnico, può fare gola a moltissime squadre che sceglieranno in Lottery, quando i fuoriclasse come Parker, Wiggins, Embiid e Smart saranno già accasati. L’atletismo spaventoso dovrebbe facilitargli l’inserimento nella lega, in attesa di vedere se riuscirà anche ad implementare nuove dimensioni di gioco in attacco.
CONCLUSIONE - Il materiale di partenza è notevole, considerando che entra nella NBA a soli 19 anni e con caratteristiche fisiche di primo livello e per questo non dovrebbe scivolare oltre la fine del primo giro. Se si dovesse adattare in fretta alla difesa individuale, non dovrebbe avere problemi neanche contro avversari altolocati. Deve necessariamente aumentare le sue opzioni offensive per poter guadagnare un posto stabile in rotazione.
P.J. HAIRSTON
Guardia, D-League, Texas Legends, 24/12/1992, 1.98m, 103kg Statistiche: 21.8ppg, 3.5rpg, 0.8apg, 45.3% dal campo, 35.8% da tre, 87% ai liberi Previsione scelta: Fine primo / Inizio secondo giro
PJ Hairston ha scelto a stagione in corso di lasciare North Carolina in seguito ad alcuni problemi comportamentali e di approdare direttamente nel mondo del professionismo con i Texas Legends in D-League, dove si è confermato un realizzatore di primo livello. Nella sua prima esperienza da pro Hairston ha dimostrato di essere efficace soprattutto in situazioni di “catch and shoot”, tirando col 35 percento da tre e il 55 percento da due. A metà campo la sua soluzione
GARY HARRIS
Guardia,
Sophomore,
Michigan
State,
14/09/1994, 1.95m, 93kg Statistiche: 16.7ppg, 4rpg, 2.7apg, 42.9% dal campo, 35.2% da tre, 81% ai liberi Previsione scelta: Lottery Pick
Harris potrebbe rivelarsi un giocatore utile a diverse esigenze. È una guardia che fa della fase realizzativa la caratteristica principale del proprio gioco, ma che allo stesso tempo può portare palla e riciclarsi come playmaker in quintetti speciali come accaduto nei due anni a Michigan State, dove era partito come sesto uomo ed è finito per essere la seconda opzione offensiva dopo il leader Adriean Payne, e addirittura la prima quando il lungo è stato infortunato. Può segnare in tanti modi differenti, ma allo
preferita è quella di rendersi disponibile come tiratore “spot up”, ovvero come tiratore piazzato sullo scarico del compagno. Non è quindi il classico attaccante che riesce a creare per sé stesso, ma si configura già come uno specialista del tiro “alla Tim Hardaway Jr”, e come lui può incidere da subito anche in un contesto NBA. I problemi principali dell’ex Tar Heel sono due: il carattere, ancora piuttosto immaturo come evidenziato nell’esperienza al college e, dal punto di vista tecnico, la difesa. Nella propria metà campo infatti Hairston ha ancora tanto da imparare, soprattutto a livello di posizionamento e nelle situazioni di “aiuto e recupero”.
CONCLUSIONE - La difesa è una grossa perplessità per i management NBA che si trovano a valutare Hairston, in quanto il ragazzo ha sempre evidenziato problemi a trecentosessanta gradi in questa fase del suo gioco, inoltre non è famoso per le giocate d’energia e tende a lanciare messaggi pessimi col suo linguaggio del corpo. Resta comunque il talento in fase offensiva e l’apporto che può dare dalla panchina e usato in determinati quintetti, che potrebbero fruttargli una scelta dalla metà del primo all’inizio del secondo giro.
stesso tempo è a suo agio nel creare per i compagni grazie a mani educate anche nel passaggio. L’aver giocato in un sistema molto organizzato e votato al gioco di squadra come quello di coach Izzo non potrà che aiutarlo anche al piano di sopra, oltre che renderlo molto versatile e spendibile in diversi contesti di squadra. I problemi arrivano quando si parla della parte fisica del suo gioco: la combinazione di altezza e peso lo rende svantaggiato rispetto alla maggior parte dei pari ruolo in NBA, il che potrebbe forzarlo almeno inizialmente a giocare principalmente da portatore di palla, forzandolo a diminuire le ancora troppe iniziative personali rendendolo un facilitatore di gioco. Preoccupano anche le
percentuali al tiro da 3 (35 percento la scorsa stagione), che dovrà migliorare molto visto che la penetrazione rientra nel suo repertorio, ma non è la singola cosa che gli riesce meglio CONCLUSIONE - Come detto all’inizio: Harris è un giocatore che può essere utile in diverse squadre. Sono in tante le franchigie a cercare un solido realizzatore dalla panchina, uno che possa contribuire in modo continuo e fornire punti facili e veloci. L’ex Spartan è tutto questo, il che vale una scelta di lotteria: deve essere educato in alcune parti del suo gioco, ma in generale sono più i pro rispetto ai contro.
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RODNEY HOOD
Ala Piccola, Sophomore, Duke, 20/10/1992, 2.03m, 94kg Statistiche: 16.1ppg, 3.9rpg, 2.1apg, 46.4% dal campo, 42% da tre, 80.7% ai liberi Previsione scelta: Metà-fine primo giro
A Duke è migliorato molto ed è diventato uno dei migliori prospetti del Draft nel suo ruolo. Hood è il perfetto prototipo di ala piccola: ha l’altezza giusta, si muove nel modo giusto e ha le abilità giuste per quel ruolo. Sa costruirsi i propri tiri sia dalla media che dalla lunga distanza ma sa anche tirare bene dagli scarichi, rispetto alla sua prima esperienza a Mississippi State infatti la sua tecnica di tiro e le sue statistiche sono migliorate molto: dal 36% al 42% da tre punti e dal
DEANDRE KANE
Playmaker, Senior, Iowa State, 10/06/1989, 1.93m, 91kg
Statistiche: 17.1ppg, 6.8rpg, 5.9apg, 48.3% dal campo, 39.8% da tre, 63.5% ai liberi Previsione scelta: Fine secondo giro
Segnatevi questo nome, perché potremmo trovarci davanti al miglior undrafted della classe 2014. La sua stagione da senior, per la verità, meriterebbe decisamente una chiamata, almeno nelle fasi finali del Draft. Kane ha avuto un percorso accademico tortuoso: ha perso due anni per strada e, in vista della sua ultima stagione in NCAA, ha scelto di lasciare Marshall per la più competitiva Iowa State. Ha risentito in qualche modo dell’aumento di livello? Neanche
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66% all’80% ai liberi. Il giocatore di Duke sa anche giocare spalle a canestro per trarre vantaggio contro i pari ruolo più bassi. Questo ennesimo prodotto di Coach K è ancora decisamente magro per poter giocare costantemente contro i pari ruolo in NBA, già in NCAA infatti soffriva spesso contro avversari più pesanti. Un’altra difficoltà la notiamo nei rimbalzi che non sono nemmeno 4 in 33 minuti di utilizzo medio, decisamente poco per un’ala piccola della sua altezza ma il già citato fisico non gli permette di fare dei tagliafuori abbastanza solidi. La vera nota dolente è la difesa in cui sembra che Hood abbia non solo poche capacità
per sogno: con la maglia dei Cyclones ha sfoderato la miglior stagione della sua carriera universitaria. Iowa State ha vissuto una stagione brillante, compromessa solo dall’infortunio di Georges Niang durante il Torneo NCAA. Kane è stato il leader di questa edizione dei Cyclones: a 25 anni, ha una struttura fisica ormai ben definita e che per di più gli permetterebbe di non soffrire troppo il passaggio al piano di sopra. Il talento non manca e le sue percentuali dall’arco sono state più che buone nella sua stagione da senior. Difetta, piuttosto, di consistenza nel jumper e nei tiri liberi. Nella sua metà campo, è un buon difensore sulla palla, ma fa fatica ad inseguire il suo uomo sui blocchi. Il modo migliore
innate ma anche poca voglia di rimediare ai suoi stessi errori. Questo aspetto mentale si è più volte notato in stagione dato che Hood ha fallito più di una volta nel ruolo di leader dei Blue Devils. CONCLUSIONE - Non è un fenomeno e infatti dovrebbe essere scelto nella seconda metà del primo giro ma potrebbe facilmente diventare un tiratore affidabilissimo per qualsiasi squadra, specialmente entrando dalla panchina. Se dovesse costruirsi un buon fisico e trovare un ambiente che riesca a motivarlo nel modo giusto allora la situazione diventerebbe davvero interessante.
ZACH LAVINE
Playmaker/Guardia,
Freshman,
UCLA,
10/03/1995, 2.01m, 81kg Statistiche: 9.4ppg, 2.5rpg, 1.8apg, 44.1% dal campo, 37.5% da tre, 69.1% ai liberi Previsione scelta: Lottery Pick giro
Ciò che salta subito all’occhio quando si osserva LaVine giocare è l’incredibile atletismo e l’esplosività muscolare nelle gambe di questo ragazzo, che al primo anno di college basket è riuscito subito a imporsi come un playmaker atipico e moderno allo stesso tempo. Giusto per restare nell’ambito del suo ateneo il paragone principale è con Russell Westbrook; e qualcuno potrà anche storcere il naso, ma anche l’attuale stella dei Thunder appena uscito da UCLA non aveva
K.J. MCDANIELS
per sfruttare le capacità di Kane è permettergli di cavalcare la transizione.
Ala Piccola, Junior, Clemson, 09/02/1993, 1.98m,
CONCLUSIONE - Kane è un talento fatto e finito, con una struttura fisica da fare invidia a diversi pari ruolo. Il Draft non è di per sé una discriminante di quello che sarà il suo futuro: un giocatore con le sue qualità non dovrebbe avere problemi a trovare una squadra disposta a scommettere su di lui. Per una squadra che sfrutta un attacco veloce o che gradisce un playmaker di rottura dalla panchina, Kane potrebbe essere l’uomo giusto.
Statistiche: 17.1ppg, 7.1rpg, 1.6apg, 2.8bpg,
89kg 45.9% dal campo, 30.4% da tre, 84.2% ai liberi Previsione scelta: Fine primo giro
Probabilmente una delle sorprese di questo Draft dato che fino a un anno fa era difficile immaginarlo al primo giro. Atleticamente è un mostro, riesce infatti a raggiungere altezze incredibili sia saltando da fermo che in corsa, ha un primo passo bruciante, corre molto bene il campo in transizione ed è un vero e proprio spettacolo quando esegue un taglio per cercare di ricevere palla. Non è particolarmente alto o grosso per fare l’ala piccola ma possiede un’aggressività tale da farlo prevalere su rivali più grossi
cifre clamorose ed era soprattutto uno specialista difensivo che sfruttava il suo fisico per marcare i migliori esterni degli avversari. LaVine a tutto ciò aggiunge anche un ottimo istinto per il canestro, che gli piace trovare soprattutto attaccando il ferro e battendo il diretto avversario in velocità. Dà il meglio di sé in un sistema fatto di tanto contropiede, dove può liberare anche i suoi istinti come passatore creativo, mentre deve ancora migliorare molto quando deve pensare e gestire il gioco a metà campo. Per essere un atleta così fenomenale inoltre va poco in lunetta (solo 1.8 tentativi a partita tirando col 69 percento), e nonostante possegga un tiro decente
è ancora incostante e resta un tiratore di striscia.
come testimoniano i 7.1 rimbalzi e le 2.8 stoppate di media. Non è mai stato un grande realizzatore ma dagli 11 punti dell’anno da sophomore è passato ai 17 di quest’ultima stagione dimostrando di sapere usare entrambe le mani vicino al canestro e di possedere un rilascio morbido dal piazzato nonostante il tiro resti discontinuo. Il punto forte è la difesa che si basa ancora più sugli istinti che sulla tecnica ma con il suo atletismo, i suoi tempi di aiuto e la sua mobilità laterale ci si può passare sopra.
momento è decisamente insufficiente per un giocatore che sfiora i due metri. Solo lo step-back dalla media sembra essere continuo. Deve imparare anche a liberarsi della palla favorendo i compagni invece di prolungare il palleggio e rischiare palle perse inutili.
Al momento però è il classico allarounder che fa bene tante cose ma non ne fa benissimo nessuna. Deve migliorare il gioco in post e il tiro in sospensione, specialmente da tre punti, che al
CONCLUSIONE - Il ragazzo deve ancora migliorare in alcuni aspetti del suo gioco, ma può essere utile in uscita dalla panchina per spezzare le partite ed imprimere un ritmo più elevato. Non è ancora pronto ad avere costantemente la palla in mano, ma sicuramente vale una scelta elevata al fine di metterlo a capo di una qualsiasi “second unit”.
CONCLUSIONE - Non certo un futuro fuoriclasse e anche il potenziale non sembra enorme ma può rivelarsi utile come giocatore di energia dalla panchina e come specialista difensivo anche se dovrà lavorare molto per avere un impatto in maniera continua in NBA. Vale una scelta a fine primo giro.
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SHABAZZ NAPIER
Playmaker, Senior, Connecticut, 14/07/1991, 1.83m, 80kg Statistiche: 18.0ppg, 5.9rpg, 4.9apg, 1.8spg, 42% dal campo, 40% da tre, 87% ai liberi Previsione scelta: Fine primo giro giro
DOUG MCDERMOTT
Ala Piccola, Senior, Creighton, 03/01/1992, 2.03m, 102kg Statistiche: 26.7ppg, 7rpg, 1.6apg, 52.6% dal campo, 44.9% da tre, 86.4% ai liberi Previsione scelta: Lottery Pick
Questo giocatore non ha bisogno di grandi presentazioni. Semplicemente, è stato il miglior giocatore del college basketball nella passata stagione. La sua carriera leggendaria in NCAA si è chiusa, purtroppo per Creighton, con una batosta nel Torneo NCAA, ma McDermott può comunque andare fiero di essere il quinto miglior marcatore nella storia della Division I e il giocatore che ha fatto segnare il record di partite in doppia cifra per punti (135). E allora perché
Ala
MITCH MCGARY
Grande/Centro,
Sophomore,
Michigan,
06/06/1992, 2.08m, 116kg Statistiche: 9.5ppg, 8.3rpg, 1.5apg, 1.9spg, 54.5% dal campo, 66.7% ai liberi Previsione scelta: Fine primo giro
Il lungo dei Wolverines è reduce da una stagione alquanto travagliata: è riuscito a giocare solamente otto partite per un problema alla schiena ed è stato sospeso per la stagione 2014/2015 causa consumo di marijuana. Senza questa sospensione, McGary sarebbe probabilmente rimasto a Michigan per almeno un’altra stagione. Il suo caso è emblematico di come le fortune possano essere volubili nel college basketball e in ottica Draft: dopo aver condotto la sua squad-
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un talento del genere dovrebbe essere un punto interrogativo a livello NBA? Perché non possiede grande atletismo, non ha mostrato abilità di passatore e in difesa è un giocatore tutt’altro che efficace. In NBA, si troverebbe a confrontarsi con giocatori in larga misura più atletici e veloci di lui, un fattore che potrebbe limitarlo in entrambe le metà campo. E, qualora dovesse essere impiegato da ala forte, sarebbe facilmente sopraffatto a rimbalzo e nei pressi del ferro. Per contro, ha messo in mostra nei quattro anni al college abilità offensive che quasi nessuno può vantare anche all’interno della classe Draft 2014. Può segnare letteralmente in ogni modo: tri-
ra alla finale del Torneo NCAA nel 2013, le sue quotazioni era in ascesa, ma decise ugualmente di rimanere al college assieme a Glenn Robinson. McGary non dispone di grandi movimenti spalle a canestro, ma è uno straordinario giocatore di pick and roll, come si è visto nella sua stagione da freshman quando il suo playmaker titolare era Trey Burke. Vicino al ferro è un realizzatore affidabile e, pur non avendo grandissima elevazione, ha una rapidità che gli consente di essere efficace anche in difesa. Non è un caso, infatti, che abbia totalizzato al college un alto numero di palle rubate per un giocatore del suo ruolo. Legge bene le linee di passaggio e può uscire per qualche secondo sul pick and roll a difendere
ple da distanza siderale, canestri in uscita dai blocchi, tiri dalla media distanza e persino in fade-away partendo spalle a canestro. Crea dal palleggio e, anche in post, non può essere ignorato dalla squadra avversaria. CONCLUSIONE - Un fuoriclasse del genere, a livello offensivo, merita una chiamata alta. Sceglierlo in Lottery può essere coraggioso per certi versi, ma non si può non rimanere affascinati dall’idea di incanalare un simile talento in un sistema NBA. Il suo successo tra i professionisti, più che dalle sue effettive caratteristiche fisiche e tecniche, dipenderà dal gioco della squadra in cui capiterà.
Il 14 Luglio è una dei giorni che resterà per sempre impresso nella storia ma se chiedete ad un francese cosa significa, non è detto che vi darà la stessa risposta di un abitante del Connecticut, perché il 14 Luglio del 1991 è nato Shabazz Napier, il profeta, la leggenda degli Huskies. Pochi giocatori sono entrati nella NBA con uno status del genere. Due volte campione NCAA, da freshman e da senior, una serie di record da far impallidire i più grandi della storia di UConn ed una
JUSUF NURKIC
sul palleggiatore. Ha lavorato anche sul tiro dalla media, che tuttavia sembra non essere ancora affidabile CONCLUSIONE - Se si fosse dichiarato dopo la finale nel Torneo NCAA, McGary sarebbe stato comodamente materiale da Lottery. I dubbi sul suo conto sono più legati alla tenuta fisica che alle qualità tecniche. Se viene scelto dalla squadra giusta ed evita problemi di qualsiasi genere, dovrebbe riuscire ad entrare in rotazione già da rookie.
Centro,
International,
Cedevita
Zagabria,
23/08/1994, 2.08m, 127kg Statistiche: 11.7ppg, 5.7rpg, 0.7apg, 56% dal campo, 70.1% ai liberi Previsione scelta: Metà primo giro
Nurkic è uno dei pochi centri puri di questo Draft, e in quanto tale può rivelarsi molto ambito in quanto sono diverse le squadre che necessitano di un rinforzo in quella posizione. Nonostante sia molto imponente ciò che colpisce del croato è l’ottima mobilità negli spostamenti laterali in difesa, mentre in attacco è già piuttosto solido nei movimenti spalle a canestro grazie alla buona velocità di piedi (non siamo ai livelli di Embiid, ma è comunque notevole). Nurkic è il centro perfetto per giocare il pick n
leadership all’interno del campus che nemmeno Kemba Walker e Jeff Adrien avevano saputo esercitare nell’ultimo decennio. Eppure Napier, per il rotto della cuffia dovrebbe riuscire ad entrare nel primo giro della classe del 2014. La NBA, e il Draft in primis, sono un’altra cosa. Al Draft si pensa principalmente al potenziale e quello di Napier sembra essere modesto. Play tecnicamente sopraffino, in grado di fare qualsiasi cosa sul parquet, tiratore mortifero, in grado di azzannare alla giugulare la partita nei momenti più caldi. Purtroppo non basta, manca qualcosa. Questa mancanza è facilmente identificabile nel fisico, non tanto per i 183 centimetri, che non sarebbero un unicum nella NBA, quanto
per gli 80 chili e l’atletismo senza dubbio molto sotto media che madre natura gli ha donato. Nonostante tutto, però, un giocatore con questa sicurezza nei propri mezzi tecnici, abituato a vincere come pochi, non può non essere nel mirino delle squadre, che non dovranno aggiungere il salvatore della patria, bensì un giocatore che può incidere, e tanto, dalla panchina.
roll, gioco che ha ormai automatizzato e che esegue splendidamente nel ruolo di tagliante, visto che le soffici mani gli permettono di finire al ferro con leggerezza e fluidità. È un buon rimbalzista, anche se non eccezionale, come dicono i suoi numeri, e il rischio è quello di ritrovarsi di fronte a un nuovo Bargnani, ovvero a un centro estremamente tecnico, ma poco efficace sotto le plance, anche se l’energia mostrata durante questa stagione sembrerebbe tenere lontana questa ipotesi. Il problema più grosso però è forse la propensione a commettere falli in successione, elemento che lo ha costretto a giocare una media di poco più di 15 minuti a gara questa stagione e che potrebbe tagliarlo fuori dalle ro-
tazioni NBA.
CONCLUSIONE - Il primo giro, ed il contratto garantito, sembrerebbero quasi fatti. Come possibile evoluzione della sua carriera, ci sono molti punti di domanda. La speranza è di vederlo, ancora una volta, competere ai massimi livelli.
CONCLUSIONE - Il rischio con Nurkic è calcolato. Quasi sicuramente il ragazzo spenderà un altro anno in Europa a migliorarsi e ad affinare le parti del suo gioco non ancora complete, e potrebbe ritornare negli States l’anno prossimo come un giocatore migliore e più maturo, dunque più pronto a dare un contributo alla squadra che lo avrà scelto.
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JABARI PARKER
Ala Piccola, Freshman, Duke, 15 marzo 1995, 2.03m, 102kg Statistiche: 19.1ppg, 8.7rpg, 1.2apg, 1.2bpg, 47.3% dal campo, 35.8% da tre, 74.8% ai liberi Previsione scelta: Prime tre chiamate
Non c’è molto da dire: siamo davanti ad uno dei sicuri fuoriclasse del futuro. Nel suo anno a Duke, a livello individuale, non ha deluso chi da lui si aspettava grandi cose. Ha dimostrato di possedere un grande atletismo, che a livello NBA può fare la differenza. Ma è dal punto di vista tecnico che impressiona maggiormente: le difese sono costrette a concentrarsi su di lui, perché può portare palla e creare per se stesso o per i compagni. Quando non gli viene con-
ADREIAN PAYNE
Ala Grande, Senior, Michigan State, 19/02/1991, 2.08m, 109kg
Statistiche: 16.4ppg, 7.3rpg, 1.3apg, 50.3% dal campo, 42.3% da tre, 79% ai liberi Previsione scelta: Fine primo giro
Un’ala grande paurosamente atletica fa sempre comodo, se poi parliamo di un senior formatosi con gli insegnamenti di coach Izzo allora non può che fare ulteriormente gola. Payne è un saltatore pazzesco, un ottimo rimbalzista e un grande giocatore da transizione davvero eccellente grazie al fatto che, nonostante l’altezza, possiede grande coordinazione e compostezza nella corsa. Rispetto a quando è arrivato a MSU, Payne è migliorato moltissimo costru-
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ELFRID PAYTON
cesso spazio per arrivare al ferro, Parker si rifugia sul tiro dopo lo step-back, con grandissimi risultati. Se riesce a penetrare nell’area avversaria, ha diverse soluzioni a disposizione per concludere a canestro, fattore che lo ha reso pressoché immarcabile in NCAA. Nel ruolo di ala piccola, in NBA, potrebbe attestarsi fin da subito come uno dei giocatori più efficaci e difficili da contenere, grazie ad una combinazione letale di altezza, peso, velocità, elevazione e capacità tecniche. I dubbi principali riguardano le sue capacità difensive, se rapportate al livello degli avversari del piano di sopra, e il tiro da tre punti, attualmente non la miglior arma in possesso di Parker.
Per guadagnarsi minuti da ala grande, dovrebbe lavorare molto sul gioco in post in entrambe le metà campo.
Playmaker,
CONCLUSIONE - Non c’è nessun motivo per cui Parker non debba essere considerato uno dei tre migliori giocatori di questo Draft. Il nuovo infortunio occorso a Embiid, inoltre, potrebbe permettergli di scalare un altro gradino nell’ordine di scelta. Ci sono pochi dubbi sul fatto che Parker avrà un grande impatto fin da subito e, se dovesse continuare senza intoppi nel suo processo di crescita, diventerebbe in breve tempo una stella assoluta.
dal campo, 25.9% da tre, 60.9% ai liberi
endosi un tiro dalla media e lunga distanza piuttosto affidabile, una caratteristica, unita al già citato atletismo, che gli consente di essere un’arma davvero preziosa nelle situazioni di pick’n’roll e pick’n’pop. Spalle a canestro non è un fenomeno ma sa comunque muoversi discretamente. In difesa è decisamente abile nella difesa a uomo grazie alle braccia lunghe e all’atletismo ma pecca nei tempi di aiuto.
prio tiro e di conseguenza dipende spesso da i propri compagni, specialmente dal portatore di palla. L’ex lungo degli Spartans inoltre è solito essere piuttosto discontinuo mentalmente dato che raramente riesce a gestire le proprie energie.
Nonostante una discreta completezza in attacco va detto che Payne necessita di essere servito con i tempi e nei modi giusti per poter essere efficace. Pur avendo buoni movimenti spalle a canestro Payne non è abilissimo nel crearsi il pro-
CONCLUSIONE - Payne non sarà una stella ma potrà rendersi utile in una franchigia già competitiva ed è lì che quasi certamente giocherà dato che il poco margine di miglioramento lo costringeranno a una scelta fuori dalla lottery, intorno alla chiamata numero 20.
Junior,
Louisiana-Lafayette,
22/02/1994, 1.90m, 86kg Statistiche: 19.2ppg, 6rpg, 5.9apg, 2.3spg, 50.9% Previsione scelta: Lottery Pick giro
Payton ha una storia particolare: rifiutato dal camp di Chris Paul, grazie al suo allenatore è riuscito a strappare un pass per i workout di Team USA in vista dei Mondiali U19. Payton ha convinto tutti, ha guadagnato un posto nel roster e ha vinto l’oro assieme a compagni di squadra del calibro di Marcus Smart, Aaron Gordon e Rasheed Sulaimon. A quel punto l’organizzazione del camp di Chris Paul lo ha richiamato, ma Payton ha declinato l’invito per recarsi in
JULIUS RANDLE
Ala Grande, Freshman, Kentucky, 29/11/1994, 2.06m, 113kg
Statistiche: 15ppg, 10.4rpg, 1.4apg, 50% dal campo, 70.6% ai liberi Previsione scelta: Prime dieci chiamate
Non sono molti i giocatori collegiali ad avere un fisico possente e ben strutturato come il suo, ancora meno sono quelli che riescono a muoverlo così bene. Randle è completo come pochi: sa attaccare il ferro fronte a canestro bruciando dal palleggio gli avversari più grossi, sa umiliare in post basso quelli più leggeri e, come se non bastasse, può anche tirare dalla media distanza. Questa completezza gli permette di guadagnarsi una quantità infinita di falli e di conseguenti viaggi in lunetta. E’ uno dei migliori
Spagna a giocare delle amichevoli con la sua squadra di college. Tenete a mente questa parentesi per la prima volta che Payton sfiderà i Clippers. Sul campo, Payton sfrutta mezzi fisici spaventosi per avere la meglio sugli avversari. E non stiamo parlando solo di metà campo offensiva: va sempre per la palla rubata e, grazie ad una combinazione di rapidità di mani e piedi, spesso riesce a portarla a casa. È un potenziale all-arounder, che va naturalmente inquadrato in un contesto più competitivo e più fisico della Sun Belt, la Conference in cui ha giocato per tre anni. La sua abilità più evidente è il crossover, mossa che sfrutta con estrema efficacia. Il suo difetto più grande
è, invece, il jumper: nonostante ci abbia lavorato molto, le sue percentuali da fuori non sono migliorate. Vantaggio anagrafico: ha iniziato il college con un anno di anticipo, quindi ha l’età di un sophomore pur essendo un junior.
rimbalzisti del Draft, sia in attacco che in difesa, come dimostrano gli oltre 10 catturati in 30 minuti di impiego, ciò nonostante Randle non vive solo sotto i tabelloni, anzi corre benissimo i 28 metri con velocità e ottima coordinazione. Randle possiede anche una mentalità vincente e una grande etica del lavoro.
mento non è malaccio ma è eccessivamente basata su istinti naturali e sullo strapotere fisico che però non sarà così dominante anche in NBA.
Ovviamente la perfezione non esiste. Randle difficilmente si libera della palla se non con un tiro, ciò lo porta a servire poco i compagni e a commettere troppe palle perse. Deve anche migliorare l’uso della mano destra, al momento quasi inesistente, così come deve trovare la continuità nel tiro dalla media che, come già detto, possiede già ottime basi. Da sistemare anche la difesa che per il mo-
CONCLUSIONE - Se aumenta la massa muscolare – senza compromettere l’esplosività – e migliora il tiro da fuori, può diventare un solidissimo giocatore a livello NBA. Sarebbe una sorpresa vederlo scivolare al di là delle prime 14 scelte, le cosiddette lottery picks. Un precedente confortante per Payton? Anche di Carter-Williams si diceva, al suo ingresso in NBA, che il difetto più grande fosse il tiro da fuori.
CONCLUSIONE - Normalmente sarebbe una prima scelta assoluta ma per molti addetti ai lavori gli mancano un paio di centimetri per raggiungere la perfezione, considerando le sue caratteristiche, inoltre il grande talento di questo Draft non lo aiuta a scalare posizioni. Dovrebbe essere scelto tra la cinque e la dieci ma in ogni caso potrebbe diventare un futuro punto di partenza per qualsiasi franchigia.
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GLENN ROBINSON III
Ala Piccola, Sophomore, Michigan, 08/01/1994, 2.04m, 95kg
Statistiche: 13.1ppg, 4.4rpg, 1.2apg, 48.8% dal campo, 30.6% da tre, 75.7% ai liberi Previsione scelta: Metà primo giro
Glenn Robinson è ancora nel bel mezzo della sua evoluzione come giocatore di basket a tutto tondo. In questo momento è un’ala piccola che ama giocare soprattutto sopra il ferro sfruttando l’ottima combinazione di atletismo, altezza e peso, che lo rendono già molto pericoloso sui due lati del campo. In attacco, come detto, è un’arma che può rivelarsi decisiva soprattutto in transizione per la capacità di correre velocemente il campo, mentre in fase difensi-
DARIO SARIC
Ala Piccola/Ala Grande, International, Cibona Zagabria (Croazia), 08/04/1994, 2.04m, 102kg Statistiche: 16.7ppg, 9.8rpg, 3.2apg, 55.1% dal campo, 34.5% da tre, 68.1% ai liberi Previsione scelta: Lottery Pick
Saric è uno dei giocatori più completi in assoluto in questa classe di Draft, e in particolari tra i giocatori “International” è probabilmente il più pronto a mettere piede in campo in NBA. Il croato è dotato di una tecnica sopraffina, che lo rende abile nel segnare sia spalle sia fronte a canestro, di mettere palla per terra per una penetrazione e al tempo stesso di servire i compagni e fungere da playmaker aggiunto. In questo somiglia molto al Boris Diaw recente campione
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va sfrutta l’ottima mobilità laterale e la lunghezza delle braccia per coprire porzioni di campo sempre più grandi e marcare i più pericolosi giocatori avversari. Quando si gioca a metà campo sta imparando sempre di più a sfruttare il tiro dalla media distanza (49 percento dal campo questa stagione) che nel tempo potrebbe trasformarlo in un numero 4 tattico che allarga il campo. Come detto però il processo di maturazione è ancora “in progress”, e Robinson tende ancora a nascondersi troppo in attacco, soprattutto in determinate situazioni, e non ha ancora automatizzato il tiro da tre (31 percento) che potrebbe viceversa rivelarsi un’arma decisiva per il tipo di
NBA con San Antonio: passatore creativo, ma allo stesso tempo pericoloso in fase realizzativa se lasciato troppo solo. Per questo motivo è un giocatore “buono per tutte le stagioni”, nel senso che potrebbe avere un impatto da subito in diversi contesti a seconda delle esigenze delle varie squadre. Come il suo omologo francese però la preoccupazione maggiore è quella a livello atletico: Saric non è molto veloce o rapido, e non è un atleta di alto livello, il che lo costringe molte volte a giocare sotto ritmo, e in una lega intensa e fisica come quella che si appresta ad approcciare potrebbe rivelarsi un grosso problema, soprattutto per un rookie. Nonostante i 3.2 assist messi a segno rimangono anche le 3 palle perse
MARCUS SMART
giocatore che deve diventare.
Playmaker,
CONCLUSIONE - Il figlio del grande ex giocatore dei Bucks “Big Dog” Robinson vale sicuramente una scelta nella seconda metà del primo giro, perché può rivelarsi un’arma tattica importante per una squadra già completa e che ha bisogno di comprimari di qualità per allungare la propria rotazione. In generale sono più le certezze rispetto ai punti interrogativi del suo gioco, e potrebbe quindi candidarsi ad essere una delle “steals” di questo profondo Draft 2014.
06/03/1994, 1.90m, 102kg.
a partita, che ancora non lo rendono affidabilissimo come creatore puro e che in NBA difficilmente vengono perdonate, inoltre ci sono diverse perplessità sul suo tiro (poco più del 34 percento), ancora poco affidabile per gli standard europei, e ancora meno per quelli NBA dove la linea del tiro da 3 è più lontana.
Playmaker/Guardia,
CONCLUSIONE - Saric vale sicuramente una scelta piuttosto alta: potrà contribuire in diversi modi, ma non si deve pretendere che sia l’immediata stella sulla quale costruire il proprio futuro. In determinati quintetti e momenti di partita però può avere un impatto devastante: necessita di un inserimento graduale.
Sophomore,
Oklahoma
State,
Statistiche: 18.0ppg, 5.9rpg, 4.8apg, 51.4% dal campo, 30% da tre, 72.8% ai liberi Previsione scelta: Prime dieci chiamate giro
Smart di nome ma forse non di fatto. Restare al college è da sempre una scelta vista piuttosto positivamente, soprattutto per un giocatore molto giovane come il play dei Cowboys, ma quest’anno non sempre ha convinto. A risentirne è stata proprio la considerazione con cui il ragazzo si è presentato al Draft. Smart infatti era stato valutato come uno dei due/tre migliori giocatori nella classe del 2013 ma, dopo la clamorosa decisione di attendere un altro anno prima
RUSS SMITH Senior,
Louisville,
19/04/1991, 1.85m, 75kg Statistiche: 18.2ppg, 3.3rpg, 4.6apg, 2spg, 46.8% dal campo, 38.7% da tre, 70.5% ai liberi Previsione scelta: Fine secondo giro
Uno degli uomini copertina del successo di Louisville nel Torneo del 2013. I punti a suo favore sono evidenti: incredibile realizzatore, anche dal palleggio e anche nei pressi del ferro avversario, zona a cui riesce ad accedere grazie alla velocità, al controllo del corpo e a notevoli doti di ball-handling. A livello NCAA, ha dimostrato di poter essere anche un difensore energico in un sistema come quello di Louisville. Non si tira mai indietro e non ha paura di prendersi conclusioni fuori dagli schemi,
del grande salto, pare difficile vedere il play texano in maglia Cavaliers o Bucks; più probabile che possa venir scelto con la quarta o quinta chiamata, registrando così un piccolo ma significativo, soprattutto per il conto in banca, passo in dietro. A livello tecnico di Smart è difficile parlar male. E’ un play molto fisico, come si può evincere dagli oltre 100 kg di peso, dotatissimo sia in campo aperto che in alcune situazione a difesa schierata visti i numerosi mismatch che può crearsi, soprattutto in post basso. Al tiro è altalenante, e, sebbene abbia toccato un decente 30% da 3 in questa stagione, è probabile che le difese possano battezzarlo spesso dal perimetro. Resta
un giocatore potenzialmente strepitoso visto l’atletismo coniugato ad una cattiveria agonistica e ad una stazza pressoché inarrivabile per i pari ruolo. E’ un difensore simile a Russell Westbrook, molto orientato verso il tentativo di rubata ma spesso distratto, nonostante il potenziale, anche nella metà campo difensiva, sia pressoché illimitato.
anche se quest’ultimo aspetto si tramuta talvolta in un punto a suo sfavore. Arriviamo, quindi, alle note dolenti: è alto circa 1.85m e pesa 75kg. Se al college Smith poteva giocare da guardia, è difficile immaginarlo in NBA di fianco ad un playmaker. Nella metà campo difensiva, si troverebbe a dover sostenere la sfida con avversari più alti e strutturati di lui. Potrebbe essere l’uomo giusto da sfruttare in contesti in cui si privilegia la transizione a discapito del gioco a metà campo: in questo modo Smith metterebbe in mostra tutte le sue abilità nell’attaccare in corsa. Due aspetti su cui lavorare: il tiro da tre, che funziona solo quando il giocatore va on fire, e la massa muscolare, anche se un aumento
di peso potrebbe compromettere la sua rapidità.
CONCLUSIONE - Potrebbe diventare un giocatore di riferimento della Lega, a patto di trovarsi nel contesto più adatto, cosa complicata viste le squadre che potrebbero sceglierlo. Più Celtics e Lakers che Orlando. L’avventura di Smart è già in salita.
CONCLUSIONE - Smith è un realizzatore versatile che ha dimostrato, al college, di possedere leadership e forza mentale per sbrogliare situazioni complicate. Non è un playmaker puro e il fatto di dover giocare obbligatoriamente in questa posizione al piano di sopra compromette le sue quotazioni al Draft. Dovrà fare sforzi consistenti in palestra e sul campo di allenamento per poter far parte di un roster NBA.
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NIK STAUSKAS
Guardia, Sophomore, Michigan, 07/10/1993, 1.98m, 94kg Statistiche: 17.5ppg, 2.9rpg, 3.3apg, 47% dal campo, 44.2% da tre, 82.4% ai liberi Previsione scelta: Lottery Pick
Tiratore puro, quasi certamente il migliore del Draft, sa segnare da ogni posizione e distanza con grande disinvoltura grazie a una tecnica di tiro da manuale in ogni suo aspetto. Stauskas è un attaccante completo, i miglioramenti mostrati in penetrazione lo hanno reso uno dei giocatori più difficili da marcare dell’intera NCAA. Stauskas sa portare palla, crearsi spazio per il tiro dal palleggio ed è un vero specialista nello sfruttare il pick’n’roll. La stella di Michi-
JARNELL STOKES
Ala Grande, Junior, Tennessee, 07/01/1994, 2.03m, 118kg Statistiche: 15.1ppg, 10.6rpg, 2apg, 53.1% dal campo, 69.6% ai liberi Previsione scelta: Fine primo / Inizio secondo giro
Potente come nessuno, ha una struttura muscolare da fare invidia a molti veterani NBA. Questa straordinaria forza gli permette di assorbire ottimamente i contatti così da guadagnare un altissimo numero di falli che spesso si chiudono in un and-one. Il pitturato è la sua casa, specialmente a rimbalzo, fondamentale in cui Stokes ha pochissimi rivali in questo Draft, specialmente per la sua abilità nell’eseguire il tagliafuori. Statisticamente è il miglior rimbalzista
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gan è soprattutto un leader: sa motivare i compagni, sa prendere le redini della partita e elevare le sue prestazioni nei momenti difficili. Come se non bastasse, è anche un grande lavoratore, nell’ultimo anno infatti ha aumentato molto la massa muscolare e di sicuro continuerà a farlo perché conosce i propri punti deboli e, come detto, l’etica del lavoro è l’ultimo dei problemi.
cirà a battere l’uomo dal primo palleggio. Da portatore di palla invece deve migliorare alcuni comportamenti dato che con i Wolverines non era inusuale vederlo palleggiare tanto e costruire poco. Se dovesse affinare anche questo problema allora potrà ritagliarsi minuti importanti come point guard dato che, come detto, le letture e le doti da passatore sono più che buone.
Stauskas però è ancora un po’ leggero per lo standard della NBA. Il punto più dolente resta la difesa: il talento canadese infatti difende davvero male sull’uomo e anche in aiuto la situazione non migliora molto. Non è un grande atleta quindi difficilmente in NBA rius-
CONCLUSIONE - Quasi certamente non sarà una stella in NBA, il potenziale infatti sembra limitato ma Stauskas resta comunque un giocatore davvero maturo e utile a più di una franchigia, ecco perché dovrebbe essere scelto tra le prime quindici o venti chiamate.
in attacco del Draft sui 40 minuti dato che ne cattura 5.4. In attacco invece è sempre la sua potenza a fare la differenza dato che gli permette di ricevere in profondità nel pitturato dopo aver spostato il difensore. In post basso possiede ancora movimenti elementari ma rispetto agli anni precedenti ha costruito un semigancio piuttosto continuo con entrambe le mani. Il discorso del fisico va ripreso parlando della difesa dato che, pur non essendo un grande difensore, risulta davvero difficile da spostare in post basso. Stokes resta basso per fare l’ala grande in NBA e, considerando il suo stile di gioco, farà molta fatica contro gli av-
versari più alti ma, nonostante ciò, le sue abilità perimetrali sono a tutti gli effetti inesistenti. Come già detto, i suoi movimenti in post restano elementari. Difensivamente non mostra molto margine di miglioramento dato che gli istinti naturali non sono ottimi, non è particolarmente verticale e non è uno stoppatore naturale. CONCLUSIONE - Non un giocatore da minutaggio elevato ma di sicuro utile all’interno di una squadra lunga a cui possa servire un rimbalzista di energia dalla panchina. Il fatto che pur essendo un junior sia più giovane di molti sophomore lo aiuta in vista di una scelta verso la fine del primo giro.
NOAH VONLEH
Ala Grande, Freshman, Indiana, 24/08/1995, 2.06m, 112kg Statistiche: 11.3ppg, 9rpg, 0.6apg, 1.4bpg, 52.3% dal campo, 48.5% da tre, 71.6% ai liberi Previsione scelta: Prime dieci chiamate
Vonleh è uno dei giocatori più giovani del Draft ma ha già mostrato grandi abilità. Non è un realizzatore di prima categoria ma comunque ha un buon tiro dalla media/lunga distanza nonostante quest’anno si sia concentrato sul gioco sotto canestro, fondamentale in cui eccelle usando entrambe le mani. E’ un lungo ma a vederlo correre non si direbbe: pur non essendo un grande saltatore, corre i 28 metri con estrema velocità e coordinazione, motivo per cui
T.J. WARREN
Ala Piccola, Sophomore, North Carolina State, 05/09/1993, 2.03m, 98kg Statistiche: 24.9ppg, 7.1rpg, 1.1apg, 1.8spg, 52.5% dal campo, 26.7% da tre, 69% ai liberi Previsione scelta: Metà primo giro
La notte del Draft, per Warren, sarà sicuramente più dolce di come era stata un anno fa per C.J. Leslie, il precedente leader tecnico e carismatico di North Carolina State, che finì undrafted. Rispetto a Leslie, Warren ha un vantaggio non indifferente: non è un’ala piccola nel corpo di un’ala grande. Al secondo anno coi Wolfpack, è diventato il punto di riferimento principale della squadra nella metà campo offensiva, con quasi 19 tiri tentati a partita. Certo, l’aumento delle responsabilità in attacco ha messo in
è un’ottima arma per il gioco in transizione. Attacca il ferro palla per terra come un’ala piccola ed è in grado di battere l’avversario dal palleggio. A rimbalzo è un’autentica furia, probabilmente il rimbalzista più pericoloso ed efficace del Draft. La stella di Indiana è anche (e soprattutto) un grande lavoratore, nell’ultimo anno ha messo su parecchi muscoli e di sicuro continuerà a farlo dato che non gli pesa lavorare 365 giorni all’anno. Vonleh non è perfetto. Al momento non è un grande conoscitore del gioco e si basa molto, anche troppo, sulle sue intuizioni e sui suoi istinti, non a caso deve migliorare molto nei movi-
luce un tiro da tre alquanto altalenante, soprattutto in relazione ad una prima stagione in cui aveva comunque accumulato un onorevole 14/27. Warren è un attaccante istintivo, capace di muoversi lontano dalla palla e di attaccare il ferro con un’impressionante varietà di soluzioni. Può fare male anche dalla media distanza ed è stato utilizzato, a livello collegiale, per sfruttare il mismatch in attacco contro giocatori più alti di lui. Come già detto, il tiro da fuori resta un grosso punto interrogativo, così come la sua visione di gioco. Dovrà lavorare su questi aspetti – e sulle percentuali dalla lunetta, che sono costate ad NC State l’eliminazione dal Torneo nell’incredibile sfida con St. Louis – per avere successo
menti senza palla. I movimenti spalle a canestro sono pochi, fondamentale da migliorare se consideriamo che parliamo di un lungo, così come andrebbe reso più continuo il tiro dalla media. In difesa deve ancora imparare molto ma le basi su cui lavorare sono ottime, anche in questo caso infatti si ritorna al discorso riguardante lo studio del gioco. CONCLUSIONE - Alcuni lo ritengono un’ala grande, altri un centro atipico sull’esempio di Bosh ma il suo futuro dipenderà dalla squadra che lo sceglierà, d’altronde ha solo diciotto anni e il tempo per crescere non gli manca. Anche per questo parliamo senza dubbio di una delle prima dieci scelte al Draft.
in NBA e sarà interessante vedere come adatterà la sua selezione di tiro in un contesto in cui non è l’opzione primaria. CONCLUSIONE - Un talento come T.J. Warren merita una chiamata intorno alla metà del primo giro. Le sue qualità nell’attaccare il canestro e una struttura fisica che gli permette di non indietreggiare nella metà campo difensiva sono le chiavi per avere una buona carriera a livello NBA. Se riuscisse a migliorare nel tiro dalla distanza, poi, diventerebbe uno degli attaccanti più interessanti del futuro. Da tenere d’occhio.
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C.J. WILCOX
Guardia,
Senior,
Washington,
30/12/1990,
1.97m, 92kg Statistiche: 18.3ppg, 3.7rpg, 2.5apg, 45.3% dal campo, 39.1% da tre, 87.3% ai liberi Previsione scelta: Fine primo / Inizio secondo
Wilcox è uno dei pochi senior previsti al primo giro oltre che uno dei giocatori più “anziani” del Draft dal momento che altri senior come Adreian Payne e Patric Young sono rispettivamente uno e due anni più giovani di lui. Pur non essendo molto pesante, la stella degli Huskies possiede un buon fisico, inoltre è abbastanza esplosivo e di conseguenza non ha problemi a giocare in transizione (con o senza palla) o a chiudere l’azione con una schiacciata. Wilcox è soprat-
tutto un ottimo tiratore. Sa tirare dagli scarichi e dal palleggio a piacimento da qualsiasi posizione, la tecnica di tiro è ottima e sa crearsi da solo lo spazio per il proprio tiro. Nell’arsenale c’è anche un notevole floater in penetrazione, inoltre non ha bisogno di tenere spesso la palla in mano e sceglie bene i propri tiri. Queste doti lo potrebbero rendere un buon “role player” dalla panchina. I problemi arriverebbero nel caso finisse in una squadra che gli farebbe portare palla, infatti non è un grande palleggiatore e anche la visione di gioco è piuttosto limitata, in penetrazione poi soffre gli avversari potenti nella parte alta del corpo. Il tasto più dolente resta quello
difensivo dato che, sia vicino che lontano dalla palla, Wilcox fa una fatica immane a tenere l’avversario. Rimane anche qualche dubbio sull’aspetto mentale dato che non è riuscito a guidare Washington a molte vittorie e talvolta non ha convinto come leader nonostante fosse un senior. CONCLUSIONE - Le lacune non sono indifferenti, poi, vista l’età e la carriera collegiale, sembra che Wilcox non abbia molto potenziale. Un tiratore però fa sempre comodo e la possibilità di giocare da “role player” fin da subito potrebbe anche convincere un GM a chiamarlo verso la fine del primo giro.
JAMES YOUNG
Guardia, Freshman, Kentucky, 16/08/1995, 1.98m, 97kg Statistiche: 14.3ppg, 4.3rpg, 1.7apg, 40.7% dal campo, 34.9% da tre, 70.6% ai liberi Previsione scelta: Lottery Pick
Il talento di Kentucky è un super attaccante dato che è in grado di punire la difesa in ogni modo, Young è infatti un più che dignitoso tiratore da tre punti, specie sugli scarichi, e al tempo stesso sa segnare in area anche contro avversari più grossi di lui utilizzando il floater o tirando cadendo indietro. Young non possiede un QI cestistico particolarmente elevato ma comunque capisce quando passare il pallone a un compagno per evitare un tiro forzato. L’ex Wildcats possiede un controllo del cor-
PATRIC YOUNG
Ala grande/Centro, Senior, Florida, 01/02/1992, 2.06m, 113kg Statistiche: 11ppg, 6.2rpg, 0.8apg, 1.1bpg, 54.1% dal campo, 59.6% ai liberi Previsione scelta: Metà secondo giro
ANDREW WIGGINS
Ala Piccola, Freshman, Kansas, 23/02/1995, 2.03m, 91kg
Statistiche: 17.1ppg, 5.9rpg, 1.5apg, 44.8% dal campo, 34.1% da tre, 77.5% ai liberi Previsione scelta: Prime tre chiamate
Il più discusso giocatore del Draft oltre che quello con i maggiori pesi sulle spalle. Atleticamente è un essere perfetto: ha una falcata enorme, potrebbe saltare un palazzo ma al tempo stesso possiede una coordinazione tale da non fargli perdere mai il controllo. Realizzatore di prima categoria, sa sempre dove trovare lo spazio più adatto in cui infilarsi per concludere l’azione nei migliori dei modi. E’ proprio questa una delle caratteristiche migliori di Wiggins: l’istinto.
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Riesce a fare quasi inconsciamente delle cose che ad altri non riuscirebbero nemmeno dopo ore di preparazione. Wiggins non è solo un penetratore, infatti possiede favolose abilità in post alto, sta migliorando molto il tiro piazzato e si muove benissimo anche senza palla. L’esplosività e le braccia lunghe lo aiutano anche in difesa, fondamentale in cui deve migliorare tanto ma comunque non fa brutta figura, e a rimbalzo, aspetto del gioco in cui può fare la differenza come dimostrano i 19 rimbalzi presi contro Iowa State. Wiggins però deve ancora costruirsi un fisico degno di tale nome, è infatti ancora troppo longilineo ed esile anche
se, come dicevamo, il materiale di base c’è. E’ un’agonista, sa quando attaccare maggiormente la partita ma comunque non è solito sfociare in egoismi da superstar anche se talvolta in stagione non è sembrato un vero leader. E’ capitato infatti che non riuscisse a farsi trovare dai compagni in momenti importanti della partita, come se si nascondesse.
Ci troviamo davanti ad un altro ragazzo in grado di spostare gli equilibri a livello NCAA, ma il cui impatto in NBA è in forte dubbio. Young non ha grande confidenza con la metà campo offensiva, a meno che non si tratti di conclusioni senza opposizione o senza bisogno di particolari movimenti per liberarsi al tiro. Di contro, è un difensore di eccezionale intelligenza e non per niente è stato eletto Defensive Player of the Year nella SEC. La sua qualità principale resta la forza fisica, con la quale tiene a bada gli avversari
po favoloso e per questo riesce spesso a procurarsi falli importanti in situazioni anche insperate. Il jolly di Young però riguarda l’aspetto mentale: spesso infatti può sembrare estraneo alla partita ma se la squadra ha bisogno di lui è sempre il primo a rendersi protagonista nei momenti chiave, e il Torneo NCAA di Kentucky non fa altro che confermare questa affermazione. Nonostante la schiacciata contro UConn possa far pensare il contrario, Young non è un atleta favoloso. In attacco il suo problema principale di concludere troppo spesso a sinistra, tendenza che lo rende prevedibile e difendibile dato che il non ottimo atletismo e un non eccelso ball-handling non gli permettono di bat-
nell’area colorata. Ma Young, in difesa, non è solo fisico: è in grado di anticipare la ricezione del suo diretto rivale e di aiutare i suoi compagni sulle penetrazioni degli esterni. Se necessario, può anche essere utilizzato per cambiare sul pick and roll. Arriva da una squadra, Florida, in cui è stato abituato a praticare una pressione difensiva costante ed asfissiante. In ottica NBA, si può menzionare un altro dato per lui un po’ scoraggiante: la sua statura lo metterebbe in enorme difficoltà a rimbalzo contro avversari più alti, ovvero la stragrande maggioranza dei centri che si troverà ad affrontare.
tere il diretto difensore a piacimento. Il problema principale resta la difesa dal momento che Young è uno dei giocatori più battibili dell’intero panorama NCAA. CONCLUSIONE - Young fa bene tante cose ma al tempo stesso non eccelle in nessuna, cosa che non gli permetterà di comportarsi da specialista in NBA né di compensare le enormi carenze difensive. Non si capisce ancora se abbiamo davanti il nuovo James Harden o l’ennesimo talento “né carne né pesce” ma l’ottimo Torneo NCAA e il fatto di arrivare al Draft non ancora diciannovenne dovrebbe garantirgli una scelta nella parte alta della lottery.
fondo. Certo è che un giocatore del genere può fare comodo a diverse squadre a corto di lunghi e, se solo riuscisse a sviluppare qualche movimento in attacco, potremmo trovarci davanti ad un rispettabilissimo uomo d’area. L’ideale per lui sarebbe capitare in un contesto in cui viene premiato il rimorchio del lungo sulle penetrazioni dei compagni, almeno per guadagnare inizialmente un po’ di confidenza con il canestro.
CONCLUSIONE - Al di là della brillante carriera universitaria, non sembra materiale da primo giro in un Draft così pro-
CONCLUSIONE - Parliamo di un talento dotato di un potenziale infinito e di doti atletiche più uniche che rare senza però tralasciare le abilità tecniche, in poche parole è il punto di partenza perfetto per la rinascita di una qualsiasi franchigia, ecco perché sarà scontato trovarlo tra le prime tre chiamate assolute. August2012
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DI FILIPPO ANTONELLI
QUANDO I RISULTATI CONTANO MENO DEL POTENZIALE LO STRANO CASO DEI
SENIOR
Mettiamo caso che una persona non eccessivamente interessata ai meccanismi del Draft abbia seguito con passione la stagione NCAA 2013/2014. Per questa persona sarebbe logico immaginare McDermott, Payne e Napier come assoluti protagonisti del Draft. E invece non è così. Nei Mock Draft più autorevoli, McDermott, che è stato il miglior senior – e il miglior giocatore – della scorsa stagione NCAA, oscilla tra la scelta numero 8 e la numero 14. Nessun altro senior ha un posto nella Lottery. McDermott, tra l’altro, potrebbe essere l’unica eccezione in una Lottery che prevede – se gli esperti colgono nel segno – solamente freshmen, sophomore e giocatori internazionali. Il vecchio luogo comune («Più un giocatore sta al college, più svilupperà le sue caratteristiche») sembra invece un’arma a doppio taglio, almeno per quanto riguarda le prospettive al Draft. I senior hanno avuto quattro anni per dimostrare le loro qualità in NCAA e spesso, come nei casi di McDermott e Napier, ci sono anche riusciti pienamente. Ma il Draft è un territorio in cui si tende a premiare molto di più il potenziale e il rischio, per un senior, è che non riesca più di tanto a migliorare nel corso della sua carriera. Questa analisi non vuole essere in alcun modo una difesa acritica dei giocatori che hanno passato quattro anni al college. Anzi: è un dato di fatto che, tra i senior scelti al primo giro dal Draft 2004 in poi, siano stati in tanti a fare fatica in NBA. Volete qualche nome? Joey Graham, Luke Jackson, Julius Hodge, Luther Head, Wayne Simien, Rodney Carney, Maurice Ager, Mardy Collins, Acie Law, Alando Tucker, D.J. White, J.R. Giddens, Trevor Booker, Damion James, Lazar Hayward. E la lista potrebbe essere ancora allungata. Tra i senior NCAA che approdano al piano di sopra, la tipologia di giocatore più diffusa è quella dell’uomo da rotazione, come Tyler Hansbrough o DeMarre Carroll. Considerando i giocatori usciti dagli ultimi dieci Draft, sono stati solo sei i senior NCAA a riuscire poi ad essere convocati per un All-Star Game NBA: Jameer Nelson, Danny Granger, Brandon Roy, David Lee, Roy Hibbert e Damian Lillard. Nello stesso periodo di tempo ce l’hanno fatta nove freshmen, otto sophomore e cinque junior. L’esempio di Lillard, tuttavia, può tornarci decisamente buono. Se escludiamo New Orleans, che ha ovviamente virato sul talento di Anthony Davis con la prima scelta, ci sono state ben quattro squadre che hanno preferito un underclassman a Lillard. Forse è facile parlare con il senno di poi, ma sicuramente arrivare al Draft da senior può far storcere il naso ad alcune franchigie che finiscono per interrogarsi sui reali margini di crescita del giocatore. Nel caso di Lillard, hanno avuto ragione i Blazers: in due anni il prodotto di Weber State ha giocato l’All-Star Game, ha riportato Portland ai Playoffs e ha anche deciso il primo turno con un canestro sulla sirena. E, fattore più importante, nonostante Lillard avesse già brillato da rookie, è riuscito a crescere nella sua seconda stagione
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in NBA. Essere senior, infatti, comporta l’avanzamento di un fattore che al Draft tende ad essere preso in considerazione: l’età. I freshmen che si dichiarano con ottime referenze e ottimo potenziale hanno solitamente 19 anni. Inutile rimanere ancora al college, col rischio di mostrare più i difetti dei pregi e di scivolare in fondo nel Draft. Un senior ha generalmente 22 anni e può essere meno modellato in relazione ai bisogni della squadra che lo sceglie. Se già ci possono essere dubbi sui margini di miglioramento e sulla collocazione in NBA di giocatori come McDermott, Napier, Patric Young, Cleanthony Early e Adreian Payne (tutti tra i 22 e i 23 anni), figuriamoci quali prospettive di Draft possono avere i giocatori che hanno avuto qualche intoppo durante il percorso accademico. Il caso emblematico è quello di DeAndre Kane: nonostante abbia dominato in lungo e in largo l’NCAA nella passata stagione e abbia dimostrato di poter eccellere in qualsiasi aspetto del gioco durante una partita di basket, la sua età (25 anni) lo rende al più materiale da tardo secondo giro. In sostanza, le prestazioni dei senior nel loro ultimo anno in NCAA vanno sempre lette con un occhio diverso. In ottica Draft, infatti, si tende a premiare solo il senior straordinario, quello che si mette in mostra ben oltre le aspettative. Ecco perché McDermott dovrebbe essere l’unico della classe senior 2014 a finire nelle prime 14 scelte.
niche senza fretta alcuna. Altri, invece, hanno semplicemente un talento naturale che permette loro di adattarsi ad ogni contesto. Basti pensare che due dei migliori giocatori della storia recente, Kobe Bryant e LeBron James, al college non ci sono neanche andati. Rimanere in NCAA può essere anche pericoloso per un certo tipo di giocatori: possono emergere lacune prima non evidenti, possono sopraggiungere infortuni o problemi fisici di varia natura. Ecco perché è difficile contestare la scelta di potenziali stelle del futuro come Jabari Parker e Andrew Wiggins. E poi c’è da considerare un altro fattore: le squadre che hanno a disposizione le prime scelte sono in condizione di dover ricostruire e quindi più inclini a scegliere un giocatore dall’alto potenziale. Per questo motivo i senior sono spesso materiale da dopo Lottery, ovvero da squadre che hanno bisogno di qualche tassello già pronto da inserire in rotazione, indipendentemente dal potenziale futuro. Essere un senior ha qualche svantaggio, ma il Draft di quest’anno propone giocatori interessanti che hanno le qualità per sfondare anche al piano di sopra. Staremo a vedere quali squadre avranno il coraggio di scommettere su di loro.
A questo punto della nostra riflessione, potrebbe sorgere un quesito: ma, allora, ha davvero senso rimanere tutti e quattro gli anni al college per un giocatore con potenziale da NBA? La verità è che non si può dare una risposta generale alla questione, ma ogni caso fa storia a sé. Alcuni giocatori hanno effettivamente bisogno di rimanere al college il più possibile, per affinare le qualità tecAugust2012
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DI GABRIELE GALLUCCIO
TUTTI I NUMERI DI DOUG MCDERMOTT
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erché Doug McDermott è così difficile da difendere, tanto da attirare le attenzioni di squadre da Lottery, pur non avendo atletismo, rapidità e soprattutto grande potenziale? Si tratta di grande talento, ma soprattutto enorme versatilità, dote che gli ha permesso di diventare uno dei più grandi attaccanti a 360° che la NCAA abbia mai visto. Andiamo a vedere 10 numeri su “Dougie McBuckets”, che testimoniano la sua carriera collegiale di altissimo livello.
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Come i punti realizzati in 145 partite in NCAA. E’ il quinto miglior marcatore nella storia del college.
Come i riconoscimenti personali ricevuti nel 2014, tra cui il Naismith Trophy Player of the Year.
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INTERVISTA CON GREG MCDERMOTT Greg McDermott sta guadagnando sempre più rispetto all’interno del panorama del basket collegiale, tanto da essere inserito nella top 50 dei migliori coach NCAA da Espn. A McDermott senior va dato atto di aver avuto un ruolo importante nella crescita dei figlio, attorno al quale ha costruito un sistema offensivo molto efficace.
Quattro anni fa ti aspettavi di vedere Doug considerato una lottery Pick in un Draft del genere? «Assolutamente no. I suoi miglioramenti sono stati di gran lunga superiori alle più rosee delle previsioni». Pensi che essere allenato dal proprio padre possa avere aiutato Doug a migliorare dentro e fuori dal basket?
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E’ il career-high fatto registrare il 3 marzo 2014 contro Providence. 27 volte ha segnato almeno 30 punti.
Come i canestri realizzati in situazione di post-up, in cui si è affermato come uno dei migliori giocatori collegiali di sempre.
Come le triple infilate in carriera. La sua posizione preferita? La centrale, da cui ha segnato 109 bombe.
Come i rimbalzi offensivi catturati e trasformati in un canestro. Da sophomore, ne ha presi 84, di cui ben 45 convertiti in punti.
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Come i canestri realizzati in penetrazione. Da senior ha migliorato il ball handling, andando a segno 46 volte su iniziativa personale.
Come i tiri liberi mandati a bersaglio in carriera, realizzando così circa il 9% dei suoi punti totali.
Come le volte in cui non è riuscito ad andare in doppia cifra. Su 145 partite in carriera, è un dato bassissimo.
Come le posizioni della lottery in cui potrebbe essere scelto, unico senior in questo Draft a finire così alto.
«Certamente ha fatto sì che finisse sotto la lente di ingrandimento, sia della stampa che dei nostri tifosi. Doug è sempre stato molto predisposto ad ascoltare e ad assimilare i consigli dell’allenatore, quindi sono fiducioso sul fatto che avrà successo sotto la guida di qualsiasi coach per cui si troverà a giocare». In cosa pensi debba migliorare per
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Pensi che sarà difficile per lui adattarsi a un contesto in cui, a differenza di Creighton, non avrà la palla in mano ad ogni azione in quanto primo terminale offensivo? «Senza dubbio sarà diverso. Detto questo, Doug ha un quoziente cestistico estremamente elevato e comprende bene le dinamiche necessarie per rendere vincente una squadra. Lui sarà sempre pronto a calarsi in qualsiasi ruolo sarà necessario per rendere migliore la sua squadra». C’è una franchigia in cui lo vedresti meglio che in altre e che di conseguenza speri che possa sceglierlo? «Non ho alcuna preferenza, lui è uno che si adatta tranquillamente in base alla squadra».
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avere un super impatto in NBA? «Deve crescere nel ball handling e nella capacità di difendere sul perimetro».
Pensi che la visibilità avuta da Doug quest’anno e il suo approdo in NBA possano aiutare anche la stessa Creighton a crescere come organizzazione e nel recruiting? «Assolutamente sì. I giovani talenti che stiamo reclutando sono entusiasti dei successi raccolti da Doug e sono pienamente consapevoli del suo percorso. Lui, insieme al successo del nostro team, ci ha aperto molte porte». August2012
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Hall of Famer dell’84 Le prime 16 scelte del Draft 1984 hanno prodotto ben quattro Hall of Famers (Hakeem Olajuwon, Michael Jordan, Charles Barkley e John Stockton) ed ulteriori tre AllStars, che rispondono ai nomi di Alvin Robertson, Otis Thorpe e Kevin Willis. Quando si dice una buona annata.
Inseguendo un sogno
La lottery del Draft è stata istituita a partire dal 1985. Il motivo? L’anno precedente numerose squadre erano state accusate di un tanking oltre ogni limite della decenza, con l’obiettivo di conquistare il diritto di chiamare Hakeem “The Dream” Olajuwon con la prima scelta assoluta del 1984.
Scelto a sua insaputa Larry Bird è stato selezionato con la numero 6 dai Boston Celtics nel Draft del 1978. L’allora general manager Red Auerbach non si era però consultato con il prodotto di Indiana State, che decise di non firmare con la franchigia di NBA e di disputare un’altra stagione al college. Nell’estate del 1979, Bird ha poi firmato un contratto di 5 anni da 3.25 milioni di dollari a stagione, diventando il rookie più pagato nella storia della lega a quel tempo. Dopo questo episodio, la NBA ha adottato la “Bird Collegiate Rule”, per evitare che le squadre scegliessero dei giocatori prima che questi fossero pronti per firmare.
La fortuna dei Cavs Con quella di quest’anno, è stata la sesta volta che i Cleveland Cavaliers hanno ottenuto la prima scelta assoluta del Draft. Nella storia mai nessuna franchigia ne ha avute così tante, ma la cosa impressionante è che cinque di queste sei chiamate alla numero 1 sono arrivate nell’era della lottery.
La “colpa” di Bowie Spesso viene dimenticato, ma nella discussione dei maggiori “bust” nella storia del Draft non può non finirci Sam Bowie. Il quale fondamentalmente ha la “colpa” di essere stato preferito alla numero 2 del 1984 dai Blazers al posto di Michael Jordan. Pur non riuscendo ad esprimere il suo presunto potenziale, anche a causa di diversi infortuni, il centro ha avuto una carriera lunga 11 anni, in cui ha messo a referto 10.9 punti, 7.5 rimbalzi e 1.8 stoppate di media.
Il primato di Duke Sono 45 i college che hanno concesso al Draft una prima scelta assoluta. Duke vanta il primato per il maggior numero di giocatori approdati in NBA con la prima chiamata, ovvero tre (Art Heyman, Elton Brand, Kyrie Irving).
15 CURIOSITA’ SUL DRAFT Prima scelta? No, grazie
Liceali, parte I
I Pittsburgh Ironmen hanno fatto di Clifton McNeely la prima scelta assoluta nella storia del Draft, quando nel 1947 la NBA ancora non esisteva e c’era la BAA. Il 28enne prodotto di Texas Wesleyan University, che aveva servito le forze aeree degli USA nel corso della seconda guerra mondiale, ha però optato per una carriera da allenatore dei ragazzi della Pampa High School e non ha mai giocato da professionista.
Nel 1975 Darryl Dawkins, soprannominato successivamente “Chocolate Thunder” dal cantante Stevie Wonder, è diventato il primo giocatore nella storia della NBA ad essere selezionato nel Draft, direttamente in uscita dalla high school: i Sixers utilizzarono la chiamata numero 5 per lui. Un altro liceale, Bill Willoughby, è stato scelto in quel Draft, ma al secondo giro.
Una scelta d’oro
Liceali, parte II
Un mese e mezzo prima della conquista della sua quarta medaglia d’oro nelle Olimpiadi del 1984, Carl Lewis era stato scelto al decimo round dai Chicago Bulls, i quali in quello stesso Draft avevano chiamato con la numero 3 un certo Michael Jordan.
La NBA ha dovuto attendere 20 anni per avere, dopo Dawkins e Willoughby, un altro giocatore approdato direttamente dal liceo. Si tratta di Kevin Garnett che, ironia della sorte, è stato selezionato proprio con la quinta scelta assoluta che i Sixers avevano usato al tempo per Dawkins.
“Bust” alla n.1 Il clamore che fanno i cosiddetti “bust” chiamati con la numero 1 è enorme. Senza andare troppo lontano con la memoria, pensiamo a Michael Olowakandi, Kwame Brown, Greg Oden. Eppure solo 7 delle ultime 35 scelte non sono riuscite a raggiungere almeno un’apparizione all’All-Star Game.
La classe 2000 Ampiamente considerata come una delle peggiori classi della storia, se non proprio la peggiore, quella del Draft 2000 ha comunque prodotto tre All-Stars. Curiosamente, tutti e tre (Kenyon Martin, Jamaal Magloire e Michael Redd) hanno fatto la loro unica apparizione nella partita delle stelle nel 2004.
DI GABRIELE GALLUCCIO
Il Draft da 21 giri Pensate che il Draft della NFL venga tirato troppo per le lunghe? Nel 1968 quello della NBA non è stato assolutamente da meno, anzi: durò esattamente 21 giri, durante i quali sono stati selezionati 214 giocatori. La prima scelta assoluta? Elvin Hayes, chiamato dagli Houston Rockets.
Nigeriani alla n.1 La Nigeria è l’unico paese, oltre ovviamente agli Stati Uniti, ad aver prodotto più di una prima scelta del Draft, avendo dato i natali ad Hakeem Olajuwon (1984) ed a Michael Olowakandi (1999).
L’ultimo senior L’ultimo senior ad essere scelto con la numero 1 è stato Kenyon Martin, approdato tra le fila dei New Jersey Nets nel 2000, dopo l’esperienza a Cincinnati.
EUROPEI AL DRAFT Jusuf Nurkić, Vasilije Micić e Nikola Jokic raccontati dai rispettivi allenatori
DI CLAUDIO PAVESI
Su quali aspetti vi siete concentrati negli ultimi anni per migliorare Nurkić dentro e fuori dal campo così da renderlo il talento che oggi possiamo osservare?
PARLA REPESA
O
ltre al ben noto Dario Saric, sono diversi gli “international” che stuzzicano la fantasia di diversi general manager della NBA. In particolare, Jusuf Nurkic (centro di 212cm, classe 1994) ha fatto intravedere numeri importanti nella sua stagione tra le fila del Cedevita, viaggiando con 11.7 punti e 5.7 rimbalzi in soli 16.6 minuti di media. Jasmin Repesa ci ha raccontato il talento bosniaco.
Coach, pensa che Jusuf Nurkić possa avere un impatto immediato in NBA nel caso venisse draftato?
«Penso che Jusuf abbia bisogno ancora di uno o due anni ad alto livello in Europa, e con questo intendo che debba giocare costantemente in Eurolega. In questo modo potrà crescere al meglio senza saltare alcun passaggio importante nella sua evoluzione in giocatore di altissimo livello. Dopo un paio di anni a livello di Eurolega, sono sicuro che potrà arrivare in NBA e rendersi subito protagonista».
Se lei potesse decidere la squadra che drafterà Jusuf, quella in cui sarebbe più adatto, quale sceglierebbe?
«Mi piacerebbe che Jusuf andasse in una squadra guidata da un coach d’esperienza, che sappia lavorare con i giovani fino a renderli dei giocatori fatti e finiti, senza bruciare eccessivamente le tappe. Una squadra con un allenatore che sappia abbinare buoni risultati di squadra con la corretta evoluzione dei giovani talenti. Da questo punto di vista credo che Gregg Popovich, o un altro allenatore con un lungo passato sulle panchine NBA, possa essere perfetto per la crescita di Jusuf».
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«Da quando Juka (soprannome di Nurkić, ndr) ha cominciato a dominare nel pitturato, la maggior parte delle squadre avversarie ha iniziato a raddoppiarlo non appena riceveva palla in post basso ed è stato in quella situazione che ha avuto qualche problema nel prendere la giusta decisione. In allenamento ci siamo quindi concentrati su questi aspetti, ovvero fare in modo che prendesse la giusta decisione una volta giunto il raddoppio, così come insegnargli a leggere la provenienza del raddoppio stesso, indipendentemente che sia dal lato forte o da quello debole. Per quanto riguarda la vita fuori dal campo, il discorso è diverso. Dal momento che ha 19 anni e non viviamo in un mondo perfetto, è normale che Jusuf sia circondato da rischi e distrazioni, a partire dai social network fino ai giornali. In Croazia la gente è gelosa quando qualcun altro ha successo, quindi il mio lavoro è quello di insegnargli a ignorare ogni tipo di distrazione e di aiutarlo a concentrarsi solamente sugli allenamenti e sulle partite, così da fargli capire che il resto non deve influenzarlo».
Quali pensa possano essere i punti forti e i punti deboli di Nurkić in NBA, considerando quanto il gioco americano è diverso da quello europeo?
«Jusuf ha di sicuro un ottimo fisico, grande potenza e piedi rapidi, una combinazione perfetta per lo stile di gioco della NBA. Con qualche anno in più di allenamento potrà trasformare il suo gioco in post basso in un fattore davvero importante anche in NBA, specialmente se imparerà a leggere al meglio le situazioni di aiuto e di raddoppio. Per quanto riguarda le debolezze, penso che inizialmente farà fatica a correre da una parte all’altra del campo allo stesso ritmo degli altri giocatori NBA perché non ha grandi capacità anaerobiche e tende a stancarsi molto in fretta, specialmente quando si gioca a ritmi elevati. Questo è il motivo per cui quest’anno non ha quasi mai giocato per più di 25 minuti: quando si stanca incomincia a fare brutte scelte sia in attacco che in difesa».
A quale attuale giocatore NBA paragonerebbe Jusuf Nurkić? «Di certo mi ricorda Nikola Peković».
E
cco invece quello che ci ha detto Dejan Milojevic, allenatore del Mega Vizura, sulle sue due stelline serbe: Vasilije Micic (playmaker, classe 1994) e Nikola Jokic (centro di 208cm, classe 1995).
tonio Spurs e agli Atlanta Hawks, credo siano due franchigie perfette per due giovani talenti europei con le loro caratteristiche».
«No, o almeno non al momento. Penso che debbano restare ancora un paio di anni in Europa prima di poter avere un buon impatto in NBA».
«Con Micić ci siamo concentrati sul rendere il suo gioco più veloce, ovvero muoversi più rapidamente ma anche far circolare palla e prendere le decisioni con maggiore velocità. Da un punto di vista prettamente mentale invece gli abbiamo insegnato stare più concentrato e a impegnarsi al cento per cento in ogni allenamento.
Su quali aspetti vi siete concentrati negli ultimi anni per Coach, pensa che Micić e Jo- migliorare entrambi dentro e kic possano avere un impatto fuori dal campo, così da renimmediato in NBA, nel caso derli i talento che oggi posvenissero draftati? siamo osservare?
Se lei potesse decidere le franchigie che drafteranno Vasilije e Nikola, quelle in cui sarebbero più adatti, quali sceglierebbe? «Mi piacerebbe vederli ai San An-
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mentale invece gli abbiamo insegnato a stare più concentrato e a impegnarsi al cento per cento in ogni allenamento. Per quanto riguarda Jokic, invece, ci siamo focalizzati sul rendere il suo gioco più completo, migliorando il tiro da tre punti e il post basso. Abbiamo lavorato molto anche sulla mentalità difensiva per renderlo più serio e concentrato nella propria metà campo».
Quali pensa possano essere i punti forti e i punti deboli di Micić e Jokic in NBA, considerando quanto il gioco americano è diverso da quello europeo?
«E’ difficile da dire anche perché non sono riuscito a vedere molte partite della NBA recentemente. Sono due giocatori estremamente versatili e sono convinto che questo sia il loro principale punto di forza, ma ovviamente devono ancora crescere e maturare diversi aspetti del loro gioco. Hanno tutto per diventare delle stelle».
A quale attuale giocatore NBA paragonerebbe Vasilije Micić e Nikola Jokic?
lare di questa situazione come di un riconoscimento per il lavoro svolto da lei e dal suo staff? Pensa inoltre che questi ragazzi possano essere fondamentali per la crescita del Mega Vizura e di tutto il movimento del basket serbo?
«Ovviamente sono molto fiero di tutto ciò, ma ci tengo a segnalare un altro nome, quello di Nemanja Dangubić, guardia classe 1993. Ora si parla molto di Micić e Jokic, ma sono certo che Dangubić possa essere una grandissima sorpresa in questo Draft (due giorni dopo la realizzazione di questa intervista Dangubić ha vinto il premio di MVP all’Eurocamp di Treviso, ndr). A quel punto si potrebbe dire che il Mega Vizura ha portato tre giocatori ad un unico Draft e ti posso dire che sono tre ragazzi davvero speciali. Hanno grande talento, sono motivati e sono anche dei bravissimi ragazzi fuori dal campo. Sono sicuro che entro tre anni non saranno solo dei grandi giocatori, ma anche i leader della nazionale serba».
«Non saprei dirtelo, inoltre sono giocatori a loro modo unici».
Non è comune per una squadra europea mandare più di un giocatore allo stesso Draft. Possiamo parAugust2012
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EUROPA, HERE WE COME
DI ALESSIO BONAZZI
In sessanta verranno scelti. Non tutti avranno una carriera da NBA. Altri non arriveranno a giocarsi le proprie chance al piano di sopra. Tra questi, qualcuno potrebbe essere una futura stella in Europa, o più semplicemente un ottimo giocatore per il vecchio continente. Impariamo a fare l’abitudine ad alcuni nomi che potremmo sentire spesso nei prossimi anni.
Prendete un giocatore, fate di lui un due naturale. Poi decidete di dargli le caratteristiche adatte per giocare in tutti i tre ruoli degli esterni. Avrete Lamar Patterson, guardia da Pittsburgh, tiratore mortifero da oltre l’arco, capace di essere un fattore per se stesso e per gli altri in attacco. Discreti movimenti anche spalle a canestro, il nativo di Lancaster può essere il giusto colpo per dare la svolta ad un roster in cerca del definitivo salto di qualità.
AARON CRAFT, POINT GUARD 188 cm, 1991 - Ohio State: 34.4 min, 9.8 pts, 3.6 reb, 4.7 ass, 2.5 st
Se un giorno voleste trovare un giocatore che rappresenti in pieno il modo di fare basket a Ohio State, Aaron Craft sarebbe di sicuro fra le vostre prime scelte. Mastino vero e proprio in difesa, sempre presente quando conta, un’intelligenza cestistica ben oltre la media, l’ex Buckeyes potrebbe farvi impazzire in meno di quanto riusciate a credere. Giocatore tutto fare, talento del football al liceo, fortunatamente abbandonato per la palla a spicchi, l’atleta di Findlay sembra nato per giocare in Europa, anche perché in NBA potrebbe essere relegato a fare lo specialista difensivo, in uscita dalla panchina, sulle point guard avversarie. Un ruolo che, sinceramente, non gli auguriamo. Altro aspetto che conta: in caso di una chiamata europea, Craft sarebbe già pronto per il basket del vecchio continente.
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LAMAR PATTERSON, SHOOTING GUARD 197 cm, 1991 - Pittsburgh: 32.6 min, 17.1 pts, 4.9 reb, 4.3 ass, 1.4 st
SEAN KILPATRICK, SHOOTING GUARD 193 cm, 1990 - Cincinnati: 33.6 min, 20.6 pts, 4.3 reb, 2.5 ass, 1.4 st BRYCE COTTON, POINT GUARD 183 cm, 1992 - Providence: 35.9 min, 21.8 pts, 45.1% fg, 3.5 reb, 5.9 sa, 1 st
Cercate un playmaker in grado di essere pericoloso in ogni zona del campo e con tanti punti nelle mani? Prego, accomodatevi, vi presentiamo Bryce Cotton. Prodotto di Providence, gran ball handling, se in giornata diventa quasi immarcabile. Capace di attaccare il ferro, pericoloso da oltre l’arco, perfetto per una squadra di media-bassa classifica in Serie A che sia disposta ad affidargli le chiavi dell’attacco, almeno per la prima stagione. Da rivedere in difesa, nonostante le mani veloci. Non sarà scelto al Draft soprattutto per la sua altezza. Nonostante i 183 cm, Cotton assicura però un impatto fisico notevole sulla partita.
Prototipo perfetto della guardia. Buon tiratore da oltre l’arco, implacabile negli uno contro uno, sfruttando il suo fisico e le ottime movenze riesce quasi sempre ad arrivare al ferro. Dovrà essere disciplinato, soprattutto nella gestione dei possessi, per essere compatibile con la pallacanestro del vecchio continente, ma il gioco vale la candela soprattutto per l’intensità che riesce a garantire su entrambi i lati del campo. In prospettiva potrebbe diventare un giocatore da top club di Eurolega, a meno che non riceva una chiamata al piano superiore.
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FUQUAN EDWIN, SMALL FORWARD 200 cm, 1991 - Seton Hall: 29.9 min, 14.4 pts, 3.4 reb, 1.7 ass, 2.6 st Con ampi margini di miglioramento al tiro, Fuquan Edwin si propone come uno dei prospetti più interessanti per l’Europa. Difensore di livello altissimo, quando riesce ad essere costante nella metà campo offensiva, soprattutto da tre, diventa un vero e proprio fattore. Mani velocissime in difesa così come in attacco, avrà bisogno, nel caso, di una o due stagioni di ambientamento in Europa prima di poter essere determinante. Ala piccola da manuale, potrebbe far comodo a molte squadre.
CASEY PRATHER, SMALL FORWARD 200 cm, 1991 - Florida: 27.9 min, 13.8 pts, 5 reb, 1.6 ass, 1 st
Una forza della natura. Nulla può descrivere meglio di questa definizione le doti fisiche di Casey Prather. Con la maglia di Florida ha mostrato il suo potenziale atletico, ora dovrà lavorare, e molto, sul tiro. La base però c’è ed è solidissima. Un’ atleta del calibro del nativo di Jackson non può che stuzzicare la curiosità di molti g.m. europei. Una piovra in difesa e a rimbalzo, riesce a raggiungere il ferro come e quando vuole contro i pari ruolo.
Facciamo due premesse. La prima riguarda la possibilità che Huestis venga scelto in fondo al secondo giro (opzione che non escluderebbe un suo arrivo in Europa). Seconda premessa: attenzione, potreste innamorarvi del suo tiro. Stilisticamente perfetto, Huestis è un giocatore interessante sotto diversi aspetti. Presente a rimbalzo, intimidatore sotto le plance. Una sentenza al tiro. Potrebbe essere tra le punte di diamante di parecchi team europei, anche se un anno di purgatorio in una squadra di seconda fascia potrebbe aiutarlo a sviluppare a pieno il suo potenziale.
JOSH HUESTIS, POWER FORWARD 201 cm, 1991 - Stanford: 35.2 min, 11.2 pts, 8.2 reb, 1.2 ass, 0.6 st, 1.9 bl
JAMIL WILSON, POWER FORWARD 201 cm, 1990 - Marquette: 28.9 min, 11.7 pts, 5.9 reb, 2.6 ass
RICHARD SOLOMON, CENTER 211 cm, 1992 - California: 29.2 min, 11 pts, 10.2 reb, 1.3 ass, 1.1 st, 1.3 blst, 0.5 bl
Piedi e velocità da ala piccola, Wilson potrebbe essere più di un jolly per parecchi team europei.
Pivot verticale come quelli che tanto piacciono ai g.m. europei, Solomon è sempre stato un predestinato.
Pericoloso in ogni situazione d’attacco, in avvicinamento a canestro così come in arresto e tiro, dovrà essere scolarizzato sia per quanto riguarda la metà campo difensiva che nella gestione dei tiri.
Al College non ha rispettato a pieno le aspettative, ma rimane un intimidatore di prima fascia. Dovrà però lavorare sul suo gioco spalle a canestro. Corre bene il campo e, all’occasione, può mettere palla a terra e arrivare al ferro grazie ad una notevole velocità di piedi.
Una squadra da medio-bassa classifica potrebbe anche fare un terno al lotto puntando forte su di lui, che può essere definito la nostra scommessa più azzardata.
Talento ancora grezzo, ma scommettere su di lui potrebbe pagare dividendi molto alti.
TALIB ZANNA, CENTER 206 cm, 1990 - Pittsburgh: 30.3 min, 13 pts, 8.6 reb, 0.5 ass, 0.6 st, 0.8 bl Giocatore dagli ampi margini di miglioramento, potrebbe diventare in futuro un lungo dalla discreta carriera in Europa. Talib Zanna è una sicurezza sul pick ‘n’ roll e garantisce una presenza costante a rimbalzo. In attacco dovrà lavorare per mettere all’interno del suo bagaglio qualche movimento spalle a canestro e per diventare un lungo di prima fascia. Se però c’è bisogno di intensità e di concretezza, Zanna rimane una scelta di sicura prospettiva.
In prospettiva potrebbe essere devastante nel vecchio continente.
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NICOLA ALBERANI
INTERVISTA CON IL GM DELLA VIRTUS ROMA 1. Come si approccia un GM italiano al mondo NCAA?
DI GABRIELE GALLUCCIO
«Ci si approccia con tanto studio ed apertura mentale. E’ un mondo veramente vario e molto diverso dal nostro».
2. Quali sono le conference che preferisce guardare? Preferisce basarsisu squadre con un determinato sistema di gioco o si basa solo sulsingolo giocatore?
«Ci sono squadre, anzi allenatori, che mi piace seguire, non credo sia giusto essere legati a questa o quella conference ma anzi bisogna spalmare l’attenzione su tutte le conference, concentrandosi ovviamente su quelle più prestigiose».
3. Cosa cerca in un giocatore a livello di caratteristiche in campo?
«Dipende dal ruolo. Diciamo che se uno è atletico e ha delle buone referenze personali, si è già a metà dell’opera...».
4. Un GM italiano dà peso nella valutazione anche al percorso del giocatore? Come il rendimento accademico, eventuali sospensioni, il fatto che ha cambiato college nella sua carriera, ecc.
«Sicuramente sono aspetti molto importanti, poi ognuno di noi predilige focalizzarsi e prediligerne alcuni piuttosto che altri».
5. Con che atteggiamento osserva il Draft? E’ teso per via del fatto che possano draftare il giocatore su cui punta? «Il Draft lo guardo da spettatore interessatissimo. Sicuramente il 27 mi alzerò prestissimo ed inizierò a fare qualche mail o telefonata».
6. Più volte abbiamo visto giocatori scelti al secon50
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Chi è Nicola Alberani A nostro avviso, è uno dei general manager italiani più competenti in materia di NCAA. Non a caso, volendoci limitare solo alla sua esperienza romana, sono diversi i talenti pescati dal basket collegiale e fatti esplodere in Serie A. Volete degli esempi? Olek Czyz (preso lo scorso anno in uscita da Nevada), Jordan Taylor (un crack per l’Italia dopo 4 anni a Wisconsin, sfortunatissimo per l’infortunio subito in questa stagione), Trevor Mbakwe (uno dei miglior centri del campionato, in uscita da Minnesota), Halil Kanacevic (giocatore vero, preso nel finale di stagione da St. Joseph’s).
do giro, anche americani, arrivare in Europa, come ad esempio Erick Green quest’anno a Siena. E’ difficile riuscire ad ottenere giocatori già draftati? Come funziona questo processo? «Prendere giocatori draftati è sempre un po’ particolare, può sì nascere dall’agenzia del giocatore stesso, ma più spesso dai rapporti interpersonali tra colleghi di Club e Franchigie».
7. Oltre a Brandon Jennings Roma è stata spesso accostata a giovani liceali americani, ad esempio Aquille Carr. Da quando cominciate a seguire i giovani talenti su cui puntate? «A Roma c’è una tradizione di grandi giocatori giovani, a partire dall’attuale gm degli Hawks (Danny Ferry) e dall’allenatore dei Nuggets (Brian Shaw). Personalmente, inizio a seguire giocatori da quando sono junior. Farlo prima sarebbe una perdita di tempo, dato che io credo che i ragazzi per essere maturi ad un cambio di vita e di continente debbano aver completato i canonici 4 anni».
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