ISSUE #6
Foto di Simone Sapienza vincitore del contest di Camera Chiara del Mese di Gennaio 2013 Minimalism
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Periodico di Fotografia
Sommario
3 - Cultura
I Grandi Maestri della Fotografia: Ferdinando Scianna
Spazio Portfolio
6 - Alessandro Zaffonato: Cambogia
14 - Fabio Agatino: Anima e Corpo
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Cultura
I Grandi Maestri della Fotografia
Ferdinando Scianna
Nato a Bagheria (PA) nel 1943 Ferdinando Scianna inizia a fotografare negli anni Sessanta raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua regione d’origine. Proprio nella sua città Ferdinando ha cominciato giovanissimo a fotografare, decdidendo molto presto di diventare fotografo, sconvolgendo i piani familiari che lo volevano avvocato o dottore.Sarà l’inizio di un rapporto, sia sotto il profilo professionale che umano con Leonardo Sciascia, che darà il via alla carriera di Ferdinando. Nasce così Feste Religiose in Sicilia, con fotografie di Ferdinando Scianna e testo di Leonardo Sciascia. Il libro ha subito un eco straordinario dovuto anche al testo provocatorio dello scrittore. Grazie a questo libro Ferdinando si aggiudicherà il preziosissimo Premio Nadar. Sulla scia del successo del libro, Ferdinando lascia la Sicilia per approdare all’Europeo a Milano dove inizia il suo appendistato come fotogiornalista vicino a straordinari professionisti del giornalismo. Proprio in questa palestra nasce la voglia di non limitarsi ai servizi fotografici, ma di raccontare quel che vede anche con le parole, e così diventa inviato a Parigi,
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dove vive per dieci anni. A Parigi conosce Henri Cartier-Bresson e nasce un’altra fondamentale amicizia, un sodalizio che imprime una nuova svolta nella sua vita, sarà infatti HCB a proprogli di candidarsi a membro di Magnum Photos. Ed è così che nel 1982 Ferdinando diventa membro di Magnum.Così inizia a lavorare a lunghi reportage sociali come Kami, nella Bolivia dei minatori. Un’altra svolta importante è l’incontro con Dolce e Gabbana e con la fotografia di moda. Ma Ferdinando interpreta al meglio il suo ruolo di fotografo mescolando la pratica del fotoreporter a quella del fotografo di moda, con un risultato di grande effetto che sconvolge le monotone patinate foto di moda. Scianna da anni accompagna la sua passione per la fotografia a quella per la scrittura, svolgendo una importante attività critica e giornalistica. Alla produzione di libri si affianca quella espositiva, con mostre in prestigiosi musei e galleria di tutto il mondo. Tra i suoi libri più noti: I Siciliani; Le forme del Caos; Marpessa, un racconto; Dormire, forse sognare; Quelli di Bagheria; l’antologia La Geometria e la Passione.
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Alessandro Zaffonato Cambogia
Alessandro classe ‘84. fin da piccolo si appassiona di natura. Questa passione lo porta ad avvicinarsi al mondo della fotografia, volendo “fermare” in una istantanea ciò che vede. La passione per la fotografia in Alessandro ha avuto una escalation del tutto graduale e solo con il passare dei mesi la fotografia riempe molto del suo tempo libero non passando giorno in cui non faccia qualcosa legato ad essa. Questo lavoro sulla Cambogia è stato il suo primo reportage studiato e portato a termine e la conseguente mostra fotografica è stata la sua prima mostra fotografica, e con la quale ha riscosso una buona presenza di pubblico. Nel reportage completo Alessandro ripercorre la storia della Cambogia, dalla grandezza dell’impero Khmer fino ai giorni nostri resi unici dai sorrisi dei bambini, passando ovviamente per il terribile olocausto del regime di Pol Pot. Queste sono una selezione delle 50 fotografie esposte nella mostra.
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- Quando inzia la tua passione/interesse per la fotografia?
Fin da piccolo sono stato affascinato dalla natura e, quando potevo, andavo a passeggiare lungo le colline delle prealpi vicentine. La mia passione per la fotografia è iniziata abbastanza recentemente, dopo aver terminato la scuola superiore. All’inizio scattavo con una compatta canon, poi ho deciso di acquistare la mia prima reflex, una canon 400d, e da quel momento ho iniziato a scattare in modo continuativo.
- Qual’è il genere fotografico che preferisci o con il quale trovi maggiori affinità?
Non essendo un fotografo di professione ho la fortuna di poter sperimentare e cimentarmi nei generi più disparati senza aver l’obbligo di portare a casa uno scatto buono. Tuttavia il genere fotografico che preferisco è sicuramente quello naturalistico. Appena posso infatti mi riservo il sabato o la domenica per qualche appostamento sulle “mie” montagne o sul vicino altopiano di Asiago. Il sogno però rimane quello di diventare un bravo fotografo di reportage, il genere che ritengo più completo e difficile da affrontare.
- Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Negli ultimi mesi posso dire di aver dedicato alla fotografia praticamente tutto il tempo libero che mi rimane terminato l’orario lavorativo in ufficio. Ovviamente non tutto il tempo è riservato a scattare fotografie ma buona parte del tempo lo passo a “studiare” sui cataloghi dei concorsi o a provare nuove tecniche di postproduzione. Sono convinto che se una cattiva foto non potrà mai diventare una foto stupenda grazie al suo sviluppo digitale, al giorno d’oggi una buona foto può diventare una foto eccellente solamente con una adeguata post produzione.
- Da dove nasce il tuo progetto sulla “Cambogia”? e per quale motivo?
Da qualche anno volevo visitare con un mio amico uno dei paesi del sud est asiatico, io per l’aspetto fotografico mentre il mio amico per l’aspetto culturale. La scelta è ricaduta sulla Cambogia per via della sua grande storia passata, testimoniata dai templi, e per la drammatica storia recente legata ai Khmer Rossi. Leggendo alcuni libri e cercando testimonianze per prepararci al viaggio ci siamo innamorati di questo stupendo paese, ed i sorrisi che la gente ci ha regalato durante il nostro viaggio ci hanno confermato di aver fatto la scelta giusta. 7
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All’arrivo nella piccola città del sud, Kampot, abbiamo pensato che 4 giorni sarebbero stati troppi invece quando è giunto il momento per partire dall’hotel avremmo voluto rimanerci per il resto del viaggio.
- Quali sono per te i fotografi che riconosci come punti di riferimento?
Potrei citare molti fotografi dai quali cerco di apprendere lo stile e le tecniche utilizzate, tuttavia ne citerò uno per ogni genere in cui scatto. Nel genere “reportage” sicuramente Steve McCurry, forse una risposta scontata, tuttavia penso che oggi rappresenti più di ogni altro un modo tanto essenziale quanto elegante di rappresentare ciò che vede nei suoi viaggi, trasmettendo come pochi altri riescono a fare le emozioni che “sente” dalla gente che fotografa. Per gli altri generi fotografici se parlo di moda sicuramente mi viene in mente Helmut Newton, nella fotografia naturalistica invece considero Bence Mate uno dei migliori fotografi al mondo.
- Progetti per il futuro?
Al momento sto progettando il prossimo viaggio, molto probabilmente andrò nell’India del nord con alcuni amici, più precisamente nel Ladakh e nel Kashmir. Proprio in questi giorni stiamo cercando un appoggio locale che ci possa far stare al contatto con la popolazione senza fretta e senza imporci “ritmi occidentali”. Nel tempo rimanente ho in programma di fotografare alcuni rari animali del mio territorio come il Gallo Cedrone ed il Gallo Forcello, sperando di aver più fortuna dello scorso anno.
- Come vedi la fotografia oggi?
Questa è una domanda difficile! Difficile perchè oggi esistono davvero un sacco di bravissimi fotografi; tutti con la digitale sono diventati bravi, sia nello scatto che nella post produzione, tuttavia se in molti si ispirano sempre ai grandi fotografi del passato un motivo a mio parere esiste. La realtà secondo me è che tutti abbiamo una vera difficoltà nel creare uno stile proprio, in pochi riescono davvero ad aggiungere qualcosa in più a quello che già si è visto. Se mi fermassi qui sembrebbe che la fotografia, dal mio punto di vista, sia in crisi, in realtà nemmeno io senza il digitale avrei mai iniziato a scattare, pertanto sono contento delle possibilità che abbiamo ora e che tanti in passato non hanno avuto. 8
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Fabio Agatino Anima e Corpo
Fabio Agatino è un giovane trentenne catanese che si affaccia al mondo della fotografia dal 2010 al ritorno dalla sua breve permanenza australiana. Da allora non ha mai più considerato la possibilità di alzarsi al mattino senza dover pensare alla fotografia e a tutto ciò che ne comporta compreso gioie e dolori. Comincia così a frequentare vari corsi e workshop di fotografia che lo introducono sempre più nel mondo della fotografia documentaristica e di reportage trovando illuminanti le parole di Tony Gentile e Roberto Strano. Tutto ciò lo porta a rafforzare e continuare il suo lavoro sulla comunità mauriziana a Catania in particolar modo sulle celebrazioni religiose. Anima e corpo è il nome di questo lavoro... Parte di un progetto di ampio respiro e non ancora volto al termine, è un lavoro svolto a Catania presso la folta comunità mauriziana. Il reportage, vuole rappresentare in modo documentativo l’aspetto legato alle usanze religiose e del folklore del popolo mauriziano credente nel culto Hindu Tamil. La processione in questione è quella del Cavedee.
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- Quando inzia la tua passione/interesse per la fotografia?
“L’incontro” con la fotografia fu per me del tutto casuale. Avvenne nel 2008, non da parecchio quindi, per una serie di circostanze apparentemente del tutto scollegate tra loro. Un licenziamento presso lo studio di grafica ed un viaggio intrapreso verso l’Australia. Già lì mi affascinava tutto cio che mi si proiettava attorno e i grossi istituti di design e di fotografia mi facevano gola...
- Qual’è il genere fotografico che preferisci o con il quale trovi maggiori affinità?
Non lo sò. Nel senso che come fotografo credo di essere ancora acerbo. Ho una serie di cose che mi girono in testa ma non so ancora metterle in pratica. Sicuramente il reportage e la fotografia documentaristica è uno di quei generi che riescono a prendermi di più, forse che mi rappresentino di più ma ho un lavoro in corso che si affaccia anche al concettuale. Vedremo.
- Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Tutto quello che posso e meno di quanto potrei alle volte.
- Da dove nasce il tuo progetto “Anima e Corpo”? e per quale motivo?
Il progetto di raccontare il Cavedee nasce essenzialmente per caso. Era un periodo in cui si affrontava diciamo così il tema delle feste religiose con cari amici fotografi e per caso arrivò il contatto che permise l’aggangio con uno degli esponenti della comunità mauriziana a Catania. Il motivo semplicemente fù quello di documentare e portare alla luce dei fatti che a Catania anche se lentamente il fenomeno del Melting-pot con tutte le sue complessità esiste ed è qualcosa di meraviglioso. Sembrava di stare in India ma eravamo a Catania.
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- Quali sono per te i fotografi che riconosci come punti di riferimento?
Sono troppi per poter essere nominati. Sento di essere affascinato per ogni modo di fare ed essere fotografia da almeno un migliaio di fotografi, tra passati e presenti, li studio e li ammiro dal mio pc e dai libri che riesco a leggere. Posso dirti però quale fù il primo che ebbi la fortuna di poter studiare, quando frequentai gli studi in accademia e che mi commosse; William Eugene Smith con il suo lavoro Minamata.
- Progetti per il futuro?
Vado avanti con l’intenzione di un progetto che nasce dal concettuale parlando della sociètà attuale
- Come vedi la fotografia oggi?
La fotografia oggi è quello che è stato anche ieri. Un grande strumento per descrivere chi siamo stati e come siamo adesso.
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