CROMIE ISSUE #9

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ISSUE #9


Foto di Gaetano Fisicaro vincitore del contest di Camera Chiara del Mese di Settembre 2013 Fotografare Attraverso

Editoriale di Gaetano Fisicaro

Eccoci ancora qui e al numero 9 di questo progetto/idea della rivista CROMIE, partorita come giornalino del gruppo, ma poi evolutasi nel tempo per essere spazio per tutti i giovani talenti della fotografia. In questo numero, oltre ai soliti spazi dedicati alla Cultura, ai Portoflio e alla Libreria Fotografica, inauguriamo una nuova rubrica, che ci aiuterà a conoscere più da vicino la fotografia e il suo mondo, con interviste a personaggi importanti della fotografia contemporanea. Questo mese conosceremo Santo Eduardo Di Miceli, esponente della fotografia italiana contemporanea, con un grande interesse per i giovani e sempre a disposizione per nuovi e interessanti progetti. Questa Rubrica, infatti, è stata partorita insieme con lui e speriamo nei prossimi numeri di avere sempre più ospiti con nomi più o meno conosciuti della fotografia italiana e non. Auguro a tutti una buona lettura!!! Buona Luce!!! 1


Periodico di Fotografia

Sommario Issue #9

3 - Cultura

I Grandi Maestri della Fotografia: Luigi Ghirri

5 - Conversazioni di fotografia Santo Eduardo Di Miceli

Spazio Portfolio

16 - Sandro Bertola: L’uomo condanna il paesaggio all’oblio

26 - Orazio di Mauro: La Speranza non deve essere mai abbandonata

35 - La Libreria Fotografica 2


Cultura

I Grandi Maestri della Fotografia

Luigi Ghirri

Guardare attraverso

Luigi Ghirri è stato un innovatore nel paronama della fotografia italiana. Inizia a fotografare nel 1970 confrontandosi con artisti concettuali e ricercando segni nei paesaggi naturali e segni artificiali nell’opera umana e nel paesaggio stesso (manifesti, insegne ma anche cartine geografiche). Dal 1980, sollecitato da Vittorio Savi, si confronta con la fotografia di architettura nel territorio. In particolare fotograferà per lo stesso Savi, per Aldo Rossi, Paolo Zermani.

Negli stessi anni stringerà amicizia con lo scrittore Gianni Celati. I suoi paesaggi sono sospesi, non realistici per certi versi metafisici, spesso privi di figure umane ma mai privi dell’intervento dell’uomo sul paesaggio. Le sue foto sono generalmente a colori. L’uso di colori delicati e non saturi è fondamentale nella sua poetica e nasce dalla stretta collaborazione con il suo stampatore Arrigo Ghi. 3


Cultura

Di notevole spessore gli scatti dello studio bolognese di via Fondazza del pittore Giorgio Morandi. Autore di copertine di numerosi album per la RCA sia di musica classica che di artisti italiani come Lucio Dalla, Gianni Morandi, Luca Carboni, CCCP Fedeli alla linea (Epica Etica Etnica Pathos), Stadio, Ciao Fellini, Robert & Cara e altri. È morto d’infarto all’età di 49 anni. Molti sono i libri che ci ha lasciato, anche postumi, tra i più importanti: Kodachrome (1978); Viaggio in Italia (1984); Esplorazioni sulla via Emilia (1986); Paesaggio italiano (1989); Il profilo delle nuvole (1989); Niente di antico sotto il sole (1997); Bello qui, non è vero? (2008); Lezioni di fotografia (2010).

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Conversazioni di Fotografia Santo Eduardo Di Miceli Nasce nel 1967 a Decines (Lyon) in Francia da genitori originari di San Cataldo in Sicilia. Comincia a fotografare all’inizio degli anni ‘90. La sua ricerca fotografica approfondisce i temi della fotografia di architettura e di paesaggio ed ha come tema principale il rapporto tra i luoghi dell’abitare dell’uomo e il loro destino in una civiltà sempre più alla deriva. Cultore della materia dal 2004 al 2010 in Teoria e Storia della fotografia alla Facoltà di Architettura di Palermo, ha insegnato anche fotografia-fotografia del paesaggio e Fotografia e Composizione dell’immagine. Nel giugno 2012 progetta un gruppo aperto di fotografi siciliani con il titolo Bbeddu Veru, con il quale espone a Farm a Favara. Nel febbraio 2013 è tra i soci fondatori dell’associazione culturale PHOTO GRAPHIA, di cui è Presidente. Sue importanti pubblicazioni: 2000, Il viaggio come visione; 2004, Mappe di volti, di luoghi e di fatti; 2009, Feste Religiose; 2010, Santa Tecla 5 visions; 2012. E le sue mostre personali sono state allestite a Palermo, (2000, 2001, 2002, 2006, 2007, 2009, 2010, 2011, 2012); Marsala, (2000, 2001); Napoli, Catania, Corigliano Calabro, (2002); San Cataldo, (2003, 2008, 2011, 2012); Caltagirone, (2004); Vannes (Francia), Bari, Firenze, (2005); Kaunas (Lithuania), Tarragona (Spagna), Santa Agata di Militello, (2006); Cefalù, Chicago (Stati Uniti), (2007); Finale Ligure, Fès (Marocco), (2008); Modica, (2009); Trapani, Favara, (2010); Marineo, Madrid (Spagna), (2011); Caltanissetta, Favara, Alcamo, Tarragona (Spagna), (2012). 5


Conversazioni di Fotografia

- Che cosa rappresenta la fotografia per Santo Eduardo Di Miceli?

Non è facile rispondere a questa domanda perché per me la fotografia è la mia vita. Proviamo a tracciare una piccola nota biografica per cercare di spiegare il mio percorso personale e per quale ragione la fotografia sia diventata una presenza fondamentale nella mia vita. Dal 1997 in avanti si è imposta sulla mia passione originaria, quella per l’architettura, diventando sempre più presente nel mio percorso di formazione. Inizialmente ho sviluppato lo studio della fotografia parallelamente agli studi in progettazione architettonica alla Facoltà di Architettura di Palermo. L’incontro con Giovanni Chiaramonte negli anni ’90 sarà fondamentale per la mia formazione come fotografo. Nel ’97, tra le attività culturali degli studenti, decido di organizzare la mostra Weswards di Giovanni Chiaramonte e due giornate di studi sul tema, che chiamerò Visioni Americane. L’incontro con Giovanni Chiaramonte sarà decisivo e nei tre anni successivi seguendo le sue ricerche sul territorio siciliano mi avvierò a comprendere meglio la disciplina sino alla mia prima mostra e il primo catalogo Il Viaggio come Visione. In seguito nel 2000, un mio primo lavoro fotografico su commissione diventerà una mostra e un primo libro fotografico sul Giardino di Villa Genna a Marsala. Completerò le ricerche sui teatri ellenistici e romani di Sicilia che avevo già in corso per un Dipartimento della Facoltà di Architettura. La collaborazione con Giovanni Chiaramonte, ai corsi di fotografia alla Facoltà di Architettura di Palermo, come studente interno prima e come Cultore della Materia dopo. Sarà poi decisiva da un lato la malattia di mio padre, che mi riporterà a San Cataldo, dove incontrerò Monsignor Cataldo Naro, e dall’altro lato il mio rapporto con Andrea Bartoli che diventerà il mio primo collezionista. Citando Robert Adams, ci si può definire fotografi senza doversi vergognare quando un collezionista comincia a comprare le tue opere. Realizzo un saggio fotografico su San Cataldo, su incarico di Monsignor Cataldo Naro, per un libro sulla storia del paese. Ne verranno fuori un piccolo libro in bianconero e una mostra, Mappe di volti, di fatti e di luoghi. Nel 2005 venni chiamato da Pep Escoda a Tarragona in Spagna per fotografare la festa di Santa Tecla per il progetto Santa Tecla Alls Ulls e poi nel 2006 la mostra a Kaunas in Lituania. Successivamente la mostra fu ampliata ed esposta a Tarragona, in Spagna. Continuo a insegnare con un corso a contratto in Fotografia del Paesaggio nel 2007. I lavori professionali sul Duomo di Monreale e sulla Cappella Palatina di Palermo sotto la direzione scientifica di Giovanni Chiaramonte diventano due libri magnifici per collane prestigiose di grandi editori. Le ricerche iniziate a San Cataldo porteranno nel 2009 alla mostra e al libro Feste Religiose. 6


Conversazioni di Fotografia

Nel 2011, in occasione della presentazione del primo libro sui primi cinque anni del progetto Santa Tecla Alls Ulls la mostra si sposta a Madrid. Parallelamente prosegue il mio lavoro professionale per la fotografia di architettura contemporanea e di paesaggio. Molte fotografie verrano pubblicate sulle riviste di settore. Una ricerca continua con un unico metodo di lavoro diventa un’attività entusiasmante. Il lavoro della vita appunto. Per concludere, vorrei citare Sant’Agostino in un passaggio delle sue Confessioni : “ […] è la luce dell’uomo interiore che è in me, là dove splende alla mia anima ciò che non è costretto dallo spazio, e risuona ciò che non è incalzato dal tempo” Parafrasando Sant’Agostino e dicendo di amare la fotografia si potrebbe affermare di amare la luce dell’uomo interiore che è in noi, quella dimensione che ci pone al di là dello spazio e del tempo, e così ci permette di compiere e superare noi stessi, perché ci assegna un punto di vista in prospettiva da cui ci possiamo vedere, così da distaccarci e liberarci dalle oscurità dell’ego. Perché è l’ego, il nostro peggiore nemico. Le sue manifestazioni sono infinite e le possibili cadute verso i bisogni materiali possono offuscare quello stato di grazia che è necessario per “vedere”.

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Conversazioni di Fotografia

- Come vede la fotografia oggi?

La vedo bene, sta molto bene nel mondo ma la vedo piuttosto sofferente dalle nostre parti. Come scrive Gerry Palazzotto in un bell’articolo di qualche giorno fa è una questione di gusto e di educazione alla bellezza. Diventare una città, una regione, un luogo dove accade qualcosa significa fondamentalmente dimostrare di credere in qualcosa, innanzitutto in se stessi. “ […] La Sicilia allontana i suoi migliori artisti, intossica i suoi migliori cervelli, usa la scacciacani contro chi ha un’ idea. E la colpa non è delle istituzioni, ma dell’ignoranza e della vacuità dei suoi cittadini che sputano invidia contro chi emerge, e che si eclissano quando c’è da prendersi una responsabilità. La responsabilità è di quei siciliani che criticano tutto e tutti senza mai aver saputo o voluto discernere tra tutto e tutti. La dannazione di questa terra è nella mancanza endemica di curiosità, nell’appiattimento del senso comune che porta a giudizi di massa senza un briciolo di autodeterminazione. Non si può pronunciare la parola cultura se non si ha buon gusto. E il buon gusto non si compra come un voto, non si ottiene come la stabilizzazione di un posto precario. Il buon gusto si crea con l’onestà e il culto del bello”. Ora partendo da questa riflessione come può stare la fotografia senza il gusto del bello e senza un giusto approccio culturale. In Sicilia è il momento della resistenza e resistere significa fare le proprie scelte, realizzare i propri progetti nel modo migliore in cui si possono fare. Progettare e realizzare a regola d’arte. Fare bene il proprio lavoro significa fare una piccola rivoluzione e fare stare bene la fotografia. Usare il linguaggio e le parole sbagliate significa farle del male.

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Conversazioni di Fotografia

- Cosa consiglia ai giovani che si avvicinano alla fotografia?

Studiare, studiare, studiare! Può sembrare una provocazione perché bisogna studiare una disciplina artistica. Ma qui bisogna subito sgombrare il campo da alcuni luoghi comuni. Di che tipo di giovani stiamo parlando? Di quale tipo di fotografia stiamo discutendo? Innanzitutto sono convinto che sia necessaria un’ottima formazione culturale di base per intraprendere il mestiere di fotografo. Questo oltre a una sensibilità “artistica personale” che permette di aver quel bon gusto e quell’educazione alla bellezza di cui parlavamo prima. Affrontiamo per primo il tema del giovane. Si tratta di un giovane diplomato che sceglie di intraprendere il mestiere di fotografo e vuole studiare la disciplina? Consiglio di frequentare una scuola di fotografia di tre anni che lo strutturi e gli dia la possibilità di imparare a distinguere nell’immensità delle diverse sfaccettature della disciplina. Prima però deve riuscire a individuare, grazie all’aiuto di qualcuno in grado di consigliarlo, quale scuola scegliere rispetto al tipo di fotografia che gli interessa. Perciò un anno di riposo e l’inizio di un percorso per cominciare ad entrare nel mondo della fotografia intorno a sé. Tuttavia nel frattempo consiglio di vedere quali sono gli appuntamenti importanti in Europa che riguardano il tipo di fotografia che piace a quel giovane. (Rencontres de la Photo ad Arles, Visa pour l’Images a Perpignan, Paris Photo, ecc…) Si tratta di un giovane che ha intrapreso un percorso di studi universitari e a metà del suo percorso disciplinare scopre la sua passione per la fotografia e vuole farne il suo mestiere? Se è abbastanza giovane ed è ancora, all’inizio del percorso di studio vale la prima ipotesi gli conviene frequentare una scuola di fotografia. Se è già avanti col percorso universitario consiglio di terminare il percorso di studio e se si è ancora in tempo frequentare comunque una scuola triennale. Se si è troppo grandi si può cominciare a conoscere e a frequentare i festival, le letture portfolio, i concorsi, cercando di alzare il proprio livello personale di volta in volta. 9


Conversazioni di Fotografia

Dopo tre letture portfolio in Sicilia se ottiene dei buoni risultati e il caso di provare a farne una in Italia o all’estero e vedere se il proprio progetto o il proprio lavoro fotografico è simile a ciò che producono i suoi coetanei. In sintesi, un confronto serrato al massimo livello e sin da subito se vuole intraprendere il mestiere di fotografo. Se si tratta di un hobby di qualsiasi livello, non ho consigli precisi da dare sono la persona meno adatta a trattare questo argomento. Tuttavia ho molto rispetto per le persone che si dedicano con passione nei loro ritagli di tempo alla fotografia. Credo che la domanda sia indirizzata a un consiglio da dare a quei giovani che vogliono intraprendere il mestiere di fotografo.

- Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Moltissimi, sempre. Un collettivo che mi sta a cuore e che sto cercando di curare con tenacia da più di un anno. Photo Graphia è un’idea, è un progetto, è l’utopia di riuscire a mettere insieme un piccolo gruppo di fotografi siciliani di talento che riescano a produrre pensiero e progetti fotografici complessi. Vorrei che si desse inizio all’innalzamento di un livello culturale differente e che si cominciasse a produrre un pensiero che poi confluisca in un modo di vedere comune. Produrre mostre personali e collettive, piccoli volumi didattici su questioni comuni di linguaggio, workshop con eccellenze della fotografia, conferenze, viaggi didattici, ecc… al fine di costruire non un gruppo autoreferenziale come i tanti che già esistono, 10


Conversazioni di Fotografia

bensì un piccolo gruppo capace di presentarsi ad Arles come fanno i collettivi da sempre. L’idea che noi in Sicilia, non riusciamo a costruire insieme è un tarlo che mi perseguita da sempre. Io continuo a crederci, spero che questo momento di crisi ci aiuti a costruire un’esperienza collettiva. La Sicilia ha sempre avuto grandi eccellenze singole ma mai un’ipotesi di scuola o un gruppo che condividesse certi modi di fare o di approcciarsi alla disciplina. Parallelamente ci sono i progetti fotografici personali come, Civiltà alla Deriva, che è l’ultimo in ordine di tempo. La loro promozione, l’allestimento e il montaggio delle mostre. Un Progetto Culturale per la Legalità, già intrapreso con alcuni giudici del tribunale di Caltanissetta. La preparazione dei piccoli volumi di una collana di fotografia di cui sono già usciti i primi due e un terzo è già in preparazione. I testi da redigere per le rubriche delle riviste in cui collaboro. L’insegnamento nei corsi privati, l’organizzazione d’incontri e di conferenze all’università o in altre strutture didattiche. Lo studio della disciplina, l’approfondimento continuo e necessario per riuscire a fotografare ancora e avere nuovi progetti da realizzare. Infine l’attività professionale che permette di sostenere economicamente tutte queste realtà in un’isola come la Sicilia.

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- Quale libro fotografico consiglia agli amici che ci seguono?

Fondamentale, per me, è comprare sin da subito un buon libro di Storia della Fotografia che permetta di comprendere come si è evoluta questa disciplina dal 1839 data della sua invenzione fino ai giorni nostri. Il Beaumont Newhall è uno dei più completi. Da un anno circa per chi volesse approfondire la Storia della Fotografia italiana è uscito a cura di una allieva dello stesso Newhall, Antonella Russo un libro interessante dal titolo Storia Culturale della Fotografia italiana. Poi vi è tutto lo studio della fotografia americana. Un libro assolutamente necessario è la Bellezza in Fotografia di Robert Adams. Poi, per la fotografia italiana, Lezioni di Fotografia di Luigi Ghirri è molto appassionante per chi ha voglia d’intraprendere un percorso autoriale. Consiglio, inoltre, un piccolo libro di Giorgio Agamben, Il Giorno del Giudizio, che regalo sempre a tutti quelli che cominciano a fotografare in maniera più consapevole. Infine posso dare un consiglio molto importante a mio avviso, cominciate sin da subito a costruire la vostra piccola biblioteca privata di libri di autori. Cercate di capire come i maestri hanno costruito i loro progetti quale criterio hanno seguito per fare le loro fotografie. Sceglietevi alcuni fotografi che preferite o che vi incuriosiscono e comprate i loro libri. Non vi nascondete dietro la scusa che non avete soldi e che trovate tutto su internet. Il libro d’autore è sempre un’opera. Dentro l’opera vi è il progetto dell’uomo, del fotografo. Quello che vi posso inoltre consigliare è di non usare i manuali tecnici. Non vi servono. Alla fine il problema per voi è la composizione dell’immagine, che è il vero nocciolo della questione e vi assicuro che le regole tecniche dei terzi, ecc… sono perfettamente inutili. Dovete vivere e comprendere nella difficoltà della vita cosa vi interessa e quali sono le storie, i progetti, le vite da raccontare. La tecnica dopo un poco di pratica vi verrà in automatico producendo le vostre immagini.

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Spazio Portfolio

Sandro Bertola

L’uomo condanna il paesaggio all’oblio Sandro, nasce nel 1986 a Palermo, dove attualmente studia Giurisprudenza. Inizia a fotografare con l’intento di esprimere la propria personalità attraverso il mezzo fotografico. Nel 2012 segue il 5° Corso Superiore di Fotografia a Palermo, dove studia e affina la disciplina. Fa parte del gruppo aperto di fotografi siciliani Bbeddu veru, creato su progetto di Santo Eduardo Di Miceli, con il quale espone ad Alcamo all’interno dell’evento NuovImpressioni e al Farm Cultural Park a Favara. Nel Febbraio 2013 è tra i soci fondatori dell’associazione culturale Photo Graphia. Viene selezionato per il progetto “La città e la sua crisi d’identità” esposto al 6° Recounters Photographiques de Saint Geneiz d’Olt. Selezionato come fotografo dell’anno a Tarragona per il progetto “Festa Als Ulls” in occasione dei festeggiamenti di Santa Tecla. Diversi sono i riconoscimento al suo lavoro di indagine sul paesaggio tra cui il 1° posto al 13° Portfolio Insieme in occasione del 19° Etna Photo Meeting del Gruppo Le Gru di Valverde, e il secondo posto ax-aequo al concorso Portfolio Mediterraneum in occasione del Med Photo Fest di Catania.

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Spazio Portfolio

- Quando inzia la tua passione/interesse per la fotografia?

Il mio interesse per la fotografia nasce dall’idea di poter dare una mia interpretazione del mondo che mi circonda attraverso delle immagini. L’acquisto di in manuale di tecnica fotografica e di una reflex, ovviamente sono stati il passo successivo. Ma è stato lo studio dei grandi fotografi ad avermi davvero aperto nuovi orrizzonti. Adesso non posso fare più a meno dello studio della disciplina fotografia.

- Qual’è il genere fotografico che preferisci o con il quale trovi maggiori affinità?

A questa domanda, in linea teorica, risponderei senza indugi con: il reportage! Ma sarebbe comunque una risposta abbastanza fittizia. Infatti penso che il reportage, comprenda una così vasta diversità di linguaggi fotografici, tanto da sminuire il senso stesso della catalogazione in generi. Una risposta più corretta sarebbe, la fotografia documentaria. Tutti i fotografi, documentano, raccontano. Storie, luoghi, civiltà, stati d’animo, e ognuno lo fa scegliendo il linguaggio che ritiene più appropiato per il caso specifico. Alla base c’è un’idea che si vuole raccontare. Bisogna soltanto trovare le storie che vale la pena di raccontare. Quindi rispondo in maniera negativa, di sicuro in questo momento non mi interessano la fotografia di moda, di still life o quella sportiva.

- Quanto tempo dedichi alla fotografia?

Non ancora quanto vorrei. Sto terminando gli studi universitari e questo mi impedisce di dedicarmi unicamente alla fotografia. Una volta libero da impegni universitari, spero che la fotografia possa impegnarmi completamente, diventando la mia vita.

- Da dove nasce il tuo progetto “L’Uomo condanna il Paesaggio all’Oblio”? e per quale motivo?

Credo che l’abitudine alle brutture che ci circondano, sia la principale causa della rassegnazione che afflige la civiltà moderna. E dove c’è rassegnazione si precipita nell’oblio. Queste foto raccontano paesaggi deturpati, manifestazione inevitabile di un disagio che colpisce l’uomo contemporaneo. Sono luoghi che abbiamo ereditato, e pertanto abbiamo il dovere di riqualificarli e rendere loro la dignità che meritano, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. 15


Spazio Portfolio

- Da dove nasce il tuo progetto “L’Uomo condanna il Paesaggio all’Oblio”? e per quale motivo?

Credo che l’abitudine alle brutture che ci circondano, sia la principale causa della rassegnazione che afflige la civiltà moderna. E dove c’è rassegnazione si precipita nell’oblio. Queste foto raccontano paesaggi deturpati, manifestazione inevitabile di un disagio che colpisce l’uomo contemporaneo. Sono luoghi che abbiamo ereditato, e pertanto abbiamo il dovere di riqualificarli e rendere loro la dignità che meritano, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. Per citare Peppino Impastato, bisogna educare la gente alla bellezza. La bellezza come ancora di salvataggio non solo per il paesaggio ma per noi tutti. E da qui è partita la mia indagine sul territorio, con l’intento di denunciare la condizione in cui versa buona parte della nostra costa.

- Quali sono per te i fotografi che riconosci come punti di riferimento?

Lo studio dei grandi fotografi è imprescindibile per chiunque abbia intenzione di entrare nel mondo della fotografia. Avere una costante curiosità nei confronti di diversi modi di intendere la fotografia e guardare tantissime immagini dovrebbe essere il pane quotidiano di ogni fotografo. Nello specifico, di sicuro lo studio di Luigi Ghirri è stato per me rivelatore. Le sue immagini, correlate da testi illuminanti, sono state per me fondamentali. Ma ce ne sono tantissimi altri. I fotografi americani contemporanei Richard Misrach, Stephen Shore, William Eggleston, il regista Wim Wenders, i fotografi italiani Giovanni Chiaramonte, Guido Guidi, Gabrile Basilico. Seguo con stima anche numerosi giovani che stanno producendo lavori veramente stimolanti, che sono per me fonte di crescita. Elencarli tutti sarebbe impossibile.

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- Progetti per il futuro?

Come detto, spero a breve di terminare gli studi universitari, in modo da potermi dedicare anima e corpo alla fotografia. Mi piacerebbe iscrivermi ad una scuola di fotografia, perchè credo nell’importanza di una formazione didattica di alto livello. Nel frattempo, per quanto riguarda i progetti fotografici, ho un paio di idee in mente ma il problema sarà trovare il tempo necessario per svilupparli in modo adeguato. Ritornando al lavoro sul paesaggio, la mia intenzione è di estenderlo indagando le coste siciliane.

- Come vedi la fotografia oggi?

Se parliamo del “mondo della fotografia”, i problemi sono evidenti e abbastanza spinosi. Editoria e assenza di interesse da parte delle istituzioni in primis. Per chi, come me, vuole fare della fotografia la propria vita il percorso è sicuramente in salita, soprattutto in italia. Oggi più che mai. Resto comunque ottimista, bisognerà ritagliarsi uno spazio e cercare di affrontare il proprio cammino con coraggio e soprattutto con onestà intellettuale, almeno è quello che proverò a fare. Per quanto riguarda il resto, credo che la fotografia goda di ottima salute. Personalmente ho iniziato a fotografare in digitale e anch’io, come tantissimi, sono stato affetto dalla “sindrome dello scatto compulsivo”. Producevo migliaia di scatti, quando avrei dovuto averne al massimo una decina. Istintivamente assocerei questo fenomeno alla fotografia digitale, che a differenza di quella analogica porta meno a riflettere prima di scattare una foto. Ma credo che la vera questione sia semplicemente l’approccio nei confronti di quello che vogliamo raccontare. Per usare le parole di Wim Wenders: “[...] se il mondo delle immagini sta andando a rotoli e se le immagini si stanno ormai automatizzando sempre più a causa del progresso e della tecnica, tant’è che non sono già più controllabili e lo saranno sempre meno, esiste comunque un’altra cultura, una controcultura nella quale nulla è cambiato e nulla cambierà: la narrazione di storie, la letteratura, la lettura, la parola.” (Wim Wenders, L’Atto di Vedere, Ubulibri, 1992, Milano.) Insomma, la fotografia, nonstante le mode che spesso sviliscono, ha ancora tantissimo da offrire. Almeno fin quando ci sarà qualcosa da raccontare.

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Foto di Sandro Bertola Š Riproduzione riservata

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Foto di Sandro Bertola Š Riproduzione riservata

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Foto di Sandro Bertola Š Riproduzione riservata

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Foto di Sandro Bertola Š Riproduzione riservata

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Foto di Sandro Bertola Š Riproduzione riservata

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Foto di Sandro Bertola Š Riproduzione riservata

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Orazio Di Mauro

La speranza non deve essere mai abbandonata Orazio, catanese classe ‘84, vive e lavora nella ridente cittadina etnea. La sua passione per la fotografia inizia all’età di 13 anni grazie ad una polaroid e al desiderio di documentare il reale attraverso le immagini. Comincia, pertanto, a lavorare presso alcuni studi fotografici della propria città. Nei primi mesi del 2006, dopo aver maturato molta esperienza nel campo pubblicitario e della moda, inizia a lavorare in proprio con lavori su commissione. Capisce però che la sua vera aspirazione è quella di fare il fotoreporter. Inizia così a fare dei reportage personali sul territorio, dedicandosi al sociale, ramo che ama particolarmente. Nel novembre del 2008 inizia a lavorare nel campo del cinema come “direttore della fotografia”, che nel 2011 vede il primo riconoscimento con il 1° premio al “Festival Internazionale di Torre di Pisa” con il film “Il gioco è fatto?”. Nel settembre del 2010 vi è la sua prima mostra con il reportage “ROM, un soffio di vento”, esposta al Cortile Platamone. Nell’ottobre 2012 si aggiudica il 2° premio al “Med Photo Fest” con il reportage “Fotofinish”, sul mondo delle corse clandestine . Sempre nel 2012 nel mese di dicembre riceve il premio come migliore opera segnalata al 4° concorso internazionale sui diritti umani “Human Rights”. Nel Maggio del 2013 espone il progetto “La speranza non deve essere mai abbandonata”, che include la realizzazione di un catalogo fotografico il cui ricavato della vendita, va in beneficienza ad una associazione che si occupa dei malati di SLA. Nel giugno 2013 grazie a questo lavoro si aggiudica il concorso di Lettua Portfolio al Ragusa Foto Festival e che nell’Ottobre 2013 vede un altro riconoscimento con il 1° posto al Portfolio Mediterraneum in occasione del Med Photo Fest a Catania. Attualmente collabora come freelance per alcune testate giornalistiche del territorio Siciliano. Sempre attento e puntuale, le sue fotografie raccontano, senza scadere mai nel banale e nello scontato. Le sue fotografie parlano all’osservatore e lo mettono in relazione con ciò che osserva, diventandone protagonista. 26


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- Quando inzia la tua passione/interesse per la fotografia?

La passione per la fotografia lo sempre avuta. Da piccolo sentivo l’esigenza, in un certo senso, di rivivere e ricordare tutte quelle esperienze di vita che mi creavano forti emozioni, ricordare i volti delle persone speciali che incontravo nel mio cammino. Così un giorno ho scoperto la polaroid, alla vista di quel magnifico attimo impresso sulla pellicola istantanea mi fece innamorare della fotografia, potevo memorizzare tutto quello che mi appassionava e rivederlo tutte le volte che volevo, in parte, rivivere come emozione.

- Qual’è il genere fotografico che preferisci o con il quale trovi maggiori affinità?

All’inizio provai un po’ tutti i generi di fotografia. Ma quello che veramente amavo era raccontare storie, quindi il reportage era quello che meglio mi permetteva di farlo, vivere quello che si fotgrafa e raccontarlo attraverso la fotografia.

- Quanto tempo dedichi alla fotografia?

Praticamente ogni giorno visto che al momento è il mio unico impiego. Sono un freelance e mi occupo di servizi a lungo termine.

- Da dove nasce il tuo progetto “La speranza non deve essere mai abbandonata”? e per quale motivo?

Il progetto nasce quando venni a sapere di una famiglia con un caso di SLA (malattia neurodegenerativa) con particolari problemi di assistenza sanitaria ed economici. Volevo fare un articolo per il giornale con cui all’epoca collaboravo, per dare voce a questa famiglia, ma quando mi resi conto che il tema era troppo delicato e che dovevo approfondire la storia. Il mio modo di lavorare è quello di entrare in simbiosi con la storia che racconto, quindi ho iniziato questo bellissimo progetto vivendo giornalmente a contatto con queste famiglie per circa 4 anni.

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Spazio Portfolio

.- Quali sono per te i fotografi che riconosci come punti di riferimento? Studio da sempre dai grandi fotografi. Quelli che più mi hanno influenzato sono Josef Koudelka, Sebastiao Salgado, Robert Capa, James Nachtwey e Steve McCurry.

- Progetti per il futuro?

Si. Sto progettando di fare un lavoro sull’alimentazione dell’uomo. Occorre molto studio e tempo. Trovare fondi per realizzarlo non sarà facile ma riuscirò nel mio intento.

- Come vedi la fotografia oggi?

La fotografia vive un momento particolare, ambiguo. Il mercato fotografico è sempre più in crescita, sia quello della tecnologia sia quello culturale attraverso i libri e mostre. Ma purtroppo sono molti i fotografi che cercano di inserirsi nel circuito lavorativo, ma il lavoro scarseggia ed è difficile riuscire a piazzare i propri lavori e vivere di sola fotografia. Penso che la fotografia attraverserà un periodo di molta confusione. Ci saranno sempre più foto di bassa qualità (culturale e non di realizzazione) che faremo fatica ad accettare, belle è già viste! Poi ci saranno opere di autori capaci di riuscire a raccontare ed emozionare attraverso delle immagini il diverso, il reale capace di trasmettere ad ognuno di noi un grande messaggio. Questi autori dovranno trovare un modo diverso per poter finanziare e poter portare avanti i propri progetti, ma per chi ha talento e passione la fotografia darà sempre dei grandi risultati. In fondo oggi abbiamo tutti carta e penna, ma quanti sono capaci di scrivere grandi poesie?

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Spazio Portfolio

Foto di Orazio Di Mauro Š Riproduzione riservata

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Foto di Orazio Di Mauro Š Riproduzione riservata

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Foto di Orazio Di Mauro Š Riproduzione riservata

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Foto di Orazio Di Mauro Š Riproduzione riservata

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Foto di Orazio Di Mauro Š Riproduzione riservata

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Foto di Orazio Di Mauro Š Riproduzione riservata

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La Libreria Fotografica Lezioni di Fotografia di Luigi Ghirri

(consigliato da Sandro Bertola)

Personalmente, Sandro lo consiglia, a chiunque ami la fotografia, è stato il libro che lo ha aiutato a crescere in termini di consapevolezza del mezzo e dell’immagine. Luigi Ghirri ha rinnovato con le sue fotografie il nostro modo di guardare il mondo, e c’è un’intera generazione di fotografi che non potrebbe esistere senza la sua opera. Durante il 1989 e il 1990 Ghirri ha tenuto una serie di lezioni sulla fotografia all’Università del Progetto di Reggio Emilia, lezioni che sono state trascritte, e in questo libro pubblicate; ognuna corredata dalle fotografie e dalle immagini che mostrava agli studenti e di cui parlava. È un libro di grande per avviarsi all’arte della fotografia e all’arte di Luigi Ghirri, e per pulirsi un po’ lo sguardo. Con 180 foto a colori.

La Mano dell’Uomo di Sebastiao Salgado

(consigliato da Orazio Di Mauro)

Sebastiào Salgado con le sue immagini della povertà del mondo offre un omaggio incomparabilmente elevato alla condizione umana. Salgado definisce il suo lavoro “fotografia militante”, volta a una migliore comprensione dell’uomo”: per decenni, con la sua professione, ha cercato di restituire grande dignità a quanti nel mondo vivevano isolati e reietti. Con “La mano dell’uomo” Salgado compone un poema epico dal respiro universale, che trascende le semplici immagini per diventare affermazione dello spirito immortale degli uomini e delle donne che lavorano. In questo volume, le 350 fotografie pubblicate compongono una archeologia visiva di quella attività definita, da prima della rivoluzione industriale fino ai nostri giorni, “lavoro pesante”. 35



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