Rivista20 luglio agosto 2018

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N°28 luglio-agosto 2018 -

Edito dal Centro Culturale ARIELE

www.rivista20.jimdo.com

periodico bimestrale d’Arte e Cultura ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE

DAL SEGNO AL COLORE A FERRARA


ENZO BRISCESE

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE

del Centro Culturale Ariele

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Hanno collaborato: Giovanna Alberta Arancio Francesca Ramarony Tommaso Evangelista Lodovico Gierut Silvia Grandi Irene Ramponi Letizia Caiazzo Graziella Valeria Rota Alessandra Primicerio Virginia Magoga Enzo Briscese Paola Corrias Cinzia Memola Valentina Gandaglia Barbara Vincenzi La santa silenziosa - t.m. su tela - 2013 - cm70x80

www. riv is t a 2 0 . jimd o . c om ----------------------------------------------------------

Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio orario ufficio: dalle 10 alle 12 da lunedì al venerdì tel. 347.99 39 710 mail galleriariele@gmail.com -----------------------------------------------------

la nuda verità - t.m. su tela - 2013- cm70x80

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mail: enzobriscese6@gmail.com cell. 347.99 39 710

In copertina: foto del Castello di Ferrara


Sommario N° 28 * luglio-agosto 2018

In copertina

foto Castello di Ferrara

4 Cesare ferro Milone alla Fondazione Accorsi-Ometto 6 Henri Cartier-Bresson Forte di Bard 8 “KINGSFORD-SMITH a Milano Spazio Tadini 9 Eventi Puglia Il cantiere di Giotto “Theorema” di Giulio D. Chiara Fumai Ceramiche a Grottaglie 15 Problematiche cultura art Giovanna Arancio 17 Dal Segno al colore Giovanna Arancio 18 Corrado Alderucci

24 Mirella Caruso

41 Anna Mostacci

25 Claudio Cavalieri

42 Sarka Mrazova

26 Anna Cervellera

43 Santo Nania

27 Carloluigi Colombo

44 Sonia Piccirillo

28 Isabella Corcelli

45 Adriana Caffaro Rore

29 Tommaso Cunegato

46 Graziella Valeria Rota

30 Lorenzo Curioni

47 Annamaria Russo

31 Discepolo Girardi

48 Umberto Salmeri

32 Franco Erreni

49 Renzo Sbolci

33 Gina Fortunato

50 Carla Silvi

34 Elisa Fuksa Anselme

51 Roberto Vione

35 Giulio Gamberucci

19 Marta bettega

36 Stefano Genzone

20 Giorgio Billia

37 Domenico Lasala

21 Franco Bolzoni

38 Marco Longo

22 Corrado Alderucci

39 Clara Mastrangelo

23 Enzo Briscese

40 Enrico Meo

52 Eventi Campania - la tomba del tuffatore - Arte digitale - Modigliani alla Regia di Caserta - L’opinione di Letizia Caiazzo 51 Eventi Calabria - Geni comuni a Rende - Van Gogh Alive a Cosenza 3


CESARE FERRO MILONE ALLA FONDAZIONE ACCORSI-OMETTO TERZO APPUNTAMENTO: “ I MAESTRI DELL’ACCADEMIA” Dal 21 giugno al 9 settembre 2018

L’opera dell’artista piemontese viene presentata in tre sedi istituzionali: Museo Accorsi-Ometto, via Po 55- Torino Pinacoteca dell’Accademia Albertina, via Accademia Albertina 8- Torino Museo Civico Tazzetti di Usseglio L’esposizione, curata da Angelo Mistrangelo, si propone di indagare e approfondire i diversi aspetti dell’esperienza pittorica dell’artista di Usseglio che ha lavorato intensamente tra la fine dell’Ottocento e i primi trenta anni del Novecento. La mostra ricostruisce l’attività di insegnante presso l’Accademia Albertina e il periodo in cui fu presidente, delinea il percorso e la partecipazione ai grandi

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eventi internazionali, come la Biennale di Venezia e le decorazioni del Palazzo Reale e del principesco Palazzo Norashing a Bangkok che l’artista ha eseguito durante i suoi soggiorni in Siam, nel 1904 e 1905. Le opere esposte (oltre 115 fra dipinti, disegni, incisioni, affreschi portatili, oggetti d’arte) comprendono ritratti, scene famigliari, immagini di paesaggio e palazzi del Siam che esprimono una ricerca che annovera quadri provenienti dalla galleria GAM di Torino, dalla Società Baroncelli di Torino, dal Museo Civico Tazzetti di Usseglio, dal Consiglio Regionale del Piemonte.


In questa occasione è stata affrontata un’ampia indagine bibliografica tratta a monografie, testimonianze, alcune inedite, e documenti rinvenuti negli archivi, I contribuiti sono numerosi, arricchiti da riviste, giornali, quotidiani, raccolte di fotografie e scatti eseguiti dallo stesso artista. La mostra costituisce un momento di studio e di riflessione intorno alla produzione artistica di Cesare Ferro Milone e intende far scoprire questo affascinante “Maestro dell’Accademia Albertina”. Nel periodo dell’Accademia torinese fu notato da G. Grosso che ne intuì le capacità. Già nelle prime opere sii riconosce, dietro la composta rappresentazione realistica di ascendenza grossiana, una sensibilità quasi preraffaellita e simbolista nei tenui accordi cromatici. Nel 1904 vinse con un ritratto una medaglia d’oro al Salon di Parigi. Al ritorno a Torino dal primo viaggio in Siam fu unanimemente riconosciuto vincitore del concorso di disegno e figura all’Accademia Albertina ma solo nell’aprile 1910 fu nominato professore al corso di pittura. Il Ferro tornò nel Siam nel 1925 e al ritorno in patria fu insegnante di tecnica dell’incisione dal 1928 AL

1933 e ricoprì l’incarico di presidente dal 1930 al 1933. Orari: 10-13; 14-18 chiuso mercoledì Prezzo: 8.00/6.00 euro sito web: www.fondazioneaccorsi-ometto.it

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Henri Cartier-Bresson Forte di Bard

17 giugno-21 ottobre 2018

La mostra Landscapes realizzata dal Forte di Bard in collaborazione con Magnum Photos International e Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi, presenta 105 immagini in bianco e nero personalmente selezionate da Henri CartierBresson, scattate tra gli anni Trenta e gli anni Novanta fra Europa, Asia e America. Ciascuna fotografia è rappresentazione di quell’‘istante decisivo’ che per il maestro è il “riconoscimento immediato, nella frazione di un secondo, del significato di un fatto e, contemporaneamente, della rigorosa organizzazione della forma che esprime quel fatto”. Sebbene in alcune foto compaiano anche delle persone, l’attenzione dell’autore è concentrata in modo particolare sull’ambiente, tanto che si può parlare di Paesaggio della Natura e Paesaggio dell’Uomo. Come ha affermato il poeta e saggista Gérard Macé nella prefazione al catalogo Paysage (Delpire, 2001), “Cartier Bresson è riuscito a fare entrare nello spazio ristretto dell’immagine fotografica il mondo immenso del paesaggio, rispettando i tre principi fondamentali che compongono la sua personale geometria: la molteplicità dei piani, la giustezza/armonia delle proporzioni e la ricerca di equilibrio”. Le immagini in bianco e nero di colui che è stato denominato l’”occhio del secolo”, sono raggruppate per tema: al-

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beri, neve, nebbia, sabbia, tetti, risaie, treni, scale, ombra, pendenze e corsi d’acqua. A proporre una “promenade” tra paesaggi urbani e paesaggi rurali. Sono immagini che riflettono il rigore e il talento di Henri Cartier-Bresson che in esse ha saputo cogliere momenti e aspetti emblematici della natura. Spesso immortalando la perfetta armonia tra le linee e le geometrie delle immagini. Armonia perfetta e serena, ad offrire una interpretazione naturale, calma e bella di un secolo, il ventesimo, per altri versi magmatico e drammaticamente complesso. Nato nel 1908 a Chenteloup, Seine-et-Marne, CartierBresson fu co-fondatore nel 1947 della celebre agenzia Magnum. Dopo gli studi di pittura, la frequentazione degli ambienti surrealisti e dopo l’esperienza in campo cinematografico al fianco di Jean Renoir, nel 1931, in seguito a un viaggio in Africa, decide di dedicarsi completamente alla fotografia. Da Città del Messico a New York, dall’India di Gandhi alla Cuba di Fidel Castro, dalla Cina ormai comunista all’Unione Sovietica degli anni cinquanta: HCB percorre la storia del secolo breve con la fedele Leica al collo, scegliendo con cura il punto di ripresa, cogliendo il ‘momento decisivo’ e dando vita a immagini ormai entrate nell’immaginario comune.


Orari: martedĂŹ-venerdĂŹ: 10-18. Sabato, domenica e festivi: 10-19. Aperta tutti i giorni dal 23 luglio al 2 settembre 10-19.30. La Biglietteria chiude 45 minuti prima. Associazione Forte di Bard 11020 BARD (AO) Telefono: (+39) 0125.833811 E-mail: info@fortedibard.it Internet: www.fortedibard.it

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CASA MUSEO in memoria di EMILIO TADINI- arte, cultura, eventi – Milano

MOSTRE MILANO – KINGSFORD-SMITH: NARRATIVE FRAGMENTS OF LIFE GALLERIA 21 MAGGIO 2018 MELINA SCALISE 1 COMMENTO

via Niccolò Jommelli, 24 MI tel. 0039-0226110481 Mattino: solo su appuntamento Pomeriggio: da mercoledì a sabato dalle 15.30 alle 19,30 domenica dalle 15 alle 18.30 Ingresso: 5 euro – bambini gratis- associati o abbonati (ingresso libero)-

Casa Museo Spazio Tadini Milano: dal’8 giugno al 8 luglio Kingsford-Smith: Narrative Fragments of Life in collaborazione con Galleria Monteoliveto – Per la prima volta in Italia un artista australiano propone un progetto artistico alla ricerca di una “lingua comune”. Chi siamo e come ci raccontiamo? Avere figli è l’unico modo per contribuire al proseguo della storia dell’umanità? I figli sono l’unico strumento di proseguimento del racconto individuale? E oltre il corpo, oltre la vita terrena, come pensiamo di essere e come gli altri ci racconteranno o ricorderanno? La mostra Narrative Fragments of life inaugura l’8 giugno alla Casa Museo Spazio Tadini. L’arte, per Ian Kingsford-Smith è lo strumento attraverso cui l’uomo cerca di dare una risposta segnica e simbolica a tutte queste domande, ma per lui è anche altro. E’ il mezzo attraverso il quale far riflettere sulla storia, sulla narrazione dell’uomo e della società attraverso le varie espressioni linguistiche, culture, rituali, credi.

La mostra personale “Narrative Fragments of Life” dell’artista australiano Ian Kingsford-Smith racconta, attraverso sculture in resina ricoperti di frammenti di vita dipinti, oggetti votivi e acqueforti quasi monocromatiche, un viaggio nell’aldilà; Kingsford-Smith, artista australiano che lavora a Sydney, combina le storie associate con le dimensioni fondamentali dell’esperienza umana (ciclo di vita, amore, disperazione, ecc.), i rituali legati al culto degli antenati, le rappresentazioni viventi e mitologiche della relazione tra regni terreni e celesti. Egli attinge anche a narrazioni contemporanee per evidenziare l’impatto persistente di antiche credenze spirituali sui tempi attuali. Kingsford-Smith è un narratore visivo, che illustra “storia, storia personale, memoria, ricordi di famiglia, ambizioni, fantasia, sogni, mitologia e spiritualità” per creare storie enigmatiche che

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colpiscono l’immaginazione dello spettatore ed evocano una moltitudine di possibili scenari.


CAPOLAVORI DEL TRECENTO. IL CANTIERE DI GIOTTO, SPOLETO, L’APPENNINO. 4 SEDI ESPOSITIVE ( TREVI, MONTEFALCO, SPALATO, SCHEGGINO) 24 GIUGNO – 4 NOVEMBRE 2018

Sono quattro le sedi espositive: a Trevi il Museo di San Francesco; a Spoleto il Museo Diocesano – Basilica di Sant’Eufemia e il Museo Nazionale del Ducato; a Montefalco il Complesso Museale di San Francesco. Nello Spazio Arte Valcasana di Scheggino sarà possibile vivere uno sguardo corale, emozionante, sulla trama di chiese, pievi, eremi e abbazie in Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio dove questi artisti di cultura giottesca hanno lavorato tra la fine del Duecento e gli inizi del

Trecento, connessi attraverso itinerari organizzati che permetteranno di scoprire luoghi ed opere d’arte incantevoli. L’esposizione è di circa 70 dipinti a fondo oro su tavola, sculture lignee policrome e miniature, che raccontano la meraviglia ambientale dell’Appennino centrale e la civiltà storico-artistica, civile e socio-religiosa nell’Italia di primo Trecento.

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Il successo, nel cuore verde d’Italia, della lezione rivoluzionaria di Giotto e dello stupefacente virtuosismo dei caposcuola senesi Pietro Lorenzetti e Simone Martini, sarà raccontata in mostra attraverso una costellazione di artisti, spesso anonimi, che si fecero interpreti dell’anima più profonda e vera dell’Appennino, declinando emozioni di fede e dolcezza, dipinte con un linguaggio pittorico intenso, ed un magistero tecnico sorprendente. Fino alla meraviglia che nasce dalla visione di capolavori conservati in musei e raccolte di grande prestigio, come la Fondazione Cini di Venezia, il Museo Poldi Pezzoli di Milano, l’Alana Collection di Newark (USA). I visitatori di queste mostre potranno vivere il privilegio di ammirare opere rese visibili per la prima volta al vasto pubblico. Ricordiamo i due stupefacenti dossali , entrambi provenienti da Montefalco, restaurati per l’occasione dai magistrali laboratori dei Musei Vaticani; oppure lo straordinario riavvicinamento del Trittico con l’Incoronazione della Vergine del Maestro di Cesi e il Crocifisso con Christus triumphans dipinti entrambi per il monastero di Santa Maria della Stella di Spoleto, oggi separati tra il Musée Marmottan Monet di Parigi e il Museo del Ducato di Spoleto. Per la prima volta, dall’inizio dell’Ottocento, torneranno insieme. Visitando le sedi espositive, e i luoghi nel territorio, sarà possibile entrare in una bottega d’artista medievale, per comprenderne il virtuoso e febbrile impegno nel realizzare fondi oro, sculture, miniature, oreficerie, affreschi, in un caleidoscopio di raffinate e originali personalità che vive-

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vano il loro punto di riferimento in una delle capitali artistiche dell’Italia medievale, la città ducale di Spoleto: il Maestro delle Palazze, il Maestro di Sant’Alò, il Maestro di San Felice di Giano, il Maestro di Cesi, il Maestro di San Ponziano, il Maestro della Croce di Trevi, il Maestro della Croce di Visso, il Maestro di Fossa. Il comitato scientifico della mostra è composto da: Lucia Arbace, Guido Cornini, Andrea De Marchi, Giovanni Luca Delogu, Marica Mercalli, Stefania Nardicchi, Antonio Paolucci, Marco Pierini, Mario Scalini, Lisa Zanni. La mostra, organizzata da Civita Mostre e Sistema Museo, è promossa dai comuni di Trevi, Montefalco, Spoleto e Scheggino, dal Polo Museale dell’Umbria, dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, dalla Regione Umbria, dall’Archidiocesi di Spoleto-Norcia e dall’Associazione Rocca Albornoziana di Spoleto, con il contributo di Gal Valle Umbra e Sibillini, ATI 3 Umbria, VUS COM Spa, Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto. Ufficio stampa: Civita SEDI Montefalco, Complesso Museale di San Francesco Scheggino, Spazio Arte Valcasana Spoleto, Museo Diocesano – Basilica di Sant’Eufemia Spoleto, Rocca Albornoz – Museo Nazionale del Ducato di Spoleto Trevi, Raccolta d’arte di San Francesco


“Theorema” di Giulio De Mitri

Bastione aragonese del Museo Archeologico di Santa Scolastica di Bari

Negli spazi antichi del Bastione aragonese del Museo Archeologico di Santa Scolastica di Bari, l’installazione ambientale site specific “Theorema” dell’artista Giulio De Mitri offre uno spaccato attuale della ricerca dell’artista pugliese, che da quarant’anni conduce un lavoro rigoroso e raffinato basato su una profonda riflessione estetica. Riflessione fondata sul pensiero platonico ed eracliteo, e coniugata con una costante attenzione per le istanze sociolinguistichecontemporanee. Tra i protagonisti della Light Art, l’artista presenta qui le sue strutture primarie, che ideate e realizzate in rapporto al particolare contesto architettonico si caricano di ulteriori significati, mettendo in relazione passato e presente per evocare una “millenaria storia, tra contemplazione e memoria”, come egli stesso afferma. In “Theorema”, l’esposizione assume un fascino particolare poiché le installazioni sono costituite da nove opere legate a un repertorio cosmogonico attraversato da visioni mitiche e sacrali, che riconducono alle origini della nostra civiltà greco-romana. L’evento, dalle caratteristiche immersive e contemplative, mostra le opere “Percezioni cosmiche I e II”, “Spazi sacrali”, “Genesi” e “Paesaggi dell’anima” in due gruppi di opere all’ingresso, una collocata tra gli scavi e due altri gruppi in un ambiente laterale, tutte caratterizzate da minimalismo mediterraneo e light art.

Scrive il critico Antonella Marino nel testo in catalogo «Nove strutture di essenziale geometria si stagliano con evocativo rigore in total white. Il candore assoluto delle teche in forma di spaziosi triangoli, cerchi, quadrati, sorretti in continuità da alti basamenti, contrasta in parte con l’ambiguità visiva delle immagini intrappolate al loro interno: apparizioni lattiginose di luce ora fredda ora più calda dai riverberi grigi e azzurri, da cui affiorano assonanze embrionali, traiettorie sfumate, sagome astrali, costellazioni fisse o pulsanti. Difficile descrivere ciò che gli occhi vedono e traducono in sorpresa mentale ed emotiva. In questa installazione De Mitri sembra voler condensare il processo originario della nostra esistenza, genesi cosmica, nascita, trasformazione, morte come continua rigenerazione.» Il mondo ordinato eppure misterioso di Giulio De Mitri sembra proprio offrire una sintesi formalizzata di concetti esistenziali, dove il repertorio cosmogonico (attraversato dall’idea di passaggio dal caos all’ordine) evidenzia un magma energetico mirabilmente ri-strutturato e ri-composto dall’impianto pitagorico. In tal modo, l’installazione dell’artista tarantino, tra semplificazione introdotta dalla geometria e umori alchemici, si impone nell’evidenza fisica e simbolica all’energia luminosa, tra solennità mentali e seduzioni sensoriali. Difatti, di pura luce sono i segni, la ombre, gli aloni delle installazioni dedicate alla smaterializzazione, all’ambiguità visiva, allo spiazzamento percettivo; qui, una tecnologia soft, tanto sofisticata quanto invisibile, definisce operazioni luministiche date da giochi di schermi in vetro opalino, rispecchiamenti, inserimenti led, forme retro-illuminate che vibrano perdendo consistenza corporea. La luce (in greco phaos/phos) esprime il concetto di “rendere manifesto”, mostrare, illuminare sul piano percettivo e spirituale; come spiega l’artista: «Diversi sono i modi in cui la luce può entrare nelle nostre vite, vincendo le naturali resistenze, dell’assuefazione alla semioscurità. Un chiarore che spesso ha i contorni dell’inquietudine, della ricerca, del bisogno di vederci chiaro... ma anche dell’intuizione. Una luce diversa che ci permette di riscoprire il valore e la bellezza che ci stanno accanto e di comprendere in maniera nuova ciò che appartiene al mistero». Curata da Clara Gelao, direttrice della Pinacoteca De Nittis e dalla storica dell’arte contemporanea Antonella Marino, l’esposizione è documenta nel catalogo edito da Gangemi e contiene vari contributi critici e un ricco apparato iconografico con fotografie di Giorgio Ciardo. (La mostra resterà aperta fino al sino al 30 settembre p.v. nel Bastione di Santa Scolastica di Bari) Virginia Grazia Iris Magoga

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Omaggio all’artista Chiara Fumai Tender to Doppelgaenger– Bari

La galleria Doppelgaengerpresenta la prima edizione del progetto “Il Tesoro della Città delle Donne”. Il titolo dell’evento è quello che Chiara Fumai aveva scelto per la mostra personale che avrebbe dovuto tenere in galleria in questo periodo. Dopo la recente e tragica scomparsa di Fumai, Antonella Spano e Michele Spinelli – galleriaDoppelgaenger– hanno deciso di dedicarle un progetto a cadenza annuale, e di riservare a lei gli spazi del Tender to Doppelgaenger, con un tributo al suo lavoro, una performance musicale di Eleonora Magnifico e un brindisi. Il progetto per la propria personale, concettualmente concluso,prevedeva una messa in scena ironica, una sorta di retrospettiva che avrebbe coinvolto alcuni fantocci sapientemente realizzatidall’artista pugliese, ciascuno con le sembianze dei tanti personaggi interpretati nel suo infaticabile “s-lavoro”, attorniati dai feticci delle performance. Unica testimonianza del progetto, in quest’omaggio a Chiara organizzato pressoTender to Doppelgaenger, troviamo un’ambientazione che rievoca lo studio dell’artista; un tavolino tondo pieno di fogli e appunti, una sagoma seduta e ricoperta con abiti da scena, una sedia vuota e –a parete–alcuni collage su carta e scritture.

Il percorso artistico di Chiara Fumai si è confrontato per anni con le relazioni problematiche tra identità e alterità, privilegiando il punto di vista femminista per affrontare

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aspetti significativi della cultura e della società contemporanee. Nei propri lavori, dove era debole la differenza tra verità storica e rielaborazione fantastica, l’artista spaziava dalla filosofia al pensiero politico, dalla scienza all’occultismo, dalla musica sperimentale alla fiction mediale, tra fedele documentazione e trasposizione immaginifica, tra esperienza effettivamente vissuta e reinterpretazione creativa. Mescolando letture diverse dei contesti storicoculturali che osservava e rielaborava, Fumai creava una attenta regia di incroci e innesti, muovendosi con leggerezza e ironia all’interno di un immaginario contaminato che linguisticamente attingeva alle performance e lectureperformance, alle strategie relazionali, alle installazioni, alle citazioni cinematografiche o letterarie. Puntando sulla ridefinizione della soggettività, soprattutto femminile, e sull’intreccio inscindibile tra realtà e finzione, dimensione privata e valenza collettiva, nella sua complessa ricerca l’artista fondeva capacità di seduzione visiva e pensiero concettuale, disincanto e ambiguità. Con il suo immaginario eccentrico, che comprendeva tutto quello che potrebbe sembrare innaturale e assurdo, ai limiti di ogni logica, si calava in figure della Storia, inserendo la propria identità in quella di altri personaggi, giocando con altre vite e altre esperienze del passato. Nei suoi lavori il confine tra reale e fittizio era confuso, poiché l’artista pur muovendo da accurate documentazioni storiche invadeva i campi del femminismo radicale, della teosofia, dello spiritismo, dell’illusionismo, del travestitismo, analizzando i rapporti tra potere, linguaggio e sovversione. Reinventando i messaggi di personaggi prevalentemente femminili messi ai margini dalla cultura dominante, le sue opere (spesso costellate da fitti riferimenti alla storia dell’arte) consentono oggi un cambio radicale di prospettiva dell’osservatrice e osservatore, che possono trovare nei rapporti dell’artista con il testo, con la parola e l’immagine nuove modalità di narrazione della nostra storia e di interpretazione della nostra cultura. (L’allestimento presso Tender to Doppelgaengersarà visibile sino a settembre) di Virginia Grazia Iris Magoga


La terra in opere d’arte, la ceramica internazionale in una grande mostra 46 prodotti artistici di grande impatto per dimensioni e forza espressiva.Una giuria internazionale decreterà i due vincitori Dal 23 giugno al 30 settembre a Grottaglie (TA), famosa ‘città della ceramica’

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Provengono dalla Germania, dal Regno Uniti, dall’Israele, dagli Stati Uniti, dalla Turchia, dalla Ucraina, dalla Serbia e dall’Italia, alcune delle 46 opere in ceramica esposte per la Mostra della Ceramica 2018 a Grottaglie (TA) da sabato 23 giugno a domenica 30 settembre 2018. Ed è la Terra l’elemento che ha unito le mani di tutto il mondo per dar vita ad una selezione di opere di grande impatto, straordinarie per dimensioni e forza espressiva, installate presso le sale dell’Antico Convento dei Cappuccini, da poco restituito alla collettività. La Mostra della Ceramica, nata nel 1971 a Grottaglie (TA) - una delle città della ceramica, unica al mondo per il suo quartiere interamente dedicato alla produzione di questo tipo artigianato (50 botteghe) e che sorge su una gravina - rende omaggio all’artigianato ceramico, quale elemento essenziale della storia identitaria della città che da secoli riesce a trasformare la terra in opere d’arte.

Paolo Polloniato

di partenza, l’argilla, il territorio caratteristico di Grottaglie (TA), quella che ha dato origine alla sua tradizione ceramica, che ne ha modellato storia e identità. Una giuria internazionale, proveniente da diverse esperienze nel mondo della ceramica, arricchirà questa nuova edizione e decreterà i due vincitori. I giurati saranno infatti alcuni rappresentati dell’ICMEA, l’associazione internazionale che riunisce gli editori di riviste dedicate alla ceramica: il cinese I Chi Hsu, editore e Segretario generale ICMEA e l’editore irlandese Robert Sanderson. Inoltre, la commissione sarà composta anche dal ceramista di fama internazionale Gianfranco Budini.

Da due anni l’esposizione si è allargata al mondo e si configura nel panorama artistico contemporaneo come un vero e proprio trampolino di lancio per gli artisti nazionali ed internazionali.

Il primo premio per la migliore opera consiste in un contributo di 3mila euro e, al secondo premiato, oltre a ricevere la somma di 500 euro, sarà data la possibilità di esporre una sua rassegna durante la Mostra delle Ceramica 2019. L’esposizione “TERRA identità, luogo, materia” – promossa dal Comune di Grottaglie in collaborazione con il Distretto Urbano del Commercio – a cura di Enrico Meo e Antonio Vestita, rende omaggio all’artigianato ceramico, quale elemento essenziale della storia identitaria della città di Grottaglie che da secoli riesce a trasformare la terra in opere d’arte.

“TERRA identità, luogo, materia” è il titolo di quest’anno, un tema simbolico che vuole accogliere valenze diverse: terra intesa come luogo condiviso da tutti dove l’argilla, elemento primordiale, unisce il mondo e l’uomo, un posto dove tutti possono viverci in armonia perché l’arte rende liberi di stare l’uno accanto all’altro in perfetta armonia. Terra come luogo di accoglienza ma anche come materiale

La Mostra della Ceramica è inserita nella programmazione progettuale triennale del Comune di Grottaglie dal titolo “Concertistica”, a valere sul Fondo di Sviluppo e Coesione - FSC 2014-2020 “Patto per la Puglia”, Avviso pubblico per iniziative progettuali riguardanti le attività culturali, promosso dall’Assessorato all’Industria turistica e culturale.

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Sabine Pagliarulo - Symbiosis (2)

Vincenzo Del Monaco

Grottaglie (TA) e la sua ceramica Contrariamente a quanto avviene negli altri centri di antica produzione ceramica italiani, Grottaglie (TA) è l’unica città della ceramica con un quartiere interamente dedicato alla produzione di questo tipo artigianato. Famoso e importante il “Quartiere delle Ceramiche” che sorge in ambiente rupestre ancora in attività. Antica ed ancora oggi fiorente è la produzione di ceramica anche grazie alle ricche cave di argilla rossa presenti sul territorio. Nel cuore di questa caratteristica cittadina, lungo la gravina San Giorgio, si è formato nei secoli un intero quartiere di esperti ceramisti i quali, ricavando laboratori e forni di cottura nella roccia di ambienti ipogei utilizzati in passato anche come frantoi, hanno saputo sviluppare una fiorente attività artigianale oggi riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Due i principali prodotti della tradizione figulina grotta-

gliese: i “Bianchi di Grottaglie”, manifattura artistica propria di un certo tipo di produzione elitaria caratterizzata dall’esaltazione della forma pura attraverso l’utilizzo dello smalto bianco stannifero, e la più caratteristica ceramica rustica e popolare, caratterizzata da una tavolozza cromatica costituita dal verde marcio, giallo ocra, blu e manganese. Appartengono a questa produzione i famosi capasoni (da capase, cioè capace), contenitori di notevoli dimensioni foggiati in sezioni distinte e successivamente congiunti e destinati prevalentemente a contenere il vino. Ad oggi Grottaglie con le sue 50 botteghe di ceramisti è inserita nel ristretto elenco delle 37 città della ceramica italiana. Ufficio stampa Daniela Fabietti 3351979415 fabietti.daniela@gmail.com

Luogo Antico Convento dei Cappuccini di Grottaglie (TA), via XXV Luglio Orario di apertura: dal 23 giugno al 30 settembre tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20 (compresi i festivi). Prenotazioni e Informazioni Museo della Ceramica, c/o Castello Episcopio, Piazza Immacolata tel. 099 5623866 infopoint@comune.grottaglie.ta.it

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L’opinione Giovanna Arancio Problematiche e sinergie della cultura artistica visiva

Il rapporto che lega gli italiani, e i torinesi non fanno eccezione, con la propria cultura artistica è una relazione molto complicata e controversa, pertanto per nulla lineare. Non si fa che affermare che l’arte e il turismo apparterrebbero ai settori trainanti della nostra economia. Quindi anche le arti visive dovrebbero rivestire un ruolo importante nel nostro sistema scolastico con docenti capaci di appassionare gli studenti e facilitare l’accesso alla conoscenza di queste forme espressive, comprese quelle attuali. Aggiungeremmo che sarebbe opportuno modernizzare i programmi nelle scuole dell’obbligo per tenere viva l’ attenzione dei ragazzi nel periodo d’età in cui più facilmente si sviluppano interessi e passioni. Abbiamo un passato artistico invidiabile ma sappiamo poco o niente dei nostri artisti viventi, specialmente di quelli appartenenti all’area pittorica e plastica. Fatichiamo a valorizzare i talenti, abituati come siamo a vivere sugli allori della storia la quale è essenziale patrimonio ma che troviamo difficile coniugare con il presente. Il fatto è che i pittori e gli scultori di oggi non li conosciamo perché di rado ne sentiamo parlare in TV- occasione che sembrerebbe irraggiungibile- ma neppure sui giornali, se non quelli

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addetti ai lavori. Se in un telegiornale in prima serata venisse proposta una mostra di arte italiana contemporanea in corso, nei giorni successivi si presenterebbero molti più visitatori che in precedenza. Per diffondere la cultura dell’arte è quindi fondamentale che tramite i media se ne parli di più di quanto avvenga oggi. Quando facciamo riferimento alla cultura artistica visiva non intendiamo la pseudo arte dei cosiddetti creativi “provocatori” che sortiscono il solo effetto di disorientare i visitatori allontanandoli sempre più dall’arte attuale. Assistiamo ancora oggi a questi deleteri spettacoli che nulla hanno a che fare con il lavoro di ricerca rigorosa degli artisti. Le istituzioni hanno lasciato andare alla deriva le arti visive del proprio territorio. Ciò vale sia al nord che al sud perché ovunque si fatica a trovare spazi civici da mettere a disposizione dell’arte contemporanea. Possiamo considerare un caso emblematico Torino che, dopo essere stata capitale dell’arte povera per decine di anni (troppi!), si è disinteressata dei suoi artisti migliori per lanciarsi nella moda facile dell’acquisto di pacchetti di mostre di serie b, prodotte all’estero perché costano meno. Il successo viene calcolato così con i numeri, non con la qualità.

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Da diverso tempo trasciniamo questa situazione senza prendere provvedimenti e ne conseguono risultati fallimentari, quali la chiusura delle gallerie private, impossibilitate a sostenere i costi, la scarsa visibilità e la precarietà del settore, ostacolato per quanto riguarda l’accesso agli spazi pubblici, marginale per la carenza di educazione artistica e per l’ oscuramento mediatico a cui è sottoposto. L’ uso massivo del web ha creato nel nuovo millennio uno sbocco nuovo, positivo ma insufficiente a risolvere i problemi: la vetrina on-line. Si organizzano gallerie digitali così come collettive, bandi e concorsi vari di pittura, scultura, fotografia, rivolti a fruitori perlopiù virtuali. Attualmente l’illusione di avere un network e un pubblico potenziale raggiungibile in tutto il mondo ci indurrebbe a credere che il processo di sviluppo delle arti visive sia molto più semplice. Al contrario dei programmi di intrattenimento e di “cultura trash”, che hanno molta più facilità a conquistare il grande pubblico e a creare profitto grazie alla Rete, la cultura artistica visiva attuale ci sembra non trovare particolari benefici in tal senso.

Constatiamo che lo scopo principale e difficile dei network resta a tutt’oggi quello di stimolare i potenziali visitatori al fine di accoglierli poi realmente negli spazi espositivi. Gli artisti cercano prima di tutto uno spazio per comunicare mentre i locali istituzionali sono assai raramente concessi ad autori non storicizzati. Siamo convinti che occorrerebbe formare uno spirito critico e mettere in risalto l’urgente bisogno di ridare centralità alla cultura artistica del nostro Paese, obiettivi sempre più necessari da raggiungere in una società dove prevale una visione utilitaristica del sapere. Solo se inserita in un progetto più ampio l’arte contemporanea potrebbe trovare il giusto quanto auspicato spazio: riuscirebbe cioè a fornire e ad affinare , tramite le sue diverse sfaccettature e la sua “inutile utilità”, gli strumenti di comprensione e di riflessione collettivi, ponendosi come un importante baluardo. Ci rendiamo conto che è un compito arduo e difficile ma ci pare che riavviare un progetto di centralità culturale sarebbe l’unico antidoto adeguato.

Questo investimento artistico permetterebbe di coinvolgere la scuola, le istituzioni pubbliche e private unitamente a quella comunità fatta di artisti, critici, cittadini , ossia le varie parti interessate che, insieme, sarebbero in grado di svolgere un ruolo fondamentale. Pertanto mettere fine a questa assenza di dialogo sensibilizzando il sistema cultura in Italia è un’inderogabile e delicata priorità per il vivere civile: la frattura che stiamo vivendo nel presente globale, innervato da aspetti coesistenti e ricchi di insidie, potrebbe ancora essere ricucita. Per quanto concerne la cultura visiva in particolare, un importante traguardo sarebbe raggiunto se per gli italiani diventasse naturale guardare un quadro di arte attuale. Inizieremmo a esplorare “l’identità del mondo” con una maggiore ricchezza di linguaggi trasfigurando l’immaginario collettivo; infatti l’opera nasce dal profondo di ogni artista con un’espressione comunicabile, senza paure né inibizioni, ricca di creatività. E’ ora di mettere in sinergia la dimensione digitale con quella fisica, comprensiva dei vari aspetti logistici e organizzativi: d’altronde l’arte da sempre si è combinata con la tecnica e in prospettiva l’inventiva umana continuerà a tracciare la sua storia. Quanto all’oggi se si riuscisse a percorrere questa strada di reciprocità consapevole tra le varie figure sociali in campo si potrebbe creare un circolo virtuoso in cui le istituzioni dischiuderebbero anche all’arte attuale le porte dell’insegnamento sistematico e della comunicazione pubblica e nel contempo le aprirebbero gli spazi espositivi promuovendo inoltre le iniziative private. Le potenzialità del settore , presenti sottotraccia, emergerebbero a tutto vantaggio anche del comparto turistico.


Esposizione d’arte contemporanea Centro Culturale Ariele

“Dal segno al colore”

alle Grotte del Boldini a Ferrara 23 giugno - 5 luglio 2018

Dal 23 giugno al 5 luglio 2018 si realizza presso le “Grotte del Boldini” di Ferrara la seconda tappa della mostra itinerante denominata “Dal segno al colore” degli artisti del Centro Culturale Ariele e di altri partecipanti opportunamente selezionati. Auspichiamo che Ferrara si riveli un interessante luogo di incontro fra artisti e pubblico in un contesto di prestigio rappresentato dalle “Grotte del Boldini” dove trova continuità la mostra che, nella precedente tappa, è stata ospitata da “Simultanea Spazi d’Arte” di Firenze. “Dal segno al colore” è un viaggio all’interno del processo creativo disvelato dai nostri artisti, padroni del mestiere come bravi artigiani e capaci di pensiero ed emozioni come validi creativi. Tutti i partecipanti infatti presentano i loro lavori consegnandoci, attraverso l’utilizzo libero di diversi generi, tecniche e materiali, un peculiare scenario del mondo contemporaneo Le loro poetiche ci aprono una visuale artistica che ha radici nella nostra storia e si sviluppa nell’immaginario di oggi. Le opere di questi professionisti operanti in Italia sono di ordine astratto, informale, figurativo, ossia si delineano come creazioni attualizzate e cresciute sul crinale delle correnti del Novecento rivelando un nuovo profilo delle

arti visive. Le caratteristiche della mostra appaiono quelle di un evento articolato e intrigante, di una carrellata dalle molteplici sfaccettature. Sono lontani gli echi delle forme pseudoartistiche e provocatorie che si attardano, ormai datate e fuori tempo massimo, in certi spazi espositivi all’insegna del pessimo gusto. “Dal segno al colore” è una rassegna dove tecniche, supporti, materia cromatica, ricerca e sperimentazioni digitali apportano la ricchezza di visioni diverse e nel contempo simili per rigore concettuale ed esecutivo. L’arte visiva delle ultime generazioni parla il più delle volte un linguaggio influenzato tanto dalla cultura globalizzata quanto da quella autoctona: sono nuove espressioni, temi, figure, stilemi e grammatiche. L’importanza di esposizioni, come questa di Ferrara e quella precedente di Firenze, consiste nella ricerca della comunicazione diretta con il pubblico e nella possibilità concessa al settore poco visibile, di emergere e farsi conoscere: il messaggio in consegna è la riaffermazione della rilevanza creativa raggiunta e ancora misconosciuta nel nostro presente . Le opere esposte, proponendosi, raccontano. Giovanna Arancio

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CORRADO ALDERUCCI e-mail: corrado.alderucc@asa-pro.it tel. 393.17 16 518

Se guardiamo un’opera di Corrado Alderuccisorge naturale notare alcuni canoni che richiamano in parte il movimento artistico del Simbolismo. Non parlo del classico simbolismo di Moreau ma vorrei sottolineare come sia importante l’”idea” concepita come protagonista dei quadri di Alderucci e come elemento di incontro tra variepercezioni, sia materiali che più spirituali. L’arte pittorica di Alderucci è molto raffinata, e si contraddistingue per un’aurea artistica che rapisce l’osservatore. Il suo percorso artistico è molto ricco di partecipazioni ad importanti collettive ed eventi di notevole rilevanza e ciò dimostra che la sua arte è molto apprezzata sia dagli addetti ai lavori che dagli appassionati. Alcune opere di Alderucci testimoniano come continuamente il suo “io” si sovrapponga a pensieri differenti talvolta più drammatici, altre più solari. Si creano dunque simbologie geometriche create trascendendo la realtà e immergendo la propria anima in un vortice di forme scomposte, che richiamano soggetti come la casa, la matita, un profilo di un uomo. Dunque la sua arte s’ispira ad una visione informale ove i simboli sopra citati captano sentimenti contrastanti che assumono un significato talvolta psicologico, molto amplificato dalle personali emozioni. Nascono particolarità che rimandano ad idee già presenti nell’animo del pittore e che vengono raffigurate perseguendo una singolare creatività che fa nascere differenti trasposizioni. La sua pittura percorre a volte sentieri informali che sono precursori di un mondo esterno guardato con occhi diversi, con il desiderio di raccontare un viaggio molto profondo. L’opera dal titolo “Dove la notte e il giorno si abbracciano senza fine” rivela la capacità di Alderucci di entrare nelle

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parti più recondite dell’animo e riportarne i segni per mostrarli al pubblico. Sussiste una composizione segnica e cromatica ove risalta un’elaborazione molto raffinata che evidenzia un’autorevolezza tecnica importante. La qualità artistica della sua ricerca può essere considerata un mezzo per estrinsecare un messaggio più nascosto e innalzarlo ad una dimensione sublime. Le matite, le barchette di carta proposte dall’artista nei suoi più recenti lavori, si manifestano come segni di un universo di disarmante semplicità, sono le testimonianze di un passato, le tracce di quell’uomo faber che rappresentava attraverso la sua operatività manuale, l’ancestrale pulsione umana al conoscere attraverso l’esperienza. Il modello conoscitivo contemporaneo passa attraverso una percezione virtuale della realtà, la simulaziome elettronica esclude le mani dal processo dal fare e produrre. L’artista propone la matita come simbolo e archetipo, il medium tra l’immaginazione e l’azione creativa.


MARTA BETTEGA e-mail: marta.bettega@gmail.com website: www.martabettega.com tel. 340.51 45 140

Il mio lavoro nasce dalla ricerca delle mie origini, della mia memoria e della mia vita. E’ il racconto di storie inedite, di un quotidiano passato che cerco di interpretare. Le mie immagini sbordano dal supporto, escono, scivolano, come se volessero rivivere, come se volessero una seconda possibilità.

attraverso immagini di persone a me conosciute, immagini contemporaneamente familiari ed estranee, che nel mio lavoro acquistano una nuova vita, estraniandole dal reale, in una sorta di sospensione e di nuova situazione

I volti, i corpi, le storie diventano nuovo territorio del discorso. Sono corpi indagati, ritratti, educati, sorpresi e rassegnati, sono insieme biologico di vita ma anche di istinto , di ossessione e di libertà. Nel mio lavoro assemblo frammenti di personalità diverse, cercando varianti a materiali del mio passato, mio e di altri. E’ un accumulo di nuove identità e di nuovi ricordi

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GIORGIO BILLIA e-mail: car.flac@tiscali.it tel. 338.50 00 741

Ha frequentato il liceo artistico e l’ Accademia di belle arti di Torino insegna materie artistiche al liceo artistico “ A. PASSONI” di Torino. Vive e lavora a Rivoli (TO). Mostre collettive e personali dal 1987 al 2018

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...le opere di Billia rivelano un’inquietudine categoriale che le rende sfuggenti, come del resto sono sfuggenti le sue immagini, costruite con particolari tanto eloquenti quanto evasivi, che colpiscono per la loro intensità, mai per la loro completezza. Questa continua indicibilità, questo continuo sottrarsi non è un’esigenza formale. E’ un’esigenza mentale. Il problema di Billia non è tanto quello di superare i generi espressivi. E’ già stato fatto. Il suo problema è quello di suggerire contrasti e irriducibilità, anche avvalendosi dell’opposizione dei mezzi espressivi. Elena Pontiggia


FRANCO BOLZONI e-mail: info@francobolzoni.it website: www.francobolzoni.it tel. 349.23 44 880

Diplomato al liceo artistico di Torino nel 74, un po’ di Accademia, un po’ di Architettura e tanta pittura. Nel 1977 inizio ad occuparmi di illustrazione e di grafica come free lance e come art director in importanti agenzie pubblicitarie. Nel 2006, riprendo la mia ricerca artistica, i primi studi, i primi tentativi, le prime garze colorate. Sono nati così i primi oggetti mummia, oggetti d’uso comune come una bottiglia, un libro, una fetta d’anguria, oppure animali, animali che mantengono la loro forma, la loro struttura, animali “vivi” che a tratti emergono dalle fasce che li avvolgono e li costringono. I curiosi e intriganti quadri mummia di Franco Bolzoni. Formatosi al Liceo Artistico, ha lungamente lavorato nel campo dell’illustrazione e della pubblicità come art director dell’agenzia Armando Testa, mentre alla fine degli anni Settanta ha allestito una personale alla Galleria Quaglino di Torino con opere classicamente figurative. Ora la sua esperienza si identifica con una ricerca intorno alle mummie, a un universo di immagini celate dalle fasce, a una realtà negata all’osservatore, ma sicuramente misteriosa e, talvolta, sottilmente inquietante: «Rappresentare un oggetto qualsiasi - suggerisce il pittore

- da un animale ad una fetta d’anguria, senza mostrarlo nei suoi colori, nelle sue superfici e materiali, apre ampi spazi di libertà...». E’ la libertà dell’immaginazione che unisce la forma di un pesce verde a quella di una bottiglia blu o di una tazzina arancio. Così le scarpe dal colore oro, i sassi grigi, una stilografica e un libro aperto avvolto con strisce di tela, diventano altrettanti capitoli di un racconto che si snoda sulle pareti della galleria in una sorta di percorso tra immaginazione, sogno e affiorante struttura degli oggetti. In particolare, le composizioni di Bolzoni possono essere viste e «lette» come quadri-sculture estremamente essenziali, nitidi, caratterizzati dall’impiego del colore acrilico e dal poliuretano per formare l’immagine: «Desidero che in qualche modo siano vissuti ancora come veri e propri quadri e cerco più che altro il gioco, l’ironia, il divertimento anche a rischio di apparire ingenuo». Non solo gioco. Perchè tra le opere esposte si nota l’opera «Aviaria gallina rossa»: un documento dell’angoscia che ha coinvolto la popolazione mondiale. Angelo Mistrangelo La Stampa 17-12-2007

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ENZO BRISCESE e-mail: enzobriscese6@gmail.com website:www.galleria-ariele.com tel. 347.99 39 710

Affiorano lacerti della memoria, nella pittura di Enzo Briscese. Affiorano, innanzitutto, la figura e la storia. E, di conseguenza, affiorano i miti e la filosofia, attraverso la rappresentazione figurativa della persona. E poi emergono, anche, codici numerici: assegnati a un immaginario fantastico (di forte potenza evocatrice in senso archetipale) e a progressioni algebriche che appaiono, in alcune circostanze, del tutto casuali - tuttavia, pur sempre, armoniche - e in altre situazioni rispondono, invece, a un calcolo preciso, sembra quasi desiderato, certamente ricercato, da parte dell’artista, il quale è come se avesse tutto prefissato dentro di se, nel suo immaginario e nel suo inconscio. Insomma, è come se le sequenze geometriche dei cerchi, dei triangoli e dei rettangoli- che l’artista crea sul piano simpegnato e a tratti, invece, serio, greve, misurato e continente. La forza visionaria di Enzo Briscese sta in tutto questo. Sta nella sua capacitàdi mettere insieme la figura e l’espressione astratta di un’idea. E poi, anche, nella sua abilità di far convergere la forma in un “tutto armonico” dove c’è spazio per il segno, per la linea e per il colore. Rino Cardone

prospettico dell’opera – rispondano a un preciso apparato geroglifico, tutto suo, che racconta: sia la complessità del pensiero razionale e sia l’insostenibile leggerezza dell’individuo, attento a voler manifestare la sua fantasia e la sua immaginazione. E poi compaiono, pure, nei dipinti di Enzo Briscese: segni e simboli che sono descrittivi, in qualche misura, dello spazio sociale e relazionale, abitato dall’individuo contemporaneo. Da altri dipinti emerge, per di più, un urlo. È l’urlo di un individuo che pone come epicentro, ideale, della sua condanna sociale, la ruvidezza del nostro tempo. Un tempo che conosce solo l’inquieta complessità del vivere quotidiano; dentro spazi architettonici che sono chiusi, a filo di refe, in una dimensione urbana che stringe, che soffoca e che opprime. Una realtà, insomma, che è comunque da condannare e da mettere da parte, ricorrendo al sistema dell’immaginario fantastico: a tratti, ludico, giocoso e di

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ALBINO CARAMAZZA e-mail:albino.caramazza@alice.it website:www.albinocaramazza.it tel.: 338.30 14 179

Nato a S. Stefano Quisquina (AG) il 4 ottobre 1953, ultimo di 5 fratelli maschi, nel 1961 si trasferisce con la famiglia a Torino. Inizia a lavorare giovanissimo alla Toro Assicurazioni, dove ha lavorato per più di 40 anni fino alla fine del 2011, diplomandosi nel frattempo. Parallelamente sviluppa la sua sensibilità artistica attraverso la continua ricerca estetica. Accresciute le intrinseche capacità con l’esercizio del disegno in bianco e nero e il carboncino, la padronanza nell’espressione cromatica è raggiunta poi trasversalmente; qualche anno fa è approda-

to a questa innovativa tecnica artistica: bustine di zucchero svuotate e assemblate a collage “riproducendo” opere del passato e contemporanee. Come tutte le idee, anche questa è stata casuale: il tutto è iniziato collezionando le bustine di zucchero poi, vedendo un’immagine di Arlecchino, è scattata l’intuizione…. ed ecco il primo di una lunga serie di quadri. L’amore per la sua sicilia, la celebrazione del 150° dell’Unità d’Italia, Picasso, il futurismo ….. questi e altri soggetti sono stati rivisitati daAlbino, ma l’elenco delle opere in cantiere è lunghissimo.

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MIRELLA CARUSO mail: mire.caruso@gmail.com website: www.mirellacaruso.com tel.: 339.36 56 046

Mirella Caruso è nata a Sciacca, luogo di atmosfere mediterranee che l’ha sempre ispirata nei suoi dipinti. Si è laureata in Giurisprudenza dedicandosi all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche. Trasferitasi a Torino ha approfondito i suoi studi di arte pittorica, a lei particolarmente cara, seguendo i corsi dei maestri Gian Cravero, Titina Alacevich e Dino Pasquero. Ha ottenuto piazzamenti d’onore in concorsi nazionali e internazionali; ha sviluppato nel corso degli anni, in contrapposizione all’arte digitale, una pittura materica, facendo uso anche della spatola al fine di dare dinamicità e vibrazione ai suoi quadri. Nel suo percorso artistico è da citare la mostra collettiva a Mestre-Venezia presso l’atelier 3+10. Ha inoltre allestito una personale a Firenze nella Galleria Centro Storico, dove le è stato conferito il premio alla carriera. Tra le altre personali quella di Sciacca al Circolo di Cultura e la mostra al Container Concept Store di Torino. Ha inoltre preso parte a rassegne artistiche a Villar Perosa, Pescara e Torino, dove ha esposto nell’ambito di diverse collettive allestite alla Promotrice delle Belle Arti. Pubblicazioni: schede informative all’interno di ‘Arte Nuova’, Giorgio Mondadori Editore.

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Pubblicazione quadri sulla rivista ‘Arte’, Editore Mondadori. Pubblicazione quadri su ‘Il catalogo dell’Arte Moderna n. 53 – Gli artisti dai Primi del Novecento a oggi’, Editore Mondadori. Menzione sul volume ‘La donna nella storia dell’arte’ di G. Nasillo, Edizione Pentarco. La critica d’arte D’Isanto ha evidenziato la sua innata sensibilità artistica come “poesia su tela”.


CLAUDIO CAVALIERI mail: laudiotn50@gmail.com website:www.claudiocavalieri.com tel.: 347.40 05 481

Claudio Cavalieri è nato a Trento nel 1950, dove vive e lavora, consegue la maturità all’Istituto d’arte di Trento. Ha insegnato per 35 anni’ Ed Artistica . Ha iniziato a esporre dal 1970 che frequenta ancora l'Istituto d'Arte Dal 1985 la sua attività e la presenza espositiva è più attiva e si allarga spesso fuori provincia . Ha allestito 30 personali e partecipato a 340 esposizioni in Italia ed all’estero in GermaniaAustria-Brasile-Polonia-Romania-Bulgaria-Ungheria Le sue opere pitto-sculture materiche hanno riferimenti alla natura. Negli anni 1988/91 le opere sfociano in una marcata tridimensionalità,nascono altorilievi,sculture e istallazioni sempre legati alla natura e al recupero di materiali lignei e negli ultimi anni le opere vengono realizzate con l'aggiunta di tecniche decorative anni 50/60 . E' un animatore culturale artistico, ha coordinato molte

Ricordi -2012 90 x 115-tecnica mista su multistrato

iniziative espositive avendo fatto parte di diverse associazioni artistiche trentine in particolare nell’Expo Multimediale SconfinArt nel 2003 a Trento-Fiere dove ha fatto il Direttore artistico. Dal giugno 2009 a fine 2011 è stato il coordinatore artistico del Centro d’Arte Casa-Tani di Rovereto (Tn). Dal gennaio 2012 al novembre 2014 ha coordinato lo SpazioEventArt –Arte a 360° di Pergine ValsuganaTn. Ha coordinato le giornate del contemporaneo AMACI del 2011- 2012-2013-2014 a Rovereto-Trento e a Pergine.

totem - 2012 - cm 63x 63 - tecnica mista su multistrato + legno

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e-mail: anna.cervellera@libero.it website: www.annacervellera.net tel. 347.46 22 341

ANNA CERVELLERA

Anna Cervellera, colorista di talento oltrechè competente e “completa” pittrice, espone due quadri a olio alla collettiva Torino Dreams presso la Galleria20 di Corso Casale. “Vele a Venezia” e “Dance of passions” sono due oli su tela di immediato impatto visivo anche se inducono a fermarsi per leggerne le potenziali chiavi di lettura ed entrare in comunicazione riflessiva con lo stato interiore dove prendono forma le creazioni dell’artista. Il rapporto diretto della pittrice con il colore

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e la materia si intreccia con la sua costante ricerca volta a declinare la tradizione con la contemporaneità. I soggetti (i paesaggi, le nature morte, il quotidiano) si trasformano e sempre più la vena espressionista si palesa rivelando uno sconfinamento nell’informale dove lo spazio figurato del dipinto si accende di colore e si frammenta o scompare tra i riverberi luminosi. Un’intensa liricità ricompone i dipinti. Giovanna Arancio


CARLOLUIGI COLOMBO e-mail: carlo.luigicolombo@yahoo.it website:http://colombograndchiren.wixsite.com/colomboartist website: https://www.facebook.com/carloluigicolombopainter/ tel. 054.670 104 cell.328 66 35 659

Carloluigi Colombo nasce a Faenza il 28 marzo 1981. E’ un pittore, scultore e ceramista italiano. Inizia la sua attività artistica nel 1999 totalmente da autodidatta, infatti non ha mai frequentato alcuna scuola o accademia d’arte. Dopo un primo periodo di formazione (1999 – 2002), segue il periodo denominato “onirico” (2002 – 2011) che sarà niente altro che il preludio all’attuale periodo “Esorinista” (2012 al presente). Il termine Esorinismo è stato coniato dallo stesso autore, in pratica con questo termine l’artista indica un surrealismo con base esoterica iniziatica, dove simboli e concetti esoterici, vengono contemplati non maniera magica o astrologica, ma contemplando i suddetti simboli per trovare la verità nascosta nella realtà universale sensibile e intelligibile. Ha esposto in numerose mostre, spesso con accoglienza avversa soprattutto da parte degli estimatori dell’arte naif e accademica. E’ sempre alla ricerca di galleristi e mercanti che credano nella sua arte. Mostre più importanti degli ultimi anni: 6 ottobre - 25 ottobre 2016 “Cervantes and Shakespeare” Galleria Crisolart Barcellona Spain. 8 dicembre - 15 dicembre 2016 “Veritas Feminae” – Villa Bernasconi, Cernobbio 14 gennaio - 16 febbraio 2017 “I buoni propositi” c/o galleria Exp Art - Bibbiena (Ar) 24 febbraio – 3 marzo 2017 “Stupor mundi” – Museo diocesano di Melfi (PZ)

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Saint Antony temptations

2067 A space odyssey - Carloluigi Colombo

24 febbraio – 8 marzo 2017 “Beauty and Elegance” Galleria Flyer art - Roma 15 marzo – 29 marzo 2017 “Tutto è possibile” Fondazione de Nittis – Barletta 27 aprile – 10 maggio 2017 “Avere uno scopo” Fondazione de Nittis - Barletta 25 maggio – 2 giugno 2017 “Ia Biennale “ Rosso di maggio” - Gattinara (VC) 2 settembre – 7 settembre 2017 “GLAZIA French Riviera” – Nice 7 ottobre – 20 ottobre 2017 “Future world art” Galleria Domus Romana - Roma

Esorinist saint Georges and the dragon

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e-mail: buzzi.art@gmail.com website:https://www.buzzipaola.com tel.: 349.58 15 224

ISABELLA CORCELLI

Corcelli Isabella, e nata a Torino. Fin da giovanissima ho sempre avuto la passione per il disegno e la pittura. Amo molto natura e gli animali da cui prendo sempre ispirazione. Ho cominciato da prima con il disegno a matita bianco/nero, poi con le matite colorate,

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da qualche anno sono passata alla pittura ad olio su tela. Ho frequentato per qualche anno il liceo artistico. Ho esposto le mie opere l’anno scorso in una galleria d’arte ad Udine e a Vinovo in piazzetta con altri artisti di Torino.


TOMMASO CUNEGATO cunegato88@gmail.com tel. 342.09 03 113 Tommaso Cunegato nasce a Schio l’8 agosto del 1988 e qui ottiene il diploma di maturità presso il Liceo Artistico “Arturo Martini”. Si trasferisce quindi a Venezia dove consegue il Diploma Magistrale presso l’ Accademia di Belle Arti. Già durante gli studi inizia la sua collaborazione con Artisti del panorama Internazionale ed ad esporre le sue opere in collettive. Con l’Artista Marco Nereo Rotelli collabora nel 2012 per la performance “Lo Stato Poetico” presso il Museo Ca’ Pesaro di Venezia. Nell’anno successivo, sempre con Marco Nereo Rotelli, partecipa alla performance in omaggio a Federico Fellini “Voglio una Donna” organizzata in occasione dell’evento OPEN in concomitanza della 70° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Sempre nel 2013 partecipa con 6 opere alla Collettiva “FEATURING” presso il Palazzo Toaldi Capra di Schio. Nel 2014 continua la sua collaborazione in ambito artistico in qualità di Mediatore Culturale presso lo Spazio Espositivo Magazzini del Sale (Accademia Belle Arti, Venezia) per l’esposizione dedicata a Guido Cirilli “Architetto dell’Accademia”. Lavora in qualità di assistente all’istallazione sonora di Marina Abramović “Ten Thousand Stars” presso la Mostra PROPORTIO tenutasi nel 2015 presso il Palazzo Fortuny di Venezia sotto la direzione della Axel &May Vervoordt Foundation. Partecipa nel 2016 a due mostre collettive, rispettivamente: - Palazzo Fogazzaro di Schio, “Il Vizio di Dipingere” a cura dell’artista Paolo Giaretta e dello storico Piero Casentini; - Mostra collettiva nella Sede di Atelier 3+10 di Mestre. Nel 2017 torna a Palazzo Fortuny in qualità di assistente dell’artista Sud Coreana Kim Sooja per l’opera “Archive of mind” all’interno della Mostrea INTUITION patrocinata dalla Axel &May Vervoordt Foundation.

estate - cm 40x50 - olio su tela

senza titolo - cm 88x140

Partecipazione all’esposizione d’Arte contemporanea “Abstract Expressionism & Informal Art” presso la Galleria Antonello da Messina di Legnano (MI) curata da Francesca Ramarony. Partecipazione con un’opera “senza titolo, olio su tela 134x171cm” al video musicale “La Rabbia” di Samuel (ex cantante dei Subsonica).

senza titolo - cm135x174 - olio su tela

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LORENZO CURIONI e-mail: curionilorenzo@tiscali.it tel. 340.97 24 174

Lorenzo Curioni, pittore brianzolo, intesse sulla tela un profondo rapporto tra l’uomo e lo spazio, una relazione per lo più giocata nell’habitat urbano dove la presenza umana traccia la sua storia e si affaccia facendo sentire i diversi ritmi della sua quotidianità o impregna di sé attraverso i segni del suo passato con cui ha imparato da sempre a coabitare. L’artista dipinge questa realtà complessa, ne conosce luci ed ombre. Inoltrandosi nelle sue periferie, facendosi largo tra gli interni dei suoi angoli più degradati od occhieggiando i luoghi deserti delle sue fabbriche dismesse si rimane catturati ascoltando il silenzio che ci investe e ci avvolge in un’atmosfera intrisa da questo inquieto legame uomo-spazio. Sono opere senza retorici rimpianti che ritraggono un mondo trascorso di intensa vita vissuta. Il novecento lombardo, con la sua rapida industrializzazione, ha lasciato un ricco bagaglio di fermenti, testimonianze, e nondimeno di arte, che arriva fino ai nostri giorni e con il quale il terzo millennio fa i conti. I pietrificati silenzi dei paesaggi urbani sironiani, le irrequietezze chiariste, i disagi e le speranze, che si vissero nell’epoca dell’inurbamento, si ritrovano in quella tradizione lombarda di cui Curioni porta i segni, naturalmente ormai lontani e rivisitati. In queste aree, che l’artista ricrea,viene tratteggiata la fine irreversibile di un’epoca e nel contempo ciò che appare in questa prima parte del terzo millennio: infatti gli

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spazi periferici , seppure anonimi, rivendicano una loro attuale identità collettiva, rivelano un loro modo d’essere all’interno di una tavolozza chiara fra gamme di grigi e celestini, terre tenui aranciate od ocracee, luci pacate e soffuse. I contorni delle cose sono leggeri, spesso al limite dell’accenno, mentre i piani cromatici si susseguono in profondità all’interno di una composizione di rigorosa coerenza. Da questi suoi quadri si esce con la sensazione di aver compiuto un viaggio fra i resti di un passato in via di sfaldamento e l’opera avvia il fruitore ad una riflessione quasi d’obbligo su quei luoghi intravisti chiedendosi quale fisionomia potrebbe avere un recupero dignitoso. La centralità del rapporto fra l’uomo e la macchina si è spostata altrove, in zone di altri quartieri dipinti dall’artista. L’arte di Curioni racconta l’uomo e il suo operato e vi affonda profonde radici ed è proprio questo che permette all’artista di sottolineare con continuità e fresca immediatezza l’attualità dei suoi paesaggi urbani. Sono scenari racchiusi da una sobria luce, tratteggiati con sottile lirismo e mossi da un’evocazione quasi magica.


DISCEPOLO GIRARDI e-mail: salvatore.destefano@alice.it tel. 349.28 96 503

Discepolo Girardi è nato ad Avellino nel 1963, risiede a Napoli alla via Luca Giordano 164. La sua formazione artistica ha i suoi albori presso la scuola d’arte del padre Vinicio, rinomato pittore della scuola napoletana del novecento. Si è laureato in architettura a Napoli e qui ha cominciato e continua la sua ricerca nel campo delle arti figurative senza disdegnare a periodi la scultura e le arti applicate. Ha partecipato a centinaia di concorsi di pittura in Italia ed all’estero riscuotendo successi , elogi dalla critica nazionale ed oltre 50 primi premi. Sue personali si sono tenute in enti pubblici e privati di diverse città italiane ed europee: Napoli, Roma, Foggia, Benevento, Ischia, Nizza, Lione ecc. Tuttora la sua presenza è permanente in diverse gallerie pubbliche e private. Si sono interessati alla

sua pittura critici ed esponenti del mondo culturale tra cui: G. Grassi, A. Calabrese, R. Zani, E.Treccani , G.A. Leone. , M .Vitiello, F.De Santis etc. riviste specializzate del settore : Il Tempo, Cronaca Politica, Il Mattino, Il Giornale di Napoli , Eco dell’arte moderna, Ciociaria oggi Ha illustrato con sue litografie e xilografie le pagine di racconti e poesie di scrittori e di alcune canzoni napoletane, inoltre ha realizzato murales per enti pubblici e privati in Campania ed Abruzzo. Ultimamente il suo impegno sta prendendo forma anche nella progettazione e realizzazione di elementi di design come elementi di arredo e pavimentazioni sia in ceramica che in altri materiali.

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FRANCO ERRENI e-mail: franco.erreni@libero.it website: www.francoerreni.it tel. 347. 11 89 886

Nato a Milano nel 1952, ha ereditato dal padre Sergio la passione per la pittura iniziando sotto la sua guida ad usare colori ad olio. Diplomato perito meccanico nel 1971 ha continuato, nei ritagli di tempo, a dipingere, cercando valide alternative al classico paesaggio a cui lo aveva iniziato il padre. Nel 1989 frequenta il corso di disegno, pittura e Storia dell’Arte organizzato dal Comune di Gorgonzola e tenuto dai maestri Loris Riva e Giorgio Carlassara, che è rimasto in ottimi rapporti col pittore.Nel 1991 vince il primo premio all’esposizione concorso della “Biblioteca Popolare del Volontariato” di Cernusco sul Naviglio. Dal 2008 al 2013 ha frequentato corsi di pittura e corsi di disegno dal vero presso la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA). Nel febbraio 2010 partecipa alla collettiva “Spaccato artistico 2010” organizzata dalla Galleria Ariele di Torino. A settembre dello stesso anno presenta le sue opere in una

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personale presso “Art e Caffè” di Trezzo sull’Adda. Nell’aprile 2011 partecipa, con i colleghi del NABA, all’esposizione collettiva “ Insoliti Percorsi”, presentando una serie di disegni realizzati con gessi Contè. Nel Maggio 2014, 2015 e 2016 ha partecipato alle collettive “Martesana” in Vaprio organizzate dal Lions Club. Nel 2014 e nel 2016 ha partecipato a collettive organizzate da “Galleria 20” di Torino. Nel 2015 è stato selezionato dallo storico e critici d’arte Dott. Giorgio Grasso per partecipare alla mostra collettiva internazionale, da lui curata, dal 2 Maggio al 31 Ottobre 2015, presso la centrale idroelettrica di Trezzo sull’Adda, in concomitanza con EXPO Milano. Nel Maggio 2016 ha partecipato alla collettiva “Contemporanea Ovest” presso la Galleria “Antonello da Messina” a Legnano (MI). Da due anni a questa parte ha cominciato a dedicarsi alla scultura.


GINA FORTUNATO e-mail: ginaeffestudio@alice.it website: www.premioceleste.it/Gina.Fortunato tel. 349.84 49 227

Gina Fortunato nasce a Spinazzola, in provincia di Bari, nel 1964. Fin da giovanissima ha sviluppato la sua naturale predisposizione per il disegno, ma con lo scorrere del tempo ha maturato la convinzione che l’arte va sperimentata in tutte le sue forme. Per approfondire la conoscenza delle molteplici forme d’arte si iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Bari, dove lo studio approfondito delle varie discipline l’hanno portata a perfezionare il disegno, l’equilibrio formale delle composizioni, lo studio e l’analisi del colore e le varie tecniche pittoriche, plastiche e scenografiche.

Gina ha lavorato molto eseguendo elaborati in locali pubblici e privati: esecuzioni pittoriche impegnative soprattutto se eseguite con una tecnica complessa e difficoltosa quale l’affresco. Colorista raffinata e sensibile, capace disegnatrice, alterna tecniche diverse in composizioni ben studiate ed equilibrate. Artista estrosa ed eclettica, esprime in diverse forme figurative i suoi linguaggi pittorici: dal ritratto al paesaggio, dalle composizioni di invenzione alle “nature morte”, fino a raggiungere uno stile personale di tipo astratto dove trova, con estrema convinzione, una dimensione totalmente confacente alla propria personalità.

Le diverse matrici della pittura figurativa europea sono state indubbiamente la sua fonte di ispirazione. Le prime opere della stessa, infatti, già ad un primo esame, denotano una ispirazione classica, insegnamento e base fondamentale nelle scuole d’arte e accademie di belle arti di anni addietro. Se oggi nelle scuole artistiche prevalgono indirizzi più sperimentali, finalizzati alla conoscenza dell’avanguardia contemporanea, è indubbio che per chi, come la FORTUNATO abbia voluto improntare un lavoro figurativo prettamente pittorico - decorativo, lo studio della tecnica classica tradizionale è di fondamentale importanza. Nei primissimi tempi del suo percorso artistico,

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ELISA FUKSA ANSELME e-mail: elisa.fuksa-anselme@orange.fr website: www.elisa-fuksa-anselme.com tel. 06 85 29 72 13

Elisa Fuksa-Anselme è nata a Parigi nel 1951. Vive e lavora in Savoia, Francia. Doctor in Plastic Arts, trasmette la sua passione insegnando fotografia fino al 2011 all’ l’Università Plastic Arts, Paris I, Panthéon-Sorbonne. Oggi si dedica interamente alla sua pratica artistica, dove unisce i suoi interessi in fotografia e pittura. Dall’invenzione della fotografia (1839) e del cinema (1895), la nostra memoria pubblica o privata è stata arricchita da numerose immagini fisse o animate. Chi non ha in soffitta, in fondo ad un armadio, una scatola, un album dove riposano queste “immagini”. Il materiale di partenza consiste in queste fotografie di dilettanti provenienti da album di famiglia o collezioni private che ci raccontano un altro tempo. Un primo lavoro in infografica è realizzato. Le carte stam-

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pate sono dopo elaborate e quindi incollate per essere dipinte con acrilico o olio. Queste tecniche miste scrivono un altro tempo... Elisa Fuksa-Anselme. Tecnica mista (collage di stampe digitali, inchiostro, matita, acrilico, olio) su carta da acquerello. Ultime mostre collettive dal 2014 : 2018 : “Dal Segno al Colore” Firenze / 2017 : Ecomuseo Urbano, Torino. La Fonderia, Roma. MACRO, Roma. Galerie Vaugelas, Aix-les-Bains, Savoie, France. Palazzo Opesso, Chieri / 2016 : Galleria 20, Turin / 2015 : Extraordener 2015, Paris. Galleria 20, Turin. / 2014 : Galerie Ruffieux-Bril, Chambéry. Galleria 20, Turin, Italie.


GIULIO GAMBERUCCI e-mail: gamberucci.giulio@alice.it website: www.premioceleste.it/giuliogamberucci tel. 340.56 83 133

Paesaggio RGB1

Rivela la figura e il paesaggio iperreale, e poi sembra anticiparne la scomposizione, in una caduta appena accennata di gocce “dripping”, o in spatolate più dense di colore, ma anche di non-colore, vere portavoce di un dramma ignorato nel virtuale del quotidiano. Vedute post industriali o volti in primissimo piano, la pittura di Giulio Gamberucci, sembra confrontarsi, con eleganza, maestria e con un profondo senso del proprio tempo, con il ricorrere lirico e inarrestabile del vero protagonista: il vuoto. L’allestimento espositivo è in scala di bianchi e di neri, fino alla totalizzazione sfumata del grigio, coinvolgente per l’impatto rocambolesco della dinamica interna delle opere e nell’ipnotizzante pannello installativo dei volti reiterati di “vuoti a perdere”. Maschere irreversibili, causa ed effetto di una “retrostante” voragine interiore.

Il paesaggio “atteso” non ha solarità. E’ sublime, ma crepuscolare in una luce post-bellica, allietata da qualche sintetico riverbero remoto, o dalla freccia familiare e a prima vista rassicurante del tasto “play” di un video, che ne attualizza anche il codice di comunicazione. Forse chiave interpretativa di tutta l’esposizione, il web esplicitato o sotteso, è amplificato nei suoi effetti perversi e finali sul passato recente e già improvvisamente remoto e simbolico. Pittore del silenzio come Hopper, Gamberucci restituisce gli effetti post ‘post moderni’ di un ambiente sintetico che sgancia le emozioni dall’immedesimazione reale ed empatica della sofferenza. Un grande spettacolo, ma con una grande assente: l’anima. Elena Capone

Paesaggio RGB2

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STEFANO GENZONE e-mail: stegenz91@hotmail.it tel. 328.56 90 983 website: stefanogenzone.blogspot.com

Le mie attitudini sono per lo più rivolte verso il settore dell’arte, con particolare attenzione alla pittura spaziando fino alla grafica. Gli anni successivi alla laurea ho maturato un’esperienza nel settore commerciale dove ho avuto la possibilità di imparare dei meccanismi fondamentali di vendita. Successivamente sono stato assunto come grafico (tirocinante), presso un’azienda che si occupava di moda. Per i successivi 5 mesi e mezzo ho collaborato con associazioni

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regionali e comunali per l’ideazione di grafiche da istallazione e di progettavo cartelloni pubblicitari (contratto a progetto). Fine aprile 2016 ho intrapreso un percorso come CDN (scuola di formazione per allievi in carriera), presso il colosso della GDO: Esselunga spa. Successivamente mi sono occupato della gestione reparto campioni presso “Ceramiche Ascot”.


DOMENICO LASALA e-mail: lasaladomenico@virgilio.it tel. 320.93 21 564 “Pittura, scrivere la vita” (greco antico) Per Domenico Lasala la rilettura degli antichi classici e lo studio degli ulteriori passaggi artistici avvengono alla luce degli sviluppi internazionali contemporanei. Ne deriva un’interpretazione personale in cui le ambientazioni all’aperto e gli interni colpiscono per la loro essenzialità: i paesaggi rammentano vagamente il rigore dell’ultimo Carrà e le architetture urbane fanno pensare alle solide costruzioni sironiane, ma il tutto si presenta come un fondale cristallizzato in una struttura arcaica da cui, da un momento all’altro, si possono dischiudere delle quinte teatrali. I personaggi, enigmatici alla stregua di quelli di Piero della Francesca e torniti secondo l’insegnamento masaccesco, si inseriscono in una ritmica di incastri senza tradire emozioni, offrendosi come figure topiche, spesso sotto le sembianze di musici e cantori. Non è da dimenticare che la musica nella trattatistica classica possedeva uno spessore sapienziale in seguito smarrito e l’artista evoca, quasi fosse un magico antidoto, questo antico e vitale collante sociale per farne dono ad un mondo pervaso da un’anonima e drammatica frenesia.

musici - 2011 - olio su tela - cm50x40

nel mistero di un mondo di vibrante marca razionale, lontana da razionalismi e da languenti aridità semantiche e di sentimento. Di certo è facile cadere in ingenue nostalgie e mitizzazioni del passato. Così pure mi pare distruttivo abbarbicarsi ad un sogno lontano alla ricerca di una storica ripetizione tra l’apollinea luce della ragione e la dionisiaca ebbrezza, con una disperante ricerca nietzscheana. Al di là di formule perfette, restiamo in questo difficile presente senza però privarci della suggestione che “il bello”, in senso pieno, ci lascia trapassare silenziosamente per mezzo dei secoli. Già così fece, a suo modo, il quattrocento che Domenico Lasala guarda con occhi particolari. Su questo fascino influisce, credo, anche quella luminosità cromatica che vivifica la prospettiva e che intride spazio e tempo di colori intensamente puri, saturi e magnetici, così come sono stati scoperti nei restauri. La tavolozza lasaliana evoca la limpidezza di quella atmosfera colorata e i suoi luoghi e le sue stanze animate, ci trasportano in scenari, oppure in ambienti, dove suoni, danze, rapporti, perfino il sonno, non vengono sbarrati da mura di solitudine. e figure umane del pittore emergono tramite un leggero chiaroscuro; non ci sono ombre portate e lo spazio diventa “assoluto”, percorso da una sonorità silenziosa. Giovanna Arancio

le musiciste - 2011 - olio su tela - cm50x40

Quando si accenna alla musicalità antica come parte integrante del corredo sapienziale vanno sia ricordate le sue origini razionali che legano la bellezza con l’armonia, la misura , l’equilibrio, la perfezione e l’ordine sia non possono essere passate sotto silenzio le profonde radici del pathos che apporta all’insieme tono e vigore grazie alla forza espressiva e drammatica che lo costituisce. Intuire questo nesso che alimenta la cultura antica, animandola con una sua saggezza di verità vuol dire avvicinarsi alla comprensione della natura complessa che sostiene la potenza di quell’arcaica e vitalissima filosofia del bello. Le arti ne fanno parte esternandosi in una esperienza collettiva, al contempo ricca di contrasti ammessi e ricomposti, tragici e coreutici, intensi e catartici nello stesso tempo. La dismisura, anche il caos ha un suo senso, nella magia e

il musicista errante - olio su tela - cm30x40

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MARCO LONGO e-mail: longo.m@aruba.it website: www.premioceleste.it/marc.longo tel. 339.26 69 414

Marco Longo è nato a Torino il 27/11/56. insegna disegno e pittura presso lo studio” Ricerche Visive di Torino”in via Giulia di Barolo 12 Diplomato al liceo artistico, ha frequentato l’Accademia Albertina, diplomato alla “scuola Internazionale di

grafica”a Venezia. Dal 1978 al 1994 fa parte della cooperativa “arti visive “di Torino. Partecipa a numerose mostre personali e collettive. Nel 2004 riceve il 1° premio concorso pittura “Città di Novara”

Marco Longo con somma poesia crea i suoi riflessi di strada: periferie e scorci della città raccontati attraverso i riflessi dell’acqua. Sono luoghi luoghi urbani e periferie dai

viali alberati solitari completamente infradiciati dalle piogge, dalle strade asfaltate e bagnate percorse da sparute automobili che ordinate viaggiano con le luci accese. L’acqua crea un mondo riflesso, un mondo doppio dove i lunghi filari di alberi lungo il ciglio delle provinciali si riflettono silenziosi sull’asfalto ed i guard rail e i palazzi inseguono il procedere delle automobili. È una realtà fatta di pioggia e di umida consistenza, in cui la presenza umana è solo suggerita dalle automobili. E poi i suoi palazzi che Longo ritrae in primo piano e che con le loro vetrate raccontano il mondo circostante. Sono città riflesse. In questa realtà quasi monocromatica, dove lo sfondo sembra sfumarsi con l’incanto della memoria e il grigio diventa colore dominante, l’artista taglia l’orizzonte e il cielo, che si vedono solo nei riflessi delle pozzanghere e delle vetrate. Con sottile malinconia ci immerge nella poesia dell’acqua e della memoria, della strada e della silenziosa ed ordinata umanità che vive le periferie delle città.

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Emanuela Fortuna(catalogo Urban Soul Exibition Projet 2014 10-25 Maggio Novara)


CLARA MASTRANGELO e-mail: claramas@hotmail.it tel. 347.76 40 799

Clara Mastrangelo, pittrice rivolese, sin dagli esordi si dedica ai paesaggi e alla natura, sperimentando l’uso di oli spessi in una pennellata densa di contrasti luminosi. Sono i primi esperimenti di colore e di forma che esprimono già la volontà di trasmettere il proprio sentire tramite l’accostamento e la sovrapposizione di tinte calde e luci intense. Attraverso la pittura “en plein air” definisce meglio il suo stile portando avanti la sua poetica impressionista, a tratti macchiaiola, formata da attimi colti e fissati sulla tela in una pennellata sempre più decisa e consistente. Clara Mastrangelo vuole cogliere con freschezza e immediatezza gli effetti di luce che la visione diretta fornisce. Scruta la natura con attenzione, indaga il paesaggio e tutto ciò che la circonda cogliendo l’istante per trasporlo sulla tela con

una tavolozza materica e brillante. Utilizza sempre più colori densi e pastosi che creano e vitalizzano i volumi trasmettendo la sua percettiva interpretazione della realtà. Attraverso la consistenza della pennellata, energica e vibrante, Clara suscita l’emozione di quel momento, di quell’attimo colto fugacemente nella frenesia quotidiana ed ecco che luci calde e morbide si riflettono su superfici acquose o compaiono prepotenti nei paesaggi invernali e negli scorci di borghi. La sua pittura è un confronto continuo con il suo animo, un viaggio esplorativo dentro se stessa nell’intento di condividere la bellezza luminescente della natura in quell’attimo. Nicoletta Balani

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ENRICO MEO mail: enricomeo@libero.it tel.: 346.85 54 667

Dice bene il critico Gianfranco Lambrosciano quando, a proposito di quest’artista, parla di “pluridirezionalità che spiazza e disorienta”. L’inevitabile influsso avanguardistico, evidente fin dalla prima occhiata alle opere, ha generato uno stile composito, nel quale si identificano tracce della Pop Art (di cui Tilson fu una figura leader) , ma anche dell’arte concettuale(intesa come ricerca nell’opera della logica più che del piacere estetico), e ancora del cubismo e del surrealismo. Non mancano, tuttavia, tracce di influssi provenienti da altre epoche, come l’arte bizantina, riconoscibile nei tratti del volto e specialmente gli occhi di certi personaggi, così come nell’uso ricorrente di alcuni colori, tipici del suddetto filone (il rosso, il blu o il verde…), e nella simbologia ad essi collegata. Il significato dei dipinti, tuttavia, è tutt’altro che immediato, così come la collocazione spazio-temporale dei soggetti, confinati in un altrove surreale nel quale non esistono punti di riferimento. Ora circondati da una fitta boscaglia, ora sospesi sulla vetta di un mon-

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te, ora immobili al centro del deserto... essi ci appaiono bloccati in un non-luogo che potrebbe essere luogo dell’anima, paesaggio interiore nel quale l’osservatore è furtivamente invitato ad entrare, per comprendere cosa vi si cela. E’ come se l’artista invitasse il non-artista, l’uomo comune, a cambiare prospettiva e a guardare la realtà da un punto di vista nuovo, quello appunto dell’occhio interiore, per scorgere significati prima sconosciuti. C’è una sorta di mistero inespresso che aleggia sulle opere di Meo, un senso inesplicabile che, come un déjà vu, scatta immediatamente alla vista dei soggetti, ed induce a ricercare, senza trovarlo, un ricordo o un significato negli anfratti dell’anima. Per dirlo ancora con Lambrosciano, è necessario “soggiornare” nell’opera, “trovarvi, per così dire, dimora e sostarvi come in una grotta in religioso raccoglimento fino ad arrivare, se possibile, ad ascoltarla.” Laura Giacobbe


ANNA MOSTACCI mail: filidombra@tiscali.it tel.: 347.49 78 456

Diplomata al Primo Liceo Artistico di Torino nel 1969, allieva di Casorati, Terzolo e Chessa, regista attrice e pittrice, ha fatto parte dal 1976 al 1981 della Cooperativa della Svolta di Torino e dal 1981 al 2006 della compagnia “Teatro del canto di Torino”.Specializzata nel Teatro d’ombre e nella ricerca del Colore nell’Ombra. Dal 2003 ad oggi par-

tecipa al Progetto Europeo MUS-E – laboratori Artistici x l’infanzia – con Laboratori di Teatro d’Ombre che creano storie a partire dai personaggi che popolano le opere di MIRO’ e di Paul Klee Nel 2008 Mus-e - Regia spettacolo THOT nel Museo Egizio di Torino, in collaborazione con la RAI. Tale progetto ha prodotto un DVD.

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SARKA MRAZOVA mail: info@sarka.it website: www.sarka.it tel.: 340.62 60 221

Figlia d’arte, nata a Ostrov nad Ohri (Rep. Ceca), si è presto trasferita con la sua famiglia nella vicina Karlovy Vary, affascinante città termale. Ed è li che fin da bambina frequenta la sua prima scuola d’arte che, unitamente ad un ambiente familiare ricco di fermenti artistico culturali, ha plasmato e profondamente influenzato la sua vena creativa. La famiglia deve però tornare a Praga, sicché Sarka ha conseguito la maturità classica con formazione artistica presso il locale liceo, trasferendosi poi in Italia, dove dal 1985 vive e lavora. Dal 1995 ad oggi ha partecipato a numerose mostre collettive sia in Italia che all’estero ed è stata apprezzata in importanti mostre personali. Sàrka è vissuta in un contesto culturalmente e artisticamente vivace e ciò ha di sicuro contribuito al formarsi della sua cifra stilistica, delicatamente lirica. Le influenze della sua pittura sono di origine mitteleuropea, il suo artista preferito, non a caso, è Friedrich Hundertwasser, propugnatore di un rapporto autentico con l’ambiente e la vita. Tecnicamente predilige l’accostamento di colori complementari e di effetti “caldo-freddo”, le forme tendono alla semplificazione e la composizione è geometrizzante.

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La poetica rammenta i paesaggi della sua memoria, ricreati come una narrazione chagalliana che lascia emergere metafore del suo inconscio, tradotte in fresche e vivide scene dell’infanzia e della natura dei luoghi nativi. La concezione estetica di Sarka rifugge da una falsa arte provocatoria, rappresentativa in modo pedante del grigiore quotidiano, sviluppando in alternativa il suo mondo fantastico e ridando dignità all’opera d’arte. Giovanna Arancio


SANTO NANIA e-mail: santonania55@gmail.com website: www.santonania.it tel. 333.39 89 131

Santo Nania, pittore di formazione figurativa, ha frequentato il Liceo Artistico e la scuola d’Arte del Castello Sforzesco di Milano, ha sempre trattato immagini che emozionalmente sentiva di rappresentare, con l’associazione di tecniche e valori di ricerca che accompagnano la sua scelta di vita, cioè quella di vivere questo mondo misterioso che è l’Arte con lo studio e la ricerca che porta a valorizzare quei valori di interpretazione che danno all’Artista un DNA individuale.Il Pittore Santo Nania è Presidente e Insegnante di Disegno e Pittura presso l’Associazione creata da lui nel 1980 e denominata “Antonello da Messina”, in memoria del grande pittore Siciliano, con sede in via Della Vittoria, 44 a Legnano, con scopi e finalità culturali.Negli ultimi 25 anni ha scelto di percorrere la Pittura Informale, come mezzo di espressione e di interpretazione altamente individuale, dove la propria libertà interiore viene messa in risalto dal segno, dal gesto e dalla ricerca coloristica che ogni volta riesce a mimetizzare il tuo stato d’essere. Valorizza sapientemente gli spazi tonali, con attenta valutazione sugli equilibri e stabilità dell’opera. Ogni intervento gestuale scandisce la disposizione della formazione del dipinto, per creare quella giusta sintonia tra materia e spiritualità. Osservare un’opera informale non per capire ma per scoprire un nuovo mondo interiore capace di trasmettere emozioni.

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SONIA PICCIRILLO mail: soniapiccirillo@hotmail.it tel 3488737304

Sonia Piccirillo è nata a Torino nel 1972, dove vive e lavora. Ha conseguito nel 2001 il diploma di Accademia di Belle Arti frequentando il corso Decorazione ( cattedra del Prof.Nino Aimone) La sua ricerca pittorica è improntata maggiormente sull’ interesse per il colore e la gestualità, sul bisogno di raccontare la propria quotidianità offrendo immagini atemporali, oniriche, prive di regole prospettiche.

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ADRIANA CAFFARO RORE

Nata a Torino, sempre vissuta immersa nei vapori sublimi emanati dalla pittura del padre Mario ha iniziato a dimostrare sin da piccola una predisposizione per questa forma di arte. Dopo gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti di Torino ed il continuo studio in compagnia del padre ha fondato nel 1986 la sua scuola di pittura intenta a riscoprire i valori del passato. Dal 1996 al 1997 ha venduto presso la casa d’aste La Rocca di Torino diverse copie di opere del Caravaggio. E’ tra i “Centodiciotto” artisti in esposizione permanente

nella Biblioteca di Moncalieri ed è anche in esposizione permanente, con le opere del padre, a Palazzo Vittone di Pinerolo. Ha vinto nell’anno 2000 il premio per l’acquerello all’Abaco d’Oro

e-mail: info@adriana-caffaro-rore.it website: www.adriana-caffaro-rore.it tel. 339.74 82 619

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GRAZIELLA VALERIA ROTA

e-mail: rotagraziella@gmail.com studiograz2@yahoo.it Skype: studiograz opp. genteadriatica tel . 338 9816181

Nata a Trieste città dove vive e ha il laboratorio d’arte e l’ufficio promoter e insegnamento. Dopo gli studi di tecnica professionale con frequenza universitaria di psicologia Milano; arte a Bologna e di artigianato (officina su rame Franzot a Gradisca d’Isonzo-GO)ha svolto attività in campo antropologico e dell’etnomusicologia; ha proseguito nell’arte visiva e nello spettacolo e praticato negli anni diverse professioni apprendendo, attraverso specifici corsi statali e privati di specializzazione in canto, chitarra, pratica della ricerca di tradizione orale con De Martino (MI); nel disegno e incisione, arte della pergamena, in scrittura creativa; si è occupata anche di formazione\ istruzione e di informazione sociale del no profit. Per molti anni ha fatto parte del gruppo d’acquaforte della Scuola C.Sbisà di Trieste. Attualmente insegna le pratiche di incisione su diversi materiali nella Scuola d’arte internazionale extracurriculare della UN.IN.T. a Trieste e Arte terapia in Gente Adriatica FVG. Attualmente fa parte dell’associazione transnazionale Žene Europe - Donne d’Europa - Ženske Evrope - Women of Europe“, si occupa della progettazione e organizzazione di eventi e rassegne d’arte nelle aree di confine. Presiede l’organizzazione Gente Adriatica FVG e promuove il gruppo ArteVita della scuola europea di ricerca artistica. Dal 2012 ha ideato ed è parte di Espansioni Arte dove ne promuove gli eventi pubblici durante l’anno con le associazioni in rete. Nel 2018 è parte fondatrice del B.I.D. (Biennale Internazionale Donne) di Trieste nel Progetto di sviluppo di siti e attività nel Porto Vecchio con Italia Nostra.

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ANNAMARIA RUSSO mail: annamaria15russo@gmail.com tel.: 340.33 54 502

Anna Russo è un’artista figurativa che lavora da tempo esponendo all’interno del mercato dell’arte. Si iscrive al corso di disegno e pittura presso l’ Accademia Albertina delle Belle arti di Torino . Successivamente nasce il desiderio di scoprire la figura umana e si iscrive alla scuola di nudo presso l’Accademia Albertina di Torino, presieduta dal prof.Barovero e Fanelli, dove si dedica non solo allo studio del disegno e della pittura ma anche alla storia dell’arte e all’analisi delle diverse tendenze e stili. Apprende l’arte incisoria nella quale è ancora oggi molto attiva e per la quale ha ricevuto vari riconoscimenti alle mostre della città di Saluzzo..

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UMBERTO SALMERI e-mail: umbertosalmeri@virgilio.it website: www.premioceleste.it/artista-ita/idu:2550/ tel. 389.20 07 013

Umberto Salmeri vive e lavora a Roma. Dopo aver vissuto le prime esperienze nell’ambito del neoespressionismo e dell’informale, si è orientato per una esigenza spirituale verso i Maestri del Due-Trecento, sviluppando in modo del tutto personale un concetto pittorico di carattere neometafisico. Successivamente rivolge il suo interesse all’elaborazione informatica dei dati visivi, mixando tecniche digitali con tecniche tradizionali (olio e acrilico su tela). Negli ultimi tempi si registra nella sua opera un ritorno, seppur rielaborato dal linguaggio digitale, alla tematica mistico-psichedelica dei primi anni ’90. L’autore peraltro è stato sempre impegnato nello studio delle dottrine orientali ed esoteriche ed al riguardo ha pubblicato nel passato un opuscolo con le Edizioni Serarcangeli intitolato “La Compagnia dei Siderali”. L’operetta è stata anche divulgata personalmente tramite YouTube sull’apposito canale “umbsalmeri01”. Esteriorizzare con le parole quello che si prova ascoltando un brano musicale è forse descrivere troppo freddamente quella pioggia di calde emozioni che ci investono, ma rappresentarle con dei colori ed un pennello è prolungare ancora per un attimo quel piacere così effimero. Questo ha fatto Umberto Salmeri, giovane artista romano, in queste tele ispirate a brani musicali di gruppi pop-rock degli anni sessanta. J. Hendrix, Cream, Pink Floyd, Vanilla Fudge, Iron Butterfly, tutti gruppi di grande successo e non ancora tramontati per l’attualità dei loro testi e labellezza coinvolgente della loro musica. Musica che a tratti è violenta, risoluta, rivoluzionaria ed a tratti è carezzevole, inti ma, proprio l’espressione degli anni sessanta, anni di gran di capovolgimenti nella ricerca della libertà in tutte le sue forme, in un disperato bisogno di spazio e di espressione. (Dalla Mostra “Cinque Fiori Psichedelici” testo critico a cura di Lorella Giudici)

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RENZO SBOLCI e-mail: racconti47@hotmail.it tel. 340.25 43 732

“Se Ingres ha posto ordine alla quiete, io vorrei, al di là del pathos, porre ordine al movimento”. Ernst Paul Klee, grande interprete dell’astrattismo, intendeva l’arte come un preciso discorso sulla realtà, e non solo come “riproduzione” della realtà. Questo pensiero nitido e complesso, assolutamente sincero, è la via che Sbolci percorre da sempre. Abbandonate le tele e gli oli, ha trasportato il suo mondo, o meglio, la sua visione del mondo e della realtà coniugata attraverso l’astratto, sulla tavola lignea, sagomata e lavorata come fosse materiale plastico. Forandola come fece Fontana con le tele, muovendone bordi e superfici interne alla ricerca della plasticità, non stando nella volumetria di un Mastroianni ma cercando quel connubio tra pittura e scultura e rapporti dimensionali che fanno divenire le sue opere e i suoi Totem una “terza via” espressiva. L’olio ha lasciato il posto al pastello e alla matita acquerellabile, utilizzati con maestria e leggerezza, con intensità o delicatezza, e con un risultato astratto e di profondità di segno molto interessante.

La matericità ha lasciato posto a campiture di stratificazioni cromatiche leggere che senza spessori arrivano a evidenze coloristiche anche intense quando non urlate, oppure al contrario molto tenui, e in ogni caso sempre elaborate in modo astratto. Le definizioni e le separazioni delle campiture cromatiche nette, effettuate con tratti neri o molto scuri sia abbozzati che marcati, i volumi ascritti a piani di composizione e di lettura, l’iterazione di segni e segmenti, la successione di linee curve e spigolosità, le alternanze di gamme estese di cromie: tutto contribuisce a restituire profondità e dinamismo alle tavole senza mai perdere di vista ricerca e riproposizione della personale interpretazio

ne dell’astratto che Sbolci persegue. Al fruitore le opere di Sbolci offrono così uno straordinario risultato di lettura, che vede sviscerato ed esaltato tutto il senso della ricerca di quel “movimento ordinato del caos” e il dialogo che l’artista compie nell’incontro-scontro tra pieni e vuoti, tra assenza e essenza, tra interno ed intorno. Un dialogo sentito e profondamente vissuto e sofferto, ma esposto in maniera gioiosa, “danzando” sulla tavola lignea come a volteggiare sul palcoscenico della realtà. Un confronto teso e costante, sincero e colmo di domande sulla realtà che lo circonda o che lo colpisce e sulla Vita nell’accezione più vasta del termine, con spunti improvvisi, riflessioni, punti interrogativi, dubbi che Sbolci esprime con sincerità, sdrammatizzando con la sua ironia toscana le brutture, e in definitiva materializzando in Arte il suo personale pensiero di Uomo ed Artista. Torino, il 25-01-2018 Michele Franco

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CARLA SILVI e-mail: carlaerbi@libero.it tel. 333.44 14 541

I lavori di Carla Silvi si distinguono per la ricercatezza così come per la calma attenta e riflessiva che sottendono, in altre parole per la capacità di “mestiere” sostenuta da una poetica intimista. La sua pittura di genere, in particolare le nature morte, ma non solo, è caratterizzata da una elaborazione personale mai ripetitiva e da un’atmosfera che effonde luce sulla tela introducendo nel suo mondo, nei suoi “racconti”. Le rappresentazioni rispondono ad una rigorosa volumetria e ad una particolare sensibilità tonale supportata da una robusta trama compositiva e da una equilibrata disposizione dei campi di colore. All’interno di un contesto naturalistico, si avverte la perizia nel disegno e il suo soffermarsi sui dettagli senza che si perda l’equilibrio dell’insieme mentre la ricchezza di delicate sfumature completa il quadro, preservato da rigidità formali. A Carla Silvi piace sperimentare, nell’ambito figurativo, le diverse tecniche: olio, acquerello, tempera, tempera all’uovo, quest’ultima, molto usata durante il Rinascimento, piace specialmente per la bellezza dei suoi colori. La pittrice ci comunica una visione serena, inerente agli stati d’animo che vive, e contagia una sorta di benessere interiore. Dalla pittura all’incisione: i lavori ci mostrano un’artista con gli occhi vigili e sempre pronta a recepire nuovi stimoli. Tra gli artisti che hanno influenzato la sua pittura è da annoverarsi Courbet a cui si è ispirata per un dipinto che rappresenta una merenda tra l’erba, un lavoro luminoso e vivace.

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“Crearsi un atelier libero..In tal modo la natura e la società intera passeranno sotto i vostri occhi nella loro infinita varietà”.Gustave Courbet Giovanna Arancio


ROBERTO VIONE e-mail: roberto.vione@gmail.com tel. 328.21 23 245

nato a Torino il 30 aprile 1954 Diplomato al Liceo Artistico di Torino. Allievo di BEPPE DEVALLE, nel 1970 collabora con il Maestro nella ricerca concettuale per la realizzazione di una grande opera di pittura-scultura sulla scia dell’opera African Tree, e porta a casa dallo studio i compiti per “giocare con i colori” fino al trasferimento del Maestro Devalle a Brera. Attore, autore di testi teatrali e pittore. Dal 1976 al 2004 lavora in laboratori di arti figurative ed espressione pittorica nelle scuole di Torino (coop.Della Svolta, Teatro del canto, Teatro in Rivolta, Progetto Mus-e). Dal 1978 al 2004 collabora con alcuni gruppi teatrali storici di Torino e contribuisce a fondarne altri, lavorando nel frattempo come mimo lirico e acrobata al Teatro Regio di Torino. Primo premio al concorso di Pittura La Radice d’Oro di None (TO), maggio 2017, con il quadro “Scacchiere” Secondo premio fotografia al San Saturnino, En Plein Air, città di Susa, 20 maggio 2017. Esposizione artistica Libera L’Arte nel centro storico di Bussoleno (TO), agosto 2017.

Mostra concorso Premio Byron città di Terni, 13° Edizione, Ott. Nov. 2017. Christmas Art Expo di Torino all’EcoMuseoUrbano dicembre 2018 Mostra collettiva “LeMisureNonContano” hotel Neapolis NAPOLI gen.feb.2018 Mostra Personale nei locali della gastronomia “I sapori di Gea” a Bussoleno, maggio 2018. Nel frattempo passa molto tempo in India e in Nepal a riempirsi gli occhi di colori. Quando durante una visita a Brera, Bepp gli chiede se ha continuato a dipingere, risponde che ha continuato a fare teatro ricordando il comune amore per Beckett e a studiare i colori a osservare KLEE ovunque possibile ed a dipingere solo per se stesso, che la sua anima era l’anima del viaggiatore, con il bisogno di riempirsi di immagini. La paura era quella di vendere una parte di sé e quindi correre il rischio di diventare una persona diversa.L’immagine che diventa merce, la merce che diventa spettacolo, spettacolo e immagine che diventano inganno. Guy Debord. Invenzione, denuncia o illusione...

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Paestum celebra la tomba del tuffatore

Nel cinquantenario della scoperta della Tomba del Tuffatore, il Parco Archeologico di Paestum organizza una mostra che inserisce la tomba più famosa della Magna Grecia in un percorso fatto di materiali archeologici e opere moderne, da Guido Reni a De Chirico. L’obiettivo della mostra, curata dal direttore Gabriel Zuchtriegel, è di “spiegare perché la tomba, oggi come oggi, non si spiega”, come annuncia la guida-catalogo. Gli oggetti archeologici e le opere moderne esposte in mostra raccontano come sin dal Settecento nuovi scavi e scoperte, ma anche correnti artistiche e ideologiche hanno creato il presupposto per una delle controversie più accese dell’archeologia: quella sul significato dell’immagine del tuffatore, che ancora oggi è del tutto aperta. Per l’occasione si apre al pubblico il “Giardino di Hera” alle spalle della Sala Mario Napoli che ospita la Tomba del Tuffatore - realizzato in occasione dell’ampliamento del Museo firmato dall’architetto Ezio De Felice e inaugurato nei primi anni ‘70. Grazie al contributo degli Amici di

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Paestum, il Giardino è stato riqualificato ed è stato realizzato anche un orto archeo-botanico con piante tipiche del territorio e un percorso didattico che metterà in evidenza il rapporto tra le piante e l’archeologia. dal web Dal 03 Giugno 2018 al 07 Ottobre 2018 PAESTUM | SALERNO LUOGO: Museo Archeologico Nazionale TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 0828 81 10 23 E-MAIL INFO: pae@beniculturali.it SITO UFFICIALE: http://www.limmagineinvisibile.it


ARTE DIGITALE

- Si fa un gran parlare dell’ARTE DIGITALE che, ormai ha assunto un ruolo di prestigio e di grande comunicativa sia in Italia che all’Estero. Eppure il fenomeno di diffusione cui noi oggi assistiamo, trova le sue radici nei lontani anni ‘50 a venire col nome di’’ COMPUTER ART’’ ad opera dell’americano BEN LAPOSKY e di MANFRED FRANK, che la proposero, inizialmente, quale ‘’sperimentazione’’ con scopi matematico-architettonici sviluppabili in forme e geometrie più varie mentre, come la intendiamo oggi, nasce e si afferma, con sempre maggiore diffusione, negli anni ‘60 proprio sotto il nome di Digital Art, seguita dalla Mail ART per definire chiunque operasse sapientemente in –rete- Sicchè, negli anni’80, rappresenta cfortemente un preciso aspetto della contemporaneità in grado di realizzare ottime espressioni visive accostandosi meglio alle esigenze dell’uomo d’oggi’. Ciò ha suscitato

tuttavia una sorta di quasi distacco professionali da quanti, sostenitori e fautori dell’Arte con pennello, la rifiutano e la criticano con vero e proprio sdegno( da indagine effettuata al riguardo) ritenendola una sottoespressione del buon modo di produrre IMMAGINI IN TAL CAMPO, priva affatto di un qualsivoglia coinvolgimento u.m.a.n.o, psicologico ed emotivo; spersonalizzante e del tutto fredda. Insomma qualcosa che avrebbe ben poco da dire. E’ questa che io chiamo’’ CONTRART’ ovvero la lotta,he ne deriva poichè è lapalissiano lo scontro , a quanto pare, con quella moderna. Ricordiamoci però ch’è assurta ad ARTE visiva anche la FOTOGRAFIA che, fra le 2 precedentemente menzionate, a mio avviso, se non più fredda, resta sicuramente più piatta e meno viva, nonostante i contenuti altrettanto umani. ANNA BARTIROMO.

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Modigliani alla Reggia di Caserta

Dal 4 maggio al 31 ottobre 2018 nella Reggia di Caserta ci sarà una mostra multimediale dedicata ad un grande artista , Modigliani Opera, organizzata proprio dalla Fondazione Amedeo Modigliani. Anche questa mostra sarà un vero e grande spettacolo multimediale che unirà la comunicazione cinematografica e teatrale con originali animazioni 2D e 3D con riproduzioni a 360°, proiezioni in 4k, motion graphics, videomapping, sound design, luci. Un vero viaggio multisensoriale che riuscirà ad immergere il visitatore nella vita e nel contesto storico-artistico di Amedeo Modigliani tra suggestioni visive e sonore. La mostra è infatti articolata in quattro sale: un laboratorio didattico, una sala con visori VR, una con ologrammi in 4k e l’ultima sala dalla quale si accederà ad un’arena

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con schermo a 360° sul quale sarà proiettato un docufilm immersivo che ripercorrerà la vita e le opere di Amedeo Modigliani. Modigliani Opera non è pertanto una mostra statica in cui vedere riproduzioni di opere ma una vera e propria realtà artistica al passo con i tempi che coinvolgerà attivamente il visitatore e lo renderà parte integrante del percorso espositivo. Un vero e proprio viaggio multisensoriale che immergerà il visitatore nella vita, nelle opere e nel contesto storico-artistico di Amedeo Modigliani. ( dal web) Modigliani Opera dal 4 maggio al 31 ottobre 2018 nella Reggia di Caserta. tutti i giorni, escluso il Martedì, dalle ore 08:30 alle ore 19:30.


L’opinione di Letizia Caiazzo AMEDEO MODIGLIANI “ l’ artista maledetto “

Per la sua vita bohémien,era visto come un artista maledetto,sempre in contrasto con il presente ma sempre rivolto al passato e al futuro. Ciò lo si evince leggendo queste poche righe di una sua lettera scritta nel periodo giovanile : “ l’uomo che dalla sua energia non sa continuamente sprigionare nuovi desideri e quasi nuovi individui destinati per affermarsi sempre e per abbattere tutto quello che è di vecchio e di putrido non è un uomo, è un borghese, uno speziale, quel che vuoi». Oggi il suo nome è conosciuto in tutto il mondo e la sua arte fatta prevalentemente di figure femminili rapisce l’animo di chiunque la vede. Modigliani però, non ha mai goduto di fama durante la sua breve vita fatta di trasgressioni e avversione per la società che lui riteneva perbenista e ipocrita. Sicuramente,così come è accaduto a tutti gli artisti afflitti dal “male di vivere “ è vissuto nell’isolamento e il suo mondo interiore resta ancora avvolto nel mistero. Non è un artista omologabile ,il suo stile inconfondibile gli ha permesso di realizzare opere che raffigurano figure

umane stilizzate con tinte intense che si armonizzano pienamente con linee, lasciando intravedere chiaramente le emozioni e l’umanità delle stesse. Muore all’età di trentasei anni lasciandoci il suo ardore contenuto, il suo malessere, la sua originalità nelle sue splendide opere. Concludo invitandovi a conoscere più profondamente non solo l’Arte ma anche la vita tribolata e difficile di Modigliani riportando un pensiero di Vlaeminck “ Ho ben conosciuto Modigliani; ‘ho conosciuto affamato, l’ho visto ubriaco e l’ho visto abbastanza ricco. Mai l’ho visto mancare di grandezza … Mai ho sorpreso in lui il minimo sentimento basso … Ora che tutto è imbellettato e azzimato, ora che si crede di poter sorpassare la vita, dove tutto è super, da supertassa a surrealismo, alcune parole perdono il loro vero senso. lo non so più usare le parole arte, artista. Ma supponiamo per un istante che questa parola riprenda il suo colore, il suo senso, il suo sesso … Allora Modigliani era un grande artista “.

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A Rende la mostra- evento dei vincitori di “Geni comuni”

Alessandra Primicerio Critico d’arte Geni comuni è un evento rivolto a tutti gli amanti dell’arte. È arrivata alla IV edizione e lo scorso 13 giugno si è inaugurata a Rende presso il Museo del Presente. La mostra dedicata ai vincitori dell’edizione 2017 resterà in esposizione fino al 14 luglio. Le presenze hanno superato i 5000 visitatori. I vincitori sono Carmelo Perri, Cristina D’Alia, Antonio Oliva, Ferdinando Segreti, Mariella Perrotta, Luca Piscitelli, Gabriele Ferrari e Domenico Grosso. Nelle prime sale sono presenti le opere degli artisti che hanno ricevuto le menzioni d’onore. Entrando nella prima sala a destra possiamo ammirare l’installazione di Ferdinando Segreti dal titolo “La Rassenza”, parola che nasce dall’unione di rassegnazione e indifferenza. Il colore che la indentifica è il fucsia. Dallo stellone italico passiamo

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alla fauna politica passando all’uomo occhio che seduto in poltrona con le pantofole osserva distaccato le feroci immagini che gli giungono dalla tv. Ma non dobbiamo rassegnarci. L’artista ci dà un suggerimento: in nostro aiuto, in modo ironico, potrebbero arrivare Pulcinella e Arlecchino due maschere nazionali che sono la parodia dei nostri politici. Le opere di Segreti sono realizzate con materiali di riciclo: una vecchia sega per rappresentare il caimano e delle maniglie di un comò nella testa del cinghiale.


Le altre menzioni sono andate a Mariella Perrotta, a Luca Piscitelli, a Gabriele Ferrari e a Domenico Grosso. Luca Piscitelli afferma: “La mia ricerca in questa collezione è incentrata sul processo di individuazione per una persona attraverso gli artifici, quindi la conoscenza e la liberazione del sé grazie ad elementi creati dall’uomo. Esso non è la conoscenza dell’io già cosciente, ma di tutto l’insieme cosciente e non cosciente”. L’artista mette in evidenza la faccia della moneta rappresentante la storia, invece del numero che la individua con l’idea attribuitagli dalla società, in modo da acquisire nuovo valore. Particolarmente suggestiva la donna incinta che risalta rispetto al fondo grazie all’utilizzo del colore del vestito blu cobalto, che ritorna anche nelle sue altre opere. In evidenza il feto, realizzato con i centesimi che danno un effetto tridimensionale grazie all’attenzione dell’artista di posizionare le monetine più annerite sullo sfondo e quelle più nuove sopra. Per quanto riguarda i vincitori, esposti nell’ultima sala , il secondo premio è andato ad Antonio Oliva, artista attivo da oltre 20 anni con personali e collettive che ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premiato in moltissimi

concorsi. “I soggetti di Oliva sono scolpiti dalla luce ed evidenziati dalle infinite sfumature del colore e mettono in risalto segni che rivelano l’essenza dell’uomo; è una pittura emozionale, ricca di sentimento, fondamentale per recepire e valutare ciò che ci circonda”( L’arcobaleno dell’anima. Alessandra Primicerio, Ed. DN). La sua ricerca è rivolta al dinamismo e al moto universale delle cose. Terza classificata è stata Cristina D’Alia, una giovanissima artista nata a Messina, le cui opere sono attuali e di denuncia. La D’Alia pone l’attenzione sui rifiuti tossici e l’aumento dei tumori in Campania. Attraverso la sua forte gestualità racconta l’aumento delle patologie tumorali, l’avvelenamento dell’acqua del suolo e dell’aria con sostanze cancerogene. La sua arte diventa strumento per sensibilizzare il cittadino a questa problematica. Il vincitore dell’edizione 2017 di Geni comuni è Carmelo Perri che riesce a trascinarci lì dove non siamo, almeno non ancora. La rinascita è, per ognuno di noi, dovuta. L’artista si sofferma dove la fine di un’epoca e un nuovo inizio convergono. Passa da uno stato di coscienza a uno di incoscienza e viceversa.

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Van Gogh Alive a Cosenza Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali, perché negli occhi degli uomini c’è qualcosa che non c’è nelle cattedrali (Vincent Van Gogh)

Arrivata a Cosenza il 15 maggio scorso Van Gogh Alive, la mostra multimediale dedicata a Vincent Van Gogh, famoso pittore olandese dell’800, resterà aperta fino al 15 settembre. Dopo Van Gogh, Cosenza ospiterà anche Leonardo e Klimt. Il visitatore, percorrendo la mostra Van Gogh Alive, potrà provare l’emozionante esperienza di ammirare l’arte del pittore olandese attraverso proiezioni e grandi immagini. Più di 3000 rappresentazioni di Van Gogh in grande scala riempiono schermi giganti, pareti, colonne, soffitti e persino il pavimento. Il fruitore potrà esplorare il fascino di Vincent grazie ai proiettori video di altissima definizione che daranno vita ai quadri mentre la colonna sonora offrirà maggiore emozionalità al viaggio. Viene ripercorsa la vita di Vincent dal 1880 e il 1890. Van Gogh era Geniale, folle e visionario. Precursore dell’arte contemporanea, padre dell’Espressionismo e

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simbolo dell’artista tormentato. Le sue opere sono impregnate di una forza che prorompe dalla tela per colpire gli occhi e l’animo dello spettatore. L’artista iniziò a dipingere verso i 30 anni. Soffriva di attacchi di panico e allucinazioni che lo portavano ad atti di violenza e tentativi di suicidio, seguiti da stati di intontimento. Vincent amava suo fratello Theo, mercante d’arte che lo sostenne anche economicamente. Nel 1879 van Gogh iniziò a prendersi cura dei malati e predicare la Bibbia ai minatori del Belgio ma il suo immenso entusiasmo intimorì i responsabili della Scuola di Evangelizzazione di Bruxelles che non gli rinnovarono l’incarico di predicatore. I soggetti preferiti dell’artista erano gli umili, i lavoratori dei campi e i minatori ma numerosi furono gli autoritratti, i paesaggi e i campi di grano e girasoli.


Nel 1888, van Gogh si trasferì ad Arles, nel sud della Francia per vivere con il pittore Gauguin, amico di Theo, ma i litigi erano frequenti, a causa dell’instabilità emotiva di Van Gogh. Una sera, ubriaco Vincent lanciò un bicchiere contro l’amico. Alcuni pensano che la causa del litigio fu Rachele, una prostituta che lavorava in un bordello frequentato da Gauguin e di cui Vincent era innamorato. Quel giorno Gauguin decise di lasciare Arles. Nel 1889 Vincent, in preda alle allucinazioni e folle di gelosia si mozzò con un rasoio metà dell’orecchio sinistro e lo spedì a Rachele, come pegno di amore. Qualche giorno dopo si dipinse con una fasciatura che copriva l’orecchio mozzato. Morì a 37 anni sparandosi un colpo di rivoltella. Nel 1879 van Gogh iniziò a prendersi cura dei malati e predicare la Bibbia ai minatori del Belgio ma il suo immenso entusiasmo intimorì i responsabili della Scuola di Evangelizzazione di Bruxelles che non gli rinnovarono l’incarico di predicatore.

I soggetti preferiti dell’artista erano gli umili, i lavoratori dei campi e i minatori ma numerosi furono gli autoritratti, i paesaggi e i campi di grano e girasoli. Nel 1888, van Gogh si trasferì ad Arles, nel sud della Francia per vivere con il pittore Gauguin, amico di Theo, ma i litigi erano frequenti, a causa dell’instabilità emotiva di Van Gogh. Una sera, ubriaco Vincent lanciò un bicchiere contro l’amico. Alcuni pensano che la causa del litigio fu Rachele, una prostituta che lavorava in un bordello frequentato da Gauguin e di cui Vincent era innamorato. Quel giorno Gauguin decise di lasciare Arles. Nel 1889 Vincent, in preda alle allucinazioni e folle di gelosia si mozzò con un rasoio metà dell’orecchio sinistro e lo spedì a Rachele, come pegno di amore. Qualche giorno dopo si dipinse con una fasciatura che copriva l’orecchio mozzato. Morì a 37 anni sparandosi un colpo di rivoltella.

APERTURE Lun – Ven 10:00 20:00 Sab – Dom e festivi 10:00 23:00 INGRESSO OGNI ORA a partire dalle ore 10:00 visita alla galleria introduttiva (10 minuti prima della visita introduttiva) INDIRIZZO Museo Multimediale Città di Cosenza presso “Bilotti Parking” Piazza Bilotti – Cosenza, Italy +39 0984 178 1861 marketing@museomultimedialecittadicosenza.it foto Luisa Zupo Alessandra Primicerio Critico d’arte

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