Il Novecento di Ferruccio Ferrazzi

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Il Novecento di Ferruccio Ferrazzi (1891 - 1978)





Il Novecento di Ferruccio Ferrazzi (1891-1978)

Alessandra Imbellone

XXXI Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze Palazzo Corsini, Firenze 21 - 29 settembre 2019 Galleria Berardi, Roma 10 ottobre - 23 novembre 2019

Corso del Rinascimento, 9 - 00186 Roma Tel./fax +39 06 97606127 info@maestrionline.it - www.maestrionline.it


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Ringraziamenti

Referenze fotografiche

Daniela Balzaretti Valter Benedetti Paola Carlini Priscilla Cerroni, Archivio Ferrazzi, Roma Sergio Cortesini Stefania Diamanti Ruggero Feraca Massimo Francucci Diego Gomiero Giulia Gomiero Bruno Mantura Camilla Mosconi Renato Palazzo

Arte fotografica Alessandra Imbellone Massimo Francucci

Un ringraziamento postumo a Metella Ferrazzi, l’indimenticabile Ninetta, per il lungo e costante lavoro d’organizzazione dell’Archivio Ferrazzi e per la generosa disponibilità con la quale ha sempre accolto gli studiosi.

Progetto grafico e impaginazione: www.work.roma.it © 2019, Berardi Galleria d’Arte

L’editore è a disposizione per gli eventuali aventi diritto che non è riuscito a rintracciare


SOMMARIO

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7 - Presentazione - Gianluca Berardi

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9 - Introduzione - Manuel Carrera

Pag. 11 - Il Novecento di Ferrazzi - Alessandra Imbellone

Pag. 117 - Regesto delle esposizioni (1907-1978)

Pag. 159 - Biografia

Pag. 165 - Elenco delle opere in mostra

Pag. 173 - Bibliografia


Autoritratto, 1957 Collezione privata


Presentazione Gianluca Berardi

“Io appartengo a me stesso” è l’assioma che conduce Ferruccio Ferrazzi a compiere un percorso di ricerca individuale e ideale con una tensione quasi ascetica e una costante sperimentazione che non ha eguali nella storia dell’arte del Novecento italiano. La sua curiosità intellettuale assimilerà con pari interesse gli stilemi post-impressionisti come la pittura murale pompeiana, l’espressionismo tedesco e gli spunti forniti da Piero della Francesca o da El Greco – per citare degli esempi – puntualmente interrogati tramite le costanti riflessioni affidate ai suoi Diari e ai suoi Quaderni della tecnica. Il risultato di questo incessante lavoro sarà superare le inquietudini e le sprezzature delle avanguardie in un ricomposto linguaggio classicheggiante, memore della nostra tradizione e consapevole dell’arte a lui contemporanea, ma puntualmente verificato sulla realtà circostante attraverso il filtro di una personale percezione ultrasensibile che ne restituisce tutte le molteplici sfaccettature, simbolizzate da quel prisma che diviene emblema della ricerca concettuale dell’autore. Il confronto con la natura, dunque, e con i maestri antichi e moderni è la chiave del suo metodo di lavoro che lo porterà a compiere, tra importanti riconoscimenti ufficiali e cocenti delusioni, una carriera espositiva nazionale e internazionale del tutto eccezionale: tra l’altro si ricordano i due precoci acquisti da parte della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1911 e nel 1913, anno nel quale vinse anche il Pensionato artistico nazionale; la sorprendente Sala prismatica presentata a Roma nel 1916 e l’affermazione sostanziale della sua personale alla Seconda Biennale romana del 1923; nel 1926 la conquista dell’ambito Premio Carnegie di Pittsburgh con Horitia e Fabiola, ed infine le grandi commissioni pubbliche e private, dagli affreschi per il Palazzo di Giustizia di Milano e per l’Ateneo di Padova ai lavori per la Villa Ottolenghi ad Acqui. L’approfondito studio di Alessandra Imbellone, che ha curato il presente volume, ci restituisce in maniera vivida e chiara la ricchezza e la complessità di questo percorso umano e artistico così significativo per il nostro Novecento. L’annesso regesto illustrato delle opere esposte in vita da Ferrazzi diviene, inoltre, prezioso strumento per ulteriori approfondimenti.

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Diavoleria, 1948. Collezione privata

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Introduzione Manuel Carrera

Nella scena romana della prima metà del Novecento la figura di Ferruccio Ferrazzi spicca per potenza creativa, espressione e un’originalità senza pari. Qualità, queste, che da sole basterebbero a consacrarlo alla storia dell’arte come uno dei più grandi pittori italiani dei tempi moderni, qual è stato senza dubbio alcuno. Eppure, il pregiudizio di certa critica sonnecchiante e l’incomprensibile ritardo con cui le istituzioni museali del Bel Paese si muovono nel “riscoprire” i nostri artisti hanno finora ostacolato il giusto riconoscimento internazionale di un pittore di tale levatura. Il merito di questo lavoro di Alessandra Imbellone – riccamente documentato grazie a fonti, documenti e apparati d’ora in poi fondamentali per gli studi futuri – risiede quindi nell’aver finalmente ridestato l’attenzione su Ferruccio Ferrazzi; e di averlo fatto mettendone in luce sia la complessa visione dell’arte, sia le inesauribili energie profuse nella realizzazione di dipinti da cavalletto e di grandi decorazioni. Emerge, dalle pagine a seguire, il profilo di un artista di elevatissima cultura, dalla personalità schiva e introversa, ma capace di relazionarsi con l’arte contemporanea in maniera più diligente e proficua di molti suoi colleghi dediti alle mondanità. Ferrazzi è infatti un artista profondamente radicato nel suo tempo quando attinge dal repertorio storico-artistico, assimilando con uno sguardo esoterico certi aspetti della pittura antica, da Pompei al Quattrocento, proprio come negli stessi anni stavano facendo le punte di diamante della “Scuola romana”, ovvero Capogrossi, Cagli e Cavalli. Ma dimostra allo stesso momento di essere un artista senza tempo quando, fondendo lo studio della tradizione agli stilemi delle avanguardie con una cifra sorprendentemente personale, finisce per sfuggire ad ogni tentativo di catalogazione storiografica. Ferrazzi non è un artista della “Scuola romana”, come correttamente precisa Imbellone: è invece a pieno titolo un artista del Novecento, secolo di cui interpreta con lucida consapevolezza entusiasmi e inquietudini, dilemmi e rivelazioni.

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Cartone per l’arazzo della Corporazione delle Comunicazioni Terrestri, 1932. Collezione privata


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nando sull’argomento, consiste in “quella sua incorruttibile vocazione a penetrare la pittura, a sconvolgere le regole con le quali – a diversi appuntamenti del suo percorso stilistico – aveva raggiunto una perfezione cristallina della forma e del colore, per attingere, scosso da un’inquieta perplessità, a nuovi punti di arrivo, per provare come la pittura potesse ancora muoversi dall’interno di se stessa e crescere per andare verso nuove forme e nuovi raggiungimenti, sulla via tracciata dall’ossessione per il linguaggio e dalla propria fantasia visionaria”5. La mostra che presentiamo ripercorre per exempla la sua variegata e multidirezionale produzione pittorica, sempre tesa, anche quando Ferrazzi fu riconosciuto dai contemporanei fra i capiscuola del ritorno all’ordine e alla pittura del Quattrocento, alla conquista della modernità. Una storia che, prendendo spunto dalla periodizzazione proposta da Quesada, è possibile dividere in sei capitoli: 1) dal precoce esordio nel 1907 al viaggio a Parigi col padre nel 1913, dove copiò gli antichi maestri e studiò l’Ottocento francese; 2) dalla dirompente “sala prismatica” all’esposizione degli Amatori e Cultori del 1916 al 1923, anno in cui alla Quadriennale di Torino e alla Seconda Biennale Romana si presentò come un “neoclassico”; 3) la singolare compostezza dei suoi dipinti e i grandi successi ottenuti in Italia e all’estero negli anni Venti; 4) dalla Quadriennale di Roma del 1931 alla grande personale presso la Galleria di Roma del 1943: studio dell’encausto e realizzazione di mosaici, arazzi e pitture murali; 5) l’epoca inquieta delle Apocalissi nel dopoguerra in una nuova esplosione della pittura; 6) il ritorno alla scultura nell’oasi riappacificata del giardino di S. Liberata, all’Argentario6. A tenere insieme i vari tempi dello stile di Ferrazzi è una tensione interna mai venuta meno: “questo suo restare costantemente sorpreso, a nervi scoperti, davanti all’apparizione tenendola viva dentro di sé fino alla sua traduzione sulla tavola o sulla tela o sulla parete”7. “Per me ini-

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“La storia di questo artista caparbio e scontroso è così estesa, articolata e complessa da coincidere con le vicende dell’arte italiana del Novecento”1. Così iniziava un suo saggio Mario Quesada (1941-1996), storico e critico d’arte venuto a mancare troppo presto, che alla luce di studi approfonditi mise nero su bianco alcune intuizioni su Ferruccio Ferrazzi tutt’oggi insuperate. Attivo sulla scena per oltre settant’anni, dal 1907 al 1978, Ferrazzi fu un artista non facile, non semplice, solo per ragioni geografiche incluso arbitrariamente a posteriori nell’enclave della Scuola romana, dalla quale invero fu sempre distante se non apertamente ostile2. Dotato di un temperamento introverso e speculativo, idealista, di una natura sognante, visionaria e malinconica, pervasa da afflati mistici, visse e operò per necessità in modo appartato, singolare, isolato, portando avanti una ricerca sempre caratterizzata da forte autonomia. Inesausto sperimentatore, fu attratto ma non aderì mai alle avanguardie o a determinati movimenti artistici, non appartenne a schieramenti e ideologie, reagendo sempre agli stimoli e ai cambiamenti che questi produssero in maniera originale e personale, con delle invenzioni tutte sue. “È grande la mia visione – confessava nei suo Diari fra 1915 e 1916 -, assimila in sé tutti i tentativi sporadici dagli impressionisti ai post impressionisti, sino ai futuristi, è una tenaglia. Trifoglio diceva al caffè Cassiano: il genio è una forma di furto continuo”3. Lo stesso Quesada ne riconobbe come caratteristica “quella sua tensione a fare delle mete raggiunte punti di partenza per nuove conquiste”4. “Il carattere suo più spiccato”, scrisse pochi anni più tardi, tor-

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Fig. 1 - Ritratto di Casimiro Jodi, 1910, olio su tela. Collezione privata

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ziare un lavoro è un rito – dichiarava -: una tensione dello spirito, e non vi è tavola, tela, o parete, che non mi leghi a sé come alle cose più care ed essenziali della vita, con il miraggio di creare «il quadro della mia poesia»8. L’inedito Ritratto di Casimiro Jodi (fig. 1), pittore che con Ferrazzi espose nelle Sale della gioventù inter-regionale alla Biennale di Venezia del 1910, ci illumina sugli esordi in chiave simbolista dell’artista romano, contraddistinti dall’adozione di una tecnica divisionista alla Segantini, maestro che sente affine per sensibilità9. “È naturale che un’anima simile si aprisse all’arte orientandosi verso la mistica di Segantini e di Pellizza”, avrebbe scritto un decennio più tardi Roberto Papini presentando la personale di Ferrazzi alla Seconda Biennale Romana. “Ferruccio Ferrazzi ha un’anima vibrante e profonda che si rivela in quel suo sguardo assorto entro le orbite cerchiate d’ombra, sguardo di poeta e di asceta, quasi doloroso, come quello dell’effigie del Nazareno, cui assomiglia anche nel volto affilato e nella barba rossigna (fig. 2). Se parla, è con misurata calma che esprime la luce della sua fede”10. Condotti con una simile tecnica divisionista di derivazione segantiniana sono i coevi La calce (fig. 3) e Focolare, il primo ricordato con nostalgia da Ferrazzi, che non ne era più in possesso, come miglior esito dell’epoca della sua formazione e descritto come “ampia tela composta con figura e ambiente, primo accento abbastanza concreto della conquista dei valori pittorici che a diciassette anni mettevo in atto sulle chiare indicazioni del pittore Bergamini, discepolo della scuola Palizzi-Cammarano”11. Focolare (fig. 4), che all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911 venne acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, è lo specchio dei valori ideali del giovane Ferrazzi: una rappresentazione emblematica della vita familiare fondata sulla pace (simboleggiata dal ramo d’ulivo posato sulla tavola),

Fig. 2 - Autoritratto con berretto di lana, 1925, olio su tela. Foto Archivio Ferrazzi

sulla vita semplice (simboleggiata dal pasto frugale che vi si consuma) e sulla naturalità della famiglia nella quale la donna è custode e sacra vestale del focolare domestico e l’uomo la forza generatrice12. I valori etici e sentimentali condensati nel microcosmo della famiglia non sarebbero mai venuti meno per l’artista, che vi credette fino alla fine dei suoi giorni mettendoli al centro della propria esistenza e del proprio universo poetico e pittorico. Alcuni dipinti, seppure rielaborati più tardi come La Pietà (figg. 5-6) o ricostruiti di memoria come la “castigata e lineare”13 Attesa (fig. 7) e il Ritratto di Matilde Festa (fig. 8), rievocano la controversa “sala prismatica” che Ferrazzi allestì personalmente

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Fig. 3 - La calce, 1908, olio su tela. Collezione privata

Fig. 4 - Focolare, 1910, olio su tela. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna

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Fig. 5 - PietĂ , 1915, olio su tavola. Foto Archivio Ferrazzi


Fig. 6 - PietĂ , 1922, olio su tavola. Collezione privata

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Fig. 7 - Attesa, 1974, olio su tavola. Collezione privata alla LXXXV Esposizione della Società Amatori e Cultori nel 1916, con la quale intese affermare l’indipendenza del proprio pensiero dalla cultura ufficiale. Concepita come l’interno di un prisma, la sala personale di Ferrazzi nel Palazzo delle Esposizioni (fig. 9) presentava pitture dalle sagome irregolari e sghembe, da lui chiamate “frammenti unitari”, le quali, inseguendo complesse ricerche prospettiche, costituivano una novità assoluta sul panorama artistico e furono considerate “scandalose e pazzesche”14. Si trattava di una sfida aperta al sistema, poiché a

costo di realizzare la propria sala l’artista rinunciò suo malgrado al Pensionato artistico nazionale che aveva vinto nel 1913 e allo studio messogli a disposizione in via di Ripetta. Il regolamento del Pensionato artistico vietava infatti di esporre pubblicamente le proprie opere. “Dio mio perché esser schiavi di un quadro o di qualsiasi altra forma geometrica?”, si chiedeva nel luglio 191515. Ad apprezzare la carica eversiva della sua modernità furono l’amico poeta e critico d’arte Gino Luchini, che ordinò la mostra e scrisse uno studio

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critico16, lo scrittore Federigo Tozzi e, sopra ogni altro, Walter Minnich, medico di Zurigo, amico personale di Max Pechstein e collezionista di dipinti espressionisti. Minnich acquistò sei opere di Ferrazzi e lo invitò a recarsi suo ospite a Montreux, dove risiedeva, sulle sponde del lago Lemano, salvandolo dal nuovo scenario di povertà che gli si prospettava con la perdita del Pensionato. “Venuto a Roma con la contessa Camerini (fig. 10), volle conoscermi – ricordava Ferrazzi in una lettera a Carlo Ludovico Ragghianti - […] mi acquistò sette opere nello stupore dell’ambiente romano che scrisse tutti i vituperi possibili, e che volevano farmi riportare indietro le opere ritenute di un «pazzo» […] Solo ed ormai bollato, sospesa la pensione […] potei in questo clima ostile accettare l’ospitalità dello svizzero […] ero solo, braccato, insultato, e senza soldi”17. Il soggiorno svizzero durato undici mesi, dal 13 maggio 1916 all’11 aprile 1917, fu certamente, come sottolineava Sandra Pinto, “uno dei più ricchi di fermenti, curiosità, irrequieta volontà di aggiornamento”, caratteristiche queste che accompagnarono l’artista romano lungo l’intero corso della sua carriera18. L’assimilazione della pittura espressionista in Ferrazzi veniva a innestarsi su un substrato nordico sempre di marca tedesca assimilato in precedenza nel corso dell’alunnato a Villa Malta presso Max Roeder, uno degli ultimi Deutschrömer, pittore di paesaggio ed incisore monacense di ascendenza boeckliniana attivo a Roma sin dal 1888, al quale era stato affidato nel 1908 in seguito alla vittoria del pensionato Catel19. L’apporto espressionista è evidente in tre dei migliori dipinti in mostra: Staccionata alle fosse della calce, eseguito a Roma nel 1915, ancor prima del soggiorno svizzero; Berthe distesa (fig. 11), un nudo dipinto a Montreux nel 1916; e il bellissimo La tempesta sul lago di Leman (fig. 12) eseguito nel giugno dello stesso anno20. Staccionata alle fosse della calce (fig. 13) ritrae

Fig. 8 - Ritratto di Matilde Festa, 1972, olio su masonite. Collezione privata

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Fig. 9 – Sala personale di Ferrazzi alla LXXXV Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società Amatori e Cultori, Roma, 1916

Fig. 10 – Ferruccio Ferrazzi con Walter Minnich e la contessa Isabella Camerini nella Sala personale di Ferrazzi alla LXXXV Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società Amatori e Cultori, Roma, 1916

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Fig. 11 – Berthe distesa, 1916, olio su tela. Collezione privata

Fig. 12 – La tempesta sul lago di Leman, 1916, olio su tela. Collezione privata


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Fig. 13 – Staccionata alle fosse della calce, 1915, olio su tela. Collezione privata

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Fig. 14 – Campi arati di Koppigen, 1916, olio su tela. Collezione privata

Fig. 15 – Adele in tre luci, 1918-1922, olio su masonite. Collezione privata

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Fig. 16 – Adele in tre luci, 1918, olio su masonite. Foto Archivio Ferrazzi

Fig. 17 – Suonatori del ballo, 1919, olio su tela. Collezione privata

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un angolo di uno dei luoghi Capogrossi, Ziveri sempre del cuore di Ferrazzi, ceneccitato fin da giovane trale per il suo mondo poequando vedeva la pittura, tico: il grande orto in via Mazzacurati con l’amico cridelle Sette Sale, tra l’Esquitico Arslan, Stradone allora lino e il Colle Oppio, preso giovinetto. Ma in realtà sono in affitto dal padre Stanislao stato sempre un solitario”22. sin dal 1899. Ferruccio vi “In un angolo remoto di stabilì lo studio dopo la perRoma – aveva scritto su “Dedita del Pensionato Artidalo” Arslan -, una strada si stico, rimanendovi fino al snoda all’ombra degli euca1927: “In questo vastissimo lipti del giardino Brancaccio, terreno chiuso da alti muchiusa tra gli alti muri, soliraglioni monastici – raccontaria. Là, tra casipole nane, tava lui stesso -, si erano adstalli, baracche, in fondo a Fig. 18 – Il Ballo, 1920, densate delle baracche; vi un sentiero soffocato dai olio su tela. Foto Archivio Ferrazzi stavano famiglie del popolo, sambuchi, che ti par di es«calciaroli» con i carri e i sere piombato in aperta cavalli, venditori di acqua campagna, è lo studio di acetosa, fabbri, segatori di Ferruccio Ferrazzi. Libri e lilegname, ortolani […] Pareva una piccola repubbri: diresti il rifugio di un letterato, schivo e selvagblica, sembrava di vivere in una grande comunità o gio. È invece di un pittore che ai libri è portato dalla in una sola famiglia, io stavo nel suo centro poetico, sua natura pensosa […] Ferrazzi è uno dei rarissimi rispettato ed amato, qui uscivo con le mie tele a diche meditano […] ogni quadro di Ferrazzi rapprepingere, qui venivano invitati da me gli artigiani a senta l’elaborazione di un episodio spirituale della vedere le mie opere, che partivano poi per le esposua vita”23. sizioni del mondo […] qui nella mia baracca coIn Svizzera il lago glaciale subalpino e i paesaggi struita con fatica e sudori portai la mia Orizia, e nacmontani offrono a Ferrazzi l’occasione ideale per que la mia prima figliola Fabiola […] In questo una rilettura, allora rara in Italia, di Van Gogh (eviantico orto, tra le siepi di sambuchi esuberanti, gli dente ad esempio in Campi arati di Koppigen (fig. alberi di fichi contorti e architettati, le spianate di 14) o nel Mattino sul Leman, tav. 134) passata al filfiori, tra quel groviglio di trespoli e di cannate carichi tro dell’incontro con Pechstein e con gli altri espodi pomodori roventi, accanto al fontanile barocco, nenti della Brucke. Questo mise in luce un altro studove l’oleandro vermiglio si specchiava nell’acqua dioso del Novecento purtroppo scomparso, Fabrizio verde e salmastra, si doveva formare il mio spirito D’Amico (1950-2019), recensendo la “giustissima” d’indipendenza e la grande curiosità di conoscere, mostra sul periodo svizzero di Ferrazzi organizzata di annotare e di provare ogni cosa, fino ad una conda Bruno Mantura in ricordo dell’amico Quesada. clusione, con la pazienza che solo conosco per la E il professor D’Amico, con nostalgia, ci piace ricorpittura”21. “Nella mia capanna – avrebbe ricordato darlo così: ammirato dallo spettacolo di “colori acancora nel 1977 - all’orto delle Sette Sale venivano cesi, come vampate stese in affanno da una mano

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Fig. 19 – La balera di Piacenza, 1919, olio su tela. Collezione privata 25


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che lo volle […] in settembre mi innamorai di Matilde, ero stimolato a far bene, per la lotta, per l’amore”25. Ferrazzi ne dipinse il ritratto (fig. 8) nel 1914, stesso anno in cui Matilde sposò l’architetto Marcello Piacentini: un frammento prismatico, ossia sagomato come se visto attraverso la faccia di un prisma, dove spicca su un blu elettrico di marca futurista un volto da Fayoum. Adele in tre luci (fig. 15), dipinto nel 1918 e poi tagliato nel 1922 (anno in cui Ferrazzi eseguì sul retro il bozzetto di una Festa notturna), ci parla del ritorno a Roma dell’artista, che dalla Svizzera fu chiamato alle armi, prestando servizio militare in Sardegna per rientrare nell’Urbe dopo la fine della Grande Guerra. La tavola originaria (fig. 16) di questo ritratto della sorella Adele fu esposta alla Mostra d’arte giovanile organizzata alla Casina Valadier, rassegna che vide allineata l’avanguardia romana non futurista e che venne salutata da molti critici come “un significativo ritorno alla tradizione”26. “Mentre in Italia dilagava un fervore d’innovazione futurista (che io sentivo come spirito, non come espressione meccanica della forma) – precisava Ferrazzi in un suo scritto - cercai l’innesto di una iniziale solennità compositiva, solennità alla quale credevo dai 18 anni, quando credevo di voler seguire Segantini”27. Negli anni dal 1914 al 1920, caratterizzati da una “tormentata ricerca drammatica di linguaggio e di contenuto”, avrebbe ricordato più tardi, presentando alcune opere inedite del secondo decennio, “[…] continuavo le mie ricerche sullo spazio prospettico, sul frammento di visione prismatica, sui caratteri umani, sulle forze terrestri […] Ebbi, nel 1914, una prima diretta conoscenza dell’800 francese, durante una mia permanenza a Parigi. Da quello studio riportai un diffuso organismo costruttivo nella luce romana e nella realtà dei fenomeni”28. Nel breve ma intenso periodo trascorso a Piacenza, dalla fine dell’inverno 1918 sino all’autunno 1919, si colloca Suonatori del ballo (fig. 17), una

Fig. 20 - Toro rosso, 1919, olio su tela. Firenze, Museo internazionale d’arte contemporanea

imprudente e felicemente abbandonata all’istinto”, luci accecanti e talora livide e raggelate come sul Lemano24. La vittoria del Pensionato artistico nazionale, assegnatogli il 22 dicembre 1913 in seguito all’espletamento del concorso, si lega alla conoscenza di Matilde Festa (Roma, 1890–1957), pittrice e decoratrice oggi dimenticata che aveva esordito nello stesso anno alla mostra della Secessione romana. “Conobbi la Festa e mi dettero forza i suoi occhi grandi – ricordava Ferrazzi -. Ella mi conosceva già. Arrivai tardi il giorno del bozzetto mi si attese, fu Ella gentilmente

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Fig. 21 - Bambola nella vetrina o prima versione dell’Idolo del prisma, 1919, olio su tavola. Collezione privata


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Fig. 22 - Campagna di Piacenza, 1919, olio su tela. Collezione privata composizione preparatoria per il grande dipinto del Ballo, poi terminato a Roma (fig. 18). Rilevato lo studio dell’amico pittore Carlo Potente in piazza S. Antonino, nei mesi piacentini Ferrazzi portò a termine composizioni già enucleate in precedenza quali Toro rosso (fig. 20) e Bambola nella vetrina o Prima versione dell’Idolo del prisma (fig. 19), che come Il Ballo e i suoi studi presentano una festante sceno-

grafia caleidoscopica, accostata dai contemporanei agli incroci di linee dei futuristi29. “Tutti i giorni dipingo”, scriveva il 19 giugno 1919 al fratello Riccardo, aggiungendo di aver “principiato la composizione grande del ballo popolare ed impressioni di questo”, un ciclo di abbozzi d’insieme e di studi dettagliati delle figure (tav. 37 del Regesto). Probabilmente Ferrazzi, che fu noto ai piacentini come “el

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mat pittor de la balera”, riprodusse l’unica balera esistente in città, quella detta “d’Gile”30. Dipinse inoltre diversi paesaggi padani quali Campagna di Piacenza (fig. 22), dalla vivace cromia espressionista, e due versioni de Il Po a Piacenza (figg. 23-24)31. “L’anno 1920 e parte del 1921 furono pieni di incertezze e di difficoltà non soltanto di carattere familiare – ricordava l’artista -: diverse sculture […] furono distrutte e alcuni quadri non risolti”32. Nel gennaio del 1921 inaugurò presso la Casa d’arte italiana, la galleria d’arte aperta a Roma da Enrico Prampolini e Mario Recchi, la sua prima mostra personale, salutata con entusiasmo da Cipriano Efisio Oppo come un “caso d’avanguardia” ma subito dopo criticata dallo stesso Oppo per la permanenza di Ferrazzi in un’area di ricerca “nordica” che lo teneva lontano dalla compostezza “ritagliata e rilevata” propugnata dal gruppo di “Valori plastici”33. Sicuro della strada intrapresa e animato da una vis polemica che pure gli fu caratteristica, l’artista rispose inserendo il foglio dell’”Idea nazionale” con la recensione negativa di Oppo nella natura morta posta ai piedi del Pescatore (fig. 25), esposto di lì a due mesi alla Prima Biennale Romana. La grande tavola (fig. 26), che segnava uno spartiacque con la produzione precedente, fu realizzata a partire dal disegno dal vero (figg. 27-28) di un pescatore sull’Arno eseguito a Firenze nel 1918, con luce livida, ambiente spettrale e colore caravaggesco. Lo stesso Ferrazzi, che la terminò appena in tempo per l’esposizione (tanto che l’opera compare solo nella seconda edizione del catalogo), la definì “sadica”; Oppo, che la disapprovava, “nordica”, mentre la pittrice Vittoria Morelli la reputava “equilibrata e solida”, punto iniziale d’un nuovo classicismo34. “Il tema del pescatore – ricordava l’artista - […] fu dipinto nella prima versione lasciata nel retro della tavola, in grigio e viola spettrali. Ma la definitiva elaboratissima del ’20 ed inizio del ’21, la dipinsi dopo aver incollato tela finissima di lino sulla stessa tavola con accurata mestica. Mi

aggiravo allora di notte verso il Tevere di Ripetta e mi esaltavo di ombre e luci elettriche, vedevo figure sotto i ponti addormentate, altre che pescavano nella luce che scendeva dal lungotevere e di tutto ne fui avvolto come di misteriose apparizioni […] Infine trovai un modello che serviva alla scuola libera del nudo (fig. 29), un uomo già di età, un essere anonimo taciturno con un viso spiritato con i baffi corti e neri, la testa rapata a zero, puzzava come un cadavere. Quando lo feci venire alla mia capanna alle Sette Sale e di notte lo sistemai in una cappella alla quale si addossava lo studio […] questa figura d’uomo nudo assumeva un aspetto spettrale con il coltello in mano e il terribile tanfo che emanava e quell’assoluto silenzio attorno, mi davano un senso di paura e di apparizione macabra. Così dipinsi questo Pescatore ‘sadico’”35. “Ho sempre avuto il bruciante desiderio di dirgli che non ho mai veduto un quadro più vivo, animato e brillante del suo Pescatore – dichiarava il fratello Riccardo (in arte Benvenuto) in tarda età -, ma non sono mai riuscito a dirglielo. Non per malanimo. E neppure per invidia. Ma perché, data l’enorme diversità dei nostri caratteri, ci siamo sempre astenuti dall’esprimere giudizi l’uno sull’opera dell’altro”36. Nel 1896, quando da bambino si era trasferito con la famiglia a Recanati presso i conti Leopardi per i quali il padre Stanislao dipinse ritratti e decorazioni, Ferrazzi era stato colpito da una grave malattia all’orecchio che lo avrebbe condizionato tutta la vita, accentuandone il carattere chiuso e introverso, tendente all’isolamento. Per una sorta di paradosso, questo difetto che lo separava dal mondo fece nascere in lui il desiderio di divenire musicista. Negli anni precedenti alla partenza per la Svizzera s’iscrisse a un corso di composizione, prese lezioni di violino e frequentò all’Augusteo, il teatro allora insediato all’interno del Mausoleo di Augusto, i concerti diretti da Arturo Toscanini per commemorare Wagner, inebriandosi per Strawinskij. Queste fre-

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Fig. 24 – Il Po a Piacenza, 1919, olio su tela. Collezione privata

Fig. 23 – Il Po a Piacenza, 1919, olio su tela. Collezione privata

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Fig. 25 – Pescatore, 1920, olio su tela incollata su tavola. Collezione privata, part.

Fig. 26 – Pescatore, 1920, olio su tela incollata su tavola. Collezione privata

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Fig. 27 – Pescatore, 1918, acquerello su carta. Collezione privata

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Fig. 28 – Pescatore, 1919, olio su carta. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 29 – Pescatore, 1919, olio su carta. Collezione privata

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Fig. 30 – Concerto, 1919, olio su tavola. Collezione privata

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Fig. 31 – Horitia con il disco, 1923, olio su tela. Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 32 – La Pixide – Autoritratto con Horitia, 1923, olio su tela. Genova - Nervi, Galleria d’Arte Moderna. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 33 – Autoritratto come Lazzaro, 1922, olio su tavola. Collezione privata

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Fig. 34 – Visione prismatica, 1924, olio su tela. Collezione privata

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quentazioni musicali sono all’origine di un altro dipinto in mostra, il bellissimo Concerto (fig. 30), che reca sul retro della tavola l’iscrizione “Concerto all’Augusteo di Roma”. Fu proprio all’uscita da uno di questi concerti all’Augusteo che l’artista incontrò la donna della sua vita, la bella e ieratica Horitia Randone, figlia del ceramista Francesco noto come “Maestro delle Mura” (fig. 31). Ferrazzi l’avrebbe sposata nel luglio del 1922, costruendo con lei un’unione spirituale (fig. 32) in cui lui svolgeva il compito di realizzare un mondo di immagini ideali e lei quello di sostenerlo e ispirarne la fatica37. Negli anni Venti il prisma divenne il simbolo più compiuto del mondo espressivo di Ferrazzi, che si rappresentò emblematicamente con un prisma in mano nell’Autoritratto come Lazzaro (fig. 33), un’opera programmatica che serviva a legare i “frammenti unitari” del decennio precedente alle opere prismatiche di quello successivo. I dipinti dell’artista romano si costruivano ora come all’interno di spazi pensati alla stregua di cristalli dalle molte facce, creando una complessa simultaneità di visione alternativa a quella proposta dai futuristi. “Tutta la pittura di Ferrazzi celebra in questi anni, con la presenza del prisma, l’allegoria della Visione – ha scritto Maurizio Fagiolo Dell’Arco -. Lui stesso si presenta alla ribalta con un trasparente cristallo sfaccettato e consacra al prisma il suo Idolo. La visione prismatica è una celebrazione congiunta della luce, della molteplicità della realtà ma soprattutto dell’Oggettività della Visione”38. Il prisma – ha intuito con acume Quesada – è anche l’emblema di un metodo di lavoro, in cui ogni piano riflette tutti gli altri: l’emozione riflette la passione per la tecnica, l’antico riflette il presente, la vita privata riflette le ansie universali (questo perché l’osservazione più quotidiana può aprire la via ai più grandi problemi)39. “La realtà mia conseguente all’altra della vita che vedo – dichiarava Ferrazzi – può trovare il suo simbolo nei prismi che metto nei quadri. Esiste infatti in quei corpi predi-

letti, una visione prospettica della luce e profondità di piani che trasforma l’ambiente e le cose in un risultato a sé”40. Nell’Autoritratto come Lazzaro Ferrazzi dichiarava la sua totale dedizione alla pittura, chiusa in un misterioso solido luminoso, mostrato come un emblema: il prisma, che nel successivo Visione prismatica (fig. 34) verrà offerto a Horitia. In questa sorta di moderno Tondo Doni, simbolicamente Ferrazzi donava se stesso, la sua multiforme natura. “Ecco quindi svelato l’enigma del prisma ferrazziano e delle sue ‘magie speculari’ – deduceva Quesada. Quell’oggetto luminoso, misterioso e molteplice è l’anima stessa del maestro”41. “In certi capolavori degli anni Venti – ammetteva lo studioso – si ha l’impressione che l’opera davanti a noi nasca dall’accostamento di più frammenti alla ricerca di un’unità complessa del dipinto. Ma nel pittore non c’è mai l’intenzione del collage che ci viene suggerita dalla nostra iniziale difficoltà a comprendere questa ricchezza ideale, questo vasto dispiegamento compositivo. È il prisma con le sue capacità moltiplicanti ad alimentare il mondo visionario di Ferrazzi”, il quale con la sua pittura intendeva cogliere i mutamenti della natura, i plurimi aspetti della realtà, l’eccezionalità straordinaria dell’apparizione42. Anche quando il centro di un’opera è un gruppo composto di figure, come nel Ritratto di Herta Ottolenghi con il figlio Astolfo (fig. 35), la scena appare costruita per piani verticali e obliqui che tagliano lo spazio quasi fossero lastre di cristallo frapposte alla vista, invitata a fughe diverse, a nuove scoperte43. “Il ritratto della Signora Ottolenghi e bambino è venuta una cosa viva di pittura e composizione – dichiarava Ferrazzi -. La visione è prismatica. S’apre la tela in cavità luminose. Tutto scintilla nei corpi lucidi nei piani a luce radente, nei vetri e specchi. È tale un organismo di realtà dell’oggi che mi apre la possibilità a cose più complesse” 44. Cose più complesse quali, pochi anni più tardi, in pieno ritorno

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Fig. 35 – Ritratto di Herta Ottolenghi con il figlio Astolfo, 1924, olio su tela. Collezione privata

alla tradizione, la splendida metafora dell’innamoramento come visione interiore del successivo Apparizione (figg. 36-37). Il culto quasi religioso degli affetti familiari, raccolti in un microcosmo vissuto come autosufficiente, trova piena espressione nei dipinti degli anni Venti, nei ritratti così come nelle figurazioni dei Caratteri della famiglia (fig. 38) e del Viaggio tragico (figg. 39-40). “Nell’opera sulla famiglia – scriveva già nel 1915, quando elaborava la prima versione dell’opera (tav. 30) – vorrei una buona volta creare una vera e propria macchina. Una macchina nei suoi cinque

pezzi (caratteri) connessi l’uno all’altro potentemente all’unità di quell’anima dinamica tendente al disordine e alla tragedia […] Voglio che l’atteggiamento di un carattere divenga architettura”45. “La mia famiglia – aggiungeva in Svizzera - nei suoi stridori e dolcezze ed in quelle attitudini simboliche delle figure (più che altro movimenti di spazi e di masse), la vedo illuminata anche da luci irreali della mia creazione di immagini”46. Una singolare compostezza, congeniale alla sacralità insita nella sua pittura, caratterizza il ritorno alla tradizione di Ferrazzi, un classismo neo-quat-

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Fig. 36 – Apparizione / Tavola dell’amore, 1928, olio su tela. Collezione Cerasi, Roma, Palazzo Merulana, part.

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Fig. 37 – Apparizione / Tavola dell’amore, 1928, olio su tela. Collezione Cerasi, Roma, Palazzo Merulana

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Fig. 38 – I caratteri della famiglia, 1922-1923, olio su tavola. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

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trocentesco – seppur sempre venato da inquietudini neo-secentesche nelle ricerche materico-luministiche – così commentato da Roberto Papini, felice che “le correnti futuriste […] lo presero e lo turbarono, per fortuna, nell’età giovanile”47. “Disegnatore espertissimo, ricercatore della forma e del carattere come un classico, e insieme preciso e fine come se usasse la punta d’argento di un quattrocentista – scriveva presentando la personale di Ferrazzi alla Seconda Biennale Romana -, egli compone i suoi quadri, talora un poco affollati, con ritmi placidi, con colori limpidi e puri, giocando di masse e di toni in armonie che hanno la dolcezza e la sapienza antica. Egli torna così, naturalmente, alle più pure fonti d’ispirazione, torna come molti giovani d’oggi a guardare con amore i maestri del Quattrocento […] Ma la sensibilità di Ferruccio Ferrazzi è moderna e sottile; se si orienta verso lo spirito degli antenati gloriosi è per affinità di sangue, non per posa; un tale spirito egli risuscita con aspetti nuovi, in pezzi mirabili di pittura che è d’oggi, anzi di domani”48. Alla Seconda Biennale Romana la sua ricerca fu considerata rappresentativa dell’avvenuta transizione tra l’avanguardismo nato precedentemente alla Grande Guerra e il successivo “ritorno all’ordine”. Come quella dei pittori “neoclassici” riuniti da Oppo nelle sale 5 e 6 fu indicata ad esempio del nuovo orientamento dell’arte italiana, passata attraverso il divisionismo, il travaglio delle avanguardie e approdata, infine, alla grande tradizione49. Il giovane Ferrazzi, affermava ad esempio Arturo Lancellotti, “dopo un periodo di trasformazione, passa dal crudo avanguardismo di ieri ad una pittura solida, sana, solo di tratto in tratto interrotta da squilibri”50. Le opere recenti da lui esposte mostravano nella loro ispirazione a una “purezza quattrocentesca” di essere ormai lontane dal “caos delle esercitazioni futuriste”, e di aver fatto ritorno al “sentiero battuto”, quello del “rispetto della forma e del colore”51. “Il Ferrazzi ch’è passato attraverso tanti tormentosi tentativi– confermava Oppo –, mi

pare abbia trovato finalmente il suo equilibrio”52. Dal canto suo l’artista era sicuro di ottenere il grande successo che ebbe e di poter presto restituire all’amico architetto Florestano Di Fausto il prestito ricevuto in denaro53. Il suo Frammento di composizione (fig. 41) fu, per la somma di £ 4.000, fra i primi acquisti del Governatorato di Roma insieme a Porto Traiano (a Terracina) di Giulio Aristide Sartorio, Vestito viola di Camillo Innocenti e l’Antonella di Arturo Dazzi54. L’opera è il frammento di una composizione più ampia, la seconda di tre versioni di uno stesso soggetto intitolato Vita gaia (figg. 4245), a cui Ferrazzi lavorò fra 1921 e 1923; un dipinto di complessa interpretazione che è testimone del passaggio dalla fase più vicina al Futurismo del pittore romano a una fase classicista: una svolta emersa proprio in occasione della Seconda Biennale Romana, in parallelo alla ricerca dei pittori cosiddetti “neoclassici” riuniti nelle sale 5 e 655. La Commissione incaricata dal Ministero della Pubblica Istruzione per gli acquisti destinati alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna propose invano di acquistare l’Autoritratto con Horitia (fig. 32)56. Herta Wedekind e Arturo Ottolenghi, in visita alla Biennale Romana, acquistarono l’Adolescente (tav. 46), acquisto che segnò l’inizio del rapporto di Ferrazzi con questa coppia di ricchi mecenati che di lì a poco avrebbero fatto costruire a Monterosso, alle porte di Acqui, una villa concepita come cittadella delle arti, commissionandone all’artista la decorazione ad affresco e a mosaico57. Tra gli anni Venti e Trenta una sentita poetica ruralista sembra accomunare Ferrazzi a un artista al quale fu spiritualmente vicino, lo scultore Romano Romanelli, nella predilezione per la vita isolata in campagna, per il contatto diretto con la natura e la terra e con un mondo arcaico e primitivo inteso come origine quasi naturale della civiltà italiana58. Una serie di temi simboleggianti l’amore per la campagna e per la natura si prestano a farsi allegoria del

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Fig. 39 – Viaggio tragico, 1919, matite su carta incollata su tavola. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi


Fig. 40 – Viaggio tragico, 1925, olio su tela. Collezione privata


Fig. 41 – Frammento di composizione (frammento della Vita gaia), 1920-1921, olio su tela. Roma, Galleria Comunale d’Arte Moderna

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Fig. 42 – Vita gaia, 1920-1921, olio su tela poi tagliata. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 43 – Adele e Maria che cuciono (frammento della Vita gaia), 1920-1921, olio su tela. Foto Archivio Ferrazzi


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Fig. 44 – La nuda (frammento della terza versione della Vita gaia), 1922, olio su tela. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi 51


Fig. 45 – Frammento della Vita gaia, 1921, olio su tela. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 46 – Bue alla ferratura o Toro legato, 1925, olio su tela. Collezione privata

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Fig. 47 – Orizia e Fabiola al Casalaccio, 1925, olio su tela. Collezione privata

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Fig. 48 – Casalaccio di Tivoli, 1929, olio su tela. Collezione privata

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dissidio interiore fra una straria briglia corta”62, appaiono repante forza vitale e il mondo golati da un fermo ordine archidelle idee che a stento la contettonico ma nutriti di tutti gli tiene, fra istinto e ragione; un spasmi della ricerca che l’artista dissidio che come quello fra da sempre coltivava sulla maavanguardia e accademia, rinteria, una ricerca nutrita in pasnovamento dell’arte e ritorno sato dallo studio attento dei alla tradizione fu alla base della grandi maestri, in particolare spinta creativa di Ferrazzi. QueTintoretto ed El Greco, dei fausto ci sembrano simboleggiare ves e degli espressionisti tedele figure archetipiche più utilizschi. In mostra è a questo prozate quali il bue, il toro e il caposito un’interessante “copia vallo e, nei decenni successivi, libera” (fig. 49) del Battesimo in piena deflagrazione dei vadi Cristo del Greco (Roma, Gallori, tigri, leoni e leopardi. Tre leria Nazionale d’Arte Antica di quadri in mostra ci illustrano Palazzo Barberini) la cui esecuqueste tematiche: Bue alla ferzione è riportata nei diari in ratura o Toro legato (fig. 46) del data 24 marzo 1915: “Dopo 1925, il coevo Orizia e Fabiola aver passato qualche giorno di al Casalaccio (fig. 47), e Casastudio nel Gabinetto delle laccio di Tivoli (fig. 48), raffiStampe – dis. di Tintoretto ecc. gurazione idilliaca del casale di – ho principiato oggi una copia campagna costruito in un ex libera del Battesimo di Cristo convento sopra Tivoli, già studel Greco nella Gall. Corsini. dio del padre Stanislao che vi Sono incantato di quel gioiello! si era ritirato dal 191759. Quale violenza rabbiosa, impeGià nel 1922 Alberto Bragatuosa di masse in quelle luci glia indicava Depero e Ferrazzi gettate con tanta sapienza”63. come gli artisti giovani capaci Per la sua visionarietà e forza Fig. 49 – Battesimo di Cristo di ricavare dalle esperienze espressiva, per i suoi bagliori (copia da El Greco), 1915, olio su tela. delle trascorse avanguardie uno luminosi, El Greco sarebbe riCollezione privata stile personale e nuovo: il masto per Ferrazzi un costante primo geometrico e policromo, riferimento visivo (fig. 50)64. il secondo solidamente costrutForse per questo suo non pacitivo e basato su motivazioni interiori60. “Nel desifico accostarsi alle posizioni novecentiste, nel 1926 derio di arrivare ad una qualità pittorica e al conteFerrazzi fu escluso dalla mostra milanese del gruppo nuto formale definito e preciso – avrebbe dichiarato guidato da Margherita Sarfatti, dove era stato inil’artista -; volevo ricomporre su tavola o tela la realtà zialmente invitato e dove intendeva esporre Viaggio riflessa della mia memoria lirica”61. I dipinti degli tragico (fig. 40), partecipando solo più tardi, nel anni Venti di Ferrazzi, nei quali “l’emozione è tenuta 1930, alla Mostra del Novecento italiano organizzata

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in America Latina65. Ma nel 1926 ebbe una doppia “l’aspetto totale e vivo nel suo movimento”67. Le paclamorosa rivincita poiché il suo Viaggio tragico otrole dell’artista esprimevano compiutamente la sua tenne un grande successo a New York e fu acquistato adesione al ritorno all’ordine e alla semplicità dei per un’importante collezione americana, mentre Origrandi maestri del Quattrocento italiano, riletti in zia e Fabiola (tav. 59) vinse il prestigioso Premio chiave moderna. “Nell’atmosfera del mio ricordo – Carnegie a Pittsburgh, assegnatogli da una giuria inscriveva - avviene un’inconscia gestazione: poi io ternazionale presieduta da Pierre Bonnard. sento che del racconto della vita si è stabilizzata in “Raccolgo in questa mostra quasi tutta la mia me una visione mia, nuova, una cosa del tutto produzione -, scriveva nell’autopresentazione della «creata» che mi dà l’entusiasmo per l’opera […] Inpropria sala personale alla I Quadriennale di Roma fine cerco di rendere nella mia pittura, per quanto - di questi ultimi sette anni, durante i quali, lavomi è possibile, la realtà che diventa simbolo, nella rando e vivendo piuttosto appartato, non ho ingomsua espressione di bellezza forte e calma, aliena da brato il proscenio […] Io appartengo a me stesso – ogni dolcezza o violenza o curiosità ma sintetica e proseguiva -; e l’evoluzione che può essere notata semplice”68. “Ho inteso e voluto rendere le mie vinell’opera mia avviene per mia intima necessità. La sioni, sempre più aperte al Mito della Vita umana”, via me l’apro con le fatiche e le esperienze mie, riaggiungeva infine parlando del proprio lavoro al cavando dai miei errori Mausoleo Ottolenghi di buon insegnamento non Acqui, lavoro che costituì meno che dalla natura e una summa pittorica del dai maestri antichi. Mi suo mondo poetico69. sono costruito una vita Dei 41 pezzi esposti come m’era necessaria: liLa Diavoleria (tav. 74) otbera e serena e semplice. teneva il terzo premio e Dalla mia origine familiare veniva acquistata dal Goho tratto il gusto per la vernatorato di Roma per terra e per i lunghi periodi la somma di £ 25.000, di isolamento e di tenace Foro romano era acquilavoro. Questa sana indistato a £ 15.000 per la pendenza mi permette Galleria d’Arte Moderna e d’esporre per tappe, Meriggio (tav. 66) per £ quando, in rapporto alla 15.000 dal conte Alessanmia evoluzione, mi sembra dro Contini Bonacossi. d’averne raggiunta una”66. Ferrazzi si aspettava di A questa fiera dichiarapiù e rimase deluso, amazione d’indipendenza sereggiato soprattutto dai guiva una precisazione sul meccanismi perversi delle proprio metodo creativo, premiazioni, come riferiva conclusa dalla rivelazione al padre Stanislao: “Caro Fig. 50 – Ritratto del fratello Manusso del fine ultimo della sua Padre – gli scriveva –, (copia da El Greco), 1960, encausto su eternit. arte: cogliere della realtà purtroppo i premi non Collezione privata

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Fig. 51 – Cartone per l’arazzo della Corporazione dell’Agricoltura, 1932, olio su tela. Collezione privata

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sono andati troppo bene. Venerdì sera io avevo avuto il primo premio – la mattina dopo la commissione ritornava sul giudizio ed assegnava in questo modo: I a Tosi con obbligo di donare il quadro II a Carrà con obbligo di donare il quadro III a Ferrazzi con acquisto della Diavoleria per la bella somma di 25.000 […] Avrò inoltre un altro quadro quello del Toro legato acquistato per la galleria d’arte moderna per la cui cifra dovrò ancora accordarmi. In conclusione poteva andare peggio e non mi lamento – solo che il lavoro di retroscena poteva essere meno perfido […] Ti saluto con affetto anche da parte di Orizia e le bambine. Tuo figlio Ferruccio […] La notizia dei premi non è ancora ufficiale ma è vera”70.

Arazzi e fascismo Il cartone in formato ridotto per l’arazzo della Corporazione dell’Agricoltura (fig. 51) documenta la prima commissione pubblica assegnata a Ferrazzi: l’incarico, affidatogli nel 1931, di predisporre i bozzetti per sette arazzi di grandi dimensioni (cm 435 x 250 cadauno) da collocarsi sopra le porte del Salone del Consiglio del nuovo palazzo del ministero delle Corporazioni progettato da Marcello Piacentini in via Veneto. Gli arazzi realizzati su suoi cartoni dal laboratorio dei fratelli Eroli (ogni arazzo richiese otto mesi di tessitura) raffigurano le sette Corporazioni: Commercio, Comunicazioni marittime e aeree, Comunicazioni terrestri, Agricoltura, Professioni liberali, Professionisti e Artisti, Assicurazioni e Credito. “Le figure agiscono entro lo spazio che le racchiude con gesti sicuri e sereni, come in una perfetta visione di ordine”, dichiarava Ferrazzi nella Presentazione dei bozzetti71. Essi sono immaginati come “vasti labari di legioni inquadrate”, realizzati “con senso di

Fig. 52 – Arazzo della Corporazione dell’Agricoltura, 1933, Roma, Palazzo delle Corporazioni (Ministero dello Sviluppo economico). Foto Sciamanna

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Fig. 53 – Studio per l’arazzo della Corporazione dell’Agricoltura, 1931-1932, pastelli su carta da spolvero. Collezione privata

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semplicità, ma fuori della simbolica comune […] per raggiungere ampiezza d’espressione mitica, viva ed umana”72. “Per l’Agricoltura il motivo è tratto dal modo primitivo e tuttora usato di trebbiare il grano. Una fanciulla lieta nell’opra agreste conduce il gruppo dei cavalli sui covoni. Nel tutto è il vortice dell’azione ed un fuoco sembra alitare da la nostra terra italica. Nella predella un animale si disseta dalle vene del suolo, nell’aspetto primordiale dell’atto immutato”73. L’arazzo (fig. 52), che fu esposto alla XIX Biennale di Venezia nel 1934, raffigurava agli occhi dei contemporanei la “gioia della campagna; gioia luminosa e solare […] dove la giovanetta che lascia scoperto il seno, nell’accompagnare il moto dei cavalli alla trita del grano, sembra accennare un canto, con arguta movenza, gridato coraggiosamente a piena gola dal ragazzotto in giacchetta blu, diritto a spaventare i puledri, mentre dietro biancheggiano le nevi e piove, dall’aureola solare”74. L’idea degli arazzi (figg. 53-55) fu di Piacentini, che voleva “far risorgere tutte le gloriose arti italiane”. Ne scrisse a Ferrazzi l’11 agosto 1931, rettificando così la primitiva commissione di cartoni per mosaico in cartoni per arazzi, specificando che l’esecuzione spetterebbe agli Eroli, i quali consegnerebbero i sughi d’erba per l’inaugurazione del Palazzo, prevista per l’ottobre 1932, un arazzo tessuto e gli altri sei in tre anni. A Ferrazzi chiedeva d’impegnarsi a fare i cartoni in un anno, per i sughi d’erba, salvo poi rivederli per l’esecuzione in tessuto. “L’idea è piaciuta immensamente a S.E. Bottai. Faremo la grande sala moderna degli Arazzi! Cosa che nessuno ha!”75 “Questo lavoro è di grande importanza e ti porterà molto onore – aggiungeva qualche giorno più tardi, ringraziandolo per aver accettato -: avremo così contribuito a far risanare questa grande nostra arte!”76 Gli arazzi eseguiti sui suoi cartoni, però, nel 1933 furono giudicati “mancanti d’espressione e di contenuto fasciste”, scesi dalle pareti e conservati nei depositi fino al 1951 quando vennero infine ricol-

Fig. 54 – Arazzo della Corporazione delle Assicurazioni e Credito durante la tessitura, 1933. Foto Sciamanna

locati77. Il fatto, assai doloroso per l’artista, causò la rottura dell’amicizia con Marcello Piacentini e l’inizio di una polemica con Ojetti78. “Caro Oietti (SIC) – gli scriveva Ferrazzi il 14 marzo 1933 – i miei arazzi sono stati condannati. Invano cerco, tra le varie dicerie, quella che possa vere qualche ragionevolezza di motivo […] Certa è la notizia che fino dal 27 gennaio essi sono stati fatti discendere dalle mura della grande sala e gettati in magazzino: e che proprio ora il Genio civile (ironia d’una denominazione) sta disponendo per troncare

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Fig. 55 – Studio per l’arazzo della Corporazione delle Comunicazioni marittime e aeree, 1932, olio su tela. Foto Archivio Ferrazzi

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tutto. D’un provvedimento così grave che mi schianta in pieno, m’era riservato d’aver la notizia solo cinque o sei giorni fa, per la strada, da uno dei tanti che sapevano e che ne godono tra sé, se non apertamente. Anche gli Eroli sapevano qualche cosa. Dunque verso di me neppur quel poco di riguardo usato verso i miei esecutori. Che fine è riservata ai miei lavori che mi hanno costati mesi e mesi di fatica, che m’hanno tenuto desto tante notti e con tanta febbre? Io sento in tutto questo un’opera di perfidia oscura, che muove da quelli della mia stessa arte e non sanno perdonarmi quel poco d’ingegno che io ho. L’ingiustizia si compie così in silenzio e in fretta […] Sarà taciuto di questo incredibile modo d’agire verso un artista?”79 La polemica con Ojetti infuriò anche pochi anni più tardi, quando l’affresco di Re Dario che libera Daniele dalla fossa dei leoni (fig. 56), eseguito nel 1939 da Ferrazzi nel Palazzo di Giustizia di Milano fu ricoperto su richiesta del Presidente della Corte d’Appello di Milano, che lo accusò di “giudaismo”, ritenendolo un soggetto “non ariano” e quindi sconveniente all’indomani della proclamazione delle leggi razziali antiebraiche. In risposta a un articolo di Ojetti sul “Corriere della Sera”, l’artista pubblicò una lettera aperta sul «Meridiano di Roma»: “Dico che il mio «sepolto vivo», «La Clemenza di Dario» o il «Daniele» al Palazzo di Giustizia di Milano, non ha pretese di essere più che me stesso - dichiarava - [… ] Noi oggi, «pittori di muraglie», non chiediamo di meglio che il silenzio dei dottori della critica d’arte, tanto e lodevolmente occupata alla luce artificiale, di stabilire la densità e la purezza emotiva della distillata pittura di un ceruleo vanto francese. Noi vorremmo infatti, solo il rispetto tacito del nostro lavoro, da chi, orecchiante del nostro antico, non può giudicare dell’arte attuale, perché è nostra viva ambizione, soprattutto, di comunicare, alla naturale luce del sole, direttamente con il pubblico sulle vaste pareti: nelle chiese, nelle scuole, nelle palestre, per le

Fig. 56 – Daniele nella fossa dei leoni, 1939, encausto su intonaco, Milano, Palazzo di Giustizia.

la prosecuzione del lavoro presso gli Eroli. Eppure alla vigilia dell’inaugurazione il Capo del Governo, che già dall’agosto conosceva gli arazzi attraverso ampie fotografie e che vide sul posto l’opera d’arte, aveva mostrato d’esserne soddisfatto. E all’inaugurazione per quanto io so il giudizio della critica è stato lusinghiero. Io sono stato tenuto all’oscuro di

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Fig. 57 – L’Annunziata, mosaico, 1935, Sabaudia, chiesa della SS. Annunziata

Fig. 58 – L’Annunziata (bozzetto per il mosaico di Sabaudia), 1933, olio su compensato. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 59 – L’Annunziata, mosaico, 1935, Sabaudia, chiesa della SS. Annunziata, part. Benito Mussolini e Valentino Orsolini Cencelli trebbiano il primo grano di Sabaudia


Fig. 60 – L’Annunziata, mosaico, 1935, Sabaudia, chiesa della SS. Annunziata, part. Arcangelo Gabriele


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vie, come nei centri di Bonifica, con un’arte nata dalla fede e dai miti, per la bellezza del Popolo e per la gioia del nostro Popolo”80. I torti subiti dal regime furono sempre rinfacciati da Ferrazzi a chi, nel dopoguerra, avrebbe potuto accusarlo di collaborazione. In particolare, l’occultamento degli arazzi delle Corporazioni fu additato come motivo per rifiutare di esporre alla Mostra della rivoluzione fascista alla quale era stato invitato. “Risposi che non potevo accettare questo incarico – annotò in data imprecisata sul cartoncino d’invito del 1932 -: gli arazzi delle corporazioni discussi e buttati nelle casse…”81. Accademico d’Italia dal 20 aprile 1933, Ferrazzi non aveva mai richiesto la tessera del partito. Alla fine del 1939 però il Direttore della Reale Accademia d’Italia, Luigi Federzoni, ovviò a quest’inconveniente chiedendola d’ufficio per lui82. “Dichiaro per iscritto di non aver mai richiesta la tessera fascista né prima né dopo l’avvenuta nomina ad Accademico d’Italia nell’aprile 1933, quando ancora sotto la presidenza di Guglielmo Marconi erano, secondo lo statuto, elettiva e libera, formata da una assemblea che si onorava dei nomi illustri in tutto il mondo quali Pirandello Di Giacomo, Fermi, Luzio, Panzini ecc, e nella classe delle arti di Ettore Tito anch’essi eletti senza tessera, Mascagni, Romanelli, Sartorio, Mancini al quale io succedetti nel suo seggio a soli quarantadue anni […] Ho avuto la cattedra di pittura a Napoli nel 1928 che poi lasciai, quella di decorazione pittorica nell’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1929 dove insegno tutt’ora, dove per 16 anni ho compilato il foglio annuale di qualifica lasciando in bianco l’articolo della iscrizione al partito fascista […] Delle opere ordinatemi durante il regime fascista […] non volli esporre nel 1932 la decorazione della sala dello spirito per la Mostra del decennale della rivoluzione, ed un mosaico nel foro Mussolini […] i sette arazzi delle corporazioni furono distaccati dalle pareti della grande aula delle grandi adunate e posti nelle casse come non aderenti

Fig. 61 – La bonifica della terra, 1939, encausto su pannello. Foto d’epoca

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ai fini fascisti e che solo quando richiesti ed esposti nel 1936 nella Biennale di Venezia, nel 1937 a Parigi, a Vienna nel 38, a Buenos Aires nel 1939, furono ritenuti unanimemente dei capolavori colmandomi uno dei maggiori dolori che può avere un artista dal silenzio, e dalla incomprensione del proprio lavoro. Uguale sorte si ebbe l’encausto del ‘Daniele nella fossa dei leoni’ nel Pal. Di Giustizia a Milano quando fu coperto per due anni per ragioni politiche e razziali. Tengo a precisare nei riguardi dei sette arazzi di m. 4,50 x 3,70 la loro concezione nei bozzettoni l’opera mia sui cartoni al vero, infiniti studi mi costarono un intiero anno di lavoro febbrile tre di direzione per la tessitura ebbi un compenso totale comprese le spese non lievi di materiale, modelli e viaggi lire 178.000 e questa fu l’opera meglio compensata”83. In realtà alcune opere di sicuro contenuto fascista Ferrazzi le aveva eseguite, entrambe su commissione ufficiale del regime. La prima fu la decorazione musiva del nicchione sopra l’ingresso della chiesa della SS. Annunziata di Sabaudia, con un’Annunziata (figg. 57-60) che mostra sullo sfondo la fondazione della città e la “redenzione dell’agro pontino” da parte di Mussolini, raffigurato mentre trebbia il primo grano di Sabaudia affianco del commissario straordinario dell’Opera Nazionale Combattenti, Valentino Orsolini Cencelli (fig. 59)84. La seconda fu la decorazione del Salone d’onore del Padiglione italiano all’Esposizione Universale di New York del 1939, Salone che intendeva glorificare le opere pacifiche di Mussolini, con due pannelli di 7 x 4 metri dipinti ad encausto illustranti le due conquiste sociali del regime: La bonifica della terra (Land Reclamation) e La bonifica della razza (The improvement of the race)85. Nelle due allegorie, il cui formato ascensionale evocava delle pale d’altare, Ferrazzi intendeva “esprimere, quasi si trattasse di riti, un alto senso religioso che le anima”86. Per la prima scena (fig.61) l’artista rappresentò

Fig. 62 – La bonifica della razza, 1939, encausto su pannello. Foto d’epoca

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Fig. 63 – Elegia terrestre, 1939-1940, encausto su intonaco, Pomezia, aula comunale. Foto Archivio Ferrazzi (opera distrutta nel 1945) in primo piano una coppia di bufali che traghettano sulle acque della palude pontina una zattera con un vecchio sdraiato, simboleggiante la natura prima dell’intervento del regime. Nel registro superiore, nei pressi di una città in costruzione, un uomo contiene l’impeto dei cavalli che scattano nella “trebbiatura virgiliana” - come spiegò il pittore – davanti ai covoni di fieno, mentre una giovane donna che

calpesta le spighe, dispiega un drappo con le braccia levate e un bambino incita con rami d’ulivo la corsa dei cavalli. Nel pannello della Bonifica della razza (fig. 62), chiamato anche Bonifica umana o Bonifica dello spirito, una matrona “custode di affetti e garante della forza della famiglia” siede circondata da undici bambini e ragazzi. Sulla destra un agricoltore con un tralcio di vite incontra un gruppo di lavoratori

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Fig. 64 – Ritratto di papà , 1934, encausto su mattone. Collezione privata


Fig. 65 – Ilaria che ride, 1934, affresco bruciato su mattone. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 66 – Ilaria col cappello bianco, 1932, affresco bruciato su ardesia. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi


Fig. 67 – Fabiola, 1934, affresco bruciato su mattone forato. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi


IL NOVECENTO DI FERRAZZI

Fig. 68 – La Zimpi che soffia, 1935, encausto su tegola. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 69 – Ilaria con il gatto, 1934, encausto. Foto Archivio Ferrazzi


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con i vessilli corporativi, mentre nel registro inferiore un maestro dall’aspetto di antico sapiente svela ai discepoli i segreti della scienza. In basso in primo piano un giovane attraversa la scena su di un cavallo in corsa87. Negli anni Trenta le commissioni ufficiali del regime premiarono la poetica ruralista della quale la pittura di Ferrazzi si faceva portavoce. Nostalgia (tav. 70 ), che con la coeva Trita del grano (tav. 80) tanto successo aveva riscosso nelle mostre americane, fu acquistato alla Biennale veneziana del 1934 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri88.

la preparazione del supporto, a volte invece sulla realizzazione di un vero e proprio affresco come base per successive operazioni. Come nel caso del dipinto murale presso la Casa comunale di Pomezia, Elegia o Festa terrestre (fig. 63), chiamò “encausto” opere in cui utilizzò i più diversi materiali e tecniche di esecuzione89. “Ho […] affrontato il problema dal punto di vista del tutto intuitivo – dichiarava lui stesso -, puramente pittorico e sperimentale, non archeologico, senza voler credere di aver scoFig. 70 – La donna che cammina, perto il perduto segreto, ma 1936, encausto su tegola. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi contento dei risultati che non si discostano da quelli antichi”90. “Logica conseguenza al La riscoperta dell’encausto e mio modo del dipingere ad olio la decorazione della Sala di Galileo a Padova di preferenza su tavola, con una tecnica ‘pietrosa’ come allora si definiva la mia pittura, – riportava Ferrazzi fu il principale fautore dell’encausto, che nel suo scritto Dell’encausto - è l’aspirazione a ragriteneva strumento dello splendore della pittura giungere i risultati di una visione e di una tecnica pompeiana, ammirata e studiata dal vero nel 1927, dell’affresco, del mosaico romano, ma soprattutto quando si recò a Napoli per il conferimento della dell’encausto. […] Iniziai con gli intonaci preparati cattedra di pittura presso l’Accademia di Belle Arti, fuori della capanna ‘nell’orto delle sette sale’ […] un incarico subito abbandonato. Le sue ricerche Mi rivolsi, attorno al trenta, alla ricerca di una main questo campo iniziarono intorno al 1930 e futeria levigata e smagliante all’opposto dell’aspetto rono caratterizzate da molte prove con verifiche di ‘calcinoso’ degli affreschi ottocenteschi. Sul dipinto resistenza a distanza di tempo, descritte dettagliaancora umido dell’intonaco, distendevo il velo di tamente negli inediti Quaderni della tecnica. La una cera disciolta e liquida, da penetrare con la sua ricerca fu fondamentalmente intuitiva, ossia fiamma, e dopo averla lucidata con ferri, ottenevo non finalizzata a un recupero filologico e archeola materia ‘simile a pietra’, fissando i valori dei toni logico dell’antica tecnica esecutiva bensì alla messa del colore bagnato. Era questo un lontano spunto a punto di uno strumento utile alla propria ricerca da un antico mestiere ormai decaduto, all’uso dei stilistica ed espressiva. A volte si concentrò su procosiddetti ‘marmorini’. Ma i frequenti colloqui con cedimenti a tempera nei quali diventava importante la pittura di Pompei e del Museo di Napoli ed in

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quello di Roma alle netta piccola (fig. 71), Terme dal quale il diretDonna velata (fig. 72) tore Prof. Aurigemma furono esposti nella sala volle affidarmi dei personale allestita alla grandi frammenti di naTerza Quadriennale, otture morte con pesci, tenendo stupore e sucche rigenerai da guasti cesso. “Caro Ferrazzi, di ossidazione subiti nelhai foto dei tuoi encausti l’interramento mi portae di quei frammenti rono alla convinzione di chiusi sotto vetro? – gli diverso procedimento chiedeva Gio Ponti, di dell’affresco, cioè a una ritorno dall’esposizione pittura che partendo da romana – Me ne sono quella tecnica, si svolinnamorato”92. gesse con altro sistema “Presento alcuni picanche su pitture mobili, coli saggi di encausto, in supporti di terracotta che vogliono dare o di lavagna e sulle taun’idea delle molte vole […] Delle mie reaprove che io ho fatto dal lizzazioni, o sconfitte, ho 1930 ad oggi mentre lariempito 15 fitti quavori di maggior mole già derni-diario, e due ruhanno fatto conoscere briche di voci, oltre a fonegli anni più recenti gli, a pezzi di supporti questo mezzo pittorico con le notazioni, macda me ritrovato – scriFig. 71 – Ninetta piccola, 1937, encausto su tegola. chie di colore, ghirigori veva Ferrazzi nell’autoRoma, Galleria Comunale d’Arte Moderna di pennello, spatolature presentazione in cataecc.: infinite prove «gelogo - […] Ho voluto stuali» di quelle sostanze ristabilire una tecnica composite, affinché la tecnica con la materie che la antica per via di molto studio e innumerevoli prove, componevano venissero a far parte di uno stile”91. che arricchisce i mezzi espressivi della mia pittura”93. Oltre alle grandi opere murali Ferrazzi realizzò con “In questi ultimi dieci mesi ho ripercorso le espela tecnica ad encausto figure e vibranti ritratti su carienze di un linguaggio pittorico più confacente a ratteristici supporti mobili quali mattoni e tegole in un respiro virile, quale considero la pittura murale, terracotta. Molti di questi frammenti “all’encausto che ha in sé dignità costruttiva e plastica – dichiarava e all’affresco bruciato”, fra i quali il Ritratto del padre nel 1943 -. A queste ricerche ho dedicato del tempo attualmente in mostra (fig. 64) e i bellissimi Ilaria non breve […] Ho passato molte notti nello scantiche ride (fig. 65), Ilaria col cappello bianco (fig. 66), nato a lambiccare combinazioni di smalti, di vernici, Fabiola (fig. 67), La Zimpi che soffia (fig. 68), Ilaria di supporti, di imprimiture, di resistenze al calore, col gatto (fig. 69), Donna che cammina (fig. 70), Niperché tutto sta nel rapporto del mezzo pittorico

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Fig. 72 – Gianna o La donna velata, 1939, encausto su ardesia. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 73 – La Scuola, 1941, olio su carta fotografica incollata su tavola, bozzetto per la decorazione della Sala di Galileo dell’Università di Padova

con qualche cosa che si muove nella mano dell’artista, quale rispondenza assoluta a una sapienza guadagnata con amore e studio […] Bisogna risalire dall’immanenza impressionista, dal frammento di oggi e di ieri, verso un linguaggio nuovo di parole e di tecnica, da servire ad una nuova classicità, a una religiosità ferma dell’opera, per aspirare alla creazione di un poema del nostro tempo […] Vorrei arrivare ad essere un pittore, un pittore poeta tragico, degno di questo tempo drammatico ed eroico”94. L’affresco, affermava più tardi in una lettera a Renato

Guttuso, non è solo tecnica ma “radice profonda nella nostra anima”95. La Scuola (fig. 73), un bozzetto per encausto in mostra, documenta una delle maggiori imprese murali compiute da Ferrazzi, la decorazione ad affresco della sala delle lauree della facoltà di scienze fisiche, matematiche e naturali dell’Ateneo di Padova, in Palazzo del Bo, nota come Sala di Galileo. La corrispondenza inedita fra l‘artista e il Rettore Carlo Anti, archeologo illuminato e amante delle arti, consente di ricostruire nei dettagli quest’opera capitale e il

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Fig. 74 – La Scuola, 1942-1943, encausto su intonaco, Padova, Università di Padova, Palazzo del Bo, Sala di Galileo

Fig. 75 – La Scuola, 1942-1943, encausto su intonaco Padova, Università di Padova, Palazzo del Bo, Sala di Galileo

Fig. 76 – La Scuola, 1941, olio su tela, bozzetto per la decorazione della Sala di Galileo dell’Università di Padova. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 77 – La Scuola, 1941, tempera su carta, bozzetto per la decorazione della Sala di Galileo, Padova, Università di Padova, Palazzo del Bo rapporto di stima reciproca nato fra i due uomini, proseguito anche dopo la fine del mandato di Anti e la sua sostituzione con Concetto Marchesi. “Il Bo e il Liviano rimangono un documento unico delle possibilità ‘murali’ dell’arte italiana intorno al 1940 – scrisse all’artista il 4 agosto 1953 - […] Ed io sono sempre grato a te di aver accettato – con spirito della massima generosità – di partecipare all’impresa”96.

Un biglietto di Anti del 18 settembre 1939 annunciava la volontà di assegnare il lavoro a Ferrazzi: “Spero potremo accordarci per un bel encausto nella mia Università – gli scriveva – e che ciò possa essere relativamente presto, se le circostanze politiche non turberanno troppo l’andamento dei lavori”97. L’intenzione si concretò pochi mesi dopo in una commissione ufficiale, comunicata all’artista con lettera

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Fig. 78 – La Scuola, 1941, penna su carta, disegno per la decorazione della Sala di Galileo, Roma, Archivio Ferrazzi protocollata il 29 gennaio 1940: “Cara Eccellenza, Vi confermo il mio vivissimo desiderio di poter contare sulla Vostra opera per la decorazione a encausto della sala di lauree della nostra facoltà di scienze fisiche, matematiche e naturali. Tale decorazione dovrebbe contenere una composizione figurata principale ad esaltazione del massimo genio che ha onorato la facoltà stessa: Galileo Galilei” 98. Galilei

insegnò matematica a Padova tra il 1592 e il 1610. Fra i vari episodi proposti Ferrazzi scelse il primo: “1609: G.G. costruisce a Padova il primo cannocchiale”99. La sua composizione (figg. 74-75), che ebbe una lunga elaborazione, raffigura in alto al centro Galileo intento a studiare il cielo con un cannocchiale. Nella stanza sotto di lui sono figure che dialogano, disposte attorno a un tavolo; a sinistra due

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Fig. 79 – L’Aurora sulla rotazione delle terre, 1942, tempera su carta, bozzetto per la decorazione della Sala di Galileo, Padova, Università di Padova, Palazzo del Bo figure femminili, un’anziana e una giovane, allegorie dell’Astrologia e dell’Astronomia; sopra di loro una sfera armillare. A destra si distingue la cupola del nuovissimo Osservatorio astrofisico di Asiago, inaugurato il 27 maggio 1942 con la messa in funzione del telescopio Galileo, che, costruito dalle Officine

Galileo di Firenze fra il 1940 e il 1942, era all’epoca il più grande in Europa. Varie figure osservano il cielo, mentre in primo piano in basso sono uomini e donne, una mamma con bambino, un cane e due figure maschili abbracciate a monocromo. A sinistra Prometeo cade dal cielo lasciando alle sue spalle una

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scia di fuoco. In cielo sono la 9 luglio l’artista restituiva il luna, un’eclissi di sole e segni contratto firmato con le vazodiacali: ariete, toro, bilancia riazioni, inviando anche “un e un centauro che rapisce una bozzetto a tempera (fig. 76) figura femminile nuda, mene un altro su ingrandimento tre un’altra assiste sollevando fotogr. della prima idea (fig. le braccia impaurita. Sullo 77)”. Ferrazzi chiedeva più sfondo si riconoscono le cutempo rispetto alla scadenza pole della Basilica del Santo e del 30 settembre o 15 ottoil tetto di Palazzo della Rabre, fissandone una al 10 gione. aprile dell’anno seguente e Il lavoro, che inizialmente promettendo di iniziare a ladoveva comprendere anche vorarvi “non appena riavrò i “altri elementi figurati minori bozzetti con le indicazioni a complemento della decorasuggeritemi da Voi […] TroFig. 80 – L’Aurora sulla rotazione delle terre, zione dell’ambiente, nella verete in rapporto alla parte 1943, encausto su intonaco, Padova, quale sono peraltro da incorche raffigura la cosmogonia Università di Padova, porare vari elementi mobili: antica col gruppo dell’astroPalazzo del Bo, Sala di Galileo ritratti antichi di botanici e allogia, delle mie visioni, più tri naturalisti ecc. […] doche non […] i noti segni vrebbe essere eseguito nella dello zodiaco. Ma da questi prossima primavera: compenso £. 25.000, ponteggi, prendo lo spunto per un’apparizione dell’Italia nel intonaco e manovalanza a nostro carico”100. Il 17 giovanetto con la bilancia sulla costellazione dello giugno 1940 Anti inviò a Ferrazzi il contratto101. scorpione: una figura d’Icaro ecc. […] mi è piaciuto “Caro Anti – gli rispondeva l’artista alcuni giorni in un tema vasto e complesso ed astratto, quale il dopo -, Le convenzioni per il lavoro che mi avete mondo astronomico, di aggiungere note umane e affidato nell’Università di Padova in linea di massima commosse, quale il fanciullo che si avvicina alla mami stanno bene […] Mi è impossibile […] di curare dre che ascolta e attende i segni, e l’altro della scuola eventuali elementi minori nelle altre pareti dell’amdi Galileo, o la figura isolata sulla scala che riguarda biente data la grandezza della parete e la complessità il ciclo dell’eclisse del sole. La luna la terrò chiara della composizione e gl’impegni che ho di altri lavori liquida e cobaltina, come certe ore dell’alba lunare. […] Vorrei pregarvi di lasciarmi a disposizione ed Tutti i corpi sia umani o le architetture sono come a vostre spese un manovale per tutto il periodo di sospesi in questo immenso spazio, e sono loro stessi lavoro come ho avuto a Milano […] Vi manderò parte degli astri”103. “Conto di poter iniziare verso quanto prima il bozzetto definitivo sulle linee che la fine d’ottobre”, assicurava l’artista il 14 luglio, voi vedeste nel mio studio. Non credo si possa per dopo che il giorno 11 Anti gli aveva comunicato di ora stabilire una data di consegna, per quanto io mi aver “ricevuto i due bozzetti, che mi piacciono ci metta subito. Per l’intonaco di cemento bianco e molto”, aggiungendo che li avrebbe mostrati all’argraniglia se vi sono difficoltà per la materia prima chitetto Gio Ponti, che coordinava i lavori di decopotrò indicare il modo per l’intonaco romano”102. Il razione104. Il 23 luglio Anti lo avvertiva di aver “spe-

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Fig. 82 – Il grido (Il grido della notte), 1941, encausto su terracotta. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi Fig. 81 – Il grido, 1940, pastelli su carta. Collezione privata

del mio bozzetto con il vostro giudizio favorevole – scriveva Ferrazzi ad Anti il 28 novembre, allarmato dopo mesi di silenzio -, insieme a quello dell’arch. Ponti che voleva anzi pubblicarlo su Domus non ho avuto altra notizia. Vorrei sapere se per questo lavoro v’è una disposizione di sospensiva oppure posso dare le indicazioni per far preparare l’intonaco a stucco romano in tempo per poi dipingere la mia composizione nei prossimi mesi di febbraio aprile”107. “Nulla è sospeso a causa della guerra – lo rassicurava il Rettore -, ma […] una crisi nella impresa assuntrice dei lavori e varie difficoltà nei rifornimenti hanno ritardato molto la sistemazione muraria dell’ambiente che dovete decorare […] non credo che ambiente e parete possano essere a vostra disposizione prima dell’aprile […] L’ingegnere direttore dei lavori ha preso buona nota dei vostri desideri circa l’intonaco a stucco romano”108. “La tua sala è ultimata e attende l’affresco – gli scrisse infine il 23 settembre 1941 -. Quando vieni? Approfitta

dito il bozzetto a Ponti che ve lo restituirà con le eventuali osservazioni. Vi confermo la mia ottima impressione per l’idea e l’impianto generale della composizione”, aggiungeva, per poi osservare egli stesso: “Galileo guarda la luna? Ma se a destra c’è ecclissi di sole la luna è già qui, davanti al sole. Il Saturno è troppo grande. Sarà opportuno che verifichiate sull’Enciclopedia o altrove la precisa forma del cannocchiale a quadrante di Galileo. Il grande cannocchiale moderno a destra deve essere cilindrico, non a tronco di cono, e non deve sporgere dalla cupola. Gli accessori alla base di detto cannocchiale, se si vogliono mettere, e se, come penso, sono i cosiddetti cannocchiali cercatori, devono essere paralleli al cannocchiale maggiore. Cos’è lo strumento presso l’astrologa? Non siamo riusciti a comprenderlo”105. Gio Ponti fu entusiasta del bozzetto e lo fece pubblicare su “Domus”106. “Dopo il ritorno

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dell’autunno perché l’inverno padovano è lungo e poco favorevole”109. Ferrazzi gli rispondeva il 26 ottobre, inviandogli un disegno a penna della composizione del Galilei (fig. 78): “La visione prospettico frontale – osservava -, illuminata […] dal fuoco [… ] darebbe un aspetto di magia fisica alla scena, come per tutto lo spazio del cielo è commento lirico alla figura di Galilei”110. “Godo sentendo che il bozzetto si definisce migliorando sempre più, gli comunicava Anti il 30 ottobre. Stiamo lavorando a tutto vapore perché Bottai, in una visita ai lavori che farà il 4-5 Novembre – li trovi avanzati quanto più possibile. Gli mostrerò la tua parete! Non dimenticare che per fine Aprile occorre che tutto sia finito”111. Ferrazzi vi lavorò intensamente nel gennaio del 1942, annotando nel suo Diario in data sabato 17: “nel pomeriggio alle 3 dopo la preparazione che è di già durissima e lucida come un marmo d’imitazione […] ho iniziato a disegnare cambiando tutta la parte dell’osservatorio astronomico, e la parte della scuola. La proporzione delle figure è bellissima, così misurata come un Mantegna. Tutto disegnato e variato il lato dell’osservatorio molto più bello e leggero con equilibrio con l’altro lato. E questa parte una diavoleria con una scala che sale sul cielo e figurette che ragionano lassù nello spazio stellato”112. Il lavoro proseguì nei giorni successivi, quando l’artista passò sulla parete uno dei solventi di sua invenzione, chiamato ILARIA in onore della terza figlia; solvente che non si era ancora asciugato il 7 febbraio113. Il 24 gennaio annotava “Tuta di Galilei dipinta ieri è ancora grasso e umido. La parete sotto è già durissima sulla preparazione ma lo stucco romano è umido”114. “Ho fatto oggi in alcuni punti belliss. come le figurette che volano e l’ariete con l’uomo – scriveva il 27 gennaio -. […] Le figurette dei Gemelli mi sono venute così belle che sembrano un pezzo di Greco”115. Il 28 gennaio fu “giornata di rettifica di molte cose: la parte del cielo attorno Galilei e l’antro lunare sono pezzi già definiti belli nei passaggi di

Fig. 83 – Il grido / Il grido della notte, 19431944, olio su tavola. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

toni”116. 29 gennaio: “dipinto la mirabile meteora e abbozzate le due donne […] È venuto Ponti ed il Rettore hanno trovato stupendo il tutto. Farò riquadri colorati per tutta la sala”117. “Fino a mezzogiorno ho lavorato parte alle due figure delle donne di ieri, e su gl’istrumenti sopra di loro e delle architetture. Ma tutto si iscurisce e sono in pensiero”118. Dopo

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Fig. 85 – Apocalisse, prima versione, 1946, olio su tela. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

lileo e che stava ancora lavorando alla finitura e allo zoccolo dei marmi121. “Con Toni [il suo assistente a Padova, N.d.R.] abbiamo levato il ponte – scriveva nel diario -. L’opera è riuscita piena d’impeto e di armonia. Lo zoccolo da rivedere soprattutto nelle fasce troppo chiare come già sapevo. Gli specchi di colore li velerò un poco. Sono contento. Dio sia laudato”122. Sulla parete a marmi sottostante era ancora impegnato il 14 maggio, data in cui comunicava alla moglie di stare già pensando alla parete di fronte, dove si era offerto di dipingere a titolo gratuito L’Aurora sulla rotazione delle terre (figg. 79-80)123. “Gio-

Fig. 84 – Apocalisse - scheletro di cavallo, 1944, olio su compensato. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi qualche giorno trascorso a Roma Ferrazzi tornò a Padova il 7 febbraio: “con quest’ultimo pezzo dell’osservatorio ho finito di coprire tutta la parete”119. Vi lavorò assiduamente, anche 12 ore al giorno, per tutto il mese di marzo120. I lavori si conclusero due mesi più tardi: domenica 10 maggio annunciava a Horitia che avevano tolto i ponteggi davanti al Ga-

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IL NOVECENTO DI FERRAZZI

vedì ritorno a Padova – annunciava a Pier Maria Bardi il 19 maggio – per la inaugurazione dei lavori nella Università, dove ho finito il mio Galilei che è stato accolto già con i più lusinghieri auspici. Mi è gradito darti notizia che ho già offerto al Rettore di dipingere l’altra parete in omaggio a quell’insigne ateneo e alla grande figura di Galilei, spese comprese a mio carico. Vi raffigurerò una grande Aurora sulla terra […] Tutte le pareti saranno così dipinte perché anche le due laterali le ho raccordate con una policromia di marmi”124. Il 22 maggio ebbe luogo la presentazione alla stampa del “Palazzo universitario rinnovato e del Liviano con le loro opere d’arte”, mentre il 25 si svolse l’inaugurazione del Palazzo del Bo alla presenza del ministro Bottai, ma senza l’auspicata partecipazione di Vittorio Emanuele III125. All’inizio di ottobre Ferrazzi era al lavoro sull’Aurora, come emerge da una lettera dello scultore Venanzo Crocetti, il quale, entusiasta e commosso per il Galileo, gli scriveva: “viene voglia di abbracciare la parete”126. Nel 1943 l’artista effettuò delle modifiche al Galileo, documentate da una serie di biglietti e cartoline inviati alla moglie Horitia, in cui le riferiva di aver lavorato alla figura di Ninetta, rappresentante la melanconia nella parete del Galileo, e, il 9 maggio, di aver dato fuoco e vernice alla parete, di esserne soddisfatto e di attendere per il giorno seguente il ministro e gli scienziati che sarebbero venuti a vedere il lavoro concluso127. Il 1 giugno le diceva di essere molto avanti nel lavoro, sia col Galileo che con l’Aurora, il 6 giugno di aver finito di bruciare il Galileo, un altro giorno di essere in procinto di finire la figura dell’Aurora “pensando a Fabiola”128. “Ho finito tutta la parete di Galileo – annotava il 5 giugno nel Quaderno della Tecnica -, In questi giorni ho tolto le figurette dei Gemelli in modo che la meteora cade violenta”129. “Oggi 6 giugno alle sette di sera – aggiungeva nella stessa pagina - ho finito di dare il fuoco sulla vernice della parete bassa. È venuta uno specchio […] FINE del Galilei Spiriti Attivi e Santi

proteggete la mia fatica”130. “Sono stato a vedere la parete finita – gli scriveva Anti nello stesso giorno -: è molto bella, un vero blocco di pittura. Sappimi dire quando conti venire per l’altra parete”131. “Caro Ferrazzi, come va? – gli scriveva ancora il 17 agosto - Comprendo per primo, per dura esperienza personale, che i nostri animi simili sono presi da cose tanto grandi e così gravi che mi farebbe tanto piacere che il tuo lavoro, oramai così a buon punto, fosse finito finché sono ancora Rettore: non solo per ragioni sentimentali, ma anche per ragioni pratiche. Conti di venir presto a finire? Lo spero tanto”132. In seguito alla caduta del fascismo e in attesa del precipitare degli eventi Anti prevedeva, come puntualmente fece, di rassegnare le dimissioni, mentre l’artista non se la sentiva di allontanarsi dalla famiglia: “Caro Ferrazzi – gli scriveva il 1 settembre - […] comprendo perfettamente la impossibilità da parte tua di lasciare la famiglia in questi momenti”133.

Il nuovo espressionismo degli anni della guerra Sulla soglia degli anni Quaranta Ferrazzi liberò l’espressione dagli ultimi lacci del proprio, personale idealismo estetico134. L’incubo della guerra e delle devastazioni si riflette già nella serie allucinata del Grido, iniziata nel 1940 con uno studio dal vero (fig. 81) e un encausto (fig. 82) e poi rielaborata nel 1943 in un dipinto (fig. 83) che reca sul retro l’iscrizione Il grido della notte Terribili anni 1943-1944, vergata a penna dall’artista il 7 febbraio 1944. Dopo il successo ottenuto con la grande antologica presso la Galleria di Roma, dove presentò ben 143 pezzi fra i quali anche Il grido, nel dicembre 1943, durante l’occupazione nazista dell’Urbe, l’artista si rifugiò con la famiglia al Casalaccio, rinchiudendosi nel proprio studio per dipingere gli sconvolgimenti dell’epoca. Prostrato da “crisi psicologiche e religiose”,

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Fig. 86 – Studio per La Stanza, 1943-1946, olio su tela. Collezione privata dipinse una fitta serie di quadri “apocalittici” e “sconvolti”, incendi, eruzioni (tav. 165), scheletri, che rielaboravano anche le recenti immagini del disastro atomico di Hiroshima. Scomparsi i ritratti di famiglia, gli autoritratti, le nature morte pompeiane e le teste di gesso, iniziò il tempo delle Apocalissi (figg. 84-87), in cui la materia lievitante da se stessa, i colori eccitati l’uno dall’altro vennero a comporre un’iconografia irreale, sconvolta, allucinata. La visione prismatica si trasformò in visione vorticosa in cui il dipinto non era più il cuore di un prisma bensì il centro di un vortice. Il sentire dell’artista s’infiammò e la pittura venne a inseguire il sogno, l’allucinazione, la visione, l’orrore degli anni della guerra. Il segno si fece largo e istintivo, a imitazione della scrittura automatica (da una ventina d’anni la moglie Horitia lo aveva iniziato a Steiner). Nella trascrizione del vissuto l’accento di Ferrazzi venne a cadere più sul piacere di trascrivere che sulla cosa trascritta. Al centro di questo capitolo che faceva seguito a un’inquietudine espressa sin dagli anni Dieci

Fig. 87 – Apocalisse - la guerra, 1946, pastelli colorati su carta da spolvero. Collezione privata

nelle Tempeste, nelle Diavolerie, Feste notturne e Temporali sull’Aniene degli anni Venti, nelle Trite del grano, Caroselli e Tempeste degli anni Trenta, nel quinto decennio - fra le Eruzioni dell’Etna, le Cadute, i Leoni, Tigri e Leopardi in cattività, l’inquieta Eclisse lunare (fig. 88), le scene di guerra (figg. 89-90) le serie del Grido (figg. 81-83), della Madre morente (figg. 91-95) e del Transito di mio padre (fig. 96) -, s’impone La Stanza (fig. 97). Nella tela, che sul retro reca l’iscrizione Gli anni dell’orrore, Ferrazzi mise in scena la violenza del-

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IL NOVECENTO DI FERRAZZI

Fig. 88 – Eclisse lunare, 1943, olio su tavola. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

l’occupazione tedesca dell’Urbe. Il soggetto è infatti ispirato da un attentato partigiano davanti l’Hotel Flora, del quale l’artista fu casualmente testimone. Riprendendo la messa in scena classica di un precedente progetto, compose una scena dell’orrore, mostrando come la guerra, incarnata da uno scheletro di cavallo spazza via la sicurezza della vita quotidiana, mandandola in frantumi: gli amanti del pre-

cedente progetto sono ormai proiettati nello spazio da un’esplosione. L’idea è la stessa di quella inizialmente immaginata da Guttuso per la sua Crocefissione: la guerra, sotto forma allegorica, che irrompe negli interni domestici135. “Nella ‘Stanza’ – dichiarava l’artista - […] è il riferimento a un turbine di angoscia collettivo che mi pervase quando con molte altre persone fui ammassato nell’atrio dell’Hotel Flora

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Fig. 90 – Scena di guerra, 1944, olio su tavola. Collezione privata

Fig. 89 – La guerra o L’incendio, 1943, olio su tavola. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

suscitate dalla sofferenza, le angosce e le distruzioni causate dalla guerra, è ispirato dall’ultimo combattimento descritto nell’Apocalisse di Giovanni, conclusosi con la disfatta della bestia e del falso profeta i quali, ancora vivi, sono gettati in uno stagno di fuoco e di zolfo ardente137.

in Roma, allora sede del comando tedesco, in seguito ad un attentato compiuto con una bomba. Vi era rimasto ferito un impiegato italiano, tutto era in disordine, sul pavimento una larga chiazza di sangue: a quella angosciosa, sconvolgente emozione sono legate la figura proiettata in aria, la testa rossa riversa su un piano prospettico”136. Prima versione della Stanza era La Caduta (figg. 98-99), un tema centrale all’inferno apocalittico, esemplificato anche dalla Caduta di Icaro (fig. 100-101), progettata sin dal 1941 e dipinta da Ferrazzi nel 1945, in un viaggio avventuroso attraverso l’Italia appena liberata con la figlia e assistente Ninetta, sopra la cappa del camino della stanza di Herta Wedekind Ottolenghi a Monterosso. E La caduta/ I tremendi tempi 940-47 (fig.102) è un altro quadro che emerge fra le visioni tragiche e orgiastiche eseguite fra il 1943 e il 1947,

Una nuova pensosa felicità Alla famiglia è dedicata l’ultima grande opera di Ferrazzi, il Teatro della vita scolpito nel nenfro delle cave di Canino nel giardino del suo studio-abitazione di S. Liberata, sull’Argentario. Celebrazione del proprio mondo poetico e dei valori nei quali l’artista aveva sempre creduto, il lavoro, gli affetti, la fantasia, il complesso scultoreo riprende e rielabora tutti i temi più significativi affrontati in ottant’anni di pittura, in particolare nella decorazione del mausoleo di Acqui, soffermandosi su quelli più importanti

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Fig. 91 – Mia madre morente, 1945, olio su compensato. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

Fig. 92 – Mia madre morente, seconda versione, 1945, olio su compensato. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

Fig. 93 – Mia madre morente, terza versione, 1945, olio su compensato. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

Fig. 94 – Mia madre morente, quarta versione, 1945, olio su compensato. Collezione privata

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Fig. 95 – Ricordo di mia madre morente, 1953, olio su tela. Collezione privata

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Fig. 96 – Il transito di mio padre, 1943, olio su tavola. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 97 – La Stanza, 1943-1946, olio su tela. Collezione privata

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Fig. 98 – La caduta, prima versione della Stanza, 1943-1944, encausto su tegola. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 99 – La caduta, 1944, olio su tavola. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

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dell’esistenza umana; la nascita, l’amore, la morte (figg. 103-106). In un dipinto emblematico degli ultimi anni d’attività, La mia solitudine (fig. 107), Ferrazzi si autorappresenta al centro del proprio mondo scolpito. L’autoritratto appare ripreso da una fotografia scattata presumibilmente da Enzo Carli (fig. 108), al quale il dipinto è dedicato, pubblicata nel volume consacrato dallo studioso a Ferrazzi scultore138. “Al Casalaccio di Tivoli – ricordava l’artista nel 1977, nello stesso anno in cui dipinse La mia solitudine -, ancora al fianco di mio padre, sentii un giorno il respiro ampio verso l’eternità panica che mi sconvolge tuttora lo spirito tra il divino e l’umano […] l’innato desiderio di contemplazione, di silenzio, di meditazione, di misura dell’uomo in rapporto con le cose mi hanno spinto qui all’Argentario”139. Ferrazzi era approdato all’Argentario negli anni Trenta, quando elesse il promontorio toscano a luogo di villeggiatura con la famiglia, dipingendovi paesaggi, marine e la bella serie delle Lezioni di nuoto (figg. 109-115). Nel 1959 vi si trasferì definitivamente, facendo costruire la sua casa all’architetto Massimo Parboni sul poggio di S. Liberata, incastonata tra le rocce e immersa nella macchia mediterranea. “Alle volte mi pare un sogno questo ultimo sprazzo di sole della vita”, scriveva a Fortunato Bellonzi da S. Liberata il 30 maggio 1963, dopo aver rifiutato l’invito del critico a partecipare alla Quadriennale con le proprie sculture, perché queste dovevano vivere dove sono nate in quanto legate indissolubilmente agli spazi prospettici nati con loro140. Stessa cosa ribadiva a Carli pochi anni più tardi, inviandogli la poesia Il mondo di Circe: la sua scultura era “colloquio di spazi” e non poteva essere chiusa in musei e gallerie141. S. Liberata fu per Ferrazzi la sua autobiografia testamentaria. Subito dopo il trasferimento iniziò a pensare a una tomba per lui e Horitia, la sua “ultima casa” così come la chiamava nel dramma Ultimo colloquio d’Amore. Nel luglio 1962 acquistò un

Fig. 100 – La caduta di Icaro, 1945, encausto su intonaco, Monterosso – Acqui, Mausoleo Ottolenghi, Stanza di Herta. Foto Archivio Ferrazzi

lotto nel nuovo ampliamento del cimitero di Orbetello, di fronte alla laguna, iniziando in settembre la costruzione di un sacello familiare conclusasi solo nel 1974 (fig. 116-117). Ferrazzi stesso modificò il progetto architettonico elaborato su sua richiesta da Carlo Busiri Vici fra 1965 e ’66, mettendo a punto

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Fig. 102 – La caduta, 1944, olio su tela. Collezione privata

una decorazione dal complesso programma iconografico, che ancora una volta elaborava i temi del lavoro, della famiglia e di un aldilà ultraterreno concepito come tutt’uno con le forze del cosmo142. All’Argentario Ferrazzi ritrovò se stesso, la speranza di vivere, la fede cristiana nel contatto vivo con la terra e con la natura. Le parole più significative sul suo ultimo periodo di attività le scrisse lui stesso nell’autopresentazione in catalogo dell’VIII Quadriennale, in quel medesimo 1959 nel quale mollò finalmente gli ormeggi, abbandonando Roma per coltivare un’aspirazione universale alla felicità che intendeva tradursi in una visione perspicua delle cose.

Fig. 101 – La caduta di Icaro, 1945, encausto su intonaco, Monterosso – Acqui, Mausoleo Ottolenghi, Stanza di Herta. Foto Archivio Ferrazzi, part.

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Fig. 103 - Teatro della vita - Carrettiere, bassorilievo in nenfro, 1965-1970, S. Liberata, Villa Ferrazzi

Fig. 104 - Teatro della vita – L’Amore, 1965-1970, bassorilievo in nenfro, S. Liberata, Villa Ferrazzi

Fig. 106 - Teatro della vita, Il Sonno e la Morte, 1965-1970, bassorilievo in nenfro, S. Liberata, Villa Ferrazzi

Fig. 105 - Teatro della vita, La Madre, 1960, scultura in nenfro, S. Liberata, Villa Ferrazzi

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Fig. 107 - La mia solitudine, 1977, olio su tavola. Collezione privata

Fig. 108 – Ferruccio Ferrazzi a S. Liberata, fotografia di Enzo Carli, 1974 circa 102


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Fig. 109 – Bagnante, studio per Lezione di nuoto, 1932, conté e gesso su carta da spolvero. Collezione privata

Fig. 111 – Lezione di nuoto, bozzetto della prima versione, 1933. Foto Archivio Ferrazzi

Fig. 110 – Bagnanti, studio per Lezione di nuoto, 1932, conté e gesso su carta colorata. Collezione privata

Fig. 112 – Lezione di nuoto, prima versione, 1933. Collezione privata

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Fig. 113 – Lezione di nuoto, seconda versione, 1933. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

Fig. 114 – Lezione di nuoto, bozzetto della seconda versione, 1933. Collezione privata

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Fig. 115 – Lezione di nuoto, 1974, olio su tavola. Collezione privata

Fig. 116 – Tomba Ferrazzi, 1966-1978, Orbetello, cimitero

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Fig. 117 – Autoritratto, mosaico, 1966-1978, Orbetello, cimitero, Tomba Ferrazzi, part.

Fig. 118 – Viaggio nel mattino, 1955-1957, olio su tavola. Collezione privata. Foto Archivio Ferrazzi

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Fig. 119 – Viaggio nel mattino, 1965, olio su tavola. Collezione privata

Fig. 120 – Ristorante in montagna, 1962, olio su tela. Collezione privata

“Con l’età subentra una calma meditazione su tutto quello che si è fatto e pensato; come in un rallentato corso piace starsene ai confini di un nostro pezzo di terra, dove vi sono piante care e lontane nel tempo, cresciute come dentro di noi, alle quali ogni anno potiamo i rami e inumidiamo il terreno durante la siccità. A quelle piante abbiamo, in certo modo, donato la nostra paternità e fisionomia. Nell’orto immaginario della pittura mi è caro riandare a quelle piante cresciute lentamente in arsura e fatica, per averle infine condotte ad una loro certa linea precisa ed ambientate in un loro spazio con prospettive e rapporti, proprio come ho fatto per il mio rifugio a S. Liberata, sul mare”143. Presentando Viaggio nel mattino (figg. 118-119) – ma lo stesso

avrebbe potuto dire per il successivo Ristorante di montagna (fig. 120), emblema di questa nuova visione chiara, nitida, serena e cristallina - Ferrazzi ne metteva in luce i rapporti matematici, uno dei nodi della propria ricerca pittorica sin dal secondo decennio del Novecento. “Nelle pitture di quel tempo – osservava -, come da quelle di oggi, le forme pure […] sono bilanciate tra loro in una determinata direzione; così la pittura diviene ordine di problemi, una proiezione visiva che raggiunge il puro sogno, guidata dal pensiero. Altri aspetti di paesaggio e ritratti che presento vogliono essere una precisa fissità di contemplazione, nel miraggio sereno di una misteriosa e levigata materia pittorica, espressione vera di ogni tempo felice”144.

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NOTE

pp. 9-10. 12 Su Focolare si vedano Acquisti all’Esposizione 1911; Antonelli 1911, p. 151; De Benedetti 1911, p. 65; Ojetti 1911; Per la galleria 1911; Stiavelli 1911; Pica 1913, pp. CLIV, 401; Roma 1911, pp. 161-163. 13 Ferruccio Ferrazzi, Della mia pittura, 1943, p. 10. 14 Cronologia 1989, p. 96. 15 Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi, Diari inediti, III, 1915, cit. in I miti di Ferrazzi 1992, p. 40. 16 “Luchini è l’unico che mi ha voluto capire – scriveva Ferrazzi – e il suo giudizio preciso di critico è raro perché dove un formalismo passato dove la colpa che mi si addossa di seguace di Cézanne, Van Gogh e dei futuristi mi tiene diffidenti un numero di amici che mi ha seguito” (Ferruccio Ferrazzi, Diari inediti, IV, agosto 1915 – febbraio 1916, pp. 66-68, cit. in Cronologia 1989, p. 96). Cfr. Luchini 1916. 17 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Lettera di Ferruccio Ferrazzi a Carlo Ludovico Ragghianti, 14 dicembre 1974. 18 Sandra Pinto, Introduzione, in Ferruccio Ferrazzi 1997. 19 Dell’alunnato di Ferrazzi presso Max Roeder testimonia l’inedita Pesca ad Anzio dipinta nel 1911 e conservata presso il Pio Istituto Catel (Ragghianti-Recupero 1974, n. 23, p. 80). 20 Berthe distesa e La tempesta sul lago di Leman appartennero insieme a Natura morta con fiore di magnolia alla collezione Minnich e

Quesada 1989, p. 13. In diversi scritti inediti conservati presso l’Archivio Ferrazzi l’artista prende le distanze dalla Scuola romana, in particolare negli Appunti per un saggio sull’ambiente artistico romano 18901930 contenuti in una lettera inviata in data imprecisata (ma dopo il 1969) all’architetto Giovanni Muzio; in una lettera inviata fra 1965 e 1967 all’architetto Carlo Busiri Vici e in un’altra inviata nel marzo 1967 a Ettore Gianferrari. 3 Ferruccio Ferrazzi, Diari inediti, IV, agosto 1915 – febbraio 1916, pp. 66-68, cit. in Cronologia 1989, p. 96. 4 Quesada 1989, p. 13. 5 ID in I miti di Ferrazzi 1992, p. 5. 6 La periodizzazione proposta da Quesada contemplava cinque fasi (Ivi, p. 8). 7 Ivi, p. 9. 8 Ferruccio Ferrazzi, Della mia pittura, 1943, p. 14. 9 Formatosi presso l’Istituto di Belle Arti di Modena, Casimiro Jodi (Modena, 1886 – Rovigo, 1948) si perfezionò fra Roma e Firenze dal 1909 al 1914. Nel 1910 debuttò con Ferrazzi sulla scena nazionale, esponendo due opere alla IX Biennale di Venezia, nelle Sale della gioventù interregionale, Vecchio calcinaiuolo e Impressione. 10 Papini 1923, p. 57. 11 Ferruccio Ferrazzi, Della mia pittura, 1943, 1 2

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furono riacquistate da Ferrazzi nel 1932 con un gruppo di opere: Ritratto del pianista August Radwan, Place de la Paix di giorno e Place de la Paix di notte, Ritratto di Mme Polianwski, Autoritratto, Mucca sdraiata nella stalla o La mucca svizzera e Lago di Leman (Ivi, nn. 83-85, 87-88, 91-92, 97, 99, 102, pp. 84-85, tavv. 59, 68-69, 73). 21 Ferrazzi 1943, pp. 6-7. La staccionata dipinta è la stessa del coevo Alberi di fichi alle Sette Sale (tav. 123). 22 Cit. in Keila Linguanti in Interni d’artista 2014. 23 Arslan 1926, p. 377. 24 D’Amico 1997. Sul periodo svizzero di Ferrazzi si vedano Ferruccio Ferrazzi 1997 e Imbellone 2019, pp. 82-83. 25 Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi, Diari inediti, IV, agosto 1915 – febbraio 1916, pp. 28-29, cit. in Cronologia 1989, p. 94. 26 Scarpa 1918. 27 Ferrazzi 1943, p. 9. Ferrazzi assisté nel 1913 alla clamorosa serata del teatro Costanzi a seguito della mostra futurista e nel 1915 s’incontrò con Marinetti e il gruppo in una serata di festa all’osteria dell’Aliciaro. Nel 1919 avrebbe preso parte alla Grande Esposizione Nazionale Futurista organizzata a Milano in Palazzo del Cova e poi trasferita a Firenze, Genova e Mosca. “I cubisti futuristi – osservava in un Taccuino di quell’anno – hanno cercato nuova plasticità cadendo, per il loro assoluto astrattismo, nella arida geometria plastica”, alla quale Ferrazzi contrapponeva la “libera figurazione di un

mondo […] Nel quadro Caratteri della famiglia la realtà è assorbita per muovere un dramma interiore, agitato da luci e da ombre viste come figure latenti o sovrapposte alle plastiche” (Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi, Taccuino A, 1919, pp. 17-19). 28 VII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma. Catalogo, Roma, 1955, p. 14. 29 Bambola nella vetrina, chiamata Manichino, è menzionata in una lettera di Fortunato Depero a Ferrazzi del 22 aprile 1919 (Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 46a). 30 Sul periodo piacentino di Ferrazzi si vedano Fugazza 1995 e Imbellone 2005. Nel 1955 Ferrazzi chiese con insistenza a Valerio Mariani di restituirgli il bozzetto del Ballo che gli aveva a suo tempo dedicato, ma il critico rifiutò (Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, gruppo di 5 lettere fra il 31 marzo e il 14 aprile 1955). 31 Diversi anni più tardi Il Po a Piacenza (fig. 024) avrebbe vinto il III Premio di pittura “Esso” alla Biennale di Venezia (1955-56). 32 Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi, Nota autobiografica inedita, cit. in Ragghianti-Recupero 1974, p. 39. 33 Cfr. Oppo 1921b e Oppo 1921c. Già alla Biennale di Venezia del 1920 Oppo aveva parlato di “crudezza tedesca” per la pittura di Ferrazzi (Oppo 1920). 34 Jacopo Recupero vi scorse “soluzioni in chiave tonale, che saranno in seguito a fondamento della cosiddetta scuola romana”. Cfr. Oppo 1921a e Quesada in I miti di Ferrazzi 1992, p. 9.

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Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi, scritto inedito del gennaio 1975, cit. in I miti di Ferrazzi 1992, p. 14. 36 Cit. in Benvenuto Ferrazzi 2016, p. 22. 37 Quesada 1989, p. 15. 38 Fagiolo Dell’Arco 1991. 39 Quesada in I miti di Ferrazzi 1992, p. 30. 40 Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi, scritto inedito del 9 aprile 1924 cit. in I miti di Ferrazzi 1992, p. 30. 41 Quesada 1989, p. 14. 42 ID in I miti di Ferrazzi 1992, p. 7. 43 Ibid. 44 Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi, scritto inedito del 9 aprile 1924 cit. in I miti di Ferrazzi 1992, p. 30. 45 Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi, Diari inediti, III, 1915, p. 105. 46 Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi da Le Rosiaz, 31 dicembre 1916, cit. in I miti di Ferrazzi 1992, p. 64. 47 Papini 1923, p. 57. 48 Ivi, p. 58. 49 Su Ferrazzi alla Seconda Biennale Romana si veda Imbellone 2008, pp. 92-98, 102, 106. 50 Lancellotti 1923, p. 5. 51 Ibid. 52 Oppo 1923b. 53 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi a Florestano Di Fausto, 30 ottobre 1923. 54 Roma, Archivio Storico Capitolino, Archivio X Ripartizione A.B.A., tit. XVII, b. 55, fasc. 3, prot. ufficio X, n. 316, 30 gennaio 1924,

minute indirizzate agli artisti da Tomaso Bencivenga per accettazione del prezzo; Relazione della Commissione per la scelta delle opere da proporsi al Comune l’acquisto alla II Biennale romana, 17 marzo 1924. Cfr. Bonasegale 1995, p. 32. Accettando la proposta d’acquisto pervenutagli da Tomaso Bencivenga, il 31 gennaio 1924 Ferrazzi si rammaricava che l’opera scelta non fosse fra le più significative di quante da lui esposte nella sua sala personale alla Seconda Biennale Romana; certo ad esempio che la tavola Adolescente (tav. 46) lo “avrebbe rappresentato meglio nella Galleria Municipale”, oltre a fornirgli un aiuto più consistente viste le sue “condizioni non liete” dal punto di vista finanziario (Roma, Archivio Storico Capitolino, Archivio X Ripartizione A.B.A., tit. XVII, b. 55, fasc. 3, prot. ufficio X, n. 316, 31 gennaio 1924, minuta di Ferruccio Ferrazzi per accettazione indirizzata a Tomaso Bencivenga). 55 Collocata nel 1924 nella Galleria Capitolina allora situata in Palazzo Caffarelli, l’opera fu ceduta in deposito temporaneo alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna nel 1939 (Roma, Archivi della Quadriennale, Archivi del Governatorato, Approvazione schema di convenzione con il Ministero dell’Educazione Nazionale per la costituzione di deposito gratuito presso la Regia Galleria Nazionale d’Arte Moderna delle opere raccolte nella Galleria Mussolini, Deliberazione del Governatore, n. 2392, 12 maggio 1938, p. 8, n. 73; Roma, Archivio Storico Capitolino, Archivio X Ripartizione A.B.A., b. 269, fasc. 4, Verbale di

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Ferruccio Ferrazzi, Della mia pittura, 1943, pp. 10-11. 62 Quesada 1989, p. 14. 63 Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi, Diari inediti, III, 1915, p. 52. In una postilla del 30 gennaio 1971 Ferrazzi aggiungeva che il pittore Piero D’Achiardi, nel 1915 direttore della Galleria Corsini, “s’interessava della mia interpr. del Greco come un caso raro nei giovani allo studio diretto dei maestri”. 64 Il nome del Greco ricorre spesso negli scritti di Ferrazzi. “In Tiziano in Greco – annotava ad esempio il 9 gennaio 1936 – sono chiari l’uso del ferro per pulire le asperità e dare la meraviglia dello smalto del colore” (Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi, Diari inediti, II, p. 43). Un funerale nella cattedrale di Lecce era descritto alla moglie “come un quadro animato di El Greco” (Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi, Lettera a Horitia, 16H, 29 dicembre 1947). 65 Alla Mostra del Novecento italiano organizzata nell’autunno 1930 a Buenos Aires, Montevideo e La Plata Il Colosseo (tav. 69) fu acquistato dal Museo municipale di Belle Arti di Montevideo. Foro romano (tav. 67) e La tempesta - Bue che si leva (tav. 61) furono restituiti a Ferrazzi l’anno seguente (Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Raffaello Giolli a Ferruccio Ferrazzi, 24 febbraio 1931). 66 I Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma 1931, p. 59. Il 31 maggio 1930 Oppo comunicava a Ferrazzi che la Giunta Esecutiva

consegna di opere d’arte alla Regia Galleria Nazionale d’Arte Moderna, 4 maggio 1939, p. 1). 56 “La commissione – riferiva Felice Carena al Ministro – avrebbe volentieri proposto per l’acquisto, prima di ogni altra opera, il quadro […] Autoritratto con Horitia, di Ferruccio Ferrazzi. Quest’opera veramente compiuta, per il suo contenuto profondo e suggestivo segna un momento decisivo nello sviluppo della personalità di Ferrazzi […] La commissione deve rinunciare all’acquisto con vivo rammarico perché l’opera è già impegnata ad altro cliente” (Roma, Archivio Centrale dello Stato, Divisione XII, Direzione Generale AA.BB.AA, 1924-1926, busta 100, Relazione della Commissione incaricata dal Ministero della Pubblica Istruzione per gli acquisti per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna). 57 Sull’opera di Ferrazzi ad Acqui si vedano Zanzi 1936; Ferruccio Ferrazzi Mosaici dell’Apocalisse Mausoleo di Acqui 1927-1954; presentazione di Valerio Fraschetti, Roma, 1954; Margotti 1955; Monterosso regno 1959; Walter Guadagnini, Il Mausoleo di Acqui attraverso i carteggi, in Ferruccio Ferrazzi: il disegno 1993, pp. 145-186; Gualdoni 1998; Galli 2007. 58 I rapporti con Romanelli sono documentati da un’amichevole corrispondenza intercorsa fra i due artisti fra il 1939 e il 1964, conservata presso l’Archivio Ferrazzi. 59 Ferrazzi ristrutturò il Casalaccio e vi fece il proprio studio con i soldi del Premio Carnegie vinto nel 1926. 60 Cfr. Bragaglia 1922; Cronologia 1989, p. 106.

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aveva deciso all’unanimità di concedergli una sala. 67 Ivi, p. 60. 68 Ibid. 69 Ibid. 70 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi, Lettera al padre Stanislao, 26 febbraio 1931. “Perché non vieni il 15 marzo che faremo una festicciola […] per i miei 25 anni ovvero le nozze d’argento con la pittura”, aggiungeva in un post scriptum. 71 Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi, Quaderno scuola e pensieri su l’arte, Presentazione ai bozzetti delle corporazioni, 14 novembre 1931. 72 Ferruccio Ferrazzi, cit. in Bignozzi 1933, p. 3. 73 Bignozzi 1933, p. 3. “Sarebbe il caso di descrivere i telai sui quali le orditure sono distese. Si dovrebbe parlare con dati tecnici dei sedici capi attorti per ogni filo e che sono in complesso duemila; della sapiente composizione di fusi, chiamati brocci, con i quali si compie la tessitura a guisa di intarsio, composti il più delle volte di vari fili differentemente colorati, sì da ottenere la riproduzione fedelissima della pittura” (Ivi, p. 7). 74 Mariani 1933, p. 314. 75 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 84C1, Marcello Piacentini a Ferruccio Ferrazzi, 11 agosto 1931. 76 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 84C2, Marcello Piacentini a Ferruccio Ferrazzi, 16 agosto 1931. 77 Frétigny 2013, p. 132.

La rottura con Piacentini è documentata dalle lettere scambiate con Ferrazzi fra il novembre e il dicembre 1934 (Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 84D). 79 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi a Ugo Ojetti, 14 marzo 1933. 80 Ferruccio Ferrazzi, Ferrazzi a Ojetti, in «Meridiano di Roma: l’Italia letteraria, artistica, scientifica», 22 marzo 1942, p. 1. Cfr. Ojetti 1942. Sulla polemica con Ojetti si veda anche la lettera a Cornelio Di Marzio del 9 marzo 1942 (Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza). La copertura dell’affresco nel Palazzo di Giustizia di Milano fu poi rimossa per ordine del Ministero dell’Educazione Nazionale su iniziativa del Ministro di Grazia e Giustizia Dino Grandi (Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 115a, 3 giugno 1942). 81 Cit. in Cronologia 1989, p. 114. 82 “Caro Camerata – gli scrisse il 3 dicembre , ho creduto opportuno far presente al nuovo Ministro Segretario del P.N.F. la particolare situazione vostra e di alcuni altri Accademici d’Italia che, come voi, pur essendo fervidi e fedeli aderenti alle supreme idealità dell’Italia fascista, non era ancora formalmente inscritti al Partito. S.E. Ettore Muti, in considerazione della alta posizione morale e dell’importante funzione che sono inerenti alla dignità di Accademico d’Italia, ha consentito molto volentieri a proporre la questione al Duce, il quale – in deroga alle disposizioni ora vigenti per questa materia – ha concesso la desiderata inscrizione” (Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza). 78

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IL NOVECENTO DI FERRAZZI

Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi, Esposto al Commissariato P.S. Flaminio, 1945. Cfr. Ferruccio Ferrazzi al Presidente del Circolo Artistico, 1945. 84 Il mosaico dell’Annunziata, alto m. 14,40 e argo 3,80 per una superficie complessiva di 55 mq, fu messo in opera dalla Ditta Salviati di Venezia e inaugurato il 14 aprile 1935 (La SS. Annunziata. 70 anni di storia e di fede, Pontinia, 2005; Ursino 2018). 85 “Il Fascismo dimostrerà - sullo sfondo della vita rurale - le sue intrinseche capacità imperiali della bonifica della razza – sentenziava un articolo dell’epoca -. Bonifica della terra e bonifica della razza sono inscindibilmente legate, non solo per l’organicità funzionale di tutta la politica mussoliniana, ma perché entrambe si basano, - esaltandoli in purezza e vigore - sui valori rurali, ricchezza perenne e garanzia certa dei nostri destini di popolo forgiatore di civiltà” (Sindacalismo fascista e difesa della razza nel settore agricolo, in «La Sesia», 28 marzo 1939). 86 Roma, Archivio Ferrazzi, Ferruccio Ferrazzi, Relazione per gli encausti destinati alla Esposizione di New York, s.d. (1939 circa), cit. in Cortesini 2018, p. 247. 87 Cortesini 2018, pp. 244-245. 88 Porto Marghera, La Biennale di Venezia, Archivio storico delle arti contemporanee, ASAC, Fondo storico, Attività 1894-1944 (serie cosiddetta Scatole nere), busta 94, Adesioni per gli acquisti del Duce (alla Biennale del 1934), foglio sparso, Ferrazzi, Nostalgia, domanda £

6.000, offerta £ 3.000; busta 95, Registro vendite Biennale 1934, Ufficio vendite, Registri 33, n. 109, p. 55, nn. 497, 505; Registri 34, n. 343. 89 Sulla riscoperta dell’encausto da parte di Ferrazzi si vedano in particolare Marini Recchia 2007-2008; Vacanti 2013. Sull’affresco di Pomezia si vedano: F. Ferrazzi, L’Alba a Pomezia, in «Meridiano di Roma: l’Italia letteraria, artistica, scientifica», a. VII, n. 3, 18 gennaio 1942, p. 5; Ferruccio Ferrazzi, L’Albero di Pomezia, in «Meridiano di Roma: l’Italia letteraria, artistica, scientifica», a. 8, n. 11, 14 marzo 1943, p. 4; Cardinali 1993; De Angelis 2000; De Angelis 2015. 90 cit. in Prisco 2013, p. 59. 91 Ferrazzi 1971, n.p. 92 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 90B, Gio Ponti a Ferruccio Ferrazzi, 21 aprile 1939. Anche Carlo Carrà si dichiarò entusiasta degli encausti di Ferrazzi (cfr. Carrà 1939). Sei furono acquistati: Ninetta piccola dal Governatorato (£ 3.000), Etrusca dall’avvocato Paolo Venini (£ 1.200), La Zimpi che soffia da Giovanni Giunoli (£ 3.000), Fabiola piccola dal municipio di Milano (£ 3.000), uno dalla Confederazione Professionisti Artisti (£ 1.000), un altro dall’ingegnere Ambrogio Agostini (£ 600). 93 III Quadriennale d’Arte Nazionale 1939, pp. 106-107. 94 Ferrazzi 1943, pp. 10-11. 95 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi a Renato Guttuso, 1 dicembre 1950.

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ALESSANDRA IMBELLONE

Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 4U, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 4 agosto 1953. 97 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 4A, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 18 settembre 1939. 98 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 4B, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 29 gennaio 1940. 99 Ibid. 100 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 4B, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 29 gennaio 1940. 101 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 4O, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 17 giugno 1940. 102 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi a Carlo Anti, 22 giugno 1940. 103 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi a Carlo Anti, 9 luglio 1940. La nuova data di scadenza decisa da Ferrazzi è appuntata su una lettera inviatagli da Anti il 27 giugno (4E). 104 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi a Carlo Anti, 14 luglio 1940; 4F, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 11 luglio 1940. 105 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 4G, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 23 luglio 1940. 106 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 90d e 90e, Gio Ponti a Ferruccio Ferrazzi, 30 agosto e 3 ottobre 1940. Cfr. “Domus”, n. 156, dicembre 1940, pp. 82-83.

Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi a Carlo Anti, 28 novembre 1940. 108 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 4H, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 4 dicembre 1940. 109 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 4I, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 23 settembre 1941. 110 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi a Carlo Anti, 26 ottobre 1941. 111 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 4L, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 30 ottobre 1941. 112 Roma, Archivio Ferrazzi, Diario VIII, dicembre 1941 – luglio 1943, p. 11. 113 Ivi, p. 10. 114 Ivi, p. 14. 115 Ivi, p. 17. 116 Ivi, p. 18. 117 Ivi, p. 20. 118 Ivi, p. 21. 119 Ivi, p. 23. Cfr. Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 11h, Ferruccio Ferrazzi a Horitia Randone, 9 febbraio 1942. 120 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi a Cornelio Di Marzio, 9 marzo 1942; 11e, Ferruccio Ferrazzi a Horitia Randone e figlie, 23 marzo 1942; 11f, Ferruccio Ferrazzi a Horitia Randone, 26 marzo 1942. Roma, Archivio Ferrazzi, Diario VIII, dicembre 1941 – luglio 1943, pp. 37, 47, 52-53, 55, 5961, 63, 65, 67, 69.

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IL NOVECENTO DI FERRAZZI

Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 11a, Ferruccio Ferrazzi a Horitia Randone, 10 maggio 1942. 122 Roma, Archivio Ferrazzi, Diario VIII, dicembre 1941 – luglio 1943, p. 79. I lavori sono descritti anche nel Quaderno della Tecnica 1943-1944, pp. 174-174bis, 123 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 11i, Ferruccio Ferrazzi a Horitia Randone, 14 maggio 1942. 124 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi a Pier Maria Bardi, 19 maggio 1942. 125 Del Piaz 2006, pp. 44-45, 48. Sull’argomento si veda anche Nezzo 2008, pp. 556-569. 126 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 41a e 41b, Venanzo Crocetti a Ferruccio Ferrazzi, 6 e 19 ottobre 1942. 127 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 12d e 12h, Ferruccio Ferrazzi a Horitia Randone, 4 e 9 maggio 1943. 128 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 12i, 12l e 12o, Ferruccio Ferrazzi a Horitia Randone, 1 e 6 giugno 1943. 129 Roma, Archivio Ferrazzi, Quaderno della Tecnica 1943-1944, p. 183. 130 Ibid. 131 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 4O, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 6 giugno 1943. 132 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 4P, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 17 agosto 1943.

Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 4Q, Carlo Anti a Ferruccio Ferrazzi, 1 settembre 1943. Diversi anni più tardi l’artista avrebbe donato all’Università di Padova i bozzetti degli affreschi ed effettuato un restauro dell’Aurora (Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Il Rettore dell’Università di Padova Guido Ferro a Ferruccio Ferrazzi, 15 e 25 ottobre 1962; Il Rettore Enrico Opocher a Ferruccio Ferrazzi, 31 luglio 1963 (mandato di £ 150.000 come compenso per il restauro dell’Aurora). 134 Quesada 1989, pp. 15-16. 135 Frétigny 2013, pp. 145-146. 136 Ferruccio Ferrazzi in Mostra degli accademici delle arti del disegno, 1975, p. 72. 137 Immagini e parole 2019. 138 Al volume di Carli (1974) si rimanda per il Teatro della vita e l’attività scultorea di Ferrazzi. 139 Cit. in Keila Linguanti in Interni d’artista 2014. 140 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi a Fortunato Bellonzi, 7, 9 e 30 maggio 1963. 141 Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, Ferruccio Ferrazzi a Enzo Carli, 20 maggio 1966. 142 Sull’argomento si rimanda al bel saggio di Livia Spano, che riproduce Ultimo colloquio d’Amore (Spano 2010, pp. 76-82). 143 VIII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma 1959, p. 104. 144 Ivi, p. 105.

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Autoritrato con Picchio malato, 1935. Collezione privata

Concerto a San Marco, 1954. Collezione privata


IL NOVECENTO DI FERRUCCIO FERRAZZI

Regesto delle esposizioni (1907-1978) L’indicazione “fig.” si riferisce alle illustrazioni del saggio; l’indicazione “tav.” alle tavole del presente regesto; la sigla “R.R.” rimanda alla monografia Ragghianti - Recupero del 1974. I titoli sono quelli indicati nei cataloghi d'esposizione, così come, quando presenti, date, tecnica, nome del proprietario e prezzo di vendita.

1907 Roma, Palazzo delle Esposizioni, febbraio-marzo, LXXVII Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società Amatori e Cultori in Roma e della Associazione degli Acquarellisti: anno 1907: Autoritratto (perduto)

1911 Roma, Palazzo Bazzani, febbraio-novembre, Esposizione Internazionale d’arte: p. 34, n. 348, ripr. Focolare, 1910 (R.R. 18) fig. 4 1912 Bologna, Accademia di Belle Arti, Concorso Baruzzi: Genitrice di nuove genti o Il Presagio tavv. 3,4-5, 4bis-5bis Ritratto di mio fratello Riccardo R.R. 10 tav. 2 Ritratto di Adele tra i bianchi di calce R.R. 14 tav. 6

1909 Roma, Accademia di Belle Arti, dicembre, Pensionato Artistico Nazionale: Ragazzi al fiume (Fanciulli al fiume) R.R. 11 tav. 1 Roma, Palazzo delle Esposizioni, marzo-giugno, LXXIX Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società Amatori e Cultori in Roma: n. 219 La calce R.R. 6 fig. 3

Venezia, 23 aprile – 31 ottobre, X Esposizione Internazionale Biennale della Città di Venezia: La genesi o Genitrice (R.R. 20, tela più tardi ridotta) tav. 7

1910 Roma, Palazzo delle Esposizioni, LXXX Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma – Anno 1910: p. 70, n. 724 Ritratto (Ritratto di mio fratello Riccardo) R.R. 10 tav. 2

1913 Roma, Accademia di Belle Arti, Pensionato Artistico Nazionale: Giochi di ragazzi tav. 8 Roma, Palazzo delle Esposizioni, I Esposizione internazionale d’arte della Secessione: n. 5 Genitrice tav. 9

Venezia, 22 aprile – 31 ottobre, IX Esposizione Internazionale Biennale della Città di Venezia: p. 156 n. 18 Manca il lavoro (opera distrutta) n. 19 Autoritratto

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

1915 Faenza, novembre, Arte in tempo di guerra: Cavallo rosso (Carrettiere sul carro)

1917 Zurigo, Kunsthaus, aprile, Internationale KunstAusstellung: Campi arati di Koppigen (Pianura di Koppigen) R.R. 89 fig. 14 Ritratto di Mme Polianowski R.R. 91 Albergo a Montreux R.R. 96 tav. 23 Lago di Leman R.R. 97 tav. 24 Carosello alla Riponne, 1917 (R.R. 100) tav. 25 Ritratto di mia madre con fiori e frutta (R.R. 42) tav. 11 Ritratto di Radwan pianista (Ritratto del pianista Radwan), 1916 (R.R. 85) tav. 26 Il pianoforte aperto con le mani del pianista (Ritratto del pianista Radwan), 1916 (R.R. 84) tavv. 27-27bis

1916 Roma, Palazzo delle Esposizioni, dal 23 marzo, LXXXV Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società Amatori e Cultori in Roma: Pietà (cera), 1915 tav. 10 Studi: Ritratto di mia madre con frutta e fiori (R.R. 42) tav. 11 Lavandaia, 1914 (R.R. 44) tav. 12 Domenica o Nudo all’aperto con macchie di sole, 1914 (R.R. 45) tav. 13 Domenica o Nudo all’aperto, 1915, Roma, Villa Torlonia (R.R. 69) tav. 14 Attesa, 1914 (R.R. 46) fig. 7 Ritratto di Matilde Festa, 1914 (R.R. 47) fig. 8 Carrettiere che dorme, 1914 (R.R. 49) tav. 15 Carrettiere sul carro, 1915 (R.R. 51) L’amplesso, 1915 (opera perduta) Carbonaio, 1915 (R.R. 54) tav. 16 Ospedale di S. Giacomo, 1915 (R.R. 55) Orto alle Sette Sale, 1915 (R.R. 57) tav. 17 Capanna alle Sette Sale, 1915 (R.R. 59) tavv. 18-19 Tempesta alle Sette Sale, 1915 (R.R. 60) tav. 20 Via Cavour, 1915 R.R. 63 tav. 21 La staccionata alla fosse della calce, 1915 fig. 13 Donne a tavola o Figure in estate, 1915 tav. 22 Nudo di donna con cappello di paglia, 1915 Figura di donna accovacciata fra le piante, 1915 R.R. 67 Fiori gialli e piante nell’Orto delle Sette Sale, 1915 La Pietà, 1915 La città di notte “prima diavoleria”, 1916

1918 Roma, Casina Valadier, 5 giugno – 7 luglio, Mostra d’arte giovanile: Nudo di donna contro la finestra, 1917 (R.R. 106) La donna tra i sambuchi, 1917 (R.R. 108) tav. 28 Bue alla ferratura, 1918 (R.R. 112) Ritratto di Adele in tre luci, 1917 (R.R. 105) fig. 15 Roma, Galleria dell’Epoca, 26 maggio - giugno, Mostra d’Arte Indipendente pro Croce Rossa: Tram (Tramvai), 1920 tav. 29 1919 Milano, Galleria Centrale d’Arte di Palazzo del Cova, 23 marzo–aprile; Firenze, Salone della Pergola, maggio-giugno; Genova, Galleria Moretti, giugno-agosto; Mosca, autunno, Grande Esposizione Nazionale Futurista: p. 16, n. 163 Spessori di paesaggio estivo - I, 1917 p. 16, n. 164 Spessori di paesaggio estivo - II, 1917 p. 16, n. 165 Nudo + calori + verdura vitrea (Donna tra i sambuchi), 1917 tav. 28

Sarzana, Palazzo Podestà-Luciardi, Mostra Nazionale d’Arte: n. 73 Il cieco

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

1921 Roma, Casa d’arte italiana, dal 14 gennaio, Esposizione Ferruccio Ferrazzi: n. 1 pittura ad olio su carta: Schizzo (suonatore) £ 250 n. 2 pittura ad olio su carta: Estate £ 200 n. 3 acquerello: Monte Mario £ 150 n. 4 acquerello: Monte Poni (Sardegna) £ 250 tav. 35 n. 5 acquerello: Toro (Sardegna) o Bue alla ferratura, 1918 R.R. 112 £ 300 n. 6 acquerello: Toro (Sardegna) £ 300 n. 7 acquerello: Primavera (Sardegna) £ 150 n. 8 acquerello: Monte Marganai (Sardegna) £ 250 n. 9 acquerello: Ritratto di donna £ 250 n. 10 acquerello: Monte Pom (Sardegna), Montreux, collezione Walter Minnich n. 11 acquerello: Sera £ 200 n. 12 acquerello: Carosello £ 200 n. 13 acquerello: Paesaggio in primavera (Sardegna) £ 150 n. 14 disegno: Due Tori £ 350 n. 15 disegno: Bagnanti schizzo per quadro £ 300 n. 16 disegno: Studio di alberi £ 150 n. 17 disegno: Cavalli tra la polvere schizzo per quadro £ 250 n. 18 disegno: Paesaggio estate, disegno a colori £ 250 n. 19 disegno: Paesaggio estate, disegno a colori £ 250 n. 20 disegno: Animale £ 200 n. 21 disegno: Donna (Montreux, collezione Walter Minnich) n. 22 disegno: Donna che cammina (Sardegna) o Donna con il cane, 1918 £ 200 (R.R. 114) tav. 36 n. 23 disegno: Suonatore £ 300 tav. 37 n. 24 disegno: Paesaggio di Sardegna £ 150 n. 25 disegno: Fiori, disegno a colori £ 100 n. 26 disegno: Studio di alberi £ 150 n. 27 disegno: Lago di Leman £ 250 n. 28 disegno: Costruzione vegetale £ 150 n. 29 disegno: Studio del quadro “Viaggio tragico” £ 400 (R.R. 126) tav. 38

p. 16, n. 166 Caratteri della famiglia, 1919 tav. 30 p. 16, n. 167 Vetrificazione di muscoli, 1919 p. 16, n. 168 Sensualità - I, 1917 p. 16, n. 169 Sensualità - II, 1917 p. 16, n. 170 Muscoli luminosi di cavallo + ambiente, 1919 p. 16, n. 171 Ritratto di donna (Virginia), 1917 tav. 31 p. 16, n. 172 Cavalli x luci (Cavallino sardo o Cavallino sardo tra le luci), 1917 tav. 32 p. 16, n. 173 Muscoli luminosi di cavallo - bozzetto, 1918 p. 16, n. 174 Toro all’ergastolo, 1918 p. 16, n. 175 Paesaggio espressionista, 1915 p. 16, n. 176 Figure roventi (Soldati a cavallo tra luci e polvere), 1917 R.R. 124a (opera mai tornata da Mosca) p. 16, n. 177 Disegno per Caratteri della famiglia, 1919 p. 16, n. 178 L’amplesso, 1915 (opera mai tornata da Mosca) 1920 Venezia, 15 aprile – 31 ottobre, XII Esposizione Internazionale Biennale della Città di Venezia: p. 92, n. 10 Il Ballo (R.R. 137) fig. 18 p. 92, n. 11 Ospedale (R.R. 119) tav. 33-33bis 1920-1921 Ginevra, Palazzo Elettorale, 26 dicembre 1920 – 25 gennaio 1921, Exposition Internationale d’Art Moderne: p. 17, n. 54 Ospedale (R.R. 141; ripr.; tela distrutta) tav. 34 p. 17, n. 55 Il Ballo (R.R. 137) fig. 18 p. 17, n. 56 Ritratto di Adele in tre luci, 1917 (R.R. 105) fig. 16

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

n. 30 disegno: Composizione “La rissa” (La rissa in caserma), olio su carta, 1918 £ 400 (R.R. 116) fuori catalogo Ospedale, ripr. in copertina tav. 34

Internazionale di Belle Arti: Mostra individuale nella sala 15 nn. 25 pezzi (p. 59): Autoritratto (Autoritratto come Lazzaro), 1922, R.R. 171 fig. 33 Studio pei “Caratteri della mia famiglia” (disegno) tav. 47 Paesaggio (alle Sette Sale) Ritratto della famiglia Di Fausto, 1923, R.R. 177 tavv. 41-42 Horitia (Ritratto di Horitia alle Mura), 1921, R.R. 158) tav. 48 Adolescente 1921 R.R. 176 tav. 6 Autoritratto 1923 Mia sorella Maria (Ritratto di Maria col cane) R.R. 156 tav. 45 Horitia 1922 Il bambino 1921 Studio per “l’Adolescente” (disegno) 1921 I Caratteri della mia famiglia fig. 38 Studio di mani (disegno) Profilo di bambina (disegno) “Adorazione” (Festa notturna) 1921-1923 R.R. 179 tav. 49 Mio padre (su l’albero di fico) Ritratto di mio padre al Casalaccio, 1923 tav. 50 L’eroe (tavola della Pietà con variazioni del 1922) fig. 6 La Pixide – Autoritratto con Horitia 1923 fig. 32 Vita gaia 1923 figg. 42-45 Frammento di composizione, 1920-1921 fig. 41 Disegno dell’Eroe Ritratto della signora Helg R.R. 189 tavv. 51-52 Disegno per “l’Adolescente” R.R. 176 Contemplazione (Ritratto di mia madre alla finestra), 1922 R.R. 167 tav. 53

Roma, Palazzo delle Esposizioni, 30 marzo – 30 giugno, I Biennale romana: p. 140, n. 164, Dolore (Ritratto di Adelaide Slokovitch), scultura in gesso tav. 39 p. 178, n. 15 Ritratto di signora e bambina (proprietà architetto Marcello Piacentini) tav. 40 n. 9 Pescatore fig. 26 1921-1922 Roma, Circolo Artistico Internazionale, dicembre 1921 – gennaio 1922, Mostra del ritratto: Ritratto di Maria in giallo Ritratto della famiglia Di Fausto tavv. 41-42 1922 Milano, Bottega di Poesia, gennaio, I Mostra d’arte 1923 Firenze, Palazzo delle Esposizioni al Parterre di San Gallo, dal 19 ottobre, Esposizione delle opere concorrenti al IV Concorso Ussi: n. 3 L’idolo del prisma, 1922-1924 R.R. 185 tavv. 43-44 Torino, aprile-luglio, IV Esposizione Nazionale di Belle Arti, La Quadriennale: p. 40, n. 298 Ritratto di mia sorella (Ritratto di Maria col cane) R.R. 156 tav. 45 p. 60, n. 689 Adolescente R.R. 176 tav. 46

1925 Londra, Lefevre Galleries, giugno, Modern Italian Art: Young Lady (Ritratto di Valeria Gallenga) tavv. 54-55

1923-1924 Roma, Palazzo delle Esposizioni, 4 novembre 1923 – 30 aprile 1924, II Biennale Romana. Mostra

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

Pittsburgh, Carnegie Institute, XXIV International Exhibition of Painting: n. 391 Prismatic Vision (Visione prismatica) R.R. 185 fig. 34

St. Louis, Saint Louis City Art Museum, maggiogiugno, Foreign Section of the 24th International Exhibition of Paintings at Carnegie Institute: n. 178 Prismatic Vision (Visione prismatica) R.R. 185 fig. 34

1926 Brighton, Public Art Galleries, 10 febbraio – aprile, Exhibition of Modern Italian Art: p. 9, n. 64 Mio padre (Ritratto di mio padre al Casalaccio), 1923, R.R. 182 tav. 50 p. 10, n. 74 Paesaggio di primavera

1927 Amburgo, Europäische Kunst der Gegenwart, Zentenarausstellung des Kunstvereins, un’opera fuori catalogo Pittsburgh, Carnegie Institute, 13 ottobre – 4 dicembre, XXVI International Exhibition of Painting: n. 344 Tempesta (La tempesta, prima versione), 1925, Compiègne R.R. 200 tavv. 60-61 n. 345 Horitia allo specchio (Orizia agli specchi), Milano, collezione Dino Cardarelli) tav. 62 n. 346 Attesa (Vialetto alle Sette Sale o Attesa o Attesa nell’orto), 1925 R.R. 209 tav. 63 n. 347 Toro legato (Meriggio o bue bianco legato), 1926 R.R. 225 tav. 66 n. 348 Festa notturna, 1921-1923 R.R. 179 (prestato da Emanuele Fiano), ripr. tav. 49

Milano, Galleria Pesaro: Maternità o Adolescente o Allegoria, 1912 (R.R.26) tav. 56 New York, Grand Central Galleries (poi Boston, Washington D.C., Chicago e San Francisco), gennaio-giugno, Exhibition of Modern Italian Art: 15 pitture, 9 sculture,4 incisioni, 8 decorazioni: Idolo del prisma, 1922-1924 R.R. 185 tavv. 43-44 Vita gaia, 1921 figg. 42-45 Orizia e Fabiola, 1924 R.R.193 tav. 57 Adolescente, 1921 R.R. 176 tav. 46 Viaggio tragico, 1924-1925 R.R. 195 figg. 39-40 Caratteri della famiglia, 1921-1922 fig. 38 cartone per Caratteri della famiglia, 1921-1922 tav. 47 Aniene a Tivoli, 1925 R.R. 198 tav. 58

Zurigo, Kunsthaus, 18 marzo – 1 maggio, Italienische Mahler: p. 8, n. 59 Vita gaia (Frammento di composizione), 1920-1921 fig. 41 p. 8, n. 60 Festa notturna, 1921-1923 R.R. 179 (prestato da Emanuele Fiano), ripr. tav. 49 p. 8, n. 61 Idolo (Idolo del prisma), 1922-1924 R.R. 185 tavv. 43-44 p. 8, n. 62 Attesa (Vialetto alle Sette Sale o Attesa o Attesa nell’orto), 1925 R.R. 209 tav. 63 p. 8, n. 63 Tempesta (La tempesta, prima versione), 1925, Compiègne R.R. 200 tav. 61 p. 8, n. 64 L’Aniene presso Tivoli, 1925 R.R. 198 tav. 58 p. 8, n. 65 Toro legato (Torello legato), 1926 R.R.

Philadelphia, The Art Club, febbraio, Foreign Section of XXV International Exhibition of Painting from the Carnegie Institute: n. 72 Visione prismatica fig. 34 Pittsburgh, Carnegie Institute, 14 ottobre - 9 dicembre, The 1926 International Exhibition of Painting: n. 332 Horitia e Fabiola R.R. 215 tav. 59

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

1929 Roma, Palazzo delle Esposizioni, 9 aprile – maggio, Prima mostra del Sindacato Laziale Fascista degli Artisti: p. 21, n. 7 Horitia (ripr.) p. 21, n. 8 Giovane torello (bozzetto del Meriggio) R.R. 224 p. 21, n. 9 La lotta (cartone per Acqui)

236 tavv. 64-65 p. 8, n. 66 Meriggio (Meriggio o bue bianco legato), 1926 R.R. 225 tav. 66 p. 8, n. 67 Foro romano R.R. 232 tav. 67 1928 Essen, dicembre, Mostra d’arte italiana: La monta (Bozzetto della Monta), 1925, Roma, Accademia di S. Luca R.R. 205 tav. 68

1930 Buenos Aires – Montevideo - La Plata, settembre, Mostra del Novecento italiano: Il Colosseo (Il Colosseo dal Tempio di Venere), 1927 R.R. 240 tav. 69 Foro romano, 1926 R.R. 232 tav. 67 La tempesta - Bue che si leva (Tempesta o La tempesta, prima versione), 1925, Compiègne R.R. 200 tav. 61

New York, Brooklyn Museum, 9 gennaio – 19 febbraio, International Exhibition of Painting organized by the Carnegie Institute: n. 305 The Storm (Tempesta o La tempesta, prima versione), 1925, Compiègne R.R. 200 tav. 61 n. 306 Horitia in the Mirror (Orizia agli specchi), 1925 tav. 62 n. 307 Expectation (Attesa o Vialetto alle Sette Sale o Attesa o Attesa nell’orto), 1925 R.R. 209 tav. 63 n. 308 Captive Bull (Toro legato o Torello legato) (Meriggio o bue bianco legato), 1926 R.R. 225 tav. 66 n. 309 Night Festival (Festa notturna) R.R. 179 tav. 49

Pittsburgh, Carnegie Institute, 16 ottobre – 7 dicembre, XXIX International Exhibition of Painting: n. 303, ripr. tav. 107 Homesickness (Nostalgia) R.R. 262 tavv. 70-70bis

San Francisco, California Palace of the Legion of Honor, 2 aprile – 13 maggio, Foreign Section of XXVI International Exhibition of Painting from Carnegie Institute: n. 57 The Storm (Tempesta o La tempesta, prima versione), 1925, Compiègne R.R. 200 tav. 61 n. 58 Horitia in the Mirror (Orizia agli specchi), 1925 tav. 62 n. 59 Expectation (Attesa o Vialetto alle Sette Sale o Attesa o Attesa nell’orto), 1925 R.R. 209 tav. 63 n. 60 Captive Bull (Toro legato o Torello legato) (Meriggio o bue bianco legato), 1926 R.R. 225 tav. 66 n. 61 Night Festival (Festa notturna) R.R. 179 tav. 49

Roma, Palazzo delle Esposizioni del Giardino Zoologico, 8 marzo – 30 aprile, Prima mostra nazionale dell’animale nell’arte: p. 29, sala XVI, n. 6 Torello (ripr.) R.R. 236 tav. 64 Venezia, 4 maggio – 4 novembre, XVII Esposizione Internazionale Biennale della Città di Venezia p. 157, n. 8a Mio padre, ripr. a p. 96 (R.R. 296) tav. 71 1931 Atene, Zappeion, 26 aprile – 3 maggio, Settimana d’arte italiana: Foro romano, 1928

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

Baltimora, Baltimore Museum of Art, Exhibition of contemporary Italian Paintings: p. 10, n. 27 Diavoleria (prestito del Governatorato) tavv. 72-75 p. 10, n. 28 Young Bull (Torello) tav. 64 p. 10, n. 29 The Aniene River, 1930 R.R. 287 tav. 76 Chicago, The Art Institute, 10 marzo 20 aprile, European Paintings from Carnegie International Exhibition: n. 143 Homesickness (Nostalgia) R.R. 262 tav. 70

I Mammellari, olio R.R. 260 tavv. 90-90bis La monta, olio tav. 91 Apparizione, figg. 36-37 Horitia in rosso (Orizia in attesa di Ninetta o Orizia in rosso), olio, 1928 R.R. 248 tavv. 92-93bis Meriggio, 1926 R.R. 225 tav. 66 Donne di notte, olio R.R. 208 tavv. 94-94bis Aniene a Tivoli (L’Aniene), olio, 1930 R.R. 287 tav. 76 Toro romano, olio tav. 95 Carrettiere, olio L’Aniene, olio 1925 R.R. 198 tav. 58 Carrettiere romano, olio, Roma, Accademia di S. Luca tav. 82 La cappuccina, olio R.R. 273 tav. 96 Maria e bambino, olio Ritratto di Maria e Ferruccio, 1925 R.R. 211 tav. 97 Il mattino, olio Paesaggio delle Sette Sale, olio Bozzetto della “Monta”, olio, 1925, Roma, Accademia di S. Luca R.R. 205 tav. 68 Horitia (testa), olio (Orizia melanconica) 1926 R.R. 217 tav. 98 Ritratto della Signora Ottolenghi Wedekind, olio Ritratto di Herta Ottolenghi con il figlio Astolfo, 1924 R.R. 185 fig. 35 Autoritratto e Fabiola, olio R.R. 218 fig. 102 Il sogno (Il sogno del carrettiere), olio R.R. 294 tav. 83 Torello (Torello legato), olio, 1926 R.R. 226 tav. 66 La trita del grano, olio R.R. 272 tav. 80 La diavoleria, olio tav. 74 Monte Valera, olio R.R. 233 tav. 99 Idolo del prisma, olio tavv. 43-44 La trita del grano (ripr. a p. 58) tav. 80

Pittsburgh, Carnegie Institute, 15 ottobre – 6 dicembre, XXX International Exhibition of Painting: n. 390, tav. 55 La trita del grano R.R. 272 tavv. 7780 n. 391 Carrettiere romano R.R. 226 tavv. 81-82 n. 392 Il sogno del carrettiere R.R. 294 tav. 83 Roma, Palazzo delle Esposizioni, 3 gennaio – 15 giugno, I Quadriennale d’Arte Nazionale: mostra personale, sala VIII, pp. 61-62, 41 pezzi L’angelo e lo Spirito, affresco Testa di donna, mosaico Cartone della “Festa”, disegno R.R. 254 tav. 84 Cartone del “Viaggio tragico”, disegno tav. 35 Cartone delle “Forze domate”, disegno R.R. 248 Cartone dello “Spirito del male”, disegno Cartone del “Saggio”, disegno R.R. 252 tav. 85 Cartone della “Nascita”, disegno R.R. 249 tav. 86 Commiato, olio Pietà, cera tav. 10 Bambina che ride, olio Cappuccina addormentata (La cappuccina addormentata o Ninetta che dorme), olio 1928 R.R. 263 tav. 87 Temporale di notte, olio, 1930 R.R. 292 tav. 88 Bozzetto del “Meriggio”, olio R.R. 224 Donna fra gli specchi (Orizia agli specchi), olio, 1925 R.R. 196 tav. 62 Tivoli dal Casalaccio, olio R.R. 259 tav. 89-89bis

1932 Baltimora, Baltimore Museum of Art, 5 gennaio – 15 febbraio, Foreign Section Thirtieth Carnegie International Exhibition of Paintings:

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

n. 74 Roman Cart Driver (Carrettiere romano) tav. 82 n. 75 The Dream (Il sogno del carrettiere) tav. 83

Pittsburgh, Carnegie Institute, 19ottobre – 10 dicembre, XXXI International Exhibition of Painting: n. 226 Donne di notte, 1925 R.R. 208 tav. 94 n. 227 Autoritratto con Fabiola, 1929, Milano, Galleria d’Arte Moderna R.R. 284 tav. 102 n. 228 La bella Ninetta, 1932 R.R. 311 tav. 103

Leopoli, Mostra d’arte Pittsburgh, Carnegie Institute, 1 novembre – 15 dicembre, An Exhibition of Carnegie International Paintings owned in Pittsburgh: n. 15 Horitia and Fabiola tav. 59

Vienna, Künstlerhaus, 1 aprile – 5 giugno, 54. Jahreausstellung Moderne Italienische Kunst dei zeit genössische Medaille in Deutschland und sterreich: p. 13, n. 3 Ragazza dormiente (La cappuccina che dorme o Fanciulla al mare), 1933 R..R. 325 tav. 103bis p. 13, n. 4 La trebbiatura R..R. 272 p. 13, n. 5 Mio padre R.R. 296 tav. 71

Saint Louis, City Art Museum, 7 marzo – 18 aprile, 1932, Foreign Section of the Thirtieth International Exhibition of Paintings from Carnegie Institute, Pittsburgh: n. 221 Thrashing the Grain (La trita del grano) tav. 80 n. 222 Roman Cart Driver (Carrettiere romano) tav. 82 n. 223 The Dream (Il sogno del carrettiere) R.R. 294 tav. 83

1934 Atene-Ginevra, 29 settembre – 18 ottobre, Exposition d’Art italien: n. 38 Mio padre (£ 1.350) R.R. 296 tav. 71

Syracuse, Museum of Fine Arts, 1-25 gennaio; Cleveland, Cleveland Museum of Art, 23 marzo – 10 aprile, Contemporary Italian Painting: n. 27 Diavoleria tav. 74 n. 28 Toro R.R. 226 tav. 64 n. 29 L’Aniene R.R. 287 tav. 76

Pittsburgh, Carnegie Institute, 18 ottobre – 9 dicembre, The 1934 International Exhibition of Painting: n. 332 Mio padre R.R. 296 tav. 71 n. 336 Ragazza al mare (Fabiola o Fanciulla al mare), 1933 R..R. 325 tav. 103bis n. 334, tav. 85 La bella Ninetta tav. 104

Venezia, maggio–novembre, XVIII Esposizione Internazionale Biennale d’Arte: sala 29, n. 27 Mio padre (ripr. a p. 181) tav. 71

Roma, aprile, IV Campagna antitubercolare: Il Colosseo dai giardini, 1916 1933 Milano, Galleria Pesaro, La Raccolta Fiano: n. 105 Autoritratto, 1910 R.R. 17 tav. 100 n. 13 Maternità, 1912 (Le due madri, 1913) tav. 101 n. 230 Festa notturna, 1927 (Festa notturna, 1921-1923) R.R. 179 tav. 49

Roma, Reale Galleria d’Arte Moderna, primavera, II Mostra Internazionale d’arte sacra: n. 24 S. Antonio, cartone n. 25 Pietà, scultura tav. 10 n. 26 bozzetto per decorazione n. 27 studio per decorazione

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

(uno degli studi per decorazione è il cartone La madonna della nascita, 1931 R.R. 333)

n. 73 Casa veche la tara (Casalaccio) fig. 48 Cracovia, Towarzistwo Preyjaciol Sztuk Pycknich w Krakowie: p. 9, n. 71 Nauka plyvania (Lezione di nuoto) fig. 113 n. 72 Stary dom na wsi (Casalaccio) fig. 48 n. 73 Tebiola (SIC) i Ninetta tav. 106

Venezia, 1º maggio – 31 ottobre, XIX Esposizione Internazionale Biennale d’Arte: p. 151, n. 4 Il racconto, 1930 R.R. 291 tav. 105 p. 151, n. 5 Fabiola e Ninetta (Il racconto), Bucarest, Galleria italiana R.R. 320 (ripr. a p. 69) tav. 106 p. 151, n. 6 Nostalgia tav.70 p. 151, n. 7 Casalaccio fig. 48 p. 151, n. 8 Lezione di nuoto, seconda versione, 1933 R.R. 324 fig. 113 p. 151, n. 9 La bella Ninetta tav. 104 p. 151, n. 10 Il giuoco (opera distrutta) tav. 107 p. 151, n. 11 Ninetta malinconica p. 151, n. 12 Profilo di Fabiola tav. 108 p. 151, n. 13 Profilo di Ninetta p. 151, n. 14 Testa che ride p. 151, n. 15 Ilaria p. 151, n. 16 Testa di fanciulla p. 227, n. 184 Pio e Silvio Eroli, Studio d’arte, Roma, Un arazzo l’Agricoltura su disegno di Ferrazzi fig. 52

Parigi, Jeu de Paume des Tuileries, maggio-luglio, L’Art italien des XIXe et XXe siécles: p. 99, n. 57 Diavolerie, Roma, Galleria Mussolini tav. 74 p. 99, n. 58 Toro romano, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, ripr. tav. 95 p. 99, n. 59 Autoritratto e Fabiola R.R. 218 tav. 102 p. 99, n. 60 Toro R.R. 236 tav. 64 p. 99, n. 61 Mio padre R.R. 296 tav. 71 Pittsburgh, Carnegie Institute, 17 ottobre – 8 dicembre, The 1935 International Exhibition of Painting: n. 350 The Story (Il racconto), 1928, Roma, collezione Natale tav. 105 (secondo Ninetta Ferrazzi si trattava invece del Ritratto di Ninetta e Fabiola al mare tav. 106)

1935 Baltimora, Baltimore Museum of Art, 4 gennaio – 12 febbraio; San Francisco, San Francisco Museum of Art, 15 marzo – 25 aprile, Foreign Section 1934 Carnegie International Exhibition of Paintings: n. 170 The Pretty Ninette (La bella Ninetta) tav. 104 n. 171 My Father (Mio padre) R.R. 296 tav. 71 n. 172 Girl at the Sea

Roma, Circolo Artistico di via Margutta, Il volto di Roma: Via Cavour, 1915 (R.R. 63-64) tav. 21 Roma, Circolo delle Arti e delle Lettere, aprilemaggio, Mostra di disegni del Sindacato interprovinciale Fascista Belle Arti di Roma: n. 48 La quercia n. 49 Fabiola

Bucarest, Muzeul Toma Stelian, 21 aprile – 19 maggio, Arte italiana contemporana. Expozitje: p. 13, n. 71, tav. VI Fabiola si Ninetta tav. 106 n. 72 Lectje de inot (Lezione di nuoto) figg. 112-113

Syracuse, New York, Syracuse Museum of Fine Arts, 1-15 gennaio, An Exhibition of Contemporary Italian Paintings (Shown Last

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

Pittsburgh, Carnegie Institute, 15 ottobre – 6 dicembre, The 1936 International Exhibition of Painting: n. 247, tav. 33 Lezione di nuoto, seconda versione, 1933 R.R. 324 fig. 113 n. 258 Nudo (Nudo di donna con garofano rosso), 1936 R.R. 361 tav. 110

Summer in Rome, Italy): n. 27 Allegory (Diavoleria) tav. 74 n. 28 Young Bull R.R. 236 tav. 64 n. 29 The Aniene River R.R. 287 tav. 76 Varsavia, Instytut Propagandy Sztuki, Współczesna Sztuka Italska 1935: Fabiola e Ninetta tav. 106 Lezione di nuoto fig. 113 Il Casalaccio fig. 48

Roma, Palazzo delle Esposizioni, aprile, VI Mostra del Sindacato Belle Arti del Lazio - I Nazionale del Cartellone d’Arte Sportiva: n. 21 Ritratto n. 22 Ninetta n. 23 Ritratto n. 24 Ritratto n. 25 Ritratto altra opera non numerata

1935-1936 San Francisco, California Palace of the Legion of Honor, January 11 – February 10, 1935; Los Angeles, Los Angeles County Museum, February 20 – March 16; Portland, Portland Art Association, Oregon, March 27 – April 25; Seattle, Art Museum, May 1 – June 2; Washington D.C., Washington County Museum of Art; Hagerstown, November 11 – 30; Manchester, Currier Gallery of Art, December 11 – 30; New York, International Building of the Rockefeller Center, March 12 – 28, 1936; Saint Louis, City Art Museum, May 6 – 23, 1936, Exhibition of contemporary Italian painting, a cura di Dario Sabatello: n. 33 La bella Ninetta tav. 104 n. 34 The game (Il giuoco) tav. 109 n. 35 Melancholy Ninetta n. 36 Laughing Girl (Ilaria che ride) fig. 65

Toledo, The Toledo Museum of Art, 1 marzo – 19 aprile, European Section of the thirty-third Carnegie International Exhibition of Painting: n. 188 The Story (Il racconto) tav. 105 Venezia, 1 giugno – 30 settembre, XX Esposizione Internazionale Biennale d’Arte: p. 43, nn. 1-4 Arazzi per il Ministero delle Corporazioni eseguiti dallo Studio d’arte Eroli: Comunicazioni terrestri tavv. 111-111bis Commercio tavv. 112-112bis Comunicazioni marittime e aeree tavv. 113-113bis Assicurazione e credito tavv. 114 pp. 46-47 Mostra personale con 12 opere Meriggio (Meriggio o bue bianco legato), 1926 R.R. 225 tav. 66 La tempesta, prima versione, 1925, Compiègne R.R. 200 tav. 61 Autoritratto e Fabiola tav. 102 Temporale d’autunno (Pioggia d’autunno), 1935, Roma, Villa Torlonia tav. 115 Ferratura del bue fig. 46 Notte di primavera (ripr.) R.R. 367 tav. 116

1936 Budapest, gennaio-marzo, Modern olasz m vészeti kiállitás tárgymutátòja: p. 34, n. 265 Mio padre (ripr.) R.R. 296 tav. 71 p. 34, n. 266 Autoritratto con Fabiola tav. 102 p. 34, n. 267 Toro romano, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna R.R. 290 tav. 95

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

Sera di estate R.R. 350 tav. 117 Esercitazione ai Parioli R.R. 351 tav. 118 pag. 172 Il giuoco R.R. 349 tav. 109 Le rocce di Tivoli (Le rocce del Catillo), 1934 R.R. 293 tav. 119 Carrettiere romano, 1936 R.R. 366 tav. 120 Neve ai Parioli

Roma, Galleria di Roma, giugno, Omaggio a 16 artisti italiani: Lavandaia, 1914 tav. 12 Il nudo (La donna tra i sambuchi), 1917 R.R. 108 tav. 28 Il Toro Il pescatore fig. 26 2 encausti 2 disegni

1937 Berlino, Akademie der Kunst, 28 novembre dicembre, Ausstellung Italienische Kunst von 1800 bis zur Gegenwart: p. 37, n. 100 Toro romano (ripr.) tav. 95 p. 37, n. 102 Carretto romano (Carrettiere romano), 1936 Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna R.R. 366 tav. 120 p. 37, n. 103 La trita del grano tav. 80 p. 37, n. 104 Il sogno del carrettiere tav. 83 p. 37, n. 105 Mio padre R.R. 296 tav. 71 p. 37, n. 106 Nostalgia tav. 70

San Paolo del Brasile, Esposizione commemorativa del cinquantenario dell’immigrazione ufficiale, Mostra d’arte del Padiglione Italia: Neve ai Parioli 1938 Berna, Kunsthalle, ottobre-novembre, Mostra d’arte contemporanea Italiana: p. 18, n. 66 Due grandi arazzi p. 18, n. 67 Notte di primavera (£ 30.000) R.R. 367 tav. 116 p. 18, n. 68 Lezione di nuoto, seconda versione, 1933 (£ 20.000) R.R. 324 fig. 113 p. 18, n. 69 La bella Ninetta (invendibile) tav. 122 p. 18, n. 70 Tempesta (La tempesta), 2a versione, 1931 (£ 10.000) R.R. 297 tav. 121 p. 18, n. 71 Racconto (£ 8.000) tav. 105 p. 18, n. 72 Casalaccio di Tivoli fig. 48

Parigi, Petit Palais, dal 25 maggio, Exposition Internationale de Paris 1937: p. 73, n. 351 La nage - Manoeuvre aux Parioli R.R. 351 tav. 118 p. 73, n. 352 Paysage –Tivoli p. 73, n. 353 Pioggia d’autunno, 1935, Roma, Villa Torlonia tav. 115 Pittsburgh, Carnegie Institute, 14 ottobre – 5 dicembre, The 1937 International Exhibition of Painting: n. 316, tav. 10 A Spring Night R.R. 367 tav. 116

Pittsburgh, Carnegie Institute, 13 ottobre – 4 dicembre, The 1938 International Exhibition of Painting: n. 277, tav. 15 Esercitazioni ai Parioli, R.R. 351 tav. 118

Roma, Galleria della Cometa, 6-21 gennaio, Antologia del disegno a Roma: Il racconto Paesaggi Vedute di Tivoli

Torino, Galleria La Zecca, marzo, Pittura italiana d’oggi. Collezione Della Ragione: Steccato (Alberi alle Sette Sale) o Alberi di fichi alle Sette Sale, 1915, Genova, collezione Alberto Della Ragione, ripr. R.R. 61 tav. 123

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

Venezia, 1 giugno – 30 settembre, XXI Esposizione Internazionale Biennale d’Arte: p. 57, n. 16 La bella Ninetta, 1935 R.R. 339 tav. 122 p. 69, n. 5 Nascita di Venezia, encausto, opera fuori concorso, ripr. a p. 24 R.R.378 tavv. 124-126

bianco), affresco bruciato R.R. 310 (immagine inserita nel testo a p. 167 col titolo Ritratto di fanciulla) fig. 66 Fabiola, affresco bruciato, collezione Carlo Castria R.R. 369 fig. 67 Profilo, encausto La Zimpi che soffia, encausto R.R. 340 fig. 68 Ilaria col gatto, encausto, Milano, collezione Cardarelli R.R. 335 fig. 69 Mio padre (profilo), encausto, Roma, collezione Lombardi tav. 127 Mio padre, encausto R.R. 353 fig. 64 Donna che cammina, encausto (ripr.) R.R. 368 fig. 70 Ninetta piccola, encausto, Roma, Galleria comunale d’arte moderna, R.R. 371 fig. 71 Donna velata (Gianna o la Donna velata), encausto, 1939 R.R. 381 fig. 72 Autoritratto, encausto Frutta, encausto, Roma, collezione Edmond Muzy Frutta, encausto Fabiola piccola (con frutta), encausto R.R. 341 tav. 128 Profilo di ragazzina, encausto Profilo, encausto N. 4 vetrine di studi con n. 19 pezzi, encausto (fra questi La bella Ninetta, Milano, collezione Cardarelli, tav. 122; Il pappagallo, collezione Arturo Urania Raggi; Etrusca acquistato dall’avvocato Paolo Venini a £ 1.200)

1939 New York, Contemporary Art of 79 Countries, New York World’s Fair 1939: n. 40 Il sogno del carrettiere, 1928 tav. 83 New York, Padiglione italiano all’Esposizione Universale di New York, Mostra d’arte contemporanea italiana: pp. 14-15 Opere d’arte che ornano il Padiglione e il Salone d’onore: Land Reclamation (La bonifica della terra) fig. 61 The improvement of the race (La bonifica della razza) fig. 62 p. 50 Autoritratto con Fabiola, Milano, Galleria d’Arte Moderna tav. 102 p. 51 Toro romano, Roma, Galleria comunale d’Arte Moderna tav. 95 Pittsburgh, Carnegie Institute, 19 ottobre – 10 dicembre, The 1939 International Exhibition of Painting: n. 289 Il Gioco, Milano, collezione Dino Cardarelli R.R. 349 tav. 109 n. 316, tav. 24 Il meriggio, collezione conte Alessandro Contini Bonacossi tav. 66

1940 Roma, Mercati Traianei, dal 26 giugno, II Mostra nazionale d’arte ispirata allo sport: Equitazione (bozzetto) Lezione di nuoto (bozzetto) figg. 111-114

Roma, Palazzo delle Esposizioni, febbraio-luglio, III Quadriennale d’Arte Nazionale: sala XXIII, pp. 106-107, nn. 1-22 Ilaria (Ilaria che ride), affresco bruciato R.R. 317 fig. 65 Autoritratto piccolo, affresco bruciato Autoritratto (tegola), affresco bruciato Bambina col berretto bianco (Ilaria col cappello

1941 Milano, Palazzo dell’Arte, maggio-luglio, III Mostra

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

Primavera alla Rosiaz, 1917 (R.R. 103) tav. 133 Carosello alla Riponne, 1917 (R.R. 100) tav. 25 Mattino sul Leman (R.R. 98) tav. 134 n. 23 La donna tra i sambuchi, 1917 (R.R. 108) tav. 28 Nudo di donna contro la finestra, 1917 (R.R. 106) Colazione in giardino o Mia madre e Adele, 1918 (R.R. 124) tav. 135 Studio per il ballo, 1919 (R.R. 136) Il balletto, 1919 (R.R. 124) fig. 19 La strigliatura dei cavalli (Cavalli alla strigliatura), 1919 R.R. 139 Meriggio sull’orto delle Sette Sale, 1920 R.R. 147 tav. 136 Pescatore, 1920 R.R. 143 fig. 26 Studio per la Vita gaia 1921 Festa notturna, 1921-1923 (R.R. 179) tav. 49 n. 33 Notte romana – Figure nella città di notte Donne di notte, 1925 R.R. 208 tav. 94 Bue alla ferratura, 1925 fig. 46 La monta, bozzetto, 1925, Roma, Accademia di S. Luca R.R. 205 tav. 68 bozzetto della Diavoleria, 1925 Temporale dal Casalaccio Tivoli (Tempesta nella valle dell’Aniene), 1925 R.R. 206 tav. 137 Ritratto dello scultore bulgaro Alexander Zankof, 1925 R.R. 211 tav. 138 n. 41 Alberi di fichi nel meriggio, 1925 Attesa di nascita, 1927 R.R. 238 tav. 139 Autoritratto e Fabiola R.R. 218 tav. 102 La monta, 1926-1928 tav. 91 Torello, 1926 tav. 64 Orizia malinconica, 1926 tav. 98 Carrettiere romano, 1926 tav. 82 Foro romano, 1926 R.R. 232 tav. 67 Balcone a Napoli, 1920 R.R. 220 tav. 140 Palazzo Venezia, 1927 R.R. 244 tav. 141 Temporale dal Casalaccio Tivoli, 1928 La trita del grano, 1928, bozzetto R.R. 271 tav. 79 La trita del grano, 1928 R.R. 272 tav. 80 La cappuccina addormentata o Ninetta che dorme,

Sindacato Nazionale Fascista Belle Arti di Milano: p. 79, n. 72 Ninetta p. 79, n. 73 Horitia (ripr.) Roma, Terme di Diocleziano, gennaio, Unione provinciale fascista dei professionisti e degli artisti, Sindacato Belle Arti del Lazio, Mostre d’arte alle Terme, Mostra di disegni: n. 30 disegno Donna seduta n. 31 disegno Buoi con vitello (ripr.) tav. 129 1943 Roma, Galleria di Roma, marzo, LXIII Mostra alla Galleria di Roma con opere del pittore romano Ferruccio Ferrazzi – Accademico d’Italia: Mia madre, 1908 Mio fratello Riccardo, 1909 R.R.10 tav. 2 Giochi di ragazzi, 1913 R.R. 39 tav. 8 Carrettiere che dorme, 1914 tav. 15 Lavandaia, 1914 R.R. 14 tav. 12 La staccionata alla fosse della calce, 1915 fig 13 Capanna alle Sette Sale, 1915 tavv. 18-19 Donne a tavola o Figure in estate, 1915 tav. 22 Temporale nell’orto o Tempesta alle Sette Sale, 1915 tav. 20 Via Cavour, 1915 tav. 21 Domenica o Nudo all’aperto con macchie di sole, 1915 tav. 13 Alberi di fichi nell’orto (Alberi di fichi alle Sette Sale), 1915 R.R. 61 tav. 123 Fiori gialli e piante nell’Orto delle Sette Sale, 1915 Natura morta svizzera, 1916 Lago di Leman, ripr. (R.R. 97) tav. 24 Campi arati di Koppigen o Pianura di Koppigen fig. 14 Ritratto del pianista Radwan, 1916 (R.R. 83) tav. 130 Autoritratto, 1917 tav. 131 Mucca sdraiata nella stalla o La mucca svizzera (R.R. 102) tav. 132

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

1928 R.R. 263 tav. 87 Il ritrovo, 1928 R.R. 265 tav. 142 Natura morta: i fichi, 1928 Natura morta: le pesche, 1928 Il racconto, 1928 R.R. 291 tav. 105 Casalaccio di Tivoli, 1928 R.R. 275 fig. 48 La nebbia, 1928 Vallata dell’Aniene, 1928 tav. 143 Fabiola, 1929 Diavoleria, 1929 R.R. 278 tav. 73 Ritratto di Fabiola, 1929 I giochi di Ninetta, 1929 Mio padre, 1930 Ritratto di Adele, 1929 R.R. 280 tav. 144 Le rocce del Catillo, 1934 R.R. 293 tav. 119 Toro nella tempesta, 1930 Lezione di nuoto, seconda versione, 1933 R.R. 324 fig. 113 La bella Ninetta, 1935 R.R. 339 tav. 105 Mio padre, 1933 Notte di primavera, 1934 tav. 116 Figura della diavoleria, 1935 Pioggia d’autunno, 1935, Roma, Villa Torlonia tav. 115 Notte di primavera, 1936 R.R. 367 tav. 116 Esercitazioni ai Parioli R.R. 351 tav. 118 IV Carrettiere romano, 1936 tav. 120 La neve nella vallata del Tevere, 1936 Il transito di mio padre, 1936 fig. 96 Gianna o la Donna velata, 1939 R.R. 381 fig. 72 Frutta, 1937 Orizia, 1938 Ritratto di Matilde Piacentini, 1939 R.R. 380 tav. 145 Orizia in azzurro, 1939 Autoritratto, 1941 Ninì col gatto nero, 1939 R.R. 383 tav. 146 Il grido, 1942 R.R. 390 figg. 82-83 Donna nella luce lunare (La donna sotto la luna), bozzetto, 1942 R.R. 410 tav. 147

La preghiera, 1941 tav. 148 Ninì col gatto, 1941 tav. 149 Pietà (cera), 1915 tav. 10 Mia madre, 1928 Mia madre, 1915 Una tavola dagli Studi di Giotto ed altri maestri, 1917-1926 Due appunti di figure, 1916 Plotoni armati, 1917 Ospedale, 1918 Attesa di soldati, 1918 Monte Morgana, 1918 Bue legato, 1918 Rissa in caserma, 1918 Monteponi, 1918 tav. 35 Viaggio tragico, 1919 R.R. 126 fig. 40 Porta S. Paolo, 1919 Pescatore, 1918 fig. 27 Pescatore, 1918 fig. 28 Il ballo, bozzetto, 1919 R.R. 136 fig. 19 Osteria di Piacenza, 1919 La barca, 1920 S. Giovanni in Laterano, 1920 Tevere all’Acquacetosa, 1920 tav. 150 Capanna al Tevere, 1920 Giochi al Tevere, 1920 Composizione al Tevere, 1920 Viaggio tragico, bozzetto, 1924 fig. 39 Toro che si leva (Meriggio o bue bianco legato), 1926 R.R. 225 tav. 66 Prima idea della monta, 1925 La mucca, 1925 Madre e bambina, 1926 Studio per il toro romano, 1926 Composizione del toro legato, 1927 Il racconto della guerra, 1927 Toro nella tempesta, 1928 Trita del grano, 1929 tav. 80 Composizione del IV Carrettiere, 1930 L’albero, 1932

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

I viaggi di Ninetta, 1930 R.R. 285 tav. 151 Casalaccio a Tivoli, 1933 Studio per la lezione di nuoto, 1933 figg. 109-110 Studio per il racconto al mare, 1933 Ritorno dal nonno Casalaccio, 1934 Nell’oceano, 1940 Arrivo a New York, 1937 Sull’oceano Queen Mary, 1937 Attendamento di soldati a Chiesa, 1939 Isola Farnese, 1939 Studio per il Traiano, 1939 I dannati, 1941 tav. 152

Inizio di primavera, 1945, collezione Horitia Ferrazzi Siepe di sambuchi, 1945 tav. 156 Siepe di oleandri, 1945, Roma, collezione Ilaria Ferrazzi tav. 157 Siepi di estate, 1945 Siepe verso la strada, 1945 Pianura d’estate, 1945 Il Soratte, 1945, collezione Giacinto Cappelli La cascata dell’Aniene, 1945, Roma, collezione Edmond Muzy Ilaria tra le luci, 1945 R.R. 442 tav. 158 Il tiglio d’autunno, 1945 Autoritratto con Ilaria, 1945 Uomini (composizione abbozzata), 1945 La festa notturna, bozzetto, 1945 Piante di notte, 1945 Festa nella chiesa, 1945, Roma, collezione Ninetta Ferrazzi Orto al tramonto, 1945 Monte Valera, Tivoli, 1945 La caduta d’Icaro, bozzetto, 1945 Figura d’uomo, disegno, 1945 Figura per La parola di Cristo, disegno, 1945, Milano, collezione Dino Cardarelli Nebbie sul Tevere, 1944-1945 L’estate, 1944-1945 La fontana, 1944 L’uomo che scrive, 1944 Pescatore, 1944 tavv. 159-160 Toro legato, 1944, Roma, collezione Tommaso Lucherini Il cielo d’autunno, 1944 La stanza, variante bozzetto, 1944 R.R. 468 fig. La mucca (La caduta o il mugghio della mucca), 1944-1945 R.R. 441 tav. 161 Studio di paesaggio per la Parola di Cristo, 1944, Milano, collezione Dino Cardarelli Emozione estiva, 1944 La stanza, non finito, 1943-1944 fig. 86

1944 Roma, Galleria “La gregoriana”, dal 17 dicembre, Catalogo della vendita all’asta delle opere dei contemporanei esposte nella galleria La gregoriana 1945 Roma, Galleria Lo Zodiaco, gennaio, Collezione minima Zavattini Veduta verso S. Pietro tav. 153 1946 Roma, Confederazione Professionisti Artisti. Il racconto, 1930 R.R. 291 tav. 105 Roma, Galleria dell’Art Club alla “S. Marco”, 26 febbraio – 10 marzo, 8a mostra dell’Art Club, Mostra personale di Ferruccio Ferrazzi: 43 opere eseguite fra l’agosto del 1943 e il febbraio del 1945: La parola di Cristo, 1944-1946 R.R.440 tav. 154 Aurora invernale, 1946 Donna sotto la luna, 1946 tav. 155 Piazza delle Muse, 1945 Bambine che giuocano, 1945

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

Il grido, 1943-1944, collezione principe Francesco Del Drago R.R. 390 fig. 83 Autoritratto, encausto, 1943, Roma, collezione avvocato Carlo Castria tav. 162 L’incendio, 1943 fig. 89 A mio Padre, 1943 La valle del Tevere, pastello Paesaggio all’Acquacetosa, disegno, 1943

474 tav. 155 1949 Il Cairo, Palzo Ismail Pascià, gennaio-febbraio, Mostra di pittura italiana moderna: n. 88 Il transito di mio padre, 1938 R.R. 376 fig. 96 Salsomaggiore, Grande Albergo Terme, dal 28 maggio - giugno, Cinquant’anni di pittura italiana, a cura di Ettore Gian Ferrari: Orizia agli specchi, Milano, collezione Dino Cardarelli tav. 62

1947 Milano, Galleria del Camino, dicembre, Ferruccio Ferrazzi: espone un gruppo di encausti fra i quali: Horitia melanconica tav. 163 Donna che cammina, encausto (ripr.) R.R. 368 fig. 70

1950 Milano, Angelicum, a cura di Anselmo Bucci: La Parola di Cristo tav. 154

1948 Bergamo, Palazzo dei Tre Passi, 7 agosto – 30 settembre, II Mostra nazionale d’arte sacra: La parola di Cristo, Musei Vaticani tav. 154

Pittsburgh, Carnegie Institute, The 1950 International Exhibition of Painting: n. 306, tav. 42 La Stanza (R.R. 468) fig. 97

Catania, Circolo artistico, 30 settembre – 15 ottobre, 1° mostra nazionale di bianco e di nero p. 13, n. 130 Composizione n. 132 Figura n. 133 Composizione

1951-1952 Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1 dicembre 1951 – 30 aprile 1952, VI Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma: p. 66, n. 13 Terza festa notturna, 1951 p. 66, n. 14 Figure nella sera p. 66, n. 6, tav. LXV Mio padre, 1931 (R.R. 296) tav. 71

Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, marzomaggio, Rassegna nazionale di arti figurative promossa dall’ente autonomo Esposizione nazionale Quadriennale d’arte di Roma: p. 20, n. 6 Siepe d’oleandri tav. 157 p. 20, n. 7 Studio per opera: ritmi cosmici p. 20, n. 8 Ninì fra le luci tav. 158

1952 Bergamo, aprile, Per gli occhi di un pittore: Terrazza di Premeno

Venezia, 1º maggio – 30 settembre, XXIV Esposizione Internazionale Biennale d’Arte: p. 96, n. 7 Donna sotto la luna (1946-1947) R.R.

Firenze, Loggiato degli Uffizi, I Rassegna del Disegno Italiano Contemporaneo:

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

Studio d’uomo, 1951 (acquistato per la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti) tav. 164

Novara, Palazzo Broletto, III Biennale nazionale d’Arte Sacra contemporanea: n. 573 La pietà, 1923 fig. 6

Venezia, 14 giugno – 19 ottobre, XXVI Esposizione Internazionale Biennale d’Arte, Pescatore, 1920 R.R. 143 (£ 1.300.000) fig. 26 Il ritrovo, 1928 R.R. 265 tav. 142 Pescatore, 1944 R.R. 423 tav. 159

Venezia, 19 giugno – 17 ottobre, XXVII Esposizione Internazionale Biennale d’Arte: p. 39, n. 12 Ragazzi al Tevere, 1920-1953 (£ 350.000) p. 39, n. 13 Ricordo di mia madre, 1953 (£ 300.000) R.R. 501 fig. 95 p. 39, n. 14 Ilaria con Kibù, 1954 (£ 350.000) tav. 166 p. 39, n. 15 Dafne, 1954 (£ 450.000) tav. 167 p. 39, n. 16 Bove alla ferratura, 1954 (£ 500.000)

1953 Atene, Zappeion, 20 marzo – 19 aprile, Art Italien d’aujourd’hui: p. 9, n. 42 Rendez-vous à Tivoli (Il ritrovo), 1928 R.R. 265 tav. 142 p. 9, n. 43 Pescatore, 1944 R.R. 423 tav. 159 p. 9, n. 44 Eruzione dell’Etna, 1944 R.R. 430 tav. 165

1954-1955 Milano, Galleria d’Arte Moderna, autunnoinverno 1954-1955, Associazione Artisti d’Italia, Mostra “omaggio agli antichi maestri” n. 510 Omaggio alla pittura greco campana (Ilaria che si pettina, encausto) tav. 168

Francavilla a mare, estate, VII Premio nazionale di pittura Francesco Michetti: n. 477 Strada di notte Roma, Palazzo delle Esposizioni, 5-15 novembre, “Strade d’Italia” - Mostra del II premio di pittura Esso: pp. 22-23 La Tiburtina Valeria sotto Tivoli

1955 Milano, Palazzo della Permanente, novembredicembre, XIX Biennale nazionale d’arte: n. 413 Donna sotto la luna tav. 155

Roma, Palazzo Venezia, 1-31 maggio, Prima mostra nazionale di pittura contemporanea. Premi Marzotto e Manerbio: n. 140 La stanza fig. 97

Valdagno, Terza Mostra nazionale di pittura contemporanea, Premio Marzotto 1955: p. 24 Bove alla ferratura fig. 46 Leopardo in cattività (ripr.) tav. 169 Ragazzi al Tevere

1954 Milano, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, 30 maggio – 25 giugno, Seconda Mostra nazionale di pittura contemporanea, Premio Marzotto 1954: p. 30 Bue alla ferratura (ripr.) fig. 46 Mucca svizzera, ritratto tav. 132

Venezia, Padiglione italiano della Biennale, 1-20 settembre, “Viaggio in Italia” - III Premio di pittura Esso: Il Po a Piacenza R.R. 130 fig. 24

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

1955-1956 Roma, Palazzo delle Esposizioni, novembre 1955 - aprile 1956, VII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma: p. 15, n. 1 La mucca svizzera, 1917 tav. 132 p. 15, n. 2 Albergo a Montreux, 1916 tav. 23 p. 15, n. 3 Piazza della Pace - Montreux (Place de la Paix di notte), 1916-1917 R.R. 87 tav. 170 p. 15, n. 14, tav. 44 Berthe – nudo, 1916 fig.11 p. 15, n. 15 Saltimbanchi a Montreux, 1916 R.R. 80 tav. 171 p. 15, n. 16 Domenica o Nudo all’aperto con macchie di sole, 1915 tav. 13 p. 15, n. 17 Virginia, 1916 tav. 31 p. 15, n. 18 Carosello alla Riponne, 1917 R.R. 100 tav. 25 p. 15, n. 19 Balletto, 1919 fig. 19

Mostra nel cinquantenario del I Manifesto Futurista: p. 70, n. 123 Carosello alla Riponne, 1917 R.R. 100 tav. 25 p. 70, n. 124 Albergo a Montreux, 1916, ripr. R.R.96 tav. 23 1959-1960 Roma, Palazzo delle Esposizioni, dicembre 1959 – aprile 1960, VIII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma: pp. 104-105 n. 10 Ilaria ai Tre Pini (ripr. con titolo errato Maria ai Tre Pini) tav. 173 n. 11 Mattina a Fregene n. 12 Viaggio di mattino (Viaggio nel mattino), 1955-56 R.R. 562 fig. 118 n. 13 Priscilla e Titino (ripr. con titolo errato Lucilla e Titino), 1959 R.R. 538 tavv.174-175 n. 13 La palma, 1959 R.R. 537 tav. 176

1956 Valdagno, Quarta Mostra nazionale di pittura contemporanea, Premio Marzotto 1955: n. 1 Dafne tav. 167 n. 2 Mia madre morente, 1953 R.R. 501 fig. 95 n. 3 Leone e leonessa, 1955 R.R. 515 tav. 172

1960 Imola, Palazzo Sersanti, dal 18 settembre, VI Mostra nazionale artisti della quadriennale romana: p. 25 Dafne (ripr.) tav. 167 Leone e leonessa tav. 172 Mia madre fig. 95

1958 Cantù, 20 settembre – 26 ottobre, Premio “città di Cantù”, Ia rassegna nazionale di pittura e scultura nell’arredamento: p. 36, n. 317 Ilaria tra le piante p. 36, n. 318 Sera romana

Roma, Galleria L’Agostiniana, Arte Sacra Contemporanea: n. 45 La pietà, 1923 fig. 6

1959 Bari, Castello Svevo, IX Mostra nazionale di pittura contemporanea del “Maggio di Bari”: n. 345 Concerto R.R. 138 fig. 30

1961-1962 Milano, Palazzo della Permanente, novembre 1961 – gennaio 1962, XXII Biennale nazionale d’arte:

Roma, Palazzo Barberini, giugno, I Futuristi.

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

1965 Milano, Palazzo della Permanente, maggioottobre, XXIV Biennale nazionale d’arte città di Milano: Il viaggio del mattino (ripr.) fig. 119

p. 28, n. 144 Amore dei leoni pag. 186 p. 28, n. 145 Leopardi in cattività (ripr.) tav. 169 p. 28, n. 146 Leoni alla siepe di oleandri 1962 Napoli, Circolo nautico Posillipo, 20 settembre, 3° premio nazionale di pittura “Posillipo”: Luci e giuochi d’estate (ripr.) tav. 177

Prato, settembre-ottobre, Premio nazionale d’arte Ardengo Soffici: p. 23, n. 90 Fiume in piena

Roma, Palazzo Venezia, Omaggio al Concilio: La pietà, 1923 fig. 6

Ravenna, S. Vitale, 27 maggio – 31 ottobre, Mostra dei mosaici a soggetto dantesco, a cura di Stefano Bottari: tav. VIII, L’aquila d’oro (dal Purgatorio), cartone di Ferrazzi, mosaicista esecutore Romolo Papa del gruppo mosaicisti Accademia di Belle Arti di Ravenna tavv. 179-179bis

1963 Napoli, Circolo nautico Posillipo, 7 dicembre, 4° premio nazionale di pittura “Posillipo”: Toro legato, 1927 (ripr.) tav. 180

Roma, Palazzo Barberini, 1 novembre – 30 dicembre, Il soldato italiano. Rassegna di arte figurativa contemporanea e retrospettiva: p. 25, n. 66 Ospedale militare del Celio, olio R.R. 119 tav. 33 p. 25, n. 67 Ospedale militare del Celio, disegno R.R. 554

Roma, Palazzo delle Esposizioni, aprile-maggio, IV Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio. n. 2 Natura morta – su fondo rosa n. 3 Le notti dopo la Liberazione a piazza delle Muse n. 4, tav. 55 Nature morte – fichi su fondo rosso tav. 178

1966 Ferrara, Galleria d’arte moderna Palazzo dei Diamanti, 30 aprile-30 giugno, Omaggio a Dante degli artisti italiani d’oggi

Roma, Palazzo delle Esposizioni, aprile, Mostra delle opere della Galleria comunale d’arte moderna Roma, Palazzo delle Esposizioni, 16 novembre – 21 dicembre, Pittori d’oggi a Roma, Lyons Club: p. 9, n. 40 Il Tevere di sera a Parioli o Cavalcata verso Damasco (La piena del Tevere da piazza delle Muse e Tevere di notte da piazza delle Muse), 1936 R.R. 364

Firenze, Palazzo Strozzi, XVII Mostra internazionale d’arte Premio del Fiorino: p. 69, n. 88 Cavallo in corsa ai Parioli, 1915 (ripr.) p. 69, n. 89 Toro rosso, 1919 (R.R. 125) fig. 20 p. 69, n. 90 Toro legato, 1927 (R.R. 242) tav. 180 p. 69, n. 91 Apocalisse, seconda versione, 1946 R.R. 467

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

p. 69, n. 92 Carro a Civitavecchia, 1958

internazionale d’arte contemporanea. Primo catalogo delle opere inviate dagli Artisti per il Museo internazionale d’arte contemporanea di Firenze, a cura di Francesco Ragghianti: p. 79 Toro rosso (Sardegna), 1919 (ripr.) R.R. 125 fig. 20

Milano, gennaio, Mostra omaggio arte italiana al dolore innocente: Bambina – studio per Pomezia, disegno, 1939 1967 Certaldo, Palazzo Pretorio, maggio, Omaggio a Giovanni Boccaccio degli artisti contemporanei: n. 63 Allegoria della peste. Giornata I introduzione, disegno a matite colorate n. 64, fig. 48, Fra Cipolla a Certaldo. Giornata VI Novella 10, disegno a matite colorate tav. 181

Perugia, Palazzo Donini, maggio-giugno, Omaggio a Dante degli artisti italiani d’oggi 1969 Algeri, Union nationale des arts plastiques, marzo, Peintres italiens du vingtième siècle: n. 31 Le Tibre la nuit, ripr. R.R. 553

Firenze, Palazzo Strozzi, 26 febbraio – 28 maggio, Arte moderna in Italia 1915-1935, a cura di Carlo Ludovico Ragghianti: pp. xiv, 21, 88, 120 n. 104 Ritratto della signora Matilde Festa, 1914 (Roma, coll. Faraoni) fig. 8 n. 105 Figura nuda all’aperto, 1915 (nuovo titolo per Domenica o Nudo all’aperto con macchie di sole, 1915) tav. 14 n. 106 Temporale, 1916 (nuovo titolo per La tempesta sul lago di Leman) fig. 12 n. 107 Place de la Paix di notte tav. 170 n. 108 Place de la Paix di giorno tav. 182 n. 109 Berthe distesa, 1917 fig. 11 n. 110 Frammento dei caratteri della mia famiglia tav. 183 n. 111 Il ballo, bozzetto 1919 (Il balletto, 1918), Milano, collezione Dino Cardarelli R.R. 124 fig. 19 n. 112 Toro rosso, 1919, Firenze, Museo internazionale d’arte contemporanea R.R. 125 fig. 20 n. 113 Pescatore, 1920 fig. 26 n. 114 Carrettiere che dorme, 1920, Roma, collezione Olga Signorelli tav. 15

Spoleto, Pittura e Scultura del XX secolo nelle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, a cura di Anna Maria Damigella: pp. 62-63, 282-284, tav. 95 1971 Pisa, galleria d’arte Macchi, 28 novembre -10 dicembre, L’encausto di Ferruccio Ferrazzi: Frutta con maschera rossa, 1946 tav. 184 1972 Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, estate, Aspetti dell’arte a Roma dal 1870 al 1924, a cura di Anna Maria Damigella: p. 78, n. 467 Studio per Maternità p. 78, n. 468 Alberi della via delle Sette Sale tav. 122 p. 78, n. 469 Albero alle Sette Sale p. 78, n. 470 Figura tra le luci tav. 158 Roma, Palazzo delle Esposizioni, 16 novembre – 31 dicembre, X Quadriennale Nazionale d’Arte:

Firenze, Palazzo Vecchio, febbraio, Mostra

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REGESTO DELLE ESPOSIZIONI (1907-1978)

sezione Aspetti dell’arte figurativa contemporanea, Illuminazione della memoria: Ritratto di mia madre, 1965 tav. 185 Carrettiere, 1968-1972 R.R. 582 Sonno tra i sambuchi, 1969 pag. 72 Ospedale di S. Giacomo, 1971 ripr. Cavallo in corsa, 1972 Cavallo in corsa ai Parioli, 1972 R.R. 59 tav. 186 Calciaroli, 1972 R.R. 592 sezione storica La linea della ricerca figurativa in Italia dal verismo dell’ultimo Ottocento al 1935: p. 261 Giovane uomo seduto, 1914 (ritratto dell’amico scultore Baldassarre Monteleone nell’orto delle Sette Sale nell’estate del 1914) R.R. 43 tav. 187

n. 21 Angeli azzurri e rossi, 1937 n. 22 La stanza, 1943 fig. 97 n. 23 Idolo del prisma, 1969 1978 Bologna, Galleria d’Arte Moderna, giugnosettembre, Metafisica del quotidiano: p. 339 Il ritratto di Herta Ottolenghi con il figlio Astolfo fig. 35 Palermo, II Rassegna Nazionale del Sacro nell’Arte contemporanea, a cura di Enzo Carli: pp. 62-63 tre opere di cui almeno due Apocalissi

1973 Roma, Palazzo Barberini, mostra antologica di Ferruccio Ferrazzi 1975 Roma, Accademia nazionale di S. Luca, dal 22 febbraio, mostra antologica dei disegni di Ferruccio Ferrazzi 1975-1976 Firenze, Accademia delle arti del disegno, 20 dicembre 1975 – 20 gennaio 1976, Mostra degli accademici delle arti del disegno: Orizia melanconica, 1926 (ripr.) tav. 98 Apocalisse, 1946 (ripr.) fig. 85 Stanza, 1943-1946 (ripr.) fig. 97 1976 Roma, galleria d’arte Trifalco, dal 2 febbraio, Idoli Demoni Visioni, a cura di Mario Quesada:

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La famiglia, 1936. Collezione privata

Prè St. Didier, La Balera, 1948. Collezione privata


IL NOVECENTO DI FERRUCCIO FERRAZZI

Biografia

Ferruccio Ferrazzi nacque a Roma, in piazza Vittorio, il 15 marzo 1891 da Stanislao, pittore e scultore, e da Ester Maria Papi; maggiore di altri tre figli: Riccardo (che diventerà pittore con il nome di Benvenuto, in omaggio al Cellini), Adele e Maria. Dopo aver ricevuto la prima formazione artistica presso il padre, frequentò tra il 1904 e il 1905 lo studio di Francesco Bergamini, pittore di genere ch’era stato allievo di Michele Cammarano. Tra il 1905 e il 1908 frequentò contemporaneamente la scuola Libera del Nudo e quella serale dell’Accademia di Francia. Esordì nel 1907, sedicenne, alla LXXVII Esposizione degli Amatori e Cultori, dove espose un Autoritratto che colpì per il colore liberamente steso con la spatola. L’anno successivo vinse la borsa di studio quadriennale dell’Istituto Catel e fu posto sotto la tutela artistica di Max Roeder, paesaggista di ascendenza boeckliniana, che lo introdusse nella colonia degli artisti tedeschi. La calce esposta alla LXXIX Esposizione degli Amatori e Cultori, nel 1909, eseguita con tecnica divisionista, fu subito letta in chiave segantiniana. Nel 1910 debuttò sulla scena nazionale, esponendo due opere, Manca il lavoro (distrutta) e Autoritratto, alla IX Biennale di Venezia, nelle Sale della gioventù interregionale riservate per regolamento a quegli artisti italiani d’età non superiore ai trent’anni che si fossero “segnalati in qualche chiara maniera”. Nel 1911 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma acquistò il Focolare, sempre segantiniano e simbolista, presentato all’Esposizione internazionale di Roma. L’anno seguente vinse il Concorso Baruzzi indetto dall’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel

1913 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma acquistò Genitrice, presentato nello stesso anno alla mostra della Secessione. Il 22 dicembre di quell’anno vinse l’agognato Pensionato Artistico Nazionale al quale provava a concorrere dal 1909 (la commissione era composta da Sartorio, Calderini, Fragiacomo, Bistolfi, D’Orsi, Ferrari e l’onorevole Fradeletto) e gli fu assegnato uno studio in via di Ripetta. Fra la fine del 1913 e gli inizi del 1914 fu a Parigi con il padre per studiare nei musei la pittura dei grandi maestri e dell’Ottocento francese. Di nuovo a Roma, fra 1914 e 1915 Ferrazzi entrò in una fase di grande sperimentazione nella quale fu attratto dal movimento futurista e rimeditò Cézanne, Van Gogh, Michelangelo e Giotto per assorbire uno stile proprio, copiando in particolare El Greco. Ben inserito nel milieu artistico ed intellettuale della capitale, fu amico di Federigo Tozzi, militare a Roma, Luigi Trifoglio, Roberto Melli (col quale romperà nel 1916), Giacomo Balla, Mario Broglio e il poeta Gino Luchini. Tra l’agosto 1915 e il febbraio 1916 si iscrisse all’istituto di musica e frequentò all’Augusteo i concerti diretti da Arturo Toscanini. Si mostrò al pubblico nel 1916, alla LXXXV Esposizione della Società Amatori e Cultori, con una sala personale che allestì come l’interno di un prisma. I suoi quadri e frammenti pittorici dalle sagome irregolari, sghembe, legate a complesse concezioni prospettiche, fecero gridare allo scandalo. Walter Minnich, medico di Zurigo, amico personale di Max Pechstein e collezionista di dipinti espressionisti, ne acquistò diverse e invitò Ferrazzi a recarsi suo ospite a Montreux, dove risiedeva, sulle sponde del lago

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BIOGRAFIA

Lemano. L’invito lo salvò dal nuovo scenario di povertà che gli si prospettava con la perdita del Pensionato, che gli era stato tolto poiché il regolamento vietava di esporre pubblicamente le proprie opere. Fu allora che l’artista ricavò un nuovo studio-abitazione nel grande orto in via delle Sette Sale, tra l’Esquilino e il Colle Oppio, preso in affitto dal padre Stanislao sin dal 1899. Il soggiorno svizzero durato undici mesi, dal 13 maggio 1916 all’11 aprile 1917, fu cruciale per l’assimilazione della pittura espressionista e una rilettura di Van Gogh passata al filtro dell’incontro con Pechstein e con gli altri esponenti della Brucke. Fu fondamentale anche per l’approfondimento, fra gli altri, di Bergson, Novalis e Cézanne, del quale visitò una mostra a Zurigo, esponendo egli stesso alla Kunsthaus nell’aprile 1917. Ritornato a Roma tra maggio e settembre 1917, alla fine dell’anno fu chiamato ad assolvere gli obblighi del servizio militare in Sardegna, ad Iglesias. Rientrò nell’Urbe dopo la fine della Grande Guerra, fu ricoverato all’Ospedale militare del Celio, dove venne curato dal medico Angelo Signorelli, il quale con la sua compagna, la scrittrice russa Ol’ga Resnevic, acquistò alcune sue opere. Partecipò con Adele in tre luci alla Mostra d’arte giovanile organizzata alla Casina Valadier, rassegna che vide allineata l’avanguardia romana non futurista e che fu salutata da molti critici come “un significativo ritorno alla tradizione”. Partito per Milano, si trasferì alla fine dell’inverno 1918 a Piacenza, dove rilevò lo studio del pittore Carlo Potente e dipinse Il ballo, Toro rosso e molti paesaggi della città e del Po. Nel 1919 prese parte alla Grande Esposizione Nazionale Futurista organizzata a Milano in Palazzo del Cova e poi trasferita a Firenze, Genova e Mosca. Tornato a Roma, dopo due anni di difficoltà ed intense sperimentazioni,

tenne nel 1921 la sua prima personale nella Casa d’Arte Italiana diretta da Enrico Prampolini e Mario Recchi. Vi espose olii su carta, acquerelli e disegni, molti realizzati in Svizzera e in Sardegna, che furono criticati da Cipriano Efisio Oppo su “L’idea Nazionale” per la loro ascendenza “nordica”. Ferrazzi rispose inserendo il foglio con la recensione negativa di Oppo nella natura morta posta ai piedi del suo inquietante Pescatore, esposto di lì a due mesi alla Prima Biennale Romana. Nel luglio del 1922 sposò Horitia Randone, figlia del ceramista Francesco noto come “Maestro delle Mura”, cultore di filosofie ermetiche animato da principi di socialismo umanitario. Da questa unione nasceranno tre figlie: Fabiola, Metella (detta Ninetta) e Ilaria. La personale alla Seconda Biennale Romana, nel 1923, lo consacrò quale punto di riferimento per la nuova generazione: la sua ricerca fu considerata rappresentativa dell’avvenuta transizione tra l’avanguardismo nato precedentemente alla Grande Guerra e il successivo “ritorno all’ordine” e indicata ad esempio del nuovo orientamento dell’arte italiana, passata attraverso il divisionismo, il travaglio delle avanguardie e approdata, infine, alla grande tradizione. Herta Wedekind e Arturo Ottolenghi, in visita alla mostra romana, acquistarono l’Adolescente, acquisto che segnò l’inizio del lungo rapporto di Ferrazzi con questa coppia di ricchi mecenati che di lì a poco avrebbero fatto costruire a Monterosso, alle porte di Acqui, una villa concepita come cittadella delle arti, commissionandone all’artista la decorazione ad affresco e a mosaico. Tra 1925 e 1927 copiò Piero della Francesca a Firenze e Arezzo, avviando gli studi per il tempietto commissionatogli dagli Ottolenghi a Monterosso. Dal 1925 partecipò, con Visione prismatica, al Premio Carnegie istituito dal Carnegie Institute di Pitt-

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Cartone per il mosaico absidale della Passione e Resurrezione di Cristo in S. Antonio Nuovo a Taranto, 1968. Collezione privata

Mercato dei cavalli, 1974. Collezione privata

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BIOGRAFIA

sburgh, prestigioso Premio che vinse l’anno successivo con Horitia e Fabiola. Fu l’inizio di una serie di mostre americane, spesso itineranti, fra le quali si segnalano, oltre quelle annuali legate al Premio Carnegie, l’Exhibition of Modern Italian Art allestita al Gran Central Art Galleries di New York nel 1926, l’Exhibition of contemporary Italian Paintings di Baltimora nel 1931, la grande mostra organizzata da Dario Sabatello nel 1935-36, l’Esposizione Universale di New York nel 1939. Con Felice Casorati e Giuseppe Romagnoli Ferrazzi divenne, fra il 1925 e la fine degli anni Trenta, il pittore italiano più apprezzato da collezionisti e musei statunitensi, soprattutto per i suoi soggetti a tema rurale, che conservavano sempre una valenza simbolica, quali Nostalgia o La trita del grano. Nel 1927 abbandonò la casa-studio in via delle Sette Sale e si trasferì all’ultimo piano di Palazzo Altieri, in via degli Astalli. Gli venne assegnata la cattedra di decorazione pittorica all’Accademia di Belle Arti di Napoli, incarico al quale rinunciò quasi subito. Accettò invece, l’anno seguente, quello presso il Regio Museo Artistico Industriale di Roma, ma si dimise dopo pochi mesi perché nel marzo 1929 partì per Cuba, dov’era stato invitato con Angelo Zanelli a decorare il Capitolio dell’Avana allora in costruzione; un’impresa che finì nel nulla. Dall’agosto di quell’anno tenne la cattedra di decorazione pittorica all’Accademia di Belle Arti di Roma. Gli fu dedicata una prima monografia nella collana “Arte italiana Moderna” diretta da Giovanni Scheiwiller per la casa editrice Hoepli di Milano. Gli anni Trenta si aprirono con la partecipazione alla Mostra del Novecento italiano organizzata da Margherita Sarfatti a Buenos Aires, dopo che nel 1926 delle incomprensioni gli avevano fatto decidere di non esporre alla prima mostra di “Novecento italiano”. Nel 1931 Oppo, nuovo “arbitro” delle arti

sotto il regime, gli assegnò una sala personale alla Prima Quadriennale d’Arte Nazionale di Roma, dove ottenne il terzo premio con La Diavoleria. Iniziò le prime sperimentazioni d’encausto, anche sotto la suggestione degli affreschi ritrovati nella Villa dei Misteri di Pompei da Amedeo Maiuri. La riscoperta dell’encausto fu il principale contributo di Ferrazzi al dibattito sulla pittura murale, centrale negli anni Trenta. L’incarico da parte di Marcello Piacentini di realizzare i cartoni per sette grandi Arazzi delle Corporazioni destinati al nuovo Palazzo delle Corporazioni in via Veneto fu la sua prima grande commissione pubblica. Nell’aprile del 1933 fu eletto Accademico d’Italia per la classe delle Arti, scelto in una terna con Mario Sironi ed Ardengo Soffici. Il raggiungimento del nuovo status sociale gli permise di farsi costruire, nello stesso anno, la casa-studio di piazza delle Muse, nel quartiere Parioli, sopra la vallata del Tevere. Convinto che le arti figurative debbano entrare nella “funzione organica” svolta dall’architettura, nel 1936 Ferrazzi fu invitato al VI Convegno Volta, promosso dalla Reale Accademia d’Italia per discutere sui “Rapporti dell’architettura con le arti figurative”, con Le Courbusier, Paul Fierens, Massimo Bontempelli, Henri Matisse, Armando Brasini, Carlo Carrà, Giuseppe Pagano, Cipriano Efisio Oppo, Marcello Piacentini, Felice Casorati, André Lhote. Alla fine del 1937 si recò negli Stati Uniti per fare parte della giuria del Premio Carnegie e visitò musei e gallerie di New York, soffermandosi sulla collezione del Fayum conservata al Metropolitan. Intorno al 1939 prese parte a uno degli ultimi grandi cantieri pittorici promossi dal regime, quello del Palazzo di Giustizia di Milano, affrescandovi Re Dario che libera Daniele dalla fossa dei leoni e La Clemenza di Traiano. All’indomani della proclamazione delle leggi razziali antiebraiche, però, Re Dario

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BIOGRAFIA

fu accusato di “giudaismo” e l’affresco venne occultato su richiesta del Presidente della Corte d’Appello di Milano; un incidente che provocò la rottura di Ferrazzi con Piacentini e Ojetti. Nel 1941 effettuò la decorazione musiva del Palazzo dell’INPS a Roma e fu chiamato da Carlo Anti, Rettore dell’Università di Padova, a decorare ad encausto un parete della sala delle lauree della facoltà di scienze fisiche, matematiche e naturali, in Palazzo del Bo, dedicata a Galileo. Lo portò a termine nel 1943, eseguendo inoltre, gratuitamente, L’aurora sulla rotazione delle terre sulla parete di fronte. Dopo il successo ottenuto con la grande antologica presso la Galleria di Roma, dove presentò ben 143 pezzi, nel dicembre 1943, durante l’occupazione nazista dell’Urbe, l’artista si rifugiò con la famiglia al Casalaccio, il casale di campagna costruito in un ex convento sopra Tivoli dal 1926, rinchiudendosi nel proprio studio per dipingere gli sconvolgimenti dell’epoca. Dipinse una fitta serie di quadri “apocalittici” e “sconvolti”, incendi, eruzioni, scheletri, che rielaboravano anche le recenti immagini del disastro atomico di Hiroshima, mentre La Stanza prendeva spunto da un attentato partigiano al quale aveva casualmente assistito. Molti di questi dipinti furono esposti alla personale del febbraio 1946 alla Galleria San Marco. Nel 1954 concluse il grande mosaico dell’Apocalisse sulle pareti della cripta del Mausoleo Ottolenghi. Nel dopoguerra, proseguendo a partecipare alle esposizioni nazionali e internazionali, si concentrò su cicli pittorici religiosi, fra i quali emergono gli affreschi nella chiesa di S. Benedetto costruita da Clemente Busiri Vici nel quartiere Ostiense (1949), nel sottarco absidale della basilica di Sant’Eugenio (1950-1951), nel Santuario di Santa Rita a Cascia (1950-1951), nella chiesa di S. Maria Assunta Amatrice (Resurrezione, 1951-53), nella chiesa parrocchiale di Arcu-

meggia (1956). Tale attività proseguì negli anni Sessanta con la decorazione musiva del Collegio di Propaganda Fide a Roma (S. Paolo nell’aeropago, 19651967) e della chiesa di S. Antonio Nuovo a Taranto (Passione e Resurrezione di Cristo, 1968-1970). Nel 1959 si trasferì all’Argentario, facendosi costruire una casa sul poggio di S. Liberata, sul mare, dove si dedicò principalmente alla scultura. Il Teatro della vita scolpito nel nenfro delle cave di Canino nel giardino del suo studio-abitazione riprende e rielabora tutti i temi più significativi affrontati lungo l’intero arco della sua attività. La dimensione escatologica distingue anche la decorazione della propria tomba nel cimitero di Orbetello, curata negli stessi anni, dal 1966 al 1978. Ferrazzi si spense a Roma l’8 dicembre 1978.

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Il gatto Tomis, 1966. Collezione privata

Gli Amanti. Cartone per l’affresco I giorni e le opere - Gli amanti nel Mausoleo Ottolenghi ad Acqui, 1927. Collezione privata


IL NOVECENTO DI FERRUCCIO FERRAZZI

Elenco delle opere in mostra

Ritratto di Casimiro Jodi, 1910 Olio su tela, cm 52 x 46,5 Firmato e datato in basso a destra; (sul retro) firma, data e iscrizione Ritratto del pittore Casimiro Jodi di Modena dipinto alle Sette Sale – Roma Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 16, pp. 79-80 Fig. 1

La pietà, 1915-1962 olio su tavola, cm 115,5 x 83,5 iscrizioni: (in basso, sulla cornice) FERRAZZI 1915-922 -1962; (n basso a destra, sul vaso) UNA MEMORIA DI / MONS. ROVETTO / DI MARIO FESTA / 1918; monogrammato in basso a destra FERRAZZI 1915-962; (sul retro) INVENT. 101 / 1915 ripr. ott. 1922 – ripr. ott. 1962 / FERRAZZI / ‘La PIETÀ’ Esposizioni: Seconda Biennale Romana, Roma, 1923, p. 59 (sotto il titolo L’Eroe); III Biennale nazionale d’Arte Sacra contemporanea, Novara, Palazzo Broletto, 1954, n. 573; Arte sacra contemporanea, Roma, galleria L’Agostiniana, 1960, n. 45; Omaggio al Concilio, Roma, Palazzo Venezia, 1962. Bibliografia: Cozzani 1943; Ragghianti-Recupero 1974, n. 184 Fig. 6

Battesimo di Cristo, 1915 (copia da El Greco) Olio su tela, cm122 x 52 Iscrizioni: Da Theotocopulos El Greco, omaggio di Ferruccio Ferrazzi Esposizioni: I miti di Ferrazzi, Roma, Galleria d’Arte Netta Vespignani, marzo-aprile 1992, a cura di Valerio Rivosecchi; testo di Mario Quesada, p. 25. Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 72 Fig. 49

Berthe distesa, 1916 olio su tela, cm 69,5 x 77 siglata e datata al centro in basso; firmata e datata in alto a sinistra con l’iscrizione: Montreux Berthe; sul retro siglata e firmata con l’iscrizione: Montreux Berthe distesa Provenienza: Walter Minnich, Montreux; Ferruccio Ferrazzi (dal 1932). Esposizioni: VII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, Roma, 1955, p. 15, n. 14, tav. 44; Arte moderna in Italia 1915-1935, Firenze, Palazzo Strozzi, 1967, n. 109 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 93, p. 85, tav. 58 Fig. 11

Staccionata alle fosse della calce, 1915 Olio su tela, cm 78 x 87,5 Firmato in basso a centro col monogramma di Ferrazzi / 1915 Esposizioni: LXXXV Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società Amatori e Cultori in Roma, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1916; LXIII Mostra alla Galleria di Roma con opere del pittore romano Ferruccio Ferrazzi – Accademico d’Italia, Roma, Galleria di Roma, 1943 Fig. 13

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ELENCO DELLE OPERE IN MOSTRA

Natura morta con fiore di magnolia, 1916 olio su tela, cm 74,5 x 70 siglata e dedicata al centro in alto con il monogramma di Ferrazzi: AL DOTT.MINNICH / 1916; iscrizione sul retro, in alto a sinistra: FERRAZZI / Territet, Svizzera / 1916 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 86, p. 84 Provenienza: Walter Minnich, Montreux; Ferruccio Ferrazzi (dal 1932). Pag. 193

(1922). Prima di essere tagliata nel 1922, l’opera originaria fu esposta alla Mostra d’arte giovanile, Roma, Casina Valadier, 1918 e all’Exposition Internationale d’Art Moderne di Ginevra del 19201921, p. 17, n. 56. Fig. 15 Concerto, 1919 olio su tavola, cm 104 x 95 firmata al centro in basso; siglata e datata sul retro, in alto al centro, con iscrizione Concerto all’Augusteo di Roma Esposizioni: IX Mostra nazionale di pittura del “Maggio di Bari”, Bari, 1959 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 138, p. 88, tav. 89; A. Imbellone in Quadreria 2005, p. 59. Fig. 30

La tempesta sul lago di Leman, 1916 olio su tela, cm 66,5 x 79 Iscrizioni: (in basso, a destra) monogramma di Ferrazzi 1916; (sul retro) TEMPORALE su LEMANO / VEVEY Giugno 1916 / FERRAZZI; etichetta della mostra Arte moderna in Italia Esposizioni: Arte moderna in Italia, Firenze, Palazzo Strozzi, 1967, n. 1413 (col titolo Temporale); Ferruccio Ferrazzi. Dipinti e disegni svizzeri 1916-1917, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, 11 aprile – 15 giugno 1997, a cura di Bruno Mantura e Rita Camerlingo, n. 1, p. 17, n. 35 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 82, p. 84, tv. 51 Provenienza: Walter Minnich, Montreux; Ferruccio Ferrazzi (dal 1932). Fig. 12

Suonatori del ballo, 1919 Olio su tela, cm 68 x 68 Sigla, data e iscrizione in basso a destra: Piacenza; sul retro sigla, data e iscrizione La balera di Piacenza Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 133, pp. 87-88 Note: opera dipinta su due tele poi cucite e foderate a cera Fig. 17 Orizia e Fabiola al Casalaccio, 1925 Olio su tela, cm 52,5 x 48,5 Iscrizioni: (in alto a sinistra, entro cartiglio) ORIZIA e Fabiola / a TIVOLI 1925 / casalaccio / FERRAZZI – Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 197, tav. 115 Fig. 47

Adele in tre luci, 1918-1922 olio su masonite, cm 39 x 39 firmata e datata in alto a sinistra: FERRAZZI / 1917 Esposizioni: L’attuale inattualità. Ferruccio Ferrazzi, Firenze, Galleria d’arte Palazzo Vecchio, 1978 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 105, tav. 74 Note: Sul retro è dipinto il bozzetto Festa notturna

Bue alla ferratura o Toro legato, 1925 Olio su tela, cm 100 x 95

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ELENCO DELLE OPERE IN MOSTRA

Gli Amanti. Cartone per l’affresco I giorni e le opere – Gli amanti nel Mausoleo Ottolenghi ad Acqui, 1927 tecnica mista su cartone, cm 120 x 220 Bibliografia: Ferruccio Ferrazzi, il disegno, Modena, 1993, p. 170 Pag. 164

Iscrizioni: (in basso a destra) FERRAZZI / 1925; (sul retro, in basso al centro) Ferruccio FERRAZZI / Bue alla ferratura / Casalaccio TIVOLI 1925. Sul retro etichetta degli imballatori Monti e Gemelli di Milano. Esposizioni: XX Esposizione Internazionale Biennale d’Arte Venezia, 1936, p. 46; LXIII Mostra alla Galleria di Roma con opere del pittore romano Ferruccio Ferrazzi – Accademico d’Italia, Roma, Galleria di Roma, 1943; Seconda Mostra nazionale di pittura contemporanea, Premio Marzotto 1954, Milano, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, 30 maggio – 25 giugno; Ferruccio Ferrazzi opere dal 1914 al 1965, Roma, Galleria dell’Oca, 17 marzo – 30 aprile 1982, a cura di Mario Quesada. Bibliografia: Cozzani 1943; Ragghianti-Recupero 1974, n. 199, pp. 92-93, tav. 151 Fig. 46

Casalaccio di Tivoli, 1929 olio su tela, cm 72 x 92 Iscrizioni: (in basso a sinistra, lungo il bordo dell’aiuola) XI nov. 1944 a FABIOLA nel suo 21 anno d’età con tutti gli auguri - / PAPÀ; (in basso a destra) FERRAZZI; (sul retro, in alto) Casalaccio / di / Tivoli / F. FERRAZZI / 1929. Sul retro due bolli doganali ed etichette delle mostre di Cracovia (1935) e Parigi (1937). Esposizioni: Venezia 1934; Bucarest 1935; Cracovia 1935; Parigi 1937; Pittsburgh 1937; Brema 1938; Roma 1943 Bibliografia: Alden Jewel 1937, p. 23; Cozzani 1943; Ragghianti-Recupero 1974, n. 275, p. 98 Fig. 48

Autoritratto con Fabiola, 1926 olio su tavola, cm 43,5 x 33,5 firmata e datata in alto a destra, con iscrizione Alla mia piccola Fabiola Esposizioni: I Quadriennale d’Arte Nazionale, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1931, p. 62; LXIII Mostra alla Galleria di Roma con opere del pittore romano Ferruccio Ferrazzi – Accademico d’Italia, Roma, Galleria di Roma, marzo 1943. Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 218, tav. 144 Pag. 185

Ritratto di mio padre, 1931 olio su tela, cm 55 x 45,5 firmato sul bordo a sinistra Esposizioni: Biennale Venezia 1932, n. 96; Jahreausstellung Moderne Italienische Kunst dei zeit genössische Medaille in Deutschland und sterreich, Vienna, Künstlerhaus, 1933, p. 13, n. 5; Exposition d’Art italien, Atene-Ginevra, 1934, n. 38; The 1934 International Exhibition of Painting, Pittsburgh, Carnegie Institute, 1934, n. 332; Foreign Section 1934 Carnegie International Exhibition of Paintings, Baltimora, Baltimore Museum of Art - San Francisco, San Francisco Museum of Art, 1935, n. 171; L’Art italien des XIXe et XXe siécles, Parigi, Jeu de Paume des Tuileries, 1935, p. 99, n. 61; Modern olasz

Campidoglio, 1927 Olio su tela, cm 72,5 x 90 Firmato e datato in basso a destra Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 243, p. 96 Pag 186

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ELENCO DELLE OPERE IN MOSTRA

m vészeti kiállitás tárgymutátòja, Budapest, 1936, p. 34, n. 265; Ausstellung Italienische Kunst von 1800 bis zur Gegenwart, Berlino, Akademie der Kunst, 1937, p. 37, n. 105; VI Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1951-1952, p. 66, n. 6, tav. LXV. Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 296 Tav. 71

332; III Quadriennale d’Arte Nazionale, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1939; LXIII Mostra alla Galleria di Roma con opere del pittore romano Ferruccio Ferrazzi – Accademico d’Italia, Roma, Galleria di Roma, 1943 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 353, p. 103 Fig. 64 Autoritratto con Picchio malato, 1935 Olio su tela, cm 50x42,5 Bibliografia: inedito Pag. 116

Cartone per l’arazzo della Corporazione dell’Agricoltura, 1932 Olio su tela, cm 232 x 137 Iscrizioni: in basso a destra) Ferrazzi pinxit Esposizioni: Ferruccio Ferrazzi: il disegno. Catalogo della mostra (Modena, Galleria civica, Palazzina dei Giardini pubblici, 10 ottobre – 5 dicembre), a cura di Fabrizio D’Amico, Walter Guadagnini, Gabriella Roganti, Bologna 1993. Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 308, p. 100, tav. 168 Nota: Riduzione alla metà per la tessitura dell’arazzo omonimo Fig. 51

La famiglia (abbozzo), 1936 Olio su tavola, cm 49 x 40 Firmato e datato in basso a destra: FERRAZZI / 1936 Esposizioni: Ferruccio Ferrazzi: visione, simbolo, magia: opere 1915-1947, Pisa 2004 Bibliografia: inedito Pag. 158 Esercitazioni ai Parioli, bozzetto, 1936 olio su compensato, cm 43,5 x 61 firmato e datato in basso a destra; (retro) firma, dedica alla figlia Fabiola e iscrizione Esercitazioni ai Parioli 1936 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 365, p. 104 Pag. 172

Cartone per l’arazzo della Corporazione delle Comunicazioni Terrestri, 1932 carboncino su cartone, cm 227 x 137 Bibliografia: inedito Pag. 10 Cavalli sul Tevere, 1933 olio su tavola, cm 41,5 x 52 Firma e data in basso a destra Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 318 Pag. 193

Cementificio sul Tevere, 1940 olio su tela, cm 40,5 x 50,5 firmata in basso a destra Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 395, p. 106 Pag. 179

Ritratto di papà, 1934 circa encausto su mattone, cm 64,4 x 50,6 Esposizioni: The 1934 International Exhibition of Painting, Pittsburgh, Carnegie Institute, 1934, n.

La Scuola, bozzetto per la decorazione ad encausto della Sala di Galileo dell’Università di Padova,

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ELENCO DELLE OPERE IN MOSTRA

1941-1942 Olio su carta fotografica incollata su tavola, cm 63,5 x 82,5 Iscrizioni: (in basso a destra) Uno dei bozzetti per l’encausto … / del Galileo a Padova Ferrazzi / Roma 1941-42 Esposizioni: Ferruccio Ferrazzi: il disegno. Catalogo della mostra (Modena, Galleria civica, Palazzina dei Giardini pubblici, 10 ottobre – 5 dicembre 1993), a cura di Fabrizio D’Amico, Walter Guadagnini, Gabriella Roganti, Bologna 1993. Fig. 73

galleria d’arte Macchi, 1971 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 465, p. 110 Tav. 184 Gli uragani, 1947 olio su tela, cm 69,5 x 50 firmata e datata in basso a destra; (sul retro, al centro) firma, data e titolo Esposizioni: Ferruccio Ferrazzi: visione, simbolo, magia: opere 1915-1947, Pisa 2004 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 473, p. 110

Diavoleria, 1944 olio su tavola, cm 24 x 18 firmato in basso al centro: FERRAZZI / 1944 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 436, p. 108 Pag. 196

Sambuchi, 1947 olio su tela, cm 65,5 x 69 Iscrizioni: (in basso a sinistra) FERRAZZI / 1927 (data incongrua, che sembra essere stata corretta) Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 471, p. 110

La fame, 1944 olio su tavola, cm 24 x 18 Iscrizioni: (in alto, a destra) FERRAZZI 1944 Esposizioni: Ferruccio Ferrazzi: visione, simbolo, magia: opere 1915-1947, Pisa 2004 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 425 Pag. 196

Diavoleria, 1948 olio su tela Firma e data in basso al centro Bibliografia: inedito Pag. 8 Prè St. Didier, La Balera, 1948 olio su compensato, cm 21,5 x 15 firmato in basso al centro: FERRAZZI / 1948 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 389, tav. 171 (datato erroneamente 1936) Pag. 158

Piazza delle Muse al mattino, 1944 olio su tela, cm 77 x 100 firmata e datata in basso al centro; (sul retro) firma e iscrizione Estate 1944 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 420, p. 107 Pag. 179

Il cielo e la montagna, 1950 olio su tela, cm 50 x 40 Bibliografia: inedito

Frutta con maschera rossa, 1946 Encausto su terracotta, cm 32 x 24 Firmata e datata in basso a sinistra Esposizioni: L’encausto di Ferruccio Ferrazzi, Pisa,

Mia madre morente, 1953 olio su tela, cm 80 x 77,5

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ELENCO DELLE OPERE IN MOSTRA

Iscrizioni: (sul retro, in alto a destra) Ricordo / di / MIA MADRE / + 1 MAGGIO / 1946 / FERRUCCIO / 1954. Sul retro etichette della Biennale del 1954; IV Mostra Nazionale di pittura contemporanea Premio Marzotto, 20 giugno 1956 prezzo vendita £ 500.000 Esposizioni: Biennale di Venezia 1954, n. 152; IV Mostra Nazionale di pittura contemporanea Premio Marzotto 1956 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 501 Fig. 95

magia: opere 1915-1947, Pisa 2004 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 520, p. 113 Pag. 6 Ritratto di mia madre, 1965 olio su tela, cm 68 x 51,5 siglato e datato al centro in basso; sul retro firmato, datato e titolato, con l’iscrizione “Da studi e disegni del 1915” Esposizioni: X Quadriennale Nazionale d’Arte, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1972, p. 31 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 565, p. 115, tav. 210 Tav. 185

Cavalli nella pineta, 1953 olio su tela, cm 85 x 70 firmato e datato in basso a destra; (sul retro, in alto a sinistra) firma, data e titolo Bibliografia: inedito

Il gatto Tomis, 1966 mosaico su cemento Esposizioni: Mosaico & mosaicisti, Mesola, Castello Estense, 1988 Pag. 164

Concerto a San Marco, 1954 olio su tela, cm 106 x 90 siglata e datata in basso, sul foglio di musica Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 596 Pag. 116

Piazza delle Muse al tramonto, 1968-1970 olio su masonite, cm 70 x 89 firmata e datata in basso al centro Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 579, p. 116 Pag. 179

L’amore dei leoni, 1955-1959 Olio su tela, cm 91 x 105 Iscrizioni: (in basso al centro) FERRAZZI / 1955 59; (sul retro) FERRUCCIO FERRAZZI / 1955-59 ROMA / E LXVIII / AMORE DEI LEONI Esposizioni: Milano, Palazzo della Permanente, novembre 1961 – gennaio 1962, XXII Biennale nazionale d’arte, p. 28, n. 144 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 539 Pag. 186

Cartone per il mosaico absidale della Passione e Resurrezione di Cristo in S. Antonio Nuovo a Taranto, 1968 tecnica mista su cartone Bibliografia: inedito Pag. 161

Autoritratto, 1957 encausto su tavola, cm 32 x 24,5 Firmato e datato in basso a destra; (sul retro) data e note di tecnica Esposizioni: Ferruccio Ferrazzi: visione, simbolo,

Donna tra i sambuchi (Sonno tra i sambuchi), 1969-1972 Olio su tela, cm 123,5 x 95 Siglato e datato in basso a destra. Iscrizioni:

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ELENCO DELLE OPERE IN MOSTRA

Attesa, 1974 olio su tavola sagomata, cm 53 x 60 (cm 40 x 60 misure dell’opera del 1914) Firmato e datato sul piatto in basso a destra: FERRAZZI / 1914 memoria del 1974 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 597, p. 117 (che lo dice quarta versione dell’opera) Note: Ferrazzi ridipinge nel 1974 il quadro eseguito sessant’anni prima, sagomato con tagli prospettici (in origine leggermente differenti), esposto alla LXXXV Esposizione degli Amatori e Cultori del 1916 e poi andato distrutto (Ragghianti-Recupero 1974, tav. 17, n. 46, p. 81 con bibliografia). Fig. 7

(retro) II versione Donna tra i sambuchi- memoria Esposizioni: X Quadriennale Nazionale d’Arte, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1972, p. 31 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 589, p. 116 Pag. 172 Ritratto di Matilde Festa, 1972 olio su masonite, cm 58,5 x 21,5 Firmato e datato a destra: FERRAZZI / 1972 / matilde / 1914 Note: Ferrazzi ridipinse nel 1972 il ritratto eseguito nel 1914, sagomato con tagli prospettici e dedicato con iscrizione ad Angelo Signorelli, che fu esposto alla personale organizzata presso la LXXXV Esposizione degli Amatori e Cultori del 1916 (attuale collocazione ignota; RagghiantiRecupero 1974, tav. 23, n. 47, pp. 81-82, con bibliografia). Fig. 8

Puledro, 1974 scultua in cera, cm 25 Bibliografia: inedito Pag. 184

Mercato dei cavalli, 1974 olio su masonite, cm 55,5 x 49,5 Note: replica di maggiori dimensioni del dipinto del 1940 regalato da Ferrazzi a Corrado Cagli. Bibliografia: inedito Pag. 161

La mia solitudine, 1977 Olio magro su tavola, cm 94 x 100 Iscrizioni: (in basso al centro) “la mia solitudine” / dedicata / a Enzo Carli (in basso) monogramma 1977 Bibliografia: inedito Fig. 107

Lezione di nuoto, 1974 olio su tavola, cm 76 x 94 Bibliografia: inedito Fig. 115 La città di notte, 1974 olio su tela, cm 35,5 x 30 siglata e datata al centro in basso, con iscrizione memoria del ‘15 Bibliografia: Ragghianti-Recupero 1974, n. 595, p. 117 Pag. 196

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Esercitazioni ai Parioli, 1936. Collezione privata

Donna tra i sambuchi, 1969 - 1972. Collezione privata


IL NOVECENTO DI FERRUCCIO FERRAZZI

Bibliografia

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2019 Alessandra Imbellone, Ferruccio Ferrazzi, in Un coup de coeur. Grafica tra Francia e Italia dalla raccolta di Bruno Mantura. Catalogo della mostra (Roma, Galleria Prencipe, 14 febbraio – 16 marzo), a cura di Teresa Sacchi Lodispoto e Sabrina Spinazzè, Roma, pp. 82-83. Immagini e parole Roma 1929-1965. Catalogo della mostra (Milano, MIART, maggio; Roma, Studio d’arte Campaiola), a cura di Francesca Romana Morelli, Roma.

2017 Alessandra Imbellone, Ferruccio Ferrazzi, in Da Raffaello a Balla. Capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca. Catalogo della mostra (Forte di Bard, luglio 2017 – febbraio 2018), a cura di Vittorio Sgarbi, Francesco Moschini, G. Accornero, Forte di Bard, 2017, pp. 248-249.

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Catalogo generale

Michetti Prosegue la catalogazione delle opere di Francesco Paolo Michetti a cura dell'Archivio dell'Ottocento Romano.

Il comitato scientifico per l'esame delle opere è composto da Fabio Benzi, Gianluca Berardi, Teresa Sacchi Lodispoto, Sabrina Spinazzè.

Info: www.francescopaolomichetti.it

Con il patrocinio di Con il sostegno della

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI G. D’ANNUNZIO CHIETI PESCARA


Ăˆ disponibile in galleria il catalogo della mostra info@maestrionline.it www.maestrionline.it

Attilio Simonetti Pittore alla moda e antiquario a Roma (1843-1925)


Ăˆ disponibile in galleria il catalogo della mostra info@maestrionline.it www.maestrionline.it


È disponibile in galleria il catalogo della mostra info@maestrionline.it www.maestrionline.it

ATTILIO SELVA SERGIO SELVA DENTRO LO STUDIO


Ăˆ disponibile in galleria il catalogo della mostra info@maestrionline.it www.maestrionline.it

Renato Tomassi Dalle secessioni al realismo magico


Ăˆ disponibile in galleria il catalogo della mostra info@maestrionline.it www.maestrionline.it

(1844-1905)

Hermann Corrodi Italy and the East

Enchantment and Fascinations of a Nineteenth Century Traveller


Ăˆ disponibile in galleria il catalogo della mostra info@maestrionline.it www.maestrionline.it

(1874-1953) Arturo Noci Tra Roma e New York: dal divisionismo aristocratico al ritratto borghese


Sartorio Mito e modernitĂ

La Galleria Berardi ricerca per l'acquisto opere di

Giulio Aristide Sartorio (Roma 1860 - 1932)



IL NOVECENTO DI FERRUCCIO FERRAZZI Finito di stampare nel mese di settembre 2019 da Print on web srl - Isola del Liri (Fr)


Corso del Rinascimento, 9 - 00186 Roma www.maestrionline.it


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