Il Festival degli dei - PREVENDITA

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IL FESTIVAL DEGLI DEI MARINO BARTOLETTI

Fuori dalla porta sentì cantare. Con quella voce rimasta intatta poteva essere soltanto Mimì. Lei, ormai abituata a ogni sorpresa in quel Paradiso che l’aveva accolta, rimase impalata sulla porta, limitandosi ad appoggiarsi le mani sulla faccia in segno di incredulità.

«Tu hai già incontrato il Grande Vecchio e hai toccato con mano la sua voglia di ritrovare o anche di conoscere tanti personaggi che sono nel Luogo. Stavolta gli è venuta un’idea ancora più impegnativa: vuole addirittura organizzare un Festival degli dei fra i cantanti qui presenti. E una tale manifestazione non può certo fare a meno di Mia Martini»

Un evento così non si era mai visto: né si sarebbe più visto per l’Eternità. Il Grande Vecchio aveva sempre avuto una passione per la musica, ma nessuno avrebbe immaginato che potesse

ideare uno spettacolo del genere. Ed ecco allora la versione paradisiaca del Festival di Sanremo, con tutte le leggende che vi avevano preso parte e che ora erano nel Luogo: da Mia Martini a Domenico Modugno, da Gabriella Ferri a Mino Reitano, da Umberto Bindi a Ivan Graziani, da Lucio Dalla a Rino Gaetano, da Little Tony a Giorgio Gaber, da Milva a Sergio Endrigo, da Giuni Russo a Enzo Jannacci, da Mango a Claudio Villa, da Pierangelo Bertoli a Toto Cutugno a tanti tanti altri. Chi avrebbe vinto il Festival degli dei?

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LA PLAYLIST DEL FESTIVAL DEGLI DEI

Marino Bartoletti

Il Festival degli dei

dello stesso autore:

La cena degli dei

Il ritorno degli dei

La discesa degli dei

La partita degli dei

ISBN 979-12-221-0684-7

Prima edizione ottobre 2024 ristampa 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2028 2027 2026 2025 2024

© 2024 Carlo Gallucci editore srl - Roma

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Marino Bartoletti

Il Festival degli dei

A Mimmo e Mimì

che attraverso l’arte della musica ci hanno insegnato a volare nell’universo

Al di là del bene più prezioso…

«“Al di là del bene più prezioso / ci sei tu / Al di là del sogno più ambizioso / ci sei tu uh, uh, uuuh”… Che anno! Che anno meraviglioso!»

Francangelo, da sempre insostituibile braccio destro del Grande Vecchio, ripiegò all’indietro le sue ali da cherubino quasi in segno di resa al sentir canticchiare il suo antico e – diciamolo pure – burbero principale. Non avrebbe mai immaginato che il Luogo lo avesse cambiato così tanto, quasi regalandogli un’armonia, addirittura una pace, che “prima” non sembravano appartenergli. Per carità, anche tra gli umani, assieme ai quali aveva trascorso i suoi non sempre facili novant’anni terreni, il commendatore ogni tanto amava lasciarsi andare ad atteggiamenti sconosciuti ai più, con tratti di amabilità, di convivialità, persino di allegria che di certo non appartenevano alla sua immagine pubblica, così severa e a tratti decisamente scontrosa. Ma da un po’ di tempo pareva davvero trasformato.

Pure Raffaella Carrà, ormai diventata sua storica complice fra le nuvole e dunque titolare fissa della squadra che si occupava dell’organizzazione degli “eventi paradisiaci”, per quanto non lo conoscesse bene come Francangelo, era perplessa, seppur divertita per quella mutazione. Persino Minàngelo, il nuovo pennuto con i baffi e la chioma arruffata entrato a far parte del team in occasione della celestiale partita di calcio Italia contro Resto del mondo, non ricordava di averlo mai visto così coinvolto da apparenti frivolezze. E comunque – e soprattutto! – quando mai Enzo Ferrari aveva cantato in vita sua?

«Io al massimo lo avevo sentito sussurrare qualche verso di operetta, o ancor più di rado l’aria di una romanza lirica quando era in compagnia del suo amico Lucianone, giusto per fargli capire che ne sapeva anche lui» tenne a precisare proprio l’assistente del GV. «Ma una canzonetta, mai! Perché questa è una canzonetta, vero Minàngelo? Mi sembra addirittura del Festival di Sanremo».

Lo scarmigliato interlocutore, versione alata del grande Gianni Minà, socchiuse gli occhi come per far scorrere mentalmente il proprio data base incorporato in tanti anni di attività giornalistica. «Qui ci vorrebbe il mio amico Baffonero per confermarmelo, ma credo proprio che sia una canzone di Luciano Tajoli, grande cantante melodico degli Anni Cinquanta-Sessanta. Se non erro, il titolo era Al di là e il testo lo scrisse

il giovanissimo Mogol, al suo esordio al Festival. E vinse pure! Ma non penso che il riferimento del Grande Vecchio a un anno “così meraviglioso” possa riguardare solo la musica…»

«In che anno avrebbe vinto a Sanremo questa canzone?» chiese Francangelo fra l’incuriosito, il circospetto e il collaborativo.

«Direi nel 1961, precedendo nientemeno che 24mila baci, il primo rock in assoluto portato al Festival. Lo cantava l’esordiente Adriano Celentano in coppia col giovanissimo Little Tony».

La biondissima Raffaella, che era del ramo, annuì compiaciuta.

«Caspita se fu un anno meraviglioso!» si ringalluzzì Francangelo, attingendo a sua volta alla storica conoscenza dell’automobilismo. «Alla dodicesima stagione dall’inizio del Mondiale di Formula Uno, la Ferrari vinse il suo quinto titolo, conquistando sia la classifica piloti con Phil Hill che –per la prima volta – quella costruttori. E così pose fine al mini-dominio britannico dell’avversaria Cooper, pilotata da Jack Brabham, australiano di origine londinese»

«E questo basta per far cantare il commendatore a distanza di oltre sessant’anni?» intervenne Raffaella, allegra e incuriosita.

«Che vuoi che ti dica, amica mia» replicò un frastornato Francangelo. «Qui sembra cambiare tutto così in fretta. Vedo

in lui inclinazioni che sinceramente non avevo mai notato. Ti assicuro che io stesso non sapevo che avesse una passione per il calcio, se non in forma molto, molto sfumata. Figurati se potevo pensare che avrebbe voluto addirittura organizzare una partita in Paradiso! Con tutti quei campioni poi… Senza dimenticare che le sue “trovate” andrebbero – anzi, vanno – sempre sottoposte al giudizio del Grande Vecchio Titolare, che è il vero “capo” di questo Luogo. E per quella partita c’è voluto del bello e del buono per ottenere un permesso che sembrava tutt’altro che scontato. Speriamo che i progetti stravaganti – per quanto ben riusciti, per carità – si siano fermati lì. Altrimenti…»

La voce tonante e inconfondibile del Grande Vecchio interruppe i suoi pensieri diventati parole. «Frank, vieni qui un attimo che vorrei sottoporti un’idea che mi è venuta in mente».

Gli angeli possono impallidire? Pare di sì. E possono anche svenire? A giudicare dal tonfo che si udì dopo pochi secondi non è da escludere.

Ma che cos’era successo? Di che cosa gli aveva parlato l’ingegnere?

«Amici miei, io questo cherubino non lo riconosco più. Non si può più dire nulla che stramazza subito» chiosò il GV, pure un po’ seccato.

«Ma che gli ha detto, commendatore?» riuscì a proferire Minàngelo.

«Nulla di che. Gli ho solo chiesto se gli risultava che qui in Paradiso fosse mai stato organizzato un Festival della Canzone».

Per evitare altri mancamenti, Raffaella sorresse premurosa l’antico cronista alato. E, sempre pronta a dare una mano per qualsiasi “carrambata” celeste, regalò un sorriso al GV, a metà fra “lei è troppo forte” e “lei è proprio matto”.

Anche perché, ammesso e assolutamente non concesso che il GVT – cioè Dio, se non si fosse ancora capito – avesse voluto dare il suo permesso per un’iniziativa del genere, chi sarebbe stato così audace da andarglielo a chiedere?

Una sequenza di tuoni fece capire che il Titolare – ahiloro! – come al solito aveva ascoltato tutto! Ma, per la verità, non sembravano tuoni “cattivi”.

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