G universale Gallucci
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Rosanna Lambertucci
Graffi che fanno bene al cuore disegni di Cevì
ISBN 978-88-3624-919-0
Prima edizione novembre 2022 ristampa 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2026 2025 2024 2023 2022
© 2022 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Per le fotografie alle pagg. 75-147: © Shutterstock
Pubblicato in accordo con Delia Agenzia Letteraria
Parte del ricavato dei diritti maturati da Rosanna Lambertucci per questa pubblicazione sarà devoluta all’ enpa –Ente Nazionale Protezione Animali (Sezione di Latina) www.enpa.it
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Graffi che fanno bene al cuore
Prefazione di Maurizio Costanzo
Disegni di Cevì
Questo non è il solito libro sui gatti, ovvero non è la so lita dichiarazione d’amore che ogni persona farebbe verso il proprio gatto.
L’autrice, raccontandoci di quanto sia stato fondamentale nella sua vita l’incontro inaspettato con Nanà, una gattina abbandonata, e i suoi cuccioli, riesce a incuriosi re il lettore mettendo in luce altri aspetti della vita di un gatto.
Io stesso, che convivo con un gatto da più di dieci anni, leggendo questo libro ho scoperto cose che non sapevo.
Mi è piaciuta l’intenzione di Rosanna di sfatare alcune credenze legate al mondo dei gatti, come quella, ad esempio, di ritenere che, rispetto ai cani, siano meno fedeli.
Condivido appieno tale pensiero dal momento che,
Prefazione di Maurizio Costanzo
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nella mia vita, oltre che quella di un gatto, ho avuto anche la compagnia di diversi cani e posso aggiungere che, semmai una differenza si deve fare, riguarda il modo in cui dimostrano l’affetto. Ma in questo caso spetta a noi umani saper leggere tra le righe del loro comportamento: scopriremmo lo stesso identico sentimento d’amore in condizionato.
E già, perché è questo che ci lega in modo profondo al nostro gatto o cane: l’amore incondizionato. Siamo abituati ad avere relazioni tra noi umani ma il più delle volte, riconosciamolo pure, sono tutt’altro che assolute: in modo inconsapevole ci aspettiamo sempre qualcosa dall’altro. Il nostro gatto e il nostro cane no, non chiedono niente. Mai.
Mi ha colpito anche l’idea che Rosanna Lambertucci, approfittando di queste righe, cerchi di sovvertire un altro pensiero comune secondo cui i gatti sono indipendenti.
In genere si fa riferimento alla loro indipendenza per intendere che siano animali opportunisti, ma si commette un grave errore se si confonde la natura solitaria con l’e goismo o con l’incapacità di affezionarsi a qualcuno.
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Al contrario i gatti sono molto empatici e senza alcun dubbio riconoscono nell’uomo, nell’ambito di una vita domestica, un punto di riferimento imprescindibile.
Nei rapporti tra l’uomo e gli animali (che siano cani, gatti o altro) si creano alchimie inspiegabili, che spesso superano per intensità quelle tra gli umani.
Non dobbiamo stupirci, dunque, quando apprendiamo quelle notizie, apparentemente bizzarre, che ci informa no che molti padroni, passando a miglior vita, lasciano in eredità i loro beni al proprio gatto piuttosto che a un figlio o un fratello.
Maurizio Costanzo
Come un gatto può insegnare l’amore
Il poeta libanese Kahlil Gibran sosteneva che il ricordo non è nient’altro che un modo per rincontrarsi e io, cari amici, voglio tornare solo per un secondo al 2020: un anno difficile, terribile e duro per ognuno di noi. Nessuno escluso. Un anno che, in tutta sincerità, eviterei volentieri di ricordare visto che il Coronavirus, dal giorno alla notte, ha cambiato le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre priori tà. Siamo stati chiusi in casa, ci siamo privati degli abbracci, dei baci, delle carezze, dei sorrisi, degli spostamenti. Nulla, improvvisamente, era più come prima. Eppure, con gli anni e con l’esperienza, ho imparato che anche nei momenti più bui e tristi la vita, in qualche modo, ci sorprende sempre. E così è stato anche questa volta.
È il 17 maggio del 2020, sono le ore 20:00 e al Tg1 an nunciano che dal giorno successivo gli spostamenti all’in
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terno della stessa regione non saranno più soggetti ad alcuna limitazione. Via autocertificazioni, via divieti.
E così, con tanta felicità, ho lasciato la mia casa romana e mi sono diretta in quello che considero in assoluto il mio buen retiro: Bella Farnia. Un posto meraviglioso, incantato, magico, a pochi passi da Sabaudia, dove ho passato l’in fanzia e dove ancora oggi scappo ogniqualvolta ho bisogno di staccare la spina. Una casa che, in passato, era anche un’azienda agricola: lì ho imparato, grazie ai contadini che vi lavoravano, che nella vita ci vuole prima di tutto equili brio, e per rendersene conto basta osservare natura e mu tazioni atmosferiche.
Sembrerà banale, forse, ma con loro ho scoperto il senso della semplicità, delle piccole cose, della praticità. Una serie di insegnamenti che poi, quando arrivai in televisione all’inizio degli Anni Ottanta, misi subito in pratica. Ai pri mi scioperi o davanti a ogni criticità, io e il mio gruppo di lavoro, sapevamo perfettamente ciò che dovevamo fare: rimboccarci le maniche, senza lasciarci mai prendere dall’ansia o
da chissà quale colpo di testa. Sempre lucidi e pronti a tutto. Proprio come i miei amici contadini.
Ogni tanto qualche conoscente mi domanda del perché preferisca andare a Sabaudia anziché in località più cool e gettonate come Ibiza, Formentera, Mykonos, Nizza. Puntualmente rispondo con la stessa frase che mi disse a SaintPaul-de-Vence l’indimenticato Yves Montand, cantante e attore italiano naturalizzato francese, mentre mi parlava, nella hall dell’hotel che ci ospitava, del suo desiderio di riacquistare una piccola casa nel nostro Bel Paese: «Più con l’età ci si avvicina al cielo, più ognuno di noi ricercherà le proprie radici». E della stessa idea sono anche io.
Da bambina trascorrevo, in quella che oggi è la mia oasi di pace, tutte le estati. Le scuole, ai tempi, finivano a fine maggio e ripartivano nei primi giorni di ottobre e così, per quatto mesi, assieme ai miei fratelli Mauro, Alberto e Clara, mi trasferivo nella nostra casa di campagna, circondata dalla natura e dai miei amati animali, sotto la guida di nonno Settimio e nonna Adorna.
Se chiudo gli occhi, credetemi, ricordo ancora tutto: i
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colori, i profumi, i suoni. Il gallo al mattino, i versi delle caprette, il canto delle cicale che si intensificava nelle ore più calde della giornata e poi Romeo: un giovane con tadino che era diventato il mio fedele e fidato punto di riferimento. Con lui mi divertivo a guardare il mondo da un’altra prospettiva, a sognare e a fare quelle cose che i miei genitori mi vietavano. Prima fra tutte, andare a caval lo. Del resto i miei non avevano torto: non possedevamo un piccolo pony, ma un vero e proprio stallone! Lontana dallo sguardo vigile dei nonni, grazie al mio compagno di avventure ho scoperto la passione per l’equitazione. Cer to, ai tempi andavo senza sella, visto che veniva accurata mente nascosta sotto chiave dai miei, e l’unica cosa che mi teneva legata a quel meraviglioso animale erano le mie gambe, toniche come non mai, e la sua lunghissima cri niera, alla quale mi attaccavo forte al posto delle briglie. Beata incoscienza… Ma d’altronde non eravamo che due ragazzini che volevano inseguire i propri sogni.
È proprio vero che le cose più belle accadono quando meno ce lo aspettiamo e così, mentre quel 18 maggio pranzavo
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tranquillamente nel porticato di quella che è diventata a tutti gli effetti la mia seconda casa, ecco che in lontananza vedo arrivare un gattino a tre colori, spelacchiato, con la coda fina fina e denutrito. Ricor do alla perfezione il miagolio, il corpo visibilmente stanco, il passo felino così incerto e malandato e quel musetto, tanto dolce quanto sofferente. Non si reggeva in piedi. Era magro da far paura, evidentemente nei mesi di lockdown nessuno si era preso cura di lui. Fu amore a prima vista.
Non sapevo nulla: il sesso, il nome (ammesso ne avesse uno), né la provenienza. Mi avvicinai, cercai di accarezzarlo e riuscii, senza troppa fatica, a entrarci subito in empatia. Pre si un po’ dello spezzatino che stavo mangiando con la mia famiglia e glielo misi, senza pensarci nemmeno un secondo, in un piattino di porcellana bianca, ignara del fatto che quel piccolo gesto avrebbe cambiato per sempre la mia vita.
Quel musetto così tenero aveva scelto me, la mia casa, la mia famiglia.
Dopo il primo approccio, però, lo persi di vista: lui non si fece più vedere e io, il giorno dopo, dovetti tornare
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a Roma per impegni professionali. Ma coltivavo, allora come ora, la convinzione che nulla accada mai per caso. Aveva ragione, e andando avanti nel racconto capirete il perché, lo scrittore brasiliano Paulo Coelho quando scri veva, in una delle sue opere più famose, che gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima an cora che i corpi si vedano.
Bella Farnia dista da quello che è il mio quartier generale romano, traffico permettendo, un’ora e poco più. Saran no ottanta chilometri. Sarei tornata nel mio buen retiro una settimana dopo, ma non vi nascondo che, nonostante i tanti impegni nella capitale, la mia testa era sempre lì. Non riuscivo a smettere di pensare a quel musetto. Que gli occhi, in qualche modo, mi avevano stregata. Non ave vo chissà quale proiezione, ma era come se sentissi un richiamo. Un richiamo del tutto naturale. Così anticipai le scadenze, sbrigai velocemente alcune pratiche e dopo appena 72 due ore tornai nel luogo dove ansie, pensieri e tormenti volano via.
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ROSANNA LAMBERTUCCI, presentatrice televisiva e radiofonica, ha ideato, scritto e condotto programmi di divulgazione scientifica sulla salute e sul benessere, tra cui la trasmissione di grande successo Più sani Più belli. È inoltre autrice di numerosi libri e ricettari. Non si separa mai dai suoi due gatti, Sandy e Dyson. Rosanna Lambertucci devolve parte del ricavato dei diritti d’autore all’ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali (Sezione di Latina)
Foto dell’autrice: © Roberto Guberti
“Rosanna Lambertucci, raccontandoci di quanto sia stato fondamentale nella sua vita l’incontro inaspettato con una gattina abbandonata e i suoi cuccioli, riesce a incuriosire il lettore. Io stesso, che convivo con un gatto da più di dieci anni, leggendo questo libro ho scoperto cose che non sapevo”.
MAURIZIO COSTANZO
L’ amore per i gatti accomuna tutte le generazioni: nonne , figlie e nipoti . A loro è dedicato questo libro, in cui Rosanna Lambertucci racconta l’incontro con Sandy e Dyson, due gatti che le hanno cambiato la vita e le hanno fatto scoprire le gioie del legame con i felini. Chi ama i gatti lo sa: sono creature capaci di grande affetto e attaccamento, come confermano gli esperti veterinari intervistati dall’autrice. Un ricco apparato di fotografie , impreziosite da allegre e originali illustrazioni , accompagna poi una collezione di irresistibili storie di mici da leggere insieme ai più piccoli . Emozionanti come quei graffi giocosi che, al pari delle fusa , fanno un gran bene al nostro cuore.