La notte delle spazzature viventi

Page 1

A fianco e in mezzo al sentiero, immondizie le più varie giravano intorno in grande cerchio. Verdure marce e torsoli di mais, posate in plastica e cassette della frutta sfondate saltellavano in tondo come streghe intorno a un falò. E dentro il grande cerchio, volteggiando in direzione opposta, bucce di banana roteavano la gonna, piroettando insieme a dei tubi di carta da forno, una racchetta da tennis sfondata, un tostapane rotto e decine di gusci delle cozze. I nostri eroi stavano lì sbalorditi a guardare quel sabba di spazzature viventi senza riuscire a dire una parola, quando un tetrapak di succo di lamponi esagitato si fece largo fra la folla, pigliò la rincorsa, fece due salti mortali avvitandosi su se stesso e andò a sfracellarsi su uno specchietto retrovisore frantumato e arrugginito. Un ruggito di gioia si alzò dal mucchio selvaggio, poi quattro cuscini spararono in contemporanea le piume di cui erano riempiti verso il cielo.

Universale d’Avventure e d’Osservazioni

UAO

Beppe Tosco con Francesco Tosco

La notte delle spazzature viventi disegni di Alessandro Sanna

dello stesso illustratore, in queste edizioni: Storie di parole Storie di giocattoli Storie di giochi Crescendo Lettori Nidi di notte Il gallo bello Rime Quartine

ISBN 978-88-3624-838-4

Prima edizione novembre 2022 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2026 2025 2024 2023 2022

© 2022 Carlo Gallucci editore srl - Roma

Pubblicato in accordo con Grandi & Associati, Milano Gallucci e il logo sono marchi registrati

Se non riesci a procurarti un nostro titolo in libreria, ordinalo su: galluccieditore.com

Il marchio FSC® garantisce che questo volume è rea lizzato con carta proveniente da foreste gestite in ma niera corretta e responsabile e da altre fonti control late, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su https://ic.fsc.org/en e https://it.fsc.org/it-it

Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elet tronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.

Beppe Tosco con Francesco Tosco

La notte delle spazzature viventi

disegni di Alessandro Sanna

Alcuni miracoli sono opera di uno sforzo estremo, accompagnato dalla fortuna. Altri invece sono proprio miracoli e basta. E allora dico, a chi potesse interessare, che questa storia è piena degli uni e degli altri.

La bambina scappava velocissima e le sue gambe andavano su e giù che parevano stantuffi.

I capelli volavano al vento e il muso cocciuto di quella bimba che non voleva mollare era puntato verso il cielo, per far entrare più aria che poteva nei polmoni.

Nei suoi occhi non c’era solo paura, ma anche la determinazione necessaria per sfuggire alla cattura e rendere la vita degli inseguitori parec chio difficile.

Dietro di lei, venivano i mostri.

Geppi

Ma come si fa a cominciare una storia con una bambina che scappa? In questo modo è difficile seguirla, anche se noi lettori speriamo che si salvi, soprattutto perché non sappiamo neppure da chi e perché scappi. Perciò capite bene che è meglio tornare indietro e ripartire senza esitazioni da quando tutto ebbe inizio.

Geppi abitava in un piccolo paese vicino al grande fiume.

Aveva le ginocchia grosse e i piedi lunghi, il che voleva dire che sarebbe diventata una ra gazza alta. E aveva due occhi neri con le pupille puntute, luccicanti e ingegnose come quelle dei topolini. Abitava in una casetta di contadini insieme a mamma e papà. Mamma coltivava l’orto e qual che volta andava a casa di qualcuno a fare le pulizie, papà invece guidava il trattore e aveva tanti pioppi da far crescere, mentre quelli che erano già cresciuti li tagliava e poi li andava a vendere.

Geppi andava a scuola, da giugno era in va canza e ormai era agosto, ma la bambina sapeva che quell’anno in ferie non sarebbe andata da nessuna parte, perché i soldi in casa erano pochi e avrebbe dovuto accontentarsi di gite e passeggiate sulle rive del fiume.

Questo per spiegare subito come stava la faccenda.

A Geppi quel fiume grande, circondato da un letto di sassi e sabbia a perdita d’occhio, piace

10

va molto. Le sue rive erano boscose e immense, ancora selvagge, anche se vicino a esse erano sorti paesi e piccole città.

La bambina conosceva solo una parte di quel le terre che separavano e proteggevano le ultime case dal rischio di un’alluvione: uno spazio misterioso e selvatico, pieno di opportunità per una giovane curiosa e coraggiosa che vi si av venturava da sola senza paura. Lì Geppi aveva trovato mille modi per passare il tempo.

Ah, dimenticavo di dire che a scuola Geppi risultava prima della classe.

Salvo le volte in cui risultava ultima, il che fa presupporre che fosse una bambina “intelligen te ma che non si applica”.

Nei boschi Geppi ci andava fin da quando era piccola, e fra i salici, i rovi e le lanche del gran de fiume aveva imparato a riconoscere gli ai roni e i cormorani, le garzette e le gallinel

le d’acqua e i fagiani d’allevamento, così simili ai polli. E poi c’e rano le nutrie, che a volte risalivano la corrente, e poi ancora tantissimi conigli selvatici, cinghia li e qualche scoiattolo. Geppi sapeva anche dell’esistenza di tassi e volpi, ma non li aveva mai visti.

In effetti la storia di una bambina che va al fiume per fare vacanza non sarebbe di per sé così curiosa da raccontare, se un giorno Geppi non si fosse fermata a fissare un piccolo pezzo di plastica rossa pizzicato fra la sabbia e i sassi.

Era vecchio e bucherellato e la sorte e le intemperie gli avevano dato la forma, guardato in un certo modo e con la fantasia di cui Geppi era fornita in quantità, di un vestito da donna.

Anzi a ben guardare somigliava a un abito da sposa con lo strascico. “Buffo” pensò Geppi. “Interessante” aggiunse.

12

Si accorse anche che quell’altro frammento di plastica mezzo seppellito non lontano dal pri mo, di color rosa e grosso pressappoco come una pallina da tennis, di profilo somigliava al volto di una ragazzina.

Geppi appoggiò i due frammenti uno accanto all’altro.

Si mise a cercare qualche pezzetto che andas se bene per fare le gambe alla figura che stava prendendo forma: non tanto distante da lì vide una di quelle cannucce grosse e corrugate che si adoperano per succhiare le granite.

Con il temperino Geppi la divise a metà e ap poggiò i due frammenti, colorati di rosso, di giallo e di blu, sotto il vestito della ragazzina di plastica, a far da gambette.

“Che calze colorate!” pensò. “Certo, sotto un vestito da sposa non sono il massimo, ma sem pre meglio che essere senza gambe”.

Poi trovò un paio di scarpe per la ragazza, due stivaletti neri ricavati da una busta dell’immon dizia di quelle spesse, trasportata chissà quanto tempo prima dalla corrente e che adesso stava

13

incastrata fra i rami di un albero abbattuto dalle onde di una lontana piena.

Ora l’elegante signorina poteva dirsi termina ta e Geppi pensò a come chiamarla. E pensa e ripensa, siccome la ragazza era tutta di plastica, Geppi decise di chiamar la Nylon.

Si era fatto tardi, quasi l’ora di pranzo, e la bambina lasciò la sua amica lì dove l’aveva costruita, per tornarsene a casa.

Nel pomeriggio, però, decise di tornare al fiume per vedere se nes suno avesse toccato Nylon.

Non che a Geppi non piacesse giocare con gli altri bambini, anzi. Ma le piaceva tanto anche giocare da sola, poiché la sua testa le teneva molto compagnia e pos sedeva inoltre un corpicino con tanta energia da spendere.

Così, dopo aver inseguito un paio di coniglietti e sparato

14

quattro sassi ben tirati nelle onde, raggiunse la spiaggetta dove aveva fatto nascere Nylon e si mise all’opera per darle un amico.

Sulla riva, accanto all’acqua che nel periodo estivo cominciava a ritirarsi, cercando qua e là trovò un barattolo di vetro che aveva ancora mezza etichetta appiccicata.

“Interessante” pensò “ma un po’ poco”. Biso gnava cercare ancora e bene, perché si era mes sa in testa che ogni nuovo amico andava fatto con i pezzi giusti.

Dopo una ricerca durata più di un’ora la bambina trasportò accanto a Nylon il suo nuovo bottino: il fondello di una bottiglietta di birra color verde scuro e assai pericoloso per via dei vetri appuntiti che gli facevano da orlo, al qua le aggiunse una fila di microscopiche lampadine tenute assieme da un filo elettrico verde, di quelli che servono per addobbare il presepe e che chissà come era finito lì. Con quelle sagomò le gambe da aggiungere al barattolo, gli mise in testa il fondo di bottiglia, che con le sue schegge sporgenti pareva una corona, e dopo averlo os

15

servato ancora un po’ per trovar gli il nome giusto, lo chiamò, così panciuto, massiccio e coronato, Wallace. Come il personaggio di Braveheart, un vecchio film che piaceva molto a suo papà e che Geppi rivedeva volen tieri, sentendo di avere lo stesso animo eroico del pro tagonista. Immaginò anche che Wallace sarebbe stato un principe coraggioso, spietato coi nemici che volevano fare del male al le persone a cui voleva bene. Soddisfatta, la bambina fece un altro giro di perlustrazione per vedere se fosse possibile scoprire qualche altro prezioso ritrovamento.

Cerca che ti cerca, Geppi mise insieme una pagina stinta e stropicciata di un libro di cucina, un vecchio e rinsecchito biglietto della me tro che qualcuno si era ritrovato in tasca e aveva gettato nel bosco, diverse carte di caramella va

16

riopinte e quel che rimaneva di una scatola di medicine, ovvero un pezzetto di cartone su cui si leggeva soltanto l’ultima parte del nome del prodotto.

Li assemblò e si accorse che il risultato ottenuto somigliava molto alla sua maestra, una donna assai colta e saggia, anche se un po’ severa.

E siccome sul pezzetto di scatola di medicina che aveva adoperato per farle la testa c’era rimasta la parola “…pirina”, Geppi decise di chiamarla, appunto, Pirina.

A vederla per intero, così piena di parole difficili, Geppi stabilì anche che Pirina sarebbe stata la governante del gruppo, pignola e sapientona.

E che sarebbe stato opportuno chiamarla “signora” per rispetto, come con la maestra.

«Molto bene» disse soddisfatta guardando i suoi tre nuovi amici.

17

Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Rotolito spa (Pioltello, MI) nel mese di novembre 2022

BEPPE TOSCO

è da sempre l’autore di fiducia di Luciana Littizzetto. Ha firmato diversi libri e scrive testi per la televisione (tra gli altri, per gli attori comici Enrico Bertolino, Ale e Franz, Luca e Paolo, Geppi Cucciari, Sabrina Impacciatore). In questa avventura tra horror e humour ha coinvolto anche il figlio Francesco .

In copertina

Illustrazione: © Alessandro Sanna

Art director: Francesca Leoneschi Graphic designer: Pietro Piscitelli / theWorldofDOT

“C’è tutto il meraviglioso mondo di Beppe Tosco qui dentro. L’abisso e il pensiero luminoso, il sentiero nel bosco e la discarica, il pattume e la poesia”

LUCIANA LITTIZZETTO

Nel piccolo paese vicino al grande fiume, tutti i bambini sono partiti per le vacanze. Tutti tranne Geppi, che, per sfuggire alla solitudine, si diverte a creare una banda di amici con frammenti di plastica, vetro, carta e alluminio trovati sulla riva. E proprio quando il più incredibile dei desideri si avvera e Nylon, Wallace, Pirina e Boom-Boom prendono magicamente vita, per Geppi e la sua banda iniziano le disavventure: il potere di una stella cadente ha trasformato in creature viventi tutti i rifiuti che l’uomo ha disseminato nell’ambiente. E la spazzatura è molto, molto arrabbiata…

Consigliato dai
9 ai 99 anni

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.