Anna dai capelli rossi
Anna dai capelli rossi
Anna di Avonlea
Anna dell’siola
Anna di Windy Poplars
La casa dei sogni di Anna
Anna di Ingleside
La Valle dell’Arcobaleno
Rilla di Ingleside
Racconti dall’isola (voll. 1 e 2)
La casa di Pat della stessa autrice, in queste edizioni:
Cronache di Avonlea
Nuove cronache di Avonlea
Emily di New Moon
Emily di New Moon
Emily cresce
Il sentiero di Emily
Pat di Silver Bush
Pat di Silver Bush
Meravigliosamente umani. I gatti di Lucy Maud Montgomery disegni di Ayano Otani traduzione dall’inglese di Angela Ricci
ISBN 979-12-221-0757-8
Prima edizione ottobre 2024
ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2028 2027 2026 2025 2024 © 2024 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Stampato per conto di Carlo Gallucci editore presso BALTO print, Utenos g. 41B, Vilnius LT-08217, Lituania nel mese di ottobre 2024
Gallucci e il logo g sono marchi registrati
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Rusty, Joseph e la Gatta-di-Sarah
(tratto da Anna dell’Isola)
Çé il posto più carino che abbia mai visto, mi sento più a casa qui che a casa mia» dichiarò Philippa Gordon, guardandosi intorno con occhi deliziati. Il tramonto aveva sorpreso tutte quante, riunite nel grande salotto della Casa di Patty: Anna, Priscilla, Phil, Stella, zia Jamesina, e tre gatti di nome Rusty, Joseph e la Gatta-di-Sarah. Il fuoco nel caminetto proiettava ombre danzanti sulle pareti, i gatti facevano le fusa ed enormi crisantemi risplendevano come piccole lune nel chiarore dorato.
Anna aveva incontrato Rusty pochi giorni dopo l’inizio delle lezioni, mentre tornava dall’università. Si era resa conto che i passanti le lanciavano strane occhiate e sorridevano di soppiatto. Un po’ a disagio, si era chiesta quale fosse il motivo. Aveva il cappello storto? La cintura allentata? Chinando il capo per controllare, aveva visto Rusty per la prima volta. Trotterellava dietro di lei, a poca distanza dai suoi piedi, e sembrava l’esemplare più miserabile della razza felina
che si fosse mai visto. Non era affatto un tenero gattino, era magro, scattante e con un’aria non molto rispettabile. Gli mancavano pezzetti di entrambe le orecchie, aveva un occhio temporaneamente fuori uso e una parte del muso gonfia. Per quanto riguardava il colore, la sfumatura del suo pelo corto, arruffato e pieno di macchie era all’incirca quella che si poteva ottenere strinando a dovere un gatto nero. Anna provò a cacciarlo via, ma lui non ne volle sapere.
Finché rimaneva ferma, le restava accovacciato accanto e la guardava con aria di rimprovero dall’occhio buono. Se riprendeva a camminare, la seguiva. Anna si rassegnò alla sua compagnia finché non ebbe raggiunto il cancello della Casa di Patty, che gli chiuse in faccia senza tanti complimenti, pensando così di essersi definitivamente sbarazzata di lui.
Un quarto d’ora dopo però, quando Phil aprì la porta, il gatto color ruggine era davanti alla soglia. Si infilò immediatamente in casa e saltò in grembo ad Anna con un miao a metà tra il trionfo e la supplica.
«Anna» chiese Stella in tono preoccupato «ma è tuo?»
«No!» ribatté lei disgustata. «Ma mi ha seguita per tutta la strada e non riesco a liberarmene. Ehi, scendi! Mi piacciono i gatti, ma tu sei proprio orribile».
Il gatto tuttavia si rifiutò di scendere, si acciambellò in grembo ad Anna e cominciò a fare le fusa.
«Mi sembra chiaro che ti abbia adottata» rise Priscilla.
«Ma io non voglio essere adottata» rispose Anna, testarda.
«Questa povera creatura sta morendo di fame» osservò Phil in tono compassionevole. «Guarda, gli si vedono le ossa»
«Be’, gli darò qualcosa da mangiare e poi se ne tornerà da dove è venuto» disse Anna.
Il gatto fu nutrito e messo alla porta, ma la mattina seguente se lo ritrovarono lì davanti e da quel momento continuò a piantonare la porta d’ingresso e a sfrecciare dentro ogni volta che qualcuno l’apriva. Non si curava di essere accolto freddamente e, a parte Anna, non si interessava a nessun altro abitante della casa. Nel frattempo il suo aspetto era migliorato. L’occhio e la guancia erano tornati normali, era un po’ meno scheletrico e l’avevano persino visto lavarsi il muso.
Rusty divenne parte della famiglia. Di notte dormiva sul tappetino della veranda e di giorno gironzolava nei dintorni. Col tempo diventò un animale robusto e con il pelo lucido, e prese un’aria un po’ più rispettabile. Ma, come il gatto di Kipling, “se ne andava da solo”, incrociando gli artigli con tutti gli altri gatti. Uno a uno, sconfisse tutti gli aristocratici felini di Spofford Avenue. Per quanto riguardava gli umani, continuò a essere affezionato solo ed esclusivamente ad Anna: nessun altro osava accarezzarlo e lui soffiava furioso contro chiunque ci provasse, emettendo un suono che aveva tutta l’aria di essere l’equivalente felino di un fiume di improperi.
«Quel gatto si dà delle arie insopportabili» affermò Stella.
«Ma se è un caro vecchio gattino» disse Anna coccolandolo con aria di sfida.
«Davvero non so come farà a convivere con la Gatta-di-Sarah» disse Stella pessimista. «Le sue risse in giardino
In realtà insieme a zia Jamesina e alla Gatta-di-Sarah sarebbe venuto ad abitare lì anche Joseph, che era appartenuto, spiegò la zia, a una sua cara amica trasferitasi a Vancouver. «Non poteva portarselo perciò mi ha pregata di tenerlo. Non ho potuto dire di no. È un bellissimo gatto, e ha un bellissimo carattere. L’ha chiamato Joseph per via del suo mantello multicolore, come quello di Giuseppe nell’Antico Testamento».
Sul multicolore non c’era alcun dubbio. Joseph, come disse disgustata Stella, sembrava una palla di stracci con le zampe.
Stabilire quale fosse il suo colore di fondo era impossibile: aveva le zampe bianche a macchie nere, il dorso grigio con una macchia giallastra su un lato e una nera sull’altro, la coda gialla con la punta grigia, un orecchio nero e uno giallo. Aveva anche una macchia nera sopra un occhio che gli dava un aspetto decisamente minaccioso, ma in realtà era mite, innocuo e socievole. Da questo punto di vista, ma solo da questo, Joseph era un vero e proprio giglio di campo. Non correva, né saltava, né si divertiva ad acchiappare i topi; si limitava a mangiare pietanze succulente e a dormire su soffici cuscini, come se fosse stato nella reggia del re Salomone.
Joseph e la Gatta-di-Sarah arrivarono con il treno espresso, in due casse separate. Dopo essere stati liberati e nutriti, Joseph scelse l’angolo e il cuscino che più gli aggradavano,
17 con gli altri gatti sono già sufficientemente fastidiose, non oso pensare cosa potranno fare qui in salotto».
mentre la Gatta-di-Sarah si acciambellò davanti al caminetto e cominciò a lavarsi il muso. Era una gatta grande e agile, con il pelo grigio e bianco e un notevole contegno che non era minimamente intaccato dalla consapevolezza delle sue origini plebee. Zia Jamesina l’aveva ricevuta in dono dalla sua lavandaia.
«Si chiamava Sarah, perciò mio marito l’ha sempre chiamata la Gatta-di-Sarah», spiegò. «Ha otto anni ed è bravissima a dare la caccia ai topi. Stai tranquilla Stella, la Gatta-di-Sarah non si azzuffa mai e anche Joseph lo fa raramente»
«Ma qui dovranno farlo per difendersi» disse Stella. Rusty giunse sulla scena proprio in quel momento. Era arrivato circa a metà della stanza quando si accorse degli intrusi e si bloccò, gonfiando la coda fino a farle raggiungere il triplo delle sue dimensioni normali. Il pelo sul dorso si rizzò in segno di sfida, Rusty abbassò la testa, lanciò un temibile verso di sfida e si avventò sulla Gatta-di-Sarah. Quella signorile felina smise di lavarsi il muso e lo guardò con un’espressione curiosa, dopodiché respinse
Era il caso di riprovarci? La Gatta-di-Sarah gli voltò ostentatamente le spalle e riprese le sue operazioni di pulizia. Rusty decise di lasciar perdere. Non l’aveva mai fatto prima. Da quel momento in poi fu la Gatta-di-Sarah a dettar legge in casa e Rusty non cercò mai più di intralciarla.
A quel punto Joseph si alzò di scatto dal cuscino e sbadigliò. Rusty, desideroso di vendicare la bruciante sconfitta di poco prima, gli fu subito addosso. Joseph era di natura pacifica, ma se necessario era in grado di combattere, e di farlo bene. Il risultato furono continue battaglie. Ogni giorno Rusty e Joseph si azzuffavano non appena si vedevano. Anna tifava per Rusty e detestava Joseph, Stella era disperata, e zia Jamesina rideva a crepapelle.
«Lasciateli litigare» diceva tollerante. «Alla fine diventeranno amici. Joseph poi aveva bisogno di un po’ di esercizio, stava diventando troppo grasso, e Rusty deve imparare che non è l’unico gatto del mondo».
Alla fine, in effetti, sia Joseph che Rusty accettarono la situazione e da nemici giurati divennero amici per la pelle. Dormivano abbracciati sullo stesso cuscino e si lavavano il muso a vicenda.
«Del resto anche noi ci siamo abituate le une alle altre» disse Phil. «Io ho persino imparato a lavare i piatti e a passare la scopa sul pavimento»
19 l’assalto con un gesto sprezzante della sua ragguardevole zampa. Rusty rotolò sul tappeto e si rialzò piuttosto confuso. Che razza di gatto era quello per avergli dato una sberla del genere? Lanciò un’occhiata sospettosa alla Gatta-di-Sarah.
«Ah, se avessi visto Rusty quando è arrivato» disse Stella a zia Jamesina. «Sembrava un demonio»
«Oh, non credo che il demonio sia poi così brutto» rifletté lei. «Non riuscirebbe a fare tanti danni se lo fosse. Io me lo immagino più come un gentiluomo affascinante!»
BufÞ, intraprendenti, affettuosiÉ ma anche permalosi, prepotenti e superbi: i gatti sono davvero meravigliosamente
Òmeravigliosamente umaniÓ. ne
punto
. Cos“ li deÞniva Lucy Maud Montgomery, che ne era appassionata a tal punto da inserire aneddoti felini in tutti i suoi romanzi pi importanti. Qui riuniti per la prima volta in volume e arricchiti da illustrazioni, questi brevi racconti non parlano solo a chi apprezza la scrittrice canadese, ma a tutte le amanti e gli amanti dei gatti. Meravigliosamente umani un omaggio a una delle pi grandi ritrattiste feline della letteratura, capace di descrivere e raccontare i nostri amici a quattro zampe in ogni loro dettaglio Ð dal pi divertente al pi misterioso Ð e soprattutto di esaltarne la complessa e indiscutibile bellezza.
Lucy Maud Montgomery nacque a New London, in Canada, nel 1874 e mor“ a Toronto nel 1942. Raggiunse lÕapice della popolaritˆ nel 1908 con Anna dai capelli rossi, primo di una serie di otto romanzi, ma nel corso della sua vita pubblic˜ moltissime altre opere, tra cui le saghe di Emily di New Moon e di Pat di Silver Bush, tutte tradotte e pubblicate in queste edizioni.
traduzione di Angela Ricci