Sarò una stella. La festa della Scuola

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ISBN 979-12-221-0301-3

Consigliato dai ai anni

9 99

€ 12,50

La festa della Scuola

I racconti della Scuola di ballo in collaborazione con l’Opéra National de Paris

Sarò una stella

Come da tradizione, è compito dei topolini dell’Opéra organizzare la festa di fine anno. Zoe la prende molto sul serio: quest’anno sarà lo spettacolo più bello di sempre! Con il supporto dei suoi amici, mette in scena un musical che racconta la vita degli allievi nella Scuola. Le sue trovate originali conquistano tutti, ma stavolta non è l’unica a voler portare avanti le proprie idee…

Elizabeth Barféty

A passo di danza, le storie di piccole grandi amicizie

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Elizabeth Barféty

Sarò una stella La festa della Scuola



UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni

Sarò una stella 15


Si ringraziano per il prezioso aiuto: Élisabeth Platel, direttrice della Scuola di ballo dell’Opéra di Parigi Astrid Boitel, assistente alla direzione della Scuola di ballo dell’Opéra di Parigi Anne-Sophie Bach, responsabile dello sviluppo commerciale dell’Opéra di Parigi Ada d’Adamo, ballerina, scrittrice, editor insostituibile Elizabeth Barféty Sarò una stella. La festa della Scuola disegni di Magalie Foutrier traduzione dal francese di Camilla Diez della stessa serie: Amiche e rivali Perfetta… o quasi Sfide in famiglia Piccola ribelle La più timida spicca il volo A tutti i costi La tournée in Giappone

Prima, o niente! Intrigo all’Opéra La nuova arrivata L’inchino Un passo di lato Il sogno americano Sotto i riflettori

ISBN 979-12-221-0301-3 Prima edizione italiana novembre 2023 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2027 2026 2025 2024 2023 © 2023 Carlo Gallucci editore srl - Roma Titolo dell’edizione originale francese: 20, allée de la Danse. La fête de l’Ecole © 2019 Éditions Nathan, Sejer - Parigi, Francia Gallucci e il logo

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Sarò una stella La festa della Scuola

Elizabeth Barféty disegni di Magalie Foutrier traduzione dal francese di Camilla Diez



1 «Maina? Stai dormendo?» Zoe si avvicina al letto dell’amica. Le due condividono una stanza nell’internato della Scuola di ballo dell’Opéra di Parigi, dove entrambe sono allieve. Un po’ più in là c’è una parete divisoria e poi il letto di Constance, ma Zoe ha troppa paura della sua reazione per andare da lei. “Devo assolutamente raccontare il mio sogno a qualcuno, altrimenti me lo scordo!” pensa dondolandosi da un piede all’altro. In-

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dugia, aspetta qualche secondo e poi chiama di nuovo. «Ehi, Maina?» Stavolta ha sicuramente parlato un po’ più forte, perché l’amica si tira su di scatto. «Sì? Che succede?» La giovane martinicana si guarda attorno, smarrita. Poi vede Zoe, la rossa, in piedi accanto al suo letto. «Tutto bene?» domanda preoccupata. «Sì sì, tutto bene!» conferma Zoe. «Volevo soltanto chiederti una cosa. Secondo te, il palcoscenico può reggere il peso di un elefante?» Maina storce il naso. «E mi hai svegliata per questo?» Zoe fa una smorfia. «Hai ragione, un elefante non è molto fattibile. Magari un grosso gatto, almeno?»

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«Ma di cosa stai parlando?» la interroga Maina lasciandosi ricadere sul cuscino. «E perché, perché, perché non potevi aspettare che fossi già alzata?» La rossa dà un’occhiata all’orologio, che indica le 5:58. «Ups! Non avevo visto che era così presto. Ma tanto ormai non vale più la pena di riaddormentarsi» aggiunge con un’alzata di spalle. Maina sospira. «D’accordo, allora spiegami tutto». Al settimo cielo, Zoe si siede sul letto dell’amica, schiacciandole pure un piede. «Mi sono sognata la festa della Scuola. Cioè, non era proprio la festa della Scuola, perché si svolgeva sotto un tendone da circo. Per questo parlavo di un elefante» «Naturalmente» bofonchia Maina. «E di un grosso gatto»

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«Esatto! Solo che non era nemmeno un circo normale, perché c’erano dappertutto ballerini e ballerine di danza classica. Tra cui noi. Diciamo che era un miscuglio» «Ok…» «E a un certo punto si mettevano tutti a cantare!» esclama la rossa balzando in piedi. «Come in un musical, hai presente? E poi la metà delle gradinate scompariva e dietro c’era il mare… Ma non è questa la cosa importante» «Abbassa la voce» sussurra Maina. La giovane martinicana indica in direzione di Constance con un cenno del capo. «Oh, non preoccuparti, sono sveglissima» dice la voce della brunetta. «E non vedo l’ora che Zoe ci dica cos’è a essere importante, prima che la sopprima!» La rossa fa una smorfia fintamente imbarazzata, poi esclama:

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«Un musical! Ecco cosa dobbiamo fare per la festa della Scuola!» «Benissimo» annuncia Constance, ancora nascosta dalla parete. «Ora conto fino a tre. Se al tre non ti sei chiusa in bagno, giuro che lo rimpiangerai». Zoe si precipita. In un lampo è sotto la doccia, dietro la porta accuratamente chiusa a chiave. Lei che di mattina è sempre l’ultima ad alzarsi si sente traboccare di energia. “Sono sicura che è una buona idea!” pensa mentre si lava i capelli. A Scuola, la festa di fine anno è una tradizione un po’ particolare, perché sono gli allievi a organizzarla dalla A alla Z. Da soli. I professori non hanno idea di cosa vedranno, e nemmeno la signorina Pita, la direttrice, è informata di nulla. È uno spazio di incredibile libertà per i to-

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polini,1 la cui vita è invece sempre molto regolamentata. La festa si tiene nel mese di maggio, ma i giovani ballerini cominciano a pensarci molto prima. I più coinvolti annotano le idee, immaginano le scene, i temi, le coreografie. Per selezionare i progetti allievi e allieve si riuniscono e procedono a una votazione. Vengono eletti i numeri più popolari e in seguito si formano i gruppi. Al ritorno dalle vacanze primaverili, ai primi di maggio, cominciano le prove vere e proprie. Il periodo dell’ideazione e quello delle prove passano in un lampo. Ma aiutano i topolini a svagarsi prima di preparare gli esami di fine anno! “In sesta divisione eravamo dei bimbetti, non sapevamo ancora nulla” pensa Zoe av-

I piccoli allievi della Scuola di ballo dell’Opéra vengono chiamati affettuosamente petits rats, “topolini”. 1

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volgendosi un asciugamano attorno alla testa. “Stavolta invece faremo vedere a tutti di cosa siamo capaci!” Zoe è allieva della quinta divisione, cioè del secondo anno, come il resto della “banda”. Così viene soprannominato il gruppo di sei amici di cui fa parte. Si sono tutti incontrati quando sono entrati nella Scuola, e da allora sono inseparabili: Constance, Maina, Sofia, Niky, Jamal… e lei, Zoe. «Ho finito!» strombazza uscendo dal bagno. Quando apre la porta, si spande una nuvola di vapore. Subito Constance fa capolino dalla sua parte di stanza per andare in bagno a sua volta, con un asciugamano e la borsa con i vestiti del giorno. Come sempre, ha preparato tutto la sera prima “per guadagnare tempo”. La brunetta è tanto disciplinata quanto ansiosa.

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L’opposto di Zoe. Eppure vanno molto d’accordo. Perlomeno quando la rossa non sveglia le amiche all’alba… Nel frattempo, Maina sta rifacendo il suo letto. Zoe si dirige verso l’armadio per afferrare a casaccio mutande, maglietta e un paio di calzini. «Allora, che ne pensi?» chiede a voce alta infilandosi i jeans che aveva lasciato appallottolati ai piedi del letto la sera prima. «Non sarebbe bello recitare in un musical?» La giovane martinicana la raggiunge. Sorride. Zoe lo sa bene: Maina è incapace di essere arrabbiata per più di un quarto d’ora. Giustifica sempre tutti. «A me l’idea piace» annuncia «ma devi dirci qualcosa in più, perché con la storia dell’elefante mi sono un po’ persa…» «Hai ragione» risponde Zoe. «A pranzo vi spiegherò il piano».

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Maina si mette a ridere. «Ah, perché, hai addirittura un piano? Bene, io nel frattempo vado a lavarmi». Constance ha appena liberato il bagno. Sempre efficientissima. Ad ogni modo, il programma giornaliero dei topolini è sempre molto rigido. La mattina hanno lezione già alle otto. Zoe è in prima media. Ha lezione di matematica, francese, storia e geografia, come tutti gli alunni della sua età. Ma dopo pranzo comincia la seconda parte della giornata: quella dedicata alla danza! Ogni giorno gli allievi hanno almeno una lezione di classica, seguita da una lezione complementare: espressione musicale, danza barocca o di carattere… Poi bisogna fare i compiti, cenare e andare a dormire. La maggior parte degli allievi vive lì, nella Scuola. I genitori di Zoe abitano in

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Corsica, quindi lei non ha avuto scelta. Solo Jamal vive con la sua famiglia, perché la loro casa è a Nanterre, proprio accanto alla Scuola. È per lui che la rossa ha deciso di aspettare la pausa pranzo, prima di rivelare nel dettaglio cosa ha immaginato. “Anzi, cosa mi è apparso in sogno!” si corregge, divertita. Così è più chic!

Qualche ora più tardi, a mensa, la banda è seduta attorno a un tavolo. Al gran completo. «A quanto pare hai da farci un annuncio, Zoe?» chiede Niky, il bel biondino. «Ah sì?» dice Jamal, il burlone del gruppo. «A me hanno soltanto detto che stamattina sei stata insopportabile!» Per tutta risposta, Zoe gli fa la linguaccia.

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«È per la festa della Scuola, vero?» domanda Sofia, la timida italiana. La rossa annuisce. «Non vi racconto il mio sogno, credo che qualcuno non la prenderebbe bene». Poiché il sopracciglio alzato di Constance le conferma che ha ragione, prosegue: «In due parole, vorrei che alla festa di fine anno presentassimo un musical. Per raccontare la giornata tipo della vita all’interno della Scuola. Una scena in classe, come in Matilda. Una scena a mensa, come in High School Musical. Una lezione di danza…» «…come in Ballerina?» propone Maina. Zoe storce il naso. «Quello non è un musical». Gli amici si scambiano sorrisi divertiti. «Bene, abbiamo capito il progetto» dichiara Jamal.

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«E quindi?» domanda Zoe, piena di speranza. «È un’idea geniale!» esclama Constance. «Geniale davvero» approva Niky. «Sarà bellissimo danzare la nostra vita quotidiana!» «E cantare» aggiunge Zoe. «Be’, questo non sono sicuro che sarà bellissimo» scherza Jamal. «Nei musical ci sono sempre dei ruoli muti» osserva Sofia. La rossa annuisce. «E di certo qui non mancano i musicisti» riprende Niky. «Sono sicuro che piacerà a un sacco di allievi!» Zoe è raggiante di orgoglio. «Lo proporrai domani alla riunione?» chiede Maina. «Sì» conferma l’amica. «E vi conviene votare per la mia idea!»

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