150 × 210 SPINE: 16.5 FLAPS: 135
• PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 1953 • Winston Churchill (1874-1965) è stato uno degli statisti decisivi per la storia del Novecento. Primo ministro britannico negli anni della Seconda guerra mondiale, fu anche scrittore prolifico e vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1953. Savrola. Contro il dittatore della Laurania è il suo unico romanzo, pubblicato a puntate nel 1899.
La LAURANIA È sull’orlo della guerra civile. Il dittatore non ha intenzione di concedere nulla al popolo che chiede riforme, libertà e giustizia. SAVROLA, L’EROICO CAPO DELL’OPPOSIZIONE, ASPETTA solo il momento giusto per innescare la rivoluzione. Ma neppure lui riesce a sfuggire alle regole del Potere…
savrola
Savrola, l’unico romanzo del Premio Nobel per la letteratura Winston Churchill, offre una rappresentazione vivida dei meccanismi di potere e del difficile compromesso tra nobili ideali e realismo politico. Una lezione più che mai attuale.
ROMANZO
ISBN 978-88-3624-837-7
Elaborazione grafica di copertina: Luca Dentale e Margherita Travaglia / studio pym
€ 14,50
Traduzione di Daniele Tinti
Molara non era tipo da farsi tanti scrupoli, ma come molti uomini di ieri e di oggi aveva provato a cancellare per sempre un passato disonorevole. Aveva detto che, una volta conquistato il potere, avrebbe abbandonato certi metodi, perché non sarebbero stati più necessari; e già ce n’era di nuovo bisogno! Ma cos’altro poteva fare? Ripensò alle facce della gente del giorno precedente, a Savrola, alle voci che gli erano giunte dall’esercito e mille altre storie di strani assembramenti, di società segrete e di progetti di morte e di rivoluzione. La marea stava montando: ogni esitazione sarebbe stata fatale. Pensò all’alternativa che gli si presentava: le dimissioni, la fuga, un’esistenza miserabile in un Paese straniero, disprezzato, insultato, guardato con sospetto… e si ricordò di aver sentito dire che gli uomini in esilio vivevano sempre molto a lungo. No, non faceva per lui: piuttosto sarebbe morto prima. Solo da morto lo avrebbero cacciato dal palazzo, e lui avrebbe lottato fino all’ultimo.
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• PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 1953 • Winston Churchill (1874-1965) è stato uno degli statisti decisivi per la storia del Novecento. Primo ministro britannico negli anni della Seconda guerra mondiale, fu anche scrittore prolifico e vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1953. Savrola. Contro il dittatore della Laurania è il suo unico romanzo, pubblicato a puntate nel 1899.
La LAURANIA È sull’orlo della guerra civile. Il dittatore non ha intenzione di concedere nulla al popolo che chiede riforme, libertà e giustizia. SAVROLA, L’EROICO CAPO DELL’OPPOSIZIONE, ASPETTA solo il momento giusto per innescare la rivoluzione. Ma neppure lui riesce a sfuggire alle regole del Potere…
savrola
Savrola, l’unico romanzo del Premio Nobel per la letteratura Winston Churchill, offre una rappresentazione vivida dei meccanismi di potere e del difficile compromesso tra nobili ideali e realismo politico. Una lezione più che mai attuale.
ROMANZO
ISBN 978-88-3624-837-7
Elaborazione grafica di copertina: Luca Dentale e Margherita Travaglia / studio pym
€ 14,50
Traduzione di Daniele Tinti
Molara non era tipo da farsi tanti scrupoli, ma come molti uomini di ieri e di oggi aveva provato a cancellare per sempre un passato disonorevole. Aveva detto che, una volta conquistato il potere, avrebbe abbandonato certi metodi, perché non sarebbero stati più necessari; e già ce n’era di nuovo bisogno! Ma cos’altro poteva fare? Ripensò alle facce della gente del giorno precedente, a Savrola, alle voci che gli erano giunte dall’esercito e mille altre storie di strani assembramenti, di società segrete e di progetti di morte e di rivoluzione. La marea stava montando: ogni esitazione sarebbe stata fatale. Pensò all’alternativa che gli si presentava: le dimissioni, la fuga, un’esistenza miserabile in un Paese straniero, disprezzato, insultato, guardato con sospetto… e si ricordò di aver sentito dire che gli uomini in esilio vivevano sempre molto a lungo. No, non faceva per lui: piuttosto sarebbe morto prima. Solo da morto lo avrebbero cacciato dal palazzo, e lui avrebbe lottato fino all’ultimo.
UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni
Winston Churchill Savrola. Contro il dittatore della Laurania traduzione e postfazione di Daniele Tinti ISBN 978-88-3624-837-7 Prima edizione italiana luglio 2022 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2026 2025 2024 2023 2022 © 2022 Carlo Gallucci editore srl - Roma Titolo originale: Savrola: A Tale of the Revolution in Laurania Copyright © Winston S. Churchill, 1900 Gallucci e il logo
sono marchi registrati
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Winston Churchill
Savrola Contro il dittatore della Laurania
traduzione e postfazione di Daniele Tinti
Questo libro è dedicato agli ufficiali del IV Reggimento Ussari, in compagnia dei quali l’autore ha vissuto felicemente per quattro anni.
I Un importante evento politico
Dopo il lungo temporale, il sole era nuovamente spuntato tra le nuvole, gettando le sue mutevoli ombre sopra le strade, le case e i giardini della Laurania. La capitale, ancora grondante, brillava di luce; la polvere si era posata, l’aria era fresca, e gli alberi erano così verdi da sembrare grati alla natura. L’acquazzone – il primo dopo la calura estiva – segnava l’inizio di quel delizioso clima autunnale che faceva della Laurania la patria degli artisti, degli invalidi e dei sibariti. La pioggia era caduta abbondante, ma non era riuscita a disperdere la folla radunata nella grande piazza del Parlamento. Era stata accolta con sollievo, ma non aveva alterato minimamente gli sguardi preoccupati e rabbiosi della gente. Ne aveva inzuppato gli abiti, ma non ne aveva raffreddato gli animi: stava per accadere qualcosa di importante. Dallo splendido palazzo in cui i deputati si sarebbero riuniti emanava un’aria di tetra solennità, che i trofei e le statue con cui quel popolo antico e amante dell’arte aveva riempito la facciata non riuscivano a mitigare. Ai piedi della grande scalinata era schierato uno squadrone di lancieri della Guardia Repubblicana, mentre un consistente reparto di fanteria presidiava un ampio spazio sgombro 7
Savrola
davanti all’ingresso. La piazza e le strade adiacenti a essa brulicavano di persone; sui monumenti che la Repubblica aveva innalzato ai suoi eroi si era arrampicata così tanta gente che da lontano apparivano solo giganteschi cumuli di esseri umani. Le finestre e i tetti degli edifici che davano sulla piazza erano invasi di spettatori, che si erano perfino arrampicati sugli alberi. Un’animosità selvaggia agitava la folla come una raffica di vento spazza il mare in burrasca. Qualcuno, salito sulle spalle del vicino, cercava di arringare chi gli era a portata di voce, ma in migliaia facevano eco alla minima acclamazione, pur senza distinguerne il senso, solo per esternare i propri sentimenti. La storia della Laurania stava per vivere un giorno cruciale. Per cinque lunghi anni, dopo la fine della guerra civile, il popolo aveva subìto il giogo di un regime autoritario. Un governo forte e il ricordo dei disordini del passato avevano in parte sopito gli animi dei cittadini più moderati, ma le proteste erano state comunque continue. La lunga guerra civile si era conclusa con la vittoria del presidente Antonio Molara. Chi aveva combattuto con la fazione perdente aveva patito la confisca dei beni, era stato imprigionato o aveva perso dei parenti, i quali, esalando l’ultimo respiro, avevano implorato di proseguire nella lotta a qualsiasi costo. Il nuovo governo aveva esordito nella maniera peggiore, instaurando un regime durissimo. L’antica Costituzione, della quale i laurani erano orgogliosi, era stata sovvertita. Il presidente, adducendo come scusa la sedizione dilagante, si era rifiutato di invitare il popolo a eleggere propri rappresentanti per quella Camera che per secoli era stata considerata il baluardo delle libertà civili. Così, giorno dopo giorno, anno dopo anno, il malcontento cresceva. Il partito nazionale, inizialmente formato solo da superstiti della fazione sconfitta, si era infoltito fino a diventare il più grande del Paese, e aveva finalmente trovato il suo 8
I. Un importante evento politico
capo. Mentre l’agitazione cresceva ovunque, la numerosa e turbolenta popolazione della capitale si era votata alla nuova causa. Manifestazioni si succedevano incessantemente; l’esercito stesso era in fermento. Considerando la gravità della situazione, il presidente era stato costretto a fare delle concessioni: il 1° settembre si sarebbero tenute nuove elezioni, e il popolo avrebbe avuto la possibilità di esprimere liberamente le proprie opinioni e i propri desideri. La promessa del presidente aveva accontentato i moltissimi cittadini moderati, ma i più radicali, ridotti in minoranza, avevano raddoppiato le proteste. Il governo, approfittando del vantaggio conseguito, aveva arrestato gli esponenti più violenti tra gli oppositori, costringendo altri, tornati dall’esilio per dare man forte alla rivolta, a varcare nuovamente i confini per mettersi al sicuro. Le perquisizioni si erano concluse con numerosi arresti. Intanto le nazioni europee, certe che la causa governativa fosse in ascesa, guardavano con preoccupazione il barometro politico della Laurania, il cui popolo, o almeno la sua maggioranza silenziosa, attendeva che la promessa di elezioni fosse mantenuta. E il 1° settembre arrivò. I funzionari di stato civile avevano fatto tutti i preparativi necessari per chiamare alle urne i 70mila elettori maschi. Il presidente, come prevedeva la procedura, si era recato di persona a firmare l’ordinanza di convocazione dei cittadini. I mandati elettorali erano stati inviati alle diverse sezioni della città e delle province, e chi, secondo la legge, aveva diritto di voto, avrebbe giudicato il comportamento di colui che i populisti, con tutto il loro odio, chiamavano dittatore. Quel giorno, anche se qui e là si levava qualche voce, i cittadini attendevano in silenzio lo svolgersi degli eventi, e quando il presidente passò loro davanti per recarsi in Senato si astennero dal fischiarlo; ai loro occhi, infatti, era come se si fosse dimesso, e tanto 9
Savrola
bastava. Le nobili tradizioni, gli antichi diritti sarebbero stati ristabiliti, e in Laurania avrebbe trionfato ancora una volta un governo democratico. Improvvisamente, in cima alla gradinata, apparve un giovane con l’abito in disordine e il viso congestionato per l’eccitazione: era il consigliere civico Moret. La folla lo riconobbe immediatamente, e subito si levò un’acclamazione; chi non riusciva a vederlo si unì ciecamente all’applauso, che risuonò a lungo nella piazza come l’urlo di gioia dell’intera nazione. Moret gesticolava in modo teatrale, ma le sue parole si persero nel fragore. A un tratto sopraggiunse correndo un usciere, che lo afferrò per una spalla, gli sussurrò qualcosa all’orecchio e con un inchino lo invitò a rientrare. La folla continuava a esultare. Apparve quindi un terzo personaggio, un uomo anziano con indosso una toga da funzionario municipale. L’uomo scese rapidamente le scale fino a una carrozza scoperta che lo stava aspettando. La folla lo chiamò a gran voce: «Godoy, Godoy! Campione del popolo! Urrà! Urrà!» Era il sindaco, uno dei membri più importanti e onorati del partito riformatore. La carrozza attraversò lo spazio presidiato dai soldati e si inoltrò tra la folla esultante, che gli fece rispettosamente largo. Godoy appariva visibilmente scosso. Sul suo volto, pallidissimo, era dipinta un’espressione di frustrazione e di rabbia, e tutto il suo corpo fremeva per l’emozione. La folla gli si era fatta intorno per applaudirlo, ma di fronte al suo sguardo angosciato restò interdetta. Qualcuno prese a gridargli: «Che è successo? È andato tutto bene? Parla, Godoy, parla!» Ma lui ordinò frettolosamente al cocchiere di partire, lasciandoli perplessi e con la sensazione che fosse accaduto qualcosa di grave e di imprevisto. Cominciarono a circolare strane voci: il presidente si era rifiutato di firmare le ordinanze elettorali; il 10
I. Un importante evento politico
presidente si era suicidato; l’esercito aveva ricevuto l’ordine di aprire il fuoco; le elezioni non avrebbero avuto luogo. Secondo alcuni Savrola era stato arrestato, secondo altri era stato ucciso. A poco a poco il chiacchiericcio della folla si trasformò in un crescente e rabbioso pulsare. Infine un chiarimento arrivò. Sulla piazza si trovava una casa, separata dalla Camera dei Rappresentanti soltanto da una stradina stretta, il cui accesso era stato chiuso dai soldati. Dal balcone di questa si riaffacciò Moret: la sua vista scatenò nuovamente un uragano di grida ansiose e selvagge. L’uomo alzò la mano per chiedere silenzio. «Signori, siamo stati traditi! È una truffa! Le nostre speranze sono andate in fumo, è stato tutto inutile… Siamo stati traditi, traditi, traditi!» Il suo discorso frammentario colpì la massa che assisteva eccitata, e a quel punto Moret aggiunse ancora una frase, destinata a essere ripetuta da migliaia e migliaia di cittadini: «Il registro è stato manomesso: più della metà dei nomi è stata cancellata! Alle vostre tende, cittadini di Laurania!»1 Dalla folla si levò un clamore in cui si mescolavano furore, delusione e determinazione. In quel momento la carrozza presidenziale, tirata da quattro cavalli, con un postiglione in livrea repubblicana e una scorta di lancieri, mosse verso i piedi della scalinata; dal palazzo del Parlamento uscì un uomo con indosso l’uniforme bianca e blu di generale dell’esercito. Il suo petto brillava di decorazioni e medaglie; i suoi tratti, duri e forti, non tradivano alcuna emozione. Prima di scendere verso la carrozza rimase un istante fermo, come per dare a tutti il tempo di sfogarsi urlando e fischiando. Parlò ostentando noncuranza con 1 Si tratta di una citazione di un passo dalla Bibbia (1 Re 12:16) nel quale gli israeliti si ribellano alla dura imposizione del re Roboamo. [N.d.T.]
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Savrola
il suo vicino, il señor Louvet, il ministro dell’interno, indicando a questi la massa ondeggiante assiepata nella piazza, quindi scese lentamente i gradini. Sulle prime il ministro sembrò volerlo accompagnare; intimorito dal ruggito della folla, preferì invece ritirarsi con un pretesto ridicolo, così l’altro proseguì da solo. Quando i soldati presentarono le armi, dalla folla si levò un urlo furioso. Un ufficiale a cavallo impartì un ordine, e immediatamente i fanti si schierarono sul lato destro della Camera, a presidiare quel che restava dello spazio lasciato libero dai manifestanti. Il presidente salì sulla carrozza, che partì immediatamente al trotto, preceduta da un intero squadrone di lancieri. La folla si spinse in avanti, e all’improvviso la scorta si trovò bloccata. «Indietro!» urlò un militare. Nessuno gli prestò attenzione. «Vi muovete, o dobbiamo costringervi?» aggiunse un altro perentoriamente. Nessuno si mosse, e anzi la gente si mise a urlare e a insultare: «Imbroglione! Traditore! Tiranno! Restituiscici i nostri diritti! Ladro!» Fu allora che dalle retrovie qualcuno sparò in aria un colpo di pistola. L’effetto fu istantaneo: i lancieri abbassarono le loro lance e caricarono. Da ogni parte si levarono grida di rabbia e di terrore. Davanti alla cavalleria la gente fuggì a gambe levate; alcuni caddero e vennero calpestati da uomini e cavalli, altri finirono trafitti dai lancieri. Fu una scena terribile. Coloro che si trovavano più indietro scagliarono delle pietre o spararono dei colpi di pistola a casaccio. Il presidente non si mosse. Duro, inflessibile, guardò il tumulto come se guardasse una corsa sulla quale non aveva scommesso. A un tratto una pietra lo colpì al volto: il suo cappello finì a terra, e lungo la guancia gli colò un piccolo rivolo di sangue. Per qualche istante l’esito della battaglia sembrò incerto. Se la folla si fosse lanciata contro la carrozza, in un attimo avrebbe fatto a pezzi il presidente, ma 12
I. Un importante evento politico
la disciplina della truppa e il comportamento fermo degli uomini intimidirono i manifestanti, che si ritirarono in fretta continuando a urlare e fischiare. Il colonnello che comandava la compagnia schierata vicino al Parlamento, allarmato da alcuni rivoltosi che si avvicinavano alla carrozza presidenziale, mise in atto un diversivo: «Fate fuoco su quegli uomini!» ordinò al maggiore che era al suo fianco. «Finalmente vedremo come funzionano le nuove pallottole morbide» rispose il maggiore. «Sarà un ottimo banco di prova, signore». L’ufficiale impartì a sua volta l’ordine, e ripeté: «Davvero un ottimo banco di prova» «Forse un po’ dispendioso, maggiore» disse seccamente il colonnello «basterà una metà della compagnia». Gli uomini caricarono i fucili con un clicchettio. Coloro che si trovavano di fronte ai soldati si agitarono come impazziti per sfuggire alla raffica che stava per abbattersi. Un uomo solo, con un cappello di paglia, mantenne la lucidità sufficiente per lanciarsi in avanti e urlare: «Per l’amor di Dio, non sparate! Abbiate pietà, ce ne andiamo!» Dopo un istante di silenzio, nella piazza risuonarono un comando secco e un’esplosione, seguita dalle urla. L’uomo con il cappello di paglia si piegò in due e cadde a terra, alcuni si accasciarono in posizioni innaturali, altri tentarono disperatamente di fuggire. Per fortuna la piazza aveva molte vie di fuga, e in pochi attimi rimase quasi deserta. La carrozza presidenziale si allontanò in tutta sicurezza, oltrepassando i cancelli del palazzo e i soldati schierati. Era tutto finito. Lo slancio della folla era stato stroncato. Dopo aver fatto la loro parte di storia, sulla Piazza della Costituzione, ora completamente svuotata, giacevano quaranta cadaveri e un mucchio di cartucce. Le guardie raccolsero i corpi su alcuni carri, e in Laurania fu ristabilito l’ordine. 13
Stampato e fabbricato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di luglio 2022 con un processo di stampa e rilegatura certificato 100% carbon neutral in accordo con PAS 2060 BSI
150 × 210 SPINE: 16.5 FLAPS: 135
• PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 1953 • Winston Churchill (1874-1965) è stato uno degli statisti decisivi per la storia del Novecento. Primo ministro britannico negli anni della Seconda guerra mondiale, fu anche scrittore prolifico e vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1953. Savrola. Contro il dittatore della Laurania è il suo unico romanzo, pubblicato a puntate nel 1899.
La LAURANIA È sull’orlo della guerra civile. Il dittatore non ha intenzione di concedere nulla al popolo che chiede riforme, libertà e giustizia. SAVROLA, L’EROICO CAPO DELL’OPPOSIZIONE, ASPETTA solo il momento giusto per innescare la rivoluzione. Ma neppure lui riesce a sfuggire alle regole del Potere…
savrola
Savrola, l’unico romanzo del Premio Nobel per la letteratura Winston Churchill, offre una rappresentazione vivida dei meccanismi di potere e del difficile compromesso tra nobili ideali e realismo politico. Una lezione più che mai attuale.
ROMANZO
ISBN 978-88-3624-837-7
Elaborazione grafica di copertina: Luca Dentale e Margherita Travaglia / studio pym
€ 14,50
Traduzione di Daniele Tinti
Molara non era tipo da farsi tanti scrupoli, ma come molti uomini di ieri e di oggi aveva provato a cancellare per sempre un passato disonorevole. Aveva detto che, una volta conquistato il potere, avrebbe abbandonato certi metodi, perché non sarebbero stati più necessari; e già ce n’era di nuovo bisogno! Ma cos’altro poteva fare? Ripensò alle facce della gente del giorno precedente, a Savrola, alle voci che gli erano giunte dall’esercito e mille altre storie di strani assembramenti, di società segrete e di progetti di morte e di rivoluzione. La marea stava montando: ogni esitazione sarebbe stata fatale. Pensò all’alternativa che gli si presentava: le dimissioni, la fuga, un’esistenza miserabile in un Paese straniero, disprezzato, insultato, guardato con sospetto… e si ricordò di aver sentito dire che gli uomini in esilio vivevano sempre molto a lungo. No, non faceva per lui: piuttosto sarebbe morto prima. Solo da morto lo avrebbero cacciato dal palazzo, e lui avrebbe lottato fino all’ultimo.
150 × 210 SPINE: 16.5 FLAPS: 135
• PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 1953 • Winston Churchill (1874-1965) è stato uno degli statisti decisivi per la storia del Novecento. Primo ministro britannico negli anni della Seconda guerra mondiale, fu anche scrittore prolifico e vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1953. Savrola. Contro il dittatore della Laurania è il suo unico romanzo, pubblicato a puntate nel 1899.
La LAURANIA È sull’orlo della guerra civile. Il dittatore non ha intenzione di concedere nulla al popolo che chiede riforme, libertà e giustizia. SAVROLA, L’EROICO CAPO DELL’OPPOSIZIONE, ASPETTA solo il momento giusto per innescare la rivoluzione. Ma neppure lui riesce a sfuggire alle regole del Potere…
Elaborazione grafica di copertina: Luca Dentale e Margherita Travaglia / studio pym
savrola
Savrola, l’unico romanzo del Premio Nobel per la letteratura Winston Churchill, offre una rappresentazione vivida dei meccanismi di potere e del difficile compromesso tra nobili ideali e realismo politico. Una lezione più che mai attuale.
ROMANZO
Traduzione di Daniele Tinti
Molara non era tipo da farsi tanti scrupoli, ma come molti uomini di ieri e di oggi aveva provato a cancellare per sempre un passato disonorevole. Aveva detto che, una volta conquistato il potere, avrebbe abbandonato certi metodi, perché non sarebbero stati più necessari; e già ce n’era di nuovo bisogno! Ma cos’altro poteva fare? Ripensò alle facce della gente del giorno precedente, a Savrola, alle voci che gli erano giunte dall’esercito e mille altre storie di strani assembramenti, di società segrete e di progetti di morte e di rivoluzione. La marea stava montando: ogni esitazione sarebbe stata fatale. Pensò all’alternativa che gli si presentava: le dimissioni, la fuga, un’esistenza miserabile in un Paese straniero, disprezzato, insultato, guardato con sospetto… e si ricordò di aver sentito dire che gli uomini in esilio vivevano sempre molto a lungo. No, non faceva per lui: piuttosto sarebbe morto prima. Solo da morto lo avrebbero cacciato dal palazzo, e lui avrebbe lottato fino all’ultimo.