Siphadventure. La strega dei mari

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La strega dei mari

SIPHANO – LÉONARD BERTOS disegni di Giuseppe Quattrocchi

Universale d’Avventure e d’Osservazioni

UAO

Siphano, Léonard Bertos

Siphadventure. La strega dei mari disegni di Giuseppe Quattrocchi traduzione dal francese di Manuela Parrillo

ISBN 978-88-3624-741-7

Prima edizione italiana dicembre 2022 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2026 2025 2024 2023 2022 © 2022 Carlo Gallucci editore srl - Roma

Titolo dell’edizione originale francese: Siphadventure. La Sorcière des mers © 2021, 404 éditions, un marchio di Édi8 - Paris, France. Ispirato al fumetto Siphadventure, vol. 1 di Siphano e JC. Derrien © 2021 Éditions Soleil

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Siphano - Léonard Bertos

La strega dei mari

disegni di Giuseppe Quattrocchi traduzione di Manuela Parrillo

Introduzione

Ah! Vedo che sei pronto a gustarti una divertente avventura di Siphano. Sì, sì, lo vedo benissimo! Sennò perché avresti aperto un libro intitolato Siphadventure? Il titolo è una parola macedonia composta da Siphano e… vabbè, lasciamo perdere.

O forse ti stai chiedendo chi sia la “Strega dei mari”? Ottima domanda! Allora mettiti comodo perché io, il narratore o la narratrice (che voce ho nella tua testa?), mi appresto, o meglio mi attardo, a raccontarti una delle avventure più iodate e stregate di Siphano e Pandarosso. (Sì, c’è anche Pandarosso. Il panda rosso. Così non potrete dire che è difficile ricordarsi i nomi dei personaggi!)

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Capitolo 1

La Baia dei Tesori

Tutto ebbe inizio un tardo pomeriggio, sull’isola della Compagnia dell’Arcipelago delle Mille Crocettine. Siphano gesticolava, raccontando per l’ennesima volta la sua ultima avventura.

«E a quel punto ci siamo accorti che in realtà il creeper era un cactus! Te lo giuro! Grace ha bisogno di un bel paio di occhiali!»

Grace era una loro amica. Aveva deciso di non seguirli in quel viaggio avventuroso perché, secondo Siphano, era “troppo turbata dal suo fascino irresistibile”. Ovviamente questo lo pensava solo lui.

Siphano e Pandarosso erano arrivati sull’orlo di una scogliera che si affacciava su un mare av-

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volto nel mistero, e respirarono a pieni polmoni l’aria salmastra.

«Sgrunf» sospirò Pandarosso deluso.

«Hai ragione, non c’è traccia della Baia dei Tesori. Meglio accamparci qui per stanotte. Mi fa venire in mente quella volta che abbiamo ritrovato lo scettro di Pacicmicmac…»

Il tempo che Siphano finisse la sua storia, Pandarosso, forte come un panda non rosso, aveva già costruito una capanna di legno.

«Che avventura, eh?» concluse Siphano voltandosi.

«Sgrunf» annuì Pandarosso. Ormai era abituato agli interminabili monologhi del suo compagno.

«Uao, che fortuna! Una capanna di legno, ed è anche in buono stato. Fermiamoci qui, amico mio!»

Siphano raccolse un po’ di legna, e prima che i raggi obliqui del crepuscolo stendessero la loro ombra ramata sulla giungla, era già intento ad arrostire un pollo che si era procurato al mattino, accompagnato da funghi e patate. Pandarosso invece aveva preferito un cocomero bello dolce.

Siphano si avvolse nel sacco a pelo e ammirò il tramonto che tingeva d’oro il cielo e il mare. Bla-

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terò ancora un po’ le stesse storie, con gli occhi che gli si chiudevano.

«Spero proprio che il cartografo della Baia dei Tesori abbia una bella mappa con una grossa croce sopra…»

«Sgrunf»

I due compari si addormentarono.

Da qualche settimana si erano messi in testa di trovare un bioma dei funghi su cui costruire “una casetta con una grande piscina e degli scivoli, però senza creeper e fuochi d’artificio”. Fino a quel momento, infatti, ogni tentativo di fabbricare la loro casa era sempre stato accompagnato dall’amichevole visita di un creeper, seguita dall’inesorabile esplosione. Ne avevano quindi dedotto che, in un mondo abitato da creeper, costruirsi una dimora come quella era un’impresa impossibile. Eppure ci avevano provato tante volte: sugli alberi, sott’acqua, sotto terra… Niente, c’era sempre un creeper pronto a esplodergli in faccia. Questo fino al giorno in cui, perlustrando il relitto di un galeone, si erano imbattuti nel diario di un esploratore che parlava di una terra completamente coperta di funghi. Sulla base delle sue

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osservazioni, il campo fungoso era l’unico bioma in cui i mostri non apparivano mai. Ma i suoi appunti non erano accompagnati da mappe né da coordinate precise.

Oh certo, avrebbero potuto costruire la loro casa in città, ben protetti da mura, maghi, guardie e golem, ma avrebbero dovuto pagare una tassa, e quindi guadagnare soldi, e quindi… lavorare. Inconcepibile per Siph e Pandarosso.

Durante la notte il cielo fu squarciato da un temporale.

«Zzz… Mmm… Boom!» borbottò Siphano nel sonno, confondendo il tuono e il creeper che stava sognando.

Non gli sarebbe per nulla dispiaciuto se nel corso di quell’avventura si fossero imbattuti in qualche tesoro (grande o piccolo che fosse) che li aiutasse a finanziare la ricerca dell’isola dei funghi. Sperava anche di incontrare qualche amico. Ancor meglio qualche amica.

Una goccia d’acqua gli andò a finire in bocca.

«Ronf… ciucc, ciucc, ciucc…» Poi all’improvviso gli piovve proprio in testa. Fece una smorfia: eppure di solito le capanne co-

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struite da Pandarosso erano impermeabili… Comunque sia, Siphano aveva il sonno pesantissimo.

«Sgrunf! Sgrunf!» Pandarosso lo scosse forte.

«SGRUNF!»

Siphano aprì leggermente un occhio e notò due cose: prima di tutto un grosso buco sul tetto della capanna, e poi, chini sopra di lui, tanti teschi umani che lo fissavano con aria sinistra. Certo, i teschi hanno sempre quest’espressione, ma quegli scheletri parevano particolarmente cattivi, forse per via delle loro sciabole arrugginite, o dei denti d’oro, delle bende nere, delle barbe e dei tricorni vari. O magari perché sembravano gridare in silenzio: “Non hai scampo!”, “Ahrrr!” o “All’arrembaggio!”

Siphano era ben sveglio ora, e cercava a tentoni la sua ascia di ferro.

«Eh, eh… Buoni, state buoni, scheletrini!»

Senza pietà, i morti viventi gli piombarono addosso con i loro coltellacci spuntati.

Siphano fece giusto in tempo a rotolare fuori dalla capanna, finendo tra le ceneri del fuoco ormai spento.

«Accidenti! Era un sacco a pelo nuovo! Me la pagherete!»

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Fece roteare due o tre volte la sua ascia saltellando nel sacco a pelo, ma quando infine riuscì a venirne fuori, era troppo tardi: brandendo un tronco, Pandarosso aveva decapitato in un sol colpo tutti gli scheletri, che ormai stavano a quattro zampe tra gli arbusti alla ricerca delle loro teste. «Pandarosso!» protestò Siphano. «Te l’ho già detto mille volte che me ne devi lasciare qualcuno, o diranno ancora che sono un fifone!»

Pandarosso sospirò: era forse quello il momento di parlarne di nuovo? Ma fu interrotto da uno scricchiolìo. Entrambi voltarono lentamente la testa: una foresta di teschi emergeva dalla boscaglia da cui, guarda un po’, spuntavano lame di ogni tipo.

«Bene, adesso ce n’è abbastanza per tutti e due, mi pare…»

Gli scheletri balzarono fuori dai cespugli a frotte, scagliando su di loro le spade, rugginose come se fossero rimaste in acqua per un’eternità. Siphano e Pandarosso reagirono subito a colpi di ascia e di tronchi.

«Non fate per niente paura!» li schernì Siphano, troppo preso a spaccare ossa e a evitare le la-

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me affilate dei nemici per tirare fuori una bella battuta.

«Sgrunf!» aggiunse Pandarosso.

«Ben detto!» approvò Siphano. Ciononostante pensò che, se voleva competere con il suo amico, era forse il caso di preparare un bel repertorio di frecciatine da sfoderare in combattimento.

Schivò due, poi tre affondi senza trovare niente da dire. Ormai gli scheletri erano talmente numerosi che si calpestavano e si colpivano per sbaglio l’un l’altro. Sembrava che un’ondata di ossa, spade e tricorni chiazzati di sale marino si stesse lentamente abbattendo su di loro.

Senza rendersene conto, i due avventurieri furono costretti a indietreggiare fino all’orlo della scogliera.

«Mamma mia, quant’è alto!» esclamò Siphano.

«Sgrunf!» E per salvarlo da un ennesimo colpo che non aveva proprio visto arrivare, Pandarosso spinse l’amico nel vuoto.

«È una mia impressione o mi manca qualcosa sotto i piedi?» ebbe il tempo di dire Siphano mentre precipitava giù, giù, sempre più giù…

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Per fortuna cadde in acqua senza sbattere sulla roccia ed evitando l’impatto orizzontale: era entrato in mare di testa!

«Glu, glu, glu!» continuava sott’acqua, irritato perché era stato costretto a scappare, mentre Pandarosso lo riportava a galla tirandolo per il colletto.

«…e si è pure mangiato l’ultimo biscotto rimasto!» concluse una volta riemerso. «Puah! Quant’è salata quest’acqua!»

«Sglunf!» Siphano e Pandarosso si aggrapparono agli scogli per resistere alle onde.

«Laggiù!» esclamò Siphano, indicando una cavità naturale a una dozzina di metri, mentre buttava giù un’altra sorsata di schiuma.

Nuotarono ancora per qualche bracciata e infine riuscirono a raggiungere la spiaggia di ciottoli. Si trascinarono per mettersi all’asciutto, e poi si stesero supini a riprendere fiato.

«Che peccato… stavo facendo… un bel sogno» ansimò Siphano.

Quando si fu ripreso, si alzò a fatica e scrutò nella penombra della grotta: era quasi certo di distinguere nell’oscurità la luce di una fiamma. Dovevano andarsene da lì. Non sia mai che agli sche-

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letri venisse improvvisamente voglia di scendere. E poi faceva un freddo cane.

Siphano si mise Pandarosso sulla schiena e avanzò nel buio. Adesso ne era certo: qualcuno aveva acceso un fuoco. Per quanto ne sapeva, gli scheletri-pirati non accendevano fuochi, ma non era stato sempre attento durante le lezioni di necrologia.

I due giunsero davanti a una rozza porta di legno logorata dalla salsedine. Di fianco c’erano una torcia e un cartello, su cui era scritto in caratteri eleganti: “Nautilia & Prismarina, streghe diplomate”.

«Streghe, eh?» disse fra sé Siphano con una smorfia. «Oh, mi sembra di vedere ancora un po’ di luce laggiù. Proviamo a seguirla, che dici?»

«Sgromfl…»

Siphano si fece coraggio e si allontanò trottando, con Pandarosso sempre aggrappato alla schiena: delle streghe c’era poco da fidarsi, e poi aveva già avuto abbastanza guai. Infine, il chiarore in fondo al tunnel si fece più intenso e i due amici sbucarono sul molo della Baia dei Tesori. Un porto scintillante di mille luci ospitava navi grandi come castelli, a uno, tre o cinque alberi, i quali rivaleggiavano in altezza con la vegetazione

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della giungla che si ergeva sulle scogliere. Anche nel pieno della notte la città formicolava: marinai baffuti ancora in piedi si davano pacche sulla schiena ridendo forte, e pescatori già svegli erano intenti a districare le reti.

Siphano si affrettò a entrare nella prima bettola che gli capitò a tiro, e si sedette al bar con Pandarosso per riscaldarsi.

«Un bicchiere di latte, per favore! E tu, Pandarosso, che vuoi?»

«Sgrunf!»

«Due allora! Non indovinerete mai quello che ci è appena successo!» disse passando da un argomento all’altro, e gesticolando raccontò l’attacco degli scheletri.

I vecchi lupi di mare seduti intorno a lui avevano smesso di chiacchierare o di giocare a carte per ascoltarlo. Quando venne servito, Siphano fece una pausa per dissetarsi, e uno di loro colse l’occasione per prendere la parola.

«È tutta colpa delle streghe!» sbottò.

«Sì!»

«È vero!» concordarono gli altri.

A Siphano andò di traverso il latte, gli uscì dal naso e iniziò a tossire.

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«Le s-s-s… Le s-s-str…»

«Sgrunf!» esclamò Pandarosso. E dire che avevano quasi bussato alla loro porta!

«Proprio così, è colpa delle streghe!» esclamò l’oste, un omone calvo dalla barba folta. «Da quando sono andate a vivere nella grotta, i morti risuscitano per attaccare mercanti, pescatori, viaggiatori e perfino il porto!»

«Il po-po… porto? Qui?» balbettò Siphano. Anche Pandarosso era rimasto senza parole.

Un vecchio marinaio con il viso segnato da profonde rughe si chinò verso di lui, lo fissò con i suoi occhi grigi, e con voce roca e cavernosa cominciò a raccontare:

«Emergono dagli abissi e vengono a rubarci l’oro, i gioielli, le pietre preziose… Questo è uno scalo commerciale, le casse e le stive sono piene di ricchezze… È per questa ragione che si chiama “la Baia dei Tesori”! Ma i morti arrivano, rapinano tutto, appiccano incendi… E poi se ne vanno come sono venuti, portandosi in fondo al mare i nostri tesori!»

Pandarosso e Siphano si stringevano l’uno contro l’altro tremanti. I morti viventi li conoscevano già, ma quel vecchio, perdindirindina, faceva proprio venire i brividi.

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A un tratto si udì il suono di una campana a martello.

«Sono qui…» sentenziò l’oste.

«Chi? Ditemi che è la campana che annuncia l’arrivo di una nave… o che è l’ora della zuppa!»

«È il segnale d’allarme, figliolo»

Siphano deglutì.

«Vi hanno seguiti. Dovremo difendere la nostra città, costi quel che costi!»

I marinai si alzarono e con tutta calma impugnarono le spade e le asce, caricarono le balestre e tirarono fuori gli archi dal portaombrelli. Mentre uscivano, il barista si rivolse a Siphano svuotando la cassa:

«Ti consiglio di andare subito a nasconderti in cantina, marmocchio! Dovresti già essere a letto a quest’ora!»

Siphano non ci vide più: punto nell’orgoglio, dimenticò la paura e la stanchezza, gonfiò il petto, brandì la sua ascia e disse indignato:

«Che cosa? Il grrrandissimo Siphano che si nasconde? Tsk, tsk, tsk! Vieni, Pandarosso, corriamo subito a spaccare coccigi!»

«Sgrunf» concordò Pandarosso con la solita flemma.

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Ma prima di varcare la soglia, Siphano alzò un dito voltandosi per metà:

«Ehm… Come ricompensa ci darete una stanza gratis, vero? Mi sa che ho perso la borsa cadendo in acqua».

L’oste annuì. «Allora vai coi coccigi!»

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La strega dei mari

Mentre sono alla ricerca di un’isola dei funghi, Siphano e Pandarosso si ritrovano in una città invasa da orde di pirati morti viventi. Gli abitanti sussurrano che all’origine delle scorribande ci siano le temibili streghe Nautilia e Prismarina. Così, dopo aver affrontato i predoni, i due compagni cercano di far luce sul mistero insieme all’amica Grace. Vivranno rocambolesche avventure per terra e per mare prima di trovarsi faccia a faccia con un insospettabile e pericolosissimo nemico… Siphano è un celeberrimo youtuber in Francia, uno dei più seguiti tra quelli attivi nel mondo di Minecraft. Léonard Bertos è un giovane scrittore di storie fantasy, sceneggiatore e narrative designer per YouTube e videogiochi. Dal loro scambio di idee e di penne è nato questo romanzo, illustrato da Giuseppe Quattrocchi.

traduzione di Manuela Parrillo
Consigliato dai 10
ai 99 anni

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