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Edizione Calabria

INFOAPPALTI

Anno IX - Dicembre 2011 - Nr. 106

Cambia il nome (ora si chiama Imu) ma non la sostanza. Il governo Monti reintroduce la tassa sulla prima casa

Ben ritrovata "cara" Ici L’Imposta municipale federalista entrerà in vigore già a partire dal 1° gennaio 2012 invece che dal 2014 R

itorna la "cara" e vecchia Ici. Cambia il pelo, ovvero il nome, ma non il vizio, cioé la sua onerosità. Già ridimensionata da Prodi nel 2006 e in seguito (nel 2008) cancellata con un colpo di spugna dall’ultimo governo Berlusconi dopo le promesse fatte in campagna elettorale, l’Ici, l’imposta comunale sugli immobili, vivrà una seconda vita con un secondo nome, in salsa federalista: l’Imu, l’imposta municipale unica che secondo la riforma del federalismo fiscale avrebbe dovuto sostuire tutti i tributi sulla casa dovuti ai Comuni. La stangata, puntuale, è arrivata assicurando allo Stato un extragettito pari a circa 11 miliardi. Come? Attuando tre punti: l’anticipazione al 2012, invece che al 2014, dell’imposta municipale (Imu) con ripristino dell’Ici prima casa; la rivalutazione delle rendite catastali fino al 60 per cento; l’introduzione del nuovo tributo su rifiuti e servizi che sostituirà la Tarsu. Questo, insieme a tanti altri dettagli, è il biglietto da visita del governo Monti. Un salasso la cui necessarietà, però, era stata più volte annunciata. Che proprio il mattone fosse destinato a ricoprire un ruolo da protagonista nella nuova (e si spera che sia l’ultima) manovra messa a punto dal governo tecnico del premier Mario Monti lo si era intuito già da tempo, ancora prima che l’attuale esecutivo si insediasse. Infatti, se gli italiani hanno una ricchezza è proprio quella immobiliare ed è appunto su questa che è più facile fare leva dovendo trovare rapidamente risorse per dare fiato alle casse e proseguire sulla strada del pareggio di bilancio. Imu. La manovra "salva Italia" agisce in due modi: da un lato, reintroduce il prelievo sull’abitazione principale e dall’altro anticipa l’Imu al 1° gennaio 2012. A regime, l’imposta municipale sarà applicata dal 2015. L’aliquota resterà al 7,6 per mille e per tamponare il taglio dei trasferimenti erariali da

1,4 miliardi deciso con le manovre precedenti, è stato concesso ai Comuni di agire per una quota del 3 per mille. Tuttavia il 7,6 per mille si pagherà solo dalla seconda casa in su poiché la percentuale dovuta per l’abitazione principale verrà ridotta al 4 per mille. L’aliquota del 4 per mille si applica anche ai fabbricati rurali. I titolari di una sola abitazione potranno contare su un beneficio: una detrazione di 200 euro «fino a decorrenza del suo ammontare». Anche qui però potrebbe essere riconosciuta una certa discrezionalità ai primi cittadini, che potrebbero decidere di elevare tale soglia «fino a concorrenza dell’imposta dovuta, nel rispetto dell’equilibrio di bilancio». Rivalutazione rendite catastali. Questa dipenderà dalla tipologia di edificio. Se viene confermata l’aliquota pari al 5% della rendita castatale, con la manovra c’è l’innalzamento degli ulteriori moltiplicatori da applicare per calcolare quanto dovrà versare ogni contribuente. Per tutti i fabbricati appartenenti ai gruppi A, B e C il valore andrà moltiplicato per 160 anziché per 100 con un aumento secco, quindi, del 60 per cento. Fanno eccezione i capannoni e gli alberghi (categoria D), gli uffici e gli studi privati (categoria A/10), che avranno un moltiplicatore di 80, e negozi e botteghe (categoria C/1) che se ne vedranno applicare uno di 55. La rivalutazione sarà invece del 45% per i terreni agricoli visto che il loro moltiplicatore salirà da 75 a 120. Anche se in un’altra bozza il moltiplicatore parte da 160 per i fabbricati di categoria A (e C/2, C/6, C/7) e scende poi a 140 (classi B e C/3, C/4 e C/5), 80 (per gli A/10), 60 (categoria D) e 55 (per i C/1). Incrociando gli effetti dei due interventi il gettito della tassaziocontinua a pagina 2


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