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SPECIALE AGRICOLTURA
Rapporto sull’agricoltura della regione Calabria Il peso dell’agricoltura in termini di occupazione e di reddito prodotto è pari a circa il doppio di quello medio nazionale; un calabrese su sette è conduttore di un’azienda agricola; una famiglia su quattro trae parte del suo reddito da un’attività indipendente in agricoltura. Nel 2008, il valore aggiuntodell’agricolturaaiprezzi di base ammonta a 1,8 miliardi di euro con un peso su quello nazionale del 5,7% e sul Pil ai prezzi di mercato calabrese del 6 %. Complessivamente, gli occupati nel settore agricolo risultano essere 74.000 unità, di cui 58.000 lavoratori dipendenti. Per quanto riguarda la presenza femminile, la stessa è quantificata in 33.000 unità. Le aziende agricole, zootecniche e forestali sono 196.484 e occupano una superficie totale di 914.448 ettari, il 61% della quale costituisce la superficie agricola utilizzabile (Sau). Il tessuto produttivo delle aziende agricole calabresi è caratterizzato da un forte e progressivo fenomeno di polverizzazione: la dimensione media della Sau nelle aziende calabresi è pari a 2,8 ettari, inferiore della metà a quella media nazionale (5,9 ettari) e 5-6 volte inferiore rispetto a quella di alcune regioni italiane (Lombardia 13,9; Emilia Romagna 10,3). Tuttavia, il 53,7% della superficie totale ricade nelle aziende che hanno più di 10 ettari di Sau. Le specificità più evidenti della composizione della produzione agricola regionale (anni 2003- 2004) riguardano il peso dell’olivicoltura (circa il 40% della produzione vendibile regionale secondo i dati del 2004) e dell’agrumicoltura (15%). Nettamente inferiore appare in Calabria il peso della cerealicoltura (3%), della zootecnia (11%), sia da carne (7%) che da latte (3%), e della vitivinicoltura (1%). Vale la pena rilevare an-
che quali sono i prodotti per i quali la Calabria assume una posizione di particolare importanza nella composizione della produzione italiana. Tra le colture erbacee, la produzione calabrese di leguminose da granella, quella di finocchi, la produzione di rape. Tra le colture arboree, in Calabria si produce più della metà delle clementine prodotte in Italia, più di un terzo delle arance, più di un quarto dei mandari-
Il tessuto produttivo delle aziende agricole calabresi è caratterizzato da un forte e progressivo fenomeno di polverizzazione: la dimensione media della Sau nelle aziende calabresi è pari a 2,8 ettari, inferiore della metà a quella media nazionale (5,9 ettari)
ni, la totalità dei bergamotti e dei cedri, e circa un quarto delle olive da mensa e dei fichi. In generale, la maggior parte della superficie calabresepresentaun’agricoltura non specializzata. Tuttavia, per alcune colture è possibile individuarespecializzazioniterritoriali. Colture specializzate sono presenti nella piana di Lamezia (ortofrutta, olivo e florovivaismo), nella piana di Sibari (agrumi, olivo e ortofrutta), nella Piana di Gioia Tauro (agrumi e olivo), nel crotonese (vite, ortaggi, cereali). La zootecnia è presente nella Sila, nel Monte Poro (bovini), nella Valle Crati, nel Basso e Alto Tirreno Cosentino (suini). Il trasporto delle merci agricole ad alimentari in Calabria avviene in gran parte su gomma sebbene registri un maggior ricorso all’intermodalità marittima rispetto alla media nazionale: il 16% delle imprese agroindustriali calabresi utilizza porti/interporti o nodi intermodali (contro il 12% nazionale); la media in termini di quantità di prodotto che sul totale transita da
un porto/interporto o nodo intermodale nella Regione (5%) è comunque inferiore a quella del totale delle regioni meridionali (-2 punti percentuali). Inoltre, la media di imprese che sul totale non gestisce prodotti in cassa mobile e/o container è comunque molto alta (il 70% delle imprese dell’agroindustria della Calabria non si approvvigiona e il 66% non consegna merci in cassa mobile e/o container). Per quanto riguar-
Tra le colture arboree, si produce più della metà delle clementine italiane, più di un terzo delle arance, più di un quarto dei mandarini, la totalità dei bergamotti e dei cedri e circa un quarto delle olive da mensa e dei fichi.
da la distanza media dei flussi in entrata ed uscita, la gran parte degli approvvigionamenti alle imprese agroindustriali proviene da distanzeinferioriai50chilometri; le unità locali dell’agroindustria della Calabria ricevono il 56% delle merci da questa distanza (pari alla percentuale media registrata a livello nazionale). Al contrario nella regione è più bassa l’incidenza delle consegne effettuate all’interno del raggio di 50 chilometri; queste ultime incidono per il 41% dei volumi complessivi (10 punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale). Inoltre, la distanza media degli approvvigionamenti e delle consegne delle unità locali dell’agroindustria regionale è più elevata rispetto al totale Italia: rispettivamente pari a 356 chilometri (+121 chilometri rispetto alla media nazionale) e a 319 chilometri (+158 chilometri). Pertanto, l’incidenza sul fatturato dei costi di trasporto e logistica per l’agroalimentare in Calabria risulta molto elevata. Nel 2007 i costi di trasporto e logistica hanno inciso in media per il 42% sul fatturato (quasi il doppio di quanto emerso a livello nazionale +18 punti percentuali). Si registra un forte incremento dei costi di trasporto e logistica (+40%) e gli addetti del settore ritengono che tale tendenza non sia destinata per il futuro ad invertirsi. L’attività di ricerca e innovazione nel comparto agricolo ed agroindustriale in Calabria si caratterizza per un ampio e diffuso sistema di centri di ricerca. L’attività di ricerca e di sperimentazione è condotta per 1’80% nelle tre Università calabresi (in particolare nella Facoltà di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria), nei 4 Istituti Sperimentali del Ministero delle Politiche Agricole
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SPECIALE/CIA
È partito il progetto “A scuola con la CIA” di Alessio De Grano
Il progetto "A Scuola con la Cia" che la CIA Calabria realizza con l’Istituto scolastico Comprensivo "Benedetto Citriniti" di Simeri Crichi, si è aggiudicato il primo premio Expo Scuola seconda edizione 2010. Il concorso è stato bandito dalla provincia di Catanzaro. Dopo la selezione di 26 scuole, scelte tra gli oltre 150 Istituti che hanno inoltrato richiesta di partecipazione, l’evento si è svolto a Soverato, giovedì 20 e venerdì 21 maggio. Ogni scuola ha allestito un proprio stand ed ha presentato i propri lavori. L’Istituto Benedetto Citriniti ha presentato il progetto "A Scuola con la Cia", con particolare riferimento alle attività realizzate sulle tematiche dell’Ambiente e del Territorio che erano i temi sui quali era incentrato il concorso. Alle ore 18,00 di venerdì 21, quando è arrivato, allo stand alle-
stito dalla CIA e dall’Istituto Benedetto Citriniti, il presidente e i componenti della commissione del concorso per annunciare l’assegnazione del primo premio al progetto "A Scuola con la Cia", vi è stato un sussulto e gridi di gioia da parte dei ragazzi di "A Scuola con la Cia". Il premio, consistente in 1.000,00
Euro e una targa, è stato consegnato la sera stessa del 21 al teatro comunale di Soverato, durante un concerto. La motivazione dell’assegnazione del premio è stata: "all’Istituto Benedetto Citriniti di Simeri Crichi e alla CIA Calabria, per l’importante lavoro realizzato con il progetto "A Scuola con la Cia" negli ultimi set-
te anni, attraverso il quale si è creato un forte collegamento tra gli alunni, l’agricoltura e le imprese agricole. Inoltre, per la valenza che ha assunto il progetto tant’è che "A Scuola con la Cia" è stato inserito tra le materie curriculari, caso unico in Italia". Rosa Critelli, ideatrice del progetto "A Scuola con la Cia", Giuseppe
Mangone Presidente regionale della CIA e Caterina Anania dirigente dell’Istituto Benedetto Citriniti di Simeri Crichi, a conclusione dei lavori, hanno espresso la più viva soddisfazione assumendo l’impegno a proseguire il progetto nei prossimi anni.
Rosa Critelli, ideatrice del progetto “A Scuola con la Cia”, Giuseppe Mangone Presidente regionale della CIA e Caterina Anania dirigente dell’Istituto Benedetto Citriniti di Simeri Crichi, Continueranno l’esperienza nei prossimi anni
Manovra: con i soli tagli non si va lontano Il presidente della Cia Giuseppe Politi, parlando alla tavola rotonda organizzata dall’Unipol Gruppo Finanziario sul tema "Per un futuro sostenibile", boccia il "pacchetto" predisposto dal governo. Una "stangata" che non risolve i problemi e penalizza il sistema imprenditoriale. L’agricoltura, che si è già vista sottrarre risorse per oltre un miliardo di euro, corre il pericolo di cadere nel baratro più profondo. C’è invece bisogno di politiche e strategie economiche di ampio respiro che coinvolgano tutto il sistema produttivo del Paese. "Per uscire dalla crisi e creare le condizioni di uno sviluppo solido e duraturo non si può procedere unicamente sul fronte dei tagli alla spesa pubblica e dell’inasprimento delle tasse. Bisogna necessariamente predisporre le premesse indispensabili perché le imprese possano rilanciare la loro attività produttiva, fa-
vorire una nuova occupazione ed essere realmente competitive a livello internazionale. La manovra varata ieri dal governo non va sicuramente in questa direzione. Nessuna misura di carattere strutturale, nessun intervento mirato alla crescita. Siamo in presenza di provvedimenti iniqui che andranno a pesare sia sui cittadini che sulle aziende, senza, peraltro, aprire prospettive confortanti. E l’agricoltura, già in grandissima difficoltà, sarà il settore economico che ne subirà i contraccolpi più pesanti. Le conseguenze rischiano di divenire disastrose. Migliaia di imprese con l’acqua alla gola, strette da costi insostenibili, prezzi in caduta libera e redditi falcidiati, rischiano di chiudere in tempi brevi, con danni incalcolabili". E’ quanto affermato dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori nella tavola rotonda svoltasi a Roma pro-
mossa dall’Unipol Gruppo Finanziario sul tema "Per un futuro sostenibile". Un incontro che si è tenuto all’indomani del Consiglio dei ministri che ha varato la manovra da 24 miliardi di euro e il presidente Politi ha colto l’occasione per sottolineare il giudizio negativo sul"pacchetto" predisposto dal governo. "Così -ha rimarcato- non si opera per un rilancio del sistema economico ed imprenditoriale. I tagli alla spesa improduttiva e l’inasprimento nella lotta all’evasione fiscale, pur importanti, non rappresentano la panacea di una crisi dai contorni drammatici. Gli interventi approvati avranno ricadute pesanti sulle imprese, che vedranno crescere i costi, sui servizi (sanità e assistenza in particolare) ai cittadini, che inevitabilmente si ridurranno. Una stretta drastica che, però, non è accompagnata da misure tese a ridare vigore all’intero
apparato produttivo. In questo modo non si va molto lontano e c’è il pericolo che questa manovra depressiva non solo sia inutile, ma anche dannosa". "Il settore agricolo, che con l’ultima finanziaria si è visto sottrarre risorse per oltre un miliardo di euro, corre il rischio di sprofondare nel baratro. Bisogna sostenere i redditi
e ridurre gli onerosi costi produttivi, contributivi e burocratici, favorendo il rilancio della competitività e la valorizzazione del ‘made in Italy’. Niente di tutto questo è stato fatto. E oggi, con la manovra decisa, lo scenario diventa ancora più buio." A.D.G.
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SPECIALE
Agricoltura, un difficile ricambio generazionale L’Agia-Cia presenta alla Commissione Agricoltura del Senato una serie di proposte per garantire gli strumenti essenziali per l’insediamento delle nuove leve nel mondo agricolo. Tra i problemi, la scarsa mobilità fondiaria e l’accesso al bene terra, gli alti costi di avviamento, l’incertezza delle prospettive economiche. Da risolvere le questioni del fisco e del credito. In Italia il ricambio generazionale in agricoltura permane sempre ai livelli più bassi d’Europa. I conduttori agricoli sotto i 40 anni è pari al 6,9 per cento con un costante trend in diminuzione dagli anni 2000. Di contro quelli con età superiore a 65 anni è di oltre il 44 per cento. Occorre, per questo motivo, sviluppare politiche ed interventi che diano impulso all’imprenditoria giovanile, permettano l’apertura di nuove imprese e favoriscano l’attrattività e la sostenibilità dell’attività agricola. Questi i punti ribaditi da una delegazione dell’Agia (Associazione giovani imprenditori agricoli) della Cia-Confederazione italiana agricoltori durante l’audizione presso la Commissione Agricoltura del Senato alla quale sono stati presentati e illustrati il "Progetto giovani" e il documento programmatico della terza Assemblea elettiva del febbraio scorso. E’ stata la presidente dell’Agia Gianfranca Pirisi a mettere in evidenza sia le nuove difficoltà che le peculiarità del mondo dell’imprenditoria giovanile in agricoltura nell’attuale momento di crisi e, nel con-
tempo, ad avanzare una serie di proposte per un rilancio del settore. L’Europa -è stato rilevato- attribuisce grande attenzione alla partecipazione dei giovani alla politica agricola e non. Ne è la prova il coinvolgimento di tutte le rappresentanze giovanili a livello europeo in merito alla discussione sulla Pac post 2013. Un meccanismo, quello della condivisione, ulteriormente sancito dall’applicazione del trattato di Lisbona. Per questa ragione, l’Agia-Cia, convinta che la concertazione e il dialogo siano fondamentali per la
Molte difficoltà legate all’insediamento giovanile. Tra queste, ci sono la scarsa mobilità fondiaria e l’accesso al bene terra
crescita e lo sviluppo del Paese, ha chiesto con forza che, come avviene in Europa, anche in Italia venga posta la stessa attenzione nel coinvolgimento dei giovani rispetto alle politiche a loro dedicate e non solo. Nel nostro Paese sussistono, infatti, molte difficoltà legate all’insediamento giovanile. Tra queste, ci sono la scarsa mobilità fondiaria e l’accesso al bene terra, gli alti costi di avviamento, l’incertezza delle prospettive economiche, la scarsità di formazione e servizi di consulenza adeguati. Ostacoli ai quali si aggiungono gli oneri amministrativi connessi all’esercizio dell’attività agricola, gli elevati prezzi di affitto e di acquisto dei terreni, gli alti costi dei macchinari, ed in generale, degli investimenti. Non solo. Barriere fiscali e legali e in alcuni casi il forte rischio di "marginalità" delle aree rurali, la carenza di
infrastrutture, di logistica, di mobilità, dei servizi civili e socio-sanitari, che condizionano la qualità della vita, completano il quadro dei problemi dei giovani che intendono intraprendere l’attività agricola. L’attuale situazione economica -ha ricordato la presidente dell’Agia Pirisi- ha influito negativamente sui redditi degli agricoltori, ma ha costituito un ulteriore ostacolo per i giovani imprenditori agricoli e alla stessa volontà di fare impresa in agricoltura. In tale contesto economico è essenziale agire tempestivamente e direttamente in difesa dei redditi delle nuove e giovani imprese agendo soprattutto su fisco e credito. Riguardo alla tematica fisco, l’Agia-Cia ha ribadito che debbano essere privilegiati gli imprenditori agricoli professionali con la diminuzione dell’Iva e dell’"accisa" sul gasolio, con la fiscalizzazione degli oneri sociali per la mano d’opera assunta da giovani imprese, con l’esenzione dal pagamento dei contributi Inps nella fase di primo insediamento. In merito, invece, al credito è stato sollecitato di conoscere come si concretizzerà operativamente, da
L’accesso al fattore terra continua ad essere uno dei fattori maggiormente limitanti per la giovane impresa esistente
parte di Ismea, la misura relativa che impegna 3 milioni di euro del Fondo per l’imprenditorialità giovanile in agricoltura per l’anno 2009 (di cui 2 milioni di euro per uno specifico fondo di garanzia dedicato ai giovani imprenditori agricoli e 1 milione di euro ad abbattimento dei costi per la garanzia). Si sollecita, inoltre, di concretizzare finalmente, sempre da parte di Ismea, la proposta del pre-impegno, strumento atto a snellire e rendere più fruibile l’accesso alla garanzia diretta da spendere in qualsiasi banca. Nel riaffermare l’importanza dell’Osservatorio per l’imprenditorialità giovanile in agricoltura costituito presso il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, l’Agia-Cia ha auspicato il coinvolgimento dei giovani alla politica attiva e per questo è impegnata per la costituzione di tavoli di concertazione a livello regionale, osservatori con funzione consultiva che possano agire là dove gli strumenti e le risorse sono presenti, lasciando al livello nazionale le funzioni proprie di orientamento, indirizzo e di controllo. In merito alla programmazione dello sviluppo rurale, è stata chiesta una maggiore attenzione al monitoraggio e coordinamento delle attività affinché ai giovani di talune regioni siano garantiti gli stessi diritti di accesso alle risorse comunitarie che sono garantiti nelle regioni più virtuose.
Crisi, si taglia il carello della spesa In merito al Rapporto sulla situazione del Paese nel 2009, la Cia mette in evidenza le difficoltà che hanno costretto gli italiani a mutare le abitudini alimentari. Cresce l’acquisto di prodotti di qualità inferiore. E’ "boom" di acquisti negli hard-discount. Si è accentuata la rincorsa alle promozioni. La crisi, il calo del potere d’acquisto e il minore reddito disponibile hanno cambiato i piatti in tavola per le famiglie italiane: nel 2009 quattro famiglie su dieci sono state costrette a "tagliare" il carrello della spesa alimentare, mentre il 60 per cento, tra rinunce e necessità, ha dovuto cambiare il menù e il 35 per cento ha optato per prodotti di qualità inferiore. Si è accentuata la rincorsa alle promozioni ed è stato un "boom" degli acquisti in punti vendita dove i prezzi sono più bassi. E’ soprattutto il caso degli hard-discount, dove le vendite so-
no cresciute, rispetto al 2008, di oltre il 15 per cento. E’ quanto afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori in relazione al Rapporto dell’Istat sulla situazione del Paese durante lo scorso anno. La spesa per generi alimentari e bevande -sottolinea la Cia- si è attestata, sempre nel 2009, attorno ai 475 euro mensili, per complessivi 145 miliardi di euro (il 19,1 per cento del totale). Spesa sulla quale hanno inciso maggiormente gli acquisti di carne che, nonostante il calo dello scorso anno, registra 31,5 miliardi di euro, il pane e i trasformati (26,3 miliardi di euro), gli ortofrutticoli (24,2 miliardi di euro), i lattiero-caseari e le uova (18 miliardi di euro). Nel contesto dei "tagli" al carrello, la Cia evidenzia che il 42 per cento delle famiglie ha dovuto ridurre gli acquisti di carne, in particolare quella bovina, il 38 per cento
quelli di pane, il 36 per cento quelli di olio d’oliva e il 35 per cento quelli di vino. Nella ripartizione geografica, si nota che al Nord il 32 per cento delle famiglie ha limitato gli acquisti (il 39 per cento ha ridotto le "voci" pane e pesce). Al Centro la percentuale di chi ha dato un colpo di forbice ai consumi sale al 36 per cento (il 37 per cento ha ridotto il pane, il 48 per cento il pesce, il 43 per cento la carne bovina); mentre nelle regioni meridionali si arriva al 50 per cento (il 38 per cento ha ridotto il pane e il 56 per cento la carne bovina). Per quanto concerne la scelta di prodotti di qualità inferiore, l’orientamento delle famiglie, a livello nazionale, ha riguardato il pane per il 40,2 per cento, la carne bovina per il 46,2 per cento, la frutta per il 44,5 per cento, gli ortaggi per il 39,7 per cento, i salumi per il 32,5 per cento. La per-
centuale della spesa destinata all’alimentazione varia, tuttavia, tra le classi sociali e per condizione di lavoro. Gli imprenditori e i liberi professionisti spendono per imbandire le loro tavole il 14,5 per cento della spesa totale, i lavoratori autonomi il 18,2 per cento, i dirigenti e gli impiegati il 16,1 per cento, gli operai il 19,9 per cento; mentre per i pensionati la percentuale è del 21 per cento. La crisi economica, forte e diversa da quelle che hanno caratterizzato il passato, condiziona così i comportamenti di acquisto che, d’altra parte, avevano già cominciato a modificarsi negli ultimi anni come -ribadisce la Cia- risultante di un cambiamento dei valori e dello stile di vita. La difficile congiuntura in alcuni casi ha solo accelerato questi cambiamenti: si acquista con maggiore consapevolezza e maggiore attenzione al prezzo, con
l’obiettivo di spendere al meglio le risorse disponibili. Si cercano alternative più convenienti, come, appunto, gli hard-discount; si rincorrono le promozioni; si pone massima attenzione a sconti e offerte. E’ così -segnala la Cia- è continuata ad aumentare la percentuale di famiglie che acquistano generi alimentari (pane, pasta, carne, pesce, frutta) presso gli hard-discount (dall’8,6 del 2006 all’11,2 per cento nel 2009). Il supermercato resta, comunque, il luogo di acquisto prevalente (68,1 per cento) soprattutto nel Centro-Nord (superiore al 70 per cento); immediatamente segue il negozio tradizionale (63,7 per cento), in particolare nel Mezzogiorno (76,2 per cento) e per l’acquisto di pane (59,4 per cento). Al mercato si reca il 33,1 per cento delle famiglie del Mezzogiorno.
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SPECIALE
Intervista al Presidente di Confagricoltura Calabria Alessio De Grano Intervistiamo il presidente di Confagricoltura Calabria Nicola Cilento, per capire come l’associazione si muova in questo momento di crisi, cosa ci si aspetta dalla presente giunta e quali le mosse future. Presidente come si struttura la vostra Organizzazione e che tutele offre agli agricoltori che decidino di associarsi? Confagricoltura è la più antica organizzazione di rappresentanza del mondo agricolo e la più importante organizzazione dei datori di lavoro agricolo in Italia. Da oltre un secolo tutela l’impresa agricola e gli agricoltori italiani a livello nazionale e internazionale. La nostra Organizzazione riconosce nell’imprenditore agricolo il protagonista della produzione e persegue lo sviluppo economico, tecnologico e sociale dell’agricoltura e delle imprese agricole. È bene evidenziare che l’importante ruolo economico e sociale svolto in Calabria dalle imprese agri-
cole associate a Confagricoltura è testimoniato dalle oltre 1.800.000 giornate lavorative annue dichiarate all’INPS dalle stesse aziende. Confagricoltura ha la rappresentanza delle imprese agricole in tutte le principali sedi istituzionali e riveste un ruolo primario nella stipula dei contratti e degli accordi collettivi per operai, impiegati e dirigenti agricoli. Oltre ad espletare un’importante funzione di rappresentanza e tutela delle imprese associate nei confronti delle
istituzioni, Confagricoltura promuove, inoltre, politiche di qualificazione della produzione agroalimentareregionaleattraverso processi di tracciabilità, valorizzazione e marketing, partecipando alle più importanti manifestazioni fieristiche del settore in ambito regionale e nazionale. Ricordo, infine, che la nostra Organizzazione è fortemente impegnata nel settore dell’agroenergia e delle fonti alternative.
In questo momento di recessione in tutti i settori produttivi, come le azienda agricole calabresi si confrontano con lo stato di crisi attuale? Quello attuale è un periodo alquanto complesso per il settore agricolo calabrese, nel quale da anni le imprese trovano difficoltà a produrre reddito ed occupazione, ma dove ciò nonostante si registrano segnali di una crescita, rimasta ancor oggi inespressa.
Ciò è dovuto soprattutto alla mancanza di una vera strategia complessiva a favore del settore. È bene ricordare che il nostro settore, purtroppo, subisce pesantemente più degli altri comparti economici i contraccolpi determinati dalla lontananza dei mercati nazionali ed europei, aggravata dalle carenze delle infrastrutture e dalle pessime condizioni delle vie di comunicazione. A ciò si aggiunge la situazione precaria in cui versa la legalità. Infatti, quello attuale è un momento delicato per la vita e la convivenza civile della nostra comunità, in cui la presenza della criminalità organizzata spesso soffoca ogni iniziativa economica e sociale. Accanto a queste criticità dobbiamo ugualmente affermare che in questi anni gli imprenditori agricoli calabresi hanno acquisito maggiore consapevolezza delle proprie capacità e delle potenzialità aziendali. Hanno meglio compreso il legame tra il territorio e i prodotti; non a caso si registra un significativo
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SPECIALE
Intervista al presidente di Confagricoltura Calabria di Alessio De Grano
reale sostegno al loro sviluppo.
impegno per la valorizzazione della qualità e della tipicità. Tutto ciò sta contribuendo a proiettare le calabresi sui mercati nazionali ed internazionali e ne sono testimonianza i numerosi riconoscimenti ottenuti nelle più importanti manifestazioni fieristiche di settore.
Quali sono le future iniziative che attiverà Confagricoltura?
Quali sono le mosse che la Confagricoltura si aspetta dalla nuova Giunta Regionale? Auspico che il nuovo governo regionale, guidato dal neo Presidente Scopelliti rivolga al settore primario della nostra economia la massima attenzione, mettendo in atto ogni iniziativa per aiutare gli imprenditori agricoli ad uscire da una grave crisi che attanaglia l’agricoltura calabrese ormai da diversi anni. A tal proposito ci attendiamo che la fase di rodaggio della nuova Giunta sia la più veloce possibile. Abbiamo scadenzeimportantiperl’agricoltura. Ma siamo certi che il Presidente Scopelliti e la sua Giunta faranno tutto il possibile per rilanciare l’economia e l’agricoltura in modo particolare. Pochi giorni fa avete incontrato il nuovo l’assessore alle politiche agricole Michele Trematerra, quali sono state le vostre richieste, quali le priorità che avete posto in termini di urgenza?
mentale che l’agricoltura venga posta al centro delle strategie del governo regionale. Il settore primario, vero motore di sviluppo diretto ed indiretto e principale fonte di occupazione, attende scelte programmatiche oculate, cheriguarderannolariorganizzazione ed il futuro di questo settore. In questa delicata fase di trasformazione dell’agricoltura è importante, a nostro parere, rafforzare il dialogo, la concertazione e la sinergia operativa con le istituzioni regionali, confrontandosi sulle proposte presentate da Confagricoltura al Governatore
Il progetto politicoeconomico di Confagricoltura prevede una rifora dell’apparato normativo
Come già detto, riteniamo fonda-
Scopelliti in sede pre-elettorale, relative alle future dinamiche della politica agricola regionale ed in particolare su legge delega, semplificazione burocratica, credito, Piano di Sviluppo Rurale, bilancio regionale, programma di Governo, sicurezza e legalità, ambiente ed innovazione tecnologica. Sono certo che con la sua professionalità il neo Assessore Trematerra, al quale garantiamo sin da subito la massima collaborazione, saprà operare concretamente per la salvaguardia ed il rilancio della nostra agricoltura. Dopo il primo incontro, chiamiamolo di presentazione, l’auspicio è quello di poter avviare con l’Assessore Trematerra un confronto sulle tematiche agricole attualmente sul tappeto e non più rinviabili ed iniziare al più presto a delineare nuove strategie di intervento, tese a dare risposte concrete alle imprese agricole ed un
La priorità di Confagricoltura è di fare tutto il possibile per dare un futuro "fertile" alle imprese agricole. L’agricoltura sta vivendo una crisi spaventosa e noi non possiamo restare inermi ma dobbiamo agire. Non a caso la nostra Organizzazione, a livello nazionale, ha presentato un Progetto politico-economico per il rilancio dell’agricoltura italiana, ma soprattutto per proiettarlo nel terzo millennio. Si tratta di un’iniziativa di ampio respiro, aperta a tutti i soggetti agricoli, ed a tutti gli attori della filiera. Non è un progetto di parte. È promosso da una parte per l’interesse generale dell’agricoltura e della filiera. A tal proposito abbiamo proposto soluzioni concrete dirette ad un’azione profonda di ristrutturazione del sistema. L’obiettivo progettuale è l’efficienza della filiera che deve essere alla base delle politiche di rinnovamento. Il nostro fine è quello di traghettare definitivamente l’agricoltura nell’economia e, viceversa, l’economia nel mondo agricolo. Da un lato
Il nostro obiettivo è quello di indicare nuove opportunità imprenditoriali delle aziende agricole
c’è la società che ha bisogno dell’agricoltura, dall’altro l’agricoltura che ha bisogno di essere riposizionata all’attenzione della società. Due obiettivi quindi, tra di loro sinergici, da raggiungere: dare risposte alle aziende in difficoltà e migliorare la sicurezza alimentare. Il progetto politico-economico di Confagricoltura è complesso e prevede una riformulazione anche dell’apparato normativo per adeguarlo alle nuove necessità dell’imprenditoria agricola. Confagricoltura Calabria si propone di rendere gli agricoltori protagonisti di questa importante fase, per ridare al settore il suo valore e trarne miglioramenti effettivi dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Questo protagonismo intendiamo realizzarlo in primis con la collaborazione del settore creditizio e quindi con le banche. Da loro ci attendiamo una maggiore sensibilità verso le problematiche del settore primario, una più attenta valutazione delle istanze, basata più sull’idea progettuale e un pò meno sul patrimonio. Il nostro obiettivo è quello di indicare nuove opportunità imprenditoriali, aumentando la competitività delle aziende agricole, esaltandone anche il ruolo multifunzionale, per una collocazione dell’agricoltura tra i fattori irrinunciabili di un nuovo sviluppo. Siamo consapevoli della grande importanzachequestifattoririvestono per il futuro e per lo sviluppo dell’agricoltura calabrese.
Agriturismi, niente tassa sui rifiuti Le aziende di agriturismo non pagano la tassa di smaltimento dei rifiuti, e in ogni caso, a queste imprese non puo’ essere applicata la tariffa delle attività alberghiere; gli agriturismi, infatti, sono destinatari delle stesse agevolazioni che competono alle imprese agricole. Sono le precise conclusioni che si leggono nella sentenza emessa dalla Commissione tributaria regionale di Genova n. 165/04/2009. I giudici regionali liguri hanno infatti confermato la decisione dei colleghi della commissione provinciale di La Spezia che avevano originariamente accolto le doglianze dell’azienda agrituristica. Questa stessa che, sin dal ricorso introduttivo, aveva sostenuto l’esenzione dal pagamento della tassa. Di diverso avviso, l’ufficio tributi del comune di La Spezia aveva replicato sostenendo l’affinità tra
le strutture agrituristiche e quelle alberghiere recettive; evidenziando, comunque, che l’esenzione poteva essere concessa solo in caso di apposita richiesta scritta da presentare entro il venti di gennaio dell’anno successivo a quella in cui si era verificato il presupposto di esclusione; richiesta che nel caso specifico non era avvenuta. La sentenza dei giudici regionali liguri, in linea con la normativa e la giurisprudenza, consente di fare il punto sulle disposizioni applicabili alla fattispecie: preliminarmente occorre chiarire che l’art. 2 della legge n. 730/1985 ha stabilito che, l’attività agrituristica, debba essere considerata attività agricola a tutti gli effetti. La stessa cassazione, decidendo in merito alla tariffa applicabile per la fornitura dell’acqua, nella sentenza n. 8851/2007 ha stabilito che, anche antecedentemente
all’entrata in vigore del dlgs 228/2001, le attività agrituristiche caratterizzate da un rapporto di complementarità rispetto alle attività di coltivazione del fondo, di silvicoltura e di allevamento di animali (che devono rimanere principali), sono considerate attività agricole a tutti gli effetti e ad esse devono essere applicate le tariffe previste per l’attività agricola e non quelle stabilite per l’utenza alberghiera. I comuni invece, per quanto concerne le eventuali riduzioni od esenzioni riservate a questi fabbricati rurali di tipo abitativo, potranno aver previsto particolari riduzioni, o anche l’esclusione dalla Tarsu in base al dlgs 507/1993 che consente al regolamento comunale di stabilire una riduzione del 30%; mentre, la legge 425/1996, autorizza il comune a prevedere una esenzione totale del pagamento di questo tributo
per gli edifici rurali siti nelle zone agricole ed utilizzati da produttori e lavoratori agricoli sia in attività che in pensione, secondo quanto stabilito dalla legge 96/2006 in base alla quale alle attività agrituristiche si applicano le norme per il settore agricolo. Per quanto concerne la mancata richiesta dell’agevolazione fiscale
di riferimento, i giudici regionali hanno concluso dicendo che la mancanza di una specifica richiesta costituisce "adempimento meramente formale", dalla cui omissione possono scaturire sanzioni ma non è motivo di esclusione dall’esenzione. C.V.