Speciale Credito

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La Calabria senza credito affoga le imprese Alessio De Grano "La morale è sempre quella...". Così recitava un vecchio slogan pubblicitario di una merendina d’altri tempi. Così recita lo slogan del sistema bancario che continua a mettere in ginocchio le imprese calabresi. Le ultime statistiche della Banca d’Italia relative all’andamento del credito nella regione nell’ultimo trimestre 2010, non lasciano adito a dubbi. Il credito in Calabria è sempre più scarso e razionato e niente sembra arrestare questa caduta. Non i proclami di ripresa economica, né le grida d’allarme delle aziende, dei sindacati, delle famiglie calabresi. Le banche, si dice, sono aziende e come tali devono guadagnare. In Calabria, evidentemente, non guadagnano abbastanza e così riducono i prestiti. Ma come un circolo vizioso senza fine, le banche, razionando il credito, impediscono alle aziende di investire, di pagare le forniture ed i dipendenti, facendole sprofondare in una crisi senza ritorno. Il rapporto sull’Economia Regionale dal titolo "L’andamento del credito in Calabria nel terzo trimestre del 2009" conferma il credit crunch in salsa piccante calabrese. "Nel terzo trimestre del 2009 il credito bancario concesso

in regione ha segnato un ulteriore rallentamento: a settembre il tasso di crescita dei prestit, si è attestato all’1,5 per cento (3,5 per cento a giugno 2009)". Il rapporto prosegue affermando la crudele verità: la decelerazione dei prestiti riflette prevalentemente il calo del credito erogato alle imprese, pari a -5,4 per cento; la flessione del credito alle imprese ha riguardato siaquelle di minori dimensioni (-0,9 per cento) sia, in misura più marcata, quelle piùgrandi (-7,6 per cento). Nel settore manifatturiero si è registrata una contrazione dei prestiti pari al 5,7 per cento (-6,2 per cento a giugno 2009), mentre il credi-

to concesso alle imprese del settore delle costruzioni ha decelerato (dal 7,6 al 4,0 per cento). I prestiti alle imprese dei servizi sono diminuiti del 7,5 per cento. Per quanto riguarda i tassi di interesse, a settembre del 2009 quelli sui prestiti a breve termine sulle operazioni in essere verso la clientela residente, pari al 6,6 per cento, sono risultati in diminuzione rispetto al dato di fine giugno (7,2 per cento) ma più elevati di quelli nazionali. Nella media dei dodici mesi terminanti a settembre 2009 il tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti concessi in regione, pari al 2,5 per cento, è risultato superiore rispetto ai tre trimestri precedenti e

al dato medio italiano; al peggioramento hanno contribuito sia la componente relativa alle famiglie sia, in misura più accentuata, quella relativa alle imprese. Relativamente alla raccolta bancaria, anche qui il dato è allarmante: alla fine del terzo trimestre dell’anno in corso il tasso di crescita dei depositi bancari delle famiglie consumatrici e delle imprese è sceso al 4,2 per cento, un dato inferiore a quello dei tre trimestri precedenti e a quello medio nazionale. Alla crescita dei depositi delle famiglie consumatrici, in rallentamento rispetto al trimestre precedente, si contrappone la contrazione rilevata per le impre-

se (-0,7 per cento). Facendo un confronto con il dato nazionale, in Italia, a settembre 2009 i prestiti alle imprese sono diminuiti rispetto all’anno precedente dell’-1,2 per cento contro un 5,4% della Calabria. Facendo un confronto tra tutte le regioni, sono Molise, Calabria e Lazio quelle in cui la contrazione dei prestiti al settore produttivo è stata più accentuata. In Molise la forte variazione negativa è imputabile a operazioni straordinarie nel settore energetico. In Lazio la dinamica degli impieghi riflette il minor ricorso al credito del comparto energetico e la modesta contrazione del settore delle costruzioni. In Calabria il dato risente di operazioni straordinarie di 3 riclassificazione della clientela al netto delle quali la diminuzione sarebbe stata pari a circa 3 punti percentuali. Per ciò che i tassi di interesse, tra le regioni meridionali, i tassi sono risultati mediamente più elevati in Calabria e in Sicilia (6,6 e 6,4 per cento rispettivamente), più contenuti in Sardegna e in Puglia (5,3 e 5,5 per cento rispettivamente). Serve un intervento shock per cambiare lo stato dei rapporti tra banche ed imprese in Calabria. Ma le proposte tardano ad arrivare.


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