Il giorno in cui spieghiamo che non si tratta di un attacco a monsignor Bregantini ma semplicemente di una riflessione (sollevata peraltro da gente di chiesa) sulla sua missione pastorale, certa sinistra – ormai in pieno delirio elettorale – insorge contro la Gazzetta. Lo fa il presidente della Provincia Nicola D’Ascanio, lo segue a ruota Adriana Izzi, candidata a sindaco della città capoluogo. Questa pagina doveva ospitare proprio una sua intervista. Abbiamo però deciso di non pubblicarla, non per la solidarietà mostrata a Bregantini ma per l’offesa a noi rivolta. Siamo ben lieti di essere un foglio free press, ma di 24 pagine, letto ogni giorno da 18mila persone, senza contare il passamano di ogni singola copia. Trascurando anche i lettori su internet. La signora Izzi oggi avrebbe potuto (e voluto visto che non si è tirata indietro) dire la sua sulla città di Campobasso attraverso la nostra quotidiana telefonata se solo fosse stata un tantino più corretta e avesse risparmiato appellativi gratuiti. Giusto un appunto. A conclusione della nota di solidarietà a Bregantini firmata dalla sua lista civica si legge: “Esprimiamo la più sentita solidarietà a monsignor Bregantini e al suo operato, convinti con lui che la chiesa debba poter esprimere il suo punto di vista liberamente e senza alcuna limitazione”. Siamo d’accordo anche noi. Ma noi non eravamo tra i manifestanti che contestavano l’ingerenza della chiesa nella vicenda di Eluana Englaro contro la decisione del padre Beppe di porre fine alle sue sofferenze.
Pensioni, per i giovani 5 anni di lavoro in più, stesso assegno
Brunetta: negli uffici pubblici sarà vietato andare su Facebook
I giovani che cominciano a lavorare oggi dovranno aspettare per andare in pensione circa cinque anni in più dei loro genitori se vogliono mantenere lo stesso standard di vita. È quanto emerge dal Rapporto previsionale della spesa pensionistica curato dal Cer per il Cnel presentato ieri, secondo il quale per compensare il calo del tasso di sostituzione della pensione nel 2045 sarà necessario lavorare molto più a lungo.
Renato Brunetta annuncia una spiacevole novità per gli statali, almeno per quelli più informatizzati e socialmente attivi.“Sto predisponendo ha detto il ministro un sistema di filtraggio che impedisca ai dipendenti pubblici di andare su Facebook”. Fra gli 8-10 milioni di italiani iscritti (il numero è in continua crescita) c’è lo stesso ministro, che sulla sua pagina promozionale comunica con i suoi 50 mila “sostenitori”.
5 ANNO II - N° 102 GIOVEDÌ 7 MAGGIO 2009